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SECONDA SERIE

AVVERTENZA

l. Il presente volume, X della II serie dei documenti diplomatici italiani, comprende la documentazione relativa all'anno 1878, dal 24 marzo, giorno della costiHruzd.one del I Gabinetto Cakoli, fino aW1.a cl'lisi. milndsterialLe del 16 ottobre dello stesso anno, determinata dalle dimissioni dei ministri degli Affari Esteri, Corti, della Guerra, Bruzzo, della Marina, di Brocchetti.

Il termine a quo è stato arretrato, rispetto a quello fissato originariamente al l o luglio '78, per non dividere i documenti sul congresso di Berlino fra due volumi, ed inoltre per consentire agli studiosi la consultazione di tutto il materiale relativo sia alla preparazione diplomatica del congresso, che alle sedute del congresso srteSISQ. Ciò soprattutto in considernzione della stretta connessione eslistente fra gli accordi preventivi ed i lavori congressuali. Secondo la valutazione non solo degli studiosi, ma anche degli stessi rappresentanti delle Potenze al con,gresso, ·infatti, :Le detLiberazionti poi votate ed approvate erano state m gTan parte concordate nel periodo precongressuale.

L'adozione di questo termine è sembrata inoltre idonea a permettere una più agevole valutazione complessiva della politica estera svolta, in quella occasione, dal Governo Cairoli.

Il giudizio sulle vicende cui i documenti raccolti in questo volume si riferiscono si era cristallizzato intorno ad alcuni slogans; notevole pertanto risulta l'apporto dei documenti qui pubblicati. Il quadro che ne emerge, infatti, appare assai più vivo e complesso di quanto non fosse sembrato finora.

A tale riguardo va detto che è stato necessario usare una certa larghezza nella scelta appunto per mostrare le oscillazioni delle opinioni nelle diverse situazioni. Lo stesso di Robilant ad esempio in una lettera personale al Corti (Vienna, 12 maggio 1878, doc. n. 126), che in generale lamentava la scarsità di notizie che riceveva dalle rappresentanze italiane all'estero, rispondeva citando una frase pronunciata in quei gionnti da un a:Lto funZJionario de'l Mìi!lldstero austriaco degli Affari E·steri: • Un Amba,ssadeuil" Etl'a,nge,il" qui écr,kai>t depuis deux mois à son Gouvernement un jour blanc et le jour suivant noir courrerait grand risque de etre jugé ~imbéciJ. et d'etre rappelé, cepernda·nt. U n'aurait fait qu'appréciell" exacrtement jour par jour la situation du Cabinet dc Vienne »! Non certo diversa risultava la situazione nel senso del Governo italiano.

Se gli orientamenti della politica estera italiana al Congresso di Berlino costituiscono il tema principale di questo volume, si è cercato nondimeno di non trascurare quei documenti che potevano costituire elementi di giudizio per problemi di più vasto carattere internazionale.

Sono infatti emersi alcuni documenti interessanti per l'inserimento nel Governo egiziano di ministri di nazionalità francese ed inglese, o relativi ai contrasti anglo-russi in Asia, alle divergenze fra gli orientamenti della Dieta Ungherese e di quella Austriaca sulla opportunità e sulle modalità della occupazione della Bosnia-Erzegovina, al diverso atteggiamento delle Potenze europee sulla validità del trattato di Santo Stefano, etc.

2. Per i documenti raccolti in questo volume è stato esaminato pricipalmente il materiale esistente presso l'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri. I documenti scelti per la pubblicazione sono stati attinti alle seguenti serie:

I) Archivio del Gabinetto e Segretariato Generale: a) Istruzioni per missioni all'estero: Istruzilone atlle E.E. COtnte Corti e Conte De LaUI!lay qua·1i :r:a,ppresentaillJti del Re ali. Coogresso di BerHno (13 •giugno 1878) Busta 19. b) Corrispondenza telegrafica: regtistri telegrammi in arrivo n. 48 (12 gennaio-29 aprile 1878); n. 49 (29 aprile -8 ottobre 1878); n. 50 (8 ottobre 1878 -28 febbraio 1879); registfli telegrammi ilil pa.:r:tenza n. 100 (14 di!cembre 1877 -14 settembre 1878), n. 101 (14 se1Jtembre 1878 -1° Luglio 1879). c) Carteggio confidenziale e riservato: due buste relative al Congresso di Berlino (223-224); tre buste contenenti « Affari d'Africa in genere » (232-234): busta 2 fase. 3-4-6; busta 3 fase. l.

Il) Serie divisione Politica:

a) Minutari della corrispondenza del Ministero con Agenti diplomatici all'este1·o: registri 1110 (Austria), 1137 (Egitto), 1148 (Francia), 1156 e 1157 (Germania), 1163 (Grecia), 1170 (Inghilterra), 1202 (Romania), 1206 (Russia), 1233 e 1234 (Turchia), 1210 (Se11b!ia).

b) Rapporti degLi Agenti Diplomatici e ConsoLari aH'estero: paochi 1256 e 1257 (Austria-Ungheria), 1297 e 1298 (Egitto), 1318 (Francia), 1333 e 1334 (Germania), 1345 (Grecia), 1357 e 1358 (Inghilterra), 1373 (Marocco), 1396 (Romania), 1401 (Russia), 1420 (Spagna), 1441 (Tunisia), 1460, 1461 e 1462 (Turchia).

III) L'Archivio della Legazione di Londra (registro telegrammi) è stato utillizza,to per 1a coli1aZJion:e degli ana1oghi telegrammi conservati nei regiSJtri della Corrispondenza Telegrafica.

3. Lmpor.tail1J1Je contl'l1buto è stato attin,to ad a~1tri arehwi, soprattutto privati, mparticolare, ,gl'lazte a1lila ·cortese !Ubera1ld.tà diel ma•rehese Alfonso Corti di S. Stefano Belbo, all'Archivio Corti in Milano. Molte lettere personali del Corti chiariscono, megili!o forse dei documen,ti ufficiaild, i problemi che .condiz,1onavano la politica del Governo italiano nel 1878. Alcuni pro-memoria, poi, illustrano con estrema frnnchezza quelle divergenze fondamen,tali di v,edJute, es1sten.ti trta i membri ,dJel Gab!ÌillJetto Catroli, ohe denunztarv;ano dll compromesso dal quail.e esso era nato e che condurranno alla crisi ministeriale del 16 ottobre. La segnatura c Archivio Corti • sta ad indicare le carte conservate in Archivio Corti, Milano, sez. Araldica, serie Luigi Corti.

Sono stati poi visti: l) i documenti conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato; 2) ile cal"te di Rob11ant, custodLte presso ila Commissione dei documenti

diplomatici;

3) le Carte Cairoli nell'Ar<chivio Storico del Museo Civico di Pavia. Queste ultime, invero, colmano solo in minima parte la lacuna relativa alle lettere ricevute o scritte da Umberto I, lacuna ·che impedisce di valutare una eventuale influenza della Corte sulla politica del Governo tanto più che, secondo una ricerca compiuta a Cascais dai funzionari dell'archivio di Casa Savoia

• non esistono documenti di qualsiasi genere nel periodo 13 giugno-31 dicembre 1878 >.

Il criterio di selezione adottato non è: dissimile dai criteri generali della collezione; per(lltro durante il periodo congressuale 13 giugno-13 luglio si è ritenuto opportuno pubblicare per ciascuna seduta sia il telegramma che il rapporto, non solamente perchè talvolta essi si completano a vicenda, ma perchè rispecchiano rispettivamente i giudizi del Corti e del De Launay che non sempre sono del tutto concordanti.

4. -In questo volume si fa riferimento ad alcuni libri verdi: si tratta del vol. 24 Documenti diplomatici concernenti gli Affari d'Oriente (Cairoli), 21 giugno 1878; del vol. 25 Trattato di Berlino del 13 giugno e Protocollo del Congresso di Berlino (Cairoli), 9 dicembre 1878; del vol. 26 Documenti diplomatici relativi agli Affari d'Egitto (Depretis), 2 luglio 1879 e del vol. 27 Documenti relativi agli Affari d'Oriente (Cairoli) Fascicoli I-IX, 5 giugno 1880. 5. -Ringrazio per la sua sostanziale collaborazione nella ricerca, nel riordinamento e llliella compilazione deJ. voiLume la dott. Pia BaldeL!i Celozzi. A Usy Corti di S. Stefano BeJ,bo un Vlivo grazie per avere prediJSlposto in epoca UIJIÌversi'taria le c()fpÌle di moiLti docrumenrtd dellil' Al-chiv:io Corti e ail. di ilei coiilSIOrte F~anoo Arese per avere dato ila sua prez~osa co1mabornzione in fase dri pubbld,caziOille.

FRANCO V ALSECCHI


DOCUMENTI
1

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DEPRETIS, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, AI MINISTRI A L'AJA, BERTINATTI, AD ATENE, MAFFEI, A BERNA, MELEGARI, A BRUXELLES, DE BARRAL, A COPENAGHEN, DELLA CROCE DI DOJOLA, A LISBONA, OLDOINI, A MADRID, GREPPI, A MONACO, RATI OPIZZONI, A STOCCOLMA, SALLIER DE LA TOUR, AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, A VIENNA, CURTOPASSI, E AGLI AGENTI DIPLOMATICI E CONSOLI GENERALI A BELGRADO, JOANNINI, E A BUCAREST, FAVA

T. 268. Roma, 24 marzo 1878, ore 23,20.

Le Roi ayant daigné accepter les démissions du Cabinet que je présidais, a nommé aujourd'hui ses nouveaux Ministres. M. Cairoli prend la Présidence et l'·interilm des Aff,a:Lres Etl1a1DJgè11es.

2

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, TORNIELLI (1), AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PIETROBURGO, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, E A VIENNA CURTOPASSI

(Ed. in LV 24, p. 365)

D. Roma, 24 marzo 1878.

Oggi questo Signor Ambasciatore di Russia mi ha rimesso una copia del Trattato di Santo Stefano. La consegna è stata fatta senza accompagnamento di nota o alt11e .spiegazioni (2).

3

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, TORNIELLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 653. Roma, 24 marzo 1878.

Ringrazio V. E. delle considerazioni svolte nel pregiato rapporto del 18 IDa!l"ZO, n. 2008 (3).

l

Il pensiero di enunciare una riserva nel senso da Lei suggerito erasi affacciato anche a noi, da parecchio tempo. Però dovette essere abbandonato quando si rpoté ~eila di.ffioo1tà pra·tica aill1a quale s'anldava dnconwo per trovare la formula della riserva stessa.

Se si fosse adottata una formula generale, come quella che servì di base alle trattative di Siria ed all'ultima conferenza di Costantinopoli, si veniva a contrastare alla Russia gli ingrandimenti territoriali che si sapeva dovere essere, e che ora effettivamente sono, fra le condizioni della pace di Santo Stefano.

Se si restringeva la riserva alle sole Potenze non belligeranti chiamate ad entrare nel Congresso, si veniva a riconoscere implicitamente le conquiste territorilailii russe, a pregtiudlicaa:-e prima del Coiligresso hl prmcipio eur01pe0 su:1. quail.e giuridicamente poggiava l'esistenza della Turchia. Oltre a ciò si veniva ad escludere, per parte nostra, qualunque domanda territoriale della Grecia, nel momenlto arppllnlto in cui questo Stato •stava facendo ilie pmrtiche che indussero poco dopo l'Inghilterra a patrocinarne l'ammissione al Congresso.

Queste difficoltà, che certamente V. E. saprà apprezzare, sono quelle che ci indussero a mantenerci nel contegno finora seguito. Tutti i gabinetti (quello di Vienna, come gli altri) conoscono perfettamente ciò che, in Italia, si considererebbe contrario ai nostri interessi propri.

Essi sapranno tener conto di ciò, sia che da noi si enunci una riserva esplicita, sia che questa riserva risulti dal contegno e dal linguaggio che, con perfetto accordo abbiamo costantemente tenuto con quanti scambiarono con noi le loro idee. Quando, in vista di altre combinazioni, i nostri interessi dovessero essere considerati dalle Potenze come secondari, e da potersi quindi trascurare, la nostra libertà d'azione non sarà pregiudicata dal non aver noi preso la precauzione di mettere per iscritto la nostra riserva. Quando però nella conferenza pr:eliminar:e o nel Cong;resso, la &ancia od ailitre Potenze voil.essero ves.tringere la sfera di azione del Congresso stesso con dei1Le ·riserve, a1J.or:a 1110i SléWeffimO sempre in tempo a dichiarare che simili limitazioni non sarebbero accettabili, che qualora si escludessero tutte le eventualità di ingrandimenti territoriali a beneficio delle grandi Potenze non belligeranti chiamate a sedere nel congresso stesso.

(l) -In L V 24 il dispaccio reca la firma di Depretis. (2) -I particolari sull'argomento si trovano nel t. 596 da Vienna, del 25 marzo 1878, non pubblicato. (3) -Il testo di tale rapporto è il seguente: • Le Congrès, ou du moins la date de sa réunion, est encore subordonné à l'aplanissement des divergences de vues entre la Russie et l'Angleterre. C'est l'Autriche, qui s'est chargée d'aplanir ces difficultés. Le Comte Karolyi est d'avis que son Gouvernement en viendra à bout. Relativement aux limitations indiquées par la France, il semble qu'il n'y aurait aucun inconvénient de notre part à les accepter, à la condition explicite que nous fassions des réserves pour le présent et pour l'avenir dans le cas où l'une ou l'autre des Grandes Puissances chercheraient à obtenir pour elles mèmes, des avantages territoriaux dans un remaniement de la Turquie d'Europe •·
4

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CAIROLI

T. 601. Londra, 25 marzo 1878, ore 23,20 (per. ore 0,50 del 26).

Quoique V. E. en soit peut-étre déjà prévenue je dois l'informer que les arrangements définitifs ont été pris par l'Angleterre d'accord avec la France et le Vice Roi pour l'enquéte sur les conditions financières de l'Egypte.

La Co~UlJilld>ssion rpréslidée par M. de Lessetps ·sera composée de 4 a.utres membres outre M. Wilson fonctionnaire Anglais que le Gouvernement Bri

tannique autorise d'en faire part en remplacement du Colone! Gotdon précédemment désigné. MM. Goeschen et Joubert auront le droit d'etre entendus par [a commissi.on à titre de l'eprésentants p1us foot ilnitéressés.

5

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CAIROLI

T. 602. Londra, 25 Marzo 1878, ore 22,25 (per. ore 2,50 del 26).

J',ali d:ruformé aujourd'hui officde1lement J:e Comile Derby qrue V. E. en :prenant la Présidence du Conseil des Ministres s'était chargé par interim du portefeuille des Affaires Étrangères. Derby m'a exprimé sa satisfaction de voir notoo CJI'Iis;e miniistérie11e rtei'IIDilnée paro l',accession au :pouvror de V. E. dionrt le noble patriotisme inspire toute confiance au Roi et à l'Italie. J'ai saisi cette occaston pour lui parler du traHé de palix •1mrco-.rrusse. 11 m'a dtt ·en awir-reçu copie sans accompagnement d'aucune explication. En attendant l'Angleterre persiste dans les déclarations que j'ai communiquée à V. E. par mon télégramme du 22 courant. Cependant, pour faciliter la réponse de la Russie, le Cabinet de Sad:nt James aV1ait UJ1téri.leuremenrt demandé que oell:e-,ci déc1aci:t si.lmplement que 1l:a corn.mnndioat1on du T['lai.lté 'aux d1v·erses Puissa[]()es serairt considérée :comme 1eur dOlliilarnt :Le dr:ott d'en discuter au be:sotn toutes les dispositions, mais cette proposition n'a pas été accueillie car, après que j'ai eu quttté Derby, J:e Comte :de Schuwailoff entra da[)js :son Calbiln'et pour 1uli pooter la réponse du Prince Gortchakoff qui disait que chaque puissance sera libre dans le COIIllgl"ès de soruliever Les ques1Ji0l11S qu'elilie vouOO:Ia, mais que lta Russi•e :ne premi aucnn engagement qlla[}JÌ aux :diisoussiQ[}JS qui poUJ['Iraienrt s'en suliwe. Oetlte réponse par le fait repousse la condition sine qua non posée par l'Angleterre pour prendre part au Congrès. Derby a exigé du Comte Schuwaloff que sa communication qui n'était que verbale soit faite par écrit. Derby m'a dit explicitement que s'il ne s'agissait que d'une question de forme il céderait volontiers, mais qu'il s'agit d'une question de principe d'autant plus importante qu'il sait positivement que la Russie refusera toute discussion sur plusieurs points essentiels qu'il ne m'a pas indiqué, mais que l'on suppose etre principalement: l'un l'énorme mdemrnté exi.lgée pa.r il:a Russie, indemnité qui se ·tral!lsformeralit en occupation indéfinie du territoire, l'autre la permanence pendant deux années de l'armée Russe en Bulgarie. Il est donc presque certain que l'Angleterre n'interviendra'i't !PaJS au Congrès, et dii me ll'levie[}JÌ que J.'A1lema1gne n'y dlntervdoendrait pas elle-meme sans l'Autriche. Celle-ci fait des efforts pour que le Congrès ait lieu, catr on dit que 1Le COilll!te ~d:rassy fondaliJt de 'gmndes espé11arnces sur certte réunion, mais ici on ne se sent pas disposé à lui donner cette satisfaction car il a fait éprouver une grande déception à l'Angleterre qui a cru un moment avoir l'Autriche pour elle par suite de certaines démarches secrètes, qui ne sont abouties d'ailleurs. Derby m'a déclaré qu'il était mieux de ne pas se rendre au

Congrès que d'etre obligé de s'en retirer après avoir commencé à y prendre part. Ainsi chacun restera plus libre de ses actions.

6

IL CONSOLE A ADEN, BIENENFELD, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIOE MINISTRO DEGLI ESTERI AD INTERIM, CAIROLI

R. 27. Aden, 25 marzo 1878 (per. il 6 aprile) (1).

Da alcuni giorni è arrivata in questo Porto la Piro-Fregata Inglese «Glasgow»

proveniente dalle Indie, con Bandiera del Vice-Ammiraglio Mac Donald coman

dante in Capo della Squadra delle Indie.

Due sono le versioni che corrono in riguardo a questa stazione in Aden: la

prima avrebbe per scopo d'essere a miglior portata per dirigere la crociera

contl'o •l:a tratta de,i schi:a~i; la seconda e •l·a più :IJII'Obab11e e1g1i awebbe avuto

m~ss1one d'a.tte:nd:el'e e scortave dive~rsii trasporti carichi di tlruppe indiirane, che in

caso di guerra sarebbero inviati da Bombay a Suez.

Si parla che una parte della sua squadra in breve verrebbe qui a rag

giungerlo.

7

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

T. 607. Pietroburgo, 26 marzo 1878, ore 16,35 (per. ore 17,55).

Le Jou1·nal de Pétersbourg publie aujourd'hui une lettre du Saint Père au Czra:r ·et :Ira :réponse. Je vous envoie ces documen!IJs par :la Poste. Le Général Ignatieff est porteur d'une lettre autographe du Czar à l'Empereur d'Autriche. Gortchakoff ayant refusé de déclarer que la communication du traité aux Puissances équivaut à sa soumission au Congrès, la tension entre la Russie et l'Ang1e1Je,rne e1st extrème. Icti on cont.iJnue •les all'mements.

Quatre divisions de la... (2) reçoivent en ce moment leur armement. Les officiers en congé ont été rappelés sous les drapeaux. L'opinion publique en Russie est extrèmement montée cont:re l'An,g!Ietecr:-re.

8

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A TUTTE LE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE ALL'ESTERO

T. 273. Roma 26 marzo 1878, ore 19,45.

Sa Majesté le Roi ayant daigné me nommer Son Ministre des Affaires EtDangèves, j'ai pll'd:s aujourd'hui l:a dirreoti:on de mon Dé:paiT'tement (3).

(l) -Annonatione marginale: • comunicato alla Marina 1'8 aprile 1878 •. (2) -Gruppo indecifrato. (3) -Per le impressioni suscitate nel Governo inglese dalla nomina di Corti, cfr. t. 614, Londra, 27 marzo, non pubblicato.
9

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

T. 612. Costantinopoli, 26 marzo 1878, ore 18 (per. ore 0,20 del 27).

Le Grand Due Nicolas est venu aujourd'hui avec une suite nombreuse faire visite au Sultan qui la lui a aussitòt rendue. S. A. déjeunera demain chez

S. M. J'apprends d'une manière tout à fait confidentielle que le Grand Due Nicolas est revenu très satisfait de l'entrevue pendant laquelle il s'est exprimé avec franchise sur l'éventualité d'une guerre entre la Russie et l'Angleterre, et a dlit que les conceSISiicms de Ja Russie dépend11wient de 'l'a,ttitud.e de la Pome. On a beaucoup remarqué que le Sultan ne s'est pas toujours servi du Président du Conseil comme interprète et a appelé M. Onou pour le faire.

10

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

R. R. 199/30. Londra, 26 marzo 1878 (per. il 31).

Coi miei telegrammi del 22 e del 25 corrente (1), ho informato codesto Ministero dello stato delle difficoltà insorte fra la Russia e l'Inghilterra, relativamenJte ,affil.'icnt€il'V'ento di quest'ullitima ail Ccmg11esso convocato 1n Beruino. Q1ueste difficoLtà 1Che pO!Webbero 1sembrare dii forma sono efliet1liV'aJmente dii ,sos1Jwnza, imperocchè, come disse il Conte di Derby in Parlamento, i rapporti fra la Russia, la Turchia ed i Principati Danubiani furono regolati dai Trattati del 1856 e del 1871, sanzionati dalle Grandi Potenze, ed in conseguenza i mutamenti in Oriente, risultanti dal recente Trattato di Santo Stefano fra la Turchia e la Russia, non potrebbero avere la sanzione delle Potenze a meno che il ~vattato medesimo IT"l!Oill fosse per li,ntiero 1sottoposto, nei 'suoi singohl articoild, alla discussione della Conferenza. A questa proposta dell'Inghilterra la Russia rispondeva che ciascuna Potenza era libera di fare le osservazioni che credesse opportune ma che il Governo Imperiale non poteva prendere alcuno impegno circa il suo consenso ad una discussione di tutti gli articoli. L'Inghilterra insistette di nuovo sulle condizioni sine qua non del suo intervento al Congresso; però, volendo ,agevoliare nella :llorma la risposta deLLa Russia, Lord Derby infmmava iil Conrbe Schouv•al1off ehe ba:sta!V'a 'che dil p,r,inJCiipe di Gorlch:a~ow dichiarasse che, colla presentazione, chiesta dall'Inghilterra, del testo del Trattato prima della riunione del Congresso, si dovesse intendere che la discussione poteva aprirsi sopra tutti gli articoli del medesimo. Ma ieri il Conte Schouvaloff, recatosi da Lord Derby, gli diede, per parte del Principe Gortchakow, una risposta non diversa, in sostanza, da quella fattagli precedentemente. Questa sign:ifkava adunque un ,:mfiuto dii aderd!-e .affila condlizione sine qua non deH'In

ghilterra; per cui Lord Derby chiedette al Conte Schouvaloff che quella risposta, attesa la sua importanza, gli fosse comunicata in iscritto. Il Conte Schouvaloff dovette, naturalmente, consultare anzitutto il suo Governo, e quest'oggi, alle ore 4 p. m., la chiesta risposta non era stata ancora consegnata al Foreign Office,

o sia perchè non era ancora giunta l'autorizzazione da Pietroburgo, o sia perchè Lord Derby si trovava assente, essendosi egli recato a Windsor presso la Regina.

Lord Derby mi diceva ieri che egli insisteva sulle condizioni Inglesi non per semplice formalismo ma perchè gli risultava, in modo certo, che vi erano alcuni punti essenziali sui quali la Russia era decisa a non ammettere qualsiasi discussione, e che, in conseguenza, anzichè recarsi ad un Congresso per quindi ritirarsi prima che fosse compiuto, era meglio di astenersi dall'intervenirvi e di conservare così la propria libertà d'azione.

Vi sono due punti sui quali si crede che la Russia non ammetterà discussione e questi sono la permanenza, durante due anni, dello Esercito Russo in Bulgaria, e l'entità dell'indennità di guerra richiesta; la quale essendo al disopra delle forze della Turchia autorizzerà l'occupazione indefinita, o l'annessione, di territori nemmeno specificati nel Trattato e che sono, probabilmente, una gran parte dell'Armenia. L'importanza di tali quistioni è abbastanza palese per poterne concludere che difficilmente l'Inghilterra e la Russia potranno concordarsi; e perciò si prevede che la risposta scritta, richiesta da Lord Derby al Conte Schouvaloff, non differirà da quella verbale e che, in conseguenza, l'Inghilterra dichiarerà di non aderire al Congresso.

Se dessa non v'interviene, lo stesso sarà della Germania; imperocchè, anche questa mattina il Conte di MUnster mi ripetè che il Principe di Bismark lo aveva autorizzato a ddchia~rare che ila Germania si aste.t'll'ebbe di .p11endere rpa.rte al Congresso ove l'Inghilterra rifiutasse di farvisi rappresentare. Dal che si può conchiudere che la massima probabilità è che il Congresso non avrà luogo.

Dom.anJ, o posdomaru ail. più 'tall1dii, io rpenso che avremo la soLuzione di questa qui,stione. ~uttarvia .hl. RappresentaDJte delil'AJUislmia non 1ma~ia aDlCom di fare il possibile affinchè il Congresso si riunisca; imperocchè pare che il Conte Andrassy facesse assegnamento sopra una tale riunione per sciogliere moLte delle diffiooilità m cui versa a:ttuaaanente l'Impero .&ustro-UDJgherese. Ma l'Inghilterra non facendo più, oramai, assegnamento sul concorso di quella Potenza, non è supponibile che il Gabinetto Britannico voglia recedere dal proprio

ultimatum.

Intanto il primo effetto prodotto dal Trattato sulla pubblica opinione è stato la stu.pefazione, a~a qua[e succede om ,UDJa viva 1rrirtazione, che potrà, difficilmente, da quanto si teme. essere dominata dal sincero desiderio di alcuni membri del Gabinetto, e specialmente di Lord Derby, di mantenere la pace. Si giudica questo Trattato come una combinazione esorbitante, la quale contiene i germi di lunghissime guerre che una scinrtilla rpuò fare sco(ppiare, a meno che, all'ultimo momento, la Russia, per fare mostra di generosità, rinunzi a molte delle sue pretese e si conte:!'l!ti di quei risar:oimenti ad quaJ1i i suoi sa,ooi:fltci e le sue vittorie le danno evidentemente diritto sui Turchi, senza però che siano compromessi gli alti interessi Europei, impegnati in Questa quistione Orientale.

(l) Cfr. n. 5.

11

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

R. 210. Pietroburgo, 26 marzo 1878 (per. il 2 aprile).

Il generale Ignatieff è. partito ieri l'altro da Pietroburgo per Vienna, incaricato dii 1liila missione specialLe rpresso lÌll Gabinetto Austro-Unga11ico. Esso è latore di una lettera autografa dello Czar per l'Imperatore d'Austria. La missione del Generale Ignatieff, per quanto mi risulta, avrebbe un doppio scopo. Anzitutto sembra ch'egli sia incaricato di invocare l'intromissione dell'Austria-Ungheria presso il Gabinetto di Londra affinchè questo si decida a non fare ulteriore difficoltà per la sua partecipazione al Congresso. In secondo luogo il Generale Ignatieff sarebbe incaricato di dare al Gabinetto di Vienna ampie spiegazioni intorno a tutti i punti dei preliminari di pace che interessano l'Austria, ed anche a promettere ogni possibile concessione per tutto ciò che tocca più o meno direttamente gli interessi dell'Impero Austro-Ungarico. Non ho indizii abbastanza positivi intorno ai particolari di tali concessioni. Ma è probabile che queste si riferiscano alla delimitazione del progettato Principato di Bulgaria ed alla sorte futura della Bosnia e dell'Erzegovina che la Russia è disposta a commettere interamente alla discrezione dell'Austria. OLtre a questa milsSiOIIlte è pure probabile che i:l Generale Ignatieff sia incaricato di fare ogni sforzo per ottenere, in caso di rottura tra la Russia e l'Inghilterra, la neutralità, se non la cooperazione, dell'Impero Austro-Ungarico in favore della Russia. Siccome queste notizie non mi vengono da fonti ufficiaLi, così prego l'E. V.

di volerle accogliere con riserva finchè non le siano state per altra via confermate o rettilfica:te.

12

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

R. 211. Pietroburgo, 26 marzo 1878 (per. il 2 aprile).

Non si può dissimulare che la tensione fra i Gabinetti di Pietroburgo e di Londra in questi ultimi giorni sia divenuta estrema. Due fatti significativi e gravi si produssero: l'opposizione dell'Inghilterra all'imbarco delle truppe russe a Bayonk-Désé e quindi la permanenza delle truppe stesse nelle vicinanze di CostaiJJti.nopoli; 'e la resiSitenza opposta dal PrirnoiJpe Gc:rtchakow a dare al Gabirnetto di Lond11a J'assicmrazdone che ~la comUinica2'lione dei preliminari di pace alle Potenze equi~alle aLla sottomi:ssione dei preliminari stessi a:l giudizdo del fu1JUro Congresso. Siccome qu€1Sta assicufJ.1az.ione era richiesta dal Governo Inglese quale condizione della .sua ,paJ'tecirpa2'lione ,al Congresso, così se i due Gabinetti persh:;to

no nelLa loro virspettiva 11ÌIS01Luzione, è ,irnevirtabile n naufmgio del Congresso ~stesso giacchè non sembra verosirmile che questo si riunisca senza l'li1!1Jtervento dei Plenipotenziadi di S. M. Br1tarrm.iea. Iintanko 'l'opnone pubbl.ilca ,iJn Ru:ssi:a è v~vacemente ·ec,cita,ta, ed 011~and i:mportan1ti della stampa n·on si peniltano ad a1ccooru-e H Govel1no Imperiale di sovel1Chd:a 1on:ganilimiità verso il'I1nghilteT1I1a. Neil medesimo tempo •continuano qui ad essere pl'ese miisl1ll1e mi!Litari in VJista di Uilla nuova possibile .campa·~na. Quarttl'o dliv.isiond dd il1iserva 1sd stanno ol1garnizzando ed a.rman•do in questo momento. L',arliglier1i'a si Inwrossa di 'numerose bocche d:a fuoco fabbricate qui e fuori. Si comdnoia pure ad Ol1~an.izzare Oia miiliz~a. Jin:fin,e ii congedii sono •sospesi e gli uffidaM ·che aV!evano ottenuto permessi tempomn.ei sono idchiamati ai loro corpi rispettivi.

13

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMANN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

T. 609. Parigi, 27 marzo 1878, ore 18,25 (per. ore 19,50).

Waddlingrton a ·l1eçu hilier .la nouVJeLLe du refus de il'An~etenre d'aliler au Congrès (1). Ll vient de me .répérber que dans: oes conmtilons iLa F:ranoe n'y iintell"viendra pas non plus le Oonse1i1l des Mirnilstl1es ay;ant déc1dé à il.'un1animHé que la France ne s'y ferait représenter que si tout le monde y allait.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

T. 619. Londra, 27 marzo 1878, ore 20,40 (per. ore 22,40).

Hier au soir ile Comte de Schuw,aloff •a enrvoyé ila :réponse écrilte que ilm avait demandé Derby. Elle ne diffère pas de celle verbale qu'il avait donné et dont j'·ad informé J.e Mirhlstère pa·r mon télé~ramme du 25 ,coumrnt (2). Ce qui veut dire que l1a Ru:ssii·e II"Iefuse la diJsc:mssdon •sur ·certa,ins Al'ticles du T11aité. Aujouvd'hui Derby n'avait pas encor.e déeil:aré, comme on ,s'y attendait, que l'Angleterre refusait définitivement d'intervenir au Congrès, mais j,J me •rev.}en,t que c'e martin en sol't:aill.it du Conseii des Milnistres, un des Ministres ava,iJt dit à un de mes Col1ègues que 1e Congrès pourvaLt etre considéré comme échoué. Cependarnt 'l'Amba,ssadeur d'Arutrl1c1he-Hon~11ie insiste toujoUirs très vivement pour qu'il ait lieu. Le naufrage du Congrès ne signifie pas toutefois rupture entre la Russie et Ll'Angleterre. On tentera encore des négociations particulières entre ces deux Puissances. On parle déjà d'importantes modifications au traité dans le but de contenter, d'un còté l'Autriche-Hongrie à qui on abandonnerait la Bosnie et l'Herzégovine jusqu'à Salonique, et de l'autre còté on donnerait une satisfaction à l'Angleterre; mais pour le moment ce ne sont que des bruits qui ont pourtant quelque fondement. Si ce dernier arrangement a lieu, on considère comme certain que la Serbie finira par ètre annexée à l'Autriche-Hongrie par la force mème des ·choses.

(l) -Il giorno stesso, con t. 277, ore 23,05, non pubblicato, il Corti ne chiedeva conferma a Londra. (2) -Cfr. n. 5.
15

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

R. 821. Vienna, 27 marzo 1878 (per. il 30).

Ho l'onore di trasmettere qui unito a V. E. un rapporto in cifra.

ALLEGATO.

CURTOPASSI A CORTI

Vienna, 27 marzo 1878.

Ainsi que je l'ai déjà annoncé par le télégraphe le 22 courant, on considère

ici au Mirtistère des Affaires Etrangères 1es demandes de l'Angleterre par trop exigeantes, et, bien qu'on ne fasse entendre à l'Angleterre des paroles de modération, on n'est pas moins préoccupé de l'état de surexcitation du Royaume Uni.

Le Cabinet de Vienne ne paraissant pas enclin à faire cause commune avec celui de Londres, il est évident qu'une guerre entre l'Angleterre et la Russie nuirait sensiblement à son plan qui 'est, à mon avis, d'arriver à l'occupation de la Bosnie et de l'Herzégovine ;par le Congrès et non de motu proprio, car oo. est

bien persuadé ici que sans la partidpation de l'Angleterre le Congrès n'aurait pas de raison d'etre et le Baron Orczy, avec lequel j'en causais, me disait avant hier en souriant: • Nous ne saurions nous imaginer un Congrès sur les affaires d'Orient sans l'Angleterre •. Les clauses du Traité de Santo Stefano n'étaient pas de nature à produire ici une impression favorable surtout à propos de l'agrandissement assuré au Montenegro. Cette difficulté pourtant serait facilement surmontée si les grandes Puissances se réuniraient. Les visites des Princes de Oldenburg et de Hesse à cette Cour tout en amoindrissant le mauvais effet du premier moment ont probablement préparé le terrain au Général Ignatieff qui se chargera sans aucun doute de tranquilliser complètement S. M. et son Gouvernement.

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L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

(Archivio Corti)

L. P. Costantinopoli, 27 marzo 1878.

Un rtelegra,mma dell'Havas da,tato da Roma 26 :sera ~annuncia ohe E11a ha accettato il portafoglio degli Affari Esteri. Però fino a questo momento non ne ho ricevuto la conferma ufficiale.

La :s1tua~ione politica ha qui vOlto .repenrbinamente rarl bui:o, g11azde aiUe notizi·e ,giunteci daJJl.'Europa :ehe danrno 'come poco probabi,le 1a dUi!lliooe derl Congresso. Alla Porta ,r.egna la più gr:ande inquietudd,ne. Lay,aro vede oglllii giorno Ahmed V efik, ed agisce ,sul suo ,animo per de'c'ide,rlo a farr eausra coi!IliUIIlJe con l'I:nghiir1terra. Ahmed Vefik ~esri,ta ancora a pronunda'rs,i; però pl'ende de[ilie m:i.SIUII"e che trardisrcono ·1e di~posizd.on:i del 'suo animo. Contro quesrte dilsposizdon:i ilotta Safvert Pa,cha, irl quale dic-e che piuttosto di dare i'l suo consenso 1ad urna alleanza colil'LnghiJJtelma, darà J.e sue dimissioni. Ma sappiamo per prova che Safvet è debOil.e d:i camtte.re, ·e che J.a sua .vesis1Jenza sa.rà di breve du:rata. Sarebbe mte:reasall1te di sapere ·esa,tJtamente qua11i sono •le ·idee che predom1nano al Pailazzo. Le assicurazioni dd ineutracrilità da~e ieri da1l SuLtano ai!. Granduca sono ce:rrto soddisfaoenrti; ma potrebbero essere modificate. Fommier è sempre belilicoso; Zichy sempre bandel'uoil.a, con ·tendenze però og~nora più osti:IJ alila Russia. AJ. Qu:ar.t1er Genera,Le si ebbe !La n~izia che Ig~nat.iew è start;o mandato a Vienna per istabilire in modo .defintLtivo .le basi di rm accoroo tra J due Governi. Layard diceva l'altr'ieri a quail.ormo •Che g~1i affari prendevano rma buona piega. EgLi aveva quel mattino stesso :rJcevuto un ·1lelegromma dal Foreign Offi.ce pel quale .gLi si ordinava di mandare una lista dei Dragomanrni addetti ai differenrtJi ConsoLati In~esi an Turehia, dci quali si potrebbe se:rvJ:rni come interpreti in caso di guerra.

Ho .saJputo che ·Safvet Pacha sta ruilbÌll1aQ1Jdo il progetto di mandare una missiollle specia1le a Roma ,per compl:imenta:re S. M. àJn occasione del suo avvenimento ail. trono. L'di!llca:r:ico sa•:r:ebbe affidato ad rm aLto 1jrmzionario civile o ad un maresciallo. Quando saprò la cosa in modo più posii.tivo ne informerò uffi.oi:almente il Mindstero.

Da Roma ho rioevuto l'Ol"diille di repLicare, :fiacendo le opportune riserve, a.ltla nota crelativa al sequestro deùJ1e due navi. Prima di dar co:r:so a queste ilstrurioni, desidero sapere quahl sono le sue idee in propos.iJto. Il di:spacoio porta ·ill N. 634.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

T. 624. Londra, 28 marzo 1878, ore 23 (per. ore 1 del 29).

Cet après-midi à 5 heures Derby annonça à la Chambre des Pairs sa démission de Ministre des Affaires Etrangères motivée par un désaccord avec ses Collègues sur une mesure que le Cabinet avait cru devoir prendre depuis qu'il était décidé que l'Angleterre n'interviendrait pas au Congrès et que lui ne croyait pas nécessaire. Disraeli prenant la parole après lui expliquait que cette mesm-e étadlt i'aippcl SOUIS iles .all'meS des rtroupes de la xéserve que ile Gouvernement de J.a Reine croyait indispensable dans ce moment où des événements récents ont altéré l'équilibre des Puissances dans la Méditerranée. Cet appel de la Téserve, dit Disraelli, ex&gé pa.r l'hOOIIleur de il'An~etezme, :ne signme ,pas la guerre mais n'est qu'une précaution qui, peut-etre contribuira à la paix. Presque en meme temps que Derby faisait sa déclaration à la Chambre des Pairs, Sir Northcote communiquait à celle des Communes la dernière Note de la Russie qui refuse la condition posée par l'Angleterre pour prendre part au Congrès, lequel à cause de l'abstention de cette Puissance n'aura probablement pas lieu.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

(Ed., con alcune varianti, in LV 24, pp. 365-366)

D. CONFIDENZIALE 381. Roma, 28 marzo 1878.

È venuto oggi da me l'Ambasciatore d'Inghilterra e, per incarico avutone dal suo Governo, mi .ha fatto, in forma riservatissima la comunicazione che qui verrò r-iassumendo. In previsione dei mutamenti che la recente guerra e gli accordi che ne seguiranno possano arrecare nell'equilibrio di forze finora mantenutosi in ordine alle comunicazioni tra il Mediterraneo ed il Mar Nero, i Governi più immediatamente interessati in quelle acque dovrebbero, secondo il pensiero del Governo della Regina, essere concordi nel considerare la preservazione, per tale rispetto, dei loro interessi commerciali e politici nel Mar Nero e negli stretti, e, in conseguenza, qualsiasi atto che miri a violare quegli interessi, siccome questione di generale portata; epperò, di tempo in tempo, per quanto la cosa riesca praticamente possibile, dovrebbero procedere ad accordi circa le misure che fossero per essere necessarie per la preservazione di quegli interessi. Ho risposto a Sir Augustus Paget che il Governo del Re annette molto pregio a tenersi col Governo Britannico nelle più cordiali ed intime relazioni; che, senza dubbio, l'Inghilterra. e l'Italia hanno in materia di commerci degli interessi comuni per ciò che concerne il regime degli stretti e del Mar Nero; che saremo quindi sempre lieti di ricevere e di prendere nella più seria considerazione le comunicazioni e le avvertenze che il Governo della Regina fosse per farei pe.rvenitre in ptroposito; che, ,però, hl Govetrno di Sua Maestà non stimerebbe di poter prendere a tale riguardo degli impegni che possano condurlo ad una azione ulteriore. Della comunicazione fattami dall'Ambasciatore britannico e della mia ri

sposta mi giova pigliar nota in questo mio dispaccio, il quale è naturalmente destinato solo a personale e confidenziale informazione dell'E. V.

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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

R. CIFRATO 822. Vienna, 28 marzo 1878 (per. l' 1 aprile).

Je m'erllliPl'esse de silgnaJer à V. E. un revkement raddoal de ce Cabinet au sujet de ila Grèce. Il n'y ·a pas llongtemps, Andra1ssy paradssait, si ce n'est pas favoriser, du moins applaudir au mouvement insurrectionnel qui se produit dans ·les Provinces limikophes du Royaume du Roi Geo!'ges, comptalt1Jt sur l'élément hellénique pour opposer une digue au débordement de la race Slave dans la péninsU!le des Balkans. Bien qu'il. n'eùrt pas promlÌS d'interlpO<Setr ses bons

offi.ces à ce que la Grèce fUt représentée au Congrès, il s'était engagé à y défendre sa cause et ses intéréts.

Depui,s peu de jours la politique Austro-Hongroise a c01mplètemen't cha:ngé à cet égard, et l'on ·a fa,it comprendre, à Athènes et au Cha,rgé d'Affai,ve's de Gvèce ici, des paroles assez dures. «La continuation de l'insurrection fomentée par votre Gouvemement, diiSadrt; pa1s pLus ta11d de hier Ovczy à M. Argtropoulo, seira probabLement, ·1a destvuction de votre Royaume •.

Ce Langage ,co1ndde assez avec le 111approchement qui ·me pa1rnìt s'etire opéré dans ces derniers temps avec le Cabinet Russe et dont le voyage du Général Ignatiew est la manifestation la plus évidente. On assure en effet que ce Diptl.omate, afin ·de déta,cher ,complètement ,l'Autvtche de tl'Angletemre, et de dissiper ses craintes pour l'avenir, serait porteur de propositions bien plus avantageuses que ,la cession de ,La Bosnie et de 'l'Herzégovme. On parle d'une partie de l'Albanie et de l'Ep.ire, et mème du port de Salonique. Quoiqu'il en soit, on considère ici comme un triomphe pour l'Autriche les avances du Cabinet de Pétersbourg, et, quoique le Ministère Hongrois ait formellement déC'lail'é qu'hl ne désire aucunement tl'annexion de 1La Bosni1e et de l'Herzégovilne, il ne faut pas oublier que, malgré tout, le régime personnel finit ici par avoir raison de tout et rLa volonté de l'Empereur et de 1la Cour aura le demderr mort (1).

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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

T. 627. Vienna, 29 marzo 1878, ore 16 (per. ore 18).

J.e viens de ,causer lcmguement avec lgnatieff (2). H m'a dit avoir été à peine reçu par l'Empereur, mais n'avoir pas encore clairement compris ce que l'on désire ici. Il croit à une occupation prochaine de la Bosnie et de l'Herzégovine et H ne m'a pas oa1ché qu',aujoUl1d'hui on ne se 'contenterait pLus de ces deux Provinces. Andrassy ayant glissé le mot « Albanie » dans sa conversation, il m'a ajouté ,avoir fa,i,t remarquer à ·ce pl'opos que d'autres Puissali1Ces ~il entenda!Lt parler de l'Italie sans la nommer, m'a-t-il assuré) pourraient trouver une pareille prétention exagérée, mais on n'aurait pas relevé son observation. « Je ne saurais cesser d'appuyer l'opportunité de donner le Nord de l'Albanie à l'Italie » continua-t-il. Il est d'avis qu'on se méfie de l'Italie et du Cabinet de Rome qui ne quitterait pas une occasion favorable pour avancer ses demandes de compensation. Malgré toutes ses déclarations de franchise et les plus ·chaleureuses assurances de dévouement pour V. E. je ne saurais répondre de la vérité de ses paroles. Si je puis exprimer un avis, il me semble plus que probable que sa mission dans un moment pareil ait pour but principal de détacher l'Autriche de l'Angleterre et que pour obtenir ce but la Russie soit disposée à offrir ici des conditions bien avantageuses. Inutile de dire que j'ai gardé avec le Général Ignatieff 1a p1JUJs gmnde réserve. Je n',aurai oessé de 'suivve avoec ,a,1Jtenrllion le1s progrès de sa mission. H ne 1pavtira pa1s avant dtma.nche, et j'aurai ocoa1sion de le voir encore.

(l) -Annotazione marginale: «A Londra ad Atene 4/4 78 •. (2) -Circa l'arrivo di Ignatieff a Vienna. cfr. il t. 617. da Vienna del 27 marzo, non pubblicato.
21

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

T. 628. Vienna, 29 marzo 1878, ore 20 (per. ore 22,10).

Malgré la sortie de Derby du Ministère et la situation très grave en Angleterre, Andrassy ne désespère pas encore de la réunion du Congrès. Le choix d'Ignatieff pour mission actuelle a été peu agréé, l'Empereur et Andrassy ayant une confiance assez bornée dans ses paroles. Selon Orczy il serait seulement venu pour dissiper les craintes que le Traité de Santo Stefano aurait pu inspirer. Mon avis est qu'il est chargé de sonder ce Cabinet sur ses véritables aspirations, et, le cas échéant, lui offrir une grosse part du butin turc. Ignatieff a remis hier à l'Empereur une lettre autographe du Czar. J'ai expédié par poste hier et avant-hier deux dépeches officielles (1).

22

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A BUCAREST, FAVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

T. 629. Bucarest, 29 marzo 1878, ore... (per. ore 22,10).

La circulaire par laquelle le Gouvernement Roumain proteste contre les stipulations de paix concernant la Roumanie part aujourd'hui. Le texte de ce document a été cependant modifié. Au lieu de les considérer comme nulles et non avenues le Gouvernement Roumain considère ces conditions de paix comme ne pouvant lier valablement la Roumanie. Bratiano est parti hier au soir pour Vienne dans le but de s'aboucher, dit-on, avec Ignatieff au sujet de la Bessarabie pour etre à meme d'adopter en connaissance de cause une ligne de conduite en cas de guerre. Il voudrait en outre s'assurer personnellement des dispositions dans lesquelles se trouve l'Autriche vis-à-vis de la Russie.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, MENABREA, E A PARIGI, CIALDINI

(Ed. in LV 26, pp. 203-204)

D. Roma, 29 marzo 1878.

Mi pregio di qui acchiudere copia di tre rapporti che mi sono giunti a breve intervallo, in questi giorni, dal R. Agente e Console Generale in Egitto (2). La questione politico-finanziaria che si agita nel Vicereame accenna ad entrare in una fase decisiva, avendo la Francia e l'Inghilterra preso una iniziativa risoluta per la effettuazione dell'Inchiesta, in cui oramai tutti sono concordi nel ravvisare il solo rimedio possibile di una situazione ogni dì più pericolosa.

-Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

È però notevole che, mentre per comunicazioni ufficiali fatteci dai Governi dl Germania e di Austria-Ungheria, avrebbero dovuto i Commissari della Cassa figurare nella Commissione d'inchiesta, il Governo inglese si sarebbe mostrato a ciò restio, e il Governo francese non avrebbe sostenuto tale concetto con quella energia che sarebbe necessaria per vincere la resistenza del Khédive. È certo che, qualora i Commissari della Cassa fossero esclusi dalla inchiesta, i soli interessi francesi ed inglesi avrebbero, nella inchiesta stessa, una efficace rappresentanza.

(l) -Cfr. nn. 15 e 19. (2) -Non si pubblicano.
24

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

R. R. 205/32. Londra, 29 marzo 1878 (per. il 2 aprile).

Col mio rapporto del 26 corrente ed i miei due telegrammi del 27 e 28 corrente (1), ho informa·to 1la E. V. delle ultime :llasi dei negoziaU intervenuti fra la Russi•a e .J'In:ghilterii'a, 'ai•11ca ·l'adesione di quest'uJJtima a1l Congtresso, e delJa crisi avvenuta nel Gabinetto colta •inaspettata dimissione di Lord Derby, in seguito alla risoluzione presa dal Governo della Regi:na di chiamare le forze della Riserva sotto le armi. Questa risoluzione fu conseguenza della Nota negativa del conte Schouvaloff, data in risposta alle condizioni perentorie poste dall'Inghilterra di sottoporre alla discussione del Congresso tutti gli Articoli del Trattato TurcoRusso di Santo Stefano. Ma, per meglio giudicare del complesso della quistione e della gravità della situazione che ne deriva, stimo opportuno di riportare, testualmente, a codesto Ministero gli ultimi documenti e le dichiarazioni che vi si riferiscono, quali si desumono dalle comunicazioni fatte ieri dal Ministero ai due rami del Parlamento.

È inutile ch'io riporti la precedente risposta, già nota, data, per parte del Princi<pe Gortchakow, ahle condizwni anzi accennate, poste da1l'In•gh~Herra per il suo intervento al Congresso:

«Questa ·comunicazione», disse il Cancelliere dello Scacchiere, nel suo discorso d'ieri alla Camera dei Comuni, «non sembrò intieramente chiara al Governo di Sua Maestà, ed un'ulteriore comunicazione venne fatta al Conte Schouvaloff da Lord Derby il 21 corrente. In questo dispaccio Lord Derby ripeteva le dichiarazioni che il Governo di S. M. aveva fatte precedentemente, e desiderava sapere se il Governo Russo consentiva a che la comunicazione del Trattato, in intiero, alle diverse Potenze, fosse considerata come la sottomissione di quel Trattato innanzi al Congresso, ad effetto che tutto il Trattato, nelle sue relazioni coi Trattati esistenti, potesse essere esaminato e discusso dal Congresso.

A questa domanda J•a :dSipOISrta seguente del Con·te SchouvaJoff venne ricevuta 1ieri (27 marzo): • Io ho coonunJ•crato, senza .indugio, a·l Principe Gorrtchakow la lettera ch'Ella mi fece l'onore d'indirizzarmi, in data del 21 marzo. Il Principe mi risponde che il Gabinetto Imperiale stima dover suo di aderire alla dichiara

zione ch'io aveva l'ordine di fare al Governo della Regina, e che travasi espressa nella lettera che ho avuto l'onore d'indirizzare a V. E. in data del 19 marzo. Siccome diverse intei'IPretaZJioni :liurono date aLLa libertà d'apprezzamento e d'azione che ila Russia c1rede di ,a,ver didtto di ['"i:sel'VIare a se ,stessa nel Congresso, n Gabinetto Imperiale definisce la significazione di questi termini nel modo seguente:

Egli lascia alle aLtre Potenze la Libertà di portare innanzi al Congresso quelle tali quistioni che potessero credere dovere essere discusse, e si riserva a se stesso ta Libertà di accetbaJre o di non accettare ta discussione sopra tali quistioni •.

Nel suo discorso alla Camera dei Lords, il Conte di Derby dichiarava che, dopo una tal risposta, l'Inghilterra non poteva intervenire al Congresso, e diceva: « My lords, nella mia opinione, sarebbe stato di ben poca utilità per l'Inghilterra di andare al Congresso senza avere avuto l'assicurazione ·che la discussione che vi avrebbe avuto luogo sarebbe stata una cosa reale e non illusoria, e se vi fosse da scegliere fra due partiti, io sono indotto a dire che, nello interesse della pace Europea, io credo che il meno cattivo dei due sia quello che il Congresso non possa altrimenti aver luogo, piuttosto che, dopo essersi riunito, e che serie difficoltà sieno insorte a•l principio delle sue sedute, esso debba sciogliersi prima che si sia giunti a qualche risultato».

Sopra questo punto il nobile Lord era dunque d'accordo cogli altri suoi Colleghi, cioè che, dopo l'ultima risposta del Conte Schouvaloff, l'Inghilterra dovesse rinunziare ad intervenire al Congresso. Ma, in seguito a questa risoluzione, fu deliberato in Consiglio dei Ministri che l'Esercito di riserva dovesse essere chiamato sotto le armi. Ques·ta determinazione, alla quale Lord Derby era contrario come minacciosa per la pace, fu la causa determinante della sua dimissione. Egli si limitò, nel suo discorso, ad ·accennare ad una divergenza, insorta fra lui ed i .suoi Co11l!eghi, ma Lord Beaconsfi,eld, cthe 1g1i l'ispose, spiegò ,iJl motivo di quel1La divergenza, dopo però di a\ller •espresso i1l •SUO .ratmma.rico di vedel'lsi separato da un Collega così eminente, col quale egli aveva avuto una connivenza politica di circa venticinque •anni. Quindi egli espose succintamente i motivi di questa importatnte r.ÌJsOluZJione del Gov.emo Bri>tanncico. Sono •specialmente da notare le parole seguenti del Primo Ministro:

«Io sento essere mio dovere, quest'oggi, di dire che in conseguenza della nostra convinzione che il Congresso non si riunirà, per le ragioni ch'è inutile d'accennare... , è diventato oggetto di considerazione per il Governo di S. M., ad un periodo come il presente, quando l'equilibrio nelle Potenze del Mediterraneo è talmente disturbato, e quando la speranza di rettificar quello equilibrio, mediante la riunione d'un Congresso, sembra interamente cessata, di decidere quali provvedimenti debbano essere presi allo scopo di controbilanciare e di resistere ai mali che ci sono minacciati. Ed è, in conseguenza, neH'interesse della pace, e per la dovuta protezione dei diritti di quest'Impero, che abbiamo creduto di consigliare S. M. di valersi di quei poteri ·che ha di chiamare le Forze della riserva per i servizi ai quali sono destinate queste Forze... ».

Deplorando nuovamente di trovarsi privo del concorso di Lord Derby, il Primo Ministro terminò dicendo: «Noi abbiamo perduto i suoi servizii », (di Lord Derby). « Io, personalmente, ne soffro molto più che tutti i miei Colleghi, ma io sono snstenuto da'l sentitmento ·che, nel pl'esente momento, ho Ia ·cosdenza e la fiducia che la politica che abbiamo raccomandato a S. M. di seguire, sia quella che tenderà al mantenimento del Suo Impero, della libertà dell'Europa e della sicurezza di questo rpaese • (applausi). È da notare che U Gabinetto Inglese, che finora si è quasi sempre Hmitato ad .invocare i • British in.terests • escilusivamente, parla, forse per la prima volta, per la bocca del suo Primo Ministro, della libertà dell'Europa da tutelaJ"e.

Non si può disconoscere l'importanza delle dimissioni date dal Conte di Derby. I1l nobi·le Lord era stato finora il !'itegno, U freno che 1av·eva fa•tto ostacolo a qualsiasi risoluzione alquanto ardita del Ministero, e non si deve dimenticare ch'egli, già qualche tempo fa, offrì le sue dimissioni quando, la prima volta, si diede alla Flotta Inglese l'ordine di passare i Dardanelli.

La risoluzione di chiamare sotto le armi l'Esercito di Riserva non è certo una dichiarazione di gueril'a, ma è una prova che l'Inghiilterrra non vuol •più oramai la'Scia·rs•i abbindola·re dall:I.a poHtka della Russia, nè intende accettare senza protesta tutte ile 'conseguenze che questa Potenza sembra voler tmQ'II"e dai suoi recenti suc·cessi.

Forse quest'attitudine stessa del Gabinetto Inglese indurrà la Russia a moderare i suoi progetti, imperocchè una guerra contro l'Inghilterra non è senza grave pericolo per essa.

Le notizie che pervengono dei nuovi tentativi del Generale Ignatiew presso la Corte di Vienna dimostrano che la Russia cerca di assicurarsi delle alleanze, ed è disposta, con questo scopo, a modificare le disposizioni del Trattato di Santo Stefano.

Intanto questa mattina non si conosce ancora chi sarà il Successore di Lord Derby. Si mettono avanti diversi nomi ma nulla sembra finora deciso.

(l) Cfr. nn. 10, 14 e 17.

25

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

R. RR. S.N. Londra, 29 marzo 1878 (per. il 2 aprile) (1).

Debbo informare l'E. V. d'un incidente, testè avvenuto, il quale si rannoda alla quistione Turco-Russa, e che, quantunque tenuto segreto, ha però trapelato anche nella stampa.

Tre settimane sono, un secondo Segretario dell'Ambasciata d'Austria in Londra, il Conte di Montge'las, prese sopra di sè, da quanto si dice, di recarsi presso Lord Beaconsfield per fargli delle aperture per un'alleanza fra l'Inghilterra e l'Impero Austro-Ungarico. In quel momento, il Conte Andrassy aveva chiesto al Parlamento un sussidio di 60 milioni di fiorini per spese militari, ed il Conte Montgelas, appoggiandosi a questa domanda di sussidii, ne prendeva argomento per proporre al Conte di Beanconsfield che l'Inghilterra s'incaricasse di provvedere quei 60 mi.tioni di fiormi, e s'impegnasse a mantene.re da parte sua un Esercito di 100 mila uomini, mentre l'Austria avrebbe promesso di aiutare l'Inghilterra ion una guel'ra contro ila Russia. Rimaneva inteso •che la somma

suddetta non sarebbe stata ds,cossa dall'Austria se non quando essa avesse adempito alla condizione di concorrere coll'Inghilterra in caso di guerra.

Pare che tali aperture, quantunque provenienti da una sorgente alquanto irregolare, non foss1e["o, da principio, disdegnate da Lord Beaconsfield. La cosa essendosi poscia saputa, i'l Conte di Montgelas venne redarguito e sconfessato per parte del Conte Andrassy, però con poca severità, a quanto pare, imperocchè egli rimane tuttora a Londra, addetto all'Ambasciata.

Sembra che il fatto sia stato conosciuto a Pietroburgo, e che la premura messa dal Generale Ignatiew di recarsi a Vienna coi più larghi poteri, non sia estranea ai timori sorti nel Governo Russo di una possibile alleanza fra l'Inghilterra e l'Austria.

Non si può negare che vi sia apparentemente qualche cosa di assai poco corretto nel credere che un semplice Segretario aprisse negoziati così importanti, senza ordini manifesti del proprio Governo, ed all'infuori della partecipazione diretta del propno Capo, ch'è l'Ambasciatore, mentre vi è inoltre un Consi,gHere ~che, in assenza di questo, è destinato a r:impiazzarJo.

Narro questo fatto nel modo il più confidenziale e riservato all'E. V. sola, che potrà fare indagare a Vienna se esso abbia qualche importanza reale.

(l) Annotazione marginale: • a Vienna 6/4!78 •.

26

IL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, SALVINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

R. 178. Budapest, 29 marzo 1878 (per. il 2 aprile).

Il Cardinale Simor, giunto qui fino da jeri J'a1Itro da Graz per prender ,pa,l'te alle deliberazioni della Camera dei Magnati, ad una Deputazione di Ecclesiastici di questa ~capita1le, ,che erasi jeri recata da Jui ad ossequiarlo ed a felic,tta,vlo del suo prospe,ro CI1tìorno da Roma, d~sse j1eri: • ,i,l mondo cattoHco può esser persuaso che come Pio IX fu prigioniero, così sarà prigioniero Leone XIII il quale, finchè esistono le circostanze presenti, non varcherà le soglie del Vaticano; che se Pio fu un martire, Leone lo sarà pure e più grande ancora. Che la fama delle grandi ricchezze di Pio IX sono una favola. Pio era ricco ma solo di povertà».

Ho creduto mio dovere di chiamare l'attenzione di V. E. su queste affermazioni del Principe Primate d'Ungheria, le quali mi sono sembrate degne di nota.

27

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

R. 108. Costantinopoli, 29 marzo 1878 (per. il 4 aprile).

Nulla è qui venuto in questi giorni a modificare la situazione. L'intervista del Sultano col Granduca Nicola, del quale è oggetto il mio rapporto N. 1086

del 27 corrente (1), è il principale argomento di discorso in questi circoli diplomaticL Le cortesie d'ogni maniera usate da S. M. ver,so iJ. suo Augusto ospite, e

(lJ Non si pubblica. ma cfr. n. 9.

più ancora il linguaggio secolui tenuto, danno fondato motivo di credere che nell'animo del Sultano predomini in questo momento il desiderio di r~S\l)ettare la pace così a caro prezzo ·comprata. Al Granduca •che gLi parlava della possibilità d'una guerra tra la Russia e l'Inghilterra, S. M. rispondeva deplorando d'essere stato più d'una volta 1indotto in errore dai suoi Consiglieri; soggiungeva che v'erano tuttora intorno a lui influenze che cercavano d'agire in senso .contrario ai suoi intendimenti, ma che però, qualora un conflitto dovesse scoppiare tra l'Inghilterra e la Russia egli saprebbe mantenere verso quest'ultima una benevola tneutrnUtà (neutra<lité bilenveiLlante). So 'che queste assi,ol.lll'azioni darte dal Sultano produssero un eccellente effetto nell'animo del Granduca, ma per chi conosce H ,c,a·rattere di Abdul-Hamid, non so iln:v;e.ro quanto esse possano servke di base per argomentare sui futuri intendimenti della S. Porta. Due correnti si agitano attualmente nel Ministero Ottomano. V'ha chi in caso d'una guerra tra la Russia e l'Inghilterra vorrebbe che la Turchia vi si mantenesse per quanto è possibile estranea, osservando una neutralità assoluta; e quest'è l'opinione di Safvet Pacha. V'ha invece chi, allettato dalla speranza d'una rivincita, accarezza e propugna l'idea d'una a'lleanza con l'Inghilterra; e di quest'avviso è Ahmed Vefik Pacha. Quale dei due partiti avrà il sopravvento? Per ora sembra prevalere il primo; e le parole profferite dal Sultano acquisterebbero un reale valore se si avverasse quanto da ieri si va vociferando, che, cioè, sia imminente il viltiro di Ahmed Vefik Pacha, 'cui succedevebbe SafV'et Pacha neHa Presidenza del Consiglio.

A disporre in tal modo l'animo del Sultano in senso favorevole alla Russia vuolsi non sieno estranee certe promesse di concessioni che il Gabinetto di Pietroburgo avrebbe già fatte alla Turchia quando Revuf Pacha si trovava a Pietroburgo per lo scambio delle ratifiche. Mi .si dice infatti che, tra le altre, il Governo Russo sia disposto a rinunciare all'annessione di Bayazid nell'Armenia, e che non sia contrario alla retrocessione alla Turchia di quel tratto della Dobrutscha che, secondo i preliminari di Santo Stefano, era destinato alla Rumania in cambio della Bessarabia meridionale. Non sono in grado di dire a V. E. quanto vi sia di vero nella notizia di queste concessioni, l'ultima delle quali sarebbe d'altronde pienamente spiegata più che dal desiderio di compiacere alia Turchia. dalla necessità di dissipare il conflitto esistente colla Rumania, e d'ingraziarsi qualche Potenza che vedrebbe di mal'occhio il territorio della Russia giungere sino al Danubio.

Ho l'onore di segnare ricevuta dei riveriti dispacci dal N. 633 al 640 inclusivo in data 17, 19 e 23 corrente.

28

L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

T. 631. Londra, 30 marzo 1878, ore 17,30 (per. ore 19,35).

La nomination du Marquis de Salisbury au Ministère parait certaine, mais tout au plus elle ne sera annoncée que lundi à cause de certaines formalités à remplir. H y a deux projets de remaniement du Ministère. L'un de Dts:raeli qui

appelerait l'actuel Ministre de la guerre au M.inistère des Indes qui serait luiméme remplacé par le frère de Lord Derby, Lord Stanley. On s'assurerait ainsi le parti de Lord Derby. Dans l'autre projet le Due de Richmond aurait le M.inistère des Indes, et lui-meme serait remplacé comme Président du Conseil par Lord Beaumont. Lundi prochain le Messa.ge de la Reine, pour la mobilisation de la réserve sera présenté au Parlement qui ne peut s'y opposer; mais la discussion portera sur la condition de la loi, d'après laquelle la Reine ne peut se prévaloir de cette prérogative qu'en cas de danger réel. Cette discussion aura lieu probablement jeudi. Quelques uns veulent la renvoyer au Lundi suivant. L'appel de la réserve fournit douze mille hommes de l'armée régulière qui serviront à comIJléter le deuxième corps d'armée et en outre vingt mille hommes de milice. Le premter ·C011ps d'a.11mée est prèt, 'le second 1e sera bientòt et Ll.'on s'ocoupe à former le troisième. La ~retraHe de Lord De11by :liait généralement crotre à J.a guerre, mais les gens informés ne la jugent pas si prochaine car elle n'est pas dans le tempérnment. ,de, D1sr1ael'i qui, dit on, n'a p11is: une attttude be1l.dqueuse que pour relever le presttwe de 1Son parti. On. pa11laéiJt ce m,a,tJ,n de Ll.'oocupation pa1r 1les Russes de .La rive a'sia,tique du Bosphore 'et de il.'enrtrée probable de 1la flotte an'g'laise dans la mer Noire; mais ces nouvelles sont prématurées. Cependant une imprudence peut faire éclater l'étincelle qui détermine la guerre. Il faudra que l'on commence à craindre des maladies contagieuses en Bulgarie à cause des nombreux cadavres qui jonchent le sol de ce pays. C'est peut-etre une des causes pour lesquelles la Russie a hate de s'assurer ses communications par mer. On parle mystérieusement d'une démonstration que l'Angleterre aurai t l'intention de faire dans la Méditerranée, mais on a pas su me dire en quoi elle consisterait.

29

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA

(Archivio Corti)

L. P. Roma, 30 marzo 1878.

Devi essere ben caduto dalle nuvole quando sapesti il mio trasferimento alla Consulta. Ed io mi domando ancora se sia sogno o realtà e talvolta spero ancora che 1sia 1ill. primo, basta, md. hanno fa,tto veni,re qui e una volta venuto mi presero per il collo e mi posero a questa tortura. Resistetti quanto potei, ma doveUi ,cedere ad una vQl()IDJtà cui nelle presenti congiunture, d1i ha un cuore non poteva opporsi. E spero non durerà un pezzo. Frattanto però io sento il bisogno di raccomandarmi quanto caldamente posso alla benevolenza dei miei collaboratori, tu mi assisterai non foss'altro che per compassione e te ne sarò sempre gratissimo. Questa mia nomina e più l'accettazione stupirono naturalmente i nostri amtci. Ma di c,iò mi 'consolo ·poichè neLle presenti congiuntu.re ho J>a 'Con~ vinzione che posso rendere qualche servizio alla Italia, ed il bene di questa va innanzi ai passeggeri interessi di partito. Quelli stessi che ora mi biasimano mi loderanno run 'giorno. Come puoi figurnrti la 'Parte rpiù dura delllia mi,a mi,ssione è quella d'avere ad affrontare i fuochi incrociati di dritta e di sinistra, i se

condi sono queHi che temo di più. E po'i vi sono ,a,ltr'i g,raviSisimi scogli di cui ti parlerò un giorno. Ma il mio motto sarà Frangar, non fiedar. E venga pure il

primo. Quanto le nostre relazioni non ho nulla di particolare a dirti. Siamo bene con tutti e ci vogliamo restare. Io sono ben deciso a non piegar da nessuna parte, ed anzi ad evitar qualunque cosa che possa impegnarci da alcuna parte anche da lontano, ·in un vcer.so piuttostoohè UlieWalitro. Le nostre Telazioni ·e<m !la Russia non potrebbe•ro essere mi.g1iori •ed •a rme ·sta sommamente a cuore di renderle sempre più solide e cordiaili. Nè a•lc•uno è in grado di meglio adempiere questa m1ssione di te, chè conosco •l'ottima posizione che ti sei fa·tto. Compiangi ed ama il tuo amico.

P.S. Le tue particolari mi saranno sempre graditissime.

30

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI (l)

R. CONFIDENZIALE 2025. Berlino, 30 marzo 1878 (per. il 5 aprile).

Dans mon mpport n. 2023 en date d'aujourd'!hui (2), j'ai ex.posé ·l'opinion de M. De BUlow sur Ies dvconstances aotuelLes.

Voici maitntenant le jugement p011té 1pa'r le Prince de Bismarck dans un entretien qu'i!l a eu hier avec une pe11sonne de son 'mtimtté, et qui n'arppa•rHent pas au corps dip1omatique.

Le langage tenu par Lord Beaconsfield, annonçant à la chambre la résolution pr:i•se par le Cahinet de mobhld:ser .}es f011ces de !la réserve, Laissem.tt croire à une gue!1I'e immi,nente. Mais en A.ngteterl.'e on ne peut pas étabLir des calcuJ.s certains, et iJ. ·convienrt d'rattendre iLes dtsc~Ussionrs du Parlement. Ce qui est fort grave, ·c'est que J.a Retne Vktoria, imbue des doctrctnes de feu le Pdnce Albert, se montr.e de rplus ren plus rl'·advemaire déclaTée de ila Russie, et que son premier Mini,st11e, Lord Beaconsfie1d, oaresse iLes peiliOhaUlits de iLa souveraine, condescendance peu compa•tiJble avec .Le pr.in,CÌipe constitutionnel. Quoli qu'iJ en soit, la crlef de La 'si:tuation se trouve ma.intenan•t à V·ienne. Le but de la mJJssion du Général lgnatiew est év.idemment de ga•gner l'Autriche-Hongrie aux intéréts 11usses. Si le Cabinet de v.ienne tienrt à •ce dii:plomate tloa dr:a,gée assez haute, ipour que le maximum de iLa condescenda•nrce de llia Russie tne suffise pas à amener une enrtente, il en résu1terai:t, rdit-on, quelques rohal!l!ces d'évnter un ·conftiot. Alors, en effet, le Cabinet de St. Pétersbourg chercherait probablement à reprendre le fil des pour:paruers aujou11d'hui •interrompu avec Londres. Mais les chances de concil,i,ation seraient, tmem,e •arlors, assez minimes. Deux moti:lis e)Qp1iquenrt surtout l'exaspératrion de l:a G11anrde Bretargne: l) •les conquètes dans l'Asie Mineure, qui menacent 1e cours de l'Euphrate et la route des Indes; 2) les nouvelles dé1imita.toions dans :la Turquie d'Europe, qui arura:1ent pour résulta.t de compromettre le commer11ce de l'Anglete11re dans des rég;ions, où son 1ndustl.'ie avait jusqu'oki un si grand marehé. Pour adoudr le Cabinet de Londres, :io! faudrait 'lui fournir des ga:ranties, qu'ill est assez malaisé à la Russie d'accorrder.

D'après ll'aV'i•s du Chancelier A11emand, si rles host.Uités éclata•ient, •la Russie s'empresserait d'occupe•r Constantinople, (opour fermerr le passage du Bosphore)

et, si possible, Gallipoli. Quant à l'Angleterre, elle aviserait, elle aussi, à s'eroparer de quelques .points :impootants; mais eHe v.isel'airt surrtourt à ·ruiner le commerce de la Rl.liSSie en b1oquanrt ses rports, à l'épuiser en .prolongea,nrt la lurtte, jusqu'à ce que, de ·guel're iLasse, on arl'ive à une lbran:sact·ion plus acc·eptable pa[' l'Angleterre, que ile rtraité de San Stefiano.

Relativement à l'Autriche, le Brin'c'e de BtismaTCk ne s'•exrpliquait .pas ses hésitations à occu!ple[' tla Bosnie et l'HerzégOIViine. En lieu et place de ce Gouvernement, il aur·a.it déjà donné l'oodre aux troupes de fmn.chi.r l:a fro,ntière. Ill est vrai que de Bel'lin ~~1 n'·est pas faci,le de se metrore, sous c'e r:apporl, au point de vue de V,ienne, où l'on est mieux à méme de peser l·e pour et Je contre d'•una semblable question.

Le Chan,celier manifestait quelques appréhensdons sur tle maintien au pouvoir du Comte Andmssy. Son A1ltesse le vwrairt s'éloigner avec beaucoup de regret des affaires. Oet homme d'Etat 1ui .inspire une confi·ance qu'.H ne se,rait pas faoi'le d'acco11der à oon successeur, quel qu'il fut.

Le Pdnce ne s'·es't pas: •e:>OJ)liqué tautremenrt :sur ,r,atJt,itude de J.'Autrilche, ni sur les chanees de suc,cès de la ,mission I•gnatiew. Rela,tivemenrt à l'·av~s qu'i•l a expri,mé, ,j,} ne faut pas pel'dre de vue que 1l'Ernpe.reur F['ançoi,s-Joserph a rpersonneHement des sympathies pour la Russie, et qu'itl se résoudra diffieill.ement à se .retoul'ner ·contre eHe. Il est à rprévoir qu'en demière 'anailys'e dans l'éventualité d'un conflit, dont les conséquences sont incalculables, l'Autriche préférera .garder J.a main liibre, pour a.gi.r 'selon J.es Clirconstances, sauf, ·grà•ce à ses habilbudes' de lenteur, d'arTiiv·er trop !baro IPO,ur rooueiil;lir des bénéfi,ces. Au ~reste si e:ltle ne devait rprendrre consehl que de ·ses fin,an1ees, Ila plus ~rande ci11CQniSIP€Ction serait de mise. Le Cabinet de Vienne a fait récemment ici des ouvertures pour l'empr:unt de 100 milJ..ions, destinés à ·COuvritr ~e déficti,t de son de·11nier budget. Cinquante millions devaient etre réservés pour la place de Berlin. Mais jusqu'ici, vu les conditions 'P<JI}itiques présenrtes, ·iil a échoué dans ses ten,ta.tJi~es. Il ne serait pas plus heureux, s',ill voulait fai~re •aJPpel aux bourses étran,gèl'eS pour obtern,r J.es 60 mi11lions de florins, 1devnièremenrt vortés par 1es délégations rpour une mobiilisation éventuel,]:e de ses troupes.

Je ne parue pas des finances. ir'USSieS'. Au dire des banquiers de cette oopita:le, les cressources nécessa·i.res fera,ien,t défaut pour sou<tenir, au delà de quartre mois, une .guerl1e cOilltre l'Anglleter,re. I'l est ~rai, que ile j·ugement des banquiem' est fort sujet à caution. Ills ne font pas enrtrer dafll\S: leum ca•lcuils [es expédien,ts de's gouve:mements ~réduits· aux aboi·s, et rp1acés dans ,la nécessi.té d',aMer coute que coute jusqu'au bout, sauf à rpréparer ila ruine et la désola,tion pour iles .générations présentes et futures.

(l) -Nell'Archivio Corti esiste un estratto di questo rapporto. (2) -Non pubblicato.
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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

T. 633. Vienna, 31 marzo 1878, ore 16,30 (per. ore 17,15).

Le Généra'l Ignatieff est reparti ce matin pour Pétersbo~g. J'ai •tome raison

de croire que sa mission n'a abouti à aucun engagement, voir meme verbal. On se serait borné à accepter une conversation générale sur le traité de Santo Stefano et la politique orientale sans vouloir entrer en aucune discussion qui, d'après Andrassy qui espève encore 'La réunion du Congrès, :est réservée aux Puissances. En un mot on ne veut pas se lier les mains en aucune façon. On veut bien etre le mandataire de l'Europe, mais pas le complice de la Russie. J'ai pu constater que la méfiance inspirée de tout temps ici par Ignatieff n'a fait qu'aigrir les dispositions d'Andrassy dans ses rapports avec ce diplomate. Bratiano est arrivé hier au soir.

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IL VICE CONSOLE A PREVESA, CORTE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

R. 13. Prevesa, 31 marzo 1878 (per. l'8 aprile).

Da una settimana corrono le pm strane voci sopra una prossima occupazione Anglo-ellenica della Tessaglia e dell'Epiro. Sebbene tali notizie non abbiano almeno per ora ombrn di fondamento è cevto rperò che 1a Grecia a~g~omera di nuovo buon nel'lbo di trupiPe 'nei din,torni di Oarava:serni ed .Ararpin mentre dal loro canto i Turchi stanno gettando torpedini nel porto e nella rada di Prevesa, ed in attesa della squadra comandata da Hobart pascià ricevono ogni giorno provviste di cereali e r.info!l"zi d'uomitni ·e di munizioni.

La rivoluzione poi non fa grandi progressi, ed il fatto più importante verificatosi in questi giorni fu il passaggio alli insorti di un corpo di circa trecento cristiani comandati da un certo Mazzucco che Ali pascià avea spediti alle frontiere credendo di poter fare assegnamento sulla loro fedeltà.

Consta[)Jdomi da rpevsona fededegna 1che :lira 'i feriti di Satnti Qua.r:anta attualmente prigionieri a bordo della fregata • Mahmondie • trovavansi un certo Conturbia ed un tale Gonfalonieri appartenenti a due distinte famiglie del patriziato Lombardo mi rivolsi al Pascià per farli sbarcare e curare in quest'ospedale, ed egli tosto telegrafò in questo senso al Valì di Janina e diede ordine al comandante militare in Santi Quaranta di spedirli col primo guardacoste che di colà qui si recasse.

Mi permetto ora trascriverle un brano di una lettera ufficiale testè giunta a questo Prefetto Apostolico e scritta dall'Arcivescovo di Durazzo dalla quale l'E. V. potrà rilevare lo stato delle cose nell'Albania di mezzo:

« In tempora mala incidimus. Questi religiosi parrochi e maestri di scuola, non escluso neppur io, non abbiamo ricevuto il solito sussidio d'Austria per i mesi di gennaio e febbraio scorsi e nemmeno pel corrente marzo. Non ne sappiamo il motivo. Dio ce la mandi buona.

A queste afflizioni si SOlllJO taglgiunti i dep1orabiiLi fatti perpetrati da un distaccamento delle truppe ottomane nella mia parrocchia di Kezella. La nuova Cappella di Resceni in Kezella fu saccheggiata di tutto ciò ·che in essa si conteneva, anche la campana venne sfondata a colpi di moschetto tirati in massa contro la medesima. Non mi regge la penna per poter descrivere qui gli insulti fatti alla dignità del culto cattolico. Sacre immagini, crocifissi, croci di legno spezzati barbaramente e gettati a terra per farli anche calpestare dai cavalli di quella vandalica armata. Signore non peggio. In questi giorni si sono veduti due distaccamenti ·di truppe Hussa e TUll'Ca ilil Dilbll'ia e fra breve enrtreranJno altri distaccamenti in Matia ove si preparano alloggiamenti ecc. Preghiamo Dio che allontani dalla nostra popolazione ogni pericolo di perversione. (firmato) fr. Raffaele Arcivescovo di Durazzo addoloratissimo».

Dovendo spesso assentarmi di cancelleria per affari d'ufficio ed avendo un solo cavas a mia disposizione mi trovo assai inquieto per la custodia del Vice consolato, •epperdò ,prego 1l'E. V. a voler autorizzare, finohè durano queste c,i,I'ICostanze eccezionali, la spesa di un'altra guardia. Tale domanda è motivata da due fatti recenti. Pochi giorni or sono fui sva,1Ji,~iato di vari ogg·etti. Avanrt'j,eri poi menrtre mi trovavo in 'can.eelleria con diversi uffidall:i dell' • .AsuJt:h:i!on • una palla di fucille •ruppe l'invetriarta e si CO[}ficcò nelila paJ'Iete dnterna d~llla camera. Per non avere lLa ,gua•11dia in •casa, assente per causa di serv,izio, mi fui impossibile !I"intracc:iare da ·chi 1e se a ca.ISo o ad al1te sia stato sparato quel rfliro.

De1l resto ·c~redo che i V1iceconoollati di Mostar ·e di Sofia che si trorvano ora in più tranquille regioni abbiano due guardie ed oso quindi sperare che l'E. V. vorrà degnarsi di accondiscendere a questa mia preghiera.

33

IL CONSOLE A CANEA, MACHIAVELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

R. 231. Canea, 31 marzo 1878 (per. il 9 aprile).

Mercoledì, 27 cadente, una colonna, composta di 4 battaglioni di fanteria e d'un manipolo di irregolari (musulmani indigeni), si è impradonita di alcune colline, le quali stanno a cavaliere della pianura di Platanià, sloggiandone di viva forza una banda d'insorti.

Le perdite di questi ultimi non si conoscono, sono però certamente di pochissimo rilievo, perchè essi avevano il vantaggio della posizione e non attesero a piè fermo gli assalitori, ma si ritirarono dopo alcune scariche; i musulmani invece hanno subita la perdita d'una trentina di uomini, fra morti e feriti, compreso nel novero dei primi un capitano.

Occupate le colline, le truppe turche non hanno proseguito alla volta d'Alichianù, da cui le separa un fiumiciattolo; per cui, indi in poi, il combattimento si è !l"idotto da quella parte ad un innocuo ooambio di fuciliate a grande distanza, mentre in altri punti e segnatamente nella località denominata Neru-Curu, a breve distanza da Canea, seguivano delle scaramucce con qualche spargimento di sangue dietro attacchi dei greci.

Il Valì mi ha detto che l'avanzarsi delle truppe nella direzione d'Alichianù era conseguenZJa della domanda di protezione di parecchi villaggi, desiderosi di sottomettersi; ma, poichè questi vHlaggi non vennero occupati, riesce più verosimile che si tratti d'un movimento, voluto eseguire per ragioni militari da Osman Nurri pascià contro il voto del Governatore generale, come quest'ultimo ha dichiarato ad alcuni suoi intimi.

È giunto al,Ie truppe un rinforzo di c1rca 1000 uomini, fra cui 200 artiglieri con 24 cannoni di montagna; ma ai rinforzi, che .giungono alle truppe, fanno riscontro continui arrivi dalla Grecia di volontari, armi e munizioni da guerra e da bocca per mezzo dei piroscafi « Panellenium » ed « Enosis » e di molte barche a vela, giacchè alle altre difficoltà di esercitare un'attiva sorveglianza sulle coste dell'isola si aggiunge ora lo scarseggiar del carbone, il quale paralizza il naviglio ottomano alla Suda.

All'avvisaglia di mercoledì non hanno potuto prender parte se non pochissimi volontari musulmani, perchè il grosso di loro venne trattenuto dal farlo a scanso di eccessi. Del che i musulmani di questa città hanno mosse vive lagnanze, come pure di severe misure adottate contro alcuni di loro per atti di devastazione e rapina, osservando che i cristiani si rendono colpevoli di ben altri eccessi a danno dei musulmani nell'interno dell'isola; ma Costatù pascià ha risposto che se le circostanze gli impediscono pel momento di reprimere i misfatti in parte dell'isola, ciò non lo proscioglie dall'obbligo di far rispettare le leggi nei luoghi dove l'azione del Governo si esercita ancora.

34

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

(Archivio Corti)

L. P. Roma, l aprile 1878.

Fui assai co•lpito da una frase del telegramma che V. E. ·si compiaceva rivolgermi LI 30 mall"zo (1). • Si parla sommessamente di una dimostra·zione che l'Inghilterra s·arebbe per fare nel Mediterraneo». Questa notizia sarebbe tanto più grave venendo appresso la notizia fattami da Sir A. Paget e della quale le diedi contezza confidenziale. Ma v'ha di più. Mentre compariva il telegramma di

V. E., veniva dall'altra parte a mia conoscenza che quattro corazzate inglesi si erano presentate nelle acque di Siracusa, ed il Ministro della Marina aveva immediataanenrtle fa•tto signifi:ca•l'e al Comarn:darnte del!La Squadm il prescritto dal nostro ·dec·l'eto relativo aMa rpermranenza delle navi da guerm ·estere neJ. nostri porrti. El!La comprenderà [a ·gtl'lawtà di queste drcos1laa1ze. Io le sarei quindi sommamente .gtr~ato •se ·elila volesse oo1la dovuta prudenza rconstatarre J:e vere irntenz•ioni di •codesto Governo J.n proposito. Io non pooso vemmente credere che esso vogiliia esercrirtéwe sul Reallie Go.ver-no nna dindeb1ta :pressione rper .indul'llo ad atti che non ·entrano nei 'suoi ·intendi.rmenti. E la p11el?/hel'ei, quando ,se ne pl'esen·ti il dest!'o, di far ·intende11e •che a noi .sta sommamente a cuore di manten·ere le più am11chevoili relazioni col Govemo BritaJnnico, sia rper ll'•arntic·a simparl;;ia, sia per Je comunanze dJ. .interessi. Ma siamo altresì dedsi a ma.ntene•l'e .la nostm completa il!ibertà d!i azJ.one. Io non feci :a,lcuna menzione delilia ·comun1cazione inglese con alcun rappl'esentante di ootra Potenza, nè J.a :flarò, rpoichè non voglio creare imbarazzi nè •a noi nè alt Governo lngllese, e vo~Ho con~servarre la stessa Hbertà

di azione daHe a1tri parti. Nè alcun a1tro Governo ci ha fatto finora a1cuna comunic,azione analoga aUa predetta. Ma se l'InghHterra avesse per ~avventura in pensiero di forza11ci la mano convePrebbe veramente ne abbandonasse il progetto e capisse che se avessero a scopp.ia,re 1!,e ostilità fra d',essa e la Russia è nostro fermo intendimento di conservare una imparzia1le neutralità e di fal'la rispettare.

(l) Cfr. n. 28.

35

IL MINISTRO DELLA MARINA, DI BROCCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

N. 105. Roma, 1 aprile 1878.

Qui compiegato, mi pregio rimettere all'On. Collega per gli Affari Esteri copia dehle :istru~ioni j,mpart,jJte al Vice Ammiraglio Comm. Saint Bon Comandante in Capo della Squadra Permanente.

Le istruzioni di codesto Dicastero ed il cifrario furono rimessi colla lettera di questo Ministero N. 89 del 17 marzo.

ALLEGATO l.

DI BROCCHETTI A SAINT BON

N. 101. Roma, 29 marzo 1878.

Col telegramma che le spedii in data del 25 marzo io mi facevo a pregarla di attendere in Taranto ulteriori disposizioni del Governo.

D'accordo col mio Collega degli Esteri le confermo ora, in primo luogo, le istruzioni che da questo Ministero le furono impartite con lettera N. 89, circa le forze Navali della Squadra Permanente da mantenere nelle acque del Levante, cioè non più di tre navi corazzate e le navi minori, facendo stazionare il rimanente della flotta nella rada di Taranto pronta a muoversi.

Le condizioni generali della politica Europea nella questione Orientale, non accennano a farsi migliori e quindi la necessità di vigilare attentamente ai nostri interessi in Levante si fa sentire ognor più.

In questo stato delle cose, il Governo crede gli possa tornare assai vantaggiosa la presenza della S. V. negli Scali d'Oriente, sia per la fiducia che il Governo stesso ripone in Lei sia per le maggiori facoltà di cui Ella è investita come Comandante in Capo della Squadra, mercè cui Ella può provvedere direttamente ai movimenti delle navi secondochè circostanze urgenti ed imprevedute lo avessero a richiedere; sia finalmente per la maggiore sollecitudine colla quale si potranno trasmettere ordini ed avere informazioni quando Ella medesima si trovi sui luoghi verso i quali è ora rivolta l'attenzione del Governo. Io dunque la invito a richiamare il Comandante sott'ordini Contr'Ammiraglio del Santo a Taranto e recarsi colla sua nave a Salonicco in di lui vece.

Le istruzioni, secondo le quali regolare la sua condotta in Levante, rimangono le medesime che le furono trasmesse dal dicastero degli Affari Esteri in data 17 marzo 1878.

Del resto è in sua piena facoltà di agire ordinare e disporre come Ella crede per ciò che riguarda la ulteriore disposizione che Ella intendesse fare delle Navi della divisione destinata a tenersi pronta in Taranto e di quella destinata al servizio di crociera e di vigilanza in Levante, nonchè per tutto ciò che concerne istruzione, manovre ed in generale il servizio di Squadra.

Il sottoscritto non desidera che di essere informato delle disposizioni che Ella intenderà di prendere.

ALLEGATO Il.

BRIN A SAINT BON

N. R. 89. Roma, 17 marzo 1878.

Mi pregio trasmetterle le istruzioni di S. E. Ministro degli Affari Esteri circa la missione politica riservata alle nostre forze navali negli scali del Levante. La fase in cui è ora entrata la grande questione Orientale, rendendo pur sempre indispensabile di esercitare un'attenta vigilanza sugli interessi nazionali in quelle località, esige e permette d'altra parte che si procuri di ottenere questo intento con un limitato numero di navi, per cui il Governo crede possa per ora bastare la presenza di una sola divisione della Squadra, composta di non più di tre navi corazzate e di alcune navi minori.

Principale residenza delle forze staccate in Levante, dovrebbe essere, com'Ella rileverà dalle suddette istruzioni, la rada di Salonicco; il rimanente della Squadra stabilirà la sua residenza nella rada di Taranto. Quanto a istruzioni pel servizio generale di Squadra io non ho nulla da aggiungere a quelle precedentemente date al Contr. Amm. Buglione di Monale ricordando principalmente quelle contenute nella lettera 17 marzo 1878 N. 2755. Giova intanto avvertirla che negli scorsi mesi alcuna delle nostre navi o per esercizi a fuoco eseguiti o per richieste fatte alle autorità ottomane di permesso per esercitare gli equipaggi negli sbarchi, insospettirono queste autorità e provocarono reclami, i quali sebbene infondati valeva meglio evitarli. In un recente caso questo Ministero telegrafò al Comando in Capo della Squadra di dare ordine ai Comandanti delle navi in Levante di astenersi da questi esercizi nelle località ove potevano cagionare i lamentati reclami. Le dò conferma del telegramma suddetto affidando alla sua cura di dare quelle disposizioni che più convengono.

Finalmente, Signor Ammiraglio, circa le navi che debbono stazionare in Levante, sulla convenienza che vi si rechi la S. V. oppure che vi resti il Contr'Ammiraglio sotto ordine, se occorrerà che debba esser mutata la residenza principale delle nostre forze in Levante, e su quant'altro non è preveduto dalle istruzioni qui citate, lascio a lei decidere in proposito pregandola a tenermene informato.

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IL CONSOLE A CANEA, MACHIAVELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

R. 233. Canea, 1 aprile 1878 (per. il 9).

Ho l'onore di trasmettere a V. E. la traduzione d'una lettera, direttami dall'assemblea dei cretesi per comunicarmi un decreto, col quale viene istituito un Governo provvisorio, incaricato di provvedere alla tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico finchè le grandi potenze abbiano deciso sul futuro ordinamento dell'isola.

Oltre al comitato centrale di sette membri, tratti dal seno dell'assemblea e posti sotto la sua sorveglianza immediata, quattro altre commissioni eserciteranno le funzioni amministrative e giudiziarie in quelle parti dell'isola, in cui non è ora riconosciuta l'autorità del Governo ottomano.

ALLEGA'I'ù I.

DEVOGA, DANDOLO, ATANASSIADIS E STAVRUDIS A MACHIAVELLI

(Traduzione)

Frè d'Apocorona, 27 marzo 1878.

La S. V. troverà qui unito un decreto dell'assemblea generale, con cui essa costituiva un'amministrazione provvisoria. Con siffatta misura l'assemblea ha provveduto ad una assoluta necessità riconosciuta come tale da lungo tempo. È infatti noto, Signor Console, che avendo il Governo ottomano ritirato da tutte le provincie truppe e autorità civili, eccetto dalle piazze forti e loro dintorni, lasciò il paese nell'anarchia. D'allora in poi l'assemblea generale, in cui sono rappresentate legalmente tutte le provincie e che è pure stata riconosciuta dal Governo ottomano, ha assunto la cura di conservare nel paese la pace ed il buon ordine in conformità del suo memorandum del 3/15 febbraio 1878.

L'assemblea generale ha adempito questo suo dovere, come Ella, Signor Console, è in grado di affermare, mettendo in opera tutti i mezzi morali e materiali a sua disposizione, poichè essa era responsabile davanti al paese ed all'Europa. Ma altre occupazioni non le permisero di rivolgere tutta la sua attenzione alla parte amministrativa, per cui si vede in obbligo di affidar tal compito ad un comitato speciale, tratto dal proprio seno e che agisca sotto la sua sorveglianza.

Questo comitato con 4 altre commissioni e tribunali, costituiti in 4 distretti dell'isola, sarà incaricato di governare, in avvenire, il paese fino al suo ordinamento definitivo.

Noi pensiamo, Signor Console, che non riuscirà superfluo ricordarLe che l'assemblea generale rimarrà ferma nelle domande contenute nel decreto e nella nota del 3-15 febbraio 1878, finchè le grandi potenze abbiano pronunciato la loro decisione, evitando sempre i conflitti colle truppe turche, come fu fatto sin oggi, ad eccezione di quanto accadde addì 12-24 febbraio in seguito ad eccessi dei turchi; ma conservandosi in armi per difendersi in caso d'attacco.

Siamo convinti, Signor Console, ch'Ella vorrà patrocinare il nostro diritto presso il Governo, che degnamente rappresenta, a cui La preghiamo di voler trasmettere la presente coll'unito decreto.

ALLEGATO Il.

DECRETO DELL'ASSEMBLEA GENERALE DEI CRETESI

(Traduzione)

Frè d'Apocorona, 14 marzo 1878.

L'Assemblea generale dei cretesi avendo preso in considerazione il deplorabile stato attuale del paese e desiderando di contribuire al suo miglioramento. Decreta all'unanimità: l) Di costituire, a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, un Governo provvisorio composto di 7 membri; 2) Questa amministrazione agirà a nome del popolo cretese ed in conformità del decreto dell'assemblea generale del dì 3-15 febbraio 1878; 3) Questa amministrazione sarà responsabile dei suoi atti dinnanzi all'assemblea generale.

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IL CONSOLE A SCUTARI, BERIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

R. 334. Scutari, l aprile 1878 (per. l' 11).

Ho reso conto nel precedente rapporto N. 333 della delimitazione che si dice stabilita pel Montenegro. Se quelle mie informazioni sono esatte l'Albania perderebbe una parte invero piccolissima del territorio della Tribù dei Clementi ed una parte di qualche importanza del territorio della Tribù di Hotti. La Tribù di Clementi ha le sue sedi sulla sinistra del Sem ma non così che non oltrepassi il fiume stesso ed occupi un piccolo spazio sulla destra, nella contrada che può essere conside.rata come siava .perchè a>bita•ta da Slavi. Quel territorio è piccola cosa (Selci) e non giungono a 2/m gli abitanti tutti cattolici. Se non che la frontiera montenegrina invece di correre lungo lo Sem, come parmi sarebbe ragionevole, attraverserebbe invece da Dinosci quel fiume per scendere al lago di Hum il che vuoi dire che il Montenegro si annetterebbe quasi Ja metà deHa T.ribù di Hotti (circa 2/m •ahttanti) e quel che è meglio avrebbe delle posizioni assai .importanti per 'agire nel cuore dehle montagne albanesi, e ;più il Montenegro av·rebbe tutta la pianura che dal piè de~le Alpi di Hotti si stende a Podgorizza. Mercè la cessione di questo territorio è assicurata al Montenegro la via tra Hum (che è lo scalo) e Podgorizza. Il vantaggio che ne ha il Montenegro è non poca cosa mentre la perdita che ne ha l'Albania non è ragguardevole: non parmi quindi che franchi la spesa di parlarne e basti il cenno che ne ho fatto. Ho del resto nei precedenti rapporti accennato come la divisione etnografica non possa essere appuntino quella topografica: sulla destra della Bojana la maggioranza è •sl•ava e· cosi suhla destra del Sem; suilila sinistra di quei fi.wni per contro la popolazione è tutta albanese; ma ciò non toglie che non vi sieno qua e colà degli intrusi, degli abitanti della nazione vicina. Ho pure fatto notare nei rapporti precedenti l'importanza militare del Montenegro, la forza aggressiva che ne acquisterà verso la Serbia mercè il nuovo tracciato ed i risultati economici possibili e le diffidenze che devono sorgere nell'Austria. Credo pertanto di aver esaurito la trattazione per quanto riguarda il Montenegro e l'Albania. Non è neppure d'uopo di l'ilevare come ormai sia inutile l'opporsi che il Montenegro possieda Antivari e Dulcigno: l'abbietto che il porto montenegrino sarebbe un porto russo non avrebbe avuto fondamento se la Russia faceva aprire il Bosforo ed i Dardanelli, impadronitasi ora di Cavalla ecc. esso abbietto ha ancora meno fondamento di prima. È utile invece che Antivari e Dulcigno sieno nelle mani del Montenegro per impedire che cadano in quelle dell'Austria: è utile che il Montenegro pos

sieda qualche porto perchè in tal modo sarà a più lar.go e più fecondo contatto colla civiltà.

Quanto al ~pericolo d'una russificazione del Montenegro, che il Montenegro non sia che lo strumento della Russia, non lo ·credo n è imminente n è grande: paesi che hanno una dinastia propria e riverita formano realmente delle subnazionalità difficili a cadere ed a lasciarsi soverchiare, assorbire, massime poi quando quel paese ha .storia propria e coscienza di sè e quello che vuol invadere è lontano e diverso.

Il pericolo che parmi di ravvisare in tanto e così precipitoso avanzarsi della Russia starà in ciò se nulla si farà per l'Albania: l'elemento slavo s'impadronirà dell'istmo tra l'Adriatico e l'Egeo, tra Valona e Salonicco, della strada che da Costantinopoli per Seres si deve dirigere in Valona per proseguire verso l'O. del Con:tinente Europeo, in sostanza vi saranno pl'egiudizi gravissimi economici e politici.

Pare a me che la quistione albanese ora sia più importante che mai; ma non tedierò V. E. a dimostrarlo nè suggerir~e rimedi per non ripetere ciò che ripeto da ormai cinque anni dacchè risiedo in questa terra.

P.S. Pochi gior·nti fa ebbe :luogo :l'annessione di Duldgno a~l Monteneg:ro: vi furono balli, canti e :suoni: la popolazione (gl'I,slamiti compresi) largamente propinarono... e Pope Elias (Generale Plamenatz) Commissario M.ontenegrino pagò le spese.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

T. 639. Londra, 2 aprile 1878, ore 16,05 (per. ore 18,25).

Les journaux :annoncent officiel,lement ce matin ila nomina,tion au Ministè,re des Affaires Etrangères du Marquis de Sali.sbury qui avait effectivement dès hier pris possession du Foreign Office en expédiant aux Représentants Britanniques près les diverse.s Puissances la circulaire que j'ai annoncée par mon télégramrme de hier (l) et que les journaux publient ce ma1Jin. Ce document impol"tant commence par !l'ésumer toutes les négooiations qui ont précédé le dernier refus de l'Angleterre d'intervenir au Congrès. Le Marquis de Salisbury fait ensuite :}es observ~a~tions suivalllJtes que je résume: :la nature générale du traité et l'effet combiné de ses stipulations .sur les intérets des Puissances signataires, four:nissenrt une a:utre ~conclua:nte il'a!Ì:Son contre la dtiscussion de quelque rpartle seulement de ces stipulations séparemment des autres. H expose ensuite en détail diverses objections contre les principales stipulations du traité. Il signale l'inju

l9

stice de vouloir établir la suprématie de la race slave sur les autres races qui habitent la péninsule des Balkans. Il voit que cette injustice s'étendrait bien au delà de rla nouv~eilJLe Bu1ga:l'ie mème, et aumit pour rréswtat d'augmenter r1e poruvoir de la Russie daillS ~les rivages où domirne 1a 1!1a,ce ,grecque, non seulement au préjudice de cette nation, mais encore de celui des pays qui ont des intérèts dans l'est de la Méditerranée.

L'occupation de Batoum éveillera l'ambition de la Russie à dominer tous les abords de la 11/Ier Noire. Le traité de Santo Stefano tend à piacer l'Empire Ottoman sous le joug de la Russie, mais camme cet Empire a pour mission de garder la tète du Golfe Persique, les rivages du Levant, l'accès immédiat du Canal de Suez, les intérèts de l'Angleterre sont directement engagés dans cette question, qui ne peut voir avec indifférence que l'indépendance de l'Empire Ottoman devienne presque impossible. En un mot, de graves dangers, non seulement pour les intérèts de l'Angleterre mais pour la conservation de la paix de l'Europe seraient le résultat de l'état de choses que le traité propose d'imposer. C'est pour ce motif que l'Angleterre ne pourrait prendre part à un Congrès dans lequel la discussion et les délibérations seraient restreintes par des conditions telles que ~ce1les posées par le Pvince Gortchakow.

(l) Non pubblicata.

39

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

T. 642. Vienna, 2 aprile 1878, ore 22,15 (per. ore 1 del 3).

Mes informations sur le résultat de la mission Ignatiew, confirment celles envoyées par Cul'topassi. Avant tout ~le rchoix du Général pour cette milssion a produit ki 1le rpil.us dép1orn:b1e effet qu'on ne J.ui a pas rcaché. On a fi'llli rparr lui exporser les rgriefs de l'Autriche contre la récente rparix, ma~is san:s vouloir entrer en négociations sur compensations offertes par Ignatiew qui s'étendent jusqu'à Salonique. On lui aurait déclaré qu'on ne voulait pas entente directe avec la Hussie, mais accord avec l'Europe par moyen du Congrès. Dans les cercles diplomatiques on croit de nouveau aujourd'hui à la possibilité de la réunion du Congrès. Une ,gvande méfiall1!cre règne ici à l'éga,rld de l'Ita1ie. On a rut dans les hautes sphères que ce qui lie les mains à l'Autriche c'est presque la certitude que, si la Monarchie était engagée dans une guerre avec la Russie, l'Italie prendrait l'occasion pour revendiquer la possession du Trentin.

Je n'ai pas cherché de voir Andrassy attendant que la situation entre les deux Gou\'ernements soit x:endue pl.UJS nette à la suite de la réponse de V. E. aux interpellations annoncées pour lundi. J'ai vu aujourd'hui Bratiano. D'après ce qu'il m'a dit j'ai lieu de croire qu'il n'a rien pu obtenir en faveur de la Roumanie par rapport de la Bessarabie.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

(Archivio Corti)

L. P. Roma, 2 aprile 1878.

MiHe merci:s rpour votre bonne iLettre du 28 mars. Ge que vous me mandez sur les informations fourn[es rpa~r Je Pdnce Reuss m'a ~causé 1la pilus .granrle satisfaction. C'est bien ma conviction la plus ferme de nous maintenir les rélations les plus intimes av~ec 1le Gouvernement d'Aillemagne. C'est dans la nature des choses et dans le fond de mon à1me. J'ajouterrai que c'est a~ussi mon intenstion de nous tenir bien avec les autres Puissances, avec l'Autriche surtout, car s'il doi t y avoir des complications en Europe les intérets suprémes de l'Italie exigeraient que nous nous tenions en dehors. Qu'en rpensez-vous? C'est une convdotion qui m'est :imspirée rpa.r l'étart; économique ·et mH[tra.i·re 1de J'Itailie. Tou,te guerre nous serait fata1}e mème si nous étions du ~còté du vainqueur, ce qu:i n'est }amais sur. A Vienne on croit encore à la possibilité du congrès. Qu'en dites-vous? Le reste du monde ne semble plus y croire et pourtant si on veut obtenir des modifications pacifiques au traité de S. Stefano ce serait le seui moyen. Vous me dites que derpuis mai<ntes années .il n'y a pas eu de Ministre d~plomate. Dieu vou[ut que je n'eusse rpas ért;é J.e rpremier, ni ile demier. J'ai résisté rta'lllt que j'ru rpu. Je n'ai cédé qu'à une volonté irrésistible. Vous étiez dans le vrai lorsque vous avez été plus ferme que moi. C'est une. torture. Ai-je besoin de vous dire que je compte sur votre sage et active ·coopération? Nous sommes d'anciens a,mis, d'anciens col,lègues. Vous me soutiendr·ez dans ~cette dure épveuve.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

(Archivio Corti)

L. P. Vienna, 2 aprile 1878.

Telegraficamente :ti rivoJ.,go questa sera a11cune iniormazioni suilla lllÙJSIS1ione Ignatief, .che confermano quelle .già mandate da Curtopassi (1). iil Generale entrò in materia con Andrassy di,cendo non spiegaJ:1si i ~iefs dell'Austmia contro il Trattato dii Santo Sted:ano mentre Egli aveva avuto •somma cura di non .toecare con esso ra neSSUlil interesse austri-aco! Disse rposcia la Russia esser del resto ddsposta ad intenrlemi coll'Austria per assicuravgli nehla pa!l"lte Occidentale dellla peniso}a Balkanica ~tutta quella rprerponderante 1nfl.uenza che .potrebbe desiderare offrendogliela fino a Saloniko. H Conte Andlrassy avrebbe a quanto mi si assicura el!im~nato di entrare in .trattative d.n rprorposilto, insistendo sullla riun·ione del Congresso solo ~competente a stabilire le ·guarentigie a dami all'Europa ed aU'Austria-Uingheria in pa.vticolare. Il Generale laiSlCiò Vienna assai malcontento noo essendo dusoito a ·trattare direttamente coH'Impera.tore come avrebbe desidell"ato ed inoltre :perché a suo stesso dire l'accoglienza avuta aveva frisé

l'impoLitesse. EgLi pa·vtiva al mattino del giorno in cui io arrivai, e mi fece dire dal suo segretado qui rimasto: che era sta•to S~Piacente di non vedevmi, Clh'egli si recava a Pietrobuvgo per rifevive le modHìQazioni chieste dal Conte Andrassy al 'I1rattato di Santo Stefano, che ove queste fossero prese in consideraz,ione il Signor di Nowikof •sarebbe incaricato delle ulteriori trattative qui, che se invece com'era da pre,sumem·i ·venissero respinte, el1i1i sa•rebbe tornato fra pochi giorni 'latore deLl'ultimatum del tSUO Sov.mno! Ti ,rifedsco dò ohe mi si è fatto dire, senza farne oggetto di rapporto ufficiale sta,nte la poca od anzi niuna credenza Qhe pavmi si abbia a prestare atLle 1parole d'I,g>na.tief.

Attua,lmente ·la situazione ·si è di .moltò migliorata qui, l'•att1tudi,ne deH'Inghi'Lterra agevola gvandemen.te ·l'azione del Gabinetto di Vienna che riusci·l"à a cavar le castag1ne dal fuoco senza scottarsi, ad 'accordi però :lìm Vienna e Londra ;pevsisto ·a non creder.e, e 1sono più •che mai convinto che Andrassy non si distacca da Bismavck. Fitno a tutt'oggi si pevsi>steva qui ad aver fede nel Congresso, sembrami però diffici·le crederci ancooa dopo 'La oireolare di SaHsbury. p,jù 1ohe mai sono del tuo avviso, ['assoluta riserva da conv.er•Hflsi ove occorresse in •una recisa neutraiHtà essere tla sola politica possibile per ['Irt;aJl,ia, ma tutto dipenderà daLle .I1ÌJSposte che darai lunedì agLi inte.I1pellanti, ov·e il Gabinetto non fosse con te d'accOl'do a •ch'esse siano espltcita,mente padfì.che e nel senso di rispettare e far rispettare ·i Trattati cogli Stati vidni ci rtrov·eressimo compromessi. La tua pe11sonaili:tà ispira grande fiduda a ·tutta ila diplomazia ed an,ohe al Gabinetto di Vienna, ma qui si teme non ti •riesca di far acr1gine alla 1co~rente del partito che a.ppog.gia H Ministero e •ohe non ·celò mai le sue a~ir1azioni. Come ti telegrafai m'astenni da·l cerear ·di veder A'ndl131Ssy ciò che •sarebbe poi stato convenien,te ·ritor~ando da Roma, ma credetti mi,glior conSIÌJglio non mettermi 1n circostanze da dover .poogere assicuramoni che •potflebbero tpochi g-iorni dopo essere ~senza vailore. Spero approverai questa mJa eccessiva :prudenza, del resto non si tratta .ohe di pochi ~~orni. Se 'sormonteremo :Ee1icemente ·la :crisi di lunedì 1siamo a cavafLlo, e Ja nostr·a situazio~e si troverà di molto semplificata. Evidentemen,te a<VIl'ai •a sostenere as:prn lotta, ma i1l coraggio non ti manca, e questo :potentemente coadiuv·a•to da1l ·tuo ingegno ti da,rà ·la vittoria, ed avrai reso all'Italia <Un eminente servigio da ag:l?iiun,gere ai ta~ti altri di ,oui già ti va debitrice. Non creder però che 1io mi dissiJmuli le somme difficoltà dé!Jla tua 'posizione, le constatai de visu durante il mio brevissimo sog,g.iomo a Roma, ma ho piena fiducia ~ohe troverai preei,samente in esse l•a forza di cui hali bisogno per vdcncerle.

MiLle grazie a1noora per •la •così amichevole accoglienza che mi facesti, spendimi per quel che valgo e mi troverai semJpre ...

(l) Cfr. n. 39.

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L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A COSTANTINOPOLI, REUSS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

(Archivio Corti)

L. P. Pera, 2 aprile 1878.

Votre bonne lettre du 26 m'a fait le plus grand plaisir. Vous le comprend

riez, si vous saviez combien vous me ·manquez, •combien je regrette d'avoir perdu les relations intimes qui m'étaient si chères.

J'ai fait vos commissions à ma femme et à ma belle mère. Toutes les deux m'otnt ·cha11gé de leurs ~comp1iments pour vous. La Grand Duchesse me diisait, quand je ,lui ai ~raconté que vous vous étiez défendu rpenda,nt 2 heures •contre les attaques dirigées contre vous que la défense de Plewna avait été plus opiniàtre. C'est vous prouver qu'eUe vous en veut, de nous avo~r quittés. Elle mème est partie aujourdhui vi,a Odessa, par un temps :splendide.

Galva~na vous tiendra au ~courant de tout •ce qui se pa,sse. Nous ne d~ons plus: dans rme quinza'ine, on verra tplus ,clair! car n me semble que tout s'embrouilile de jour en jour p:Lu:s. Id 1le meme jeu ,contilnue; 1les ambaSS~aJdeu!rs de la gue11re ne ,sont pas •changés. Le paurvre v<ieux ne sait où donner de JJa tete. Aujourd'hui il voit la guerre inévitable, demain il trouve que tout peut s'arranger. Les cheveux blancs exercent toujours le mème charme sur lui. Ces mèmes cheveux se donnent beaucoup de matl pour ,s'assurer de ces ;pauvre,s Tures. Ces derniei1S font sembLa,nt de v<ouloir 1rester ·fiidè!tes à iLeurs engagements; maris je crois qu'.ils 1Les qu.itteront aussitòt que ,possible; ~c'est à dire dès que l'Armée Russe se sera retirée du voisin~ge. Auoun 'indice que 'ceLa ,arrivera de si tòt. Tous les mamours qu'on fait au Grand Due ne signifient rien. Le vieux Safvet s'arrache les cheveux en faisant grimaces; mais il n'a pas encore reussi de renverser le fou.

Pour •ce qui cr-egarlde mon ave!llir, on a 1parJ.é de moi pour •un ~autre poste mais rien ne m'est encore parvenu qui me fasse croire que cela se fera. J'attends tranquri.Uement et je ne me iPlamdcr-ais 'pas si 11'on me ~a.isse ici. Quand on est heureux dam son intérieur, 1ces questions-il:à perdent d'importance. Dimanche nous avons baptisé notre fils; il prospère Dieu merci, et ma femme a commencé à ma,reher ,dans sa ·chambre.

Le Sultan s'est décidé à faire sa visite hier à la Grand Duchesse et pour apaisecr-mon •courroux, i!l m'a ~nvité à dmer pour jeudi. J e vous ·souhaite toute la bonne chance possible et serais rtrès heureux d'avoir de vos nouvelles.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

(Ed. in LV 26, pp. 209-210)

D. 559. Roma, 3 aprile 1878.

L'Ambasciatore d'Austria-Ungheria ha ricevuto da Vienna, e mi ha comunioato, a ,guiJSa ·di pro-memoria, i'·estratto di un dispaccio del Conte Andrassy non che le istruzioni che sono state impartite all'Agente Austro-Ungarico in Cairo circa la questione finanziaria egiziana.

Siccome l'E. V. può scorgere dalla copia di quei documenti, che qui Le acdudo a titolo s~treUamente ·confidenzia,le (1), •la CaiD.Cehleria ~di Vienna •si •Com

piace nel pigliare atto dell'acco~do perfetto ·che, a ques.to l'iguardo, esiste tra i due Gabinetti. Anche il Governo Imperiale e Reale opina, come noi, essere indispensahHe d:i opporsi a :privHegi j,n favore delJ.'una o dehl'altra classe di creditori, e fa anzi avvertire come, in generale, i ·creditori austro-ungarici s:iano per l'appunto di quella stessa categoria cui appartengono i creditori italiani.

Dal canto nostro, come ben sa l'E. V. ci associamo interamente agli intendimenti manifestati da codesto Gabinetto. La istituzione di una Commissione d'Inchiesta, in Egitto, è oramai un fatto compiuto. Essa si compone dei Commissarì della Cassa, ed ha per Presidente il Signor di Lesseps, per Vice Presidenti il Signor Rivers-Wilson e Riaz Pascià. Gli agenti d'Inghilterra e di Francia ebbero larga parte nelle trattative che condussero alla creazione della Commissione d'inchiesta, nè il Gabinetto italiano fu richiesto, da Parigi o da Londra, di prestare il suo appoggio. Noi dovevamo Quindi tanto più mettere il Khedive in guardia contro il pericolo che per favorire una categoria di creditori si venisse a danneggiare le altre ed a stabilire così un privilegio mancante assolutamente di ogni base giuridica e da noi conseguentemente inammissibile. A QUesto fine mirava la Nota che l'Agente Italiano al Cairo ebbe istruzione di consegnare al Governo Egiziano. Gli Agenti di Francia e d'Inghilterra non hanno veduto con piacere la riserva da noi espressa con la Nota precitata. Ma noi non abbiamo motivo di dolerci del nostro operato. Tale riserva era una misura conservativa che ci era suggerita dal corso stesso delle cose, mentre noi vedevamo gli Agenti Inglesi e Francesi, che hanno principale incarico di tutelare gli interessi dipendenti dagli ultimi contratti finanziarii dell'Egitto, affaticarsi per far riuscire il progetto d'inchiesta, senza curarsi di ottenere la cooperazione e l'appoggio dei loro colleghi d'Italia, d'Austria e di Germania.

Oramai ·è chiaro il diverse concetto che, secondo ogni probabilità, inspira in questo momento l'azione degli Agenti di Francia e d'Inghilterra in confronto di quella dei loro colleghi delle altre tre Potenze. Questo concetto è diverso, come sono diversi i punti di partenza dal quale muovono i Governi rispettivi nel chiedere l'inchiesta. La Francia e l'Inghilterra hanno favorito le ultime operazioni finanziarie dell'Egitto per le quali quest'ultimo ha assunto degli oneri che si disse fin d'allora non potesse sopportare. Il fatto corrispose all'aspettativa. La cassa del Debito Pubblico si trovò deficiente per il servizio al quale fu destinatn. I delegati stranieri dovettero per•sino citare in giudizio il Governo Khediviale e, se ottennero delle sentenze favorevoli, non pare che con questo siano riusciti a raccogLiere i fondi necessari:i per far front(> él! rpa:gamenti dovuti ai portatori dei titoli del debito pubbHco egiziano. La situazione che ne rh;u1ta è questa : da una parte il Khédive dice troppo onerosi gli impegni assunti, non poter questi essere :sostenuti dalla finanza egiziana senza compromettere i servizii pubblici; dall'altra parte gli assuntori dei prestiti pretendono che stralciata una somma sufficiente per i servizi pubblici, resta nell'attivo finanziario dell'Egitto con che adempiere agli impegni presi verso gli assuntori medesimi. Mettendosi da questo punto di vista l'inchiesta che viene proposta avrebbe uno scopo limitato e non sembra dover tener conto della situazione vera della finanza egiziana nella quale non possono essere trascurate le partite passive assai considerevoli esistenti all'infuori del debito consolidato.

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L.'Italia, e con l'Italia anche l'Austria e la Germania, considerano la situazione finanziaria dell'Egitto nel suo complesso e non vorrebberQ "ertamente che l'inchiesta dovesse limitarsi ad a·ccertare, da una parte la somma dovuta ai creditori del debito consolidato, e dall'altra la somma necessaria per i servizi pubblici amministrativi. L'inchiesta, agli occhi nostri, deve estendersi all'accertamento di tutta intiera Ja posizione finanziaria dell'Egitto nello scopo di determinare quale parte delle attività possa essere adoperata al pagamento dei debiti dello Stato, qualunque sia la loro indole senza altri privilegi che quE'lli che risultassero legalmente costituiti.

In questi termini sono già concepite le istruzioni che ho impartite al R. Agente e Console Generale in Egitto. *Se ci sembra indispensabile di insistere sopra tali concetti, si è anche perchè, edotti dalla esperienza di ciò che è avvenuto quando, parecchi anni or sono, si dovette provvedere aWordinamento delle finanze tunisine, ben sappiamo che tutta l'energia dei Governi imparziali è appena sufficiente ad impedire che le ragioni dei creditori particolari dello Stato non siano sacrificate agli interessi dei debitori di titoli consolidati* (1).

(l) Non pubblicati. Si tratta di due dispacci del 28 marzo di Andrassy, uno ad Haymerle ed uno all'agente austriaco al Cairo.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

R. 219/36. Londra, 3 aprile 1878 (per. il 7).

Col mio Rapporto del 29 marzo u.p. (Serie Politica N. 32) (2), io ebbi :l'onore di esporre all'E. V. le ultime fasi dei negoziati ch'ebbero luogo fra la Russia e l'Inghilterra, ed il di cui resultato fu il rifiuto di questa di intervenire al Congresso di Berlino, in seguito alla dichiarazione fatta dal Conte Schouvaloff, a nome del principe di Gortchakoff, di non acconsentire a che tutti gli articoli del Trattato di San Stefano fossero sottoposti aU'esame ed alle discussioni del Congresso. Narrai le circostanze che diedero luogo alle dimissioni del Conte di Derby, la dichiarazione fatta in proposito dal nobile Lord nel Parlamento, e la risposta di Lord Beaconsfield, la quale accennava, per parte del Governo Britannico, una attitudine più energica col chiamare le riserve sotto le armi. Io notavo H mutamento prodottosi nel linguaggio del Gabinetto Inglese, il quale ora invoca gli interessi generali Europei per contrastare il Trattato di San Stefano, mentre finora esso non sembrava preoccuparsi che dei soli interessi Britannici involti nella quistione d'Oriente.

Successivamente, coi miei telegrammi del l o e del 2 corrente (3), ho informa.to l'E. V. del messa·ggio della Regina, presenta·to ieri :l'a,1tro 1ai due rami del ParLamento, rper 11a <chiamata sotto ·le a~mi delilia rLserva, e delia dilsoossione che ne doV'rà segiU.i.re, de1la nomina di Lood Sailisbury a Prinoi.pa~l·e Segreta!rio di Stato rper ,gli AffM!i Esteri, e <deLla Cwcola~e, ~n data del 1° coiTente, ai Rappresentan,U Brirtannioi a<1l'estero, ·col1la quale e1gU esorldiva neLl'assumere ~a dil'ez.ione del Foreign Office.

  • Il brano fra asterischi è omesso in LV 26. (::ll Cfr. n. 24.
  • Cfr. n. 38; il telegramma del 1° aprile non è pubblicato.
  • Confermo ora queste notizie accennando, inoltre, che ieri l'installamento ufficiale di Lord Salisbury, nella nuova sua carica, ebbe luogo a Windsor dalla Regina, che gli consegnò i Sigilli che le venivano restituiti da Lord Derby.

    Lord Salisbury venne surrogato nel Ministero delle Indie dal Ministro attuale della Guerra, Signor Hardy, che verrà innalzato alla dignità di Membro della Camera alta, mentre egli stesso venne rimpiazzato dal fratello stes·so, ed erede presuntivo, di Lord Derby, il Colonnello Hon. F. A. Stanley, attualmente Sotto>:egretario di Stato delle Finanze, e che fu poc'anzi Sottosegretario della Guerra. In tal modo Lord Beaconsfield si assicura l'appoggio della famiglia Stanley, molto potente in Inghilterra, ed il di cui capo è Lord Derby stesso.

    Il CO'lonnel!lo Stanley sposò una fi.glia di Lord Clarendon, e gode di molta simpatia, tanto per il suo caratte~e che per il suo ta·lento.

    Questa ricostituzione del Ministero, ch'è quella proposta dal Conte di Beaconsfield, non si è fatta senza contrasti, specialmente per quanto riguarda il Marchese di SaJ.isbury che, in alti luoghi, si supponeva troppo propenso per la Russia. Ma la Circolare, della quale diedi un cenno a V. E., nel mio telegramma di ieri, e che Le trasmetto qui unita, è di natura a dissipare tali sospetti, e venne accolta col massimo favore in Inghilterra.

    L'esposizione lucida che vi è fatta delle peripezie attraversate nei negoziati colla Russia, relativamente al Congresso, l'indicazione netta e precisa delle conseguenze pericolose per l'Europa, e specialmente per le Potenze che hanno interessi nel Mediterraneo, del Trattato di San Stefano, l'appello che vi si fa implicitamente, non solo agli interessi Britannici ma ancora a quelli di tutte le altre Potenze, hanno posto chiaramente la quistione sopra il vero suo terreno.

    L'insuccesso degli ultimi tentativi fatti dal Generale Ignatiew per attrarre l'Austria dalla parte della Russia, farà probabilmente riflettere questa ultima Potenza sui .pericoli di una guel'l'a cOilJtro J'lnghi'ltel'lra; pe•r cui •SÌ •nutre ora speranza che ·l'atteggiamento energico e deciso del Governo Britannico indurrà il Governo Russo a recedere dalle .sue pretese, e ad acconsentire a che il Trattato di San Stefano sia discusso e modificato all'uopo nel Congresso che, mediante questa condizione, potrebbe effettivamente riunirsi.

    È certo che in Inghilterra non si desidera la guerra ma non si paventa neppure.

    È vero che le forze dell'Esercito, per ora, si riducono a poco, anche quando le riserve saranno raccolte sotto le armi, imperocchè si valutano a 12.000 uomini circa quelli che provengono dall'esercito attivo, ed a circa 25 mila quelle della Milizia, (reserve). Un solo Corpo d'Esercito è pronto ad essere mobilizzato, un secondo lo sarà fra poco, e si pensa a formarne un terzo.

    Ma è sultla ma~ina specialmente che si ·concentra tutta I'attività miHtare. Le flotte Britanniche supereranno fra poco quelle di molte, se non di tutte, le Potenze marittime riunite, ed i mezzi immensi di cui si dispone in questo paese lo mettono in grado di sostenere, per lungo tempo, una lotta che sarebbe micidiale per la Russia stessa, malgrado l'estensione di questa Potenza.

    Se, come ·si spera, si verifica il proverbio si vis pacem para bellum, e se ha luogo il Congresso sotto le condizioni anzi accennate, mi pare che l'Italia avrà una bella parte da sostenervi, imperocchè dessa, non avendo •aspirazioni così vaste come quelle di aLcuni suoi vicini, pokà più facUmente far vale,re ,i rproprì intevessi, inaLberando J.a bandiera de,lla Hbevtà del 'Commevcio e dell,la navigazione suHe coste or,ientali del Mediterraneo, nel Ma,r Nero e ,sul Da,nubio, 1ibevtà che sarebbe g11avemente minacciata ov,e il 'lkaUato di San .Stefalllo diventasse un fatto ~compiuto.

    Da questo tema sul quale, non ne dubito, saremmo sostenuti dall'Inghilterra, si potrà fadlmente ,prendere argomenrto rper 'tl1a,1Jtare tutte le questioni di mutamenti territoriali che sorgeranno naturalmente, e fol'se non senza qualche vantaggio per noi.

    Recandomi quest'oggi a fare la pl'ima visita ufficia,le ~a Lord Salisbury, che ha ricevuto tutto il Corpo Diplomatico (in uniforme), ho avuto oocasione d'interrogare parecchi dei miei Colleghi sulla situazione, e specialmente sulla Circolare del nuovo Ministro. Mentre molti rkonoscono che, con questa, ,la posizione si è resa netta e fanno assegnamento sul noto principio • une question bien posée est à moitié résolue •, altri, al ~contrario, •sono meno ottimisti, e .scorgono in essa un ostacolo aa ogm ulteriore concerto, rperchè non ,credono ~che Ia Russia possa cedere dopo la ri,pulsa da essa fatta deLle precedenti :proposte Inglesi.

    Alcuni, tuttocchè ammettono ~ohe la Circolare sia ~chiara e ben ,scritta, la considerano però come un documento letterario anzicchè diplomatico, e le rimproverano di essere troppo assoluta, e di non lasciare una porta aperta a nuovi tntend1Lment,i senza offende11e 'l'amor propl.'io di uno dei contendenti. .Ai~tl"li, 'Ìillfine, scorgono in tutta la condotta del Gabinetto Inglese, non certo la intenzione di fare la guerra, ma il desiderio di trarre le cose in lungo per estenuare la Russia, i di cui eserciti ~soffrono perdite quotidiane immense, mentre, coll'indugio, spererebbe di condurre l'Austria a prendere una determinazione più decisiva e conforme ai proponimenti Inglesi.

    Ho creduto opportuno di riferire queste varie opinioni all'E. V. che, paragonandole colle informazioni che le perverranno d'altre :parti, 1sarà meglio di me in grado di ponderarne il valore.

    Intanto quest'oggi Lord Salisbury mi di~se che aspettava di conoscere l'impressione che avrebbe fatto al di fuori la sua Circolare, e che egli aveva creduto opportuno di pariare chiaramente fin da principio affine di ben fare conoscere la linea ch'egli intendeva di seguire.

    (l) (3)
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    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 1091. Costantinopoli, 3 aprile 1878 (per. il 9).

    Il solo fatto di ,speciale interesse ch'io abbia a segnalare quest'oggi a V. E. è la lotta impegnatasi tra l'Ambasciata d'Inghilterra ed iJl Quartiere Generale Russo per attirare a sè il Governo del Sultano nell'eventua,lità di un conflitto. A questa gara d~'infiuenza è rivolta tutta l'attenzione di questa diplomazia che vorrebbe seguirne gli incidenti e ricer~carne .gli effetti. Ma non è fadle di :s:coprire il vero sui mezzi adoperati da una parte e dall'altra per raggiungere l'intento.

    L'azione deU'Ambasciatore Britannico è occulta, indiretta; essa si esercita sull'animo dei Ministri che seduce colla prospettiva d'una ~prossima guerra alla

    quale la Turchia dovrebbe prender parte facendo causa comune con l'Inghilterra. Il Signor Layard trova non pochi partigiani di quest'idea, specialmente nell'esercito, e di essi si vale per influire sull'animo del Sultano. Più palese e diretta è l'azione del Quartiere Generale Russo. Profittando della cortese accoglienza fattagli da S. M. nella intervista del 26 marzo, il Granduca Nicola venne nuovamente in questi giorni a Pera, e fu a visitare in forma privata il Sultano nella sua residenza di Yeldiz. La visita durò a lungo, e so che S. A. I. si loda assai delle disposizioni di S. M., la quale dal canto suo manifesta viva simpatia per il Granduca. Contemporaneamente agiscono ciascuno nella propria sfera il Signor Nelidow ed il Signor Onou che stabilitisi quasi definitivamente a Pera hanno frequentissime interviste coi Ministri e con personaggi influenti dell'Impero.

    Questa lotta d'influenze rende necessariamente assai precaria la posizione dell'attuale Presidente del Consiglio. A taluno che ieri confidenzialmente gli parlava delle voci che ·correvano di un prossimo cambiamento di Ministero, Ahmed Vefik Pacha rispondeva di avere presentato al Sultano un progetto di po1IiM.ca eSiterra, che questo progetto er·a stato pienamente approvato e che non aveva al-cun motivo di credere che S. lVL av·esse a mutar di proposLto, nel qual caso solo egl.i si rli,tirerebbe. D'altra pa•rte Safvet Pacha, ad un Rappresentante Estero che accennava aUa probabilità della di lui venuta alla Presidenza, non la negav·a recisamente, ma Hmi.tavasi a deplorare, a motivo deiia sua ma,lierma salute, che la cosa avesse a succedere.

    Comunque sia, la gravità degli eventi che si maturano in Europa produce una v,Iva t·repi•daz:ione neil'animo di que,srti Mind!o1t·rd, chè nel.l'eventuaiti,tà di una guerra combattuta tra l'InghHterra e la Russia sul territorio Ottomano tutti prevedono im,mense sciagure pel .paese, quasi ·tutti la rovina completa de11'I.mpero (1). Eg;li è cedendo •a que1sti sentimenti d'angosda, che Safvet Pacha si è fatto presso i suoi Colleghi propugnatore dell'idea di rivolgersi, in caso che il con!lll!i·tto •tm J.a Russia e ·l'Inghhlterra divenis·se inevitabHe, aUe Grandi Potenze neutr.aili per ottenere mel'cè j,J 1loro ~ntervento che s•i risparmi aUa Tul'chia il disastro di una nuova guerra, e ·che le parti belligeranti scelg·ano un campo di batta.giia •che non sia il territorio Ottomano. So che questo progetto è attualmente oggetto di serio esame aUa S. Porta, ma ignoro se esso abbia probahiHtà di essere adot.tato.

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    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 648. Londra, 4 aprile 1878, ore 16,56 (per. ore 19,11).

    Je désire savoir si Vous avez entendu parler du projet de démonstration de l'Angleterre dans la Méditerranée dont i1 est question dans mon télég·ramme du 30 mars del'n:ier (2). Je pense qu'H ne s'agi:ssait nuHement de il'Italie,

    marinai russi.

    mais plutòt que ce bruit était occasionné par la mission du Général Ignatiew à Vienne. D'aHleurs, si pendant quelques temps on a semblé etre convaincu à Londres que nous avions des engagements avec la Russie, j'ai lieu de croire qu'après le démenti formel Que, avec l'autorisation du Ministère, j'ai plus d'une fois donné à cette supposition, tout soupçon à •ce suj.et est di.ssipé. L'on saH au Foreign Office que notre attitude a toujours été franche et correcte, que nous avons travaillé pour la paix, et que nous voulons conserver notre neutralité. Il est clair d'autre part que l'Angleterre serait bien aise de nous entrainer dans une action commune en cas de guerre, mais nous n'en .sommes ,pas encore a.rrivés J.à. Il s'en faut qu'on ait renoncé à tout espoir d'arrangement pacifique, quoiqu'ici les armements maritimes continuent activement dans des proportions gigantesques. On pense que si la Russie consentait à la discussion du traité de Santo Stefano on arriverait à un accord. D'autres croient que l'Allemagne prendra l'initiative d'une entente. J'attends que Salisbury ait pris entière possession de son Ministère pour avoir une longue conférence avec lui. Dans mon rapport parti hier pour Rome je refère à V. E. les paroles que m'a dit Salisbury dans la courte entrevue que j'ai déjà eu avec lui et d'après lesquelles il attend de connaitre l'effet qu'aura produit la circulaire.

    (l) In una Lp. stessa data, non pubblicata, si comunicava l'arrivo a S. Stefano di 3-4000

    (2) Cfr. n. 28. Nei riguardi dell'atteggiamento italiano cfr. n. 34. In un dispaccio al ministero della Marina del 4 aprile, n. 77, non pubblicato, il Ministro degli Esteri prend<e atto di un telegramma del comandante del Porto di Siracusa riguardante la presenza di corazzate inglesi nelle acque siracusane, e sottolinea l'opportunità di una stretta osservanza delle norme sancite nel 1864 per la neutralità dei porti.

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    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, TORNIELLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

    D. 385. Roma, 4 aprile 1878.

    Stimo utile di qui acchiudere, per informazione confidenziale di V. E., copia di un Rapporto, del R. Ministro in Atene, ove è riferito l'atteggiamento in cui l'Inghilterra si tiene rispetto alla Grecia. L'ultima parte del rapporto stesso ·concerne .le di.sposizionli man.ifestate, ·oil'ca l'ammissione deli1a Grecia al progettato Congresso, dal Gabinetto di Vienna. Intorno a quest'ultimo punto, ho ricevuto da,lJla R. Ambasciarba in Vienna 1nformazioni più recenti (28 marzo) (1), che sono riassun•te nel qu:i acchiuso parag·mfo ·cifrato.

    ALLEGATO

    Annesso cifrato-Il parait que depuis quelques jours la politique de l'AutricheHongrie, vis-à-vis de la Grèce a complètement changé. Il n'y a pas longtemps que le Comte Andrassy semblait applaudir aux aspirations des populations grecques, et compter sur l'élément hellénique pour opposer une digue au débordement de la race slave dans la péninsule des Balkans. Aujourd'hui on fait comprendre à Athènes, en termes assez durs, que la continuation de l'insurrection pourrait aux yeux de l'Autriche-Hongrie, mener la Grèce à une destruction totale.

  • Cfr. n. 19.
  • (l)
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    IL MINISTRO AD ATENE, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Atene, 4 aprile 1878.

    N o n credere che io intenda bersagliarti di lettere particolari a meno che tu lo desideri preferendo codesto sistema alla corrispondenza ufficiale. Ma quanto ho oggi a di,rti non potrebbe formao:-e cmwcenientemente ogget.to di .mpporti. In correlaziOiile ~coUa P'resenza del Signor Lombardos in Jt.aHa debbo iJilformarti confidenzialmente che codesto incaricato di affari di Grecia Signor Paparrigopoulo da quando la sinistra è venuta a·l rporteo:-e ha sempre voluto :Ilare deilla politica dietro le quinte indipendentemente da quel!la che si faceva aHa Consulta. La sua amic,izi,a con Crispi e la sua intrinsichezza coJ. Signor Depretis .gl'i fadlitavano questi maneggi i quaH spesso mi avrebbero pos•to in imbarazzo ove non avessi saputo qual .caso faTil1e. Tanto che Jl Si·gnor Depretis era pres·idente del Consiglio non avevo diri·tto a muovere a•lcuna osservazione se talvoùta le •COmunicazioni che inviava il Paparrigopoulo al suo Governo erano l'antitesi di quel1le ehe ·mi pervenivano con ,}a firma del buon Mele.gar.i e spesso era curioso di sentirne i riflessi che faceva Tdcupi suHa differenza che correva fra le dichiarazioni scri<tte dal Governo Italiano e quel1le verbali ·che gli faceva i1l suo incaricato di affari. In una oocasione però dovetti intervenire. Le truppe élileniche avevano varcato H confine e •l'a1ltua,Je Mi·nistro deg.Ji Esteri Signor D~lyann·i mi fa vedeo:-e un telegramma tutto ·trionfante di Parpan.~igopoulo col qua•le gH annuncia •che essendo .indisposto i•l Si.gnor Depretis· aHma Mind:stro anche lui degli Esteri aveva conferito col Signor Orispi il quale a nome del Governo del Re congra•tulava 'i•l Gabinetto di Atene drca la sua beUa impresa pel cui successo fa.ceva suoi voti ardentissimi assicurando che ben tosto una squadro ita,liana avrebbe stazionato ·al Pireo per proteggere .la capita1le contro un •Co•l,po di mano ecc... H Signor Delyanni m.anldava infat.N costà un .telegDamma per esprimere il 1:'uo giubUo ma ben presto •io ne ·mandavo un altro per segna,lare l·a fa•lsa posizione in cui mi ·trovavo, dovendo tenere un .linguaggio diametrartmente Oipposto a quello di •cui si serviva i·l Min1s,tro dell'Interno f;atcendo poi anche delil'inco'" rag.giamento che dò poteva dare ·in :sì cdtico •istante a.l Governo EHenko. F·igurati l'ira di Tornielli. E del resto non a tovto. Ricevetti un telegramma fulminante in cui si dichiarava che Paparrigopoulo aveva frainteso il senso di alcune parole del Ministro dell'Interno il quale poi aveva avuto torto marcio di usarle essendo la Consulta •SOla fonte ,autorizza•tJa :sul1la poEtica estera e non ii maniero di Braschi. Ritorno ora al mio gregge vale a àir al Signor Lombardos. Anzitutto due parole di biografia sul conto di lui, sotto un aspetto di falsa modestia egli cela molte ambizioni, ma è uomo di ~piorito. T·rlicoupi J.o considera come ·suo migliore ·amico ed è pieno di nguardi per lui poiehè H Lombardos è influen:te nelle ;isole ·ionie terra sacra ove T·ricoupi ~recluta la miglior parte dei suoi partigiani, del resto non molto numerosi v.isto che tuttalplu in Parlamemo sono solo 18 o 19. Passiamo oltre. Lombardos fu Presidente della Camera, Mi nistro di Finanze durante una breve amministrazione presieduta dal T(t'\icoupi nel corso della quale questi si mise male col Re e fu persino tacciato di Repub

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    bHcano forse a causa di Lombardos che nel fondo· del suo cuore lo è. Avendo egli una sorella stabilita a Napoli vi passa frequentemente molti mesi dell'anno e colà si ,legò con tutta t1a falange meridionale capitanata da·l Grispi e C ; vantava per:sino la •conoscenza di Re Vittorio Emanuele forse peT via di casa Mirafiori o di 'chi ne frequent·ava j,l ,c,I,rcolo. D'a11tronde è fin dal tempo in cui Mamiani era Ministro qui e mentre si intrigava per una fìanta•stica spedizione in A·lbania che compaTÌ sulla nost.ra scena H Lom·bardos. Ora poi ecco quanto seppi dopo di averti scritto l'ultima mia particolare, vidi Tricoupi e da lui imparai che Lombardos dopo un soggiorno a Zante sua patria, come mi par d'averti detto, doveva andare a Napoli secondo il 1solito. Ma allora eTa Ministro il Cvil!llpi ed essendo già note le sue relazioni con lui, i Min~stri gli avevano raocomandato di adoperarsi a tutta possa in favore della causa ellenica. Però prima di aver tem!PO a sdebitarsi dell'incarico ricevuto strettamente parlando senza newur l'ombra d1 carattere ufficioso •Cadeva il Cri~'Pi e 1subentrava l'attuale Min~stero. Ora da quanto mi dice il Signor Delyanni il Lombardos avrebbe avuto occasione di vede:re il Cairoli il quale gli avrebbe detto che l'Italia ed il Re bramava sapere se la presenza di una squadra italiana nelle acque greche sarebbe per torna.re qui gradita.

    Questo è quanto ha telegrafato il Lombardos. Rinuncio a descriv1erti il gaudio del Ministro Ellenico degli Esteri a sì fatto annuncio. Mi ass:kurò di aver tosto informato il Signor Papal'rigopoulo di eSJP['imere a ·chi di ragione che nulla andrebbe più a sangue di ogni buon patriota greco come di vedere un nostro naviglio al Pireo. E lo credo! Sono sei mesd. che il Gabinetto di Atene si è fatto dir di no su questo soggetto che ormai più non se ne ;pavlava. Questa pretesa ,conversazion·e con il Si,gnor Cairoli succedeva :probabi,lmente prima del tuo arrivo da Costantinopoli e mentre egli aveva interim degli Esteri. Ad ogni buon fine ho voluto :ra,g,guagliarti di tutto in forma privata; con i miei !recenti rapporti ti ho descritto la situazione tale quale si presenta oggi in Grecia. Sarà un punto importante quello di conoscere presto quale attitudine l'Inghilterra finirà per prender qui. Tutto par indicar che essa non ha deciso nulla e che non sarà che all'ultimo istante che si svelerà. Inoltre il suo contegno rispetto a questo paese a·ccenna come un desiderio di salvar ,capra e cavoH Clioè vedrebbe di buon occhio la creazione di una barriera contro l'elemento slavo ma da un altro lato la caduta completa della dominazione turca in Europa la spaventa. Ecco a mio avviso il vero stato delle cose riguardo la questione ellenica. A giorni farai il tuo primo discorso in parlamento e mi rallegro in anticipo per 11 sucee.ss:o che vi riporterai. Chi sarà definitivamente il tuo segretario generale? e che avverrà di Torniel!li? Mentre ti accerto che 'impiegherò la quintessenza delle mie piene faco·ltà ·a servk.ti bene comanda sempre a'l tuo amico.

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    IL CONSOLE A GALATZ, SOMMARIVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 651. Galatz, 5 aprile 1878, ore 18,30 (per. ore 20,15).

    Les Russes près de Tultcha ont déjà réuni sur la rive du Danube environ huit cent mètres cubes de pierres.

    Leurs officiers disent ouvertement que cela est en prévision de former éventuellement un nouveau barrage du fleuve. On croit que 24 heures suffiraient à cet effet.

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    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA

    D. 241. Roma, 5 aprile 1878.

    Ho notato, nell'ultimo Blue book pubblicato dal Governo britannico che il Conte Schouvaloff rimise il Trattato di Santo Stefano a Lord Derby mediante lettera ~speciale. Aù Govwno del Re, secondoohè Le telegra:lìai a suo .tempo (1), come pure aJ. Gov,erno austro-ungarico la consegna fu fatta senza accompa,gnamento ailouno d!i ~lettera. Certamente però, qUJesta differenza di forma non può essere ,effetto di istruzioni dirvel'ISe timpa,J:Itite a1le varie Ambasciate dal! GoVlerno russo, intenzione del quale non potè essere di stabLli~e per tatl modo una differenza di sostanza. Le ~comrmi,cazioni :liatte in questa circostanza ati. Gabinetti firmatari dei Tratta,ti del 1856 e del 1871 debbono dtenersi come aventi ~tutte lo

    s.tesso valore. Non ile rpall.'lrà forse inopportuno, 'se ,Ja occasione se ne presenta spontanea, di far sentire che ta,le è la nostra opinione.

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    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 826. Vienna, 5 aprile 1878 (per. il 9).

    A ,giudicare da~l;l'estrema ~riserva che al Mini:stero degLi Affari Esteri si mantiene nell'esprimersi intorno alla fase acuta anzichè no in cui è entrata la crisi orientale, e ciò non solo con me ma anche colla maggior parte dei miei colleghi, devesi forzatamente ritenere, che per pronunciarsi più esplicitamente, si attenda di conoscere l'accoglienza che sarà stata fatta a Pietroburgo alle dichiarazioni del Conte A'ndra,ssy intorno ,a,l ,trattato di Santo Stefano, che ,iJI Gener:a1le Ignatiew ebbe a portarvi. In attesa di ciò il Gabinetto di Vienna vede senza dispiacere ed anzi con ~simpatia l'azione diplomatica testè intrapresa dal Gabinetto di St. James allo stesso oggetto, da cui non può se non ricavare buon frutto nel suo interesse: ma di lì ad impegnarsi in un'azione comune vi ha un gran tratto e ritengo che nessun avvicinamento in questo senso sia stato fatto da questa parte. Del resto poi tutte le informazioni ch'io raccolsi concordano nel confermare che il CoUJte Andra,ssy, destderooo di affermare la dputazione a cui non senza l'lagione pretende, di essere uomo pratico anzi tutto, non ritenendo possibile ottenere senza una guerra, che circostanze varie non consentirebbero all'Austria-Un

    (ll Cfr. n. 2.

    gheria d'intraprendere facilmente, la distruzione del Trattato di Santo Stefano, miri a procurare sul terreno economico e commerciale il compenso che la Monarchia crede di dover pretendere, onde controbilanciare la preponderanza politica che la Russia, mercè quel trattato, anche ridotto in modo da offendere un po' meno gli interessi del vicino Impero, pure manterrà nella parte occidentale della Penisola Balkanica. L'azione del Gabinetto di Vienna tenderebbe quindi in oggi, a quanto mi si assicura, a stabilire cogli Stati e Provincie Occidentali della Penisola una specie di Zollverein in cui l'Austria-Ungheria avrebbe la parte che spettava alla Prussia in quello Germanico. Questa idea mi consta sia stata accennata confidenzialmente da'l Conte Andrassy in seno aMa Delegazione Austriaca e vi abbia trovato molto favore; ho poi anche ragioni di ritenere che essendo essa in armonia colle proposte di cui il Generale Ignatif'w fu latore, formò del pari oggetto speciale delle conversa7ioni che ebbero testè luogo in Vienna fra l'Inviato speciale Russo e U Primo Ministro Austriaco: ben inteso però che 'il Conte Andras,sy non 1aV'rebbe voluto ammettere che le modific,az,ioni territoriali atte a facilitare una tale organizzazione economica e commerciale fossero conseguenza di accordi diretti fra i due Stati, volendo invece fossero il risultato di accordo Europeo ad ottenersi mediante il vagheggiato Congresso.

    Non 'saprei poi in verità 'se un tale scopo sia f,adlmente l'ag,giungibhl,e ove il Congresso venga ancora a riunirsi, poichè un'unione doganale fra l'AustriaUngheria, la Serbia, il Montenegro, la Bosnia, l'Erzegovina, l'Albania etc. fino a Salonicco, sarebbe tal fatto economico da riuscire forse meno accettabile ad alcuna delle grandi Potenze, che non una pura e sempHce annessione della Bosnia e dell'Erzegovina.

    Ho creduto dover mio far cenno di tutto ciò all'E. V., sebbene non si tratti che di informaz,ion[ ~che mancano di qua,lsiasi carattere uffic.ia,le, le circostanze non avendomi in questi giorni fornito propizia opportunità di meglio orientarmi sullo stato vero della situazione, procurandomi una conversazione col Conte Andras,sy.

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    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 1093. Costantinopoli, 5 aprile 1878 (per. l' 11).

    Le informaz.ion,i che vado quotidianamente aMJiniendo a vade fonti sono concordi nell'attribuire al Sultano il desiderio di non prendere alcuna parte alla gue11ra ,che ,avesse a sco1ppiarre tra l'InghHterra e la RuiSSia. Ad un Rappresentante Estero che ieri aveva l'onore di essere ricevuto a Yeldiz, S. M. dichiarava che faceva ardenti voti perchè la divergenza di vedute tra i due Gabinetti di San Giacomo e di Pietroburgo non avesse a degenerare in un conflitto; -::he, se ciò dovesse sventuratamente succedere, il suo Governo impiegherebbe tutti i mezzi per impedire che il territorio Ottomano divenisse il campo della lotta; che, nell'accettare le onerose condizioni imposte dal vincitore, la S. Porta non aveva avuto altro in mira che di preservare la capitale da una occupazione straniera, e non voleva che tanti sacrifizi andassero del tutto perduti come :iJnev,itahi11mente accadrebbe 'se la guerra fosse combaUuta in queste contrade.

    Di :llronte ;però a queste disposizioni pacifkhe del Sultano, vi sono Jielle influenze bellkose di cui, qui più che altrove, conviene tener conto; eè. esse si agitano intorno al Presidente del Consiglio e ad alcune alte personalità militari cui punge il desio di rivincita. Egli è perciò che, ad onta delle ripetutt dichiarazioni di neutralità fatte dal Sultano qui si esita generalmente a credere che tale debba essere defin<Ltivamente la linea di condotta 'che seguirà H Govel"no Ottomano, tanto più che non si riesce a comprendere come potrà la S. Porta attenersi ad una politica neutrale quando le forze dei due belligeranti avessero a scontrarsi sul suo stesso territorio. Quando qui fu nota per sunto telegrafico la circolare del Marchese di Sali:sbury nuovo Ministro degli Affari Esteri Inglese, vivissima fu la commozione alla S. Porta, e persone addette all'Ambasciata d'Inghilterra andavano dicendo essere finito per la Turchia il periodo delle tergiversazioni; doversi essa ora pronunciare chiaramente per l'alleanza Inglese o Russa. Non devo a tal proposito tacere a V. E. che il linguaggio dell'Ambal)ciata Britannica si accentua sempre più in un senso bellicoso; cosicchè se si dovesse trar unicamente da esso un giudizio sui futuri avvenimenti, dovrebbesi ritenere inevitabile e vicino lo scoppio delle ostilità.

    P.S. Mi si a<ssioura che un telegramma ,g:iJunto a1l Quartiere Genemle Russo informa il Generale Ignatiew non essere stato mandato a Vienna con pieni poteri per trattare col Governo Austro-Ungarico, ma unicamente per fornire degli schiarimenti atti a J:"i,stabilire un accordo sui punti controversi. Il Generale Ignatiew era partito da Vienna per Pietroburgo abbastanza soddisfatto del risultato della sua missione.

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    IL CONSOLE A JANINA, ZERBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 103. Janina, 5 aprile 1878 (per. il 14).

    Ho l'onore di accusare all'E. V. ricevuta del riverito di Lei dispaccio 29 dello scorso Marzo, a<ppa,rtenente a questa SeDie (1).

    La notizia portata dagH ultimi giornali e 'da lettere ;private di una al1eanza tra l'Austria e l'Inghilterra, a cui s'unirebbe altresì la Grecia, ha inspirato grandi aspettative nell'animo di queste popolazioni. Esse quasi più non dubitano della prossima loro liberazione ed indipendenza.

    Intanto è qui vooe generale, voce spa,Dsa egua,lmente ad Arta ed in altre pal1ti, ,che dimani, 2,5 ,di marzo 'secondo lo stHe Greco, ann,iversario della ,proclamazione della indipendenza Ellenica, sia giorno fissato ad una generale irruzione di volonta,rj greci ,sul terdtovio ottomano e ad una ,11tpresa rpiù Vltgorosa

    44

    delle ostilità. Nella prev1s10ne di un simile eventuale avvenimento, avvertito a

    questo Governo altresì da Fotiades Bey furono spediti da Berat a Valona 500

    Baz,i-Bozuk a tener d'occhio quella costa, e da qui altri drca 200 soldati allo

    scalo di Sajada per il medesimo scopo.

    Grandi provvigioni di munizioni guerresche vennero in questa settimana

    dirette da Janina a Grevenà, dove si teme imminente la comparsa del Capitano

    Giaca con 800 seguaci. Questa banda si troverebbe attualmente a Chascìa, loca

    lità a 6 ore circa da Grevenà, e non poca è la tema degli Ottomani, perchè

    in quella regione sonvi più di 40 villaggi cristiani, disposti a prendere le armi.

    Radovitza, villaggio poco discosto dal confine elleno, è stata evacuata dalle

    truppe ottoma~ne, te quaM 1si 'sono ~i,timte e ,concentrate ad Arta. I volontarj

    greci vi sarebbero accorsi, ed avrebbero fortemente occupato le pendici circo

    stanti.

    La banda di fuggiaschi, colla quale viaggiava il Conte Luigi Conturbia di Milano, e della quale è cenno nel mio rapporto del 18 trascorso marzo N. 99, avrebbe secondo le fondate informazioni a me comunicate, già da oltre una settimana potuto effettuare felicemente la sua ritirata sulla terra Greca attraversando, come diceva, le nevose montagne di Giumerca: s'ignora però ancora se essa siasi diretta a Lamia, oppure a Konitza sul Golfo di Arta. È strano che dopo i corsi pericoli il Conte Conturbia non dia notizie di sè agli impensieriti suoi parenti, od altri interessati alla sua sorte, poichè anche il R. Ministro ad Atene con telegramma del primo del mese andante mi richiedeva d'informarlo se il Conte Conturbia fosse nel numero dei prigionieri tradotti ad Janina. Io ho immediatamente partecipato al Conte Maffei i ragguagli che conoscevo, non senza esternare la mia meraviglia, che il fuggiasco, trovandosi in molta vicinanza di Janina, non abbia subito fatto conoscere al Consolato la sua presenza ed esternatogli desiderio d'asilo, dove avrebbe con risparmio di sofferenza incontrato sicurezza di -pei1SO!la mag:g:iore ohe ne11a trepLda fuga, o di se,rv:Lgio qua1lsiasi, che gli sarebbe certamente stato prestato colla larghezza di cuore di chi v'aveva obbligo per ragione d'ufficio e gli era in pari tempo concittadino.

    Col conte Pennazzi e col conte Conturbia era sbarcato a Santi Quaranta anche il protetto italiano Anastassio Guvalis, d'origine Epirota. Aveva il grado di sergente e combattè da prode nella giornata di Caralibey. Riuscito a scampare colla schiera di Tritachi dopo l'eccidio di Licursi, ,cadde nella fuga ammalato di pleurite ed ora potè ricoverarsi a questo Consolato, dove giunse lacero e ,sfinLto e dove ora ll'icev'e tutte le ma,ggioni possihilli 'cure mediche ed ospitaH senza penicoilo ohe ,l'Autorità J.ooa,le possa addars1i del1la sua presenza a Janina,

    o venire in cognizione della parte da lui presa all'insurrezione.

    (l) Non pubblicato.

    54

    L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Pietroburgo, 5 aprile 1878.

    Il tuo trasferimento alla Consulta non mi ha punto meravigliato. Io ne accolsi la notizia con soddisfazione perchè la tua nomina a Ministro degli Affari

    45

    4 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

    Esteri nehle c,i.rcostanze rpresen·ti non è soltanto una guarentigia per la carr·iera ma è inoltre (ed è ciò che più importa) una guarentigia per le nostre relazioni internazionaili. Ciò che mi scrivi nella tua lettera deil 30 marzo scorso (1), intorno alla tua ferma risoluzione di non piegare da alcuna parte e di volere evitare qualunque cosa che possa impegnare l'Italia, anche da lontano in un verso piuttosto che nell'altro, mi par savio e commendevole. Io ti seconderò sinceramente e il meglio che potrò, in questo programma, che nella penosa e difficile situazione in cui si trova ora l'Europa mi sembra il più vantaggioso pel nostro paese.

    Il Generale Ignatiew, di ritorno da Vienna, ha portato qui l'espressione dei desideri e delle domande dell'Austria. Ignoro fin dove vadano questi desideri e queste domande. Ma so ·che U Gabinetto di Pietrobu:ngo è ddsrposto a fare all'Austria larghe concessioni nello scopo di mantenersela amica, o per lo meno di non averla nemica. È cosa ormai nota che la Russia già prima d'ora aveva dato il SlUO consenso •ail'occurpazione ·eventuale ed in certi casi anche all'annessione per parte dell'Austria, della Bosnia e dell'Erzegovina. Sembra però che le domande dell'Austria abbiano in mira una maggiore estensione dell'influenza Austro-Ungarica, che secondo certe informazioni dovrebbe spingersi fino al golfo di Salonicco, ed in ogni caso la limitazione della influenza Russa nell'arcipelago e sul Danubio. Dal linguaggio della stampa ufficiosa russa non risulte.rebbe che le domande austriache siano ·state accettate qui, alLmeno per intiero, ma non risulta nemmeno che ~siano state respinte del tutto. I desideri dell'Austria, secondo il Gabinetto di Pietroburgo, potrebbero e dovrebbero fare oggetto di discussione nel Congresso. Ora si vorrebbe qui che J.'I,nghiilterrn, imitando il Gabinetto di Vienna, non si limitasse a fare obbiezioni al trattato di pace, ma formulasse i suoi desideri, che cioè non si limitasse ad un programma negativo, ma formulasse un programma positivo. A ciò tende un articolo stampato oggi nell'agenzia russa che ti mando in via ufficiale.

    È probabile che Schouvaloff avrà ricevuto l'istruzione di tenere a Londra

    un linguaggio non dissimile da quello indicato in questo articolo. Evidente

    mente la Russia vuole aprire una nuova porta all'Inghilterra per l'entrata di

    questa al Congresso. Ma su ciò avrai certamente informazioni più larghe e

    più esplicite da Londra, giacchè il Gabinetto inglese non ha le abitudini di so

    verchia riserva e di taciturnità che distinguono la cancelleria Russa. Mi limiterò

    quindi a dirti che qui la situazione è grave e molto .tesa. n desiderio di pace,

    dopo una guerra che costò immensi sacrifici di sangue e di denaro si alterna,

    nel~ .popolaz,ione e ooò nel Governo della Russia, col desiderio uguailmente

    vivo di non perdere i frutti della vittoria caramente riportata, e col sentimento

    più vivo ancora di mantenere intatto il prestigio e la dignità dell'Impero. Sven

    turatamente gli animi sono appassionati e molto eccitati contro l'Inghilterra.

    La •stampa soffia in questo incendio, le passioni si esaltano, e qui sta v·eramente

    il pericolo.

    Ti rinnovo l'assicurazione che ti seconderò sinceramente nei tuoi sforzi per

    mantenere il nostro paese in pace con tutti, e specialmente coi nostri vicini. Le

    nostre relazioni con la Russia sono e·ccellenti e cordiali. Le manterrò tali se Dio

    mi aiuta. Nel tempo stesso, checchè abbiano stampato certi giornali, non abbiamo

    alcun impegno. Mi è caro H constatare a ·te questa situazione che può fovmula•rsi così: Relazioni amichevoli, cordiali tra l'Italia e la Russia, senza alcun legame che vincoli la loro libertà d'azione rispettiva.

    Mandami le tue istruzioni quando occorrerà. Io le eseguirò con fedeltà e con prudenza. Non spetta ad un ambasciatore il dar consigli al Ministro degli Affari Esteri da cui dipende. Ma permetti all'amico di dare all'amico almeno questo mio consiglio. Evita persino l'apparenza di una politica inquieta ed instabille e prima di fa.re un paiSSo vel'SO ·l'una o l'ailitra delle grandi Potenze, quale che sia questo passo, pondera bene le conseguenze; e4 infine metti la più grande riserva nelle comunicazioni verbali coi Rappresentanti esteri, giacchè da una conversazione verbale si può sempre, con un pò di buona o cattiva volontà, cavare quello che si vuole.

    (l) Cfr. n. 29.

    55

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Vienna, 5 aprile 1878.

    Un telegramma da Roma dd questa seva riproduc:e la notizia data da.Ll'Avven~re che a meglio tutelare la nostra eventua.le !nJeutraHtà il Governo ha deciso di •prendere alcune mi&ure !IniHta11i non solo per 1l'Esercito ma anche a riguardo deHa Ma.cina militare·. Ignoro 1se 1la notizia 'abbia fondamento o no ma ad ogni modo ti pregherei a vole11md far tenere a •corrente di quaLsiasi disposizione mililtare ·che il Gov•emo potrebbe !pl'endere affinché do sia in grado di smentire all'occoNenza rnehle mde cOIJJversaziorni qui 'le :lla.l•se notizie nonché di fornire queUe spiegazioni su dò ohe veramente si farebbe onde non iJ.a,scia•r iJ11Jg~nerare infondati sospetti sul 'conto nostro. Gli awunti Ln proposito potrebbero forse per maggior precisione, essere •compilati al Mini:stevo deHa guevva ed il Ministero Este11i me ·li .comuni•chevebbe ove occorresse cifrati. L'Italia arrivato qui oggi pada di CurtQpass'i pel Segretario Generale suppongo queHa notizia man•chi di qualsiasi fondamento, •intanto ;però aspetto con impazienza di conosc,ere la scelta 'che av1rai fatto poiché essa sa:rà per me fonte di luce per ohiial'imni •la siltua~iorne. Aspetto· con iiffi!PaZienza ile .tue diohia·ra~ioni di Lunedì per sapere con precisione sur quel rpied je dois da'lllser e prendere eosì un'attitudine, ·spero quindi

    che mi manderai tosto un telegmmma contene•nte H sugo auten,tico deUe tue dichiarazioni per la pal'lte a•lmeno ·che r:igua·11da •le nostre ·relazioni coll'Austria.

    56

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 657. Londra, 6 aprile 1878, ore 23,25 (per. ore 3,45 del 7).

    Je n'ai pu voir aujourd'hui Lord Salisbury qui était au Conseil des Ministres, mais au Foreign Office on m'a dit qu'aucun indice de réponse à la Circulaire

    àe Salisbury n'était encore al'ITivé de Pétel'sboutTg. Toutefois voici ce qui me revient d'une soul'ce très autodsée. Lord Derby dans une conversation avec un haut personnage aurait déclaré que deux questions rendaient le traité de Santo Stefano inacceptable rpa•r J.e Cabilnet de S. James. D'abood J.a trop grande extension vers l'ouest du nouvel Etat Bulgare qui suffoquerait ainsi les autres Provinces voisines appartenant encore à la Turquie; en second lieu la trop grande prépondérance que la Russie rprendrait à Con:stantinople, et que l'Angleterre ne pour~rait accepter sans compensation. Dans une autre conversation Salisbury aurait fait de son coté des observations identiques en déclarant cependant, que sa ch·culaire pourrait etre un instrument de paix et non de guerre si la Russie consentait à une entente. Dans ce cas il admettrait le Congrè+s et verrait avec plaisir une nouvelle initiative prise par Vienne ou par Berlin. Disraeli semblerait meme favorable à une Conférence préliminaire qui ne préjugerait aucune question. Le Comte de Beust fait de grands efforts pour arriver à une telle résolution. Le bruit qui a couru ici que les Russes se portaient sur Gallipoli a causé quelque émohloo. Le P.dnce Gorrtchakow linterrpelilé à ce sujet a donné une réporuse évasive. On pense que la tactique des Anglais en ce moment est d'évitetT de venir aux madns directement av.ec ~a Russie et de laisser cehle-ci s'épuiser en hommes e't en argent. L'attitude mcertaine de J.'AuttTiche lpréOCCUipe également les Angla1s et les Russes, mais surtout ces del'llliers. Lundi arprès-demain commencera dans le Parlement Ang:lais la diSOUJssion de J:a question actueH.e. On s'attend à un discour•s important de Lol'd Derby et à un autre de Salitsbury, qui devra mieux spécHìer le but et les moyens de la politique du Gouvernement de la Reine. En résumé les Ministres Anglais parlent de leur désir de la paix si la Russie les seconde dans leurs aspirations. En attendant ayant vu par les journaux que V. E. doit après demain répondre aux ;intel"Pelilations qui lui seron,t faites dans J.a Chambre sur la question Orientale, je pense que V.E. trouvera dans l'incertitude qui règne encore ici sur cette meme question un argument pour abréger une discussion qui trop prolongée pourrait devenir compromettante. Le Prince Gortchakow nie d'avoir donné à l'Agent de Roumanie au sujet de la Bessarabie une réponse dans les termes durs et abso1us formulés dans J.a déclaration qui lui est attribuée et que j'expédie aujourd'hui au Ministère.

    57

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL MINISTRO DELLA MARINA, DI BROCCHETTI

    D. s. N. Roma, 6 aprile 1878.

    Un rapporto del R. Console a Singapore del 26 febbraio scorso chiama l'attenzione su due articoli del Singapore DaiZy Times che annunz,iano «che il Barone Overbeck (Console Generale d'Austria-Ungheria in Hongkong) a nome di una società commerciale Britannica, il 12 dicembre 1877, sul piroscafo " Ame11ica " di bandie.ra inglese sbarcav:a presso H Sultano di Bruni suLla costa di Borneo e ne otteneva, mediante contratto la cessione d'un amplissimo territorio sulla costa Nord-Est di quell'isola, poscia si recava dal Sultano di Sooloo ed otteneva per consimili patti pure cessione di altro territorio, e così la costa dell'isola dalla bocca del Kimanis a Nord fino a quella del Sibmo ad Est, e con limiti indefiniti verso l'interno è venuta ora sotto il dominio d'una compagnia I:-1glese rappresentata dal Barone Overbeck, il quale, a quanto si dice, va a dare le sue dimissioni dalle funzioni di Console Generale Austro-ungarico per esercitare i didtti di Maharajah di SabaJ.i e Da,tti Bandam di Sandakan ».

    Non mancò a ques,ti atti J.a presenza di un A~genrte Britann1ieo nelia persona del Governatore di Labuan e d'un legno inglese l'« Hart » a sua disposizione.

    È da ricordare che su di una parte limitata di questo territorio si portarono le viste del R. Governo nei primi mesi del 1873 per lo stabilimento d'una colonia penitenziaria, e H « Govemo,lo » e la «Vedetta», Comandan,te Racchia ebbe,ro mi,ssione a questo oggetto.

    Ciò che importa :notare si è la facilità con cui si può ottenere la concessione d'un vasto territorio dai nativi, come abbastanza lo dimostra l'esempio dell'Austria.

    58

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AGLI AMBASCIATORI A BERL,INO, DE LAUNAY, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT

    T. 289. Roma, 7 aprile 1878, ore 17.

    Menabr~ea mande que SaiUsbury a dit à que,1qu'un que sa Gi.I'culaire !pOrurra:it étre un instrument de paix et non de guerre si la Russie consentait à une entente. Dans ce cas il admettrait le Congrès et verrait avec plaisir qu'une nouvelle initiative à ce sujet fiì.t prise par Vienne ou par Berlin.

    (Solo a Pietroburgo). Ne croyez vous pas que la Russie pourrait se préter à ces bonnes dispositions en consentant de venir au Congrès avec le Traité sans faire de reskktions?

    59

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 663. Londra, 9 aprile 1878, ore 0,40 (per. ore 1,55).

    Aujou:rd'hui a commencé dans les deux Chambres la diSICus:sion au sujet du Message de la Reine relatif à l'appel des réserves. Disraeli a exposé longuement toutes les négociations qui ont eu lieu depuis la déclaration de guerre de la Russie. Il énumère les dangers du traité de Santo Stefano, ce pourquoi l'Angleterre aurait voulu que la RUJssie :fiJdèle à l'esilJII"it des traités de 1856 et 1871 consentit à ce que tous les articles de celui de Santo Stefano fussent soumis au Congrès. La formation d'une grande Bulgarie au détriment d'autres Nationalités, l'amoindrissement de la Turquie qui la soumet au joug de la Russie, l'agrandissement de cette dernière Puissance en Asie, la rétrocession de la Bessarabie sont autant de circonstances qui menacent la liberté des détroits, la navigation du Danube, la sécurité de l'Egypte et par conséquent celle de l'Empire des Indes, et consti,tuent en un mot un danger pour l'Europe ent,ière. Le refus de Ja Russie a obligé l'Angleterre à s'armer comme le font les autres Puissances. On n'appelle maintenant que les !P'remlières réserves qui compléteront une armée de 70.000 hommes, préts à étre expédiés pour les éventualités plus urgentes. Disraeli déclare que ces mesures ne sont polnL une menace de guerre, et il croit encore que la meilleure manière de résoudre ces difficultés est de soumettre loyalement au Congrès toutes les questions qui s'y rattachent. Il termine en exprimant l'espoi!r que Ja Chambre votera des remerc,iements à la Reine pour son message. Dans ,];a Charrnbre des Communes Northcote 'a ,tenu un >1anga,ge ana,logue et eucore moi!ns aiLarmant.

    Gmnvlille dans la Chambre des Pairs et Gladstone dans la Chambre des Députés ont répondu qu'Hs ne s'opposera,ient rpas à 'la motion quoiqu'irls ne fussent pas d'a,ccord avec 1le Ministère.

    Lord Derby a dit que l'appel des réserves n'était rpas le sujet pdndpal des désaccords avec ~ses Co11ègues. Au moment où je quittais ~la Chambre des Pairs la discussion continuait.

    60

    L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 665. Pietroburgo, 9 aprile 1878, ore 14,45 (per. ore 16,40).

    La réponse du Prince Gortchakow à la Circulaire Anglaise est partie. Elle Vous sera communiquée 'aussitòt qu'e1le sera parvenue à Rome. Elle a pour but de demander à ,1'A[}jgleterre de formuler nn pro~amme positif et non seulement négatif, et elle est accompagnée d'un Mémoire qui combat les objections de Salisbury. Parmi les demandes formulées par l'Autdche l'une des plus graves et des plus caractéristiques est celle concernant les ports attribués au Montenegro. que l'Autriche voudrait fermer à tout pavillon de guerre excepté au sien. Sur ce point le Cabinet de PétersboUJr'g semble dédde à ne pas faire de concessions.

    61

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    D. 666. Roma, 9 aprile 1878.

    Nel ~suo Rapporto del 30 marzo scorso, n. 2024 di questa serie (1), ri.'E. V. mi

    riferiva le idee manifestateglli dal Sig~nor di Btilow sullo scambio di lettere che ebbe luogo recentemente tra il nuovo Pontefice e l'Imperatore di Germania.

    Questa corrispondenza, non meno che l'altra coll'Imperatore di Russia, rappresentano un passo assai significativr. fatto dal Vaticano nella nuova via che sembra essersi prefisso di percorrere.

    A noi importa tener gli occhi aperti sopra tutto ciò che in questa direzione potrà essere fatto o tentato perchè un mutamento nello stato di cose esistente finora fra Berlino e la Santa Sede potrebbe avere della influenza, anche nei rapporti politici della Germania con l'Italia.

    (l) Non pubblicato.

    62

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 9 aprile 1878.

    Ti· ringrazio delle tue due rparticola,ri (1). La discus:sione è dunque finita bene e ne devi essere contento. Il punto nero era l'interrogazione Cavallotti. Debbo pérò riconoscere che nel fatto egli fu moderato. Gli risposi parole convenienti perchè il reclamo essendo stato messo innanzi non volli che il silenzio dei Ministri fosse interpretato come acquiescenza. Osserva la punta di Visconti, la risposta viva di Depretis e ila freccia che questi lanciava a me. Io na,tum:lmente rimasi impa:ssib1le perchè non ~stava a me di entTa,re in questo d1verbio retrospettivo. Nella questione orientale in generale io mi proposi di tenere la bilancia in perfetto equilibrio tra le due parti al fine di non dare il menomo incoraggiamento nè aiU'una nè all'altra. Ma sta di fatto IChe :la discussione mi:se ri:n. iluce un sentimento generale piuttosto antirusso. Ciò proviene a mio avviso dal timore della grande preponderanza che la Russia assumerebbe per l'esecuzione del trattato di S. Stefano, e rpiù ancora dalle 1simrpatie che qui e:s1stono per la Grecia e per la Romantia. Questa manifestazione potrà avere un'eco salutare a Pietroburgo spingendo quel Governo a fare le concessioni necessarie alla preservazione della pace. Mio caro amico, la mia posizione su quei seggi era di una terribile difficoltà. Dovere accontentare la dritta, la sinistra, i vicini, i Governi esteri era cosa assai; ardua. Arroge ila noV1ità dehl'es:ercizio, ·la .grande aspettazione, 'la responsabi.J.ità deNe cons.eguenze. Basta, ·io •Credo di ·esserme,la ,cavata con d1screta infamia e la notte passata dormii sonni più tranquilli. lo credo veramente _d'avere già fatto qualche bene all'Italia e se c'è il Congresso, avendo a1ssunto questa posizione imparziale, potrò essere di qualche utilità nel senso della conciliazione. Ma potrò io rimanere in questa posizione? Ne dubito assai. Cairoli in questi ultimi giorni piegò piuttosto a sinistra ed io non potrei seguirlo su quella via. Al primo screzio sulla politica estera oppure in presenza di qualche atto anche interno che non approvi, me ne vado. E che giorno beato sarà quello, anche avessi ad andare a piantare i cavoli. Dell'energia ne ho discretamente, ma ho anche una coscienza innanzi alla quale non mi piegherò mai.

    Non c'è una parola ·di vero nelle voci .corse d'armamenti di terra o di ma,re da parte nostra. Frinora di nulrla si t.rarttò nel Consiglio dei Ministri in proporsito

    all'infuori della provvista di certe reti da applicarsi ad alcune nostre navi da guerra per difesa dalle torpedini. Può darsi che nell'avvenire se le cose non si aggiustano, si dia qualche maggiore credito al Ministro della Guerra, ma non si tratterebbe che di misure di precauzione per preservare la nostra indipendenza e 111 nostm neutraLità. L'avvenire .più 'lontano è nelle ,mani di Dio.

    Io non ho preso ancora alcuna determinazione riguardo al Segretario Gener:ale, e frattanto Tomielli ·continua a fame 'le fnnzioni. Ma ·come .puoi capire, la politica la faccio io e non altri. Che vuoi? La mia posizione è talmente precaria che non ebbi finora il cuore di prendere una risoluzione. Come sai pensai a Maffei, ma accetterebbe egli e Tornielli vorrebbe andare ad Atene? L'idea di Curiopassi fu messa innanzi da altri. Che ne diresti? E che ne direbbe lui? Ma non dirgli che io te ne ho fatto menzione.

    Secondo il tuo desiderio ieri sera ti ho fatto mandare subito il riassunto autentico delle mie dichiarazioni. Suppongo che domani ne avrai il testo completo. Domenica ti ho mandato un tele~amma (l) .circa le disposizioni padfiche che sarebbero state manifestate da Lord Salisbury. Spedii la stessa comunicazione a Berlino e a Pietroburgo con raccomandazione analoga. Quest'Italia deve pur contare per qualcosa in Europa.

    (l) Cfr. nn. 41 e 55.

    63

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 827. Vienna, 9 aprile 1878 (per. il 12).

    Da una conversazione ch'io ebbi col Barone Orczy potei sempre meglio conv;i,ncevmi ·che ·Ll Si~or Bratiano non ottenne da:l Gabdnetto di Vienna affidamento di sorta di appoggio qualsiasi nella questione della retrocessione della Bessavabia alla Russia. S. E. dicevamd in proposito: la Rumenia non aver ragione di protestare con tanta vivacità contro la domanda del Gabinetto di Pietroburgo, poichè in fin dei conti senza la guerra Russo-Turca essa avrebbe potuto lungamente ancora aspettare la sua indipendenza, che sarebbe stata ben felice di comperare al principio delle attuali ·complicazioni colla cessione di quel pezzo di territorio. Egli aggiungevami inoltre che se l'Esercito Rumeno aveva dato splendide prove di valore nella recente guerra, era però assolutamente infondata la pretesa che ora si vuoi accampare a Bukarest, che senza di esso i Russi non avrebbero mai preso Plevna. Egli finiva poi il suo discorso dicendomi: d'altronde si avrebbe gran torto d'impegnarsi in quella questione a favore della Rumenia, mentre non è affatto improbabile che da un giorno all'altro i Rumen~ cambino idea e cedano senz'altro alle domande del Gabinetto di Pietroburgo.

    Come l'E. V. vede, questo linguaggio non è tale da lasciar supporre che ìl Gabinetto di Vienna voglia prendere a cuore quella questione, a cui sia a Bukarest che a Londra sembra vogliasi dare una importanza di primo ordine.

    (ll Cfr. n. 58.

    64

    IL CONSOLE A RAGUSA, DURANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. S. N. Gravosa, 9 aprile 1878 (per. il 15).

    Durante il mio ultimo soggiorno in Cettigne ebbi l'onore più volte di essere ricevuto e trovarmi solo con S. A. il Principe Nicolò. Ho osservato che a differenza dehle altre fiate, dn queste S. A. ,mantenne :con me un co!llJtegno assai riservato nei discorsi politici. Forse ne erano causa le preoccupazioni sulla futura si:mzdone de:gli in:grandimentd por,taM dal recente trottato di S. Stefano; preoccupazioni che il Principe non mi nascose, ed anzi ad ogni momento manifestavami. Non mi parlò delle sue relazioni coll'Austria; ma viddi che da Essa soltanto aspettavansi le difficoltà. Sembra ancora che da Vienna gli sia pervenuto non pia,cere là le simpatie monteneg:rine all'Italia; e ciò argomento dalla seguente circostanza. H Principe, annunziandomi l'intenzione della Principessa dd recarsi da ..... (l) a Roma a visUare S. M. la Regina Margherita, mi disse: • ho pregato S. A. di :aspettare ancora qualche tempo, ·onde 1lasciare rischiarire l'attuale conflitto diplomatico Russo-Europeo; perchè temo :che in Vierma si vedrebbe nella vis:ita di mia moglie a:Ua Corte Italiana ,00]. sa quaili segreti ti:ntendimenti e scopo: ilo (presumo per espedenza •. Poi 11~prese • epp,ure sarei tamo contento che il Pdndpa,to ave,sse relazdoni di,rette ~colil'Halia: J,l Montenegro ha nUJlla a temere da Essa, ma tutto a ,guadagnare •. Il riserbo del Principe non fu seguito dalle persone che lo attorniano: alcuni Voivodi :si espressero 'con me con molto astio contro l'Austria; e a'liludendo all'eventualità di un'occupazione austriaca nella Bosnia ed Erzegovina dissero che la medesima sarebbe pel Montenegro una calamità; meglio lasciare le cose siccome erano avanti l'insurrezione del 1875: chè in tal caso si avrebbe a ricominciare, ma la situazione non sarebbe peggiorata. Ciò è indizio che le mire dei politicanti montenegrini (sono pochissimi è vero, e sono quei pochi che si staccano dalla turba ignorante) è indizio, dico, che le mire iloro si estendono ben oltre i confini tmcdati da'l tra,tta,to di S. Stefano. Riguardo ai quali confini, è mio avviso che i medesimi non accrescono poi tanto la forza militare del Principato come si accentua nel giornalismo d'Europa. Si crede in generale, e si opina pure in Montenegro che l'aumento della popolazione sarebbe di circa 120/m abitanti. Io ne dubito assai. Secondo la conoscenza che ho dei luoghi e l'esperienza sull'anagrafe dei medesimi, io credo che l'aumento di popolazione giusta i progettati ingradimenti fluttuerebbe tra i 70 e gli 80/m: e non più. Di maggiore consistenza è invece l'aumento territoriale; vale a dire di territorio boschivo pascolativo e coltivabile. In ciò sta a mio parere una solida garanzia di una wrmga tranquiU.ità de'i Montenegdni; i quaU dovendo pol1tare la

    loro attività nello sviluppo degli interessi economici diverrebbero per necessità conservatori: lo spirito battagliero, dirò anzi la necessità di combattere

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    per procacciarsi il vitto non avrebbe più la sua ragione; il lavoro dei campi con

    vertirebbe in breve i fieri montanari in tranquilli coltivatori di ubertose val

    late; donde l'ammansamento la civilizzazione. Ma per ottenere questo risultato

    bisognerebbe non contrastare loro gli aumenti già progettati quasi sanzionaE

    nel trattato di S. Stefano, aumenti che in rapporto alla generalità delle cose

    si possono considerare come inezie. L'effetto a mio credere ne sarebbe perniciosis

    simo, e confermerebbe nei Montenegrini la convinzione che tutta l'Europa è

    portata a loro danni; soltanto la Russia essere la loro salvezza.

    Da quanto imparai a Cettigne l'Austria farebbe difficoltà per gli aumenti al

    di là del Dormitor sino a Plevje e Priepolje; e per il littorale da Spizza a

    Dulcigno.

    Io non so vedere serie ragioni politiche e topografiche per gli aumenti al di là del Dormitor: sono inezie ripeto, e il contrastarle fa torto ad una grande Potenza siccome è l'Austria. Quanto al littorale presumo che l'Austria si opponga non per la forza diretta che ne verrebbe al Montenegro, ma per il pericolo che la Russia sia quella invece che approfitti del littorale di cui si tratta. Io credo che il mettere in ciò la Russia in avanti sia una simulazione; credo che invece della Russia si debba intendere l'Italia. Ebbi già l'onore per lo addietro di riferire in proposito lungamente. Del resto bisogna conoscere per nulla affatto la configurazione del littorale da Spitza a Dolcigno e la dominazione dei venti tempestosi per temere che lunghesso sia ammissibile ad una Potenza lontana come la Russia d'impiantarvi una stazione marittima qualsiasi: lo esperimentarono nell'inverno scorso le navi turche che si provarono a tenervi il blocco, e le istesse navi aust:niache che tentarono di •starvi tn osservazione.

    Uno degli intendimenti dell'Austria nel contestare gli aumenti al Montenegro, di cui è parola, è piuttosto quello di continuare a tenere a sua mercè il Principato sia economicamente che politicamente, e servirsene ad esclusivo vantaggio.

    Da ciò io penso che sarebbe per contro capitale utilità per le altre Potenze, l'Ita~Ha .in spec·ie, che dJl Morntenegro sia tolto da una !loro esc.lusiva e forza.ta protezione, ·e ehe al tempo medesimo si possa accedere liberamente ;per lo sbocco al ma1re: è necessario ·che s•i pos,sa penetrare in Montenegro senza dov~ paiSSare attl'lave11so estraneo ter:nttorio onde potere all'uopo influire non solamente colla semplice .parola ma 'diversamente qualsiasi az,ione puramente mOTaile saTà sempre impotente.

    Non credo •che secondando l'.A!ustcia neHe difficol,tà, che essa op,pone, e ciò pel solo motivo d'impedire che si ingrandisca uno staterello turbolento, si pervenga a buon risultato. II Montenegro tenuto nelle strette che si progettano sarà più pericoloso che mai; meglio sarebbe sopprimerlo addirittura.

    Un altro intendimento che si sospetta all'Austria e che ho inteso a Cettigne, è quello di riservare per sè o adesso o per future eventualità il littorale da Spitza in giù per averne a.H'uopo i!Ja ·conttnu1tà con quel>lo consecutivo d'Albania; perocchè ,una· volta che la spia,g;ga da Spitza a DOilci,g;no fosse annessa al Montenegro div·er!'ebbe diffi,c,]le 1l'impadroni·rsi deiHa rli:manente .a,lbanese, o quanto meno sarebbe malagevole H tenerla.

    In tale suppooiz·ione vengono ·in giuoco interessi di a•ltro ordine dei quaH non spetta a me il parlare.

    P. S. -Non potei inviaTe a V. E. p·11ima d'ora .iJl presente rappor>to, es1sendo io srtato alquanto indisposto dopo ·il viaggio a Cettigne. Arttesa JJa na•tura del1le cooe che ho l'onore di rifedre, ho c:reduto bene di :raccomanda:re •aUa Posta questo :rappo:rto. Prego di farmene avvertire deol[a !'licevuta.

    (l) Parola illeggibile perché il foglio è strappato.

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    IL CANCELLIERE DELL'IMPERO RUSSO, GORCAKOV, ALL'AMBASCIATORE DI RUSSIA A ROMA, UXKULL

    (Ed. in LV 24, pp. 381-386)

    Pietroburgo, 9 aprile 1878 (1).

    Lo.rd A. Lo.ftus m'a commun!iqué la Cir·culaiite que M. le Marquis de Salisbury a adressée aux Grandes Puissances sous la date du l er avril.

    Elle a été soumise à un examen attentif et nous devons reconnaìtre la franchise avec laquelle elle expos.e les vues du Gouvernement de S. M. Britannique sur le Traité préliminaire de paix de San-Stefano.

    Toutefois nous y voyons fort en détail les objections du Cabinet Anglais, mais nous y avons vainemenrt cherché J.es pvO!pOOitions qu'il serait disposé à suggérer pour la 1solution pratique .de la c.rise actuelle de l'Orient. M. le Ma:rquis de Sa1i,sbury nous dit ce que ile Gouvernement An:gla•is ne veut rpas, et ne nous dit pas ce qu'H veut. Nous •croyons' qu'iil sera'i't 'uthlce que Sa Seigneurie vouh'ìt bien Je faire connaitre rpour <l'inte11i,gence de Ja S•ituatiQIIl.

    Quant à l'exposé des points de vue du Gouvemement de S. M. Bdtannique au sujet du Congrès, je ne puis que rappeler la marche que, de son còté, le Cabinet Impérnail. a suivie dans cette question.

    Il a officiel!lement communiqué aux Grandes Puissarnces; •le te~te du Traité Préliminaire de San-Stefano avec une Carte explicative. Nous avons ajouté qu'au Congrès, s'il avait lieu, chacune des Puissances qui y serait représentée, aurait une pleine liberté d'appréciation et d'action, en réclamant le meme droit pour la Russie.

    Nous ne pouvons que réitérer la meme déclaration. Veuiil.lez communiquer ila rprésente dépeche avec son annexe a•u Gouvernement auprès duquel Vous etes a.ccrédité.

    ALLEGATO

    PROMEMORIA

    l) Il n'est pas exact de dire que le Traité de San-Stefano crée une nouvelle Bulgarie ni un fort Etat Slave sous le contròle de la Russie. La Bulgarie existait quoique dan_s un état d'oppression. L'Europe l'a constaté et a voulu y porter

    remède. La Conférence de Constantinople a indiqué les mesures jugées propr'"s à atteindre ce but.

    En suggérant ces mesures les Plénipotentiaires réunis dans la Conférence de Constantinople n'ont certainement pas eu la pensée de les rendre inefficaces, on doit admettre qu'elles avaient en vue de doter la Bulgarie d'une existence nationaie et d'une autonomie administrative réelles. En pareil cas l'état Bulgare quoique divisé en deux provinces aurait été constitué en germe et ce germe se développant sous l'égide de l'Europe aurait abouti au résultat que le Traité de SanStefano a pour but de faire arriver à maturité. Le refus opposé par la Porte et la guerre qui s'en est suivie ne permettaient plus, de l'aveu meme du Marquis de Salisbury, un retour pur et simple au programme de la Conférence de Constantinople; le traité de San-Stefano n'a fait que rendre obligatoire le consentement de la Porte à un programme de réformes plus complet, plus précis et plus pratique. Mais le fait meme que le Traité de San-Stefano est un traité préliminaire, indique que dans la pensée du Cabinet Lmpérial il ne s'agissait que de poser un principe sans préjuger définitivement l'application, qui exigeait des études techniques, une appréciation exacte des nécessités géographiques et la conciliation de nombreux intérets.

    C'est aussi pourquoi beaucoup d'articles du Traité sont conçus en termes vagues laissant piace à des ententes ultérieures sur les modifications jugées indispensables.

    2) Le Traité de San-Stefano n'a point placé le nouvel Etat sous le contròle de la Russie. Le Cabinet lmpérial n'a fait que ce qu'il avait déjà réalisé en 1830 pour la Moldo-Valachie. L'expérience a démontré que l'reuvre accomplie à cette époque dans ces Principautés était utile et a contribué à la prospérité de ces provinces. L'on n'aperçoit pas qu'il en soit résulté une prépondérance particulière de l'influence de la Russie dont l'équilibre Européen ait eu à souffrir.

    O n peut ajouter que si la Moldo-Valachie, qui doi t son existence à la Russie et qui lui est limitrophe a su se rendre parfaitement indépendante d'elle, à plus forte raison doit-on compter sur le meme résultat pour la Bulgarie dont le territoire serait séparé de la Russie dans l'éventualité prévue d'une cession de la Dobrudja à la Roumanie.

    3) Le terme maximum de deux années a été assigné à l'occupation provisoire de la Bulgarie parceque ce laps de temps a été jugé nécessaire pour maintenir l'ordre et la paix, protéger les populations Chrétiennes et Musulmanes contre des représailles réciproques, réorganiser le pays et introduire les institutions nationales, la milice indigène etc. etc. et aussi parce que si l'occupation avait été indéfinie, on aurait pu y voir un acheminement vers une prise de possession qui n'entrait nullement dans les vues du Cabinet lmpérial. Mais il va sans dire que ce terme étant approximatif le Cabinet Impérial est tout pret à l'abréger autant qu'il ,sera possible sans nuire au suocès de l'reuvre difficile qu'il s'agit de mener à bien dans l'intéret de la paix générale.

    4) La délimitation de l'Etat Bulgare n'a été indiquée qu'en termes généraux. Le seul principe fixe qui ait été posé est ,celui de la majorité de la population et certes on ne saurait en imaginer de plus équitable et de plus rationnel.

    Il répond aux objections puisées dans la différence de races des minorités, dont les intérets ont d'ailleurs été garantis par des stLpulations expresses. Mais l'application de ce principe a été réservée à une commission mixte dont les travaux d'enquete locale peuvent seuls dissiper les doutes et les incertltudes qui planent encocre sur ces questions contestées.

    On reproche à la délimitation préliminaire d'assigner à la Bulgarie des ports sur la Mer Noire. Mais la Conférence de Constantinople avait jugé elle-meme que, sans débouchées sur la mer, ce pays ne pouvait pas prospérer. Quant aux ports sur la mer Egée, on n'a eu en vue que le développement commerciai de l'Etat Bulgare et certes, ce n'est pas la Russie qui sera appelée à profiter le plus de ce développement, mais bien l'Angleterre et !es Puissances dont le commerce

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    méditerranéen, beaucoup plus actif que celui de la Russie, a toujours été un lévier puissant pour le maintien de leur influence politique.

    5) Le Traité préliminaire ne piace nullement la Bulgarie sous la domination d'un chef ·Choisi par la Russie. Il est formellement stipulé que le Gouverneur sera élu par les Conseils administratifs indigènes avec la confirmation de la Porte et l'assentiment de l'Europe et que les membres des Dynasties régnantes ·en seront exclus. On ne voit pas quelles meilleures garanties on pourrait donner à la liberté d'éléction.

    Quant à l'organisation de la Principauté elle est confiée à une assemblée de notables indigènes; le Commissaire Impérial Russe n'a qu'un droit de surveillance à exercer de concert avec un Commissaire Ottoman. De plus une entente entre les Grandes Puissances et la Porte est expressément réservée afin d'adjoindre au Commissaire Impérial Russe des Délégués spéciaux.

    En attendant les mesures prov1soires prises par les autorités Russes pour l'administration du pays sont loin d'avoir en vue ·comme on l'affirme de faire entrer la Bulgarie dans le système politique de la Russie.

    Il n'a presque rien été changé aux institutions existantes, auxquelles le pays était habitué. On a seulement veillé à ·l'exécution qui était défectueuse. Les quelques nuances qui ont été introduites sont: .l'abolition de la redevance de rachat pour le service militaire; l'abolition des dimes et leur remplacement par un impòt plus norma!, l'abolition du fermage des impòts qui était la source des principaux abus, et enfin le droit attribué ··aux habitants ·chrétiens dans les localités mixtes de réouser lors des élections ·ceux des Musulmans qui s'étaient antérieurement signalés par des actes de persécution fanatique à l'égard de la population Chrétienne. En outre l'Etat de siège où se trouvait le pays pendant la guerre rendant indispensable la nomination de Gouverneurs Russes, il leur a été partout adjoint des Vke-Gouverneurs Bulgares, afin qu'après la paix à mesure que la tranquillité serait rétablie dans le pays, ces Vice-Gouverneurs pussent se substituer aux Gouverneurs Russes sans que le cours régulier de l'administration du pays éprouvat aucune interruption.

    Le but exclusif de toutes oes mesures provisoires a été de protéger le développerr.ent national et de rendre possible la réunion de la lère Assemblée Bulgare appelée à régler les institutions de la Principauté.

    6) L'assertion que le Traité de San-Stefano aurait étendu l'influence de la Russie au delà des limites de la Bulgarie en stipulant des institutions améliorées pour l'Epire et la Thessalie a lieu de surprendre.

    Si la Russie n'avait rien stipulé en faveur de ces provinces on l'aurait accusée de sacrifier les Grecs aux Slaves.

    Si elle avait stipulé en leur faveur l'autonomie vassale que l'on blàme en Bulgarie, on l'aurait accusée de détruire entièrement l'Empire Ottoman et d'y implanter l'influence Russe. Le Cabinet Impérial a toujours compris la mission protectrice que l'histoire lui assigne en Orient dans un sens Chrétien sans acception de race ni de culte. S'il a stipulé des conditions plus complètes et plus précises en faveur de la Bulgarie, c'est que ce pays avait été la cause principale et le théàtre de la guerre et que la Russie y aV'ait acquios des droits positifs de belligérante. Mais en se bornant à stipuler pour les provinces Grecques des institutions améliorées, il réservait aux Grandes Puissances la faoulté d'en réclamer de plus étendues.

    Il est également inexact que le Traité de San-Stefano ait stipulé que ces institutions fussent traoées sous la direction de la Russie. Le type général auquel elles ont été assimilées par le Traité est celui du réglement crétois qui a été octroyé par la Porte sous l'influence des Grandes Puissances. Le Traité stipule que l'application doit en etre faite par une commission spéciale où l'élément indigène soit largement représenté. Il est vrai qu'il oblige la Porte à consulter la Russie avant de le mettre à exécution, mais il ne lui interdit nullement de consulter également le·s Représentants des Puissances Amies.

    7) La clause subséquente concernant la Protection des Membres de l'Eglise Russe a dù étre bien mal comprise pour étre assimilée à celle du Traité de Cainardji abolie en 1856. La clause de Cainardji concernait le Culte Grec Orthodoxe et pouvait embrasser tous les sujets Chrétiens du Sultan professant ce rite; le Traité de SanStefano mentionne exclusivement les moines ecclésiastiques et Pélérins Russes ou d'origine Russe, et elle ne stipule en leur faveur que les droits, avantages et priviIèges appartenant aux Ecclésiastiques d'autres nationalités.

    D'après cela il est impossible de ,considérer comme juste l'assertion que l'ensemble de ces stipulations de San-Stefano est de nature • à accroitre la Puissance de l'Empire Russe dans des contrées où la population GreiCque prédomine au préjudice de cette nation et de tous les pays ayant des intérets à l'est de la Médi

    terranée •·

    8) On peu également trouver pour le moins exagérée l'affirmation que • l'ensemble des stipulations de San-Stefano concernant la réta:-ocession de la Bessarabie roumaine, l'extension de la Bulgarie jusqu'à la Mer Noire et l'acquisition du port de Batoum rendrait la volonté de la Russie prédominante dans tout le voisinage de la Mer Noire •.

    La Russie a puissamment contribué dans le passé à émanciper la Grèce et la Roumanie. On ne voit pas que son pouvoir en ait plus profité que celui d'autres Puissances.

    La rétrocess:ion de la Bessarabie Roumaine ne serait qu'un retour à un ordre de choses modifié il y a 22 ans pour des motifs qui n'ont plus ni raison d'étre ni titre légal ni méme de prétexte depuis que la liberté de la navigation du Danube a été placée sous le contròle et la garantie d'une Commission internationale et surtout du moment où la Roumanie proclame son indépendance et où l'Europe semble se disposer à la reconnaìtre.

    Il faut remarquer en outre que cette rétrocession ne comprend pas toute la partie de la Bessarabie cédée en 1856. Le Delta du Danube en est exclu et le projet du Gouvernement Russe est de le rendre à la Roumanie auquel il avait été repris en 1857. Cette circonstance réduit considérabl<ement l'importance de !a rétrocession demandée au point de vue de l'infiuence sur la navigation des bouches du Danube.

    9) Batoum est le seui bon port de ces parages. Il a pour le commerce et la sécurité de la Russie une grande importance. C'est le seui avantage positif que la Russie retire d'une guerre qu'elle a faite seule et ,qui lui a tant couté. Ce n'est donc nullement une cession gratuite. Elle est loin d'étre l'équivalent de l'indemnité pécuniaire qu'elle représenterait.

    10) Quant aux acquisitions en Arménie elles n'ont qu'une valeur défensive. Il est possible que l'Angleterre préférerait voir ,ces fortes positions entre les mains des Tures. Mais par les memés motifs, la Russie attache du prix à les rposséder pour sa propre sécurité, afin de ne point avoir à les assiéger à chaque guerre ,comme la forteresse de Kars qu'elle a du <prendre trois fois dans l'espace d'un demi-siècle.

    Ces cessions territoriales sont une ,conséquence naturelle de la guerre.

    Si l'Angleterre avait voulu les épargner à la Turquie, elle n'avait qu'à se joindre à la Russie comme la proposition lui en a été faite à deux reprises, lors du memorandum de Berlin et lors de la mission du Comte Elston-Soumarokow à Vienne, afin d'exercer sur la Porte une préssion maritime collective qui aurait probablement suffi pour atteindre Ies résultats acquis aujourd'hui au prix d'une si grande effusion de sang.

    Le Gouvernement Anglais s'y étant réfusé n'est pas fondé à contester aujourd'hui à la Russie qui a versé son sang, le droit de réclamer la création d'un état de choses qui la dispense désormais de pareHs sacrifices ou les lui rende moins onéreux.

    Mais ce qu'il est impossible de comprendre, ce sont les conséquences que l'on

    prétend tirer de ces rectifications de frontière pour la liberté du commerce Européen

    de Trébizonde par la Perse.

    Ces assertions sont en contradiction avec celles émises plus d'une fois par divers membres du Cabinet Britannique et d'après lesquelles la prise de possession par la Russie, méme d'Erzeroum et de Trébizonde, ne constituerait pas un danger pour les intéréts anglais. Les rectifications de frontière stipulées en Asie par le Traité de San-Stefano sont bien loin d'atteindre cette extension. C'est pousser la défiance jusqu'à l'extrème que d'affirmer qu'elles mettraient la Russie • en mesure d'entraver par des barrières prohibitives le système commercial Européen •.

    11) Les reproches adressés au Traité de San-Stefano, concernant l'ìndemnité réclamée de la Turquie, ne sont pas mieux fondés.

    Assurément le chiffre de cette indemnité e,st hors de toute proportion avec les charges écrasantes que la guerre a fait peser sur la Russie. Il se peut qu'elles dépassent également les ressources actueUes de la Turquie et augmentent pour elle la difficulté de saUsfaire aux réclamations de ses créanciers. Mais il faut observer que la Turquie a manqué à ses obligations envers ses créanciers étrangers bien avant la guerre par suite du désordre causé par sa mauvai.se administration. Il est permis de croire que si la paix se rétablit 1sur les bases rationnelles que le Traité de San-Stefano a eu en vue et auxquelles la sanction Européenne donnerait un aaractère solide et durable, il en résulterait pour la Turquie elle méme une diminution de dépenses et un accroissement de ressources qui la mettraient à méme de répondl.'e aux exigences de son crédit extérieur.

    C'est en vue de ces résultats possibles que les st1pulations de San-Stefano relatives à l'indemnité ont été maintenues dans le vague dont on leur fait un reproche.

    Si l'on ~cri.tique le chiffre, trop élevé de l'indemnité, à plus fort raison on eùt critiqué l'exigence d'un paiement immédiat. Si l'on avait stipulé un mode précis de paiement, il -eùt fallu empiéter sur un domaine déjà hypothéqué aux créanciers étrangers de la Porte. C'est ce que le Traité de San-Stefano s'est atta·ché à éviter en réservant la question à une entente ultérieure. Il est vrai que par cette précaution il s'ex,pose au soupçon d'avoir en vue de paralyser ou de dominer la Turquie pour plusieurs années, ou de méditer la transformation de l'indemnité en nouve!les acquisitions territoriales.

    Il eut été p1us simple d'y voir un désir de ménager la Turquie aussi bien que les intéréts de l'Europe et de maintenir le Gouv.ernement Turc dans la voie d'une fidèle observation de ses engagements et de· rel.ations pacifiques profitab1es à tous. Mais contre la méfiance il n'y a point de remède.

    12) Dans la conclusion de la dépeche du Marquis de Salisbury on apprend avec pla,isir que • le but du Gouvernement de S.M. Britannique et son désir ardent sont toujours d'assurer un bon Gouvernement, la paix et la liberté des populations auxquelles ces bienfaits ont été étrangers •.

    On voit également avec sati.sfadion l'aveu franchement fait, « que cette politique a été :frustrée par la malheureuse résistance du Gouvernement Ottoman lui-méme, qu'en présence des circonstance's modifiées du temps actuel, le méme résultat ne peut pas ètre obtenu dans la mème étendue par les mèmes moyens (c. a. d. le programme de la Conférence de Constantinople); et que de grands changements peuvent ètre et seront sans doute nécessaires dans les Traités par lesquels le Sud-est de l'Europe a été gouverné jusqu'ki.

    Si l'on ajoute à ces ~considérations, celle que 1es refus reitérés du Gouvernement Anglais de ,s'associer à une pression matérielle collective à exercer sur la Porte, ont empeché l'Europe d'obtenir pacifiquement les résultats désirés par le Cabinet de Londres lui mème, on devra reconnaìtre que la guerre et la paix de San-Stefano ont répondu aux exigences de la situation que le Marquis de Salisbury a constatée avec une grand'e franchise et une grande élev:ation d'esprit.

    Cette situation se résume ainsi: Les Traités existants ont été successivement enfreints depuis 22 ans, d'abord par le Gouvernement Turc qui n'a pas rempli ses obligations envers les Chrétiens, puis par les Prindpautés Unies, par l'occupation :française de Syrie, par la Conférence de Constantinople elle mème ~constituant une ingérence dans les affaires intérieures de l'Empire Ottoman et en tout dernier lieu par l'entrée de la flotte Anglaise dans les détroits; d'autre part le Marquis de Salisbury reconnait lui meme que de grands changements peuvent et doivent etre faits dans les circonstances actuelles.

    II nous reste à apprendre comment Sa Seigneurie entend concilier pratiquement ces Traités et les droits reconnus de la Grande Bretagne et des autres Puissances avec les fins bienfaisantes vers la réalisation desquelles l'action unie de l'Europe a toujours été dirigée c. a. d. un bon Gouvernement, la paix et la liberté assurée aux populations auxquelles ces bienfaits ont été étrangers.

    II reste également à connaitre comment en dehors des bases préliminaires posées par le Traité de San-Stefano, Sa Seigneurie entend atteindre le but désiré par tous, en tenant en meme temps un juste compte des droits acquis par la Russie pour les sacrifices qu'elle a portés, et portés seule, afin d'en rendre la réalisation possible.

    La dépeche du Marquis de Salisbury ne contient aucune réponse à ces questions. C'est pourquoi il semble que les considérations qu'elle renferme auraient plus naturellement trouvé leur piace au congrès où les Plénipotentiaires ayant tous une pleine ,et entière liberté d'appréciation et d'action, auraient été à meme de formuler, à còté de leurs objections, des propositions pratiques de nature à assurer une entente pour la solution des difficultés actuelles dans l'intéret général d'une pacification solide et durable de l'Orient.

    (l) Annotazioni marginali: • Comunicato a Roma da Uxkull il 14/4/'78 .; • alle cinqueambasciate e a Cospoli 15/4/'78 •·

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    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 676. Vienna, 10 aprile 1878, ore 22,45 (per. ore 23,50).

    Andrassy a recherché aujourd'hui occasion de me rencontrer à la rpromenade, et m'a dit avoir lu avec grand plaisir la réponse de V. E. dans les interrogations qui lui ont été faites dans la séance de hier, surtout la déclaration si correcte et loyale sur nos relations avec l'Autriche. Il s'est exprimé de la manière la plus sympa,thique à ,J'égard de V. E. H s'est montré samsfaH de la réponse de Gortchakow à la Circulaire du Cabinet de S. James et plein d'assurance à l'égard de la réunion du Congrès.

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    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 257/40. Londra, 10 aprile 1878 (per. il 14).

    Ho l'onore di confermare col presente rapporto i miei telegrammi n. 83, 84, 85, 86, dn data dell'8, 9 ,e 10 AprHe (1), relativ[ alle ~mportanti sedute del Parlamento inglese di jeri e di jeru 'l'aUro, ed alla ll"i'sposta del principe di Gortchakoff pubblicata jeri sera dal Times, a cui era pervenuta telegraficamente,

    e ·che trasmetto qui unita a1WE. V., abbenchè io supponga che l'E. V. ne avrà avuta cogniz-ione.

    I discorsi più rimarchevoli, nella Camera dei L.ords, furono quelli di Lord Beaconsfield e di Lord Derby, al quale ultimo rispose Lord Salisbury. Lord Beaconsfield con un brio eloquente che provocò più volte gli applausi dell'Assemblea passò in rassegna tutti i negoziati che ebbero luogo colla Russia fin dall'epoca della dichiarazione di guerra di questa potenza contro la Turchia. Quindi esaminando il trattato di San Stefano nei suoi varii particolari egli accennò i pericoli che, a suo credere, esso creava per l'Europa in generale, e più particolarmente per l'Inghilterra. Il quasi annientamento dell'Impero Ottomano metteva in mano della Russia la libertà degli Stretti e del Mar Nero; la retrocessione della Bessarabia era una minaccia per la libertà della navigazione del Danubio, e la estensione dei possessi della Russia nell'Asia Minore, creava un pericolo per le comunicazioni dell'Inghilterra col suo impero delle Indie, che era di supremo interesse per essa di difendere.

    Infatti diceva egli, nello stesso modo che alcuni anni sono, Ibrahim pacha a:Ua tes,ta d'un Esercito Egi:z.io minacdava Costantinopoli, \La Rus:sda potrebbe a sua volta spingere una spedizione contro l'Egitto, e così interrompere la via del Canale di Suez. Lord Beaconsfield in presenza di una tale situazione e visti gli armamenti che fanno le altre potenze Europee, crede che anche l'Inghilterra debba provvedere a tutte le emergenze col chiamare sotto le armi le prime riserve che serviranno a costituire, in due corpi d'eser.cito, circa 70.000 uomini pronti per qualsiasi eventualità. Una tale determinazione del Governo Inglese non è una minaccia di guerra; al contrario Lord Beaconsfield è tuttora di avviso che queste questioni si potranno sciogliere pacatamente in un Congresso. Lord Derby si mostrò alquanto irritato, dichiarando che la chiamata delle riserve sotto le armi non era la principale causa del suo ritiro, dovuto ad un complesso di circostanze che egli accennò vagamente. La circolare del Marchese di Salisbury fu oggetto delle sue critiche, ed il nobile Lord, esaminando quali alleanze aveva da sperare l'Inghilterra in caso di guerra, conchiudeva che essa non poteva fare assegnamento sopra alcuna delle grandi potenze, la Germania, la Francia, l'Austria, l'Italia, e non tralasciava intanto di pronunziare intorno alla politica di queste potenze alcune parole che a molti sembrarono inopportune. Lord Salisbury rispose con qualche vivacità a Lord Derby circa le critiche da questo fatte alLa circolare del l • Apri·le, e, gtustifica,llido ila nuova poldJtica più accentuata del Ministero, conchiuse nello stesso senso che Lord Beaconsfield.

    Nella Camera dei Comuni la discussione durò per ben due giorni. I discorsi più :rima.rcarti. furono quelli de'l Cancel.Liere de1l1lo Scacchiere, del Signc::-Hardy attuale Ministro delle Indie, e quel·lo del Signor Gladstone della opposizione. I discorsi dei Ministri non si scostarono in sostanza da quelli dei loro colleghi nella Camera dei Lords, ed il risultato finale della discussione fu l'adozione, in entrambe le Camere, di un indirizzo di ringraziamento alla Regina per il di Lei Messaggio, col quale Essa annunziava la chiamata delle riserve sotto le armi. L'incidente più notevole nell'ultima seduta della Camera dei Comuni fu la domanda indirizzata al Cancelliere dello Scacchiere, se egli conosceva il memoriale del principe di Gortchakoff in risposta alla circolare del Marchese di Salisbury, e che compariva in quel momento nella terza edizione del Times. Il Ministro rispose 'Che ta,le documento non gli em noto. Ma oiò non ostante non s1i ha luogo di metterne ,in dubbio ~la esattezza, imperocchè desso è nuovamente :D1prodotto dal Times di questa mattina. Dal complesso della discussione anzi accennata e dal memoriale stesso del principe Gortchakoff si può arguire che il trattato di San Stefano non è intangibile e che, da ambe le parti, vi ha discreta buona volontà di venire ad un accordo in proposito e di sottoporlo alla discussione del Congresso, la di cui possibilità, se non probabilità, sorge di nuovo. Tale sembra anche essere l'opinione di Lord Salisbury, il quale nella conversazione che ieri ebbi con lui, mi lasciò intravedere che egli si aspettava che una terza potenza prendesse l'iniziativa di una qualche proposizione a quel riguardo.

    (l) Si pubblica solo un telegramma del 9 aprile al n. 59.

    68

    VAMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 678. Pietroburgo, 11 aprile 1878, ore 1,20 (per. ore 16,30).

    Les demandes de l'Autriche sont tenues secrètes et n'ont été communiquées à personne ici en dehors de l'Ambassade Autrichienne. Voici tout ce que j'ai pu apprendre à ce sujet. Le Général Ignatiew m'a dit que l'Autriche était allée jusqu'à demander une espèce de partage de la Turquie d'Europe. C'est peut-etre une exagération, mais ce qu'il y a de certain c'est que l'Autriche demande à exercer son influence sur la Bosnie, l'Herzégovine, le Montenegro et la Servie et meme jusqu'au Golfe de Salonique; qu'elle voudrait garder pour elle les rports a'ttr,ibués ,au Montenegro ou du motns en exclure tous les pavi1lons de guerre excepté le sien. Elle refuse au Montenegro le droit d'avoir le sien.

    69

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL MINISTRO AD ATENE, MAFFEI

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 11 aprile 1878.

    Ti ,sono assai grato per le tue due rparticolad Quel,la del 4 (l) g,t1.mtami stamane mi interessò in sommo grado e ,ti raocomanldo caiLdamente di cont1nua,re a farmi 'conoscere tutto quello che puoi raocog:1iere sopra queste praticlle extra ufficia[i ,ed emiD.entemente ir,regol!ari. Già 'conosci abbastanza H mio cal'arbtere rper figura-rrti che effetto mi ~aoc1ano. Ho vi,sto il Lomba,:rdos e vedo spesso 11 Parparrigopoillo, ma ~con essi mi ,tengo sempre suiLle generali, e non comprometto nè lascio compromettere l'Italia in nulla. Bella politica sarebbe quella di com

    promettere il Governo nelle cose di Grecia, per trovarsi poi un giorno senza saperlo i:rnpe.gna:ti <in una ,guerra da ,cui tutti ri!fuggivamo. Io sono poi d'a'V'Viso che non sia onesto d'dncoraggiare i Gr·ec.i a moV1imenti dnconsUilti dai quali potrebbero ven,ire gravi caJ!amdltà per J.oro 'stessi. In cose così importanti devono essi prendere J.a reSiiJonsabli:ldrtà dei rispettivi ,a,tti ed a noi non conwene fare altro che prestarci ai doveri di umanità nei limiti della prudenza. Non hai dunque che a ·Contilllua,re neilJ.,a via che hai segudto finoil"a, e ne sarò contentissimo. Ti ringrazio delle tue congratulazioni. Ma fra noi ti dirò che dovresti piuttosto oompilan,germi. Mi hanno rproprdo preso per J.a gola per mettermi qui e mJi trovo come uno che si trov:i ai lavovi forzati. Stavo così bene a Costantinopoli e qui invece sono sui carboni ardenti. QueSiti aff,a:r'i de11J.a Gil"ecia ,ti diano un

    ·esempio delle lotte che ho da sostenere. E ve ne sono degli altri ancora più gravi. Dio faccia che io sia presto tolto da questa selva oscura. Io non ho preso ancora nessuna determ:inazione 1pel Segretario GeneraJ.e. TornlieWJ.i fu ri'Vocato che pare sia questa un:a formalità per la qua1le si passa ogni qua[volta v'è un cambi,amento di Mlinistro. Io non J.'ho conferma,to ma frattanto ne fa provvisoriamente le funzioni, il che non mi è discaro essendo egli al giorno di tutto. Ma H solo al quaJ.e io ho pensato peil" questo posto sei tu. Oi conoscdamo da tanti anni abbiamo fiducia l'uno nel!l.'a:Ltro e rpotressimo oosteneil1c:i a vicenda nel presente e nell:avvenire. Che ne dici? Te ne avrei scritto prima se non fosse che nei passati giorni fui ta(!:mente prenccupato da1Lla diiS'cus,sione che non ebbi animo per altro. Ti pregherei dunque di farmi conoscere le tue disposizioni in proposito. Ed anzi ti sarei grato se quando avrai ponderato la cosa tu volessi mandarmi un te1eg,rarrnna, usando run linguaggio ·un. rpò ~coperto, 'tanto per non far conoscere i tuoi pens:teri a tutto H Gabinetto·. ,Sarebbe cosa di molta importanza di non lasCiiar v;enire qui .un uomo nuovo a~l mestiere, 'che non mi potrebbe essere di nessuna utilità, e che vorrebbe introdurre altri elementi nel servizio Diplomatico. E torniamo alla politica. Il dispaccio di Depretis dell'll marzo 4114 è verissimo nel fondo. Se non c'è più .guer:ra chi va a proporre che si prendano alla Turchia anche quelle poche provincie che le rimangono secondo il trattato di S. Stefano? Ma non vedo l'opportunità di entil"are in queste dilscussionli e non ti '5a'rà difficile dii e·vita11le. Stamane venne Lombardos a vedermi e voleva gli dicessi di, continuare le insurrezioni di Tessaglia e di Epiro, il che fa,nno altri. Pe:r me non ho ,cuoce di consigUa>re delle stragi di cud non vedo chiaramente i vantaggi. Ad un lungo suo ragionamento risposi col seguente quesito. Noi siamo innanzi ad una minaccia imminente di guerra fra l'Inghilterra e la Russia. L'una e l'altra fanno grandi sforzi per attirare la Turchia dalla loro parte, la natura umana essendo piuttoso poil"tata per gli amici che per i nemici, sembra più verosimile che in quel caso la Turchia si metta coll'lnghilterra. Ci troveremmo dnnque innanzi ad una guerra tra ,J.a Russia da una parte e la Turchda daLl'altra. Che farebbe la Grecia in queHa eventualJi,tà? Ed ail quesito non seppe ri.srpondere. Si conchduse non c'era per oca che da barcheg.g:iare e aspettare 'gH eventi. E rper noi ~ti ripeto si conviene J.a massima prudenza per non compromettere J.'l<ta<lia neJ.le future comrplicazioni. Mli farai dunque sapeil" le rtme dtisrposiZJioniÌ circa H Segreta.do Generale. Ma come ti dicevo non ho preso alcuna determinaz,ione anche rperchè rnon ho ben capito Je lintenzionJi di TornieHi. E non sarebbe deil tutto impossibile che rimanesse ancora lui.

    È un affare delicatissimo nel quale sono obb11gato a procedere co~1la massima prudenza. Sarebbe anche bene che la tua risposta non si capisse nel Gabinetto. Potresti per es., se sei disposto ad aeoet,tare telegra:Larmi: • j'agirai dans le sens de votre letke particu1ière du 11 A vrH ». In caso diverso potres1ti dire : • j e vous réponds tpar 1a poste • .

    (l) Cfr. n. 48.

    70

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 828. Vienna, 11 aprile 1878 (per. il 14).

    H Conte Andràssy colse ~ieri l'ooca,sione che ,c'Jn,contrammo a'l P~rater per dirmi, che aveva letto con molto piacere il sunto telegrafico delle dichiarazioni state fatte dall'E.V. nella seduta della Camera del 9 corrente, in risposta alle inte11pel!lanze state~li ,presenta1te sul:la ques•tione Orientale. Egli mi rripe~teva le paro!l.e da Lei pronundate in queUa seduta tl'ispondendo a~l>l'OnorevOile Cavahlotti e mostraV1a,sene ,somma,mente soddisfatto. CoglJieV1a poi anche quel['occa'Siione per esprimersi meco in modo particolarmente simpatico a riguardo dell'E. V. Egli era molto di buon umore e fiducioso nell'avvenire; infatti Egli dicevami con somma assicuranza: «dunque avremo il Congresso». La risposta del Principe Gortchakof alla cir~colare di Lord Salisbury gli aveva fatto buona impressione e se ne riprometteva pacifiche conseguenze. Avendogli poi io chiesto, se già il Gabinetto di Pietroburgo avesse risposto alla Memoria da Lui direttagli, in conseguenza della missione Ignatieff, cominciò per far mostra di non intendere a cosa io volessi accennare, ma avendogli io meglio precisato la mia interrogazione rispose: altro non aver fatto se non esporre alla Russia, nel documento a cui ,io a1ludetVO, dò ch'Egli 'intendeva proporre all con,gresso; E~i sc~ivolava così sulla mia questione se la Russia già gli avesse dato una risposta in proposito. Dal tono poi col quale Egli ciò mi diceva mi formai l'impressione ch'Egli voleva farmi capire non essere suo intendimento stringere accordi separati nè con Pietroburgo nè con altri Gabinetti, ma bensì intendersi con tutte le Potenze chiamate a partecipare al Congresso.

    71

    IL CONSOLE A TIFLIS, ROBECCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 22. Tiflis, 11 aprile 1878.

    Or sono quattro giorni il Generale Oklobsgio che comanda sempre il distaccamento del Rion è partito da Tiflis per recarsi, come ho scritto nel mio precedente rapporto, a ricevere la consegna del porto di Batum. Corre voce però, e la credo ben fondata, che Dervisch Pascià comandante di quel porto e del

    distaccamento che lo guarda, contrariamente agli ordini prima ricevuti, ne

    abbia ora di tali da Costantinopoli che gli vietano di farne la consegna. Nè fa

    meraviglia dal momento che, malgrado l'avvenuto scambio delle ratifiche, di

    non poche fra le cose stipulate nei preliminari di pace di Santo Stefano (nè

    delle meno rilevanti) si vede sospesa l'esecuzione.

    Parecchie delle truppe che stavano in Armenia vanno giungendo al Cau

    caso; dicesi che ne verranno tre divisioni, destinate in gran parte a passare il

    Mar Nero, per rinforzo sia dell'armata sul Danubio, sia di altra divisata sul

    confine dell'Impero austro-ungarico. Vengo informato che vari distaccamenti

    hanno preso imbarco su vapori della Compagnia Russa nella rada di Poti.

    A questi movimenti militari verosimilmente si connette l'arrivo del Gene

    ra,Le in Oapo Lol'lis MeH.koff, jeri avvenuto. E~i è a~rmeno dri Tifl1is, ed ebbe dai

    suoi concittadini assai festevole, quasi sollenne, acco~ienza, che contva1sta colla

    modesta già fatta al Granduca Michele allorchè qui ritornò dal campo. Partirà

    tra breve per Pietroburgo, a ~ra,ggiungervi quest',u1timo, anda,tovi da una de

    cina di giorni, forse per prender parte a qualche importante assemblea delle

    sommità militari dell'Impero in previsione di possibile rinnovamento di ostilità.

    72

    PROMEMORLA DELL'ONOREVOLE MUSSI PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    Roma, 11 aprile 1878.

    Tornato da Tunisi, ove mi ero recato per privati interessi, e pregato dal

    l'On. Depretis, allora Presidente del Consiglio e Ministro per gli Affari Esteri,

    io ebbi per lui parecchie conferenze sulla situazione degli interessi italiani in

    Tunisia.

    E notai:

    Che nella Reggenza l'unica politica attiva (quella d'Inghilterra essendo là politica di ·resistenza) è quelila di F.rand,a, tutrtJa volta ad a·cquistare in Trunisi la maggiore importanza: il che le viene naturalmente consigliato, oltrechè da ra,gioni generaiJ.i, da que1J1a degld. interessi diretti del,la vicina .Ai1geria, e dal ·bisogno di sorvegliare nella Tunisia il possibile risveglio dello spirito nazionale

    arabo, che potrebbe dalla Reggenza estendersi nel dominio francese.

    Ad ottenere lo scopo la Francia non risparmia mezzi. Oltre la larga azione dei suoi Agenti Consolari, ha organizzato in Tunisia il servizio telegrafico, l'unico che oggi esista -rper mezzo del suo part;ron,a,to religioso ha ordinate Scuooe a buon mercato, ove attree J.'elemento ~l'r,abo ed .ebreo-ha colloca<ti, ovunque ha potuto, funzionari francesi nell'Amministrazione dello Stato -ha eretto un magnifico 1locale rper J.a posta -h!a dappvima garancttto un interesse sulle :lievrovd:e tunisine, e da pochi giorni ha ottenuta la congiunzione di queste ferrovie colle algerine traendo a sè, per siffatto modo, gran parte del commercio di esportazione e di importazione, ecc. Ed esercita poi la princiuale influenza su quella Commissione Finanziaria, che, com'è noto amministm quasi tutte le entrate della Tur.isia.

    Notati pure che da qualche tempo 1a Reggenza è percorsa da una foJ,la di visitato~ri pruss1an,i, i quali han fatto sorgere til sospetto che la Germania abbia messo l'occhio su quelle .rive per avcere un porto che non ha potuto trorva<re nel Ma.rocco.

    Ignoro se il sospetto abbia serio fondamento, e sia giunto a produrre impressione anche sulla Francia: certo è che tanto presso il Bardo quanto in alcuni colloqui intimi del Consolato Francese è oggimai accarezzato un progetto di Tunisia neutrale ed indipendente, progetto il quale, si capisce, risponde ad un vecchio desiderio della Casa del Bey, e varrebbe poi a togliere la Tunisia ad ogni eventuale cupidigia, lasciando come porto franco quella Biserta, che è ancora un problema da risolvere, ma che appare già come una minaccia.

    Questa è indubbiamente una delle quistioni più gravi, sia che la proposta già esista, sia che vogliasi iniziarla.

    Intanto bisogna dire che la condizione dell'Italia e degli italiani in Tunisia non è delle migliori. Benchè la colonia nostra sia potente per numero e per ragione di interessi, benchè quattro vapori settimanali congiungano l'Italia a Tunisi, pure l'ordinamento, la direzione, l'espansione, in una parola la forza dell'Italia non è quale dovrebbe essere.

    Ogni paragone colla Francia purtroppo è per noi una confessione di debo

    lezza. Se la F.ranoia ha un serviz,io telegrafico, noi che siamo poche m1~1ia distanti dalla costa africana, noi non l'abbiamo; se ha uno stupendo locale per la Posta, noi invece l'abbiamo collocata in un angolo oscuro e umido del palazzo Consolare; se ha scuole a buon mercato, noi siamo costretti, per la scarsità del sussidio governativo, a tener alti i prezzi d'ammissione; e così via.

    Su questi argomenti del telegrafo, della Posta e delle scuole io richiamavo l'immediata attenzione del Governo, notando che credevo possibile lo allargare il nostro servizio postale e telegrafico anche verso la costa orientale di Tunisia, chiedendo facilitazioni alle quali non si rifiuterebbe il Governo tunisino, e servendosi dei viaggi marittimi dei Piroscafi Rubattino.

    Nè giudicavo inopportuno mettere allo studio il progetto d'una buona Colonia agricola italiana, la quale sarebbe per noi elemento di forza commerciale e politica. La mitezza del clima tunisino, la facilità dei passaggi, la fertilità del suolo dovrebbero attirare quell'emigrazione che ora si consuma in sterili tentativi al di là dell'Atlantico. E il Governo tunisino, che ha facile modo di disporre di tante terre, e che deve anche desiderare la introduzione e l'esempio di buoni sistemi agricoli, certo dovrebbe favomre l'impresa, su cui, ad ogni modo, si potrebbe insistere.

    Anche la famosa Commissione Finanziaria, a cui sono pur legati tanti interessi italiani, e che è strumento di alta influenza, mi parve meritare un attento esame. Le .soverchie spese d'amministrazione, causa d'una infinità di accuse, e la mancanza di regolari resoconti, sono titoli sufficienti per legittimare una inchiesta, dalla quale potrebbero derivare riforme importanti per ciò che riguarda i diritti d'importazione e di esportazione, e quindi non poco vantaggio al nostro Commercio.

    Su questo proposito furono scritti volumi, che dimostrano quanto l'argomento sia grave ed urgente.

    Per non dilungarmi e non toccare di altre questioni, e per riassumere il mio giudizio in un concetto generale, io ,penso che occorra, per parte del Governo italiano, un'azione più energica ad affermare ed assicurare la nostra legittima influenza.

    Mentre anche le nazioni più ricche di sistemi coloniali cercano nell'Africa un punto di espansione e di appoggio: e si aprono o nuovi regni, come l'Inghilterra, o sboc,chi di éliPP<rodo e di 'commel'cio, come la Spagna e il Portogallo, mentre nel Mediterraneo le Principali Potenze si sforzano ad avervi dominio o ad accrescerlo, reputai giusto desiderio quello dell'Italia di avere, rimpetto a sè, nella Tunisia, una terra altamente sicura, aperta alla sua attività, quasi anello di congiunzione tra Italia e Africa, una terra ove il nome e l'interesse italiano sia a nirmo secondo, UJilJa te11ra cile deve 'divenrtra["e oggetto del!La no.stm operosiJtà e strumento per noi di forza e di civiltà.

    A quest'ordine di idee acconsentiva l'On. Depretis, il quale massimamente desiderava ~che Ja nostm tnfluenza ~tn Trm,isi fosse qua,le l:a vk,inanm e le nostre necessità consigliavano, ed avere poi vivissima speranza che da ciò deriverebbe un giovamento anche alle condizioni della vita e della prosperità nazionale.

    73

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 12 aprile 1878.

    MiiHe graZiie per ,la sua gentHissiJma dehli 3 del pr,esente.

    Le os:servaZJiond .che E1la mi fa droa La modi.fi,caz:ione di ·codesto personale mi mettono in ,grave ,iJmharazzo. Ll Mal'ocohetti iu per vari anni mio col,lega a Londra, di modo che o1tr,e J,e ve1azioni di 'oolllega esistono fra noti eziandio i 'legami <di ami-oiZ!ia. EgU è giovane assai in,te]Hgente, fece semJpre hen:issimo :H suo dovere nè mai intesi alcun Lamento da quelli ehe :llurono suoi eapi. Che anzi il conoscer,e ·egllii perfettamente d!l paese, la lingua, il-e tradizioni dell'ambasci<arta \lo rendono più di ogni ~aLtro ,a,tto a1Ll'ooemptmento di eodesto uffido di l o Segretario. Egli andò temporaneamente alli'Aja, ma da ann:i ebbe dal Mimdstero l:a p11omessa delJa ;successione di Demarlino a ,codesto posto di l o Segretario. A questa ~omessa fui anzi ·,parte per l'~amddzi.a che mi llega a chi ll!a riceveva .ed a ehi la formul:av:a. E w è infine Ja mgione del:l:a ,gliJUlS<tiZiia, Maroc,chetti essendo ptiù anziano di Zannini. Per queste ragion·i io pregherei 'l'E. V. di 'roconsiJderare benignamente Ja rposdzdone in 'cui ver:rei messo da'l far :passare d!l Zannin.i d<nrnanzi al Marroochetti e' se rnon V1i ~sarebbe mezzo di provare :iJl,secondo. Ohe se l'E. V. rnon muta,sse d',avvtso ,io narturaJJ:mente non vovrei fa11le eosa ~sgradita, ma sarei costretto ad alil.egare a Ma,roochetti ,la :rngione del rifiuto. C'è un a;Ltro dtplomartico assai ;più anziano e dist~nto del ZannMID., H qrua!le nel lasci,arre CostalllJtinopollii m'esprimeva l'a;spiraz,ione di venire a Londra ed è H Cav. Cova, Consi,gUere di Legazione a Madl'id. Ma preferd:rei il Miarocchett:i pel'chè ne ebbe formale promessa ,e si trovca in una posizione tanto inferiore ai suoi titoli. Si metta la prego ne' miei panni .e comprenderà come sia diffid~e per un uomo di carriera come sono io di d1partirsi da ce11te re,gole e da determinati impegnri nei ranghi linferiori. del Servcizio·. Io non prenderò dunque alcuna determinazione in proposito finchè abbia nuovamente cinteso il parere d:i V. E. sulla materia.

    L'E. V. rileverà daUe paro[e che ebbi a pronunoiare alla Camera come mi prefiggessi di tenere H Governo libero da qualunque impegno per l'avvenire. È questo un ,sentimento taJmente rpredom·inanrte nel paese che non m'era permesso non tenerne conto. Cciò non toglde 'che se vi sono negozdati tra le varie Potenze non rprendiamo dn considerazione quelile transaz,ionri che sarebbero conformi agli interessi delle varie rpa!'ti, tra quali non ,sarebbero certamente ultimi queHi dell'Inghilterra che in vari punti corrcispondono ,senza dubbio con i nostri. Dei sentimento generale del:la Camera l'E. V. potrà farsi un adeguato criterio leggendo i relativi discorsri..

    74

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 829. Vienna, 12 aprile 1878 (per. il 16).

    Già da alcun tempo io aveva udito discorsi sull'iniziativa diplomatica presa dal Conte di Montgelas, Segretario della Ambasciata I. e R. in Londra, di cui eziandio i giornali avevano fatto cenno, ma non credetti parlarne all'E. V. perchè la faccenda assunse piuttosto il carattere di un pettegolezzo personale che di un fatto politicamente rilevante. Il dispaccio ministeriale di questa serie

    N. 563 in data del 6 aprirle corrente (l) mi ,indusse ora a trattare questo argomento e a tentare di chi,ar1rlo e dii precisarne i limiti. Anzi,tutto debbo premettere ch'io intendo di Jeggeri come l'incidente abbia pntuto destare maggior meravigl~a e intevesse 'in Londra che quri, ove si conosce esattamente J',a,ttore prinffi,pa.le e coloro che lo circondano, lo dirigono e dei quali è cliente. Il Conte di Montgelas è bavarese, cadetto di famiglia nobile ma non ricca e sempre dedita al partito clericale federaJ.ista. La Corte Austriaca si adoperò sempre per avere a suo servizio nobili tedeschi di taH ,sentimenti, che protegge poi per sedurre aitTi a seguirne l'esempio: e questa tradizione non è tuttora abbandonata. Non fu quindi diffidle al Conte di Montgelas, dopo aver fatto la guevra contro la Prussia nel 1866, in qualità di ufficiale volontario Bavarese, di essere ammesso nel servizio diplomatico austriaco, segnatamente per la raccomandazione di S.A.I.R. l'Arciduca Luigi Vittore, fratello dell'Imperatore, che conserva relazioni personaH in Baviera. Il griovane d1pJomatico fu inviato allora all'Ambascdata di Parigi, ove i suoi sentimenti religiosi e politici, non disgiunti all'uopo da facilità e da arrendevolezza di modi, lo fecero entrare in dimestichezza col Prin

    cipe e colla Principessa di Metternich, che diventarono e sono anche al presente i suoi più validi sostegni. In fatto l'estrema ambizione, un certo spirito di intrigo, il forte convincimento del proprio valore e della potenza dei suoi protettoDi spinsero già soventi il Montgelas sooi'a'lmente e p01l.ì!tkamente ad azioni ed a parole inconsulte, (come ciò avvenne or sono pochi anni, avendo Egli usato all'Ambasciatrice di Russia in Vienna, in casa sua, un clamoroso sgarbo), e più volte già sarebbe stato severamente punito, senza una mano valida che bcesse devia,re H colpo a lUJi destinato, il che s'intende dii leggeri qui, ove l'influenza della Corte e dell'alta aristocrazia è sì grande, segnatamente nel personale diplomatico. Il Montgelas fu dunque inviato a Londra in luogo di una residenza lontana e di rilevanza secondaria. Accolto dapprima con diffidenza dal Conte di Beust seppe a poco a poco entrare e forse anche imporsi nelle sue grazie, l'origine comune tedesca di entrambi, il suo valore per le relazioni sociali ed i suoi appoggi in Vienna con persone potenti avversarie del Beust, e!Jbero quest'effetto. Il Conte di Beust invecchia e non è ben visto personalmente nelle alte sfere austriache: è quindi chiaro che un uomo delle tendenze e del •carattere del Montgela·s facesse suo profi.tto di questo stato dii cose per prendere un atteggiamento proprio e di molto superiore alla sua posizione.

    Sembravami indispensabile fare questo schizzo della persona, per spiegame le voci corse, segnatamente in Inghilterra, intorno all'ultimo incidente, al quale anche qualche giornale volle dare rilevanza e che dovette quindi fermare un istante l'attenzione del mio illustre collega di Londra. So che il Conte di lVIontgelas, interpellato da un suo antico amico, se avesse in fatto e di propria iniziativa offerta in modo formale l'alleanza austriaca all'Inghilterra, negò recisamente la faccenda, soggiungendo che la voce era stata posta in giro dai suoi nemici. Sembra però accertato ch'Egli, in tutti i suoi discorsi, anche in presenza di Lord Beaconsfield, abbia espresso il convincimento che l'Austria sarebbe l'alleata dell'Inghilterra, qualora questa Potenza entrasse in lizza e che ciò succederebbe checchè dkMarino il Governo Impel'~atl.e ed i •suoi a~genti.

    Evidentemente il lVIontgelas parlava per proprio conto, spinto dalla sua voglia di porsi in evidenza, di giuocare una carta, che avrebbe potuto portarlo a più aHo grado e che, .in ogni modo, non er·edeva spiacesse ai suo1i protettofli: .la posizione di lui in Londra resa possibile solamente dalle contingenze speciali di quell'Ambasdata I. R., fece sì che colà si desse forse una ri.leV'an:zJa ben maggiore alla faccenda ch'essa non ne abbia in realtà, come in fatto qui è considerata politicamente di ben poco momento. Ma è un sintomo di più delle forze e dell'andamento delle cose qui, che il Montgelas, quantunque sembri provato abbia parlato a casaccio e fuor di luogo, pure non sia stato sino ad ora traslocato o punito: si parla di lui con riserve, perchè evidentemente le forze per difenderlo sono ancora in moto e checchè avvenga non si pensa sia utile rendersele troppo avverse.

    Crec1o quindi poter riassumere quanto esposi, dicendo: che l'incidente è abbastauza curioso per un cicaleccio diplomatico e forse anche come studio di uomini e di cose, ma non ha effetto qualsiasi sulla direzione dell'alta politica.

    69

    (l) Non pubblicato.

    75

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, E A VIENNA, DI ROBILANT

    T. 296. Roma, 13 aprile 1878, ore 13,05.

    Le Chargé d'Affaires du Roi à Constantinople mande (l) que, par suite d'arrangement avec la Porte et avec consentement de la Russie, l'Autriche occupera l'ile d'Ada-Kala (sic) dans le Da,nube. On me télégraphie de Bukarest (2) que le Prince Gortchakow ayant annolliCé l'ar:rivée d'un fonctionnaire :russe chargé de régler le passage des troupes Impéria~es par la Prindpauté, le Gouvernement Rouma1in se propose de répondre qu'aucune Convention ne pour:rait ètre conclue à cet égal."d entre la Russd:e et la Roumanie, avant que les Puissances ne se ,soient prononcées au sujet de ~l'occupation Russe en Bul,garie.

    76

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 687. Parigi, 13 aprile 1878, ore 11,20 (per. ore 13,10).

    Je viens d'avoir un long entretien avec Waddington au sujet de votre télégramme du 9 (3). Voic,i ce qu'cH m',a dit. L'Ambassadeur de Rus:sie lui aya[]}t demandé son avis à l'égard du traité de Santo Stefano, Waddington aurait répondu que la France se réserve d'expdmer ,sa manière de voi:r au Congrès attendu que la réunion du Con:grès n'était pas un espoi1r complètement perdu, qu'en attendant il devait se borner à lui dire qu'il trouvait exagérées les prétentions de la Russie. L'Angleterre n'a pas demandé à la France une réponse à la Circulaire de Salisbury. Si le cas arrivait la réponse de Waddington à l'Angleterre serait identique à celle faite au Prince Orlow.

    77

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    D. 566. Roma, 13 aprile 1878.

    Mi sono regolarmente pervenuti i rapporti di Lei fino al N. 827 in data dei 9 di questo mese (4). È qui acchiuso un paragrafo in cifra.

  • Con t. 683 del 12 aprile, non pubblicato.
  • Con t. 684, del 12 aprile, non pubblicato.
  • Si tratta del t. 291, non pubblicato.
  • Cfr. n. 63.
  • ALLEGATO

    ANNESSO CIFRATO

    On attribue à l'Autriche-Hongrie le dessein de vouloir imposer à la Serbie ainsi qu'aux autres Etats existants déjà, ou devant etre créés dans la Turquie d'Europe, une ligue douanière et militaire. Les hommes d'état en Serbie, admettent volontiers une union économique, mais ils considéreraient une union militaire comme devant entrainer la perte de l'indépendance nationale. M. Ristich a dit au Comte Joannini qu'il ne pouvait, après mure réflexion, concevok que la Serbie piìt se soumettre aux aspirations de l'Autriche.

    (l) (2) (3) (4)
    78

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 831. Vienna, 13 aprile 1878 (per. il 16).

    Le parole pronunciate da Lord Derby sul conto dell'Austria-Ungheria nella seduta della Camera dei Lords dell'8 corrente produssero in tutta la Monarchia com'era da prevedersi, la più spiacevole impressione, ed i giornali di tutti i partiti contengono attacchi assai violenti contro H nobiLe Lord che le profe>riva.

    Per quanto possano essere non intieramente infondati gli apprezzamenti che intorno alla possibilità di un'alleanza coll'Inghilterra della Monarchia AustroUngarica, svolgeva in quella seduta Lord Derby, sembrami però che chi era stato Ministro degli Affari Esteri sino a pochi giorni fa e potrebbe esserlo altra volta, avrebbe dovuto essere più riservato nel suo linguaggio per non compromettere l'avvenire e non porre anche in una falsa posizione gli Agenti Britannici in Vienna, che indubbiamente gli fornirono quelle poco benevoli informazioni. Non v'ha dubbio ch'egli è stato indotto in errore per quanto ha tratto all'Esercito Austro-Ungarico, poichè non v'ha persona che ne abbia perfetta conoscenza che possa nutrire il menomo dubbio, che in caso di guerra i corpi reclutati neile provincie slave marcierebbero al nemico valorosamente al pari degli aLtri, ancorchè dovessero avere a fronte slav:i di altri Stati. Il giorno in cui la fortuna fosse per abbandonare le bandiere Imperiali la cosa potrebbe ~cambiare aspetto, ma dJndubbiamente i rovesc>i non sa~ranno mai causati dal dubbio contegno o peggio dei Reggimenti Slavi. Il prestare facilmente l'orecchio alle infondate dicerie ripetute con soverchia leggerezza fu e sarà spesso causa di gravi sbagli nell'apprezzare alla vigilia di una possibile guerra la potenza militare dell'Austria.

    Del resto poi Lord Derby ha fatto ottimamente a non fare assegno sull'alleanza dell'Austria (sebbene non abbia mancato di ricercarla con prolungate insi>stenze), poichè il Conte AndràSisy non ne >aecarezzò mai neppure un momento il pensiero, siccome non mi sono mai stancato di ripeterlo anche nei momenti in cui era più generale la credenza che ciò fosse sul punto di verificarsi.

    71

    79

    L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 216. Pietroburgo, 13 aprile 1878 (per. il 20).

    Rispondendo al dispaccio di questa Senie N. 240 del 29 ma·rzo s:co~rso (1), mi pre~io d'infnrmare l'E. V. che il Gabinetto di Pietroburgo ha ricevuto pux esso comunkaz~one dei,la memmia del Gove,rno Rumeno del 25 febbraio (9 maTzo) scorso, destinata ad esse:re presenrtata aHa conferenza eurQ~Pea.

    L'accogLienza fatta a questa memoria dail. Governo :russo, può dedursi daUe osservazioni contenute nel documento, qui urn·to, che il Pl'inc~pe Gortchakow si riserva di presentar.e 'a'l Congresso e che servi:rà qudndi di rirs:posta aUra memoria rumena.

    Il Signor De Giers nel rimettermi una copia di dette osservazioni, mi pregò di considerare questa comunicazione come affatto ufficiosa.

    ALLEGATO

    0BSERVATIONS SUR LE MÉMOIRE ROUMAIN RELATIF À L'ÉCHANGE DE LA BESSARABIE

    ROUMAINE CONTRE LA DOBROUDJA.

    l. -Il est notoire que la navigation du Danube s'est développée avec une grande rapidité après le traité de Paris. C'est la conséquence naturelle du déblaiement des embouchures du fleuve par la commission Européenne, entreprise qui a couté des millions n'appartenants pas à la Roumanie. La voie fluviale étant libre, des batiments de toutes les nations purent entrer et sortir du Danube; plus la passe devenait facile et commode à la suite des travaux de la Commission Européenne, plus le mouvement commerciai s'accentuait. Ces faits sont patents. Cependant le mémoire Roumain cherche à prouver que la prospérité de la navi

    gation danubienne a été la conséquence logique de l'annexion de quelques districts de la Bessarabie à la Roumanie et que d'après une loi immuable de l'histoire les progrès de toute navigation fluviale se trouvent toujours en proportion directe avec l'étendue des acquisitions territoriales faites par les Etats riverains. Cette argumentation est si complètement absurde qu'on s'étonne à bon droit de la trouver dans un travail ayant quelque prétention à un caractère sérieux.

    2. -Le mémoire affirme que chaque agrandissement territorial des Principautés était accompagné d'une augmentation correspondante de leur bien-ètre. Il oublie quc les Principautés doivent leur prospérité exclusivement à la Russie qui, à la suite de chaque guerre avec la Turquie, ne manquait pas de stipuler en leur faveur des droits et des privilèges nouveaux. Ne parlant que de la diminution du territoire Roumain, le mémoire . p asse sous silence l'annexion projétée de la Dobroudja. Cependant cette annexion pourrait offrir à la Roumanie -si le gouvernement n'était pas dépourvu d'esprit d'initiative -des avantages considérables, tels qu'une grande étendue de ·còtes sur la mer, avec des ports excellents camme Soulina et Kustendjé, des pèches très riches etc. Mais les intérèts des populations ne préoccupent guère le Ministère Roumain. Cela résulte clairement de l'état actuel de la partie de la Bessarabie annexée par le traité de Paris et ruinée par l'administration Roumaine. Les riches salines qui s'y trouvaient

    jadis et qui nous donnaient un revenu considérablc, sont aujourd'hui abandonnées et inondées d'eau. Le commerce d'Ismail paralysé, les colonies bulgares aux abois, tout cela s'explique par l'apathie et les abus des autorités Roumaines, par une persécution aveugle de tout ce qui pourrait rappeler les liens d'origine de ce pays avec la Russie.

    3. -Le Gouvernement Roumain se passionne pour une mission imaginère dont il s'investit lui-méme, celle d'étre le gardien des intéréts Européens sur le Danube. C'est une figure de rhétorique, dénuée de signification. Les intéréts Européens sont confiés sur le Danube à une commission Européenne et personne n'a songé à remettre leur surveillance aux Roumains.

    En faisant découler sa prétendue mission du traité de Paris, la Roumanie semble maintenir l'ensemble et l'esprit de ce traité qui la considère elle méme comme partie intégrante de la Turquie. Les Puissances Européennes ont d'ailleurs été si éloignées de la pensée de confier au gouvernement Roumain la garde de leurs intéréts quant aux bouches du Danube, qu'elles ont fini par annexer directement à la Turquie en vertu du protocole du 6 Janvier 1857 le Delta du fieuve

    c.a.d. la plus grande partie du territoire voisin de ces bouches que le traité de Paris attribuait à la Moldavie.

    4 -Le mémoire donne à la rive gauche du Danube une préférence mystérieuse sur la rive droHe, en affirmant que c'est uniquement en restant maìtre de la rive gauche que la Roumanie pourrait garantir la sécurité de la navigation. Ce principe sert d'argument principal contre la rétrocession de la parcelle de la Bessarabie réunie par le traité de 1856 à la Mo1davie, à une époque où la Roumanie elle méme n'existait pas encore et où il n'était question que des provinces Danubiennes sous la suzeraineté àe la Porte. La possession par la Russie d'une des rives de l'embouchure de Kilia est considérée par le Gouvernement Roumain comme un danger Européen. Il nous adresse ainsi à nous mémes les plaintes qu'il formule contre nous en faisant appel à l'Europe et semble vouloir fermer la voie à toute entente amicale.

    5. -Le mémoire Roumain menace l'Europe de la perSIPedive d'une commotion intérieure dans le pays si ses frontières sur la rive gauche du Danube étaient modifiées et présage dans ce cas de nouveaux troubles en Orient. La Roumanie ferait mieux de concentrer son attention sur son organisation intérieure qui peut seule garantir son avenir. Elle oublie que la vitalité d'un Etat ne dépend pas seulement du sang versé sur les champs de bataille, mais encore du dévéloppement politique de ses forces. Ce gage serait le seul que l'Europe pourrait apprécier à sa juste valeur.

    (l) Non pubblicato.

    80

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 14 aprile 1878.

    Ti Ilingrazio per la tua del 5 del,presenrte (l) e ti sarò sempre grato pei consigli che vorrai darmi. AVIrai 'letto nei giomaU ila d!iscussdone ohe seguì neLla Camem. Per ddrti H vero io trovavo che una ddscussione sulla poLUJica estera nelle presenti con;gtunture era cosa dnopportrunfussima e feci quan,to potei per impedirla. Senonohè ailcund Deputa~ti e quel che più monrta i mieli. coUeghi non furono del mio avviso e ila vollero. Dei discorsi degli altd non ho nu>l<la a dire

    73

    che non poteV'ano ,dJi:pendere da me. Per mio conto cel'ca'i dii navi.gail'e ailiLa megil,io :fira t div:el'si elementi i:nte:rmi ed 'estJer1i. Avendo ·irl fermo propostito di ISita.re atlll'ilnfuori delle eventua·lri .compLicazioni 'che mina:cdano •l'Europa non conviene piegare nè a dritta nè a sindrstra, ·tarruto rpiù che il menomo segno in un senso o nell'aUro potrebbe rseNire di incora,gg:iamento a ·rompere ,glJi indugi. E l'interesse nostro supremo mi parre essere queLlo del .mantenimento deLla pace. Dovetti rispondere :liran,camenrte arLla arllusione che OaV'aLlotti fece rigua!'do arl Tren.Uno, sia perchè Oari,roli em piuttosto •sospetto a questo r1gruar1do, 'sia perchè per nuLla al moodo avrei voluto :che 'H mio sirlen2lio fosse dnterpretato ·come acquiescenza nerlrle mene di questi oomitati degli irredenti. Da VJenna mi scrivono che vi dura la fiducia che si riuscirà a troval"e un componlimenrto fra rl'Aus:trila e rla RUISSÌa, e che continuano i negoziati fra dii esse. Ma parrebbe invece che ·le trattative siano sospese :tra Londra ·e Bietroburgo. La Q"lag:ion·e apparente di questa sospensione •sarebbe rla J.'lirsposta mtta da cootà tailla domanda ·in,g:lese, se s'Intendeva sottoporre al Congr.esso tutti ·gli articoli del 'I1rattato dri S. Stefano. Ma è eg:l!i verosimir1e •che le trattatwe da cui dipende la .gl'an questione di pace o di .guerra abbiano ad 'arrestami davanti a una questione che liJn fondo non è •Che di parole? Le del,iberaz:ionri del Congresso ·infatti non 1av:rebbero a seguire rper voti di maggioranza e ciascuna Potenza avrebbe 'sempre d1 diritto dii non accettare anche rle

    1

    conclusioni che fossero adottate da •tutte Je altre e dii ·ritirami quando fosse d'uopo.

    L'I,nghdi1terra dimostra ora ·glrande desiderlio di presenta·rsi ari Cong.resso. Che non 'si .potrebbe trovare il mezzo di ovviare aLle meschine difficorl:tà innanzi aLle quali si .arrestaOC'ono rle trattative? Per m.e sono •convinto che .la guwra an•ohe colla sola Inghilterra sarebbe una calamità per tutti, per la Russia, non meno che pecr gli alteri. E sall"à ,gl'ande ·la responsabi!Htà di quelLi .che l'avmnno 'suscirbata. Ti sarò .sempre 'grato quando vormi darmi notizie intime e particolavi.

    P.S. -Più tardi venne da me il Barone Uxkull a portal'mi la nota del Principe Gortchakow (1). L'A·lllegato natura,lmente m'era già noto e l'avevo trovato assai conciJia•nte. Trovai .pure la nota d'accompa,glnamento concepita •in •termind da dar luogo .a ·componimento, poi'Chè dasc:una Potenza debbe evidentemente avere libertà d'apprezzamento e d'azione. Io spero dunque ·che tutto si aggiusterà per lo meglio.

    (l) Cfr. n. 54.

    81

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Vienna, 14 aprire 1878, sera.

    Ti vingra~io per la tua lettera del 9 corrente (2). Già ti ho detto ·l'ottima impressione 'prodotta qui da,Lle tue pa•role .in viJsposta a'l OavaHott.i però non con

  • Cfr. n. 65.
  • Cfr. n. 62.
  • viene dissimuJar,si che ila fiduda che si ha a Vienna sul conto dffiil'.Ltail.ia riposa esclusivamente su di te. Se per disgrazia quindi dovessi lasciare il portafoglio non so proprio cosa nascerebbe. Mi spaventa grandemente quindi ciò che mi dici, tanto più che non posso immaginarmi che Cairoli riesca a mantenersi a lungo nelhl posizione·di equd'1~br,io dn cui rpre•ss'a ·poco è og,gd.; forzatamente dovrà ilnciiJi.nare marcatamente verso ·la sinistra accentuata, ed aHo!l'a non mi ddssimulo che non rpotra[ più camminare con lui. Queste cose Hayme11le deve vederle ed anzd panni che le scil"liva qu~ dai ·d1scorsi che mi si fanno. Sta dii fa,tto ·come mi dici che la discussione avvenuta n·el nostl'o Pa,ruamenrto mise .in luce una corrente piuttosto anrtirussa, questa è d'altronde piuttosto •la nota doi!Ildnante lin Europa ma in quanto a far la guerra alla Rus.sia, il n'en est pas question, salvo l'Inghilterra non vi ha Potenza che ne abbia ombra di volontà c.oonp;reso il.'Austrlia e mai1grado H_ chauvinisme degilli Ungheresi. Per conto mio !dten,go quasd iliuorli di dubbio la guerra Angilo-Russa poiichè ~e poche concessioni che Ja RUJSSia po•trebbe fare non contenterebbero ma'i l'Inghiilterra. Sono liieto d[ sarpe,re ora da te con cerlezza che non vi iha 1pmrola d!i vero neHa voce co~rsa d'armamenti da pall1te nostra, essi sarebbero pe:r ora inorppoll'tund. Procediamo •pe!l' ora con im.parzia,hltà e fermezza e nuNa awemo da temere venendo a scorppia~re la ·gue,rra, si vedrà contro chi ~a no~stra neu,tra:Idtà potrebbe avere d'uopo dd. ·essere tut•elata e a,]il'uopo s1i provvederà. Su!i ne.gozriarti dii Pietrobu:rgo si tien·e qui iii. segreto ii più assoluto con tutti; ti sc·rlivo ail. rLguardo •un ~rapporto ufficiaile og.gli_ stesso. Delil.'az•ione mediatdce de:Ll.a Ge~rmania se ne pa·v1a nn rpò orvunque ma dalle ,iJnda,ginli da me fatte mi risulta che essa sia fin qud più che al,tro un pio desiderlio. L'aZJione di Bismar.ck si ,sarebbe mantenuta sino ad oggi nei limiti i più platonki tanto a Vienna che a Londra, ed essenzia11mente a Pietrobuvgo.

    Dacchè mi fai cenno della questione del Segretario Generale te ne parlerò io pure con quella franchezza che mi è imposta dall'amicizia che ti professo. Compl'endo che finora Slii ·l1ima:sto Htubanrte a prendere una. decisione; sta pe,rò di fatto che quel·la incer•tezza tci toglie forza nel Gabrunetto e dinanzi a1Ha Camera poichè ilasoia facHmente ad mdoVJinare che se non ti ·declidi si è .perehè non sei ancora fermamente risoluto di conservare il tuo portafoglio. Tutto ben considerato dunque se fossi in .te mi [1isolv·erei a tenere Torndelili, tanto più •che la poJ.i,tica ila farad sempre rtu. Oredo che eg;l'i :i:n fondo desidera restare dunque .H servoirà come vorra·i essere serviJto. In quanto a CurtopasSii con 'tutta rnanchezza t'i dirò che non ilo prenderei se ·fossi ail. tuo ,posto, egli ha un ing.egno e non poco anzi, ma è la negazione del lavoro, potrebbe far la politica per un Ministro che non sapesse farla e lascerebbe lavorare aHr!i sotto dd lui, ma con .te la sua az:ione sarebbe assolutamente nuila. Da quel che ti dico a suo rligua,rdo vedi che non c'è pericolo

    che gli dica che mi hai parlato di lui. Ti ringrazio ancora per il telegramma mandatomi la sera del 9. La Wiener Zeitung della sera ;solo organo avoué di Andrassj pubblicò per intiero il tuo discorso, a proposito notai che nei rendiconti sommari della maggior parte dei nostri giornal:i non fu fatto cenno delle tue parole sull'Austria.

    75

    (l) (2)
    82

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    D. CONFIDENZIALE 671. Roma, 15 aprile 1878.

    Ho letto con molto interesse il rapporto che il Cav. Tosi mi scriveva il 9 aprile cof'r.ente, N. 2029 (1), ria:ssumendo :in esso Je d~sposiziomi. che costì continuano a prevalere.

    Illingua:ggio ·che il Signor di Btilow ha tenuto a~l Consi.gl!iere di •Codest•a Ambasciata non si discosta da ciò che il Principe di Bismark disse pubblicamente in occasione dell'ultima interpellanza parlamentare. È però notevole, in mezzo a:Lla riserva di cui si circonda ill Gabinetto di Berthlno, :la diohiaTa~ione emessa dal Segretario di Stato, che, cioè, a nessuno può venire in mente di ricostituire l'antica Turchia d'Europa. Quanto alla parte di mediatore che un certo sentimento generale in Europa attribuisce al Gabinetto di Berlino, il Signor di Biilow si sarebbe ·mstretto nei l!Ìr!nd:td delle a:nteriori dichiaraziond del Gabinetto stesso ripudiando per il medesimo qualunque progetto che importi una iniziativa. È degno di nota che l'aspettazione generale dell'Europa assegnerebbe invece alla Germania una parte ben diversa da quella che essa finora :sostiene di voleT assumere. In presenza di un conflitto che divenisse imminente fra la Russia e l'IngMLterra non :si comprenderebbe, ·infatti, che l'a più considerevole :lil"a le Potenze neutrali, non procurasse di fare prevalere quei principi che formarono il soggetto di unanime dichiarazione n,eJ protocoLlo del 14 ·<l!PrHe 1856. Queillla dichiarazione dà infatti alle Potenze un titolo giuridico di intervento amichevole nei casi di conflitto fra due o parecchi Stati e sarebbe certamente rincrescevole che nelJ·e cil"costanze :pl"esenti non si ricol"resse a questo mezzo che spontanea:men:te si offre per :visolveve :le difficoLtà che tengono in ,grande emozione tuttd ,gli a:IliÌmi. Nè fatta anche astrazione da queste considerazioni desunte dal diritto diplomatico, alcun'altra potenza potrebbe, meglio della Germania rendere all'Europa il grande servizio della con:s·ervazione della pace.

    83

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 833. Vienna, 15 aprile 1878 (per. il 18).

    Mentre molti credono ad una possibile azione comune dell'Austria-Ungheria e della Gran Bretagna nella presente fase della questione Orientale, ed altri che riconoscono quella non esistere, ammettono però un'azione parallela di quei due Governi, e:redo non inopportuno far rilevare all'E. V., che fino ad ora almeno l'azione politica del Gabinetto di Vienna non ha cambiato affatto da quello

    ch'essa fu nei trascorsi due anni e mezzo nel suo modo di svolgersi. Oggi come in passato H Conte Andràstsy mantd.en'e esclusivamente i suoi scambi d'[dee e negoziati nella cerchia dell'alleanza dei Tre Imperi lasciando assolutamente all'infuori di essi del pari il Gabinetto di St. James, come quello di Versailles e del Quirinale. È bensì vero che il Primo Ministro Imperiale nulla maggiormente desidwa che di vedere ,viun>il'ISi iJ. CongreiSSo; ma se ma1le non mi appongo, Egli non vorrebbe presentarsi al tappeto verde, senza avere la certezza che quanto Eglli ~sarebbe per proporre a~Le ,potenze, a tutela degM d:ntereSISii ,generali Europei, ed anzi tutto a guarentigia di quelli Austro-Ungarici, sarebbe già in precedenza accettato sì a Pietroburgo che a Berlino.

    (l) Non pubblicato

    84

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A BUCAREST, FAVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 693. Bucarest, 16 aprile 1878, ore 10 (per. ore 14,40).

    A la suite des menaces du Prince Gortchakow d'occuper la Roumanie et de désarmer l'armée Roumaine le Prince Charles a concentré la plus grande partie de ses troupes dans la Petite Vallachie entre le fieuve Olto et la frontière autrichienne. Le Gouvernement Roumain a en meme temps demandé par Note à mon Collègue de Russie des explications au sujet des fortes concentrations militaires que les Rus'ses font en ,ce moment en Roumanie.

    85

    IL CONSOLE A GIBILTERRA, CARCANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 70. Gibilterra, 16 aprile 1878.

    Pochi giorni fa, giunse in questo porto, un Piroscafo Inglese, carico di Fieno in balle pressate, provvista per questa Piazza Forte, che fu con ogni sollecitudine disbarcata dai Militari e trasportata nei relativi magazzini.

    Non ho potuto avere esattamente la quantità di tale fieno, credo però di non el'll'a,re dtcendo, ch'è di 1.000 o 1.200 Tonnellate.

    L'arrivo e lo sbarco di tale materia ha prodotto abbastanza sensazione nella popoLazione, attesoohè si sa che 1e UJlrtlime proyvi,ste che si fan~l'o da queste Autorità Militari, in previsione di guerra, sono appunto i viveri per le bestie da soma, di cui havvi scarso numero in Gibilterra.

    Questi abitanti non rammentano, dopo la guerra di Crimea, altra circostanza, in cui le Proviande Militari, abbiano completato anche questo articolo.

    Continuano sempre i lavori alle Batterie corazzate per i Pezzi di 38 Tonnellate; quella vicino al molo nuovo, progredisce assai, ed in questi ultimi giorni si ,aumentò pure ill [JJUJmero degl1i orperaj a>lle a>hllre due Ba~tterde, verso il m01lo vec'Cll!io ed Ln prossimità a>lla Chiesa protesta>nte (1).

    77

    5 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

    (l) Annotazione marginale: «comunicato ai Ministeri della Guerra e della Marina il 30 aprile 1878 ».

    86

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLJ ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. R. Londra, 16 aprile 1878.

    Io le sono molto grato della di lei ~cortese lettera del 12 corrente (l) 1che si riferisce principa,lmente alJa pensona che dovrebbe essere destinata a Londra per rimpiaz:zJarvi il De Martino. Io vj_ !'li:sponderò d1 tutta franchezza ma anzitutto, pel'lChè ,}a E. V. si compi,acque annunoiarm1i H d~scorso che la E. V. pronunziava ~testè alla Camem de' Deputati in l"isposta a:lile interrogaz,ion,i direttele intorno a<Ha questione d'Oriente, do debbo diT.le che esso oo prodotto un buonissimo effetto dlimostra:nJdo. che ·J.a ocwatez2la e la prudenza, sotto la di lei Direzione saranno ognora ~a regooa deLla nostra politica estera. Fece poi buonissima impressione la dichiarazione ben esplicita di V. E. che non avevamo nessun ~impegno e che volevamo 11imanere J.'iberti nei!Jle nostre aziond. Non si può nascondere ,che per qua'!Jche ~tempo J.a nostra rpo1si2lione presso l'In~hii!Jtema fu alquanto diffi·cdle; dopo ,Je accuse di alLcun1i gJio1r1narri viennesi (propabi!lment.e pagati per propalare tali notizie) 1si era qui persuasi (specialmente nella City) che avevamo contratto un'aiJJleanza con la Russia. H .sapel'lCi liberi cd dà una forte ed eecel,lente posizione per tutte le contJin,genze future; la nostra am~C'izlia sarà più apprezzata perchè ,indipendente e si sente 1che una nazione che può portare 300 mila uomin'i sopra dl campo di b~ttiJa,~lila (senza paTlare delrre riserve) è una nazione che .bisogna rispettare. Jo lodo rpoi molto l'aecorr'grimento di V. E. mg;uardo all'Austria J.e di cui inquietudini sa~ranno state oailmate daiJ.[e franche parole che Ella pr0111un2Jiava fa,cendo a<llus:i0111e a certe rivendlioamoni di territovio che diedero J.uogo a qua·lche ltna!lumo[1e, a mio avviso ma[ fondato, imperocchè ,taU dvendicazioni non erano che .r.eSiipressione di alcune opi:niomi e non del nostro Gove·mo. Certamente è a desidell'taTe che l'Ita~ia abbia in seguito quakhe soddLsfazione di frontiera che tOILga a nod una spina ed aa,r AuiSrtl'ia un peso. Ma ciò si otterrà più fadlmente per via amtichevole che pe'r effetto della violenza. Ci vuoi temrpo, e sopratutto è necessario che siano spenti aleuni pregiudizi di amor proprio.

    Nel 1866 quando negoziai il trattato di pace, io avevo ottenuto da uno dei Minist·I'li (quel:lo deHe F,inanze ora morto) che i!l 'I1ren,tino foose eeduto a[il'Ita'l,ia mediante un compenso pecuniario, ma la questione recata nelle alte sfere non venne accolta come contraria alla dignità del Governo, benchè si riconoscesse che tale cessione sarebbe .stata un bene per entrambi.

    Ritorn,ando a:H'argomento pvimdpall.e di mia J,ettera dirò adunque ail[,a E. V. che essendo io rimasto per due annd dn uno stato d'incertezza nei miei rapporti con De Martino S"ento oramai il ·bisogno assoluto di aveve ~con me un uomo che io conosca ·i!ntier:amente e che abbia J.a mia inte~a fiducda. Io credo dd non avere incontrato, per caso, che una sola volta il Barone Marocchetti molti anni sono, per cui non ho alcuna idea del dii lui ca,rattere né delle di lui attitudini. Sento

    dire ohe EgLi è uomo di spi•11ito, molJto eLegante, amante deLla società ma per altra .parte egli è v~muto per più anni in aJS\I)ettativa od in congedo o in dis1ponibilità, il che non fa molto presumere dlella di lui laboriosità, debbo dire che sopTa questo ultimo !PUnto .io sono assai esigente. Il Signor Cova d:i cui mi parla anche l'E. V. mi è 1sinceramente ignoto o tutto alimeno non ne ho conservato I"imembranm ·tal1e da poter fissaTe Je mie idee all di Lui 11iguardo. Ora io considero il Capo della Cancelleria in una legazionJe od amba,sciata •come lo è IÌJl capo di Stato Maggiore dd un Generale .comail11dan,te o come il Seg:retal'io Generale di un Ministero; essi debbono essere gli uomini di confidenza dei loro rispettivi capi e la 1scelta ne IClie"lne adunque essere lasciata a questi. Io che ,per tanti an1111i ho ese11oLta1to dei grandli comandi, 1clhe fui peli' più voLte Ministro ho sempre sceiLto ci miei Capi di Stato .Ma:gg:iore ,ed i miei Segretari Gener,ailii; mi pare che alltret1Ja,nto debba essere fa1Jto neN.a dirplomaZJi:a ed ho' l'esempio che anche neLla nostTa un taJle sLstema fu più ·volte ,seg:ullito. Mi r·icordo che io stesso (se non erro) sulle istanze 11i!petute dal Cav. Ni,g:m destiJna•i a Ba·rig.i il Cav. Res:sman ·Che era .se non seg11etario di 2.a .claiSISe, ma per c:el'lto uno degli rult1imi segretari di la e, ciò :nonostalllte, fu nommato Capo della Cance1ler,ia, cal'lica che egLi ,regge tut.tora.

    Il Conte de Launay 1s'è IS€•mpre 1portato •con ;sè il Comm. Tosi come capo di Cancelleria e quantunque questo non fos.s:e dei primi nella •carriera. Lo 1stesso dico del Conte di Barrai che per molti anni non volle che si distaccasse da lui il Comm. Scotti. Secondo le mie ·idee e quelle, 'come dissi pocanzi, anche prevalenti, la destinazione è indiJpendeifi,te da1l .grado o per megLio dire dall'an2'!ian~tà; 1a destinazione dipende da un complesso di convenienze personali o locali mentre il grado è un attributo delila ca111I'1iera. ·Nulla .impedisce che un sempHce Segretacrtio sia Capo di Cancelleria in un'Ambasciata importante purchè ciò torni a conto del bene del servizio, mentre un primo consigliere sarà capo di Cancelleria in una legazione di 2° ol'dine dove potrà ·rendere più servizi 1che .se egli fosse in una Almba:sciata. In qua,nto poi ali1a dliV"ensiltà di assegnamento che compete ai Capi di Oa·neel:leria presso una Amba1soilata od una LegaZJione di 2o 011din·e, la differenza è ,così ,pooa che tl ma,gg:iore assegnamento V'iene assorbito da,lile ma,ggiiori spe.se che compol'ta la residenZJa nel!le .gm[)Jdi oapitalli. Rlia:ssumendo ho chiesto che fo~.se destinato il Conte Zannini presso questa ambasciata, per,chè io lo conosco .e •Che .credo di poter fare a'sseg:nam,ento sul suo concoPso; mentre non ho la medes,iJma conoscenza e ,la medesima fiduclia rispetto agl1i a'lrtri. Piuttos~to che di fa11e una seconda volta la prova di un Capo di Cancelleria che non mi sia interamente accetto, prefe11isco che ill pensonaile di questa Amba:s'CJiata .11imanga per ora ridotto come eglii è attua1lmente .cioè nn 2° Segretario e due addet1ti: con questi si procurerà di fare C'ammilna,re iil servizlio. Per a11tra pa:rte non vi è alcuna premura di prendere subito una ·determiÌJil!aZiione, si può lasdare per qua,1che tempo al Cav. Oata1l!a1DJi il V1antagg1io di fare le veci di 1° Segreta;rio. Sottopongo questa ~co,nsideraZJione a111a E. V. co1111a speranza che e]1a la vo·rrà benevolmente apprezzare.

    P. S. Debbo dire che il Catalani è molto laborioso e mi è molto utile, non potrei dire ancora se potrebbe essere fin d'ora incaricato di Affari, ma col tempo può farsi.

    (l) Cfr. n. 73,

    87

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, E A PIETROBURGO, NIGRA

    T. 302. Roma, 17 aprile 1878, ore 18.

    Le Chargé d'Affaires du Roi m'avait écrit le lO de ce mais que des négociations secrètes se poursuivaient entre l'Ambaooadeur d'Autriche-Hongrie et la Sublime Porte en vue d'une oecupation éventuehle de la Bone et de l'Herzégovine par ·les troupe's Autrichiennes. Le Cabinet de Vdenne parali.ssadt se contenter de la certitude que la Turquie ne s'opposerait pas de vive force et se bornerait à une ,sfun!Ple pTotestation. Je reçohs aujourd'hui un télégramme (l) du Baron Galvagna m'annonçant que la Sublime Porte a réfusé son consentement.

    Ceci pour votre information confìdentielle.

    88

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    D. 677. Roma, 17 aprile 1878.

    ' Ho ricevuto e letto con speciale interesse il rapporto del Cav. Tosi, in data 10 aprile col'rente, N. 2034 (2), relativo alle recip.roche dtsposizioni del Governo germanico e del!l·a S. Sede.

    È qui acchiuso un paragrafo in cifra.

    ALLEGATO

    ANNESSO CIFRATO

    La situation actuelle dont le denouement pourrait bien se faire, tòt ou tard, par un Congrès, nous impose de suivre avec la plus grande attention les démarches que le Vatican ferait en vue de se reconcilier avec les Gouvernements étrangers. Ces démarches, pourraient, en effet, avoir pour but de préparer le terrain pour porter devant le Congrès meme la question de la situation du St. Siège et cela dans le dessein d'obtenir une garantie européenne des droits dont le St. Siège est actuellement en possession.

    89

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 834. Vienna, J7 aprile 1878 (per. il 20).

    Col mio rapporto di questa Serie N. 810 in data del 9 marzo scorso in risposta al dispaccio ministeriaie in data del 23 febbrajo io conferrrnatVa l'esistenza di negoziati diretti a trasformare la compagnia francese per le ferrovie ottomane del

  • T. 696, non pubblicato.
  • Non pubblicato
  • Barone Hirsch in una compagnia austriaca: io soggiungeva che l'effetto ne era dubbio, perchè i negoziati allo stesso scopo erano eziandio pendenti colla Russia: io finiva assicurando che sarebbe stata mia cura di segnalare ogni nuova fase della facèenda; ciò essendo avvenuto, sciolgo ora la mia promessa.

    In fatto mi ,consta che nel1le uJtime settimane le tmttative prog:redli,rono assai: in ogni modo è indubbio che il desiderio vivo dell'Austria di conchiudere l'affare ed il fatto che l'Hirsch chiese ed ottenne la cittadinanza austriaca avvalora le probabilità di un accordo. Si assicura che già esista il mutuo consenso in principio delle parti contraenti: sembra però certo che sino ad oggi non havvi nulla di firmato e di assolutamente definitivo. La compagnia sarebbe Austriaca ed avrebbe la sua sede in Vienna: pare si voglia compiere al più presto la linea che da Vienna per Temesvar-Orsova-Vercivova-Bukarest e Giurgevo giungerebbe a Costantinopoli e che ora, partendo da quest'ultima Capitale finisce a Jamboli; si riserverebbe ad epoca più propizia per la politica e per la finanza l'aUm ]inea che per la Bosnia e fo11se la Sevbia (Seml;ino-Bel,grado-NH:sch) l'Erzegovtna e Satlon;kchi ~H'IIiverebbe pUJre a CoSitanrtdnopoU.

    La trasformazione della compagnia non incontra ostacoli per parte della Porta: il Conte Salm, Membro della Camera Austriaca dei Signori e noto uomo d'affari, seppe anzi nel suo recente soggiorno in Costantinopoli rendere favorevole al progetto quel Governo, che crede vedere in un aumento dell'influenza austriaca in quelle regioni una specie di guarentigia avvenire contro la Russia. L'~intereSISe vdVitssdmo che prende il MiniSitero I. e R. e segnatament,e il Barone di Schwegel al buon andamento dei negoziati, la sua riserva sull'argomento, la partecipazione nell'affare del Conte di Salm, del Conte Otto Chotek, del Barone Mayer, già consigliere d'Ambascda,ta I. e R. a CoS!tantinopo1li ed a Plietrobm.'go, dell'Anglo-Bank e deMa Bodenooeditanstalt, tsti,tuto noto pei suoi rawom con alti personaggi, dimostrano la rilevanza che qui si dà alla faccenda e come essa evidentemente si connetta coll'eseguimento di un piano generale. In fatto la costruzione delle ferrovie porterebbe, giusta il pensiero di qui, vantaggi ancora più profi,cui all'Austrda effettuandoSii un • Zol1lV1erein • e convenzdonli mi11/ita'riÌ con quanti Stati o parti dell'attuale Turchia Europea maggiormente si potesse ottenere di riunire in tali legami. Tutto ciò è ancora nella sua interezza in uno stato embrionale e direi quasi di gestazione: sono aspirazioni piuttosto che fatti o eziandio solamente che progetti definiti: danno però un'idea delle tendenze dell'Austria poJd,tiche e commel1c,iali, che mevitano, come H R. Min,istero ben notava, la nostra continuata seria attenzione.

    Anche taluni giornali fecero cenno della faccenda in discorso, ma in modo piuttosto superficiale e SICOI1retto. Così a mo' d'esempio ,la Colnische Zeitung in un telegramma direttole da Vienna in data degli 11 corrente; le conferenze riunitesi, a suo dire, a tal uopo presso questa Ambasciata Ottomana non avvennero in fatto e le informazioni politiche aggiuntevi non ~sono esatte; è pe11ciò che

    non lo segnalai prima d'ora alla E. V. Più rilevanza ha un articolo di fondo in data d'oggi deHa Tagespresse, di ~cui ,sono nol1:1i i rappom con questo Min,i1stero degli Affari Esteri e che annuncia l'accordo come perfetto: mi permetto ad ogni buon fine, di trasmettere, qui annesso, l'am;kolo al,la E. V. (1).

    (l) (2)

    (l) Non pubblicato. Annotazione marginale del documento: • a Costantinopoli, Berlino. Pietroburgo e Londra 23/4 78 •.

    90

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 709. Vienna, 18 aprile 1878, ore 15,05 (per. ore 18,40).

    Le hruit s'est ré,pandu id dans les journaux de négociations en cou21s à Constantinople pour occupation par l'Autriche de la Bosnie et de l'Herzégovine. Je n'en ai pas informé V. E. car j'avais bonne raison de croire que ces bruits n'avaient pas de fondement. Ils sont aujourd'hui démentis ici d'une manière formelile. Ce qui a du y donner 1ieu e<e sont les poul")J·ar1ens qui se sont passés ent.re Zkhy et la Porte pour 'le ra1pa•tr1iement d es réfugliés ·de la Bosnie et de l'HerzégOVJine. Qua1nt à l'oooupation pa'r l'Autrkhe de ces deux Provinees, le Cabinet de Vienne, j'•en ,ai la conv~c,1Jion n'entend !Pas, ta.nt qu'iJ y a une poss,ibit11ité que le Congrès se tréuni.sse l'effec,tuer pa.r des l'aipipurts di,reot1s avec la Ru~·.stie ou avec la Porte, mais avec l'acquiéscement, l'invitation meme des autres Puissances.

    91

    IL CONSOLE GENERALE A CALCUTTA, GALLIAN, AL MINISTRO DEGL,I ESTERI, CORTI

    R. 13. Calcutta, 19 aprile 1878 (per. il 10 maggio).

    Da avant'jeri, si è sparsa qui la voce, che il Governo Indo-Britannico, avesse

    l'icevuto ordine da Londra, di mandare alla volta di Malta, facendolo rmbar•care

    a Bombay, un corpo di truppe Indiane di circa cinquemila uomini, comandato dal

    lVIaggior Generale Ross, sin'ora capo di questa guarnigione. Questo corpo, cui,

    dicesi partirà questa sera è composto: di due reggimenti di cavalleria, due bat

    terie d'artiglieria, due compagnie di zappatori e genio e di 7 ad otto reggi

    menti dii fa[}terti.a. La quaJii,t,à petrò del!le truppe essendo tutte indigene, e tra esse

    della cavalleria, creò in me il sospetto, che la vera destinazione, non sia l'indicata

    dal pubblico e dai giornali. Da quanto potetti appurare, nella massima segretezza

    che questo Governo osserva su tal riguardo, sembrerebbe piuttosto che le truppe

    in parola, siena dirette per l'Egitto, affine di occupare il canale, in caso di guerra

    colla Russia.

    Da poco, osservasi qui un gran movimento nel dipartimento militare. Con

    tinue ispez:ioni hanno J:uogo, de1le vm,ie fortezze, deposi·tiÌ mi:Htari e cos•te deJila

    penisofa Indostanlica. Si vuoi che deil1le to:npedini saranno poste in varj punti,

    sin'anche nelle foci del Gange dal lato del Golfo del Bengala, e precisamente

    a Hoogly Point. Infine, è un affaccendarsi continuo, come se si fosse alla vigilia

    di una dichiarazione di guerra. Io credo per altro che tutto ciò non sia, che delle

    misure di preoauz:ione, per mantenere in freno, aH'occuvrenza, i natiiVIi, perchè,

    anche se l'Inghilterra si decidesse arrischiarsi sola in una guerra, contro la Rus

    sia, non avrebbe molto da temere da essa in queste regioni, ogni qualvolta la

    via delle Indie gli rimanesse aperta; eccetto, di maneggi segreti con qualche principe Indiano alla frontiera desideroso mordere il freno del dominio Britannico, e collo Stato Afghano anzitllltto. Ma, i ciTICra sessanta mdi!>a uomini di trUrppe Europee, sono, colla nraturarle loro ,rJi,soilmrtezza suffkienti, a pa,re[" mio, a mantenere l'ordiine.

    Sin'ora almeno, non rimarcasi altra agitazione, tra queste popolazioni soggette, che de' violenti articoli nella Stampa indigena i quali raccontando ciò che accade in Europa tra l'Inghilterra e la Russia, fan travvedere senza ritegno, che la posrsanza det]la pr,ima è rarl suo tramonto, e che ~p["esrtO 1a Russlira, sarrrà querlllia che dominerà sulla terra! Gl'inglesi di qui, sono oltremodo indispettiti ed offesi d'un tal procedere, e criticano acerbamente il Governo Britannico, di non aver sostenuto a tempo la Turchia.

    Onde porre un freno a queste pubblicazioni, il Governo Indo-Britannico, emanò di recente una legge repressiva sulla stampa indigena, la quale, ha provocato delle numerose adunanze, o meetings, in cui l'atto del Governo è violentemente Cl1iticato, e dergrl'irndkizz,i stanno fi11manJdolSii per vederlo a[l)HUlJ.il!arto.

    Altro malcontento si è manifestato da qualche giorno anche tra l'elemento commerciale Europeo, derivato dalla nuova tassa addizionale sulle arti e. mestieri, creata arllo scopo di fare un fondo di rirserva, desrtirna,to a prrevedere i dannri delle frequenti carestie; tassa ohe tanto gli eurorpeli, quarnto gl'lirndtianri, trovano ingiusta, perchè non colpisce anche i trafficanti stabiliti in Inghilterra, gli armatori di navi ecc. i quali ritraggono non poco lucro dalle Indie, senza essere soggetti a quest'imposta.

    92

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABHEA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. R. 296/46. Londra, 20 aprile 1878 (per. il 25).

    Dopo H mio rapporto irn data del 10 corrente (Serrie Po,liitka N. 40) (l) ho procrurato coi miei tele,grammi N. 87, 88, 89 e 90 degl>i 11, 12, 17 e 19 dell corrente mese (2) di tenere V. E. a giorno deglli incidenti delila questlione orri.entalle tuvco-,russa in dò che riflette speoial!m,ente I'attliturdiine dehl'J,nghiiHerm. Le a11tema1Jive di speranza e di sfiducri.a nelilra pace si su:ccedono rarpddarm,enrte, per cui sarrebbe diffidle di formulare un pronosrtlieo ,srieuro soipl"a l'esd:to derlila eontesa attuale. Giova però di riasrsumere di quando in quand'o lo sviluppo degli avvenimenti, e di segnmme i puntd tPiù c:arrattel'i.s~ioi.

    È certo che l'uscita del Conte di Derby dal Ministero colla sua surrogazione dal Marchese di Salisbury, ha inaugurato per parte del Gabinetto inglese una politica più decisa, la quale, uscendo dalla stretta considerazione degli interessi meramente Britannici per abbracciare gli interessi generali dell'Europa, si è guadagnata la simpatia delle altre nazioni, ed ha portato la discussione delle questioni suscitate dal trattato di Santo Stefano sopra un terreno più consen

  • Cfr. n. 67.
  • Non pubblicati.
  • taneo al diritto che compete alle potenze di regolare e di sanzionare i nuovi ordinamenti che debbono essere la conseguenza delle vittorie dei Russi. L'argoment·aZJione sulla quaie si fonda H Ma.l'IChese di SaMsbury neHa sua oirc01lare del lo corrente è questa, cioè: che molti degli articoli del trattato di Santo Stefano essendo contrarli agli interessi Britannici ed Europei, e tutti gli articoii del trattato essendo solidarii, gli uni degli altri, il trattato deve perciò essere sottoposto nel suo complesso e nei suoi particolari al Congresso che si vorrebbe riunire, mentre la Russia implicitamente non ammette questa ingerenza assoluta del Congresso, e si riserva di sottrarre alla discussione parecchi articoli sui quali essa non intende transigeJ;e. Le osservazioni del principe Gortchakoff intorno al trattato, giunte prima della circolare che le doveva precedere, avevano prodotto una impressione favorevole, anzichè no, per l'apparente arrendevolezza del Gabinetto Imperiale Russo, ma quando fu nota la circolare stessa che manteneva esplicitamente il medesimo sistema di opposizione alle domande dell'Inghilterra, le speranze di accordo svanirono di nuovo, ed il Gabinetto inglese si dimostrò ancora meno propenso a lasciarsi sedurre dai ragionamenti del Cancelliere. Un incidente contribuì eziandio a renderlo più cauto ancora. Nel mio rapporto del 10 corrente e nel successivo telegramma n. 87, narrai a V. E. come le osservazioni del principe Gortchakoff sul trattato di Santo Stefano, fossero state pubbUoate néhl'u~tima edizione dru Times di cui a1cuni numeri vennero portaH alla Camera dei Comuni nel momento in cui terminava la discussione sull'indirizzo di ringraziamento alla Regina per il messaggio col quale la Maestà Sua annunziava la chiamata delle riserve sotto le armi. Si sospetta, e Lord Salisbury me lo disse egli stesso, si sospetta cioè che la pubblicazione di questo documento fatta in tal modo fosse stata così combinata a Pietroburgo allo scopo di farla giungere in mezzo alla discussione colla speranza che desso potesse servire di arma all'opposizione per mandare a monte le misure energiche proposte dal Ministero. Ma un tale spediente, se fu realmente escogitato, fallì intieramente e diede anzi una nuova forza al Ministero, al quale ogni giorno maggiormente va

    accostandosi l'opinione pubblica.

    Lord Derby, che dopo la sua dimissione poteva diventare un avversario pericoloso pel Gabinetto, ha anzi perduto, almeno momentaneamente, alquanto della sua autorità in seguito alle parole poco misurate che egli pronunziò alla Camera dei Lords verso le potenze estere e specialmente verso l'esercito Austriaco, e che diedero luogo per parte del Governo Austro-Ungherese a qualche lamento, per cui Lord Salisbury dovette dare nella seduta della Camera dei pari del l 7 alcune spiegazioni in proposito, declinando la responsabilità di tali parole. Intanto il Governo inglese procede sempre colla massima alacrità nei suoi armamenti e non vi può essere dubbio sulla sua determinazione di rispondere colle armi a qualsiasi atto provocatore della Russia. Sono in questo momento informato che si stanno armando cinque corazzate in aggiunta alle numerose altre che già solcano i mari. Oltre i due corpi d'esercito, che sono quasi intieramente organizzati, si fanno venire dalle Indie sette reggimenti di truppe indigene, una batteria di artiglieria da campagna, alcune compagnie del genio, in tutto settemila uomini circa. Questa non è di certo una forza molto imponente, ma può essere considerata come una risposta ai rumori propalati intorno alla poca sicurezza della potenza inglese nelle Indie.

    84

    Pare anche che il pubblico inglese si sia pecuniariamente rassegnato alla prospettiva di una guerra anche protratta per alcuni anni, imperocchè si è persuaso che le ricchezze dell'Inghilterra sono tali da poter sopportare per lungo tempo una lotta contro la Russia. Per dare una idea della ·ric·chezza di questa nazione basta dire che, dietro l'ultimo discorso del Cancelliere dello Scacchiere, risulta che l'incarne tax, per ogni penny d'imposta sulla lira sterlina, produce

    1.800.000 lire sterline annue circa, cioè più di 45.000.000 di franchi. La tassa venne portata attualmente a cinque pences per lira sterlina, cioè al 2 o/o della rendita, e produrrà allo Stato L. 9.000.000, equivalenti a 225.000.000 di franchi. Se la tassa in Inghilterra raggiungesse il 13 1/z o/o come in Italia, essa darebbe

    L. 60.750.000 equivalenti a più di un miliardo e mezzo di franchi. Questa cifra andrebbe però un poco diminud.ta, perchè ìl prodortto dii 1.800.000 lire per penny non è che approssimativo. Ho accennato a questo calcolo perchè tutti gli Inglesi lo fanno, e ciò dà loro conforto per il risultato di una lotta contro la Russia, che essi giudicano sfinita di finanze e anche di forze militari, vuoi per le perdite nelle battaglie, vuoi per quelle cui soggiace tuttora l'esercito russo per effetto delle malattie.

    Con tutto ciò qui si desidera sinceramente la pace, ma non si paventa la guerra. Si reputa che il miglior modo di scongiurarla sia di prepararvisi come se fosse inevitabile. Infatti ieri l'altro la Gazzetta Ufficiale annunziava la proibizione delilia .esporlazdooe ailll'estero del marbertiail.e ,e de~lli. ,i,ngoodientd infiammabili che servono per le torpedini. A questo proposito dirò che abbiamo tuttora nelle acque di Londra un battello porta torpedini, che sarebbe compreso in quella categoria; ma per buona sorte egli fu naturalizzato italiano, porta la nostra bandiera, e si ha luogo di sperare che in tal modo tale proibizione non gli sia applicabile.

    Lord Salisbury, che io vidi il 16 corrente, come ne informai l'E. V. col mio

    telegramma n. 89, metteva in dubbio l'interessamento del principe di Bismark a

    voler COIIlllponre il diSISirldo esisrtoote tra la RUISISia e l'In,ghilterra. Ieri però le

    notizie giunte da Pietroburgo presentavano le trattative, che si dicono intavolate

    in proposito, sotto un aspetto più lieto; ma quest'oggi il Barometro della pace si

    è di nuovo abbassato, e si crede che tutta l'azione del principe di Bismark si

    rivolga a ricostituire l'alleanza dei tre imperatori per lasciare l'Inghilterra iso

    lata. Per altra parte è certo che l'Austria lavora a tutta possa, anche a Londra,

    per procurare la riunione del Congresso; ma da una parola che sfuggì l'altro

    giorno a questo Ambasciatore Austro-Ungarico non pare che finora questi tenta

    tivi abbiano dato molta probabilità per quella riunione che importa assai al Conte

    Andrassy di ottenere per trarsi dall'impaccio di una posizione che le esigenze

    ccrntmrice che domdnano rendono mot1to difficd,l:e.

    La notizia del cambiamento di Ministero a Costantinopoli non ha qui destato

    molta sorpresa, quantunque esso non si mostri ostile alla Russia, e si è persuasi

    che il giorno in cui scoppiasse la guerra, la Turchia starebbe coll'Inghilterra.

    A questo riguardo debbo aggiungere che, come ne informai l'E. V. col mio telegramma n. 89, il principe di Galles disse ad un alto personaggio che me lo ha ripetuto, che egli era molto soddisfatto del principe di Bismark con cui aveva conversato nell'ultimo suo viaggio a Berlino, e che aveva trovato contrario alle pretese della Russia, mentre egli approvava la resistenza dell'Inghilterra a tali pretese. Si pretende anche che il linguaggio talvolta inesplicabile del principe di Bismark provenga dai contrasti che egli incontra presso l'imperatore Guglielmo, a cui sta particolarmente a cuore il successo dello Czar, il suo prediletto nepote.

    Ho procurato di dipingere la situazione quale si vede attraverso queste nebbie del Tamigi. Resta assai più difficile di delucidarla in questi giorni pasquali, durante i quali, 'come ben sa l'E. V., tutti gli affarri sono 1sospesi, tutti fuggono alla campagna od al mare. Intanto il parlamento ha preso le sue vacanze di tre

    o quattro settimane. Io spero che quelle dei Ministri non saranno così lunghe e che sul finire della settimana dopo Pasqua sarà più facile di ritrovarli. In questo fva,ttempo non sono tmpossdbHi tahlni avventment1i che d'i,ano alla ques,tione un nuovo aspetto.

    (l) (2)
    93

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

    T. 312. Roma, 21 aprile 1878, ore 10,30.

    Nigra me télégraphie (l) que le Gouvernement Russe accepte en principe les bons offices du Pri:nce de Bisma11ck (2). D'aprrès les journaux le Cabinet anglais s'y montrerait peu disposé. La Puissance qui ferait échouer la proposition Allemande pour des questions de forme assume11a1it une grande responS'abH1ité devant l'Europe.

    Il est évident que ehaque BléniJpotentlia,ire au11att '1a faoulté de présenter devant le Congrès toutes les observations qu'il jugerait convenables relativement au Traité de Santo Stefano, tout en conservant sa pleine liberté d'action. Les dispositions pacifiques de l'Angleterre nous donnent la confiance qu'elle voudra fadl1tter l'oeuvre de paix qui nous intéress:e à un si hau,t degré.

    94

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 729. Londra, 22 aprile 1878, ore 16,10 (per. ore 19).

    l'l pavait que 1e Prdnce de Bisma~ck a proposé comme préliminad!re du Congrès la retraite de .la flotte Ang1alise à Besika et cel1le des troupes Russes à Amddnop1e. l1l pa,raitrait au:ss'i que l'An,g1etel1re n'1a po1iJnt repoussé ce1Jte proposition d'une manière décisive, mais qu'elle n'est diJ51posée a y adhérer qu'autant qu'elle se11ad!t asSUTée de pouvoiJr a~iverr à GaffiUpold et sous les murs de Gonstanminorple non plus tard que les Russes en cas de nouvelle menace d'hostilités. Les Russes eux-memes, d~t-on, hésUent à accepter ~ndrinople comme point Iimité de retraite. Cette ,prremière question vidée viendrait celle du Congrès. Il parait diouteux que l'Angleterre veuille renoncer au droit d'examiner le Traité de Santo Stefano

  • Con t. 721 del 20 aprile, non pubblicato.
  • De Launay aveva dato notizia dell'offerta di buoni uffici da parte di Bismarck con
  • t. 710 del 18 aprile, non pubblicato.
  • dans son ensemble, car Derby lui-meme ayant posé ·cette •condition on ne COIITIQJII'endrari.t guè're com·me Sa·l·isbury po.urrait l'abandonnerr. Ceci aux yeux des A•ngllatis n'est point une question de forme, mais c'est une question de principe. On croit que le Traité de Santo Stefano, s'il était accepté camme la Russie le voudrait, serai.t le prélude de compl,ic,a.tdons et d'une confla<g~ra,tJion généra1le. On eSJt persuadé qu'une atti,tude be!liliqueuse et décddée à argi.r au besodn est La m~i!lileu:re manière d'amener une entente pour régler la question d'Orient. D'ailleurs ici on a La p1us g·rande défia,nce de la Russie; on l'aocrus;e d'avoÌir dupé l'Angileterre et ·de vouloilr faire ,pa11aitre ce<hle-ci comme cause de 'l'a guerre, s1i ei!Jle refuse d'ahhérer entiè11ement aux propos1tions du Pr'ince de Bism1arek. L'an est mème disposé à considére1r oes propos:iltions camme rm p1iège tendu d'arprès les suglgestions de ·l•a RusiSlie, pour jeter l'odieux sur l'An,gl,et:erre Sii .c•e,l!le->Cd lesr refusre, e't lui òter les: sympathdes qu'e1]1}1e ·a gag1nées del1lltièT'emetnt en a1rborranrt le dirn(peau des fntél'e.ts Européens au lieu de se bomer, comme précédemment, à mVQquelr les seuhs .inJtévets: Bri.tanniques. On annonc;e La mobiJJisatdon de l'a1rmée lindigène

    des Indes: quli serai..t acouehli!J1e avec enthousiasme parr les '.Droupes MUISlUlmanes:. Aujou11d'hui .seconde fete de· Pàques tous iLes bureaux sont ferrmés, mème oeux de la Poste (1).

    (l) (2)
    95

    IL CONSOLE GENERALE A MALTA, SLYTHE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 185. Valletta, 22 aprile 1878 (per. il 26).

    La stampa della metropoli da tempo va annunciando spedizioni in Malta di

    truppe da Inghilterra e dalle Indie orientali per essere pronte nell'eventualità

    di una guerm coLla Russi-a, ed eziantdio che la squadra del Medli.rteooaneo sotto glli

    ordini del V. Ammiraglio Hornby dovesse essere rinforzata di varie grosse coraz

    zate però fino oggd. nuilla di tutto ciò si è qui ver'ifioa,to. Del resto i recenti

    acquilsti fatti dali Gorvemo locoaJ:e di frumento ed d nuovd contratti daihlo stesso

    sUpUilati per una ma,~gior1e provvilsta di oa'l'lne secondo le esiogen21e dei due

    servizi, militare e navale, fanno supporre che una rottura tra l'Inghilterra e la

    Russia sLa ol'mai ineVJitabi1le; e quest'orpdn1one vdene tin qual1che modo co11r0borarta

    da quella manifestata in questi circoli militari di cui pure fa parte lo stesso

    Governatore.

    H Giorna[e Malta Times reputato l'orrg.ano del Govemo loeaJ:e, nel suo

    ultimo numero dice: «qualche sorpresa è stata espressa, come i trasporti che

    rilasciano in questi porti con truppe di ritorno dalle Indie, non vengano trat

    tenuti nei momenti critici in cui da un giorno all'altro possa divenire necessaria

    una pronta spedizione per Gallipoli».

    E qui accompagnando all'E. V. la nota del movimento del Naviglio da guerra

    in questi porti dal 9 'Corrente a tutt'oggi... (2).

  • Il contenuto di questo telegramma venne comunicato da Corti con t. 314 del 23 aprile, non pubblicato, alle ambasciate a Berlino e a Vienna e alla legazione a Costantinopoli.
  • Annotazione marginale: « Comunicato alla Marina il 30 aprile 1878 •.
  • (l) (2)
    96

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 733/92. Londra, 24 aprile 1878, ore 18,30 (per. ore 22,30).

    Je viens de vok Sa,~1sbury qud m'a dilt que l'.A!~leterr'e avaH a1ccepté en principe la proposition de l'éloignement simultané des troupes Russes et de la flotte angla~se des environs de Corustantinople et les Russes, dit-il, hésitent et sont en retard de donner une réponse décisive. Lorsque ce premier point sera réglé le Congrès pourra se réunir, mais auparavant il faudra qu'il soit bien entendu que toutes les questions qui touchent aux Traités préexistants et aux intérèts génér,aux de l'Europe dcihnent èke du ves1So'rt du Ccmgrès. En somme la solutdon des difficultés n'en est pas de beaucoup avancée, cependant elle n'a pas empiré. Salisbury m'a dit que le bruit qu'on avait fait courir de conditions imposées par l'Angleterre au suj,et de Ba<toum et de Kars n'avaM aucun fondement. J'ai également appelé san ·attention sur la condition de l'ìle de Candie et sur les dernières demandes législatives des habitants qui ne veulent que l'application sincère et équitable des réglements consentis par la Porte. Il m'a dit que cette question le préoccupe aussi beaucoup, mais qu'on était en présence d'un Gouvernement impuissant et de races réciproquement hostiles qui rendaient un arrangement difficile. La conversation s'est également portée sur l'Egypte. Il a peu d'espoir que les affaires financières de ce pays puissent s'arranger à la satisfac1Jion des créanCiievs. J'a,i reeomma[]Jdé les oréaQ"JJcievs I,ta,hlens dont i1l est p1us d'une fois question dans les dépèches du Ministère, et qui ne se trouvent pas compris au nombre des porteurs d'obligations. J'ai rappelé que ils avaient des droits camme les autres, et que par conséquent on devrait traiter les créanciers d'après les lois de l'équité et ne pas créer une classe de privilégiés au détriment de nos concitoyens. Salisbury m'a ensuite demandé ce que notre Gouvernement pensait de l'établissement d'un port Monténégrin à Antivari dans l'Adriatique. Je n'avais pas d'instructions spéciales de V. E. mais me rapportant à l'opinion plusieurs fois émise par le Ministère à ce sujet, je lui ai dit que s'il ne s'agissait que d'un simple port de commerce sans fortification, sans défense, la chose ne serait peut-etre pas t,vès dange['euse; ma1is que nous ne verl'ions pas avec indifférence la concession au Monténégro d'un port qui pourrait devenir le siège de l'établissement maritime militaire d'une Puissance camme la Russie qui créerait un danger pour la liberté de l'Adriatique et pour la sécurité des còtes qui entourent cette mer. Il m'a répondu que l'Angleterre de san còté ne pourrait pas

    ac,cepter un tel établ.d.ssement et qu'Li:l importera1it plus que tout autre d'éearter ce danger.

    97

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 836. Vienna, 24 aprile 1878 (per. il 27).

    La stampa ufficiosa austriaca si esprime con molta riserva sulla probabilità della viunione del Congresso cot1anto desiderata da1l Conte Andràssy: anzi dal linguaggio ch'essa tiene si direbbe quasi più non si faccia grande assegno nelle sfere uffida~Li su quel mezzo rdlterruto dal Ga,binertto di Vienna siccome H solo atto a risolvere le presenti complicazioni.

    Unisco al presente un annesso in cifre.

    ALLEGATO

    ANNESSO CIFRATO

    Vienna, 24 aprile 1878.

    D'après des informations qui me viennent de différentes sources, Andrassy éliminerait de son programme l'annexion de la Bosnie et de l'Herzégovine, et se plierait à la formation d'un état autonome dans la partie occidentale de la Péninsule des Balkans à l'ouest-ligne de Viddin à Cavalla à condition que tous ces états y compris la Servie, le Montenegro et l'Albanie jusqu'à la frontière de !a Grèce agrandie fussent liés à l'Autriche-Hongrie par l'union douanière et militaire. Cette solution aurait le consentement du Gouvernement Autrichien. On m'assure cependant que l'Angleterre ne serait nullement disposée à accepter cet arrangement s'il venait à etre proposé au Congrès.

    98

    IL MINISTRO DELLA MARINA, DI BROCCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    Roma, 25 aprile 1878 (per. il 26).

    Mi reco a pregio di portare a conoscenza dell'E. V. il rapporto in data 19 aprile, fatto dall'addetto Navale presso la R. Ambasciata a Londra, rapporto del quale già si è parlato.

    ALLEGATO

    LABRANO A DI BROCCHETTI

    N. R.16. Londm, 19 aprile 18'78.

    L'Ammiragliato inglese spinge gli armamenti ed i 'preparativi di guerra con la massima attività ed energia. Le ultime disposizioni prese sono le seguenti: l 0 Invio nel Mediterraneo di 31 lance a vapore di varie specie, partite col

    trasporto • Sumatra • e che serviranno di rinforzo alle barche della flotta nel Mar di Marmara pel servizio di vedetta contro <attacchi con torpedini. Le dette lance sono state in gran parte acquistate dovunque vi erano disponibili in Inghilterra, una di esse comprata sul Tamigi, dicesi ha l'enorme velocità di 20 miglia inglesi all'ora non essendo che di 25 piedi di lunghezza. Non so però se queste !ance o barche faranno tutte buona prova in mare considerato che molte erano state costruite per diporto sul Tamigi. Insieme alle barche è stato caricato sulla « Sumatra • una grande quantità di materiale per uso di torpedini e per difesa delle stesse nonchè il materiale occorrente alle barche medesime per servire da portatorpedini ad asta.

    2". Armamento di cinque Monitori che saranno stazionati in vari punti della costa. Questi sono: Cyclops, Gorgon, Hecate, Hydra, di 3430 tonnellate, di circa 1500 cavalli indicati, 8 pollici di corazza, e portante ciascuno 4 cannoni di 18 tonnellate in due torri, il quinto è il • Prince Albert • che ha cannoni meno potenti essendo di 12 tonnellate, di 9. 01tre a questi anche il • Glatton • che ha una sola torre lascia di essere aggregato all'• Excellent • per andare a prendere una delle stazioni, per difesa della costa.

    3". Prossima formazione di un'altra squadra composta delle corazzate Resistance e Valiant, che per ora hanno bisogno di qualche leggera riparazione, e del "Warrior. "Hector • • Lord Warden •, già in armamento, e dell'• Iron Duke •.

    4°. Armamento, in corso di esecuzione, di tutte le cannoniere della Classe

    • Comet. che sono un perfezionamento del tipo " Staunch •, portano un cannone sulla prua, sono in ferro e a doppia elica, con uno spiazzamento di 254 tonnellate ed una forza in cavalli indicati di circa 262. Di queste circa 17 saranno armate.

    5°. Decreto che proibisce l'esportazione dal Regno Unito di tutti i battelli che possono venire impiegati come torpedinieri e di tutte le macchine e congegni per uso di torpedini.

    Oltre a ciò parecchi bastimenti mercantili sono stati comprati per servire da trasporti di truppe, ed i trasporti indiani (India Troop Ships) stanno subenào alcune modificazioni nelle divisioni interne per essere più adatti al trasporto del maggior numero di truppa e materiale da campagna nel Mediterraneo.

    Oggi parte da Spilhead per raggiungere la flotta nel Mediterraneo la corazzata « Invincibile •.

    Nonòstante il proclama summentovato che proibisce l'uscita delle torpedini Battelli torpedinieri e congegni relativi, il nostro battello Thorneycraft trovasi in salvo, prima per l'atto pubblico col quale venne dichiarato proprietà del R. Governo e trovasi perciò sotto bandiera italiana; secondo perchè si trova ora, da tempo anteriore alla pubblicazione del Proclama, ormeggiato accanto all'. Europa • nel Dock di Milluall, equipaggiato da uomini del detto R. Trasporto, e con la bandiera reale all'asta.

    Domani probabilmente lo si alzerà a bordo. Sono certo però che le Autorità doganali faranno le loro osservazioni allorchè l'• Europa • partirà, se pure non le faranno al momento di mettersi dentro al ripetuto piroscafo, ma ho piena fiducia che le spiegazioni che daremo il Comandante della • Europa. ed io, e la produzione, se fa bisogno, del documento notarile rimoveranno ogni ostacolo.

    P. S. -Temo che l'acquisto di 500 kilogrammi di fulmicotone per ineschi, di cui tratta la lettera dell'E.V. del 17 corrente N. 647 Div. 6• or ora pervenutami, stante le disposizioni proibitive testè emanate da questo Governo non potrà conseguirsi. Ad ogni modo vado a tentare senza indugio acchè vi si possa riescire.

    99

    IL REGGENTE IL CONSOLATO A FIUME, REVEST, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CIFRATO 60. Fiume, 25 aprile 1878 (per. il 27).

    L'Archiduc Etienne de retour de Vienne où il a été pour remercier l'Empereur du Toison d'Or a cùit qu'ayant ~nte11pellé l'Amirl1al Commarndant de la MariÌ!ne, celui-ci lui a dit que les élèves rde l'aoadémie de Marine ne seront pa1s embarqués pour le voyage arnnuel d'&nst.ruro1Jion à cause de la guerr'e qud édaterarit.

    100

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

    (Ed. in LV, 24, p. 396)

    D. 408. Roma, 26 aprile 1878.

    Sono grato assaJi dle~le notdz:ie che l'E. V. viene fOII"Il1endomi cc,i teleg'rammi suoi, regolarmente pervenutimi fino a quello in data di ieri l'altro segnato col

    N. 92 (l)*. Ed ho letto aJLt~esì con moLto interesse H raprpo,rto N. 46 in data del 20 a:p11H!e (2), nel qUJa~e V. E. ha ffia,ssrmto le im.lfo1rmaztioni contenute nei telegrammi 1S[Jeditimi nei giornd precedenti* (3). Hanno, infatti, agli occhi nostri conside:rtevole importa~ tutti i pa'I'1J1co1a:ri che pOISSiano esserod sommindstra<Ui intnrno allo svolgtmento dei negoziati ~elativi alla riunione del Con~resso.

    V. E. conosce quale sia, a questo riguardo, il nostro pensiero. Il mantenimento della pace essendo il supremo dei nostri voti, l'azione diplomatica dell'Italia deve essere rivolta a cooperare al successo di quei negoziati. Ond'è che soprattutto è desiderabile, a nostro avviso, che i negoziati stessi non siano incagliati da obiezioni di pura forma. Se l'accordo può conseguirsi circa la questione preliminare dell'allontanamento delle rispettive forze della Russia, e dell'Inghilterra, da Costantinopoli, ci sembra che oramai non dovrebbe riuscire di difficile soluzione la questione relativa alla sottomissione dell'intero Trattf:to di Santo Stefano al Congresso. Imperocchè dall'una e dalla altra parte, parrebbe doversi considerare che, scopo della riunione essendo quello appunto di deliberare sulle stipulazioni di Stanto Stefano, ognuno dei Plenipotenziari avrà, per naturale conseguenza, il diritto di presentare tutte quelle osservazioni che giudicherà convenienti, e ciascuna potenza conserverà piena libertà di agire e pronunciarsi secondo i propri interessi.

    Per quanto, poi, concerne la sostanza delle singole questioni incluse nel Trattato di Santo Stefano, il Governo del Re stimerebbe prematuro di intraprendere fin d'ora una discussione qualsiasi, e di esprimere un avviso circa le medesime. Noi pensiamo, infatti, di meglio giovare alla causa della pace, mantenendoci sciolti da ogni impegno, e liberi, in conseguenza, di esercitare la nostra azione a seconda delle circostanze. Un gran passo sarebbe fatto verso un accordo qualora si riuscisse a radunare il Congresso. Ed invero sarebbe lecito sperare che, mercè gli uffici delle Potenze meno direttamente interessate, si trovino i termini atti a conciliare le divergenze presentemente esistenti.

  • Cfr. n. 96.
  • Cfr. n. 92.
  • Il brano fra asterischi non è edito in LV 24.
  • (l) (2) (3)
    101

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 27 aprile 1878.

    I giornali ne raccontano una più assurda tutti i giorni, e tu ne farai quel caso che merHano. Wrgurati se noi potevamo aVIere la veJJedtà dd mlischi!al'cli alliLa mediazione Germanica, la quale non solo era cosa di carattere delicatissimo, ma non poteva essere esercitata efficacemente che da Bismarck. E pare anzi che non riesca neppme !J;ud. Biù assurda pul"'e fu quella vocre d1e noi dom:anJdalSISiimo all'Inrghilterra di entraTe ,in uno scambio di dJdiee oirca il suo prog,ramma ne!l!le cose d'Ol'iente. 'lli wrò ranm in confidenza crhe non so[o mi mfiurtad recrislament.e a quar1unque specie di avances di natura più glriaVIe, ma norn vo1ld neP~PUre esprimere il mio avviso che m'era incidentalmente richiesto sopra certi punti che si rHerivano a:l Trattato di S. Stefano. Ed dn questo senso scrissi cihiarnmente al Generale Menabrea. Il fatto è che tutte le questioni sarebbero state trattate nel Congresso, se il Congresso si fosse radunato. In mancanza di questo le questioni saranno poi sdiolte secondo lla sorte dffi:le aTmi. E veramenrte le notime d'oggi da Vienna ~e ,da Londirn rlasoiano pochls!Sima ~eranza che si possa evitare la guerra !lira (la Russia e J.'Irnghi.J1terra. Di quill[o che si fa a Pietrobul'go, de[le disposizioni più o meno pacifiche di codesto Governo, degli incagli che costì esistono al ,pro~o dei negoz,iati, io sono cOilTIIpletamen'be aJ bUti.o. Nffi:le presenti congiunture mi faresti cosa gratissima se volessi farmi tenere qualche maggiore ragguaglio sopra le cose che occorrono nella tua residenza. Siffatti ragguarghl mi interesserebbero rin sommo rgrado e mi ,gioverebbero nelrl'arrdluo mio compito.

    102

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 839. Vienna, 27 aprile 1878 (per. il 2 maggio).

    Dall'avvenimento al pontificato di S. S. Papa Leone XIII il Nunzio Apostolico presso la Corte Imperiale cambiò totalmente la forma delle sue relazioni personali coll'Ambasciatore Germanico, ch'egli affetta anzi cordialissime, recandosi regolarmente ai suoi ricevimenti, ciò che prima non faceva mai. Risultami poi da confidenze, che egli ebbe a fare a taluno dei miei Colleghi, ch'egli vorrebbe preparraTe così i:l terreno ad aceonid concliiliiatiVIi !lira la Sarnta Sede e l'Impero GermandJCO che opportunamente potrebbero eSIS'ere tra~ttati qwi, l'Ambasciatore Imperiaile essendo rprectsamente hl persona,ggtio designato ad essere fra breve il Vice Cancelliere germantco. Constami p&ò del pari che il Conte dii Stolberg,

    mentre risponde con cortesia alle premure del Nunzio, si mantiene in un'assoluta riserva a riguardo delle entrature che questi vorrebbe seco lui intraprendere, e ciò tanto più che se il Conte Stolberg è di animo mite e quindi non porta passione negli affari, egli è però assai alieno dal desiderare accordi stretti colla San,ta Sede essendo un fervente Luternno, P:r~esidente anzti di un Sinodo di queHa Religione.

    Ho creduto dover porgere queste informazioni confidenziali all'E. V. onde rettificare all'uopo false notizie che potrebbero essere date in proposito dai giornaU (1).

    103

    L'AMBASCIATORE A VIENNA. DI ROBILANT, AL, MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 840. Vienna, 27 aprile 1878 (per. il 2 maggio).

    Ebbi ieri, come tutti gli scorsi anni, l'onore d'essere invitato ad intervenire al seguito di Sua Maestà alla grande parata che suolsi qui fare in principio della primavera.

    L'Imperatore fu particolarmente affabile e cortese con me: mi chiese con premuroso interessamento notizie delle Loro Maestà e si espresse in modo molto simpatico ed affettuoso a riguardo dell'Augusto nostro Sovrano. Con marcata insistenza Egli dicevami felicitarsi vivamente per le così cordiali relazioni stabilitesi in oggi fra i due Governi. Parlommi con conoscenza di causa della nostra situazione parlamentare e manifestavami vivo desiderio che il Ministero possa vincere le difficoltà che lo circondano e consolidarsi sempre maggiormente.

    Quella parata mi fornì del pari propizia occasione d'incontrarmi col Conte .Amdràssy e dti conversare seco lui 1ungame~te, cosa anz1i ch'Eg1.d. mareatamente si procurò l'opportunità di fare.

    Come sempre suocede iJn okcostamze simdilii lia nostra cornnersaz'ione fu SO'Vente interrotta e poi ripresa, quindi non potrei ripeterne il tenore all'E. V. nel preciso ordine che i nostri discorsi seguirono; mi studierò però di riassumere colla maggior precisione le cose .dettemi su ogni singolo argomento che fu da noi toccato.

    Anzi tutto S. E. espressemi la sua somma compiacenza per le così ottime relazioni esistenti oggi fra i due Stati e mi soggiungeva essersi così ben posto in sodo che, • quoi qu'il advienne, entre nous au moins nous ne nous l[)rendrons pa.s aux cheveux •. Ho oveduto doveve tmscrtiveve testualm~e quesrte paroll.e ~e non togliere a:l concetto esp11essomi hl coilomto che g1li voilile dacr:re. Non manea,i, come di ragione, di d:ichiJa,m,re divtideve io pienamente hl suo con'Vdncdmento megltio di chtiunque essendo in grado dti conoscere quanto da ambo le par<ti. sia vivo il desiderio di raffor21are sempre più i così cordi13l'i: rarprporn

    esiste~tJi.

    Parlando delle probabilità o meno della riunione del Congresso S. E., senza mostrare d'avere intieramente p€rduto ogni speranza al riguardo, non esprimevasi più con quella stessa fiduciosa sicurezza di alcuni giorni fa e !imitavasi a dirmi, che ad ogni modo un Congresso un giorno o l'altro si sarebbe riunito, poichè era assolutamente indispensabile che finalmente l'Europa si facesse sentire. Lasciavami poi anche capire che la malattia del Principe Gortchakow rendeva meno desiderabile in questo momento la riunione del Congresso, essendovi pericolo che la Russia vi fos·s1e raPIPI'esentata dal Generale Ignatieff, locché certo non faciliterebbe l'accordo, ed a questo proposito parlava in modo simpatico del Conte Schouvalof.

    Riandando poi le precedenti fasi traversate dalla presente questione dicevami, la Russia aver avuto grave torto di non tenere nel dovuto conto gli interessi Europei nella penisola dei Balkani, mentre era in tempo, poichè se avesse ciò fatto, avrebbe potuto, senza gravi inconvenienti, aggiustare le cose sue come meglio convenivale in Asia. Avendogli io osservato che in tal caso però avrebbe offeso interessi Inglesi e quindi non evitato tutti gli imbarazzi a fronte dei quali si trova in oggi, E.gli rispondevami in maniera di favmi cap1re, ·che con tal modo di agire l'Inghilterra sarebbe stata isolata e non avrebbe potuto dargli serie noje, mentre che in oggi, non vi ha illusione a farsi, l'opinione pubblica in tutti i paesi, compreso anche in Germania è assolutamente contraria alla Russia, e non vi sarebbe Governo in Europa che potrebbe sostenere la sua causa.

    Avendogli io chiesto se la risposta fattagli fare dal Principe Gortchakof alle

    osservazioni sul trattato di Santo Stefano da Lui svolte al Generale Ignatieff,

    avesse prodotto un ravvicinamento fra i due Gabinetti Egli risposemi: il Can

    celliere Imperiale avergli fatto dire essere dispostissimo ad intendersi seco lui,

    ma essersi astenuto dal concretare in maniera alcuna ciò che il Governo dello

    Czar intenderebbe di proporre onde conseguire quell'accordo. In generale Egli

    dicevami, la Russia capisce che ciò che ha fatto non può stare, ma non si decide

    a niente, non ha il coraggio di recidere la parte cancrenosa per salvare il rima

    nente. Del resto eguale indecisione regna anche nel Gabinetto Inglese, che esso

    pure mostra di non sapere con precisione ciò che vuole. In tono scherzevole

    io gli chiesi allora, se in mezzo a tanti che non sanno ciò che vogliono o che

    non hanno il coraggio di dirlo, Egli il sapeva chiaramente e lo aveva espresso

    senza reticenze. A questa mia domanda Egli risposemi affermativamente con

    assicuranza; ciò non di meno convenne meco che ciò che ognuno può volere non

    potrebbe essere costantemente la stessa cosa oggi come domani, forzatamente

    tutti i Gabinetti dovendo piegarsi alle esigenze della mutabile situazione ed anche

    a quelle create dagl1i i;nteresru non identioi degl!ri a:11mi Stati.

    Olt:re a queste ·cOIIlsidemZìioni gienerawi il Come Andràssy ent,rò pure meco

    in discorso su varie speciali questioni strettamente collegate allo stesso argo

    mento, ed anzi per una di eo'S2 cominciò 'con queste parole: • A prQPosito tengo

    moiLto a pa.v1arvi di un inddente che d riguavda, desiderando conOISIC'ila.te con pre

    cisione come stiano le cose». Egli mi narrò allora che Ignatieff al suo ritorno

    a Pietroburgo aveva detto le brame dell'Austria essere insaziabili, in fatto avere

    essa accampato la pretesa di annettersi anche l'Albania fino a Salonicco. Orbene,

    dicevami Egli, fu il Generale Ignatieff e non io che parlò dell'Albania e che

    anzi mi disse, la Russia non avere difficoltà acchè l'Austria se l'annettesse, cosa che dovrebbe tanto più :tiare che a suo difetto sarebbe stata l'LtaJia che la desidera e che se la sarebbe presa. A queste parole interruppi il Conte con un'esclamazione di sorpresa e di negazione al tempo stesso, a cui Egli risposemi assicurandomi non aver dubbio di sorta che simili intenzioni non ci potessero passare per la mente. Ma dicevami aver voluto raccontarmi quel fatto affinchè nessun dubbio a suo riguardo potesse restare su quella questione negli animi nostri. Dissemi poi ancora che il Generale Ignatieff avevagli soggiunto che ove l'Austria non volesse per sè l'Albania si potrebbe fare uno Stato autonomo sotto la dinastia dei Rodich!!!; uscita questa a cui Egli non aveva risposto che con uno scroscio di risa.

    Entrando così a parlare dell'Albania dissemi quella Provincia potere meglio di qualsiasi altra, colle speciali istituzioni che già reggono varie delle sue popolazioni governarsi autonomicame.nte, non dover dunque pensarsi ad annetterla a nessun altro Stato, l'autonomia convenendogli perfettamente, ed a questo proposlito sviluppò 1a sua idea con molte com.,sideraz,ionli che non sarei più in grado di riassumere, ma che non hanno d'altronde importanza per noi.

    L'insistenza colla quale Egli avevami dichiarato non volere l'annessione della Albania dicendomi anche: vi sarà forse un giorno chi mi ja1·à rimpmvero di non aver tratto partito dalle cb·costanze per acquistare alla Monarchia ciò che le circostanze favorevoli avrebbero potuto dargli, ma ciò mi è indifferente;' so di fare il vero interesse del mio Paese e quindi d'altro non mi curo: mi spinse allora a ricordargli ciò che due anni e mezzo fa egli avevami detto, la Monarchia aver già • assez de rochers et assez de sauVlag,es » per non des~ildel1a,rne a'lrtri. Eg1lii risposemi ciò essere sempre la sua idea: soltanto non fece sembiante di ricordarsi che, allorchè mi diceva quelle parole, alludeva alla Bosnia ed all'Erzegovina, e questa volta mostrava applicarle soltanto all'Albania. Ciò stante parvemi di non dover lasciar sfuggire l'occasione di tastare con prudenza il terreno a proposito della Bosnia e dell'Erzegovina, a cui da molto tempo non avevo più accennato, sembrandomi miglior consiglio non toccare alle questioni che bruciano, ove non ci sia la convenienza o meglio la necessità di affrontarle energicamente anche a costo di scottarsi. Simulando quindi non aver afferrato il suo intendimento abbastanza chiaramente espresso però, di parlare esclusivamente dell'Albania, a proposito di un'organizzazione autonoma da costituire, feci cadere il discorso sulla Bosnia, come se avessi capito: che parlando della preferenza a darsi alle autonomie sulle annessioni egli avesse anche inteso alludere a quella Provlinc,ia. Ma la sua risposta fu prontamenrlle neg1at1iV1a, dlicendomii Eg1hl, l'ol1gianlizzazione della proprietà nella Bosnia rendere impossibile la sua costituzione autonoma; e li mi svolse le considerazioni atte ad avvalorare il suo modo di vedere. Anche queste non starò a ripeterle sembrandomi inutile. Toccai allo stesso modo ila questione deH'ErzegoVliina, ma su di quest1a hl. Conte Andràlssry cambiò ta,ttica e dissemi non essere del pari possibile dare l'autonomia a quella Provincia, poichè ciò avrebbe per conseguenza immediata la sua annessione al Montenegro, cosa che l'Austria non potrebbe mai ammettere, poichè se ciò avvenisse la maggio!r parte delJa DaLmazia non sarebbe più se non una enclave Montenegrd!na. Sempre fermo nel mio proposito di non giuocare inutilmente col fuoco, non feci

    osservazioni di sorta a tutto quanto il Conte mi disse intorno all'impossibilità

    di costituire autonomicamente quelle due Provincie. Del resto una discussione in

    proposito sarebbe stata senza scopo, a me bastava d'essermi accertato che il Gabinetto di Vienna non ha mutato, come mi si era supposto, parere su quella questione: essa non vuole quelle autonomie, quindi necessariamente ne emerge che se l'assestamento che la penisola dei Balkani sarà per ricevere renderà impossibile ai Turchi di governarle, (o, per meglio dire, sgovernarle) come fecero sino ad ora, l'Austria se le annetterà.

    Parlando dell'Erzegovina e del pericolo della sua riunione al Montenegro il Conte Andràlssy venne a d:iJSc011r1ere di qruesto Pcilncdjpato e della, a suo dire, soverchia estensione che vorrebbe prendere anche con suo danno, le sue istituzioni non prestandosi per le popolazioni della pianura e tanto meno poi per uno Stato molto più grande di quanto è attualmente. Si fermò poscia sulla questione dei porti sull'Adriatico che vorrebbe acquistare e dicevami non essere possibile acconrliisoendere a queHa pretesa. Egli affermava il Montenegro non ave~r bisogno alcuno di porti pel suo commercio, la cui via naturale si è il lago di Scutari e la Bojana. Un 1porto, soggiungeva Egli, 1si capisce ~chiaramente rpel'ché la Russia glielo vuol dare, d'altronde non è ammessibile l'accordargli un tratto di costa, essendo essa esclusivamente abitata da cattolici e da Musulmani che non vogliono assolutamente sentire a parlare di passar sotto la dominazione dei Montenegrini, come ne sono prova le continue manifestazioni che si fanno al Console AustroUngarico ad Antiva1ri per 'ch1edere l'annessrione all'Austria. Su questa questione del Porto Montenegrino credetti del pari a proposito astenermi dal manifestare un'opinione qualsiasi tanto più che non ne ero richiesto.

    Nel 'corso de,lila conversaz,ione si toc1cò anche iLa questione RuSISo-Rumen,a, il Conte Andrà,ssy dtcev<am'i che ,se i Rumeni avevano avuto ragJone in pl"linc1irpdo non l'avevano più ora che, lasdandosi tra1soin,are da 'Uill chauvinisme rincorustiderato, accampavano pretese impossibili. Non ho esitato a dichiarare, dissemi Egli, essere inammessibile l'articolo 8" del Trattato di Santo Stefano, ma di lì a non ammettere, come vorrebbero ora i Rumeni, che anche solo per ritirarsi dalla Bulgaria e per un determinato tempo i Russi traversino il territorio Rumeno c'è una distanza enorme. La pretesa del Governo di Bukarest, « est tout simplement absurde: les Roumains me semblent vouloir se faire violer et bien si ça leur arrivera ce sera parce qu'ils l'auront voulu ».

    Sembvami d!i aver così riassunto 11e cose ipdù essenz,ia1l1i ,che H Conte ~dràssy ebbe a dirmi ieri. Se per avventura V. E. trovasse la mia relazione alquanto prolissa, spero mi vorrà scusare in considerazione che molto di rado mi si presenta l'opportunità di parlare col Primo Ministro Imperiale, che essenzialmente non ama conver::,a're coi di1plomatici nel suo Gabinetto e ~col quale quindi a:ssai diffidlmente si ha occaSi!one di ~conversa1ve swle questrioni del ,gdorno, senza aver~e una precisa importante comunicazione a fargli. Quando quindi si può avere seco Lui un colloquio parmi convenga prender nota di tutto quanto Egli dice.

    Una preghiera restami ancora a rivolgere all'E. V. e questa si è: che di questo mio rapporto venga fatto un uso molto riservato, poichè se alcune delle cose dettemi da1l Conte Andràssy nella convel'sazdone ch'lio ebbi ~seco :Lui, che per le circostanze che la favorirono rivestiva più il carattere amichevole che quello ufficiale, venissero ad essere divulgate, Egli in avvenire sarebbe meco molto più guardingo, cosa che di certo non faciliterebbe lo svolgimento delle buone relazioni fra i due Governi.

    (l) Annotazione marginale: • A Berlino; risposto 7/5 78 •.

    104

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 751. Londra, 29 aprile 1878, ore 17,49 (per. ore 22,55).

    D'apres des ll.'enseig:nements pud.sés à J.a .meir~leure ,sour.cre, voici quel est en ce mome.nt l'état de la question débattue entre l'Angleterre et la Russie. Ces deux Pu~ssances ayant accepté l'aotil()ln •Condliiatl'ice de l'A:l,lemagne, le Comte de Muenster est l'intermédiaire entre Salisbury d'une part et Schuwalow de l'autil'e . .Alpres rplusieurs disoussions on a de pa111t et d',aut.re aocepté en 'Pr:inctpe l'idée de retirer les troupes Russes et la flotte Anglaise des environs de Constantinople. Les Russes auraient accepté de se retirer derrière une ligne qui partanrt de Dede Agatib sur ·la mer Egée, où abour1ilit ile chemin de fer, ,suivil.'ait le chemin de fer jusqu'à Andirinople qui re.sterait oocupé par les Russes et dç là se divig:ernit, presque en litg:ne droHe à 'l'est ju1squ'à lVL1diia sur la mer Noire. En méme temps la flotte Anglai,se se rebverait à Besika. Le terr:itoke abandonné par les troupes Russes serait déclaré neutre pendant le temps des négociations et les Tures ne pourraient y entretenir que les troupes indispensables pour y mainteniir l'ovdre pubhlc. Les troUJpes RU:SISes comptant qu'ful,leur faut 6 jours pour se rendve ·aux lignes Cli-dessus indd.quées, J.eur mouvement de ret:ra1Ite devrait conunencer quartve jours avm1t ·cellli de la flotte Anglaise qui ne mettracit que deux jouvs pour se rendll'e à Besika, de sorte que l'armée et la flotte a,rriveraient en mème temps dans ·leurs pooitions :vespec,tirves. Reste J.a question de Gahlitpoli qui serait plus à proximité des forces Russes que de la flotte Anglaise; pour ce motif iles Anglais demandent de pouvoir ·exercer une ,surveLI!lance efficace sur ce point et sur les Dardanelles afin de n'y étre pas surpris par les Russes. C'est un point à régler en cas où les forces de ces deux Puissances devraient reprendre leurs positions primitives. Le mouvement retrograde se ferait dans un sens contraire analogue au précédent. Ces arrangements., qui ne sont pas encore définitifs, ont soulevé beaucoup de difficuiltés, sucr1tout de ila part de la Russ1ie, à tel point que les négociatio.ns ont été plus d'une fois au moment d'étre rompues. La p1us gronde résistence vcenait du Prnn1ce Gorrt.chakow, au1ssi J.'on considère l'incident de la maladie de ce personnage camme une chance pour un dénouement pacifique que d'ailleurs on commence à désirer à Petersbourg, car les conditions de l'armée empirent chaque jour. L'intermédiaire allemand pense que le Congrès ne pourra pas se réunir avant que l'on se soit mis préalablement d'accord. Voici quelles sont les idées de l'Angleterre. Elle ne veut pas une grande Bulgarie mais deux Bulgaries; une du Nord qui soit limitée par les Balkans, l'autre mérid'ionale comprenant une ·partie de la Roumélie. La délimitation de celle-ci serait faite en tenant compte des intérèts des diverses races qui habitent cette régiorn. On voudr-ait annexer à 1a Grèce que,lques terr·itok,e:s de popuJ.ation grecque. Salisbury consià.ère la puissancre de la Turquie eomme virtuellement finie en E'1rope. Il ne conserverait en Europe sous l'autorité du Sultan que ConstantinJple et un territoire annexe, mais il voudrait conserver à la Turquie son pouvoir asiatique. Au3si quoiqu'il .consente à abandonner Batoum aux Russes, H ins,Istemit pour que Kans soit Jah!sée aux Tures. Quoique dans sa deTnière conver,sation avec moi H se ~soit montré presque indifférent à ce sujert, n paraìt qu'aujourd'hui on Hent .plus que jama<is à ~ce que Kars ne reste p:as entll"e les mains des Russes. On prévoit que ceux-ci auront probablement quelque exigence comme la cession de Batoum avant que la retraite simultanée proposée ait lieu. On ne pamìt pas di:sposé à iles satisfada-e ~sur ee point. Aujourd'hui SaUsbury doit voi<r ~les Amba1ssadeurs d'Alilemagm.e ~et de Russ,ie pour tikher d'arlt1iver à une entente effective. Camme Salisbury retourne à la campagne je ne pourrai le revoir qu'après demain. D'après un mot échappé à mon interlocuteur, j'ai cru comprendre que l'Allemagne serait désireuse de voir l'Autriche s'annexer la Bo.snie et l'Herzégovine. J'ai appri's incidemment que l'Autriche a rprohi:bi l'expoct,ation pa<r ~la Russi:e des to11phlles qui se fabriquent à Fiume, tandis qu'el1le le permet par l'Angleterre. C'est pour cela que l'Autriche a demandé qu'à titre de réo1procité on 1lud permette d'e~pnrter ses bMeaux torpiUes qui se construisent actuellement en AngLeterre.

    105

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 755. Costantinopoli, 30 aprile 1878, ore 16,10 (per. ore 19,10).

    J'ai lieu de croire que la question de l'entrée des troupes autrichiennes en Bc1snie et en Herzégovine ne tardera pas à reparaìtre sous une autre forme. On m'assure que l'ordre a déjà été donné à tous les bàtiments de guerre autrichiens se trouvant dans Ies ports ottomans de rentrer dans l'Adriatique.

    106

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 757. Pera, l maggio 1878, ore 16,30 (per. ore 20,50).

    Il me revient de très bonne source qu'à la Porte on est convaincu d'un compilet <aocmd entre la Russie et li.'Autrdche-Honglrie moyennant lequel cette dern<ière oocu,perait la Bosnie, l'He,rzégovine et une partie de la Macédonie. La Sublime Porte a il'eçu l'avis d'un conSitdéraible mouvement de troupes autri<chiennes ve,rs la frontière de Dalmatie. Le Grand Due Nicolas est parti hier, vaie d'OdeSJsa.

    107

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 761. Londra, l maggio 1878, ore 20,40 (per. ore 2,10 del 2).

    Aujourd'hui je me suis 'sooces~ivement entretenu avec J:es ~ambassadeurs d'Allemagne, d'Autriche-Hongrie, de Russie et avec le marquis de Salisbury. L'ambassadeur d'Allemagne est toujours l'intermédiaire entre la Russie et l'Angleterre, mais l'entente entre ces deux puissances ne progresse que bien faiblement. La Russie a hi.en ~admis ~en ;prilliC:ipe J:'ddée du fPll"Ìrnc~e de Bismarck, c'est-àdil1e iLa r~ewaite 'contempora,ine des f0111C'es 'l'usses 'et ,an,~Ia,ises: de leurs positiorn's actuelles; mais jusqu'à présent la Russie ne s'est arretée à aucun projet déterminé, et meme elle a évité de donner à ce sujet aucun document écrit dans lequel sa vraie pensée soit exprimée. Cependant l'ambassadeur d'Allemagne espère que l'idée du prince de Bismavck rpourl'a 'se réa:Liser. L'~amba,ssadeur de Russie croi,t au contraire qu'il faudra y renoncer ~et revenir directement au cong11ès; ma~~s les difficultés pour se réunir se présenteront de nouveau, car le comte de Schouvaloff ne rpense ;pas que ~le ma11qui,s de Sail.:rsbury veuihle céder sur ia question de principe. Toutefois le marquis de Salisbury m'a dit qu'il croyait entrevoir une améLio11ation dans ~la situatiorn. !il me revient d'autre part que le Foreign Office au11a:it donné ~aux ,représentants ~anglali,s à 'l'étran,ger :l'ordre de faire enterndre que :1' An~leterre peut au besoin compter sur ~l':appui de ,1'.Aihlemagne. Il ~résulte de tout ceci que de part et d'autre il y a des échanges d'idées sans aucun projet a11rèté et qu'on dés:ire 1a pa,ix, mads 'l'Angletel'Te n'entend 1pas céder, tand~s que 'l'a Russie a)'lant ~son amour propre et les pa,ssions nationa,les engagées, ne veut pas recu1er.

    108

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    D. 688. Roma, l maggio 1878.

    Ho letto con molto interesse il pregiato Rapporto di Lei in data del 22 apTiile ,scovso, N. 2044 (1), ,e Le sono gmto delle ~ndieazioni fo11nitemi circa i rapporti ,a,ttual,i tra codesto Govemo e H v,atJicano.

    È qui accluso un paragrafo in cifra.

    99

    ALLEG.-\TO.

    ANNESSO CIFRATO

    L'attitude que le Pontife a tenue jusqu'ici parait écarter le danger de voir se reproduire encore une fois la situation à laquelle V. E. a fait allusion en rappelant certains pourparlers académiques d'une époque où le Cabinet de Berlin s'inspirait de sentiments qui se sont bien modifiés depuis. Nous apprécions la déclaration faite par la France en vue du Congrès; mais il est évident qu'il ne serait pas difficile d'y déroger si plusieurs Cabinets se concertaient, pour une question spéciale, avec le Cabinet de Versailles. Le fait est que le Vatican se soucie beaucoup du parti qu'il pourrait tirer, le cas échéant, d'un congrès européen. Un autre fait qui ne doit pas ètre négligé. c'est l'influence qu'exercent au Vatican, les Cardinaux Ledockowski et Hohenlohe. Le premier continue d'ètre l'intermédiaire officieux entre le St. Père et les hautes personnalités dont l'ascendant n'a pas été entièrement vaincu lors meme que le Prince Chancelier le combattait avec toute son énérgie. J'ai des raisons de croire que M. de Keudell n'ignare pas l'existence d'une correspondance secrète du Cardinal Ledochowski avec la Cour de Berlin. Quant au Cardinal d'Hohenlohe, s'il faut en croire certains bruits, il aurait entrepris des négociations plus ou moins avouées par le Cabinet de Berlin pour arriver à la conciliation. Nous ne sommes guère portés à nous exagérer les conséquences pratiques qui pourraient actudlement découler de tout ceci. Nous estimons cependant, que, dans l'ensemble des circonstances présentes, il y

    a plus d'une raison pour suivre avec une sollicitude particulière tout ce qui se rattache à ce sujet délicat.

    (l) Non pubblicato.

    109

    L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A COSTANTINOPOLI, REUSS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Pera, l maggio 1878.

    Je vows ·admi~e de trouver le te·mps porur écrire de ·si bonnes et exce11Jlen.tes lettres ,comme vous ~ :lia1ites, mai1gn-é LLes nombreuses occupations qui vorus :prennent tout votre temps; je vous remercie de celLLe du 20 aVT!iL

    Je n'ali pas besoin de vous diTe que j'ai applaudi au succès que vous avez eu à la Chambre. Je comprends cependant que votre position ne doit pas ètre enviable. Votre cri de douleur, se dirigeant vers le Bosphore doit ètre sincère. COtiiliDe ce locatl est toujoUI!1s le reflet de tout ce quic se :passe en Eucrorpe, norus nous ressen:tons bien de ·l'ineert!itrude des grandes affadlres. Camme vous savez, ioi ~cette incertitude est toujours aocompa.gnée de certa,ins dangefrn. Quand à Londres et à Pétersbourg on se chamaille et on négocie, ici on parle d'attaque, de fortifications, de coup de canon. On vit par conséquent toujours dans une pétite emotion, qui foruette Je sang. Vorus savez que J.es Russ,es veuJ.en,t se :retM-er simuJtanément aV"ec iles Anglai.Js. MaJs Lhls font une condition ce,J.J.e que Jes TUJI'Cs evacuent J.es forte,resses de Schumla et Varna. Hs ont dit aux TUJrcs que, daoo nntérèt de la conservation de la rpa~x, Hs veulent quitt.er une posi·tion aval!lJtageuse rpour eux, ma'is toujours dangereuse pour cette conserva,tion. Hien que le traité du 3 mars ne fixe pas des termes pour cette évacuation, lls espèrent que J.·es Tures consenttront dans rleur propre rintéret. Si non, le status quo continuera, •avec tous les dangel'IS qui involve.

    Les Tures n'ont pas enrcore .répondu. Je doute que les Angla•is leur permettent de céder. Dans ce •cas nous restorus toujouz,s sous ~·a ·mena-ce du canon Russe. Car si on ne parvient pas à s'entendre entre Pétersbourg et Londres, les Russes essayeronrt très probablememt à s'emparer du Bosphore. Tout cela est encore très rseerret, c'est pour ·cela que je n'ren ·ai pas parlé à Garlvargna. Je VOIUJS le dis à vous, pour vous informer. Peut-ètl'e que vous saurez torut avant c•ette ilettre, ear la chose serm ébruitée •comme toute chose l'est ki. Lra seule chose qui pourrait agrir sur les Tures, c'est ·la ·crraint•e de voirr ·leur ·carpdtale en daonger.

    Le Grand Due est parti hier. Tollebun n'est pas diplomate, il ne fera que exécuter les ordres qu'il reçoit. Vous saurez qu'Ignatieff a été sur le point de revenir ici. On a réussi avec peine d'en dissuader l'Empereur. Nelidoff part par cause de santé. Je ne trouve pas que Onou soit l'homme pour le remplacer et j'espère qu'on enverra un personnage plus important.

    Les ambassadeurs de la guel're habitent Thél1arpia. Ils vont s'exciter là bas à leur aise. Zichy est encore à V.ienrne. Vous ·Saurez p1us rlong que moi sur oe qui se passe là bas, il parait qu'une entente entre Pétersbourg et Vienne n'existe pars encore, mais qu'e1le est à espérer.

    Quant à moi, je ne sais encore rien sur mon propre avenir. Vous pouvez vous rima,girner que j'attends avec impatience d'avok une décrisiom; avant qu'elrle ne rsoit arrrivée, je ne pui•s rien décider pour la maison de carmrpaogne.

    Ma femme va bien, gràce à Di·eu, et le petit bon homme de meme.

    Voilà la •chose principale! et dam:s notre rparLaris mous me sommes pas rpressés de ·chercher un nid meiLleur. Du reste il farU encoz,e arssez :liroid et le sodr, le feu des rchem•inés est arL1umé. Ma femme vous rremrercrie de vos offres rpour des objects d'art. Pour le moment nous avons arretées toutes dépenses inutiles. Je suis bien aise pour vous que vous •trouvez encore quelques fois le temps de roder danrs :1es boutiques.

    J'espère que vous faites bon ménage avec Keudell; c'est un excellent

    garçon, que j'a!ime beaucoup.

    Vous pouvez vous figurer rles beautés du Bosphol'e tout en fl.eurs. Je com

    prends qu'on rpeut le regretter, quand on me J.e vorit plus et la piace du Quirinal

    ne peut pas faire oubLier la vue de vos fénetres à Thérapia.

    110

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 352/50. Londra, 2 maggio 1878 (per. il 6).

    Sarebbe molto difficile in questo momento il definire quale sia il progresso degli intrapresi tentativi di accomodamento del dissidio sorto tra l'Inghilterra e la Russia per causa del trattato di San Stefano. Le impressioni a tal riguardo variano d'ora in ora. e le speranze avute il giorno innanzi svaniscono talvolta

    il dì seguente. COI mio telegramma del 29 a!pl'liile 'P'P· e con queHo di jeri (l) ho tenuto l'E. V. informata di quanto ho potuto raccogliere in proposito. Le informazioni da me date nel telegramma del 29 p.p. furono attinte presso una persona che più d'ogni altra può essere al corrente dello stato delle cose, il quale sarebbe il seguente:

    Il principe di Bismark, avendo acconsentito ad intervenire per conciliare le pretese reciproche dell'Inghilterra e della Russia, ebbe in pensiero che prima di discutere il trattato di San Stefano fosse necessario di allontanare le forze Inglesi e Russe dalle loro posizioni attuali vicino a Costantinopoli e metterle in tal modo all'infuori del pericolo di una accidentale collisione. Il Conte di Miinster Ambascilatorre di Gerrm:an:ia presso questa Cor,te fu incaricato dal Princ~pe di Bismark di essere l'intermediario tra il Marchese di Salisbury ed il Conte Schouvaloff per trattare la questione dell'allontanamento delle forze anzidette. Molte di,scussioni ebbero rluog;o in tpl'Oposito, e le principa,li obiezioni vennero e vengono tuttora per parte della Russia, per cui le negoziazioni furono sul punto di essere rotte. Ambedue le parti avevano accolto in principio la proposta del principe di Bismark. La Russia non aveva respinto (se non accettato) il suggerimento di una linea dietro la quale le sue truppe si sarebbero ritirate: questa linea, come io lo dissi nel mio telegramma, partirebbe da Dede Agastach sul Mare Egeo, seguirebbe la via ferrata che fa capo a quella stazione lungo e dietro la Maritza sino ad Adrianopolti, rche r:ima,rrebbe occupata da1i Russi; la Irinea quindi a partire da Quella città volgerebbe a Levante per raggiungere Midiah sul Marr Nero. Il tel"l'ito,rio che :sarebbe così evacuato dai Russi dovrebbe rimanere neutro durante i negoziati relativi al Trattato, ed i Turchi non vi potrebbero mantenere che le sole forze necessarie per tutelare l'ordine pubblico. Nel medesimo tempo la flotta Inglese si ritirerebbe a Besika. Come dico questa proposta è quella che pare all'intermediario la più accettabile, ed alla quale l'Inghilterra sembra avere fatto buon viso: essa non venne respinta dalla Russia, che l'accolse però come semplice base di discussione. Ma qui nascono ulteriori difficoltà. La prima è di determinare in qual modo si farà la ritirata delle truppe e della flotta affinchè entrambi si trovino sempre ad uguale distanza (in tempo) da Costantinopoli, per meglio dire dalle loro posizioni attuali. I Russi calcolano che ci vogliono sei giorni di marcia da San Stefano ad Adrianopoli, e gli Inglesi domandano quarantotto ore per recarsi a Besika; in conseguenza essi chiedono che i Russi operino la loro ritirata quattro giorni prima che si muova J,a flotta, in modo che entrambe le forze giungano simultaneamente alle loro posizioni rispettive, cioè dopo il sesto giorno. Un'altra difficoltà riflette Gallipoli. Siccome nelle loro nuove posizioni i Russi sarebbero più vicini a quella piazza che non gli Inglesi, questi domandano di poterla sorvegliare in qualche modo, che per loro il più appropriato sarebbe quello di distaccare in vicinanza qualche bastimento da guerra. Supposto che tutte queste proposte siano accettate e che le questioni secondarie siano regolate ed il ritiro delle forze inglesi e russe siasi effettuato, il ritorno alle loro posizioni primitive dovrebbe aver luogo in senso inverso nel modo anzidetto, nel caso che i negoziati per il trattato di San Stefano fallissero. Ma la questione del movimento

    delle forze in senso retrogrado è lungi dall'essere sciolta; ogni discussione fa nascere nuov;i incidenti che sono div;evsamente apprez.mti. Così jeri io v~di i1 Conte di Miinster che si mostrava fiducioso assai di riuscire ad una intelligenza al riguardo, imperocchè il Gabinetto Inglese si mostra assai più arrendevole, mentre poco dopo il Conte Schouvaloff, col quale io ebbi una conversazione, espresse l'opinione che il Conte Miinster si faceva delle illusioni sul risultato dei suoi negoziati circa la proposta del principe di Bismark, la quale era non solamente involta da tali difficoltà da renderla inattuabile, ma non faceva che recare una inutile perdita di tempo che non giovava punto a sciogliere la que,sti.one sost,anziale, che sta neLla accetta2lione o no in tutto od ~~n rpa,rte de,l trattato di San Stefano.

    11 Marchese ài Salisbury che io vidi poco dopo di essermi incontrato coi due prelodati Ambasciatori, è anche lui molto dubbioso sull'esito di queste difficoltà, ma,ntenendosi egli però, in queiL momento, rpdù propenso 'a .c,redere che quellJl'.esito possa essere paoifico. Ma non mi nascose che finora lca Russia aveva 1a,sdato discutere queste questioni dall',i:ntermectiao:-io ufficioso, e non ,si era ancora com'promessa atl riguavdo con nessuno sor:itrto, nè con nessuna comunicaz,ione uffida·le: per ·cui 11imane sempre in di ·lei ballìta ·di respingere a1l'wtimo momento qwa,Jcsiasi ·combinazione •che da'i negoziatorr-i !>i fosse ·giudicata •accetta:bHe.

    Si porta generalmente opinione che il principe Gortchakoff si sia mostrato assai poco arrendevole; per cui la malattia che lo travaglia attualmente è considerata come un incidente favorevole alla pace, purchè però non venga surrogato col Generale Ignatieff.

    Nel mio telegramma del 29 aprile ho fatto conoscere a V. E. le idee che si attribuiscono al Marchese di Salisbury rispetto alla soluzione definitiva della questione Turca. Egli considererebbe come oramai quasi finita la dominazione turca in Europa, vorrebbe conservare solamente sotto il dominio diretto di quella potenza in Europa Costantinopoli, con un, non molto esteso, ma sufficiente territorio attorno a quella metropoli. Egli vorrebbe due Bulgarie quasi indipendenti sotto l'alto dominio del Sultano, una del Nord e l'altra Meridionale al di qua dei Balkani, con amministrazioni nelle quali sarebbe tenuto conto delle va•rie razze che popolano quelle region'i. A1lila Gr.ec•ia anche si dowebbero attribuire alcune provincie nelle quali l'elemento ellenico è di molto prevalente. Mentre l'Impero Turco sarebbe così ridotto in Europa, il Marchese di Salisbury vorrebbe al contrario che si conservasse ed anche si rinvigorisse la sua forza ,in .A!sia, rper poter far fronte 1a1i nuovi ·tentaibiv,i de1i Russi in que1la regione. Batoum sarebbe l'unica concessione che egli farebbe ai Russi in Armenia, mentre Kars che è considerato come la posizione più importante di quella provincia, sarebbe conservato alla Turchia. Tutte queste idee del Marchese di Salisbury non furono punto finora espresse in modo ufficiale, ma mi vennero riferite da· un personaggio che ebbe l'opportunità di ragionare con lui sopra quell'argomento. Mi venne anche detto da un altro personaggio che la parola d'ordine fosse stata data dal Foreign Office ai rappresentanti dell'Inghilterra all'Estero affinchè nel loro linguaggio essi manifestassero che la Gran Bretagna nelle contingenze attuali può fare assegnamento sulla Germania. Forse questa fiducia si riduce all'appoggio che il principe di Bismark darebbe personalmente all'Inghilterra; ma si suppone che il Gran Cancelliere non vada punto d'accordo coll'Imperatore Guglielmo rispetto al contegno da tenere verso la Russia. Di questa supposta divergenza io già tenni parola a V. E. nel mio rapporto del 20 aprirle p.p. (politica N. 46) (l) e questo di:ssid:io ha già trapelato in alcuni giornali, e fra gli altri nel World, giornale parte serio e parte umoristico, ma bene informato.

    Pare che il tentativo di chiamare truppe dalle Indie sia riuscito più di quanto si sperava. Non v'ha dubbio che gli Inglesi esaltino alquanto i vantaggi che possono ricavare dal concorso di quelle truppe, e da quello dei volontarii di altre Colonie, fra le altre del Canada; però non si può disconoscere che l'idea di essere chiamate a combattere contro i Russi sia stata accolta con entusiasmo dalle truppe Inglesi musulmane delle Indie.

    Io lo ripeto nuovamente, qui non si desidera la guerra, ma non la si paventa, ed anzichè lamentarsi della lentezza delle negoziazioni intraprese, si giudica che i ritardi sono a tutto vantaggio dell'Inghilterra, che ha tempo e mezzi sufficienti per aspettare e che intanto aumenta le proprie forze, mentre quelle della sua avversaria vanno ogni dì scemando.

    Molte voci erronee furono propalate intorno all'attitudine presa dall'Italia di fronte all'In,ghiJtffi'rn neLla vertenza attua'l1e. Ma co•hla s'Corta detl disparocdo di

    V. E., in data del 26 aprile (politica N. 408) (2), ho potuto recisamente smentire quelle voci presso il Marchese di Salisbury, il quale, bisogna dirlo, non vi aveva dato la menoma retta. Ora io scorgo con soddisfazione dai telegrammi di questa mattina che le mie dichiarazioni trovansi intieramente confermate dalle parole di V. E. e da quelle del Presidente del Consiglio, pronunziate davanti alla Camera dei Deputati nella seduta di ieri in seguito alla interpellanza del Deputato Maurigi. Nel mio telegramma del 29 aprile io dissi a V. E. che dal mio interlocutore anzi accennato io aveva creduto di scorgere che fosse desiderio della Germania che l'Austria occupasse la Bosnia e l'Erzegovina, e quel medesimo personaggio mi domandò quali obiezioni avrebbe l'Italia contro tali annessioni. Io mi tenni sulla riserva, !imitandomi a rispondere che l'Italia avrebbe naturalmente dovuto portare la sua attenzione sull'ingrandimento del suo potente vicino e ciò l'avrebbe condotta a studiare in qual modo si sarebbe potuto equamente ristabilire nelle forze rispettive l'equilibrio necessario per il mantenimento di quelle buone relazioni che anzitutto desideriamo di conservare.

    (l) Cfr. nn. 104 e 107.

    111

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA

    T. 328. Roma, 3 maggio 1878, ore 9,30.

    Je recommande à votre attention interpellation faite avant hier dans la Chambre des Députés et les déclarations du Ministre. Je suis d'avis que la circulaire Salisbury et la réponse si conciliante du prince Gortschakoff pour

  • Cfr. n. 92.
  • Cfr. n. 100.
  • raient servir de base aux négoCiiations. Mais une ·entente ne saUTait intervenir que dans un con:gres. Avec de :la bonne vo~onté de part et d'autre, il ne se["ad:t pas diffictile de :trouver une ·formule qui indique Jes ta-airt:és de 1856, 71 et de Santo Stefano devant etl'e le sujet de:s déc:larrat1ons du Congrès. n va sans dire que chaque Puissance conserverait rpleine Jdberté d'ad:ion. S:i vous parta:gez :cet avis, vous pouvez l'exposer au général Ignatieff comme étant votre opinion personnelle.

    (l) (2)
    112

    L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 223. Pietroburgo, 3 maggio 1878 (per. il 9).

    Mentre i buoni ufficii della Germania stanno esercitandosi a Pietroburgo ed a Londra per preparare la via ad un Congresso Europeo, non sarà forse inutile ch'io faccia all'E. V. un breve riassunto della situazione presente per ciò che riflette più specialmente la Russia.

    Le intenzioni del Governo Russo intorno all'assestamento definitivo degli affalri d'Oviente sono note. Esse si trovano :consegn:ate chiaramente nei rprel:i·minar,i di pace di S. Stefano. Meno noti anzi inrtiemmente scnnoscduti sono finora i limdti delle concessioni che ·la Russia sarebbe di-sposta a fa:re, in deroga~ione alle clausole dei preliminari, nello scopo di evitare una nuova guerra con nuovi e più temuti avversarii che non sia stata la Turchia. Di queste eventuali concessioni non si potrebbe quindi parlare che in via di pure e semplici congetture. Questo solo si può affermare che la Russia dall'un lato desidera sinceramente d'evitare una nuova guerra, la quale, comunque si terminasse, le imporrebbe gravissimi sacrificii d'uomini e di denaro e la lascierebbe spossata di forze, e dall'altro lato non vorrà acconciarsi a perdere ogni frutto della lunga e faticosa lotta pur ora superata, e specialmente poi non vorrà rinunziare all'idea dell'affrancamento dei cristiani di Oriente, che fu lo scopo apertamente confessato della guffi"ira da ·essa int:r~arpresa contro la Tu(l1chia.

    I preliminari di S. Stefano furono comunicati dalla Russia ufficialmente alle Potenze firmatarie dei trattati del 1856 e del 1871. Essa riconobbe che questi preliminari implicavano questioni d'interesse europeo, ed accettò quindi la riunione di un Congresso, allo scopo d'ottenere la sanzione europea pel futuro trattato definitivo di pace. La proposta del Congresso, da riunirsi a Berlino,

    fatta per iniziativa dell'Austria, fu accettata da tutte le grandi Potenze eccetto che dall'Inghilterra, la quale pose per condizione che i preliminari di S. Stefano fossero sottoposti integralmente alle deliberazioni del Congresso stesso. A questa esigenza dell'Inghilterra il Gabinetto di Pietroburgo rispose, che i preliminari erano staH uffic:ialmente •comunicat:i aiHe Po•tenz:e, e che ciascuna di queste avrebbe nel CODJgrresso, lliila ,piena Hbertà ,d'apprezzamento e d'azione, libe~à ohe dal! tato suo ,la RUJSISi:a a'V!rebbe il'livenidiooto :per sè. 111 GabLnetto Britannico non si contentò di questa risposta ed insistette nei term:inti del,La sua domanda. H Gabinetto di PietrohUil'lgo i.nsistette ug~uaJmenrte sulla sua rilsposta.

    lnta,nto i rprelliminari di S. Stefano soLLevarono OipipOSi:zJionti da vard:i la>ti. L'Inghilterra, per organo del Marchese di Salisbury, diresse alle grandi Potenze, in data del 1° aprile scorso, una circolare, che combatte ad un tempo le singole disposizioni e tutto l'insieme del trattato di S. Stefano, senza però contrapporvi un prog~.mmma positivo. AI1Ia circotlare del Ma,rchese di Sarli!sbury !l'ispose H Principe Gortchakow colla sua circolare del 9 aprile (28 marzo), a cui fu annesso un pro-memoria speciale. Il Cancelliere Russo invitava in questa circolare il gabinetto di Londra a formulare le proposte che credeva di poter suggerire per la so>luzione prntica dell'a,ttuale orilsi d'Oriente. VinVlito deHa CanceHe,rtia Russa rimase fino ad ora insoddisfatto.

    Tutti questi documenti, cioè, i preliminari di S. Stefano, la circolare del Marchese di Salisbury, la circolare del Principe Gortchakow ed il pro-memoria che le ~annesso, furono a suo tempo comunicati all'E. V. Non occorre perciò ch'io insista altramente sul loro carattere e sul loro valore.

    Dal suo lato il Gabinetto di Vienna obbiettò ai preliminari di S. Stefano.

    Ma le sue obbiezioni non furono rese pubbliche, nè furono comunicate alle

    varie Potenze. Esse furono soltanto comunicate alla Russia per mezzo del Ge

    nerale Ignatiew, il quale recò da Vienna non solo le obbiezioni, ma le domande

    positive dell'Austria Ungheria. Lo scambio d'idee che a questo proposito ebbe

    ed ha ancora luogo fra Vienna e Pietroburgo fu tenuto segreto. Io non potrei

    quindi indicare il tenore preciso delle pretensioni Austriache. Ma da quanto

    pervenne a mia notizia risulterebbe che l'Austria s'oppone specialmente a che

    siano c.ccordati al Montenegro porti sull'Adriatico, e domanda che Antivari e

    Dulc;gno devono cessare d'appartenere alla Turchia, essi siano posti sotto la

    dominazione diretta od indiretta della bandiera austriaca. Il Gabinetto di Vienna

    chiederebbe inoltre d'estendere 'la sua mero d'azione fino a Salonicchio. A queste

    ed altre domande dell'Austrira-UngheDi>a H Gab~netto di Pietroburgo rispose con

    obbiezioni, le quali però lasciano aperta la via ai negoziati.

    Ma questo scambio d'idee trà la Russia e l'Austria dall'un lato, e di circo

    lari tra l'Inghilterra e la Russia dall'altro lato, non avendo per effetto di far

    avanzare il progetto del Congresso Europeo considerato come il mezzo più effi

    cace di giungere ad un accordo generale e definitivo, la Germania, sollecitata

    da varie parti, si decise ad offrire i suoi buoni ufficii alla Russia ed all'Inghil

    terra, nell'intento appunto di appianare le difficoltà che si oppongono alla riu

    nione di questo Congresso. Il Gabinetto di Berlino propose, a questo fine, come

    misura preventiva, l'allontanamento simultaneo dalle vicinanze di Costantinopoli

    della flotta inglese, che si ritirerebbe a Besika, e delle truppe russe che si riti

    rerebbero sopra una linea avente per base la città di Adrianopoli. Questo ritiro

    simultaneo della flotta inglese e delle truppe russe è ora accettato in principio da

    ambe le parti. Ma i negoziati continuano intorno ai particolari ed all'esecuzione.

    Si cerca sopratutto di eguagliare la situazione reciproca delle due parti con quarlche spediente il quarle, in caso d'dnsrlllccesso dei negoz:iatd furtu'l'i, permetta alle truppe russe di ripigliare le antiche posizioni sotto Costantinopoli nel tempo stesso che la flotta inglese ripiglierebbe la sua stazione ai Dardanelli.

    Per compiere questo riassunto mi occorre ancora informare l'E. V. che il Generale Le Flo, Ambasdatore di F1rancia presso questa corte, 11ecenrtemente tornato da Parigi, ha dichiarato, verbalmente che il Governo francese non darebbe il suo assenso a che il progettato Principato di Bulgaria si estenda fino alle coste dell'Arcipelago ed abbia il possesso del porto di Kawala. La Francia, a quanto pare, non amerebbe vedere sorgere all'ombra d'un Principato Bulgaro, una stazione navale per la Russia nel Mediterraneo.

    La Germania e l'Italia sole s'astennero finora dal pronunziarsi altramente che coll'accettazione della proposta del Congresso. Tale è la situazione, quale si presenta qui, al momento in cui scrivo a V. E.

    Che cosa ne uscirà? Lo stesso Imperatore Alessandro sarebbe imbarazzato a dirlo. Lo Czar desidera la pace perchè una nuova guerra potrebbe produrre la rovina finanziaria della Russia. Ma non vuole nè può consentire a vedersi togliere di mano tutto o quasi tutto il frutto delle sue vittorie. Credo che il Gabinetto di Pietroburgo è disposto a far larghe concessioni all'Europa riunita in Congresso. Ma finchè non sono conosciuti i desiderii dell'Europa stessa e specialmente dell'Inghilterra, è impossibile il fissare anche per congettura, i limiti di queste rconcessioni. Le quali del Testo possono variarre, secondo che si ~t:mtroa dell'Europa riunita in Congresso, o dell'Inghilterra sola, o dell'Austria o d'altre potenze. È evidente, per esempio, che se la Russia perde ogni speranza d'accordarsi colil'I,nghi\Iterra, se essa fin~sce col persuadersi ehe :l'Inghirltevra, come si è disposti a credeve 'Ìn ~cevti civcolii di Pietrobuvgo, ha ndea fissa di far la guerra, in questo craso H Gabinetto di Pietroburgo :sarà dirsporsto ad abbondare nelile concessioni ral['Austria a fine d',isolare l'IrnghHterm.

    A rendere la situazione più pericolosa concorre il fatto della richiesta della Russrira a:Ha Turchia perchè questa faccia evacuare le piazze di Schoumlra, Va,rna e Batoum. La TUivchia non ha finora ottremperato a tale rkhiesta, ed è nartura:le che essa tenti di guadagnar tempo.

    Intanto gli armamenti continuano su tutto il territorio Russo. Un numero considerevole di cannoni deve essere spedito qui fra breve dalla fonderia Krupp. Gli ultimi reggimenti di cavalleria della guardia sono mobilizzati. Le riserve sono esercitate e ·poste in grado d'entrare in campagna, e si fanno nuove ed importanti provvigioni di cavalli, d'armi, e di munizioni.

    P. S. -Il Signor De Giers mi ha detto oggi che il Marchese di Salisbury ha promesso di fa,r conoscere aHa Russia :le ~idee de:l Gabinetto dd Londra ~ntorno acrl'ovdinamento definitivo deHe cose d'Orirente, a1lmeno rispetto ai punta capitali.

    113

    L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Pietroburgo, 3 maggio 1878.

    Ti ringrazio della tua lettera del 27 scorso (1). Io già non avevo prestato la menoma fede alle dicerie intorno alle tue pretese pratiche di mediazione presso l'Inghilterra. Hai fatto benissimo a non immischiarti in ciò. Io non ho potuto dispensa,rmi dal fal"lti conoscere per telegrafo wl desilderdo espvessorrui iiil vtia pll"'ivata dal Generale Ignatiew. Ma credo che nemmeno privatamente ti convenga di dar seguito a quel desiderio tanto meno ora che Lord Salisbury sarebbe disposto, da quanto scrive Schouvalow, a far conoscere le idee dell'Inghilterra sull'assestamento definitivo delle cose d'Oriente almeno sui punti capitali.

    Ti mando un dispaccio che riassume la situazione quale si presenta qui (2). Esso non rti a1ppl'enderà nulila di nuovo. Ma ill nuovo, non c'è e quindti non posso mandarl;elo. Le idee deLLa Russia sono note, ~troppo note. Essa vuole l'eseeuztione del 1roattato di S. Stefano. Se non può conservaii"Ilo ~ntiJero quel trattato vovrebbe almeno salvarne la più gran parte. E se si vuole ritorre ad essa il frutto delle sue vittorie, o almeno ciò che essa considera essenziale pel suo onore e pei suoi interessi, farà la guerra. Tutto ciò lo sai. Come puoi dunque dirmi che ignori ciò che si fa qui, e le di,sposiziom di questo Governo? ~o non amo br po,l!itiea congettmale, perehè è comptto iilnutiilie sempl'e, e talom pedcoloso. Bado ai falbti e te li riferisco. Ora i fatti sono questi: Trattato di Santo Stefano -proposizione del Congresso a Berlino fa:tto daill'Austvia, aocettato dal1la Russia -~rifiuta,to dall'Inghilterra finchè la Russia non dichiari di sottoporre il trattato intero al Congresso. Circolare di Salisbury -Risposta di Gortchakow -Negoziati preliminari fra la Russia e l'Austria -Buoni uffici della Germania per rimettere in piedi il Congresso -p,roposta, acoettata 'in pvindiPiO del ri,tiro simultaneo deli1e tl"!Uppe russe ad Adrianopoli e della flotta inglese a Besika -Armamenti continui in Russia ed in Inghilterra. -Ecco i fatti. A te che hai in mano gli elementi provenienti da Londra, da Vienna e da Berlino, non sarà difficile il trarre le necessarie conclusioni.

    Ciò che posso bene assicurarti si è: l o -che la Russia è disposta a far concessioni considerevoli, ma non dirà quali, finchè non saprà che cosa l'Inghilterra e le altre Potenze vogliano da Lei.

    2° -Che se nelle esigenze dell'Inghilterra o dell'Austria e d'altre Potenze,

    si passa un dato limite, se si domanda all'Imperatore Alessandro ciò che egli

    chiama un sacrificio d'onore, non lo farà, non cederà, ed accetterà la guerra.

    3o -Che la Russia si renderà al Congresso, ma quando sia certa che non le si chiederà più di quanto può accordare.

    4° -Che nei cincol!i di col'te si è qui pe11sua,si che la Regina dii Inghi>lterra e Lord Beaconsfield vogliono la guerra, e che questa è cosa decisa nel loro animo.

  • Cfr. n. 101.
  • Cfr. n. 112.
  • 5" - Che l'irritazione in Russia contro l'Inghilterra è vivissima.

    6° -Che finalmente gli armamenti continuano su vasta scala in tutto il territorio russo.

    Il principe di Gortchakow è tuttora malato di podagra, è in letto e non riceve nessuno. Lobanow che fu già ambasciatore a Costantinopoli è designato per coprire quel medesimo posto.

    Ho visto qui La Contessa Igna,1Jiew che mi ha parlato moLto, e moLto bene di te, e mi ha incaricato di porgerti i suoi saluti.

    (l) (2)
    114

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 773. Cairo, 4 maggio 1878, ore 12,40 (per. ore 14).

    Amirauté arnglaise annonce prochaine arrivée à Suez de six navires avec troupes à destination de Malte.

    115

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, pp. 236-237)

    R. 351/54. Londra, 6 maggio 1878 (per. il 10).

    Non m'è sfuggita l'importanza della presente quistione finanziaria in Egitto, com'è stata *maestrevolmente* ricapitolata dall'E. V. nei suoi Dispacci del 28 e del 30 aprile scorso *N. 411 e N. 414 di questa Serie* (1). E mi sembrò non solamente utile ma necessario di fermare l'attenzione del Marchese di Salisbury sulla ineguaglianza delle condizioni che si vogliono imporre, (o che si saranno già a quest'ora imposte), alle varie classi dei creditori del Vicereame; e sul grave danno che si farebbe non solamente ai credllitovi per sentenza .giuddziaria ma agJ.d ufficiali pubblici del Khedive ed alile tpopola:cioni deWEg~tto, se ail. 1pagamooto delle cedoile ,scadute il l o ma,ggio covrente fossero ~mpegnate tutte le 'roodite attuahnente disponibili de>l Tesoro. Non essendo però in grado di ripetere di viva voce le mie pratiche, stante l'assenza da Londra del Marchese di Salisbury, mi son recato a premura di compendiare dn un Pro-memovia tutti i ~paxticola,ri deLLa quistione, fol'lllitimi dalil'E. V. e contenuti nei Rapporti del Comm. De Martino; e rammentando al Principale Se~eta,rio di St~ato rper gli Affavi Straniem quacr1to ,io gli aveva precedentemente fatto notare in proposito nel mio abboccamento del 24 aprile scorso, ho conchiuso dicendo " ch'io non metteva in dubbio ch'egli non adoperasse tutta la sua influenza onde gli affari dei quali era discorso fossero trattati a tenoré delle regole d'equità, di maniera che alcun interesse legittimo non fosse sacrificato ad esigenze esclusive ».

    Nel riservarmi di parteciparle la risposta che otterrò dal Foreign Office, coilgo quest'occasione...

    109

    6 - Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

    (l) Non pubblicati. Le parole fra asterischi sono omesse in LV 26.

    116

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 782. Parigi, 7 maggio 1878, ore 16,20 (per. ore 17).

    Je n'ai pas cessé de fa,ire tous mes efforts pour obtenir l'approbation du Traité de commerce par les Chambres, et je Vous ai dit certains arguments dont je me suis servi. Je continue et continuerai à insister aussi bien auprès des... (l) qu'auprès de Gambetta que j'ai revu à cet effet. Mais, comme je Vous l'ai prédit depuis longtemps, on veut voter ici d'abord le nouveau tarif général, et en ce moment une pét1tli.on identiquement formulée :s'organli!se !paNni 'les Chambres de Commerce pour que le dépòt du Rapport sur notre Traité soit renvoyé après le dépòt du Ra1pport ~sur le tarif généra1l. Le plus sa,ge est donc que lle Gouvernement du Roi ne compte plus dès à présent sur l'approbation du Tra>ité dans le counint

    de cette session, qu'il pense à ce qu'il y aura à faire, et qu'il me donne ses instrucUons en conséquence. Je m'e:x1pliquerai mieux par ~ettre.

    117

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI,

    T. 784/97. Londra, 7 maggio 1878, ore 23,50 (per. ore 3,40 dell' 8).

    Schuvalow part demain pour Pétersbourg. Il est le premier à redouter pour son pays une guerre contre l'Angleterre. Si ses conseils l'emportent on présume qu'>i:l sern nommé Mirustre des Affa~res Etrangères, si au ~contraire H. revdent on pense que son retour pourrait étre le signa! de la guerre. Je me suis entretenu aujourd'hui assez longuement avec lui. Il parait tenir à ce qu'on soit persuadé que son voyage à Pétersbourg, dont il à été lui meme l'initiateur, n'a pas pour objet de combmer un arran,gement à part entre J.'Angleterre et la Russie, ma~ de 1rend!I'e [possiblle ~réundon du Con,grès. Pour ,ar,rJ.ve'r à ce but l:a Russie, dlit-Wl, devra renoncer à beaucoup de ses prétentions. C'est un point difficile à obtenir. Quant à la proposition de Bismark de l'éloignement simultané des Russes et des Anglais, il ne faut plus y songer, dit il. Il verra Bismark en passant par la Prusse. Je sais d'autre part qu'il y a huit jours le projet de la retraite simultanée de la flotte Anglaise et des troupes Russes a été transmis à Pétersbourg. Jusqu'à présent il n'y a pas de réponse, mais le Cabinet Russe dans l'intervalle s'est adressé à la Turquie pour obtenir l'évacuation de Batoum en vertu du Traité de Santo Stefano. La Turquie, à son tour, a demandé l'avis de l'Angleterre qui à répondu à Mussurus que, pour elle, le Traité de Santo Stefano n'existe pas, et que par conséquent elle n'avait à donner aucun avis à ce sujet. On a lieu de croire qu'en dehors de cette réponse offici,elle le Fore.iJgn Office trava,vlle di,rectement à Con

    stantmQple pour enga,ger la Porte de ne pas céder aux [prétentions de la Ru:ssie, d'autant plus que, celle-ci n'ayant pas respecté le Traité meme de Santo Stefano,

    la Turquie n'était .pas tenue à l'observ,er. En ce qui la ,concerne l'Angletem-e a deux projets .pour la Bulgarie: l'un est ,celui de Sal!Lsbury, que je vous ai communiqué; un autre un peu modifié, mais dans le meme but. L'Autriche a fait connaitre un 3ème projet qui serait de ne former qu'un seul Etat Bulgare plus restreint que celui des Russes. Il me revient que l'Allemagne est irritée contre l'Autriche à la quelle on reproche ses projets ambitieux, mais hésitants. La cavalerie Indienne ne sera pas dirigée sur Malte où l'on ne pourrait pas l'abriter. On aurait choisi une autre localité pour la concentrer. On parle déjà de plusieurs projets pour l'emploi des troupes Indiennes. Quelques officiers Anglais m'ont fuit part d'un rprojet que 1l'Arngl].eterre aurait de :liai!I"e un chemin. de fer à rpa1rtir de la baie d'Ismir jusqu'à la Mer Noire, et de creuser un canal depuis cette baie jusqu',au fl.euv.e SakJaria qUJi se jette aUISSi dans J.a Mer Noire. Ce sera:1t un nouveau Bosphore. Le projet facile à exécuter parait assez sérieux pour que des journaux bien informés s'en soient déjà occupés. Le navire • Cambria • nolisé par iles Rl.liSISes •comme croiseur a exctté ibeaucoup d'anli.rnation en An,g.leteTI!I"e, mais celle-ci ne reste pas oisive. Il me revient qu'elle aussi nolise beaucoup de biìtiments de commerce qu'elle transforme en biìtiments de guerre pour la croisière. Il me revient également que beaucoup d'officiers Allemands hors de cadre demandent à prendre service en Angleterre en cas de guerre. Les récents discours des Ministres Hardy et Cross, n'ont fait que confirmer l'attitude décidée du Gouvernement Britannique. Dans la séance de la Chambre des Communes, Sir Nor:thcote :s'est tenu ·sur •la 'l"esel'Ve relativ•ement aux négociations actuelles entre l'Angleterre et la Russie.

    (l) Gruppo indecifrato.

    118

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    D. 693. Roma, 7 maggio 1878.

    Giunsero regolarmente al Ministero i rapporti di V. E. dal n. 2043 al n. 2050 della presente serie. È qui acchiuso un paragrafo in cifra.

    ALLEGATO

    ANNESSO CIFRATO

    Depuis l'élection de Léon XIII, le Nonce à Vienne affecte des relations trèsjlmicales avec l'Arnbassadeur d'Allemagne. On croit qu'il voudrait préparer le terrain à un accord entre le St. Siège et l'Allemagne, qu'on pourrait traiter de préférence à Vienne, l'Ambassadeur Allemand en cette ville étant désigné au poste de Vice-ChanceUer de l'Empire. Le Comte de Stolberg garde à ce sujet une réserve absolue, et suivant l'avis du Comte de Robilant il est bien loin de désirer des accords étroits avec le St. Siège, étant un fervent luthérien et président d'un synode de cette religion.

    C'est un autre symptòme significatif des dispositions du Vatican sur lesquelles Il nous importe de nous tenir au courant.

    119

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Carte Robilant) (l)

    L. P. Roma, 7 maggio 1878.

    Tu sai quali sono le mie idee riguardo alle nostre relazioni con l'Austria, tutto qmillo che fec.i per migl,io•ral'le, e quelllo che più monta i miei intendimenti per J.'avvenire. Sai che trovai radicata alla Consul•ta, snstenuta nea drco!lli. parlamentari, infiammata da certi nostri Diplomatici quella fatale idea del compenso per la Bosnia ed Erzegovina. Io lottai con tutte le mie forze per distruggerla dentro e fuori. Ho fatto alla Camera quella dichiarazione che conosci, e tutti ebbero a dire che nessuno de' miei p11edecessori non fece mai una dkhiarazione sì esplicita. Posso assicurarti che è mio fermo proposito di progredire in questa via, ed ora che l'eventuaJ.M.à dell'occupazione di quehle •provinClie da pa!I'te dell'.A!UJStllia sembra doversi rea<hlzzax-e awò ad dntrattenenne presto H Consigi[Jio dei Ministri, e sai cosa farei se non riuscissi a persuadere i miei colleghi di non fare alcuna dimostrazione inconsulta in proposito. È questa una gravissima quistione, la più grave di tutte le quistioni estere, poichè da essa veramente dipende la condotta dell'Italia nelle future complicazioni d'Europa. E tu sai dalle parole che dissi al Senato quale è il mio concetto su tale condotta, chè quelle parole non erano frasi ma la vera espressione de' maei sentimenti. QUJeS!te sono le mie intenzioni, ed ho la speranza di farrle rpreva,lere nel Consiglio dei Ministri. Ma ora è sorta un'alltra questione che minaccia d'intorbida~re J.e no·stre !l'elaziond co:W.'Austria. Tu conosci quello che si passò nell'occasione del cong!l'esso l'epubblJicano e del!la dimostrazione a porta San PancraZJio. H ministero o per meglio dke CadrroJJi e Zaruwdelili furono d'avviso che, ·tvattandooi di diS~Sertazioni teoriche che a Roma non minacciavano la quiete pubblica, s'avesse a lasciar correre e non opporsi colla forza. Quale fosse il concetto del Governo lo vedrai meglio dal discorso che Zanardelli fece ieri alla Camera.

    In quella occasione dunque alcuni e specialmente l'Imbriani, specie di maniaco di poca importanza, parlarono dell'emancipazione della Italia irredenta, etc. Però non vi furono bandiere, come per lo passato, chè io avevo preso le dovute precauzioni perchè non comparissero. Tutt'assieme la cosa m'aveva naturalmente dispiaciuto assai, poichè si tratta della Monarchia, e se ne era parlato seriamente nel Cons1g11io. Ma come puoi comprendel'e l'affa>re deHe prov·incie irredente non v'era entrato che per incidente, nè credevo esso potesse assumere alcuna gravtità. Il Barone Haymerle però venne a vedermi domenica, e dopo avermi parlato di cose indifferenti, mi disse non senza una certa emozione volermi parlare di quello che era successo nei giorni passati ma considerassi le sue parole come un monologo. È questa una nuova specie di comunicazione negli annali della diplomazia, ma quando l'.A!mbasciatore d'Austria pada al Ministro degli Affari Esteri, le parole debbono pure avere il loro peso. Egli si esprimeva allora in termini severissimi

    riguardo alle predette espressioni riguardanti le provincie austriache, insistendo sopratutto sui per,icolo e rulla iLlegafirtà dell'istituzione dei Co:rndt,a:ti che avrebbero fra g(li ~altri, questo oggetto. Io risposi che deploravo ~grandemente quelle espressioni, che però credevo (parlando io pure a guisa di monologo) eg1i esagerasse alquanto la ,J.oro 'importanza ecc; il Governo aver creduto più conve!Illiente di mostrare quanrbo fossero :impot€1!Ilti e ,TidicO'le queLle dimostlr:azi:onli. coil non opporsi

    colla forza; l'affare delle provincie irredente non essere che un incidente di una questione assai più grave. Replicava egli le dimostrazioni contro la Monarchia non cr:1gua~dru.il.o, però dove® preoccupare che quelil.e e'11ano d~ette contro l'integrità dell'Impero, e così via. Conchiusi non mancherei di preoccuparmi della questione e d separammo ami!Ci come prima, dopo questo doppilo monologo.

    Ne dissi immediatamente serie parole al Cairoli, il quale non vi diede gran retta.

    Ma questo nO!Il è tutto. L'dndomani, cioè jeri, comparve KeuldelJ., e non a nome del Governo (che disse forse non aveva ancora conoscenza dei discorsi pronunziati), ma neppure come mO!Ilologo, mi dislse gmvissime parole riguardo alla condotta del Governo nel lasciar piena libertà a quei dimostranti di parlare in un senso compromettente per le nostre relazioni con una Potenza amica della Germania. Feci a lui presso a poco le stesse ~risposte che avevo :!latte all'Haymerle. Ebbe l'a,ria di esserne poco soddisfatto.

    Io ne scrissi immediatamente serie parole al Cairoli, che mi premeva le avesse prima della discussione, e vedrai dal rendiconto che egli colse l'occasione, come io gli avevo raccomandato, d'esprimere il suo dispiacere ed il suo biasimo.

    Io ho fatto tutto quel1o che ddpendeva da me per mitiga~r~~ le cose, e continuerò sulla medesima via. Ma io credo veramente che in questa circostanza Haymerle ,e Keudell (il. quale evMentemente era venuto a paJ'larmi per suggerimento de:l primo) hanno esagerato 'le cose, che sono dli.srpiacentissime ma non hanno veramente tanta importanza. Se il Conte Andrassy te ne parla, rispondi in questo senso, e d~gl:i ch'io nuJ.il.a traJ.ascerò per impeddre ,tutto quello ohe può mantenere o da,re maggior sviluppo a dimostraz:ioni che sono :tanto contrarie ai nostri propositi. Digli che in ~tutte le questioni più o meno ,g,ravi, (chè questa non è veramente la più grave), io agirò unicamente nel senso di mantenere l'Italia amica del,I'Austrtia. Ma ,tra te e me H dirò che c'è mo:1to da fare per questo scopo ed ho bisogno di moltissima energia. Il fare esagerate pratiche pel presente incidente ,ifldeboiJ.d,rebbe ila mia aZJione per questioni assai più g1ravi che non tmxleranno a :presenta~si. E md ca,pisci.

    Pel Segretario G€1!Ilerale eccoti come stanno ~le cose. Io sc,I"issi a'l Maffei iil. quale accettava. Lo dissi al Tornielli, ma questi rifiutava recisamente Atene e preferiva rimanere dov'era... Ora capirai che ci vo,gUorÌlo certi riguatr'di per allontanarlo. Sarebbe troppo lungo il dirtene le ragioni. E per ora la situazione rimane in sospeso.

    Avrai visto dati giornali come le cose andassero bene in Senato l'altro giorno. Se potessi rimanerne a quel succesw sarei contento; chè fu veramente un atto di buona accoglienza che mi volle fare il Senato. Compare ora la tua del 5, e te ne ~ingraz,io. Che non t'hanno mai pa,rlato cosrtì delle no:Sitlre impressioni riguardo all'annessione di Antivari al Montenegro? Haymerle voleva farmi pronunciare sulla materia, ma io l'evitai, come evito i continui attacchi di Paget. Mi sarebbe grato conoscere la tua opinione a questo riguardo, che potrai mandarmi col ritorno del corriere.

    Da Pietroburgo sempre completo silenzio (1), poco da Berlino e da Londra, nulla da Parigi. Io sono nuovo a questo mestiere, ma se avessi da durare non si pot,rebbe proprio rpermettere che le cose vadano innanzi ,così.

    (l) La minuta è nell'Archivio Corti.

    120

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 790. Vienna, 8 maggio 1878, ore 14,30 (per. ore 14,45).

    Il parait certain que les deux Ministères de Vienne et Pesth présenteront demalin au Pa:rllement projet de loi pour réa;Jiser ~le orédilt des 60 rn:Hlions, dejà approuvé par les Délégations. On assure que celles-ci seront immédiatement convoquées pour J.eur rdonner connaissa<IllCe de J.'Oidiie de mobilisation de deux corps d'armée, l'un en Transylvanie et l'autre en Dalmatie vers le Montenegro. Pour le moment le Gouvernement se bornerait à prendre moitié de la susdite somme.

    121

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 8 maggio 1878.

    Je ,profite du ,couvrier pour vous envoyer quelques mots réservés.

    Vous cOillillaissez par les journaux 'les démonsfìratiiorus qui ont eu 1ieu à

    Rome, il.es jours passés. On a prononcé en cette occa,sion rdes discoul'IS très regret

    tables, bien rplus regrettables 'SUr la rpol!itique inténieure, que ~sur l'extédeure.

    On peut discuter sur l'oppol'tun1té d'une répressd:on, mais tout le monde est

    d'a,ecovd que ile résultat a mis toujours plus en lumiève la so1id1té de nos insti

    tutions et l'dompu1ssance des pal'tis subvel'silis. S. M. a été aSISez ,satiJS:falite du ré

    suiLtat. Ma'i's l'effet produit aux Ambassades d'Aut11khe et d'Ahlemagne a été

    assez sérieux. Je vous adresse une confidentielle au sujet de la démarche faite

    pa,r M. Keudell. Mais, la veiHe, le Ba,ron de Haymerle était venu m'entretenir

    de la question, et m'avait parlé avec une certaine émotion. Comme il m'avait

    déclaré que ses paroles n'étaient qu'un monologue (nouvelle espèce de commu

    nciJcation ruplomatique), je n'en parle pas dans la correspondance offioieHe. Cette

    déma,rche de I'a part de l'Ambassadeur d'Autriche, toutefois, m'avalit :f)adt quel

    que peine. Vous devez avoir remarqué par les déclamtions que j'ai fu~ttes à la

    Chambre des Députés et par ,la correspondance du Mi1nistère, que, derpuis que je

    suis ici, je me suis attaché surtout à faire disparaitre les nuages bien épais, qui eXJi:staient entre l'Itailie et <l'Autriche. Il me reste boo:ucoUIP à fatre dans ce sens, ca,r depuis deux ans ou a suivi une ligne, qui au<rait bien pu nous amener à de très graves conséquences. Je n'ai <pas besoin de m',eXJpldquer :plus "la,iremen<t làdessus. C'est surtout le Prince Bismark, qui devrait apprécier que cette conduite est conforme à une certa,ine <réponse, qu'il vous a faite naguère. Vorus comp<rendrez, que, dans ces oivcon,stances, 1a ,commun~cati:on (qui n'était pas un monologue) de M. Keudell devait me faire une vive impression.

    J':en ai fai:t pal1t immédia,tement au p,résident du ConseiJ.. Et vous rema,rquerez qu'til en a touché dallllS son discours, qu'd!l a fait que1lqm~ heUJres a1près à la Chambre, en eXIpvim,ant son blàme contre les démoniSIÌII1ations, qui pouva~ent compromettre nos tl'élations avec ctes PUJissances Etran<gères. C'est tout ce que je pouvais en obten~r.

    Mads, :fu-anchement, je crois qu'on a fo[1tement exagéré ,l'im!po,rta,nce de quelques phrases, prononcées pa<r des g~ens sans podds, sans surirte, sallllS sens commun. J'espère que celà n'ira pas plus loin. Si on venait me faire des communications offidelles à cet égard, j,e crois que ma position poUil'l1a'~ en et11e affad.blie, et je me trouverais moins à mème de continuer cette oeuvre de rétablissement de confiance, qui me coute tant de peine. Si je me brise em chemin, j'aurai toujourn lla satisfaction d'avoir fa~t mon devoi<r.

    Je vous prie instamment de me tenir au jour de tout ce que vous parvenez à connai,tre su,r lla situation. Quellle énorme b'la,gue que notre ,pa~cipartion à la médialtion. C' est le FanfuUa qui en a dit le premier mot,. Moi j'ai du di:re le dernier da'ns la Chambre, ipOUr rètab'l<ir la vècité. Mais je c<rois qu'i<l y avait autre chose derriÌièTe les coU!ldlsses. Je serais bi<en a<ise de savoirr votre Ql!piruion là des:sus. Ce n',est que de l'hdlstoire, mais c'est de J.'histoire ~struc,twe.

    Je ne vous parl.e pas de notre politique étran,gère, carr mes pa,rolles au Sénat en sont le ll'ésumé 'le !P'lUS exacte. lil n'y a que ça. Pour le présent, je ne juge pas à propos de discuter avec ,les aut11es p,UlÌSISances les quesltions spéciail.es, qui dépendent du traité de San Stefano. S'il y a le congrès, on les discutera au congrès. S'il y a la guerre, le vainqueur dictera la loi au vaincu. N'étant pas tout-àfait sur de se trouver du còté du premier, le sentiment unanime de l'Italie préfère de rester spectateur.

    (l) Il Corti non aveva ancoro ricevuto dal Nigra il rapporto (n. 112) e la lettera personale (n. 113) del 3 maggio.

    122

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 354/55. Londra, 8 maggio 1878 (per. il 12).

    Il grande avvenimento del giorno è la partenza del Conte Schouvaloff per Pietroburgo, che annunciai a V. E. col mio telegramma di ieri sera. Io ebbi ieri con lui una assai lunga conversazione, nella quale egli .mi disse che non andava a Pietroburgo per portare una qualsiasi combinazione accomodata tra l'Inghilterra e ,Ja Russia, a<lil.'infuorri delil.'opera delle aUre potenze, ma che il suo scopo era

    llS

    di rendere possibile il Congresso esponendo il vero stato delle cose. Il Conte Schouvaloff non si dissimula che la Russia dovrà molto ridurre delle sue pretese del trattato di San Stefano se si vuole evitare la guerra, che egli paventa assai per il suo paese, imperocchè ha potuto rendersi conto della fermezza delle risoluzioni oramai penetrate nel sentimento inglese e dei mezzi immensi di cui può disporre questo paese per sostenere una lunga contesa che potrebbe tornare fatale all'impero Moscovita. Egli mi diede ad intendere che lui stesso era l'iniziatore del suo viaggio a Pietroburgo, che credeva indispensabile per illuminare il proprio Governo. In quanto al progetto del principe di Bismark per l'allontanamento simultaneo della flotta inglese e delle truppe Russe dalle vicinanze di Costantinopoli, egli lo crede ineffettuabile, come già ebbi l'onore di dirlo a V. E. nel mio rapporto del 2 corrente (s. Po1Hica n. 50) (1), e lo considera attualmente come abbandonato.

    In Londra si attribuisce grandissima importanza a quel viaggio del Conte Schouvaloff, che prima di partire ebbe lunghe conferenze con Lord Beaconsfield e con Lord Salisbury, che gli dimostrarono gran fiducia nella sua azione pacifica. Si crede generalmente che se riesce ad indurre il suo Governo a maggiore moderazione, egli sarà chiamato al Ministero degli Affari Esteri; se, al contrario, i suoi consigli non prevalgono, il suo ritorno sarebbe probabilmente foriero di una dichiarazione di guerra.

    Il Conte Schouvaloff mi di:sse che si sarebbe fermato in Prussi<a per conferire col Principe di Bismark.

    Io fui informato da un'altra fonte molto autorevole che, fin da più di una settimana, un progetto per la ritirata simultanea delle forze Russe ed Inglesi daJlle vicinanze di Costantinopoli era stato mandato a Pietroiburgo; ma finora non si ebbe risposta a:Loun,a, e non la si aspetta a•Ltrimentd; però si serp;pe che nelil'intervallo il Governo Russo aveva fatto nuove premure presso il Governo Turco, affin,chè questo in prevision-e di questa 11it,irata ed in v1irtù del tratt,ato di San stefano cedesse immedia.tamente a:Ha Russia 1'oocupaz1ione delle piazze di Varna, Schoumla e Batoum. La Porta a sua voLta domandò per mezzo del suo Ambasciatore a Londra l'avviso in proposito del Governo Inglese; ma Lord Salisbury rispose a Musurus pa,cha che il Gabinetto Bvitannico cons·iderava il tra,ttato di San Stefano come non avvenuto, e che in conseguenza egli non poteva da·re consigli per l'applicazione d'un trattato che non esisteva per lui. Ciò nonostante pare certo che il Foreign Office abbia fatto agire enevgioamente :presso la Porta affinchè questa non cedesse alla intimazione dei Russi, la quale era tanto meno giustifi-cata, che desSii medesimi non si erano finora conformati aHe stipulazioni del trattato di San Stefano che invocava in loro favore.

    I te,legrammi di CostantmorpoH giunti questa mattina confermano l'atteggiamento resistente della Turchia contro le pretese dei Russi e sembrano provare che i consigli supposti del Gabinetto Inglese sono stati ascoltati dalla Porta, la quale, colla solita scaltrezza, lascia che si facciano manifestazioni imponenti contro i Russi per giustificare il suo rifiuto di cedere le fortezze.

    n tentativo di valersi deHe tvurppe indiane in ca,so di guerra contro la Russia che diede testè luogo a qualche discussione nella Camera dei Comuni, sembra

    promettere più di quanto si credeva, imperocchè si è manifestato tra di esse, che sono in massima parte composte di mussulmani, un grande entusiasmo per una guerra che desse conside(rano come santa, che rialza il1oro proprio pvestigìo. Per aiLfu:a parte si dice che gli Lng~esi procurano di arruolare 'sotto le ~loro bandd.ere !le truppe stesse dei piccoli Sovrani dell'India, le di cui velleità d'indipendenza e dì diso•rdine sarebbero da temere ove que!l.!l.'impero fosse privo di una troppo grande parte delle truppe che dipendono direttamente dal Governo Britannico.

    La poca fanteria indiana già imbarcata, o sul punto di esserlo, sarà concentrata a Malta: ma la Cavalleria sarà diretta altrove, ìmperocchè non potrebbe essere ricoverata a Malta stessa. Mediante l'impiego delle truppe indiane i due corpi d'esercito inglesi, dei quali uno è formato e l'altro è tuttora in formazione, sarebbero riservati per le operazioni attive. Sì suppone che non sarebbe improbabile che gH Inglesi tentassero qualche impresa in Asia, va(1endosi a:J.:J.'uorpo di Bélttoum per punto di sbareo. Sì pa,rla anche sul serio del~a cos~ione di una ferrovia attraverso l'istmo che separa la baja d'Ismir dal Mar Nero e della costruzione di un eana!l.e per congiunge:rte questa medesima baja coi!. fiume vicino, il Saka,via che sbocca nel ma.r Nero e che è atto a portare ba1stimenlti di qucrlche entità. Queste info11mazioni mi vennero date da un uffidale dehl'esemito mg1Lese, e le ho trovate accennate come cosa sevia in qualche giotrn.:de ordinadamente bene informato. È un fatto ,che preparativi guerreschi qui si fanno sopra grande sc'ai1a. Io so che ogni giÌOI1llo moLti uffi·ciald. dehl'Eser'Cirto Tedesco fuO!l'i quadri offrono i ilom servizd. ,a,1l'In,ghHterra o direttamente o per mezzo dei rappresentanti della Germania.

    La notizia data che la Russia aveva noleggiato il « Cambria • ed altre navi per destinarle alla corsa, ha destato molta emozione in Inghilterra; questa emozione sembra però alquanto calmata per il momento, ma intanto mi risulta che il Governo Inglese compra o noleggia bastimenti di commercio per trasformarli in navi da gue.rtra ed arma:rlci per la corsa, affine di non essere sorpresi dali Russi:. Si cerca sempre di fare dell'agitazione in favore della pace ad ogni costo, ma questa non prevale contro la determinazione presa dal Governo di agire energicamente ove occorra, tuttochè egli sia desideroso della pace. Non si deve perdere di vista che circa 150 milioni dì sterline dell'ìmprestito russo sono in mano degli Inglesi, ed è naturale che i detentori di questi titoli paventino una guerra che potrebbe ridurre tali titoli ad un non valore, come avvenne di quelli della Turchia, del Perù ed a'1tri. Ma nonostante questi interessi iLa ma,ggioranza dehl'orpinìone è acquistata ad una azione energica del Governo.

    Nel mio rapporto del 2 corrente sopra citato ho accennato all'E. V. quali fossero le idee di Lord Salisbury rispetto aH'mdinamento delle provinaie Turche. Egli vorrebbe due Bu:1ga,vie, una al Nord e ·l'alltra a11 Sud dei Balkanti, posctia un territorio a~nnesso a CostantinorpoU, qui:ndi una amministraz>ione spedalle per le provi:ncie di popolazione greca. Sorge a.1Jtua1lmente un a>1tro progertrto un poco diverso, quan,tunque ba,sato sul medesimo prrindpio; esso conslisterrebbe ne'l costituire una Builgal'ia del No11d as1sai ristretta, una Bu1gavia dei!. Sud essenz,i'a'lmente Ehlenica !·asciando un più aiDP'io territorio annesso a Costanti:norpoiJ.i sotto i•l dominio dketto de11a Poma.

    L'Aust,ria a sua vo1lta ha anche il suo ~progetto di Bulgall'ia, c:he des1sa non vorrebbe che giungesse sino al mare, probabi'lmente per riservarsd a se stessa nell'avverure iJl p~edominio nel Mare Egeo. Io aocenno queste idee come sempldci mdicaz.ioni di progetti che si vanno fantastioondo, e dei quald fol1Se nessuno sarà realizmto. Ma vi sono dei punti sui quali ~l'In,ghilte~ra sembra rimanere irrn-emov~b.hle, e quesbi. SO!llo ctioè che:

    1° I trattati del 1856 e del 1871 servano di punto di partenza per le modifica.z.ioni da am"'ecarni ne1La circoSOl'iz,ione e nel Govemo delle provtincie turche. 2o Sia esclusa qualsiasi predominanza della Russia sul Danubio, sugli

    stretti e sul Mar Nero; ed in conseguenza sopra Costantinopoli.

    3° Le concess[oni. da farsi in Asia ahla Rrussia si 11"1diucano a1l più a Batoum, all'esclusione di Kars, che è considerato come indispensabile alla indipendenza che si vorrebbe conservare alla Turchia nelle sue provincie d'Asia, e la di cui occupazione per parte dei Russi sarebbe ravvisata pericolosa in avvenire per la sicurezza delle Indie.

    Con queste condizioni si hanno di mira gli interessi Europei stessi: assai più che quelli della Turchia, il di cui impero in Europa è considerato qui come oramai fintilto. Ma si ~preferilsce di tenere anJCora in piedi quelilo Sta.,to, anzkhè incorrere nel pericolo di essere soffocati dallo slavismo. A giudicare dal linguaggio di alcuni personaggi, pare che questa influenza dello slavismo sia anche paventata da qualche grande potenza del Nord. Io dissi a V. E. nel mio telegramma di ieri (1), di av:ere ìLuogo di pensa,re che in questo momento vi sia quail:che ma,1umore in Germania contro l'Austria per la sua politica, che si qualifica di essere ad un tempo ambiziosa ed irresoluta.

    (l) Cfr. n. 110.

    123

    IL REGGENTE IL CONSOLATO A TIFLIS, PALUMBO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 23. Tiflis, 8 maggio 1878 (per. il 22).

    Il giorno 26 aprile p. p. mese assunsi la reggenza di questo R. Consolato e lo stesso g;iomo iui presentato dal Cav. Roboochi a S. E. ill Principe Mi.rs~i, Vdice Luogotenente generale del Caucaso, ed alle altre principali autorità governative. Spiegherò tutta la mia attività affin di poter conoscere e rapportare a V. E. le notizie relative ai movimenti e disposizioni militari nel Caucaso, e nella vicina frontiera, attenendomi alle istruzioni contenute negli ossequiati dispacci ministeriali della presente serie.

    La sola notizia di una certa importanza, che debbo oggi trasmettere a V. E., si è quella del ritorno che fa in Russia la 1a divisione dei Granatieri di Mosca, venuta l'anno scorso a rinforzare l'armata del Caucaso nell'Asia minore dopo la battaglia dii Zevi!ll. E1ssa ,s'imbarca a Poti per Odessa, e vudlsi sia dest,illl'a,ta a~11a frontiera austriaca.

    Delle 1muppe giovani, ma poco nU!lllerOISe a11rivano a da1li interva,LN da,1la Russia, via Vladikavkas, le quali servono a riempire i vuoti esistenti nell'armata d'occupazione delle provincie turche per effetto della guerra e delle malattie.

    Sono soprattutto H tirfo ed ii vatioilo nero, che fanno stra,ge nei d!istre1Jti di Kal"S e Adrianopoli al punto che in poco tempo furono attaccati e soccombettero sei generali, fra i quali il luogotenente generale He'imann. La consegna dei prigionieri turchti è semJpi"e sospesa e forse continuerà ad esserrlo finchè non venrga scioilta la quistione dd Bartum. È atteso lunedì prossdmo, e per OUJi si prepara lin Tiflis solenne ricev,imento uffidale, S. M. lo Schah di Pffi":S/Ìa g~nn,to oggd a ChUllfi, frontiera russa, e proseguirà per la via di Erivan.

    Sul ritorno di S.A.l. il Granduca Michele non si sa nulla di certo. Secondo le ultime notizie Sua Altezza non tarderebbe a mettersi in viaggio da Pietroburga.

    (l) Cfr. n. 117.

    124

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 337. Roma, 9 maggio 1878, ore 11,30.

    J'ai communiqué les télégrammes de V. E. relatifs au Trairté de commerce Franco-Italien au Conseil des Ministres qui m'a chargé de prier V. E. d'exprimer au Gouvernement Français le pénible étonnement éprouvé par les doutes exprimés. Le Conseil des Ministres ne peut pas croire qu'un Gouvernement allié et ami ne trouve moyen efficace de rempl:ir les enrga:gements assumés. Il n'entend prendre détermination ultérieure que lorsqu'il se trouvera davant un fait accompli.

    125

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 802. Parigi, 12 maggio 1878, ore 17,35 (per. ore 19,10).

    La nouvelle donnée par l'agence Havas était parfaitement exacte. Je viens de faire encore une pressante démarche auprès de Waddington. J'ai tenu au Ministère des Affaires Etrangères un langage très-net et très-ferme en conformité du télégramme de V. E., mais Waddington en me témoignant de nouveau ses regrets de ne pas: pouvod,r fol"cer la main aux Ohambres en ma:t.ièl"e économique m'a répété presque texturulement ses décrla,rations anrtél"ieures. H m'a ensuirte promis de tente:r encore un efforrt pour obtentir la discuSISion du Trad:té, mais il a eu en meme temps soin de me décrlarrer qu'dil ne doute pas' du l"ejet. Dans l'otpinion de Waddinrgton ce qu'iil y a de mieux à faire est par suite une nouveliJ.e prorogation jusqu'à la fin de l'année. Si le Gouvernement du Roi l'accepte le Ministre des Affaires Etrangères s'engage à faire discuter le Traité avant le 31 Décembre • avec quelque espoir de réussite • voilà sa phrase textuelle peu rassurante. Selon moi il y a là dessous un nouveau piège. L'enquete commerciale sera tei'Inllill1ée en Septembre et c'est apl'ès en avoir connu les résw1tats qu'on étab11m les ohifl)res définitives du rtall1if .général le quel sem voté dès la ren:brée des Ch:ambres. Or iJ est év1dent qu'une fois le nouveau tarif voté notre Ti"arité ne passera plus. L'Ambassadeur d'Espagne fait cause commune avec moi se trouvant joué d'tme :liaçon plus... (l) que nous.

    DalllS qruelques jourrs je Vous ferari. connaitre la réponse de Waddtngton et Vous pourrez alors arreter sans délai Vos résolutions.

    126

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Vienna, 12 maggio 1878.

    Il cor11iere mi ha coooegnato la tua lettem del 7 co11rente (2) da cui ebbi. la piena confel1Il1a della mira impl'lessione suLl'effetto prodotto qui dai discorsi pronunciati in occasione del Congresso Repubblicano dei fautori dell'ItaLia irredenta. Contemporaneamente a questa ti scrivo un rapporto alquanto pepato su quello stesso argomento (3); ne farai l'uso che crederai, poichè ritenni mio dovere non tacere le gravi conseguenze a cui andiamo incontro, e che meglio d'ogni altro sono in grado di apprezzare conoscendo per vecchia esperienza come sono prese qui quelle cose li. Ho letto i disco11si di Cairoli e di Zan~l.r:r1de1li, sono ahil.issimi per quanto riguarda la questione interna, ma in quanto a quella estera non ho l'uopo di dire a te che mi sei maestro in diploma~ta. che si.miilà :lirasi non hanno conso presso i Gabinetti. Intanto la migliore risposta da darsi all'Haymerle credo d'avertela fornita io mandandoti quell'estratto di giornale in cui è riferito il discorso pronunciato da S. E. hl Conte Thun che non si periltò di dire, senza che il commissal1io di polizia presen.te muovesse osservaz1iron!i di sorrta, che hl R. Governo (tu pure COIIIliPl"'eso dunque) vive di rapina e di assassinio! Ti prego vivamente a non !asciargliela passare liscia poichè è tale ventura per noi l'aver proprio così buono in mano da mostrar immediatamente coi fatti che se siamo colpevoli noi, questi signori non sono neppure loro senza macchia, che sarebbe un vero peccato non t11a:rne profitto. Ad ogni modo ti garantisco che se per avventura Andrassy mi tenesse Lui parola dell'accaduto a Roma, l'incidente di Praga non lo terrò in tasca, poichè in fatto d'argomenti è quello il migliore ch'io potrei trovare per rispondergli. Con tutto ciò mi raccomando a te quanto io posso affinchè sia tagliato il contagio dei fatti di Roma, bada che poco dopo eguali manifestazioni si produssero a Genova in una assemblea dei Reduci. Se non la si ferma farà il giro d'Italia e le nostre relazioni coll'Austria andranno a farsi friggere prima che quel viaggiro di d:ilporto sii compiuto.

    Gli italiani mandino per aria la patria se proprio lo vogliono, ma facciano almeno in maniera che ciò non succeda per opera dello Straniero. Ma passiamo ad a:Ltro. F\inivi la tua lettern con una laJgnanza quasi generale arll'indffidzzo degli

  • Gruppo1 indecifrato.
  • Cfr. n. 119. (3} Non pubblicato.
  • illustri miei colleghi sulla scarsità delle notizie che ti mandano! Non sarebbe esso per avventura un tacito vimprovero anche per me, che in fin dei cOillltd. non sono neppure io prodigo di informazioni? Siccome ciò potrebbe essere, tengo a discoLparmi. Dirò anzitutto che qui si sa propvio meno dii ovunque, poochè .itl Ministro non lo si vede, ed Orczy che oi riceve non ha la posizione dd un Segretario di Stato, tutto il suo studio quindi consiste nel batter la campagna per dirci niente: altre sorgenti di informazioni qui non si hanno, il Parlamento rimanendo si può dire affatto estraneo alla politica estera. Un'altra buona ragione ho anche da darti in favore del mio sUenZJio e questa la t11assi da quanto dilceva negli scorsi giomi un alto Lmpiegato del Min1istero deglii Affi8Jl1i Esteru ad un mio segretario col quale è assai legato, te La trascrivo: • Un Amba,ssadeur Etranger qui écri:rait depuis deux mois à son Gouvernement un jour btanc et le jour suivant noir courrem~t ,grand risque d'etre jugé imbéo~l et d'ètre ratPpeilé, cependa!I1t hl n'a.U['adt fait qu'apprécier exactement jour par jour la situation du Cabinet de Vienne •!. Sta di fatto che è così, quindi c~pirai come vtado a r~lento a te1egrafaxti notizie che, vere oggi già prevedo dovrei smentire domani. Amò d'esempio l'occupazione della Bosnia si poteva dire come decisa alcuni giorni fà, oggi la questione è riposta sotto il presse-papier in attesa di riprenderla in più opportuno momento.

    Nessuno al Ministero mi ha mai ,parlato della questione del porto di Antivari da annettersi al Montenegro. Per mio conto desidererei che quel porto restasse Turco ma se ciò non fosse possibile trovo meglio diventi Montenegrino che non austriaco, del resto a mio avviso l'assoluta riserva su quella questione mostrandoci asso~utamente indifferenti. ad una soliuruone piuttosto cihe ahl'alitra sembrerebbemi la migliore att1trudine da prendersi da'l canto nostro, qudrtte ad abbmoci!are all'atto fina,le quel pa['tito che ci parrà avrà da preva.le(re. Non vedo un interesse positivo nostro nè in un senso nè nell'altro. Schierarsi apertamente dalla parte del Montenegro sarebbe far atto decisamente ostile all'Austria. Abbracciar 1a causa di questa, oaso stl'ano ma pur vero, 1''1nsospett;i['ebbe gravemente contl'o dii noi come g:ià successe facendogLi supporre che rea!lmente abbiamo deHe veLleità annessioniste in A1bani1a. Tutto sembrami dunque consigliarci a questo 11iguardo una riserva tinteggiata d'1indifferenza. Paii"!ffii d'avoer cosi .risposto alla domanda che mi facestli l'onore di DivoJJgermi. Duowi assai ciò che mi Slm"'ivi intanno a~.il'affare del Segretavio Genem1le. La posdzione d:a te delineatami patrmi assai delicata per te, e peggio ancora: perchè hai un bel lavorare di persona come nessuno dei tuoi predecessori da gran tempo ebbe a fare: ma senza un Segretario Generale di fiducia, la macchina non funzionerà mai perfettamente.

    L'attentato contro l'Imperatore Guglielmo avrà per probabile conseguenza di rafforzare l'alleanza dei Tre Imperatori poichè lo scopo primo che sempre fu messo avanti fra quei tre augusti personaggi, fu precisamente il fratellante accordo per la protezione delle tre corone (e quindi delle teste che le portano) contro i perkOÙJi dii oui i riwiLgLmenti sociali le mi,naccdano. Ognuno ben inteso aveva ilno1tre i suoi speciaLi fini, ma intanto queLlo scopo comune fu sempDe riCO[)Ife=ato. Dal telegramma di Costantlinopoli che hai avuto la gen,Ulez.za dri. comunkarmi ie,ri sera sembrerebbe che a:d ogni costo gli Austdad VO["Tebbero entmr in Bosn1~ sotto il pretesto del l'limpaltruo dei r~g>i:ati, è possibile ma pel momento le mi:e informazioni non lo confermerebbero. Ma basta così non vogLio abusare del tuo tempo.

    (l) (2)
    127

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 806. Vienna, 13 maggio 1878, ore 21,35 (per. ore 22,50).

    On attache ici peu d'importance au voyage de Schouwalow. Orczy me disait qu'il marquera une phase dans le développement de la question. On croit du reste l'Angleterre prete pour longtemps à faire la guerre. Depuis quelques jours le Cabinet Autrichien se montre très au froid avec celui de Pétersbourg. L'accord pourtant possible entre la Russie et l'Angleterre inquiète du reste ici. L'insistance des Russes en faveur du Montenegro pour le port d'Antivari excite la mauvaise humeur d'Andrassy. Le Cabinet de Pétersbourg soutient vivement cette cause et celui de Vienne s'oppose de plus en plus. Une Députation des Officiers Autrichiens du régiment de l'Empereur d'Allemagne va partir pour Berlin. Il parait qu'on enverra aussi un Envoyé spécial, mais rien n'est encore décidé.

    128

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 373/60. Londra, 14 maggio 1878 (per. il 18).

    Com'io ebbi l'onore di informare l'E. V. col mio telegramma del 19 aprile scorso (N. 90) (1), la sera del 18 di quello stesso mese, comparve nella Gazzetta di Londra un Editto di S. M. la Regina del tenore seguente:

    ·Considerando che, a norma dell'art. 138 dell'Atto di Riordinamento delle leggi sulle Dogane (Customs ConsoZidation Act), l'esportazione o il cabotaggio di taluni articoli può essere proibito da un Editto od Ordinanza di S. M. nel Consiglio PriVIato; e considerando che Noi, in seguito a:l parere, e col parere, del Consi:glio Privato, oreddamo spediente e necessardo di proibire l'eS~portazdone o il cabotaggio degli a<rticoli qui ,a;ppreSISO menzionaH, Noi, a norma ed in forza del parere sopooddetto, o11dinia,mo e com,andiamo che, a deco,roetre da'l g:iomo della data soprascritta, Torpedini, Battelli a torpedini, Battelli forniti con macchine che possono essere adoperate come torpedini, macchine atte a scagliare materie infiammabili o torpedini, ed i seguenti articoli che abbiamo reputato atti ad essere convertiti od adoperati utilmente per accrescere la qualità degli arnesi navali e militari, cioè a dire: trombe aspiranti o altre macchine che possono essere adoperate pella costruzione di torpedini o di battelli torpedini, saranno e sono, colla presente, vietate di essere esportate fuori del Regno Unito, o trasportate in cabotaggio •.

    Quest'Editto, com'io aggiungeva nel precitato telegramma, oltre alla sua portata generale, (che dimostrava il nuovo atteggiamento del Governo Britannico), aveva un'importanza particolare e diretta per l'Ambasciata di S. M. a Londra, per motivo del Battello Porta-Torpedine, costruito per conto del R. Governo dalla Ditta Thorneyeraft e C. e che si trova imbarcato a bordo della nave Europa per essere trasportato in Italia.

    Vero è che questo Editto non m'era giunto, per avventura, nè imprevisto nè inaspettato. Verso la fine del mese di marzo, questa R. Ambasciata aveva avuto sentore delle disposizioni surriferite, epperciò assai prima della pubblicazione dell'Editto relativo, il Capitano di Vascello Cav. Labrano, Addetto Navale presso quest'Ambasciata, aveva stipulato (coll'approvazione del R. Ministero della Marina), davanti il R. Consolato d'Italia a Londra, un atto, nelle forme presol"itte, in V1irtù del quale H Ba·ttehlo Thorneycraft dive:niva legalmente proprdertà del Governo Italiano, ed appariva comandato dallo stesso Cav. Labrano. In seguito a ciò, all'arrivo della R. Nave l'Europa poteva essere trasportato a bordo d'essa.

    Cionostante le Autorità della Dogana Britannica essendosi recate sull'Europa, ancorata nel dock di Millevall, dichiararono che avrebbero avuto qualche difficoltà a lasciar partire la suddetta nave-Torpediniere, se non avessero ricevuto, in tempo, dai Loi'ds Commissari deHa Tesorooia, gli ol'dini formaili dri non opporvisi.

    Come prima io ebbi notizia di tale dichiarazione, mi recai a premura di rivolgere una lettera al Marchese di Salisbury, e facendogli note le obiezioni che il Comandante dell'Europa aveva incontrate per parte dei Doganieri, credei mio dovere di sottoporre a Sua Signoria i documenti dai quali risultava che il Torpediniere portava la bandiera Italiana sin dal 25 marzo 1878, e che era stato messo sotto il comando del Capitano Labrano. Aggiunsi ch'io non metteva in dubbio che le difficoltà sarebbero state tolte, imperocchè il Decreto della Regina non poteva avere effetto retroattivo. In seguito a ciò, telegrafai all'E. V. ch'io aveva fiducia che non avremmo avuto ostacoli per il nostro battello Porta-Torpedini che si trovava nel Tamigi e che doveva essere spedito in Italia coll'Europa.

    La risposta del Marchese di Salisbury alle mie pratiche avendo alquanto ritardato, il R. Console Generale, in seguito alle opposizioni tuttavia mantenute dalla Dogana mi scrisse • sulla necessità di ottenere dalla Tesoreria che il R. Trasporto l'Europa, che av;eva imbalr:c:ato il Thorne'ycra.jt, e ca•I'icava ailtre IIllaiOChrme, costruite da John Penn e Sons, fosse trattato con tutte quelle facilità generalmente accordate alle navi da guerra delle nazioni amiche ed alleate •. Ma dopo qualche scambio di spiegazioni verbali ch'io ebbi col Sottosegretario di Stato del Foreign Office, il Marchese di Salisbury mi scrisse • che il Lord Presidente del Consiglio (il Duca di Richmond), dopo essersi consultato con i Lords dell'Ammiragliato, aveva ordinato che le Autorità delle Dogane non facessero alcun ostacolo all'esportazione del Torpediniere, ed accordassero all'Europa tutte le facilità da me chieste •.

    DO!Po aiò non v'è più impedimento aH'esportaztione dffi Ba:ttel!lo Thorneycraft, il quale sarà trasportato in Italia dall'Europa tosto pronta a partire (1).

    (l) Non pubblicato.

    (l) Annotazione marginale: • Comunicato alla Marina il 22 maggio 1878 >.

    129

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Londra, 15 maggio 1878.

    Con la sua lettera del 9 corrente (l) la E. V. si compiace rispondere al mio telegramma del 7 corrente (2), col quale io esprimevo il parere che fosse convemente d:i :non agitare iLa questione di 'l1irieste anche a[l',irufuoDi deli1a cerehia Governa,tiva a motivo de[J.a suscettibilità che suscitaw non solo presso il Goveiillo Au:stJrlaco ma anche in Germania. Ecco la c~reostanza cihe dtede luo,go a questa mia osservaz,ione; :pariLando ultimamente cohl'Ambasdatore dii Germania de1J.e occupamoni rprobabm che J.'Aus.tr.i'a desidea-ava fa1re dii alcune provlinde della Turchia di Europa, egli mi diceva: • L'Ita!lia domacruderà probabilmente qua,lche compenso; per ~c~n,ità non parlate di Tvieste ciò dootertebbe dei gua·i •. Da queste poche parole :io capii che rla questione toccava anche Berr~ino, d.mperocchè Trieste è rper così dire il solo povto che l'a Germania abbia nel Mediterraneo essendo. J.'AIUStria sempre 'considerata come Gartman,ia dai tedeschi medesdmi. Questa a'srpiraZJione ad aveve ~uno sbooco neH'Adriatico non è certamenrte nuova. Mi ['icordo ·che pochi anni sono quando si trattava della rivendicazione di Venezia, si alzarono molte voci in Germania per protestare contro l'annessione di questa città all'Italia, perchè la consideravano come un porto essenzialmente tedesco ed indispensabile per liil comme:mio di quehla Nazione. Ora che Venezia fa definitivamente paTite del Regno d'HaiLi'a non md meravirgliea-ei che si trovasse qualche professore germanico che provasse etnograficamente che i veneziani sono di origine tedesca più

    o meno discendenti da Arminio e che in conse·guenz,a essi debbono etno{fl'aficamente e politicamente ap,partenere a[i!Ja gran patria. Ma ora io suppongo che i governanti di quel paese hanno smesso questo pensiero e di più io credo di scorgere che l'idea di un'annessione del Trentina all'Italia abbia fatto grandi progressi neli1a opinione degùi uomini pol!itic:i. Elssi sono O!I"lTTa,i persuaS'i ,che iLa unione del Trentina all'Austria è una spina per noi ed un peso per l'Austria stessa, a cui quel distretto non resta unito che per un filo di amor proprio che una circostanza favorevole può spezzare senza dar luogo alla menoma collisione.

    La questione di Trieste è più difficile per i motivi sovraesposti, io credo però che col tempo anch'essa si maturerà, sopratutto se l'Austria farà l'annessione delle provincie Turche, imperocchè la convivenza dell'elemento civilizzato dell'Ist['Ja che è l'italiano, diverrà assai diffidle c01H'a esuberanza degli: elementi semi-barbari che costituiranno le nuove provincie austriache. Per altra parte Trieste tende ad essere sovevcihia,ta da'l povto di Fiume, e la 'indi,sponibHità dd quel porto diverrà meno imperiosa per l'Austria ed il distacco dell'Istria da quella Potenza potrà farsi più facilmente sovratutto se, coll'andar del tempo l'Austria tenterà di possedere Salonicco, il che darebbe luogo ad un disquilibrio che venderebbe necessario l'aumento di potenza de1l'I:taiia n eH' Adrratico. Que

  • Non pubblicata.
  • Non pubblicato.
  • ste ·S<IDO evtntuailiiltà ancora !ipotetiche· sul;le qua1i dn con~se,guerrlZia non btsogna iare a:sseg~Iliaanen'to, ma !io !rliitengo che la questione del T,reilltmo è matUII'a ne1la opimone degM uomind dd Stato, mentre qrue1la dd T:rdeste non lo è ancora. Ho avuto l'occasione rpiù voMe di pall'lame coi Mindst:rd. Iingl.esi e pdù pall'td.cola=ente con LOTid Derby ed ho potuto scol'lgere che egil.i è irn quelil'orddne d'idee.

    Iin quanto alla condotta del nostro Go·vemo 111Ìguardo a quelil.e queSJtioni si giudica che dessa è molto corretta; mi basta di ricordare le parole prudenti pronunziate da V. E. al parlamento per persuadere il [pa1·. iH.] de' Ministri ed altri, che il Minillsltero era del tutto estraneo al rumore che si era fatto per iii. Trentino e per Trieste e che aveva destato tanto mailcurrnore a Vdenna. In quanto alle declamazioni che ebbero luogo in occasione del Congresso de' Repubblicani desse passarono inosservate, e la libertà stessa che fu loro accordata di riunirsi e dd chiaochera'l1e a pilacere dimostrò la deboll.ezza 1dd quell. paruto. Ma dò che eccita ma,g1giormentè !l.'a:ttenzdone sono l·e !idee ,cihe :fjurrono più volte emesse all'infuori del Governo da uomini od organi di diversi partiti in mani de' quali può alltema.ti'V'amente passare 11 potere e che sono considell'alti a•hl'·estero come ila mandfestazdone dd una azione incessante per p['O!Vooore mutamenti territoriaH che non potrebbero a!Vere 1uogo senza ~avi pertrumbamenti. Ohe questa azione esista è naturale; essa è nell'essenza stessa del sentimento di conservazione del paese, ma in quanto alle manifestazioni politiche che destarono tanta ira a Vienna, ed anche malumore in Germania desse sembrano inutili, anzi compromettenti.

    È ciò che avrebbe dovuto capire un organo importante della stampa che pretende però raippresenta·re J.e idee esseru:d·ailmente modera.te del Paese.

    Fin qui J.a nostra poil.itica este.ra è andata bene, e si prova un sentimento di cOIThforto, essendo ahl.'Estero quando si vede che ma,1gredo le divergenze di OlpiÌnione che rnatrurrn1mente debbono esistere in un go!Vemo parlamentare sruU'ammmisrtrazione dnterna del paese, vi ha una quasi unJ.formità di pensiero nel modo di comporl:aJmi di :lironte aale ai1tre potenze. Eld è perciò che do ravviso come una buona fortun,a i'occasione dd V. E. al Min[stero dorve Eilla ha portato le buone tradizioni che finora hanno fatto 1a mostra forza.

    (l) (2)
    130

    L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 228. Pietroburgo, 18 maggio 1878 (per. il 27 ).

    Il Conte Schouvalow è partito oggi di qui per Londra, dopo aver preso le ultime istruzioni dell'Imperatore. Durante il suo breve soggiorno a Pietroburgo egli tenne scrupolosamente il segreto sull'oggetto del suo viaggio con tutte le persone con cui fu ,in contatto, eccettuati, ben inteso, l'Imperatore, il Principe Gortchakow che è tuttora infenno, il Signor de Gie111s, e Pll'Obabilmente Lord Loftus. Secondo quanto mi dissero questi due ultimi, fu lo stesso Marchese di Sallsoury che pregò il Conte Schouvalow di mantenere il seg.reto e di fare in modo che esso Marchese di Salisbury fosse il primo a ricevere dall'Ambasciatore di Russia, al suo ritorno in Londra, la comunicazione orale di ciò che avrebbe portato da Pietroburgo. Il Conte Schouvalow tenne la promessa data, e quantunque abbia fatto visita agli Ambasciatori qui residenti, s'astenne con essi (eccetto l'Ambasciatore d'Inghilterra) da ogni comunicazione o commento relativamente allo scambio d'idee di cui si fece l'intetrmediario. Non mi è dunque possibitle di riferire partitamente alla E. V. i punti intorno a cui si operò questo scambio d'idee,

    o pregiudicarne il risultato ultimo. Mi limiterò ad esporre quanto pervenne a mia cognizione in proposito.

    · Anzitutto sembra positivo che il Conte Schouvalow non recò qui nessuna formale proposta per parte del Gabinetto di Londra. Quest'ultimo si è collocato sopra il terreno, per dir così, del diritto internazionale europeo, e non potrebbe quindi formulare da per sè solo proposizioni concrete senza cadere, in certa guisa, in contraddizione col suo principio, e senza indebolire questa sua situazione. Ma se il Gabinetto di Londra ha riservato all'esclusivo arbitrato dell'Europa ogni modificazione ai trattati del 1856 e del 1871, e se conseguentemente esso non può proporre isolatamente un piano da sostituirsi a quello che è designato nei preliminari di S. Stefano, nulla impedisce ed è anzi vantaggioso, che confidenzialmente i Ministri dirigenti della politica inglese, facciano conoscere al Gabinetto di Pietroburgo le loro idee personali ed i concetti che sarebbero disposti a promuovere o ad accettare in seno ad un futuro congresso, convocato per esaminare e modificare i trattati predetti. Uno scambio d'idee per così dire preliminare e confidenziale, tra i Gabinetti di Londra e di Pietroburgo era considerato dalla cancelleria Russa come indispensabile, giacchè da esso soltanto poteva nascere una fondata fiducia sull'esito pacifico del Congresso, ed in esso soltanto il Gabinetto di Pietroburgo poteva trovare le ragioni che possono giustificare a' suoi occhi le concessioni di forma e di fondo a cui dovrebbe accondiscendere. Ed è appunto questo scambio d'idee che il Conte Schouvalow operò e sta operando.

    È verosimile che i concetti del Marchese di Salisbury e di Lord Beaconsfield si riferiscano ad un'importante limitazione del progettato principato di Bulgaria, ed anche ad una limitazione delle acquisizioni Russe dal lato dell'Armenia e da quello della Bessarabia, in guisa che le nuove modificazioni territoriali e politiche non lascino la Turchia troppo indebolita e quasi vassalla del suo potente vicino. Non entro in particolari, che in seguito all'assoluta riserva osservata qui dal Governo Russo, potrebbero trovarsi inesatti. Ma non credo di errare asseverando che il Gabinetto di Londra mantiene l'obbligo per la Russia di sottomettere per intiero i preliminari di San Stefano all'arbitrato delle potenze segnatarie dei trattati del 1856 e del 1871. Le idee dei Ministri Britannici, delle quali il Conte Schouvalow fu l'organo, non hanno incontrato a Pietroburgo un'opposizione assoluta. La prova di ciò è evidente nel pronto rinvio dell'Amba,sciatore Russo a Londra ·con tistruz.ioni, che a detta del Signor de Giers, possono fornitr la batse d'un accordo. Il Signor de Giers, da me inter.rogato, mi disse infatti che egli non era senza fondata speranza che quest'accordo si producesse. IJ punto importante per la Russia, mi disse il Signor de Giers, si è che l'affrancamento dei cristiani dall'amministrazione turca, che fu lo scopo precipuo della guerra, sia assicurato. In quanto alla sommessione del trattato di San Stefano al congresso, chiesta da1l'Inghi:lterra, il Signor de Gders è d'avviso che si potrà trovare una formula che contenterà il gabinetto Britannico e gli altri gabinetti interessati, senza infliggere alla Russia un'inutile umiil!iazione che essa non ac·cetterebbe mai.

    In conclusione, l'impressione del Conte Schouvalow e del Signor de Giers è che, in seguito aUo scambio d'idee che ,sta operandosi, un accordo preliminare fra l'Inghilterra e la Russia è possibile e non improbabile.

    LI Signor de Giers mi ha poi detto che se, come sp&·a, le idee portate a Londra dal Conte Schouvalow incontreranno colà favorevole accogl<ienza, un eguale scambio d'idee si farà colle altre Potenze segnatarie dei trattati del 1856 e del 1871, nell'intento di rendere possibile e d'accelerare la riunione del Congresso. Contemporaneamente, il progetto del ritiro simultaneo dalle vicinanze di Costantinopoli dell'esercito russo e della flotta inglese potrà essere ripreso con esito migliore.

    Ho saputo dal Signor de Giers che in quesH ultimi giorni s'era spal'lso a Costantinopoli un terror panico provocato dal timore d'un preteso imminente attacco dei russi contro la capitale dell'Impero Ottomano. Il Signor de Giers mi assicurò che questo timore non aveva il menomo fondamento.

    Come indizdo del corso delle idee che ,prevai,gono in questo momento nelle sfere ufficiali di Pietroburgo, mi pregio di unire al presente dispaccio un articolo della Agenzia Generale Russa di ieri, avente per titolo la situazione. L'E. V. sa che l'Agenzia predetta attinge le sue inspirazioni presso il Gabinetto del Cancelliere dell'Impero.

    131

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 350. Roma, 19 maggio 1878, ore 13,05.

    IJ. ressor:t du t.élégramme de V. E. du 14 (l) ai.nsi que des manifestations qui se sont produites récemment dans les journaux français, que les tarifs sur la catégorie coton formeraient un obstacle sérieux pour l'approbation du Traité. H faUÒII"ait consrtater Sii en Slllpprimant. c et obstaele ile Traité auradt l:a chance d'etre approuvé encore en temps utile pour l'échange des ratifications. S'il en était ainsi nous serions disposés à signer un Article additionnel portant la suppression de toute la catégorie coton dans les tarifs A et B du nouveau Traité. Il faudlrait cependant que V. E. tirouvàt ile moyen d'amener le Gouvernement Français à nous faire lui-meme une demande dans ce sens car il serait dangereux d'ouvrir de notre ;part les négodations pour une modlifiootion meme ;pai'tiehle du tarif. Je pense que V. E. pourrait à cet effet interroger le Ministre sur les difficu11tés que notre Traité ·renco.ntre devant la Commissdon Parlementaire et si la réponse était que ces difficultés viennent du tarif des cotons Elle pourrait déclarer qu'Elle est prete sous sa responsabilité à signer immédiatement un Article additionnel dans le sens susindiqué à la condition toutefois que le Traité soit

    imméd:iatement voté de mandère à pouvoir échanger en temps utile !es lr'atifications.

    Le télégramme de V. E. d'aujourd'hui (l) et cette suggestion me donnent le espoir d'obtenir une solution qui nous épargnerait la mesure extrème à laquelle l"opinion publique déjà si vivement émue chez nous pousserait le Gouvernement, c'est-à-dire l'application à l'exportation française du tarif général.

    (l) Non pubblicato.

    132

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA

    T. 351. Roma, 19 maggio 1878, ore 14,40.

    L'Ambassadeur du Roi à Pétersbourg télégraphie (2) ce qui suit:

    • L'impression de Giers sur le résultat de la mission Schuwalow est plùtot favorable. lil oroit à Ja possil>dRté d'une entente. SchuwaJ.ow, à ce que l'on croit, partage cette impression. Giers a dit aussi que la panique produite dernièrement à ConstantirnOIPle [palr' iLa croilllte d'une prétendue attaque des RUSS>eS contre cette ville était sans le moindre fondement •.

    133

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    T. 353. Roma, 19 maggio 1878, ore 17,20.

    Le cha~gé d'affaires à Constantilllople ,télégraphie ce qui suit:

    • J'ali ,![,eu de oroire que des 'pouvpar1ers se •potwsuivent entre l'Ambassadeur d'Autriche et la Porte en vue de concerter une action commune contre le Montenegro dans 'le cas où ce dernier donnerait sillte à ses projets d'dnvasion •.

    134

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL MINLSTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 822. Parigi, 20 maggio 1878, ore 7,25 (per. ore 8,40).

    Waddington m'a assuré hier au soir officiellement que le Traité de commerce sera discuté par ·la Chambre des députés demadn dans la jo111rnée. l'l me diilr'a quand le rapport de la Commission sera déposé aux bureaux de la Présidence de la Chambre.

  • Non pubblicato.
  • Si tratta di una parte del t. 818 del 18 maggio, non pubblicato. Cfr. in proposito il n. 130.
  • (l) (2)
    135

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 825/101. Londra, 20 maggio 1878, ore 21,05 (per. ore 24).

    Le Comte Schuvalow n'est attendu ici que Mercredi soir. Jusque là on ne peut rien savoir de positif au sujet des dispositions de la Russie car Schuvalow s'est abstenu d'envoyer aucun télégramme. Lord Loftus est optimiste dans ses télégrammes. D'autres hommes d'Etat ne partagent pas cet optimisme, cependant Sailisbucy, avec qui j'a'i rpM'Ilé aujou['ld'hud, ootrevoirt les choses d'nne mand.ère plutòt favorable si ce n'est le point noir du renforcement et du rapprochement des troupes Russes vers Constantdnople. Ll est de :!iait que !le Mindstre se montre un peu plus rassuré, soit parcequ'il espère une solution pacifique, soit parceque l'opposition rperd chaque jour du terro'im. ELle Jihnrero bearucoup de comba~ts à prorpos de il.'empilod. des trourpes Indiennes, mais le Minlistère obHendra une g~rarnde majorité, d'autant rplus que gra~d nombre de ,l'opposition est maintenant d'avis qu'il faut en finir pour longtemps avec les menaces russes, soit par un arrengement satisfalisant rpour 'l'Anglete11re, soit rpar nne guerre dans 1a quehle celle-ci espère établir sa prépondérance définitive en Asie.

    L'Angleterre est maintenant persuadée qu'elle n'a jamais été aussi prete à ,la guerre qu'en ce moment: D'ad,11eurs ~La question de l'industrie ~coton,ièrre ia ,préoccU[pe, et l'on considérerait ~la guene meme comme une diversion à l'excitation oausée par les grèves des ou'V1riers. Sailiisbrucy m'a dlit que l'Angleterre ne pou'V'ait transiger sur Kars qui défendai>t les routes de <l'Inde.

    Quant à ses autres idées sur les arrangements à proposer pour la Turquie d'Europe il ne s'est pas expliqué avec moi, mais il m'a donné l'assurance qu'il n'avadt rpoimt rpensé à an,nexer il.'Allbanie à 'la Grèce. Il a envoyé un secrétaire d'Ambassade en Thessalie simplement pour s'assurer de l'état actuel des choses. Il m'a dit que les Russes étaient établis en maitres dans la Bessarabie, mais que leur occupation ne s'étendait pas jusqu'au Danube.

    On prétend que le Prince héréditaire d'Allemagne qui est ici, a apporté de Berlin des nouvelles rassurantes pour le Cabinet de St. .James.

    On commente beaucoup le brillant discours que le Prince Louis Napoléon, a prononiCé avarnt hder au sok au dtner ~annuel de la Presse auquel assdsta<it aussi le Cardinal Manning.

    136

    IL CONSOLE A SCUTARI, BERIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 827. Scutari, 20 maggio 1878, ore 22 (per. ore 6,25 del 21).

    Une insurrection provoquée par l'Autorité est sur le point d'éclater en Albanie contre les Monténégrins ne fO.t-ce que pour prouver que les Pays cédés n'en veulent pas de l'annexion au Montenegro. Population Scutari, Basse Albanie n'est pas rassurée. Prie me donner instructions. Il n'est pas probable que le mouvement soit combiné avec l'Autriche. Je pense que la présence d'un petit batiment de guerre sur la Bojana serait nécessaire.

    137

    IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 115. Trieste, 20 maggio 1878 (per. il 24).

    Ho l'onore di comunicare all'E. V. copia di due brani di lettere che mi giunsero dai RR. Agenti Consolari di Spalato e di Sebenico e che accennano ad arrivi di materiali da guerra ed a movimenti militari (1).

    ALLEGATO I

    ZINK A BRUNO (Copia)

    R. 307. Spalato, 15 maggio 1878.

    Come aveva l'onore d'annunciare a V. S. Ill.ma, è arrivato gli scorsi giorni da Ragusa il Reggimento fanti Re del Belgio. Due battaglioni rimasero qui, gli altri due passarono alle Castella ed il battaglione di Cacciatori che stanzionava qui venne contemporaneamente dislocato a Traù.

    Si dice che oggi partono da Sign per la Croazia gli Ulani che vi si trovano dall'anno scorso ...

    .ALLEGATO II

    DI FONTANA A BRUNO

    R. 215. Sebenico, 16 maggio 1878.

    Mi onoro di partecipare a V. S. Ill.ma che giunsero da Pola parecchi navigli carichi di cannoni, armi e materie incendiarie, di cui una porzione venne spedita verso Knin, ed il rimanente inviato alle bocche di Cattaro. È poi continuo da qualche giorno, il passaggio d'ufficialità e graduati austriaci d'ogni arma, destinati per la maggior parte pei luoghi suddetti. Tutte le posizioni di confine vengono armate, e si dovrebbe ritenere prossima la mobilizzazione dell'Armata Austria,ca.

    Gli accennati movimenti e trasporti vengono eseguiti palesemente, tant'è vero che le munizioni e le armi pervengono a preferenza con navigli italiani...

    (l) Annotazione marginale: • Alla Guerra 28/5/'78 •.

    138

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 830. Vienna, 21 maggio 1878, ore 13,12 (per. ore 19,30).

    D'après le langage qu'on tient ici au Ministère des Affaires Etrangères il paraUrait que les informations qu'on a reçu sont moins optimistes que celles parvenues à d'autr:es Cabinets. On 1dlit que JJa Rwslsie ne se mOIIlJtre IPRS rpi]Jus disposée maintenant qu'avant à consentir aux demandes de l'Angleterre par rapport à la présentation au Congrès du Traité en entier. J'apprends de bonne souJ'Ice que J.'Empereur F1mnçods Joseph 1a dit ces jours derniers à une personne de son entourage que quoiqu'on puisse dire et faire à Vienne et à Pesth il ne pi"'el'lldrla jam:ais [es armes ~contre 1La Russie. .Je 1ddis ceCii à V. E. tout à mdrt confidentiel1ement.

    139

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 355. Roma, 21 maggio 1878, ore 22,45.

    Nous nous félicitons avec V. E. du succès de ses démarches. Ce serait à présent absolument regrettable que le Sénat Français (l) sans avoir, voté, lui aussi, notre Traité. L'opinion publique s'accentue de plus en plus, chez nous, dans le sens qu'on doit refuser la prorogation. On ne comprenderait pas que le Gouvernement Français ne pùt retenir les Sénateurs les quelques jours nécessaires pour la discussion du Traité. On se rappelle que le Traité Franco-Espagnol, où l'intéret français paraissait dominer a été discuté en quelque sorte séance tenante. D'autre part nous nous préoccupons toujours du danger signalé par V. E., c'est-àdire que le Traité fasse naufrage si le nouveau tarif général français est adopté dans l'intervalle. Ce danger ne serait que trop réel dans l'hypothèse surtout où une nouvelle session du Parlement s'ouvrait en France l'automne prochain, le Traité devrait revenir encore une fois devant la Chambre des Députés. Notre langage ne saurait ~donc changer et nous prions V. E. d'user de toute son influence pour qu'on nous fasse sortir d'une situation dont le Gouvernement français connait désormais, tout aussi bien que nous, les difficultés. Une fois le Traité approuvé par la Chambre, un dernier effort suffit pour le faire discuter au Sénat, où l'opposition ne parait pas devoir étre si redoutable qu'à la Chambre. Il va sans dire toutefois que si la discussion au Sénat ne pourrait pas se terminer dan,s le cou'!1amrt; de ce ~mois nous serions tout 1d:ispo.sés à demander l1e COI!}sentement des Chambres pour une prorogation jusqu'au 30 Juin.

    (l) Sic, ma evidentemente manca una parola.

    140

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 404/67. Londra, 21 maggio 1878 (per. il 25).

    Coi miei due telegrammi del 14 e del 20 corrente n. 100 e 101 (1), ho procurato di tenere V. E. informata deJilo stato delJe cos'e e de11la opdndone rin questo paese rispetto alla questione Turco-Russa, o (per rne~lrio dire Anglo-Russa. Nu:l:la di definitivo trapela ancora circa il risll'ltato de!l. tenrtatdvo fatto dal Conte Schouvaloff a PJetrobUJ!'go per condurre ad una condil!1azione. Il Conte è aspettato per domani sera e rposdomani si saprà probabilmente qual,e speranza si rpoS\Sia .tuttora nutrire per una soluZJione pacifica. Come io ·lo dissi a V. E. netl mio teiliegvamma di jeri, N. 101, il Marchese di Salisbury, che io vidr, sembrava alquan,to rassicurato, se non che vedeva però con quakhe inquJ.etudiine él.'avvi'CinaTISii. ed il rinforzarsi dei Russi verso Co·stantinopoli. Per altra parte alcuni credono che il Congresso avrà bensì luogo, ma che la guerra ne sarà la inevi·tab1le conseguenza imperocchè molte deUe questioni da sc[ogl•iere non saranno aoconsenti·te

    o dalla Russia o dall'InghHterra. Intanto questa continua i suoi a·rmamenti cotltla massima alacrità, e 'prepara gli ordinamenti accessorii deJ. suo Esencttto come se intendes,se :Ilare a:nche una campagna conMnenrtaile e non lrimitarsd alLa occupaZJione di a•1cuni punti sul littorale. Pare che a questo ultimo uffictio samnno destinate probabilmente le truppe indiane, mentre le truppe propriamente inglero dov11ebbero agire atrtivamente.

    Il Marchese di Salisbury al quale domandai se il Governo Inglese intendesse di fare stazionare le truppe Indiane in Egitto, mi rispose di no, e ciò è conforme alle assicurazioni già date alla Francia, che l'Inghilterra non occuperebbe quel Vice-Reame. Non mi disse dove sarebbero dirette quelle truppe Indiane, ma ho luogo di pensare che la precedente supposizione sia esatta.

    Finora l'esercito disponibile non è molto numeroso; come lo dissi, un solo corpo d'esercito è pronto ad essere imbarcato; il secondo si sta organizzando, e si pensa anche a formarne un terzo, il che costituirebbe una forza totale di circa novantamila uomini di truppa Inglese. Quella che io vtidi l'altro giorno al Campo di Aldershot, quantunque composta in gran parte di giovani reclute e di soldati della riserva, ha però un bell'aspetto, e non v'ha dubbio che quella truppa bene impiegata possa essere molto efficace nella lotta che sarebbe per impegnarsi.

    Hobart Pacha, che era ultimamente a Londra, parla di trecentomila Turchi armati che sarebbero di nuovo pronti ad entrare in campagna se fossero sostenuti dall'Inghilterra, ma che sarebbero anche disposti ad aggiustarsi colla Russia ove perdessero la speranza di avere quell'appoggio.

    Nel dire di Hobart Pacha vi sarà forse qualche esagerazione, ma io debbo notare il linguaggio alquanto più bellicoso dell'Ambasciatore di Turchia. Non sarà passata inosservata a V. E. la enumerazione che in parecchi periodici, e specialmente nella Rivista d'Edimburgh gli Inglesi fanno delle loro forze

    marittime. Se .io debbo credere i :ra.pporli degli addetti navali che osservano questi armamenti esse sono veramente formidabili. La velleità mostrata dai Russi di armare dei bastimenti per la corsa ha svegliato ancora maggiormente l'attività inglese, che trova nelle sue navi di commercio tutti gli elementi per costituire numerose e preponderanti crociere.

    Notai nel mio telegramma di jeri che il Gabinetto si mostra in generale soddisfatto della situazione. Gli uni attribuiscono questo stato d'animo alle parole rassicuranti che avrebbe riportate da Berlino il principe Imperiale di Germania, or ora venuto d!n Inghilterra, e che esordì Sabato sera in un banchetto dato alla Stampa con un discorso che destò molti applausi, e nel quale si scorge la sua intenzione di accarezzare il sentimento britannico. Per altra parte io vedo un mutamento nell'opinione ogni giorno più marcato nel senso bellicoso. Non è che la guerra sia desiderata .per amore della guer·ra, ma perchè si vorrebbe finirla per lungo tempo se possibile colla questione Turco-Russa che si rinnuova periodicamente quasi ad ogni quarto di secolo. Si tratta ora di sapere chi avrà la preponderanza in Asia, la Russia o l'Inghilterra. Bisogna dirlo, l'opinione pubblica inglese si persuade ognora maggiormente che mai l'Inghilterra fu così bene preparata per la guerra come attualmente, ed è perciò che molti anche fra quelli finora dell'opposizione spingono il Governo a tener fermo nelle sue pretese ed a non paventare la guerra. Questo sentimento spiega la fiacchezza e l'inefficacia dell'opposizione mossa contro il Ministero nei due rami del Parlamento per la chiamata delle truppe dall'India. La discussione ebbe principio ieri sera e si prevede che il Gabinetto otterrà una grande maggioranza.

    Dei progetti di ordinamento delle provincie Turche non si sa nulla di più di quanto io ebbi l'onore di partecipare a V. E. Probabilmente le idee in proposito non sono ancora ben mature e se il Congresso avrà luogo, spetterà a lui di regolare in gran parte le questioni che vi si riferiscono. Però il Marchese di Salisbury mi disse ancora jeri che 1'1nghilterra non potrebbe cedere riguardo a Kars, che egli considera come la chiave delle strade che conducono alle Indie, sia verso il Canale di Suez, sia verso il Golfo Persico. In quanto a Batoum egli non si pronunziò. Si ha luogo però di credere che l'Inghilterra cederebbe in proposito, purchè Batoum fosse un porto libero per tutti.

    Ho creduto scorgere che non si vede di buon occhio l'occupazione e la russificazione che si è testè fatta di una parte della Bessarabia, la quale però non si estende sino alla sponda del Danubio.

    Lord Salisbury si mostrava poco rassicurato sulle intenzioni finali dell'Austria, malgrado le dichiarazioni esplicite fatte nei due Parlamenti contro le progettate annessioni di provincie Turche.

    Giusta le istruzioni contenute nel dispaccio di V. E. jn data del 17 corrente (Serie PoliHca n. 431) (1), avendo cercato di conoscere l'opinione di Lord Salisbury circ·a la annessione dell'Albania alla Grecia, egli rispose che l'InghiLterra non vi aveva ma1i pen·sato, ma non mi disse che non vi avrebbe pensato; però non mi pa•rve per ora disposto a secondare una tale idea. Egli mi disse che il Segretario di legazione ,inglese, di cui parla V. E. nel suo dispaccio, era stato mandato in Tessaglia per rendersi conto dello ,s-tato delle cose; ma non mi me-raviglierei

    che quel funzionar.io indagasse quale opportunità vi sarebbe ad unire quella provincia alla Grecia.

    Non so se si vorrebbe estendere una taie annessione fino a Saloniooo, per togliere all'Austria un pretesto per occupare quel porto, che non si vorrebbe vedere nelle mani di quella potenza, come non si vorrebbe vedere i russi stabiliti nell'Adriatico sotto il nome di marina montenegrina.

    Ho saputo jeri che l'Austria s•i era lamentata dell'aumento del 215% che la Porta aveva imposto sopra alcuni diritti, sotto pretesto di applicarne la provenienza a sollievo dei rifugiati. Lord Salisbury al contrario mi disse che trovava quell'aumento perfettamente giustificato dallo scopo cui era diretto.

    Quest'oggi io ebbi la visita di un patriarca Armeno che mi disse aver avuto l'onore di fare viaggio con V. E. da Costantinopoli sino a Brindisi. Egli mi parlò delle aspirazioni naturali del suo paese di ottenere maggiore libertà e più sicurezza di quelle che gli diede finora la ammin:ist,razione ottomana. Mi limttai a rispondere in modo generico ed officiosamente, protestando però deHa simpat•ia dell'Italia per tutte le popolazion~i che soffrono e soggiacciono ad un giogo straniero. Io non potevo rispondere di più per non impegnare in nessun modo il nostro Governo.

    Ebbi egualmente la visita dell'Incaricato d'Affari di Rumania, Signor Catlimachi Catargi, che mi fece una pittur·a assai triste del suo paese che paventa soprattutto l'occupazione delle bocche del Danubio dalla Russia.

    In fine in questo quadro delle idee che si agitano attualmente in Inghilterra relativamente alla questione d'Oriente bisogna anche comprendere l'effetto degli scioperi che hanno luogo per l'industria del cotone specialmente nel Lancashire. Nella statistica che comunicai a V. E. con mio rapporto del 9 maggio (l) Elia avrà potuto scorgere quanta diminuzione abbia sofferto nell'esportazione quel ramo d'industria inglese. Per cui da molti è considerata come decaduta per l'Inghilterra, e si crede che la guerra stessa sarebbe una momentanea diversione al malessere che è una conseguenza di quella decadenza, alla quale converrà rimediare in qualche altro modo che non si può però improvvisare. Questa opinione l'ho sentita espressa da parecchi Membri dell'Opposizione nel Parlamento, ed è perciò che io ne parlo come di un elemento del quale bisogna tener conto fra le cause che potranno influire sulle determinazioni dell'Inghilterra.

    (l) E' edito solo il telegramma del 20 al n. 135.

    (l) Non pubblicato.

    141

    L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A COSTANTINOPOLI, REUSS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Pera, 17-22 maggio 1878.

    Votre lettre du 10 vient de m'arriver ,et je ne veux pas laisser passer une semaine avant d'y répondre. Elle m'a fa,it d'autant plus de plai•sir qu'elle respire plus de ·satisfaction que Ies précédente·s. En ,effet, vous avez lieu d'ètre content et je vous félicite de vos succès. Vous rendez un v,rai serv>ice à votre pays en

    fermant les portes du service à la crapule. C'est une gangrène qui, une fois établie, ne s'éloigne plus facilement. L'aperçu politique que vous voulez bien

    me donner, m'a bien intéressé. Nous voyons jusqu'à l'heure qu'il est peu clair dans la mission S. Cela nous prouve au bien que ce qu'il apporté n'a été pas purernent acceptable, ou bien que cel:a n'a pas été rejetté d'emblée. 1,1 y aurait donc toujours espo1r. Ce qui me parait moins rassurant c'est le nouveau ton qu'on prend à Vienne. La déclaration que Je Président du Conseil a fait hier à la Chambre d'Hongrie est assez curieuse, parce qu'elle nie avec un charmant sang froid tout ce qui s'est fait ou plutòt ce qu'on a voulu faire. Zichy prétend que le virement de bo<d provient des refus arrivés de St. Pétersbourg, refus qui auraient beaucoup faché le Cabinet de Vienne. Moi je trouve que quand on a le front de :liaire des demandes et d'exiger sur une si vaste échelle des compensations, comme l'Aut~iche l'a fait, n'a pas le droit de se facher quand on rencontre des refus. Ces changements de politique subits, ne m'inspirent pas beaucoup de sympathies.

    Lobanow est une excellente acquisition. Quel dommage que vous ne soyez plus des notres, nous aurions pu v:ivre très agréablement à :p.ous trois. Du reste il ne se fait nulle illusion sur ses succès. Il prèche le Congrès comme seul moyen d'éviter la guerre et H veut faire tous ses effor.ts pour y contribuer de son còté. n n'a pa:;; encore vu Layard. Ce n'est pas ce1Uli-là qu'il va convaincre. Cet illustre diplomate serait trop malheureux de voir échapper le fruit de ses travaux auxquels nous avons assisté et qui tendent à une guerre d'affaiblissement pour la Russie. Vous connaissez sans doute la génésis du voyage Schouvaloff. C'est Beaconsfield qui lui a dit, que si S. s'engageait à porter lui meme les •idées anglai,ses à St. Pétersbourg, les ministres anglais étaient prets à les lui communiquer. S. a demandé la permission; elle lui fut acoordée, et après avoir eu 2 conférences avec Beust et Salisbury, dont la première a été mauvaise, la seconde meilleure, il est parti. Je tiens cela de la meilleure source; donc le renseignement que cette mission a été • self given • n'est pas tout à fait exacte.

    Zichy continue à se nourrir du la•it anglais et français; il est continueHement en route entre Thérapia et Ja viLle.

    22 maggio

    Cette lettre n'a pu etrè terminée l'autre jour, je la reprends donc sans vous parler de la petite révolution Thuiragen. Cela a prouvé qu'il y a toujours des tendances sédicieuses mais aussi que le Gouvernement est décidé à 1se défendre. La ·troupe se montrera-t-elle aussi dévouée, si un Général la condui.sait contre le Sultan? Voilà une autre question. Je orains les échauffourées parce qu'eUes pour,raient donner prétexte aux Ang,lais de se piacer dans la Corne d'Or; ce qui compliquerait singulièrement les choses. Rien ne transpire sur les négociations S., camme on en saura quelque chose à Berlin, je ne m'en .inquiète pas. Mais il paraìt que tout espoir n'est pas abandonné. Lobanow a dit à Layard lors de sa première entrevue « quand nous ne pourrons pas parler politique, nous parlerons antiquités, alors je :serais sùr d'apprendre quelque chose de vous ».

    Nous avons fait la semaine dernière une jolie excursion à Jemid avec des

    cente à Eraklia, ravissant site. Hier course aux 7 tours avec promenade autour des

    murs, enfin nous profitons du temps et du beau temps pour nous instruire. Ma femme vous envoie ses amitiés; elle se porte bien, ainsi que le bambin. Festa est de retour nous apportant une belle moucharabieh du Caire. Sans celà pa1s d'acquisition. Le baromètre est à l'économie!

    Tout le monde s'apprète pour aller à la campagne et on s'étonne que nous ne le faison:s pas encore. Il y a des raisons, dont je vous ai déjà parlé .très confidentiellement, qui nous empèchcnt encore de prendre une résolution définitive. C'est désagréable, mais qu'est-ce qu'il y a à faire? Demain il faut aller diner chez Fournier, c'est assommant. Galvagna offre très galamment un pied à terre à ma femme pour s'arranger. Nous vous vouerons une !arme en tntrant dans votre maison.

    Je vous serre la main, ne perdez pas courage; votre direction des a.ffaires étrangères inspire confiance et par le temps qui court c'est bien ·important; de votre còté c'est une satisfaction pour vous mème, qui vous fera bien passer quelque collègue difficile à digérer.

    (l) Non pubblicate.

    142

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 860. Vienna, 24 maggio 1878 (per. il 27).

    Credo opportuno porgere alla E. V. alcune informazioni, che ho luogo di ritenere abbastanza precise, visto l'ottima sorgente da cui le ebbi, intorno alla situazione in cui travasi attualmente l'Austria-Ungheria a fronte della Russia. Il Gabinetto di Pietroburgo, colla missione affidata al Generale Ignatieff negli ultimi giorni del mese di Marzo, cercò di stabilire un accordo diretto col Gabinetto di Vienna; ma il Conte Andrassy credette accogliere quell'entratura con molta riserva e quindi si può dire che quei tentati negoziati non portarono frutti di sorta. Il Gabinetto di Pietroburgo, vedendo in tal maniera delusa la concepita speranza di concertarsi con quello di Vienna, rivolse la sua attenzione al Gabinetto di Londra, e così nacque l'idea dell'intromissione particolare del Conte Schouwaloff, che poscia condusse al viaggio di quel diplomatico a Pietroburga, che, a quanto pare, avrà per conseguenza di rendere possibile la riunione del Congresso. Delle trattative così condotte col Gabinetto di St. James il Conte Andràssy fu tenuto assolutamente all'infuori: non è quindi da meravigliarsi che egli ne sia rimasto insospettito, ritenendo si volesse in tal maniera arrivare ad isolare l'Austria-Ungheria, risultato che infatti, non v'ha dubbio, sarebbesi entro certi limiti raggiunto; e quindi in questo momento le relazioni fra i due Governi sono assai tese. Persisto però a credere che con tutto ciò non

    si corre il pericolo d'una guerra Austro-Russa. A questo proposito confermo qui un'informazione che riferivo a V. E. con mio telegramma del 21 corrente (1).

    S. M. Francesco Giuseppe diceva alcuni giorni fa al Conte Belcredi, già Suo Ministro, ultimamente insignito del Toson d'oro, le seguenti parole: • Checchè si possa dire a Vienna ed a Pesth, non mi lascerò mai trascinare a far la guerra alla Russia •. Ciò non impedirebbe però evidentemente che le relazioni si raffreddino fra i due Governi ed anzi che al futuro Congresso il Rappresentante

    Austro-Ungarico faccia sulla maggior parte delle questioni una vivissima opposizione al plenipotenziario Russo.

    Da quanto mi risulta quest'attitudine, che non dirò ancora ostile ma che certamente è marcatamente contraria, trova la sua espressione nella questione del porto di Antivari, alla di cui annessione al Montenegcr:o il Conte Andcr:assy si oppone recisamente, mentre, da quanto mi risulta, la Russia appoggia vivamente le pretese del Principe Nikita, osservando che l'Austria, allorchè era ancora tempo, non dichiarò esplicitamente la sua opposizione al riguardo, anzi avrebbe lasciato supporre non essere aliena dal ritirarla.

    ·vi ha chi suppone che il Gabinetto di Vienna, reso diffidente dagli accordi che la Russia potrebbe in questi giorni stringere coll'Inghilterra, ed offeso anche del buio completo in cui fu lasciato in tutte queste trattative, possa a sua volta rifiutare d'intervenire al Congresso, se prima analoghi negoziati non venissero seco lui stretti. Io però non ci credo, poichè d Conte Andrassy ha sempre troppo caldeggiato l'idea del Congresso, per volere essere lui causa che essa non approdi, al momento in cui si presenterebbe al sospirato porto.

    Ho creduto conveniente oggi far cadere indirettamente la conversazione su questo argomento col Barone Orczy, chiedendogli se del pari che col Gabinetto di Londra il Governo Russo si fosse inteso con quello di Vienna sul Congresso, nonchè sulle principali questioni che vi si dovrebbero trattare. La risposta di

    S. E. fu quale me l'aspettavo. Infatti Egli mi disse, • ciò essere ancora a farsi • e tosto soggiungevami, la Russia non avere fino ad ora dato risposta alcuna alle osservazioni sul trattato di Santo Stefano, fattele pervenire col mezzo del Generale Ignatieff. Dopo una breve pausa dicevami ancora, che prima di andare al Congresso era indispensabile che le Potenze s'intendessero fra di loro sui vari punti che sarebbero in trattazione, poichè in difetto, la riunione del Congresso non produrrebbe altro che il chaos. Come di ragione mi astenni dal rilevare quella frase, non avendo incarico, nè sembrandomi opportuno di mostrare ricercare in questo momento uno scambio d'idee: tanto più che, a mio avviso, sarebbe molto più conveniente per l'Italia non impegnarsi preventivamente coll'Austria, che già ebbe a provare non volere e non potere aver nella questione d'Oriente una politica decisa, e tanto meno essenzialmente una politica informata ai veri interessi generali dell'Europa, quali si concilierebbero con quelli particolari dell'Italia.

    (l) Cfr. n. 138.

    143

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 417/72. Londra, 26 maggio 1878 (per. il 31 ).

    Ho l'onore di accludere un articolo del giornale l'Observer (l) che compendia le opinioni della Stampa Inglese sulle condizioni delle finanze d'Egitto. Verso la fine dell'anno scorso, il Nineteenth Centu1·y affermava che la principale, se non la sola, ragione del disordine delle rendite d'Egitto era stata l'ap

    propriaz,ione del Kedive di non piccola parte del territorio del Vicereame. Ismail Pascià che, all'accessione al trono, possedeva solamente 30.000 acri di terra ne possiederebbe, al presente, più di 1.000.000, cioè la quinta parte del suolo coltivato d'Egitto.

    Questo calcolo sarebbe stato trovato esatto dalla Commissione d'inchiesta la quale (a seconda le affermazioni dell'Observer), avrebbe suggerito al Kedive di restituire allo Stato una parte dei suoi beni territoriali, avvantaggiando così le condizioni del paese e dei creditori.

    Telegrammi giunti a Londra hanno annunziato che Ismail Pascià avrebbe offerto di spossessarsi di 200.000 acri di terra che rappresenterebbero, dice il giornale, una rendita di circa 1.000.000 Lire Sterline!! all'anno. Ma questa restituzione parziale non essendo proporzionata alle necessità del Vicereame, i Governi Inglese e Francese, per bocca dei loro Consoli Generali, avrebbero fatto comprendere al Vicerè la opportunità di maggiori concessioni. Facendo un primo passo in tal direzione, il Kedive avrebbe già inVIitato il Signor Rivers Wilson, Presidente della Commissione d'inchiesta, ad accettare l'ufficio di Ministro di Finanze.

    Ho creduto mio dovere di partecipare all'E. V. queste voci che corrono a Londra ond'Ella possa comunicarle al R. Rappresentante al Cairo per appurare se siano esatte (1).

    (l) Non pubblicato.

    144

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 861/106. Londra, 27 maggio 1878, ore 15,53 (per. ore 20,25).

    Les nouvelles apportées ce matin par quelques journaux d'une entente définitivement établie entre <l'Angleterre et la Russie sont prématurées. Aujourd'hui à 12.1/2 Schuwalow doit avoir avec Salisbury une entrevue qui sera suivie d'un Conseil des Ministres après lequel, vers 3.1/2, le Comte de Miinster aura luimeme une entrevue avec Salisbury qui de là doit se rendre au Parlement. Tout cela implique de nouvelles communications télégraphiQues avec Pétersbourg. En attendant je tiens de bonne source les informations suivantes. L'Angleterre insiste sur l'abandon de Kars tandis que la Russie fait de Kars et de Batoum un casus belli, mais on espère trouver de ce còté une nouvelle configuration de la frontière qui, tout en laissant Kars à la Russie, sauve les intél'ets de l'Angleterre. Celle-ci insiste pour que la Bulgarie Russe ait pour limites les Balkans. La Russie n'a pas encore cédé sur ce point. L'Angleterre accorde un port simplement commerciai au Montenegro. L'Autriche s'y oppose camme elle s'oppose aussi à l'agrandissement que l'Angleterre voudrait accorder à la Grèce. L'Autriche obtiendra probablement l'autol'isation d'occuper la Bosnie et I'Herzégovine. La question de la Bessarabie s'arrangera en reculant la frontière des rives du Danube, et en donnant quelques plus grandes compensations à la Roumanie qui se montre, dit on, plus traitable. Bismark ne veut pas convoquer le Congrès avant

    138

    que tous les points qui présentent le plus de difficulté ne soyent entièrement réglés. Alors il espère que le Congrès ne durerait pas plus de 8 jours ce qui me semble un peu court. On pense que demain on saura en partie à quoi s'en tenir sur ces diverses questions. Les apparences sont pour une solution pacifique.

    (l) Allegato al rapporto il seguente appunto di Tornielli: «In sostanza queste notizie non differiscono da quelle che ha dato finora il Comm. De Martino •.

    145

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 24, pp. 411-412)

    R. 864. Vienna, 27 maggio 1878 (per. il 30).

    Pregiomi dferkle le informazioni sull'occupazione d'Ada-Kaleh rper parte delle truppe Austro-Ungariche, che mi furono date oggi dal Barone Orczy a cui avevo chiesto notizie in proposito senza far commenti di sorta intorno a quel fatto.

    S. E. dissemi: La Porta aver chiesto al Gabinetto di Vienna, a mezzo d'Essad Bey suo Ambasciatore in questa Capitale, di prendere j,n deposito (en dépòt) l'isola di Ada-Kaleh colle sue fortificazioni, nonchè col materiale da guerra entro esistente: assumendovi pure la protezione degli abitanti e della moschea colà esistente. L'accordo al riguardo essersi conchiuso a Vienna mediante uno scambio di Note, e l'occupazione per parte di una compagnia di truppe Imperiali essere avvenuta il 25 corrente; * data che non corrisponderebbe alle mie informazioni secondo le quali ebbi a telegcr-afare ieri (l) all'E. V. quel fatto essere avvenuto soltanto il 26 * (2).

    Il Barone Orczy soggiungevami ancora che trattandosi soltanto di un deposito, il Gabinetto di Vienna avrebbe le cas échéant restituito Ada-Kaleh ai Turchi.

    * Mi limita,i ad osservare in risposta a questa conclusione, che quell'eventuai.ità sembravami poco probabile *

    146

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, CIALDINI, A PIETROBURGO, NIGRA, A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA

    T. CONFIDENZIALISSIMO 370. Roma, 28 maggio 1878, ore 11,20.

    Le 25 de ce mois le Prince de Bismarck nous a fait demander si le Gouvernement du Roi accepterait l'invitation à un Congrès qui se réunirait à Berlin le 11 Juin et où chaque Puissance aurait pleine liberté de discuter dans leur totalité les préliminaires de Santo Stefano. Ayant pris les ordres du Roi j'ai chargé le Comte de Launay de répondre que le Gouvernement de S. M. acceptera avec empressement l'invitation au Congrès que l'Allemagne a l'intention de convoquer et auQuel notre adhésion était au surplus déjà acquise.

  • T. 857, non pubblicato.
  • I brani fra asterischi sono omessi in LV 24.
  • (l) (2)
    147

    IL CONSOLE GENERALE A CALCUTTA, GALLIAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 16. Calcutta, 28 maggio 1878 (per. il 18 giugno).

    Parecchi giorni dopo la partenza delle truppe indiane per l'Europa, anche gli ufficiali superiori a Calcutta, ammettevano, che la vera destinazione loro, in caso di guerra, non era Malta, bensì il canale di Suez; e qualche diario pubblicò anche, che l'Inghilterra, stava negoziando coll'Egitto, la computa di parecchi acri di terreno suUe sponde del canale, per un deposito di carbone. Ma, la guerra, non essendo per anco scoppiata, i trasporti, dai recenti telegrammi che qui giunsero, dovettero proseguire per Malta. Probabilmente, quelli contenenti i due reggimenti di cavalleria, .riceveranno altra destinazione, essendo questi d'ingombro e di difficile esistenza nell'isola.

    Seppi da buona fonte, che il vero numero delle truppe partite è di settemila uomini de' quali, i componenti le due sole batterie d'artiglieria sono inglesi; che per ora, non si pensa ad altro invio e che questo primo, fu fatto, non solo per l'impre,ssione che si sperava produrre in Europa, ma an<lhe per un esperimento onde vedere se le truppe indiane, così diverse tra loro, di casta, di costumi, di principj e di fanatismo, si presterebbero ad espatriare. Che questo riuscì perfettamente, per cui ora, all'occorrenza, il Governo potrebbe utilizzare tosto, da ottanta a cento mila uomini di truppe agguerrite, sui centocinquanta mila circa d'indigeni in attività di servizio, rimpiazzandoli con dei volontari, che in due a tre mesi sarebbero del pari atti al maneggio delle armi. Quanto all'esercito inglese, ,attualmente all'India, ammontante a 62.500 uomini non •Credo, che in caso di guerra, si penserebbe mai di diminuirlo.

    È poi curioso, da quanto almeno fui assicurato dal capo di questo dipartimento militare il modo con cui fu fatta la recente spedizione in Europa. Decisosi il Governo Britannico di far mostra di truppe indiane, e prevedendo una forte opposizione in Parlamento, telegrafò al Vice Re, che nello spazio di pochi giorni le truppe fossero in mare, per non lasciare più tempo alla sospensione di loro partenza.

    Continuans:i intanto le fortificazioni per tutta l'India. A Madras sopratutto, ch'è molto esposta perchè sulla riva di mare aperto, e temesi un colpo di mano della flotta russa, attualmente nelle acque del Giappone, si costruiscono fortini e batterie. Si fecero venire non pochi cannoni Armstrong da Allahabad, centro dell'India e da Southampton e così seguitasi a fare su tutte le coste della penisola Indostana.

    Debbo inoltre informare l'E. V. che le truppe indiane, in generale, sono mu

    nite di fucili Schneider, che aveano una volta le inglesi i quali, non precisano

    più di sei a settecento metri di distanza, per cui, esse non potrebbero esporsi ad

    un combattimento contro i russi che posseggono migliori armi di precisione. I

    sessantamila inglesi che sono all'India, hanno il Martini.

    Sotto separato •involto a fascia, e coll'odierna valig1ia postale, dirigo a V. E. un esemplare del riassunto (1), fatto stampare da questo Governo, riservatamente, de' varj arti·coli de' periodici indigeni indiani, i quali provocarono la nuova legge sulla .stampa indigena • Ve.rnacular presse •, e dii cui si fece, e si continua a fare tanto chiasso. Non è senza difficoltà •che potetti avere da mano amica, l'esemplare sua·ccennato, perchè questo Governo non desidera sia conosciuto dagli Eul'opei. Colla lettura di essi, ·l'E. V. avrà un'idea esatta dello spirito che anima, non il popolo indiano, ancora ottuso di mente e non curante di politica, ma la classe Lstruita, e quella che parla talvolta di patria. Conviene per altro ammettere che molti tra i predetti articoli sono assurdi e fallaci; imperocchè, è positivo, che <in materia dd civillizzazione e di benessere materiale, la penisola Indostanica, si è sviluppata di molto, dacchè è in mano degl'inglesi, superando in ciò, senza esagerazione, molti Stati OrientaH d'Europa; ma sono i principi spode5•tati ed ·i tributarj, che aizzano .cotesti scrittori, per aumentare sempre più l'odio, che di natura, ogni &ndigeno, ha dovunque •Contro la dominazione straniera.

    148

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 868. Vienna, 30 maggio 1878 (per. il 2 giugno).

    Nelle tornate di ieri della Delegazione austriaca e di quella ungherese il Conte Andrassy rispose aUe ·identiche interpe.1lalllze mossegli per ottenere la presentazione del testo autentioo del trattato di S. St·e:llano e l'•indicaZJione dei punti del trattato stesso contrari agli interessi austriaci.

    Il Ministro I. R. disse aver già dato ordine perchè il testo autentico della pace preliminare di S. Stefano sia posto a disposizione dei Delegati. Per ciò che conceDne la seconda domanda il Conte Andnissy dichiarò non potere entrare nei particolari dell'argomento; accennò però a tre punti principali, come quelli che lo preoccupano maggiormente e dei quali si deve tentare di ottenere il mutamento.

    Dopo avere ammesso che niuna Potenza potrebbe essere chiamata a difendere lo status quo dell'Impero Ottomano.. il Conte Andrassy discoDse primieramente dell'estensione che si vorrebbe dare alla Bulgaria, che sarebbe costituita coll'assorbimento di altri elementi nazionali legittimi e impedirebbe l'esistenza ulteriore indipendente della Turchia, quale ['imarrebbe dopo la pace. Il Ministro oppugnò in secondo luogo l'occupazione della Bulgaria per parte delle truppe Russe per la durata di due anni dopo la conclusione della pace: questa disposizione del Trattato implicherebbe il passaggio durante lo stesso termine di truppe Russe per la Rumania e esporrebbe il commercio ed il credito a crisi pericolose, togliendo la fede ·in un assetto definitivo delle cose. Disse finalmente il Conte Andrassy di non opporsi ad un ·ingrandimento della Serbia e del Montenegro, ma dover desiderare che questo aumento di territorio non ·sia tale, nella sua misura

    141

    7 --Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

    e direzione, da chiudere le vie al Commercio, ed alle relazioni naturali austriache coll'Oriente.

    Non si può disconoscere ,che il Conte Andrassy fu ieri alquanto più esplicito e chiaro del consueto: si nota però che se Egli fu abbastanza accentuato nell'indicazione dei punti, fu assai riservato nei motivi che addusse in appoggio della sua opposizione: evidentemente volle ,tacere le cause principali e fece paroJ.a solamente di quelle per lui di minor momento.

    (l) Non pubblicato.

    149

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 880. Parigi, 31 maggio 1878, ore 14,50 (per. ore 16).

    Cet après-midi à 2 heures Waddington et moi nous avons échangé les notes

    pour la prorogation jusqu'àu 1•• Juillet prochain du Traité de Commerce du 17 Janvier 1863 et de la Convention de navigation du 13 Juin 1862.

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    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 886. Parigi, l giugno 1878, ore 14,25 (per. ore 17).

    J'ai le regret de Vous annoncer que la Commission est revenue tout à coup de ses dispositions d'avant-hier et que hier au sok elle a pris ~e pa:tili définitif de s'en tenir aux conclusions du Rapport. Il parait que la démarche de V. E. auprès du Marquis de Noailles, et l'empressement que Vous avez témoigné pour la prorogation d'un mois a été interprétée par la Commission comme un acte de faiblesse qui donne à croi,re que Vous finirez par céder sur ,toute la Ugne. En ce moment ci les Ministres font grande pression sur Gambetta, et moi je lui donne un diner aujourd'hui, mais je crains bien que tout soit en pure perte, et que les pressions et le diner n'abouUront à rien.

    151

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 377. Roma, l giugno 1878, ore 20.

    Nous n'avons plus à nous occuper de la Commission, du moment surtout que celle-ci est assez aveugle pour ne pas saisir la portée d'une prorogation ayant tous les caractères d'un délai péremptoire, d'une prorogation que nous

    n'avons pas demandée, et que la France, de son còté, ne pouvait pas se dispenser de nous demander. Ce qui importe désormais, c'est que V. E. fasse bien comprendre soit au Gouvernement Français, soit à M. Gambetta, que malgré notre désir d'épargner aux deux pays une situation désagréable, nous ne saurions aller au delà des limites que nos intérets essentiels nous tracent. La combinaison contenue dans le télégramme de V. E. du 30 Mai (l) est tout ce que nous pouvons accorder. Nous comptons que les Ministres et M. Gambetta tiendront ferme sur ce terrain, et qu'ils auront gain de cause devant la Chambre, où le sentiment de la responsabilité domine, mieux sans doute que dans la Commission, toute préoccupation intéressée. Veuillez, je vous en prie, dire tout ceci à M. Gambetta dont l'appui est pour nous le meilleur gage de suC<!ès.

    152

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 871. Vienna, 1 giugno 1878 (per. il 3).

    Anche ieri a sera nella tornata della Commissione del bilancio della Delegazione del • Reichsrat • il Conte Andrassy rispose a molte richieste e interrogazioni che gli furono mosse. Fra le sue dichiarazioni sembrami meritevole di attenzione quella concernente la notizia data dal Globe, intorno ai punti principali sui quali poggerebbe l'accordo tra la Russia e l'Inghilterra: il Ministro disse che la notizia non ha carattere autentico; un accordo essere però stato indubbiamente conchiuso: soggiunse che il Montenegro e la Serbia ed altre questioni ancora toccano in prima linea gli interessi austriaci. Nella risposta poi alla domanda se la Germania si dimostrò sensale onesto verso l'Austria, come lo fu per la Russia e l'Inghiltel'ra, n Conte Andrassy assicurò avere la speranza d'indicare le relazioni fra l'Austria e la Germania come particolarmente buone, senza entrare però maggiormente nel merito dell'argomento.

    La Commissione finì per accettare la proposta del referente di proporre alla Delegazione di considerare le comunicazioni fatte dal Ministro nella tornata del 28 maggio come conformi al senso della decisione delle Delegazioni, già sanzionata dal Sovrano.

    Non si può disconoscere che l'impressione generale prodotta dalla tornata, anche negli animi dei Delegati, non fu molto soddisfacente; sorge un sentimento indeterminato ma alquanto profondo di isolamento, di timore di essere lasciati in disparte negli accordi e di dover poscia tutelare di propria iniziativa e colle proprie forze gli interessi speciali austriaci.

    Ho ,l'onore di trasmettere qui unito all'E. V. Iii numero d'oggi del • F,rendemblatt », che dà il riassunto della discussione svoltasi ieri (1).

    (l) Non pubblicato.

    153

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 434/75. Londra, l giugno 1878 (per. il 4).

    Nella conversazione che io ebbi ieri col Marchese di Salisbury portai la di lui attenzione sui fatti esposti nel rapporto del nostro R. Console Generale a Tunisi annesso al dispaccio di V. E. in data del 19 maggio p. p. (l) circa i progetti dei francesi sul porto di Biserta.

    Secondo il solito lasciai in mani del nobile Lord un promemoria nel quale erano compendiate le cose narrate nell'anzidetto rapporto, ed io lo pregava di farmi sapere se desse fossero confermate dall'agente Britannico a Tunisi, non senza fare osservare che se mai la Francia pervenisse a formare un gran stabilimento marittimo a Biserta che potesse trasformrursi in ail'senale militare ciò dovrebbe chiamare l'attenzione delle potenze interessate alla libertà della navigazione nel Mediterraneo.

    Il Marchese di Salisbury mi rispose che egli aveva avuto vento d'intrighi che si facevano a Tunisi ma che in seguito alla mia comunicazione egli avrebbe preso .maggiori ·informazioni e me le avrebbe partecipate.

    Ho luogo di pensare che l'Inghilterra non vedrebbe di buon occhio a Biserta uno Stabilimento marittimo militare francese che in un dato momento potrebbe essere di pericolo per le sue comunicazioni col canale di Suez e conseguentemente colle Indie.

    154

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 435/76. Londra, l giugno 1878 (per. il 4).

    Ieri essendomi recato dal Marchese di Salisbury ho colto questa occasione per indagare i di lui intendimenti circa le soddisfazioni che il Governo Britannico vorrebbe dare alla Grecia in seguito alla pacificazione della Tessaglia, operata in gran parte dalla influenza degli agenti inglesi.

    Nel provocare tale apertura io mi sono strettamente attenuto alla istruzione datami da V. E. nel Suo ditspaccio del 21 corrente (S. Politica N. 434) (l) di non muovere domanda alcuna. Nel corso della conversazione il Marchese di SaIisbury mi disse che la questione della Grecia sarebbe certamente trattata nel Congresso; che le sue idee in proposito non erano ancora ben fissate, ma che però se si dovessero allargare i confini del Regno Ellenico, ciò dovrebbe di preferenza farsi dalla parte della Tessaglia e dell'Epiro, imperocchè in queste regioni l'elemento greco era di gran lunga preponderante sopra gli altri. Egli non si disSimulava che simile ingrandimento avrebbe probabilmente incontrato delle oppo

    s1Z1oni per parte dell'Austria, e finì per domandarmi cosa ne pensasse iL nost1·o Governo. Non avendo i,struzioni per dare una cr:isposta precisa a quel quesito, mi limitai a dichiarare i nostri sentimenti di simpatia per la Grecia, senza però prendere alcun impegno in un senso o nell'altro.

    Io crederei intanto opportuno che il nostro Governo esaminasse fin d'ora la questione per fissarsi un piano nella discussione che avrà certamente luogo nel seno del Congresso, imperocchè dalla soluzione che le si darà potranno anche derivare conseguenze ed ottener:::'i risultati importanti per l'Italia.

    (l) N'on pubblicato.

    155

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Vienna, l giugno 1878.

    Mi1le grazie per la tua del 219 corrente (1). La hta partenza per Berlino mi pa,re dov,rà essere alquanto ritardata visto che tutte le difficoltà non sono ancora appianate a Londra. Qui si è abbastanza di malumore, mi si assicura che per H giorno in cui 1si riunirà il Congresso si vuole avere cinque divisioni mobilizzate, tre al Sud-Ove,st cioè pronte ad entrare in Bosnia ed Erzegovina ed a tenere in rispetto dl Monteneg~ro anzitutto e la SerbLa anche, e due in Transilvania per opporsi a qualsiasi tentativo che la Russia potrebbe volere fare da quella parte. Tutto dò non è molto serio ma qui ~lo si ritiene sufficiente come dimostrazione atta ad appoggiare le gare à qui me touche detto da Andrassy nelle Delegazioni. I giornali italiani ed alcuni tedeschi hanno parlato di preparativi militari contro l'Italia, i giornali austriaci li smentirono; ho taciuto in proposito risultandomi nulla essersi fatto in proposito nè in Tirolo nè alla nostra frontiera Orientale. Non è però men vero che l'Austria stia facendo degli armamenti navali che non mi spiego perfettamente, la Russia non avendo una flotta nel Mediterraneo. La nostra condotta però dacchè hai in mano le nostre relazioni estere è tale da non poter destar sospetto all'Austria ed anzi mi risulta che si ha qui piena fiducia in... te, ma pure vorranno essere preparati ad ogni evenienza.

    Da quanto mi scdvi vedo che presto avr·emo un nuovo Seg~retario Generale, e certo miglior scelta non avresti potuta fare. Gr,azie mille per l'autorizzazione in anticipazione acco.rdatami di andare a Parigi, ma non potrò approfittame pe'l." un po' di tempo poichè aspetto di giorno in giorno il parto di mia moglie e sarebbemi difficile di !asciarla prima che la si fosse pienamente ristabilita. Ti sono particolarmente grato del desiderio che gentilmente mi esprimi di vedermi a Berlino. Se la cosa potrà combinarsi 1sarà per me un vero piacere di anda1re a passare con te un paio di giorni nella capitale germanica in un momento così interessante.

    Spero sormonterete felicemente gli ostacoli che vi si parano dinanzi per lo esercizio provvisorio delle ferrovie nonchè la rimozione del Ministero del Commercio, e lo spero tanto più che veramente una crisi ministeriale sarebbe inam

    missibile in momenti come questi, spero quindi che all'evenienza scioglierete la Camera e che S. M. non vi rifiuterà il suo assenso. Sarebbe però molto meglio che quest'eventualità non si verificasse. Stolberg lascerà Vienna la settimana ventura, restando però ancora per qualche tempo titolare dell'Ambasciata non presenterà almeno per ora le sue lettere di richiamo. Nulla è ancor decL~.o per il suo successore, sembra non di meno che la scelta cadrà sul Principe Reuss. Ti ho telegrafato pochi giorni fà la designazione di Haymerle per secondo Plenipotenziario, ma probabilmente già la sapevi da lui stesso, qui però era affatto ignorata. Delle altre Potenze a quanto pare avranno per secondo Plenipotenziario l'Ambasciatore locale. Da quanto mi scrivi sento che non ti dispiace che ti mandi le notizie che ho anche a costo di dovermi sovente disdire il giorno dopo, continuerò quindi fino a quando mi dirai basta basta per carità!

    (l) Non pubblicata.

    156

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 892/112. Londra, 2 giugno 1878, ore 12 (per. ore 17,05).

    Voici les dernières nouvelles d'hier au sok. Les prindpales difficultés entre l'Angletel're et la Russie semblent surmontées. On a dit mème que la Russie conservera:it Kars en renonçant à Batoum (1). Schouvalow annonçait pour demain son départ pour Pétersbourg d'où il se rendra au Congrès pour le quel les invitations sont sur le point d'ètre Jancées, si elles ne le sont déjà. Aujourd'hui réunion du Comte Miinster et de Lord Beaconsfield au Chateau du Ministre des Affaires Etrangères près de Londres. On donne camme positif que Disraeli se rendra avec Salisbury au Congrès. Je tacherai de voir Schouvalow avant son départ.

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    L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    Pietroburgo, 2 giugno 1878 (per. l' 8).

    levi ebbi l'occasione d'intrattenermi col Signor de Gier,s, che durante la malattia di S. A. il Principe Gortchakow esercita le funzioni di Ministro degtli Affari Esteri di Russia, e gli chiesi a qual punto fossero giunti i negoziati secreti che furono intavolati tra.la Russia e l'Inghilterra per l'intermediario del Conte Schouvalow. Il Signor de Giers mi disse che egli teneva come effettuato l'accordo tra i due Gabinetti intorno ai punti principali, salva rimanendo la libertà d'azione e d'apprezzamento delle singole Potenze dinanzi al futuro Congresso. In seguito

    alla mia interrogazione se le notizie pubblicate jeri l'altro dal Globe di Londra intorno a quest'accordo fossero esatte, S. E. mi rispose che in quelle notizie v'erano cose vere e cose inesatte, ma si astenne dall'entrare in particolari a questo riguardo. Io chiesi allma al Signor de Gicrs, se prima che il Congresso si riunisre, il Gabinetto Imperiale non avrebbe per avventura l'intenzione di fare alle Potenze interessate qualche comunicazione relativamente agli ultimi negoziati condotti a Londra ed a Pietroburgo dal Conte Schouvalow. Il Signor de Giers rispose che probabilmente il Gabinetto Imperiale non farebbe nessuna comunicazione di tal natura, e ciò nell'intento di non sollevare nuove discussioni e nuovi ostacoli per parte d'altre Potenze, le quali d'altronde conserveranno la loro piena libertà d'azione nel discutere le questioni, a risolvere le quali il Congresso sarà riunito.

    Quanto alla riunione del CongreSr;;o ed all'epoca di questa riunione, H Signor de Giers m'informò che finora, per quanto a lui consta, nulla è deciso definitivamente, e mi disse confidenzialmente, che per secondare i precedenti suggerimenti della Germania, si sta negoziando in questo momento il ritiro simultaneo dell'esercito russo e della flotta inglese, dalle vicinanze di Costantinopoli. I negoziati a questo riguardo procedono con qualche difficoltà, giacchè la Turchia si rifiutò finora d'evacuare Varna e Schoumla, ed il Comando Generale delle truppe russe si rifiuta dal suo lato a far retrocedere l'esercito lasciando occupate dai Turchi queste due importanti fortezze, ed esponendo così la sua linea d'occupazione ad un rischio eventuale considerevole. Tuttavia l'opinione del Signor de Giers è che il congresso potrebbe ciò non ostante riunirsi, mentre fra le parti interessate si cercherebbe il modo di risolvere queste difficoltà d'indole militare. Se, come si ha ragione di credere, il Congresso potrà riunirsi fra breve, non è probabile, secondo quanto mi affermò tl Signor de Gier,s, che il Principe Cancelliere possa intervenirvi. S. A. continua a soffrire di podagra e non può ancora tenersi in piedi. In tal caso i Plenipotenziarii Russi sarebbero verosimilmente il Conte Schouvalow ed il Signor d'Oubril.

    Parlando del Congresso, alla vigilia probabile della sua riunione, stimo utile di constatare, per ogni buon fine, un fatto che, comunque noto alla E. V., è bene che sia confermato nella corrispondenza ufficiale di questa R. Ambasciata. E questo fatto è che per quanto riguarda la Russia e per quanto è a mia notizia, l'Italia si presenterà al Congresso assolutamente libera da ogni qualsiasi impegno verso il Gabinetto Imperiale Russo.

    (l) In una l. p. del 2 giugno a Menabrea, relativa a problemi di sostituzione di alcuni segretari d'ambasciata il Corti aggiungeva questo post scriptum: • Saprebbe l'E. V. dirmi a qLtali vantaggi speciali per l'Inghilterra fa da qualche tempo allusione il Times nel parlare delle modificazioni a portarsi 'ai preliminari di Santo Stefano? •.

    158

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    T. 379. Roma, 3 giugno 1878, ore 8,20.

    La nouvelle de l'attentat d'hier a produit en Italie la plus douloureuse, la plus profonde impression. Je prie V. E. de vouloir bien au nom du Gouvernement du Roi etre auprès du Gouvernement allemand l'interprète cles sentiments d'horreur que ce nouveau orime a excité chez nous. La Providence a veillé, cette fois encore, sur les jours précieux de S. M. Veuillez me donner sur l'état de l'Auguste malade, des nouvelles fréquentes.

    159

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 904. Vienna, 3 giugno 1878, ore 23,35 (per. ore l del 4).

    Andrassy m'a demandé si c'est vrai que V. E. a adressé une Note au Cabinet de St. James pour lui signaler les soidisant,s armements que l'Autriche ferait vers la frontière Italienne, et qui seraient de nature à nous inquiéter. Il m'a ajouté avoir chargé Haymerle de s'informer auprès de V. E. à ce sujet, et en meme temps de Vous démontrer le manque complet de fondement de ces bruits d'armements. J'ai d'abord ·répondu en demandant à Andrassy où il avait pris la nouvelle de la Note de V. E. dont il me parlait. Il me répondit que les journaux l'avaient donnée. Je lui déclarai alors que je ne savais pas un mot de cet affaire, que, partant de là, j'avais la conv.iction fondée que toute cette histoire était une pure invention des journaux; que de plus je pouvais ajouter que j'étais persuadé que mon Gouvernement n'avait jamais cru aux armements qui, d'après les journaux, se feraient contre nous en Tyrol, car aucune question ne m'a été faite à ce sujet et que, pour mon compte, je n'ai pas mème cru nécessaire de démentk. A ,],a sUJtte de ·ce1s exrpldoati'Ons, nous nous 'sommes échangés réeiproquement les assurances les plus amicales pour les deux pays. Andrassy a ajouté que c'était assez cla:ir qu'on cherchait à nous brouiUer enS~emble. C'est sur qu'il y a là quelque chose qu'il serait bon de démèler, •car je n'ai .pas trouvé dans aucun journal mention de la Note que V. E. aurait adressée au Cabinet de St. James. La mobilisation de 5 ou 6 divisions en Transylvanie, Croatie et Dalmatie

    est imminente. Andrassy amène a\7€c lui au Congrès, outre Haymerle, Schwegel, Teschemberg, Hubner fils, Kossiek et 3 ou 4 secrétaires. Il partira probablement le 11.

    160

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, KEUDELL

    (Ed. in LV 24, p. 416)

    D. s. N. Roma, 3 giugno 1878.

    Le soussigné, Ministre des Affaires étrangères de S. M. le Roi d'Italie, a reçu la Note (l) que S. E. M. l'Ambassadeur Extraordinake et Plénipotentiaire de S. M. l'Empereur d'Allemagne lui a fait l'honneur de lui adresser en date d'aujourd'hui.

    S. E. l'Ambassadeur vent bien, par cette Note, informer le soussigné qu'en conformité avec l'initiative prise par le Cabinet austro-hongrois, le Gouvernement de S. M. l'Empereur d'Allemagne propose aux puissances signataires des traités

    de 1856 et de 1871 de se réunir e n Congrès, à. BerUn, pour y discuter le;;; stipulations du Tra1té préliminaire de Santo Stefano, conclu entJI"e la Russie et la Turquie.

    S. E. l'Amba.ssadeur ajoute qu'en faisant cette invitabion au Gouvernement du Roi le Gouvernement Impérial d'Allemagne entend que, par le fait de son acceptation, le Gouvernement du Roi consentirait à admettre la libre discussion de la totalité du contenu du Traité de Santo Stefano et qu'il serait pret à y parUciper. S. E. termine en annonçant que le Gouvernement de l'Em~ pereur suggère, en cas d'assentiment de la part de toutes les puissances, de fixer la réunion du Congrès au treize de ce mois.

    Ayant pris les ordres de S. M. le Roi, le soussigné s'empresse de faire connaitre, en réponse à la Note de S. E. l'Ambassadeur, que le Gouvernement Royal accepte l'invitation qui vient de lui etre adressée, ainsi que la date que le Gouvernement Impérial a désigné pour l'ouverture du Congrès.

    p,riant S. E. de voulok bien faire part de ce qui précède à Son Gouvetrnement, le soussigné saisit cette occasion pour lui renouveler...

    (l) Non pubblicata.

    161

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Vienna, 3 giugno 1878.

    Ti ho telegrafato or ora (l) una mia conversazioncella col Conte Andrassy a proposito di quella tal nota ,che avresti diretto al Gabinetto Inglese a proposito degli armamenti austl'iaci! Come t:i dLssi in quel telegramma vi ha lì sotto un qualche imbroglio che sar,ebbe interessante scoprire. Deve essere una notizia venuta da Londra, a te d'indovinare la l'Ìmanente sciarada. Nello scambio di reciproche assicurazioni d'amichevolissimi sentimenti per parte dei nostri due Governi che tenne dietro a quelle prime spiegazioni un po' agrro dolei, ,tJrovai opportuno di far cenno in termini molto generali, di ,ciò che mi scrivevi particolarmente, dopo il monologo tenutoti dal Barone Haymerle al seguito del celebre Congresso Repubblicano. Il Conte Andrassy parlommi molto leggermente di quell',incidente mostrandomi di non avergli dato 'importanza di sorta dicendomi anche: • j'espère bien qu'Haymerle n'ennuit pas Corti pour ces choses là qui je le sais bien lui donnent déjà assez d'embarras et d'ennuis sans cela •. Come di ragione ri,sposi di maniera a persuaderlo che ISie avevo fatto cenno di quell'incidente era unicamente per dimostrargLi quanto .ti premesse ohe questioni di secondaria importanza, non venissero a disturbare quell'accordo che ,tanto desideravi mantenere coll'Austria nei ben altJI"imenti gravi affari di prossima trattazione. Si fu allora ch'egli mi disse che tanto da una parte come dall'altra non bisognava dar retta a chi ha interesse a me~tel'ci male assieme, e n mtorrna la questione dell'Albania, che a noi si continua a dire voler l'Austria oocupa,rla

    mentre a Lei si dice che vogliamo occuparla noi, mentre sta di fatto, com'Egli dicevami, che nè da loro nè da noi si ha simil.i intenzioni.

    Credo poi non doverti tacere che il Conte Andrassy mi rimproverava come usa farlo da qualche ·tempo, ch'io non vado mai a visitarlo. E' un modo di dire e nient'altro, poichè come sai salvo di aver una precisa comunicazione d'importanza a fargli, non gLi si può chieder udienza, e talvolta chiedendogliela, non si ottiene II'.isposta come ne fui alla prova ed altri al parr.i di me. Non t'avrei fatto cenno di ciò, ,se non fosse che ritengo molto probabile che a Berl<.ino Andrassy si lagni con te della mia eccessiva ·riserva nel v1sitarlo, e tenevo acchè sapessi con precisione come stanno le cose.

    Orrendo fatto è l'attentato ·contro quel venerando Imperatore di Germania, andiamo incontro a bruttissimi tempi e più che mai occorre senno e prudenza in chi governa. Basta che quel povero vecchio se la ·cavi; se ventsse a morire sembrerebbemi difficile la riunione del Congresso a Berlino e dove si randrebbe? Capisco che nell'andata prendi la via di Monaco ma nel ritorno potresti prender quella di Vienna salvo che trovi l'occasione opportuna per fare una punta a Parigi. Basta in un luogo o nell'altro spero che ci vedremo presto.

    P. S. -Ti prevengo che l'Ambasciata di Berlino ha un cifrario con quella di Vienna, quindi se avrai qualche notizia da mandarmi da colà avrai il mezzo di farlo!

    (l) Cfr. n. 159.

    162

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 909. Parigi, 4 giugno 1878, ore 12,30 (per. ore 15,30).

    D'après ce que Waddington vient de me dire il paraìtrait que le Ministère a été effrayé des dispositions de la Chambre, et que, d'accord avec Gambetta, ils ont décidé d'avoir une nouvelle réunion avec la Commission. Cette réunion a eu lieu en effet, et les pourparlers, et les négociations ont duré pendant toute la nuit. On a fini par s'entendre ce matin, et la discussion aura lieu aujourd'hui sur les bases suivantes:

    l" Liberté réciproque .!}our les fils et tissus de toute espèce. 2° Durée du TraHé indéfinie avec la clause, bien entendu, de le dénoncer 12 mois d'avance. 3° L'approbation immédiate du Traité à ces conditions.

    Je dois Vous faire observer que l'on ne pourra pas dénoncer le Traité avant d'avok d:i,scuté et voté les nouveaux tarifs généraux qui doivent ètre précédés par la discussion au sujet de l'enquète générale sur l'état du commerce et de l'industrie du pays. Tout cela nous amènera au mois de Mai de l'année prochaine, par conséquent la durée du Traité sera toujours de deux ans, dans la plus mauvaise des hypothèse1s. Interrogé par Waddington si ces ·Conditions là seraient agreées à Rome, je viens de répondre que mon avis personnel était que la liberté des fils et des tissus serait peut ètre acceptée par Vous, mais que je ne pouvais rien dire à l'égard de la durée indéfinie que l'on voulait donner au Traité. Axerio en a dit à peu près autant à Léon Say. Comme V. E. peut le reconnaitre le terrain est mouvant et d'heure en heure l'on change de décision selon -le courant qui domine. T·ant que la discussiorn à la Chambre m'aura eu lieu nous ne saurons jamais à quoi nous en tenit.

    163

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 923. Londra, 5 giugno 1878, ore ... (per. ore 23,15).

    L'Ambassadeur d'Allemagne m'a autorisé à dire à V. E. qu'il n'y avait aucun fondement dans le bruit couru que J:a Porte n'aurait une d:nv:i·tation au Congrès qu'à la condition de céder préalablement deux forte·resses à la Russie. Au contrailre hier la Por.te a ,reçu son invitation safl!s conditions et a irépondu qu'elle acceptait. Les modifi.cations annoncées deii'nrièr·ement par le Gtobe au Traité de Santo Stefano, quoique inexactes, ne sont pas dénuées de fondement. Elles coi:ncident en partie avec les .indications donrnées dans quelques uns de mes précédents rapports. Il paraìt que la Russie insiste toujours pour Batoum, mais qu'elle rende Bajazid à la Porte. Les avantages que l'Angleterre doit avoir de tout ceci et auxquels V. E. fait allusion dans sa lettre particulière du 2 courant (1), consisten t pr1incipalement, de l'avis de hauts personnage,s, en ce que l'Angleterre prendrait, de fait sinon nominalement, le protectorat de l'Empire Ottoman pour le 'soustraìre à celui de la Russie et lui .servir dans son propre i1ntéret. Il paraìt certa1n que l'attentat contre l'Empereur d'Allemagne n'e,st pas étranger à la démonstration faite dernièrement à Londres par les socialistes aUemands. L'Ambassadeur d'Allemagne pense que à cause de l'excitation qui règne à Berlin le Congrès ne pourra y siéger longtemps s'il devait se prolonger.

    164

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 449/82. Londra, 6 giugno 1878 (per. il 12).

    Dopo il rapporto politico n. 67 del 21 maggio scorso (2) ho tenuto mediante i miei telegrammi nn. 103, 104, 105, 106, 107, 108, 109, 110, 111, 112, 113, 114, 115, 116, rispettivamente dei giorni 23, 24, 26, 27, 28, 2.9, 30, 31 maggio e 2, 3, 4 e 5 giugno (3), ho tenuto dico V. E. ragguagliata dei progressi delle trattative intavolate tra il Conte Schouvaloff e Lord SaUsbury per venire ad un a·ccordo che rendesse possibile la riunione del Congresso. Ora questo è convocato per il 13 corrente, ed ormai tutto l'interesse politico relativo alla questione d'Oriente

  • Cfr. p. 146, nota.
  • Cfr. n. 140.
  • Cfr. nn. 144, 156 e 163. Gli altri telegrammi non sono pubblicati.
  • si riporterà verso Berlino, d'onde emaneranno i verdetti che debbono regolare

    i destini dell'Impero Ottomano. Queste negoziazioni non furono scevre di qual

    che peripezia; ma esse vennero condotte dai due negoziatori col fermo desiderio

    di venire ad un ragionevole accomodamento tra le esigenze della Russia inal

    berate nei preliminari di S. Stefano e le proteste dell'Inghilterra delineate nel

    Memoriale del Marchese di Salisbury. La mas:>ima segretezza venne mantenuta,

    per cui poco si è saputo finora delle condizioni accettate da entrambe le parti,

    ed è probabiie che quando giunga questo mio rapporto, V. E. ne sia già official

    mente informata.

    Però antecedentemente al primo viaggio del Conte Schouvaloff a Pietroburgo qualche cosa era trapelata delle condizioni propugnate dall'Inghilterra; ne informai in tempo la E. V. Queste sono approssimativamente quelle pubblicate dal Globe, che produssero così gran senso in Austria, e che se non del tutto precise, sono però nel loro complesso di una certa esattezza; così almeno me lo assicurava ieri un personaggio bene informato. Le dichiarazioni del Conte Andrassy contribuirono assai a quanto pare, a far cessare le incertezze del Governo Russo; infine l'uJ.timo attentato contro J'Imperatore di Germania sembra avere attutito gli umori bellicosi che dominavano finora in alcune regioni di Pietroburgo; per cui si pensa qui che dal Congresso potrà escit·e un componimento pacifico, più o meno stabile.

    Per altra parte l'Inghilterra ha ottenuto che tutto il trattato di San Stefano sia sottoposto al Congresso a norma della formula primitivamente enunciata dal Conte di Derby. Su questo punto l'amor proprio inglese deve essere soddisfatto. In quanto agli interessi della Gran Bretagna non c'è da dubitare che vi penseranno i suoi plenipotenziarii. La determinazione di Lord Beaconsfield di recarsi al Congresso è stata benissimo accolta da tutti i partiti nel Parlamento. Parlai due giorni sono con quel primo Ministro assai lungamente; egli era di buonissimo umore e si mostrava assai confidente nella sua politica, la quale essendo inoltre sorretta nel Congresso da due uomini eminenti, quali sono il Marchese di Salisbury e Lord Odo Russell, inspira molta fiducia nel paese.

    Sarebbe ora superfluo di voler indagare alla vigilia del Congresso quali saranno le idee particolari che i plenipotenziarii Inglesi vi sosterranno; però non credo che sia inutile a questo riguardo di ricordare alcuni pensieri che sembrano emergere dal complesso delle cose e che possono avere un interesse più diretto per l'Italia.

    Pare certo che l'Inghilterra, dopo di aver liberato l'Impero Ottomano dalle funeste conseguenze del trattato di S. Stefano, vorrà esercitare sopra di esso una influenza efficace ed assumere ad un tempo un protettorato reale se non di nome, che sottrarrà quell'Impero alla Dominazione Russa per !asciarvi all'Inghilterra un predominio del quale essa si varrà nel proprio interesse. Questi interessi stanno specialmente nella ,sicurezza delle sue due ·Comunicazioni colle Indie, l'una per mezzo del Canale di Suez, e l'altra per la Valle dell'Eufrate. Ed è pel'ciò che le discussioni furono serie assai rispetto alla occupazione di Kars e di Batoum per parte della Russia; ma sembra che a questo riguardo si sia venuti ad un accomodamento, mercè il quale Bajazid sarebbe rilasciato ai Turchi, mentre le due altre piazze passerebbero in mano della Russia. Però Batoum non si è ancora reso.

    La condizione delle popolazioni, specialmente delle Cristiane, nella parte Asiatica dell'Impero forma pure oggetto del:le preoccupazioni deLl'Inghilterra, che vorrebbe costituire fortemente, interessandoci le popolazioni, il Governo Turco almeno nelle provincie Asiatiche, per opporlo alle tendenze invaditrici della Russia. Epperciò mi risulterebbe che i reclami dell'Armenia, non per ottenere la indipendenza, ma per essere meglio governata, sono stati bene accolti in Londra.

    Introducendo in tal modo una buona amministrazione nelle provincie turche e tutelandovi tutte le diverse razze e credenze religiose, sarebbe rimosso il pericolo di quelle agitazioni che finora servirono di pretesto, alla Russia specialmente, per intervenirvi. La libertà della navigazione degli Stretti, del Mar Nero e del Danubio, nell'interesse del Commercio forma anche parte essenziale del programma inglese. Sembra però che il Gabinetto Britannico sarebbe disposto a transigere per la occupazione della Bessarabia dalla Russia, essendo questa una questione di interesse più prossimo dell'Austria, e che lascerebbe a questa potenza la cura di dibattere.

    Le provincie europee della Turchia si considerano come in gran parte perdute per la Porta, ma si vorrebbe che la parte di esse che rimarrà sotto il dominio diretto di quella potenza fosse delimitata ed ordinata in modo da formare attorno a Costantinopoli un territorio di sufficiente estensione, e tale da poter essere efficacemente difeso. Per questo motivo la nuova Bulgaria, che d'ora in avanti sarà più Russa che Turca, si vorrebbe limitata ai Balkani. L'ordinamento deHa Rumelia, in .cui vi è un cosi confuso miscuglio di razre e di Teligioni diverse presenterà molte difficoltà, a quanto assicura il Conte Schouvaloff: lo stesso si dica delle altre provincie Europee che rimarranno annesse a quell'Impero; e perciò si parlava di riordinarle con commissioni locali sottoposte alla vigilanza di un alto Consesso permanente composto dei rappresentanti delle Grandi Potenze a Costantinopoli.

    Vi è una cosa alla quale l'Inghilterra non è disposta ad acconsentire, ed è che l'Austria possa un giorno o l'altro farsi l'annessione di Salonicco. Epperciò tanto con questo scopo che per togliere una causa permanente di disordini si vorrebbero opporre all'ambizione austriaca gli interessi Ellenici; per cui si parla di ampliare il territorio del piccolo Regno di Grecia, dalla parte specialmente della Tessaglia. Da alcune parole che mi disse questo rappresentante della Grecia, pare che egli abbia qualche fondata speranza che ciò venga a realizzarsi.

    Da una conversazione che io ebbi col Conte Schouvaloff mi è sembrato scorgere che l'Inghilterra non si opporrebbe a che il Montenegro avesse un semplice porto di commercio sull'Adriatico; ma essa non consentirebbe a che diventasse un porto militare ad uso della Russia. La concessione di un porto commerciale al Montenegro ha però trovato viva opposizione per parte dell'Austria.

    Questo è il delineamento più generale della via che l'Inghilterra sembra vo1er seguire ne11a vNtente questione, ed alla quale dessa ·Conformerà le proposte che concreterà e sosterrà nel Congresso. Ogni qualvolta io ebbi occasione di parlare con Lord Derby e con Lord Salisbury degli interessi che l'Italia poteva avere nella questione d'Oriente, non ho mai tralasciato di esporre che il nostro Governo aveva sempre lavorato per la pace, ed avrebbe continuato a contribuire, per quanto da lui dipende, ad una soluzione pacifica e stabile delle presenti diffi

    coltà; che il nostro massimo interesse era la libertà del commercio nel Mar Nero e sul Danubio, e che avremmo secondato ogni disposizione tendente a dare garanzie reali per assicurare quella libertà. Non tralasciai di esporre gli interessi speciali che avevamo nel mare Adriatico, il che portava naturalmente il nostro paese a preoccuparsi della preponderanza che qualche potenza vi potesse in avvenire acquistare.

    Debbo dire che le mie osservazioni furono sempre accolte con serietà e benevolenza, e che, se mai questioni relative a questo argomento sorgeranno, ho luogo di pensare che l'Italia troverà appoggio anzichè opposizione presso l'Inghilterra. Mi occorre di riferire a questo proposito l'ultima conversazione che io ebbi col Conte Schouvaloff il giorno stesso della sua partenza, e della quale io diedi un cenno a V. E. nel mio telegramma di ieri, N. 116. Egli mi narrò che a Pietroburgo, poco prima che ripartisse, gli si era detto che la Russia aveva avuto torto di non preoccuparsi abbastanza dell'Italia, che aveva anche interessi importanti da tutelare nella vertente questione. Il Conte Schouvaloff avendomi allora chiesto quali fossero questi interessi, io gli risposi in modo generico, come precedentemente, imperocchè non aveva incarico di formulare proposte alcune al riguardo. Dal modo con cui il Conte Schouvaloff mi parlò dell'Austria, che si teme voglia suscitare delle difficoltà, e viste le poche simpatie, o per meglio dire la poca confidenza che questa potenza si è guadagnata dalla parte dell'Inghilterra, mi pare che si possa trar partito di queste disposizioni nell'interesse dell'Italia stessa, ove qualche mutamento in favore dell'Austria dovesse essere uno dei risultati del Congresso.

    Confermo la notizia della partenza del Conte Beaconsfield per il Congresso, la quale resta sempre fissata per sabato prossimo. Il Marchese di Salisbury sembra voler anticipare di dodici ore la sua partenza primitivamente fissata per martedì, e così essa avrà luogo lunedì sera.

    Lord Beaconsfield d'accordo col principe di Bismark spera che il Congresso non durerà che pochi giorni; furono prese a Berlino le disposizioni per tre settimane durante le quali vi sarebbero otto sedute circa; ove ciò non fosse, l'Ambasciatore di Germania mi diceva ieri, che probabilmente il Congresso dovrebbe mutare di sede, attesa la difficoltà che presenta il soggiorno di Berlino, che, in seguito al nuovo attentato contro l'Imperatore, si trova attualmente in preda ad una agitazione poco propizia a mantenere una atmosfera calma, quale ci vuole per le deliberazioni di un Congresso.

    (l) (2) (3)
    165

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Londra, 6 giugno 1878.

    Poco p["ima di patrtire il Conte Schouvaloff mi pregò di scrivere a V. E. al Congresso per dirle che egli sperava avere buoni rapporti con esso e che ella poteva fare assegnamento sopra la sua franchezza ed il suo desiderio di essere utile all'Italia. Non metto in dubbio questi sentimenti del Conte Schouvaloff la di lui franchezza (n,ei limiti .impostigli dal suo delicato ufficio) gli ha guadagnato la fiducia in questo paese in mezzo alle difficoltà della sua posizione. Mentre adempio a questo incarico del Conte Schouvaloff...

    166

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 931. Parigi, 7 giugno 1878, ore 22,15.

    Le Traité à été rejeté par la Chambre des Députés à la majorité de 5 voix.

    167

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    D. 707. Roma, 7 giugno 1878.

    Riferendomi ai telegrammi che ebbi a scambiare con l'E. V. il 3 di questo mese, mi pregio di qui acchiuderJce i Sovrani Pieni pote.r.i mercè i quaH Le è conferita la qualità di plenipotenziario di Sua Maestà presso il Congresso di Berlino.

    Acchiudo, del pari, per norma della E. V. copia delle Istruzioni che per i Plenipotenziari del Re sono state deliberate in Consiglio dei Ministri.

    ALLEGATO

    ISTRUZIONI PER I PLENIPOTENZIARI AL CONGRESSO DI BERLINO

    7 giugno 1878.

    I Plenipotenziari di S. M. il Re, presentandosi al Congresso di Berlino, dovranno anzitutto farsi interpreti del vivo desiderio del Governo del Re di cooperare efficacemente alla sollecita conclusione della pace. Essi dovranno, per tale scopo, applicarsi diligentemente all'esame del1e questioni dipendenti dal Trattato di Santo Stefano, e fare ogni loro sforzo perchè possa conseguirsi, fra le varie Potenze un accordo sui punti che trovansi in controversia. Questa è la regola g.enerale della Idnea di ·condotta che i Plenipotenziarii dovranno seguire. Imrperocchè soprattutto importa di confermare, nei Governi delle grandi Potenze, la convinzione che l'Italia, unita ed indipendente, è veramente divenuta, per l'Europa, uno strenuo elemento di ordine, di concordia e di pace.

    I Plenipotenziarii di S. M. avranno sempre presenti, nel corso delle trattative, gli interessi dell'Italia. Questi sono di due maniere: interessi generali e interessi speciali. Fra i primi il più importante è quello che già si disse dover fornire la norma suprema di condotta: il mantenimento della pace. Ed invero una guerra europea, quando pure l'Italia potesse rimanersene all'infuori, arrecherebbe nondimeno ben gravi danni ai nostri interessi, così di ordine politico, come di ordine economico.

    Un altro interesse che l'Italia ha comune con altre Potenze, consiste nel provvedere ad un giusto equilibrio fra le diverse forze che trovansi in presenza in Oriente. La preponderanza di una sola Potenza metterebbe in pericolo, in quelle regioni, la libertà dei commerci e le stesse nostre relazioni politiche.

    La libertà della navigazione e dei commerci in Oriente è, per l'Italia, di una importanza suprema. È noto infatti come gli Stretti, il Mar Nero, il Danubio e il Mar d'Azoff siena frequentemente visitati da navi italiane. Converrà adunque avere somma cura perchè a questo riguardo nulla si muti e nulla si stabilisca che possa in alcun modo compromettere quei nostri interessi.

    È pur degna di particolare sollecitudine la ·Conservazione dei diritti e dei privilegi di cui godono i nostri nazionali in Oriente. Ancora non sono tali, malgrado le intervenute riforme, le condizioni amministrative delle provincie ottomane perchè si possa fin d'oggi rinunciare al regime consacrato dalle capitolazioni.

    Queste che fin qui si accennarono, sono questioni in ordine alle quali altre Potenze hanno interessi analoghi ai nostri. Rispetto a queste, dovranno quindi i Plenipotenziarii di S. M. cercare di intendersi cogli altri Plenipotenziarii.

    Altre questioni potranno pur sorgere, nel Congresso, le quali abbiano per l'Italia uno speciale interesse. Rispetto a queste i Plenipotenziarii di S. M. dovranno cercare, soprattutto, norma ed ispirazione nei sentimenti di devozione che essi professano verso la dinastia e verso la nazione.

    Se, nel Congresso, venisse recata innanZJi la eventualità di una occupazione

    della Bosnia e dell'Erzegovina da parte dell'Austria Ungheria, i Plenipotenziarii

    italiani si adopreranno perchè essa abbia veramente il carattere di una mera occu

    pazione temporaria e perchè sia, quanto più torni possibile, limitata, così rispetto

    alla durata, come rispetto all'eff·ettivo delle forze occupanti. Che se si trattasse

    (lacchè non sembra affatto probabile) di una vera e propria annessione territo

    riale, i Plenipotenziarii di S. M. avranno a scandagliare il terreno per giudicare

    se sia conforme agli interessi e alla dignità del Governo del Re di mettere innanzi

    una domanda di compenso.

    Il Trattato preliminare di Santo Stefano assegnerebbe al Montenegro alcuni

    porti sull'Adriatico. È noto che il Governo austro-ungarico si oppone risolutamente

    a questa clausola. II Governo del Re è stato già interpellato in proposito; però non

    ha finora enunciato una opinione qualsiasi, nell'uno o nell'altro senso. Non pare

    veramente, nel fatto, che possano venire seri pericoli all'Italia dal possesso di quei

    porti da parte del Montenegro. Però, come l'opera dei Pleni.potenziarii di S. M.

    deve essere eminentemente oonoiliatri.ce, nè qui si tratta di questione la quale

    implichi un manifesto interesse italiano, così i Plenipotenziarii dovranno rivolgere

    i loro sforzi a ottenere che intervenga, su questo punto, un accordo fra le parti

    contendenti.

    Altrettanto può dirsi della questione relativa alle frontiere della Bulgaria,

    intorno alla quale, come pure circa ogni altra da trattarsi nel Congresso, è solo

    da avvertirsi come, nell'interesse di una pace solida e duratura, convenga com

    porre le cose in modo da assicurare alla Turchia condizioni possibili e ragionevoli

    di esistenza. Nel regolare la delimitazione della Bulgaria dovrà pure aversi pre

    sente il principio di nazionalità. Come ognuno sa, spesso riesce difficile assai di

    accertare, nelle regioni soggette al dominio ottomano, quale sia la nazionalità

    predominante. Nondimeno nella misura del possibile, dovrà tenersi conto del

    criterio fornito dalle nazionalità diverse.

    Il Governo del Re sarebbe sommamente lieto se si potesse giovare alla Grecia,

    alla cui sorte porta un vivo interesse. I Plenipotenziarii di S. M. avranno a consul

    tarsi cogli altri componenti il Congresso, per vedere entro quali limiti si possano soddisfare i desideri di quel Regno.

    Quando si presenterà la questione della cessione della Bessarabia alla Russia i Plenipotenziarii avranno ad adoperarsi perchè si stabilisca fra le Potenze interessate un accordo che sia per soddisfare i reclami della Rumania. Nè è d'uopo aggiungere che l'Italia è pronta a riconoscere fin d'ora l'indipendenza di questa.

    In ogni caso, e soprattutto se i negoziati non procedessero in modo da condurre al sicuro mantenimento della pace, i Pleni.potenziarii del Re dovranno comportarsi in modo da conservare all'Italia l'amicizia di tutte le Potenze, mantenendola pienamente libera da ogni impegno per l'avvenire.

    168

    PROMEMORIA DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI TENUTA A ROMA IL 7 GIUGNO 1878

    (Archivio Corti) (l)

    Il presidente del Consiglio disse aversi a trattare del Congresso che stava

    per radunarsi a Berlino, essere questa una questione gravissima su1la quale do

    vevansi prendere gli opportuni concerti; essere possibile che l'Austria metta in

    nanzi il progetto di occupare militarmente la Bosnia e l'Erzegovina, la quale

    eventualità produrrebbe in Italia una tale agitazione che difficHe 1sarebbe per

    qualunque Governo di 'restare mdifferente innanzi ad essa.

    Il Ministro degli Affari Esteri rispondeva col seguente discorso: • Sono do

    lente di dovere dichiarare che il Presidente del Consiglio ha considerevolmente

    rimpicciolita la questione. I fatti stanno come seguono. L'anno passato scoppiava

    una guerra tra la Russia e la Turchia. Ne' primordi il conflitto non riusciva favo

    revolmente alla prima, però dopo la presa di Plewna gli eserciti russi ottenevano

    grandi successi tanto che in breve tempo essi giungevano fin presso a Costanti

    nopoli ed era indi firmato il trattato di Santo Stefano. Se ne commossero le

    potenze Occidentali, e l'Inghilterra e l'Austria-Ungheria soprattutto dichiara

    rono che quelle stipulazioni compromettevano i loro rispettivi interessi, e vi si

    opporrebbero anche con la forza. Entrambe queste Potenze domandarrono cre

    diti straordinari ai rispettivi Parlamenti, e si misero a fare formidabili preparativi

    di guerra. Era quindi imminente un grande conflitto Europeo del quale arduo era

    di prevedere le proporzioni e la durata. Innanzi a questo grande pericolo per

    l'umanità s'intromise il Governo Germanico, il quale mediante opportuni offici

    convocava un Congresso delle Potenze firmatarie dei Trattati del 1856 e 1871, da

    radunarsi a Berlino lì 13 giugno. Ed il Governo di S. M. il Re era invitato ad

    intervenirvi. Ora à la prima volta che l'Italia una e indipendente è chiamata a

    prendere posto fra le grandi Potenze d'Europa. Trattasi ora di decidere se essa

    abbia a presentarsi come elemento d'ordine, di concordia e di pace, oppure come

    sollecitatrice di speciali favori.

    Nel primo caso io sono disposto ad assumere l'incarico, nel secondo non solo non assumerei l'incarico, ma avrei a rassegnare il portafoglio. Il Presidente del Consiglio fece allusione alla eventualità della occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina da parte dell'Austria. Questa non è che una parte incidentale della grande questione d'Oriente, ad essa si diede da taluni una importanza oltremodo esagerata. Il Governo Austro-Ungarico allega che i cento cinquanta mila rifugiati che trovansi nel suo territorio, avendo a pace conchiusa a ritornare nei rispettivi paesi reclamano protezione, e le truppe austriache non farebbero che fornire questa protezione temporaria. E questo progetto ha eziando per iscopo di prendere una posizione innanzi all'occupazione Russa in Bulgaria. Ora, non si pronunciò una parola quando la Russia tiene nelle sue mani tutto l'Oriente d'Europa dal Baltico fino al mar Nero, ed all'Egeo, e si temono venti o trenta mila Austriaci nella Bosnia. Tale differenza di interpretazioni non può essere considerata che come un atto di ostilità verso l'Austria. Si parlò delle memorabili dichiarazioni fatte dal Conte di Cavour dinnanzi al Congresso di Parigi del 1856. Ma, Signo!'i, quel grande statista appoggiava primieramente il suo dire sulle violazioni del trattato commesse dall'Austria, l'occupazione della fortezza di Piacenza, l'occupazione della Romagna, i sequestri. E più ancora allegava lo stato miserando d'Italia, serva dello straniero, sgovernata nel centro, corrotta nel mezzogiorno e questa santa causa eccitava la simpatia di tutte le nazioni civili. Ma v'ha di più. Il Conte Cavour non avrebbe portato la causa d'Italia innanzi al Congresso se non fosse stato sicuro dell'appoggio di due grandi Potenze. L'Imperatore di Francia ed il Governo Inglese erano intesi con esso, ·tanto che ~i furono il Conte Walewski che presentò la questione al Congresso, e Lord Clarendon che l'appoggiava. È ora il caso di fare intendere innanzi al Congresso i gridi di dolore d'Italia? Sarebbe ora conforme alla dignità ed ai veri interessi dell'Italia di aumentare le difficoltà della pacificazione d'Europa introducendo nuovi elementi di discordia fra le Potenze? La prima volta che l'Italia unita ha a presentarsi innanzi ad un Congresso di grandi Potenze avrà essa a presentarsi come Potenza mendicante?

    Lascio a voi di pensare quali sarebbero gH effetti di siffatta condotta presso i Governi delle grandi Potenze. Quando il Conte di Cavour si recava al Congresso di Parigi volle essere munito di istruzioni scritte che gli servissero di garanzia in ogni eventualità. Lo stesso desidero farlo anch'io, ed ho l'onore di presentare al consiglio un progetto di istruzioni che sottometto alla sua approvazione •. E diedi lettura di queste istruzioni (1).

    Una manifesta approvazione delle parole e della lettura seguì da parte della maggioranza del Consiglio. Il Presidente del Consiglio pronunciò poche parole per meglio spiegare il concetto primieramente messo innanzi. Il Ministro del

    l'Interno manifestava dal canto suo il desiderio non s'avessero a dimenticare i principi di nazionalità, alcune parti d'Italia trovarsi tuttavia sotto il dominio straniero, s'avrebbero a cogliere tutte le occasioni per far valere i nostri diritti. Ma non furono che vaghe parole, e nessuno propose alcun emendamento alle istruzioni predette.

    Il Consiglio decideva indi che il Ministro degli Affari Esteri, ed il Conte De Launay, Ambasciatore a Berlino, rappresenterebbero l'Italia al Congresso.

    (l) Di pugno di Corti.

    (l) Cfr. n. 167, allegato.

    169

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Carte Robilant)

    L. P. Berlino, 7 giugno 1878.

    Je suis arrivé trop tard à mon poste pour profiter du courrier anglais du 24. Il n'en repartait plus jusqu'au 7 Juin. Bien à regret j'ai donc du différer de vous remercier de vos deux lettres du 11 et du 19 mai, et d'y répondre.

    Vous saurez, peut-ètre, que depuis le mois de février je n'ai presque fait autre ehose que de voyager, en venant de temps à autre toucher barre à Berliin pour toucher le pouls à la politique qui a:::cusait tant de pulsations fébriles. Sans compter la Russie où il a fallu passer trois semaines, j'ai du visiter une dizaine des Cours allemandes secondaires. Pour peu que cela eùt duré encore, je passais presque à l'état légendaire du Juif errant...

    Mais revenons à vos lettres où je trouve la franchise de langage qui a toujoum existé entre nous. Malheureusement nous n'avons que trop peu d'occasions d'échanger nos vues. Si au moins le Ministère m'avait communiqué d'unè manièlre moins pareimonieuse vos dépèches, j'aurais pu déméler Je fond de votre pensée. Vous souvenez-vous de m'avoir recommandé au mois d'a·out de l'année dernière le Colone! Corvetto parfaitement instruit de votre manière de voir et en qui je pouvais avoir une entière confiance? Je lui exposais comment j'envisageais la question de Bosnie et d'Herzégovine, comment il me semblait que la meilleure voie à suivre était de nous expliquer directement et amicalement avec le Conte Andrassy. Le colone! Corvetto n'hésitait pas à me dire qu'il croyait vous entendre parler par ma bouche, tellement mon langage ressemblait au vòtre. J'ai donc continué a precher une entente directe, étant convaincu que c'était de l'eau à votre moulin. J'avais été au contraire chargé de faire .ici maintes insinuations tombées sur un terrain parfaitement ingrat. Dans les derniers temps je m'étais mème fait tirer l'oreille de Rome, ne voulant aller de l'avant si je ne recevais pas d'ordre itératif. Mais M. Melegari o chi per esso, invoquait non seulement les exigences de l'opinion publique, mais qui plus est l'autorité de nos militaires compétents. D'après mon jugement nous devions autant que possible prévenir que l'Autriche ne fortifiat sa position dans l'Adriatique au point de vue stratégique, sans aucune oompensation à notre avantage. J'ai signalé la convenance qu'iJ. y aurait peut-etre, si nous prévoyions .que nous ne réussissions pa,s à détourner le Cabinet de Vienne de s'annexer la Bosnie, à favoriser ces tendances et de préparer dans une certaine mesure la voie à une rectification de frontdère vers le Trentina et l'Isonzo. Si on faisait à Vienne la sourde oreiUe, il me pa.raissait que nous devrions formuler adroitement des réserves à :I'effet de sauvegarder l'avenir, et de nous délivrer de certain langage tenu par M. Visconti Venosta, langage interprété par le Comte Andrassy -ainsi qu'il résulte d'une lettre de ce Ministre au Comte Wimpfen -comme un désistement de notre part à obtenir de meilleures frontières vers l'Autriche. Enfin il me paraissait que mieux valait entrer en explicat1ons franches et amicales, au Heu de nous tromper de porte. C'est l'expression dont je me suis servi dans un de mes rapports. J'ai aussi écrit

    que nous avions manqué le train, et que maintenant nous ne réussirions plus à le rattraper.

    Je suis prafondément attristé et humilié pour notre Pays de son isolement, et que nos conditians militaires soient telles, d'après ce que vous me diJte•s, que l'Autriche pourrait, le cas échéant, entrer presque sans coup férir dans Vérone. J'avais toujours cru que nous étions suffisamment armés pour la défensive et qu'il ne fallait accepter que sous bénéfice d'inventaire les 800.000 combattants de nos voisins. Au reste j'estime avec vous que l'existence de l'Autriche entre dans nos convenances. Camme je le disais un jour au Prince de Bismarck, je bois à la santé de cet Empire limitrophe... mais avec du vin Hongrois. En effet sans le ·contrepoids de la Hong·rie qui paralyse l'Autriche, nous ne tard·erions pas à avoir maille à partir avec elle.

    Quoi qu'il en soit notre position laisse beaucoup, presque tout à désirer maintenant que le Congrès va se réunir. Le 3 Juin le Comte Corti m'a annoncé qu'il partirait le 9 courant pour Berlin. Au nom du Roi et du Gouvernement, il me priait de vouloir bien accepter moi aussi la fonction de plénipotentiaire. Je l'ai prié à mon ·tour de 1répandre que n'ayant d'aut.re ambition que de cher·cher à me rendre dans la faible mesure de mes forces utile au service de la Couronne et aux intérèts du Pays, j'acceptais. A Rome on a employé cette forme si courtoise parce qu'on voulait avoir quelque égard pour ma qualité de Doyen et pour mes 25 ans de Ministre.

    Au reste je n'envie nullement le poste de l •r plénipotentiaire qui reviem de droit au titulaire du portefeuille des Affaires Etrangères. Nous ne jouerons, il est à prévoir, qu'un ròle assez effacé. J'ignore encare quelles sant les intentlons du Comte Corti qui s'est réservé de me les expliquer viva voce.

    Je suis encore tout boulevemé du second attentat commis •contre l'Empereur. C'est abominable. Cet acte indique chez l'assassin une .perversité qui fait frémir, et surtout s'il a des complices. Le Monarque va mieux; mais on n'est pas encore rassuré. Il s'affaiblit nécessairement en gardant le lit, et à son age une déperdition des fo-rces est toujours trèts grave... On est très 1inquiet aussi d'une des blessures dans l'avant bras près de l'artère. Si l'·infiammation gagne la veine, et qu'H y ait suppuration, cela pourrait infecter le sang, à moins de recourir à une opération qui ne serait pas sans danger. Dieu veuille le conserver. L'Empereur personnifie l'Allemagne au plus haut degré. Il faudrait qu'il put régner encore quelques années pour consolider un édifice dont les assises laissent toujours à désirer. En attendant on assure que le Ministère prépare des loix sévères pour combattre les menées des démocrates-socialistes. Je ne serais nullement surpris si on recaurrait à la dissalution du Parlement allemand, dans l'espoir que des élections nouvelles sous le coup de l'impression produite par l'attentat, amèneraient une Chambre plus conservatrice et dès ·lors mieux disposée que •sa devancière à combattre 1les socialistes. On va ent.rer dans une ère de réaction. Début bien diffici~·e pour le Prince Impérial qui vient d'etre chargé de la fonction de Gouvernement pour .la durée de la maladie de san Auguste Père.

    Je ne sais trap cambien durera le Cangrès. On prétend que le Prlnce de Bismarck désirerait en finir avec peu de séances. Il ne semble pas que le Camte Andrassy partage cet avis, car il enverra ici deux chevaux de selle, et san appartement est laué paur un mais.

    160

    170

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Carte Robilant)

    L. P. Roma, 8 giugno 1878.

    Due righe in fretta per diJrti che non si fu che al Consiglio di jeri che fu deliberato definitivamente di mandarmi a Berlino. Si discusse in questa occasione la condotta che io ed il Conte De Launay avremmo a tenere. Io dichiarai essere ,la prima voJ.ta che l'Italia una ed indtpendente si presentava ad un grande Congresso Europeo, era a decidersi se essa avrebbe a presentarsi come elemento d'ordine, di concordia, di pace, oppure come sollecitatrice di speciali favori. La prima parte ero disposto ad assumerla secondo le mie deboli forze, la seconda no. Sptegai la differenza [che] esisteva fr,a ,l'Italia del 5<6, e quella del 78, e domandai quale effetto produrrebbero nel 78, se i Plenipotenziarì d'Italia avessero ad emettere innanzi al Congresso i wridi di dolore del 5'6. E ,siccome sapevo chetaluni, probabilmente inspirati da certi elementi, avevano dJ. progetto di darmi delle istruzioni scritte, io levai di tasca quelle [che] m'ero preparate io stesso, e ne diedi lettura al Consiglio, il quale le approvava. E così men vado al Congresso col cuore quasi tranquillo di poter rappresentare l'Italia con onore e dignità. Se puoi venire a Berlino naturalmente mi fami grandi,ssimo piacere. Ma se la cosa t'incomoda potrò poi dirti di là se la tua visita sia più o meno necessaria. Io evitai diligentemente di parlare di terzo Plenipotenziario per la grande e fondata paura che m'imponessero un uomo politico che avrebbe potuto guastar tutto. Figurati De Launay con un Bosniaco, che bella fritt,ata s'avrebbe fatta. Di Cairoli non fu quistione che nei giornali, mai fra noi. E di fatto come potrebbe egli assentarsi dalla Camera, dove lui è tutto. il Ministero, e gli altri sono strumenti del rispettivo officio? Se sapessi come fu dura l'agonia del Tornielli! E continua pure ad aggirarsi

    nelle sfere meno brinanti della Consulta. Scrivimi a Berlino...

    171

    IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE S.N. Trieste, 8 giugno 1878 (per. il 12).

    Relazioni particolari che ho testè ricevuto da Pola confermano quanto già alcuni pubblici fogli hanno annunziato, circa gli armamenti che si fanno in quell'Arsenale. Sei Bastimenti da Guerra sono già partiti, cioè quattro Corazzate e due mi

    nori; pa,recchi altri navigli sono in corso d'a1rmamento e si crede saranno fra breve pronti alla partenza.

    P. S. -Oggi stesso questo Consolato Generale ha dato le spedizioni ad un trabaccolo itaLiano che parte per Pola con un carico di 40/m. Kilogrammi di polvere di proprietà erariale.

    172

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Vienna, 9 giugno 1878.

    Ho ricevuto le successive tue lettere contenenti l'insistente gentile invito di recarmi a Berlino; anche ,;e non fosse che per un giorno. Curtopassi poi che ho veduto ieri sera mi ha svolto un po' più a lungo i tuoi intendimenti; e quindi non posso fare a meno di esserti grato della fiducia che mi dimostri. Devo però francamente dirti che dopo d'aver naturalmente pesato il pro ed il contro di quella mia gita a Berlino, mi sono convinto che conviene rinunciarvi. Infatti nessuno crederà mai che io mi rechi en flàneur dove siede il Congresso. Ignoro se hai parlato tu ad Haymerle di Quel progetto o se egli l'ha saputo altrimenti, ma fatto sta ·che il 5 corrente ho letto al Mini.stero un suo telegramma che oosi finiva:

    • Le comte Robilant a obtenu un congé pour se rendre à Paris, il devra cependant passer par BerHn ». Questa notizia non fu trovata semplice affatto qui, ed ho veduto benissimo che questo mio viaggio a Berlino preoccupava. Puoi del resto essere sicuro, che il mio arrivo nella capitale prussiana non passerebbe inosservato, essendo io colà ·conosciutissimo, e da·rebbe luogo a commenti compromettenti vista la mia posizione di Ambasciatore a Vienna. Aggiungi a ciò, che il Conte De Lawmy non vedrebbe di buon occhio H mio arrivo a men che sapesse la mia permanenza dover essere breve, e ciò potrebbe turbare quei perfetto accordo che è indispensabile si mantenga tra il 2° ed .il 1° Plenipotenz.iario. Credi dunque a me, e rinuncia ad aver meco quell'abboccamento che mi facevi l'onore di desiderare. Curtopas;;i mi di•ce che riceverò fra breve un cifrario speciale per cor11ispondme con te durante il Congresso, ad ogni modo poi ci sarebbe sempre stato quello ad uso esclusivo delle due Ambasciate. Io non muoverò da Vienna durante il Congresso, rimettendo a più tardi la mia gita a Parigi, e mi terrò invece fermo al mio posto pronto a rispondere sempre a quelle domande d'informazioni che potresti rivolgermi. Teniamocene lì e sarà per il meglio. Curtopassi dicevami che sperava ancora la questione della Bosnia e dell'Erzegovina non venisse posta sul tappeto.

    Ben il vorrei poichè troppo conosco il dogma che si è crea·to in Italia attorno a queUa questione, ma ho la per.suasione che così non sarà, Andrassy non avendo voluto il Congresso da lui tanto osteggiato in passato che per farsi dare un mandato Europeo. Se riuscirai a farne limitare la durata sarà un ben II'L:ru:l.tato, ma conseguibile soltanto se lo zampino dell'Italia non comparirà. Caro Corti la situazione a fronte deUa quale l'Italia va a .trovarsi non l'abbiamo fatta nè tu nè io, anzi io posso dire di aver fatto tutto ciò che dipendeva da me perchè fosse tutt'altra; con tutto ciò ti toccherà subirla. Quella situazione è H portato di molte dr·costanze che meglio di me conosci e dell'azione sconnessa dei nostri Rappresentanti all'Estero. A proposito l'idea che mi emetti a riguardo del Cancan fattoci a Vienna corrisponde pienamente alla mia, .io plllre sono convinto che fu il mio collega di Londra che tenne colà parole dei supposti armamenti dell'Austria contro di noi, e come già altre voUe il Gabinetto di S. James si sarà fatto premura di confi.da,re qui 'le inquietudini manifestate dal Generale Menabrea. Se vedrò ancora Andrassy prima della sua partenza, gli confermerò a tuo nome ciò che ebbi a dirgli per conto mio, altrimenti glielo dirai tu a Berlino. Se per caso qualcheduno mi chiedesse in questi giorni in conseguenza del telegramma di Haymerle, quando vado a Berlino risponderò che ho rinunciato al viaggio a Parigi pel momento, e quindi anche a fare quel gomito stante il recentissimo parto di mia moglie. QueSlta rtsposta parmi varrà a toglier importanza alla prima notizia. All'ora in cui ti scrivo sei già in viaggio, i miei voti t'accompagnano, la fortuna d'Italia è affidata alle tue mani! Troverai presso De Launay il terreno un pachino almeno preparato alle nostre idee, poichè ci siamo in questi giorni scambiato Iettere parrticolari che mi pare abbi!llilo fatto sul di lui an:imo una certa impressione. Non oso chiederti di farmi tener un pachino al corrente di ciò che succede da Curtopassi, un piccolo telegramma di quando in quando non sarebbe però· soverchio aggravio di lavoro per i tuoi seguaci. Ti sorrida la fortuna e ti protegga Iddio!

    173

    IL MINISTRO RESIDENTE A TANGERI, SCOVASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 227. Tangeri, 11 giugno 1878.

    Dopo il mio Rapporto di questa serie del 3 gennaio ultimo di n. 219 nel quale annunziavo a V. E. che il trasporto da guerra spagnuolo Blasco de Garay era partito per condurre sul littorale dell'Uad Nun la Commissione Ispanomarocchina incaricata di esplorare una parte di quella costa al nord del detto Capo col pretesto di cercare la • Santa Oruz de ma:r pequefio •, non ho più intrattenuto l'E. V. sul risultato di questa spedizione, perchè ho voluto attingere a fonti sicure le notizie che ora sono in grado di rassegnarLe.

    Il trasporto spagnuolo arrivato ,sul littorale dell'Uad Nun navigò come se volesse dirigersi a Santa Cruz de mar pequefio, però alcuni marocchini che erano a bordo, e sembravano intesi coi spagnuoli, osservarono al Comandante che a Santa Cruz non si poteva sbarcare; quindi, il Comandante, mostrando sempre di volerla cercare, e trovare nel tempo stessò un luogo propizio per gettar l'ancora e scendere a terra drizzò addirittura la prora sopra lfny ove giunto ancorò. Questo punto era il vero scopo del viaggio perchè era Ifny che si voleva esplorare, e non Santa Cruz de mar pequefio; e di fatto H Console spagnuolo di Mogador signor Alvarez, che faceva anche parte della Commissione, alcun tempo prima che questa spedizione avesse luogo aveva inviato a Ifny come agente segreto, un individuo il quale contava fra i suoi antenati un tale ch'era morto in quel luogo in concetto di Santità, per cui egli poteva con ragione sperare d'essere ben accolto da quella popolazione.

    Questo individuo dunque, giunto a Ifny, fa credere a quegli ingenui abitanti ch'egli era andato colà per riedificare il Marabut del suo antenato caduto in rovina, e H prega di ajutarlo in questo pio l•avoro, allora tutti si quotizzarono volenterosi, e riunita una discreta somma gliela rimisero. Intanto l'astuto emi:~sa·rio degli Spagnoli informò quella gente, che il giorno non è lontano in cui giungerà a Ifny un bastimento spagnuolo che recherà persone inviate dal Sultano per istudiare il modo di fabbricare un porto onde aprirlo al commercio che dovrà arricchire tutta quella contrada. Quegli abitanti persuasi, che il nipote del Santo che venerano diceva la verità, non fecero opposizione alcuna quando poche settimane dopo ivi ancorò il Blasco de Garray colla Commissione Ispano-marocchina.

    A Ifny vi è una specie di porto naturale, ed abbondanza d'acqua potabile; questo luogo giace, secondo Calderon, a sessanta miglia al sud di Agadir (o Santa Cruz de los portugueses) ed a quao:-anta miglia al nord di Santa Oruz la pequefia ossia de mar pequefio, la quale dista quasi un grado, verso il nord, dal Capo Nun.

    A circa cinque miglia dalla spiaggia di Ifny verso l'interno esistono delle rovine che si scorgono dallo stesso Ifny, e gli abitanti del paese, addottrinati forse dall'emissario dei spagnuoli, dissero, e certificarono per iscritto che esse erano quelle di Santa Cruz de mar pequefio. Avuta questa dichiarazione scritta le persone dell'equipaggio, ed i membri della Commissione spagnuola e marocchini che sbarcarono, si sono tosto imbarcati coll'agente secreto, ed il Blasco de Garray salpò l'ancora dirigendosi a Cadice, dopo aver lasciato in Mogador gli individui marocchini che aveva a bordo.

    Si pretende anche che la dichiarazione scritta fatta dagli abitanti d'Ifny è stata comprata con denari i quali non mancavano a bordo del Blasco de Garray perchè aveva il Presidente della Commissione spagnuola ricevuto in Tangeri, per ordine del suo Governo, una somma di denaro assai ingente.

    Quando lo sceik Hassan, ricco, potente e temuto ·capo della grande Tribù

    dei Ait Hamran, che gode molta influenza in quei paesi, ebbe lingua che la

    gente d'Ifny aveva ricevuto amichevolmente gli infedeli, ed aveva loro rimessa

    la menzionata dichiarazione, inviò colà della forza armata la quale incendiò

    il villaggio d'Ifny, e distrusse quanto gli abitanti possedevano, minacciando

    quei disgraziati di sterminio se in avvenire avessero favorito i Cristiani, e non

    contento di ciò fece dimostrazioni ostili contro il noto El Habib ben Bayruk

    sceik, ossia Capo di Guillemim (Uad Nun) ch'egli crede d'accordo coi spagnoli

    ed il principale fautore di questi, ch'egli chiama, intrighi: e difatti il Habib

    è sempre stato non solo favorevole allo stabilimento di fattorie spagnuole sul

    littorale del suo stato, ma con ogni suo potere si applicò a persuadere il Gove·rno

    di Madrid di stipulare un trattato di commercio con lui, ed a riconoscere la

    sua indipendenza dal Sultano di Fez: anche il suo padre Bayruk tentò indurre

    prima la Francia, poscia l'Inghilterra a stabilire delle fattorie ed a riconoscere

    la sua indipendenza dal Sovrano del Marocco, offrendo alla Francia di mettere

    lui ed il suo Stato sotto il protettorato della medesima; ma l'Inghilterra che

    ebbe a tempo sentore di questo trattato, non ancora ratificato, fece andare a

    vuoto queste trattative.

    Lo sceik el Habib vedendosi minacciato dal suo potente vicino invw a

    S. M. Sceriffiana uno dei suoi figli per fare la sua sottomissione ed implorare

    la sua protezione contro Hassan, e questa politi·ca dello Sceik di Guillemine non è nuova perchè quando è in disaccordo col Capo degli Ait Hamran si riconcilia col Sultano.. e quando è in disac.cordo col Sultano fa la pace collo Sceik Hassan.

    Da quanto si dice questo Capo dei Hait Hamran è disposto a respingere colla forza gli spagnuoli che tentassero di stabilirsi in 1:1n punto qualunque della costa ove egli domina col suo potere o colla sua influenza, e di sostenere per questo scopo, se fosse d'uopo, una guerra contro lo stesso Sultano, col quale è ora in pessime relazioni e lo accusa di favorire i Cristiani, e di facilitar loro, colla cessione d'un territorio, la conquista di quel paese.

    Abbenchè S. M. Sceriffiana conosca la perfidia dello Sceik di Guillemine fece buon viso al di lui figlio, perchè il Capo degli Ait Hamran si era indisposto con Ella, gli promise una casa a Mogador perchè possa stabilire in quella città i suoi magazz1ini, ed esercirvi il commercio coi privilegi ed esenzioni che vi godeva in passato il Bayrouk, o Bayruk, e lo stesso el Habib suo figlio, ma da quanto sembra il figlio di el Habib ch'era andato a Mogador per pigliar possesso della promessa casa non avendola potuta ottenere se ne ritornò dal padre a Guillemine, e le cose rimangono tuttora in questo stato.

    Intanto i giornali della Capitale spagnuola specie la Correspondencia de MaàTid di quell'epoca, 1lasciavano trasparke d1 ·lavoro secreto della Spagna nel Marocco e le sue speranze su questo paese (vedasi in calce la traduzione della Correspondencia de Madrid).

    Del resto io non credo che il Governo di Madrid rinunci al progetto che sembrava volesse attuare, quello cioè d'incoraggiar lo stabilimento di fattorie e pescherie sul littorale africano al sud del Capo Nun verso lo sbocco del fiume Draa, ponendole sotto la sua protezione, e dalla parte nord del detto Capo prendere possesso di Ifny, o di altro luogo più conveniente alla realizzazione dei futuri progetti di detto Governo, perchè di questo modo gli spanuoli si stabilirebbero fortemente nell'estremità sud di questo Impero, essendolo già coi loro presidi nell'altra estremità, e lo indebolirebbero maggiormente, ed il giorno in cui volessero invaderlo potrebbero fare da quel lato, dal lato sud, una fortissima diversione tale da impedire alle belligere popolazioni che si trovano fra Tarudant (Sus) ed il deserto di accorrere in aiuto del loro Capo spirituale il Sultano del Marocco, ed intanto potrebbero tentare di attirare nei loro stabilimenti, il commercio del Sudan, di parte del Senegal e del deserto di Sahara, però per quest'ultimo genere d'intraprese mi sembra che gli spagnuoli non abbiano molta attitudine.

    Se veramente questi sono gli intendimenti del Governo di Madrid, S. M.

    Sceriffiana perverrà difficilmente ad ottenere, come se ne lusinga, che la Spagna

    rinunci a prendere possesso di Santa Cruz de mar pequefì.o, o di tutt'altro

    punto di quella costa, che ad essa convenga in cambio di Santa Cruz, me

    diante un compenso in denari.

    Questa è la mia debole opinione.

    ALLEGATO

    TRADUZIONE D'UN ENTREFILET DEL GIORNALE LA « CORRESPONDENCIA DE MADRID • :

    Il corriere militare ha pubblicato, e vari giornali hanno riprodotto notizie che meritano di fissare l'attenzione.

    Insistiamo nuovamente in questo che cioè la situazione dell'Impero del Ma.rocco si fa ogni giorno più critica aumentandosi ivi i partigiani d'un ordine di cose diverso dell'attuale e ciò sotto il protettorato d'una Potenza europea.

    Forse avrà potuto convincersi recentemente una Commissione spagnuola della verità che racchiudono le nostre pll["ole, poichè, quantunque certe kabile (Tribù) accedono con piacere a intendersi con noi, desiderano però farlo d'un modo discreto e senza intervenzione alcuna del Sultano.

    Queste notizie forse coincidono ·con altre dello stesso genere che già sono conosciute dal Governo spagnuolo, però ci sembra opportuno ripeterle per compiacere un musulmano istruito che dimora non lungi dai villaggi (aduares) degli Amsei.

    (I villaggi dei Beni Hamsei, o Amsei sono in prossimità di Ceuta).

    174

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, (l) AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    T. S.N. Roma, 13 giugno 1878, ore 16,55.

    Une dépeche (2) de Robilant confirme la nouvelle de la mobilisation de 2 divisions en Dalmatie et de 2 autres divisions en Transylvanie. Le Consul du Roi à Fiume dit (3) qu'il s'agit pour la Dalmatie de 4 régiments d'Infan~ terie et de 4 bataillons de Chasseurs avec autant de batteries. II ajoute que d'après un bruit, la flotte aurait reçu ordre de se rendre à Antivari.

    175

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. S. N. Berlino, 13 giugno 1878, ore 17,30.

    Première séance du congrès a eu lieu aujourd'hui. Après sa constitution sous la présidence de Bismarck et !es discours d'occasion, Disraeli a soumirs la question de la retraite des troupes Russes des environs de Constantinople. Les PlénipotenHaires Russes ont répondu que cette question n'était point du ressort du Congrès. Sur la proposition du Président la question a été remise à la pro~ chaine séance qui aura lieu Lundi. Lord Salisbury a annoncé que Lundi il proposerait l'admission au Congrès des Plénipotentiaires de la Grèce. Il a été convenu de garder le plus grand secret sur les travaux du Congrès.

  • Durante il periodo in cui Corti partecipò al congresso di Berlino e fino al di lui ritorno a Roma, Cairoli resse il ministero degli Esteri.
  • T. 991 del 12 giugno, non pubblicato.
  • T. 950 del 12 giugno, non pubblicato.
  • 166

    (l) (2) (3)
    176

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Archivio Corti)

    D. l. Berlino, 13 giugno 1878 (1).

    Siccome ebbi l'onore di telegrafare ieri all'E. V. (2), giunsi martedì sera in questa capitale insieme al personale destinato a prestar servizio presso la

    R. Missione Straordinaria durante il Congresso. L'indomani mi recai a far visita al Principe di Bismarck col Conte di Launay. Sua Altezza mi fece onorevoUssima accoglienza e, '1:1enza entrare in alcun particolare, ci .~ntrattenne esclusivamente della procedura che sarà per seguirsi nei lavori del Congresso.

    Nel pomeriggio il Barone di Rosenberg, Ciambellano di S. M. l'Imperatore e Re, venne a prenderm1 con una vettura di Corte in gala per condurmi al Palazzo, ove fui presentato a S. A. Imperiale il Principe Ereditario. Sua Altezza mi fu ·largo di cortesie e complimenti, ed ebbe ad esprimermi a più riprese i suoi sincerissimi sentimenti di gratitudine per l'interesse speciale e la simpatia dimostrati dalle Loro Maestà e dal Parlamento Italiano in occasione del recente att,entato nella persona del suo Augusto Ge•nitore.

    Nel corso della giornata di ieri scambiai le visite con tutti i Plenipotenziari e gli Ambasciatori residenti e, dopo pranzo, il Principe di Bismarck restituivami la vistta che gli avevo fatto poche ore prima. Quest'oggi aHe 2 pomeridiane avrà luogo l'apertura del Congresso. In questa seduta, alla quale interverremo tutti in uniforme, non si tratterà che della costituzione di esso.

    177

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. CONFIDENZIALE 2087. Berlino, 13 giugno 1878 (per. il 17).

    S. E. le Comte Corti, précédé ,ici par ile meHleur renom, est anivé dans la nuit du 11 au 12 courant. Le Chancelier de l'Empire avait envoyé un de ses employés à la gare pour souhaiter la bienvenue à notre Ministre des Affaires Etrangères. J'ai eu l'honneur de le présenter au Prince de Bismarck, qui lui a fait nn e~cellent accueil. S. E. avait été précédemment ,reçu par le Prince Impérial, et là aussi la réception n'a rien laissé à désirer.

    La journée du 12 a été employée à l'échange des visites entre les Plénipotentiaires.

    C'est aujourd'hui qu'ils se sont réunis au Palais du Département Impérial des Affaires Etrangères. Sauf l'Italie, chacune des Puissances signataires des Traités de 1856 et 1871 est représentée par trols délégués, en y compirenant ceux de la Turquie, deux desquels ne pourront ètre ici que ce soir. En attendant, Sadullah Bey avait été autodsé par la Porte à prendre part, lui seui, à la

  • Come appare d8.1 contesto questo dispaccio fu redatto nella mattinata, quindi prima del t. pubblicato al n. 175.
  • Con t. del 12 giugno, ore 17, non pubblicato.
  • première séance. Soit dit en passant, les choix faits à Constantinople ont donné lieu à quelques critiques, surtout pour ce qui concerne Mehemed Ali Pacha, ancien sujet prussien réfractaire et renégat. Quant à Caratheodory Pacha, son origine grecque ne facilitera certes pas sa tache en plus d'une question épineuse. D'ailleurs ni l'un ni l'autre, pas plus que leur Collègue Sadullah Bey, ne jouiraient d'une autorité suffisante auprès de leur Gouvernement pour ne pas étre, le cas échéant, exposés à de trop faciles désaveux. Je dois, à propos du nombre des délégués de chaque Puissance, faire l'observation que le chiffre trois est motivé par la circonstance que quelques uns des premie!l"s plénipotentiaires ne comptent faire ici qu'un bref séjour.

    Sur la proposition du Comte Andrassy, acceptée à l'unanimité des souhaits sont exprimés pour Je rétablissement de la santé de l'Empereur d'Allemagne, Souverain qui se distingue par des qualités si éminentes. La meme unanimité se produit également pour confier au Prince de Bismarck la présidence des travaux de la conférence. Son Altesse remercie dans les termes les mieux sentis. On procède alors à la formation du Bureau pou~r la rédaction des protocoles. Les pleins pouvoirs respectifs sont deposés aux actes de la conférence. Les plénipotentiaires s'engagent à observer le secret le plus absolu.

    Le Prince de Bismarck, reprenant la parole fait un rapide exposé des faits qui se sont déroulés depuis 1876, et qui ont abouti à la réunion importante de ce jour. Comme de raison, il s'est soigneusement abstenu, dans cette narration purement historique, de préjuger aucune des questions appelées à former l'objet des délibérations. Il résulte cependant de ce préambule, qu'il y aura pleine et entière liberté de discussion du Traité de San Stefano.

    Son Altesse lndiquait en meme temps quel devrait etre l'ordre des travaux du congrès. Son Altesse estimait que, dans le but de mieux concilier toute chose et de préparer le terrain à une entente finale dont chacun de nous poursuivait l'accomplissement, il serait préférable d'aborder dans la seconde séance une des questions de premier ordre celle de la Bulgarie (art. 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12 du Traité de San Stefano). Il est en effet évident et logique que, du moment où l'on parviendrait à un accord sur l'organisation, la délimitation, l'occupation de ce pays, un grand pas serait fait pour un règlement ultérieur des autres points en litige. Le Président comptait beaucoup sur les pourparlers qui, en dehors du Congrès, s'engageraient entre les plénipotentiaires pour échanger leurs vues, pour sonder les abimes et leur profondeur, pour jeter un pont sur les passages dangereux. C'est pourquoi, il demandait à l'assemblée s'il ne serait pas indiqué à cet effet de ne tenk la ,seconde séance que le Lundi 17 courant. Il proposait en outre que toute communication énoncée par l'un ou l'autre des Plénipotentiaires et destinée à la publicité, fut présentée par écrit, ce qui, vu l'absence des sténographes, diminuerait beaucoup le travail des rédacteurs des protocoles dont la teneur ne peut etre que très-succinte. Selon sa manière de voir, H devrait etre également entendu que toute proposition ne formerait l'objet d'une discussion que si elle avait été remise par écrit dans une séance précédente. Il faudrait éviter que le congrès ne fUt en quelque sorte mis en demeure, à l'improviste, de s'occuper de telle ou telle autre affaire sur laquelle les membres de l'Assemblée n'auraient pas encore été à méme d'asseoir un jugement.

    L,e Congrès ne pouvait que trouver bi,en fondés ces raisonnemens et ces propositions, et n'a pas hésité dès lors à y donner son acquiescement.

    Lord' Beaconsfield a pris alors la parole en se servant de la langue anglaise, le français ne lui étant pas familier. Sa Seigneurie a exposé les motifs d'après lesquels il serait urgent que les troupes russes s'éloignassent de leurs positions actuelles dans le voisinage de Constantinople. Ces positions ont été occupées contrairement aux préliminaires signés à Andrinople. Elles constituent un péril pour 'la sùreté de Constantinople. EUes équivalent presque à une prise de possession (capture). Le Congrès agirait sagement en cherchant à obvier à une telle situation où les troupes Russes et Turques sont campées à une telle proximité. Le Comte de Beaconsfield, ce détail est digne de remarque, a cependant omis de mentionner la flotte anglaise dans la mer de Marmara.

    Le p,rince Gortchakoff a répondu assez brièvement en termes plutot généraux. C'est au Comte Schouvaloff que la tiì.,che a été dévolue de combattre les arguments du premier Ministre Anglais. Il faut rendre à cet Ambassadeur la justice qu'il s'en est acquitté avec beaucoup de modération et à la fois de dignité. J,l s'est appliqué à démontrer que des conditions nécessaires aux approvisionnements de l'armée en motivaient le placement actuel. Quant au danger de la présence de ces troupes dans les localités qu'elles occupent actuellement, il a nettement déclaré, du moment que Lord Beaconsfield s'était servi de l'expression de • capture •, que toute espèce de menace de ce genre était • écartée •. D'après ,les nouvelles qui n'émanent pas de source russe, il ser<tit bien plutot à prévoir en cas d'éloignement de l'armée russe que les chrétiens de Constantinople, ne se croyant plus en sùreté, ne quittassent cette capitale pour se piacer sous l'égide des troupes Impériales qui recevraient l'ordre de battre en retraite. Le Comte Schouvalow se résumait en disant que l'on ,risquerait fort, en voulant chercher le mieux, d'arriver au moins bien. Lui aussi a évité toute allusion à la flotte Anglaise.

    Le terrain était trop scabreux pour prolonger la discussion sur un pareil sujet. Aussi le Prince Bismarck avec beaucoup de tact s'est il empressé de clore l'incident. Il y voyait une preuve de plus à l'appui des considérations qu'il avait dejà développées sur l'opportunité et l'utilité de se concerter dans l'intervalle des séance,s. Cette discussion délicate devait donc étre renvoyée à une autre réunion. L'Assemblée, y compris Lord Beaconsfield, a donné son approbation à la motion du Président dans ce but.

    Sadullah Bey a néanmoins cru devoir demander la parole en donnant l'assurance que le Sultan disposait de forces capables de protéger la population de Constantinople, et que le Plénipotentiaire Turc ne pouvait qu'opposer une décla,ration contraire à ceHe du Comte Schouvalow.

    La discussion menaçait de tourner aux récriminations. Le Président, en inte,rrompant Sadullah Bey, lui a fait observer que S. E. n'ayant pas pris la parole avant que l'incident eùt été déclaré clos par l'Assemblée, on ne pouvait rentrer dans la discussian, libre à l'Ambassadeur de la reprendre, s'il le jugeait à propos, dans la prochaine séance.

    Lord Salisbury a énoncé alors l'intention de présenter une motion relative à l'admission des représentants de la Grèce. Le Prince Gortchakoff, sans se

    prononcer d'une manière absolue, a néanmoins fait la remarque que certainement la Russie s'était employée et continuerait à s'employer en faveur des chrétiens en Orient, et que dans cet ordre d'idées et à tout ce qui s'y rattachait, le ·concours du Cab}net de St. Pétersbourg était assuré. Cependant Son Altesse abandonnait au jugement du Congrès de décider si l'acceptation d'une semblable motion n'aurait pas pour effet d'encourager d'autres pays tels que la Roumanie etc. etc., à invoquer aussi des titres à faire entendre leur voix devant l'assemblée. Et cela au risque de créer des lenteurs et des embarras.

    Le Prince de Bismarck, conformément à une décision déjà prise par l'Assemblée, a invité le Marquis de Salisbury à présenter une motion par écrit s'il persistait dans ses vues.

    Ces deux incidents, le premier surtout, ne manquent certes pas de gravité. Mais ce ne sera qu'à la réunion de Lundi qu'on sera mieux à mème de porter un jugement sur la physionomie morale du Congrès, et d'établir quelques calculs de probabilité. La prochaine séance sera, je le crois, la pierre de touche, de ce qu'il faudra craindre ou espérer.

    En attendant j'ai l'impvession, pal'tagée par S. E. le Comte Corti, que c'est gràce à ·la manière admi.rable dont le Prince de Bismarck a exercé les fonctions de Président, qu'un déraillement a été évité dès le début.

    (l) (2)
    178

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 875. Vienna, .13 giugno 1878.

    Con mio telegramma di ieri io comunicava all'E. V. che tutti i giornali del mattino confermavano la notizia, già presentita, di una parziale mobilitazione dell'esercito I. R. ordinata da S. M. il giorno 11 corrente. A quanto pare, perchè difficilissimo è procurarsi notizie in proposito, sarebbero effettivamente mobilitate solamente due Divisioni in Dalmazia e due in Slavonia. In quanto aHe due Divisioni nella Transilvania, esse saranno solo rafforzate pel momento, coll'invio in quella Provincia di alcuni altri corpi di truppa. Per me non vi ha dubbio che questi preparativi militari non hanno altro scopo che di accentuare l'intendimento del Governo Imperiale di frenare ad ogni costo le a•spirazioni annessioniste della Serbia e del Montenegro essenzi:alment·e, fornendo anche così il mezzo di avere immediatamente sottomano la forza necessaria per entrare in Bosnia e Erzegovina, in conseguenza del mandato, che il Gabinetto di Vienna aspetta ricevere in proposito dal Congresso. In quanto all'aumento di truppe in Transilvania, più che altro parmi si possa ritenere una soddisfazione data alle tendenze prevalenti in Ungheria, tacitando così l'opposizione, che in quel Regno incontra un'estensione della Monarchia nei paesi slavi del Sud. Il Conte Andrassy porgerà indubbiamente spiegazioni su questa parziale mobilitazione ai suoi colleghi riuniti in Berlino, e quindi l'E. V. riceverà, sono persuaso, direttamente da quella Capitale più precise informazioni al riguardo:

    ho non di meno creduto dover mio, nel renderle noto un fatto così essenziale. farle al tempo stesso conoscere i miei apprezzamenti.

    179

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Ed. in L V 26, pp. 255-256)

    R. 506. Alessandria, 13 giugno 1878 (per. il 19).

    * Ieri prima di lasciar Cairo, essendo andato a congedarmi da S. A. Egli mi riferì ·Confidenzialmente due convers<:~zioni avute col Barone Des Michel e col Signor WHson.

    L'Agente francese avrebbe detto al Khedive essersi discusse tra le Potenze tre proposizioni riguardo l'Egitto.

    L'intervento di tutte le Potenze.

    L'intervento della Francia e Inghilterra.

    Nessun intervento.

    Esser stata accettata la terza proposta, quella della Francia, che il Signor Waddington ha annunciata alla Camera Francese.

    n Signor Des Mkhel avrebbe sog·giunto ·che H suo Governo ha voluto il non intervento nell'interesse dell'Egitto, perchè non cadesse sotto l'influenza di nessuna Potenza, e potesse far da sè, e viver da sè: -che la Francia è la sola Potenza ·che ·sostiene, e sosterrà la dinastia di Mehemet Aly: -che •l'Inghilte.rra gli è ostile, e tende a stabilire almeno un protettorato sull'Egitto, di che ne ha una prova manifesta nell'attitudine della Commissione d'Inchiesta, provocata dall'elemento inglese, la quale non ha altro scopo che di fare un processo contro di lui personalmente.

    Il Khedive mi ha inoltre soggiunto, che dopo il pagamento del Coupon del l o maggio, il Signor Des Miche! è .int•eramente cambiato a di lui riguardo, e gl1i tiene un linguaggio pieno di benevolenza; e ohe egualmente H Signor de Blignières, Commissario francese, modella e condotta e linguaggio su quello dell'Agente; che l'elemento francese fa una sorda propaganda nel paese contro l'Inghilterra, guadagnando giornalmente di simpatia accusandola di voler rendere l'Egitto e gli Eg.iziani poveri come una Provincia ed i Royah de.U'Egitto; ch'Egli solo per.siste a seguire la politica inglese, lottando contro gli stessi suoi Ministri, non potendo ancora convincersi che il Governo Britannico abbia potuto così radicalmente cambiar d'intenzioni riguardo l'Egitto, e esso personalmente; ma che se in realtà l'Inghilterra intende di seguire una politica di dissoluzione, quale potrebbe farla sospettare la condotta dei Signori Vivian e Wilson, Egli si vedrebbe forzato di abbandonarsi alla Francia.

    Sotto l'impressione di questa conversazione col Barone Des Michel il Khedive conferendo col Signor Wilson ha voluto incominciare a scoprir terreno* (1).

    La Commissione d'Inchiesta, messa sul tappeto la delicata questione delle Daire, dimandò direttamente al Khedive delle informazioni, che S. A. promise di dare.

    Trascorse alcune settimane il Wilson fu ieri da S. A. ed incominciò per dirgli che il ritardo si era troppo prolungato, e che la Commissione non poteva più attendere.

    Il Khedive gli rispose che era stato indisposto, e che dovendo venire in questa settimana in Alessandria, al suo ritorno in Cairo, ne avrebbero discorso insieme, potendo in questo frattempo occuparsi la Commissione di altre cose più importanti, e più conformi al suo mandato.

    Il Wilson ripetè come la Commissione si occupasse ancora di altre cose, e come non era meno rilevante e meno corrispondente al suo mandato la questione delle Daire, perchè la Commissione lavorando per l'avvenire doveva investigare il passato, e che avrebbe interpretata come un rifiuto la sua risposta.

    Animatasi * acremente* la conversazione il Khedive avrebbe conchiuso che Egli senza esitanza avrebbe date tutte le informazioni volute sulle Daire, ma che aveva ritardato, e ritardava a darle, perchè vedeva chiaramente, che erano chieste con un doppio scopo; che nella Commissione vi è un partito che vuoi fargli un processo, e che ha pensieri celati ch'Egli vuoi vedere metter in luce; che se la Commissione lavora per l'avvenire, le conclusioni del suo lavoro dovranno essere attuate da un Governo; che 1se è il Governo attuale che dovrà farlo, è errore, è impolitico desautorarlo, dissolverlo, invece di organizzarlo, rinforzarlo e rispettarlo; che se invece si è deciso di rimpiazzarlo con un altro, che dovrà attuare le decisioni della Commissione, preferirebbe che si gettasse la maschera, e che si agisse apertamente.

    Il Signor Wilson non sarebbe entrato in questi argomenti, e congedatosi freddamente padì per Alessandria, naturalmente per conferirne col Signor Vivran.

    S. A. fattami questa relazione, mi interpellò quale sarebbe, in caso di questo cambiamento di politica dell'Inghilterra e della Francia, e riguardo il paese, e riguardo lui e la sua dinastia, la politica che seguirebbe il R. Governo, * e quale, secondo la mia opinione quella dell'Austria *.

    Gli ripetei la risposta datagli altre volte, che l'Italia non ha nessun pensiero d'aver preponderanza o influenza in Egitto; che non la vorrebbe nè francese nè inglese; che vorrebbe l'Egitto Egiziano, nell'interesse del suo Commercio e delle sue Colonie.

    * Soggiunsi di poter ritenere che la politica dell'Austria dovrebbe essere identica alla nostra *; e feci scivolare senza risposta la questione dinastica.

    *Fin dall'intervento primo, nel 1876, della Francia e dell'Inghilterra, l'E. V. previde che l'accordo appa·rente che l·e guidava non sarebbe perdurato quando si sarebbero trovate di fronte sul campo d'azione. La lotta per ora è nascosta, per la grande abiutà del Signor Des lVLi·chel, e la poca previdenza del Signor Vivian, ma non potrà esserlo per lungo tempo.

    Io non posso accertare all'E. V. se realmente la politica inglese sia cambiata, e da protettrice quale è stata finora, si sia convertita in dissolvente ed ostile, e quali sieno i pensieri del Governo Britannico riguardo il Khedive e la sua dinastia.

    Nè d'altra parte potrei assicurare come sincere le dichia·razioni benevole dell'Agente francese, il quale fino ieri ha tenuto un linguaggio così minaccioso contro il Khedive *.

    Secondo le istruzioni generali dell'E. V. mantenendomi nella più grande riserva, ed indipendenza d'azione, * ho seguito nelle questioni d'interesse pubblico piuttosto l'Agente Inglese *. Ora se vi è realmente questo cambiamento

    radicale di politica, * di che l'E. V. può assicurarsene*, oserei pregarla di volermi dare delle tistruzioni sulla condotta a tenere e verso il Khedive, e verso i miei Colleghi. *E potendo da un momento all'altro spiegarsi apertamente, oserei pregarla di darmene almeno un cenno per telegrafo, poichè crederei che il tenerci interamente a parte come spettatori, potrebbe indebolire la nostra posizione.

    Nella massima intimità e confidenza con il mio Collega d'Austria, abbiamo discorso su questo cambiamento d'attitudine dei due Colleghi di Francia e d'Inghilterra, di che Egli anche ne è stato informato dal Khedive, ed il Signor Schaeffer non crede a intenzioni ostili dell'Inghilterra nè contro l'Egitto, nè conko il Khedive. Egli ritiene che n Signor Vi,vian, del partito whig, agisce &otto l'influenza del Signor Goeschen, ed H Si:gnor Wilson sotto quella di Nubar Pascià. In quanto alla Fil."ancia Egli non crede a nessuna sincerità verso il Kredive, ma soltanto ad intrighi contro l'influenza Inglese. Il Signor Schaeffer crede ,infine che il Barone Des Miche! riesdrà facilmente ad aUirare nel suo campo il Signor Saurma, Agente Alemanno *.

    Intanto, malgrado l'opposizione fr,ancese, ho ragione di ritenere per certo che, chiesto dal Khedive, verrà un Inglese come Ispettore Generale delle Province per la riscossione delle imposte. E vi è tutto a credere che anche un inglese sarebbe chiamato a Ministro delle Finanze, se il Khedive potrà assicurarsi che la politica dell'Inghilterra * non è quella che dà a sospettare la condotta dei Signori Vivian e Wilson * (1).

    (l) I brani fra asterischi sono omessi in LV 26.

    180

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 14 giugno 1878, ore 10.

    M. Waddington hier au soir m'a expr,imé ses regrets du rejet de notre traité. Il a dit que le Gouvernement avait fait tout ce qui dépendait de lui pour le faire passer, mais il n'avait pu vaincre le courant protectioniste qui règne en ce moment en France. Il a formellement déclaré qu'il avait toujours désiré et demandé la prorogation de l'ancien traité, et qu'il ne comprenait nullement qu'on ait pu penser autre chose. De mon còté j'ai gardé la plus grande reserve, ne voulant point préjuger les décisions que le Cabinet de S. M. jugera convenable de prendre.

    181

    IL CONSOLE AD ALEPPO, ALBERICI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. R. S. N. Aleppo, 14 giugno 1878 (per. il 29).

    Appena ricevetti il riverito Riservato in data 24 del mese di aprile (2), col quale l'E. V. manifestava il desiderio di conoscere quale fosse lo stato degli animi di queste popolazioni e quale fosse la maggiore o minore probabilità di

  • In LV 26 invece delle parole fra asterischi: • continua ad essere benevola a suo riguardo •·
  • Non pubblicato.
  • 173

    8 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

    una estesa sommossa, colla debita prudenza e coi mezzi ufficiali ed officiosi, di cui può disporre questo Consolato, consacrai diversi giorni ad approfondire le investigazioni e nel Vilajet di Aleppo e in quelli di Adana, Konia, Diarbekir e Mossul, sottoposti a questa giurisdizione Consolare.

    Dal risultato delle mie relazioni può stabilirsi, senza tema d'essere smentito, quanto segue:

    Lo scontento dell'arbitraria vessatoria amministrazione governativa, regnare ovunque; le conseguenze della guerra sentirsi profondamente da tutti; la venuta de' Cercassi avere inasprite le popolazioni; il ritorno dei prigionieri feriti che raccontano i pessimi trattamenti dai correligionari sopportati e la benevolenza dei Russi, ha portato la più sinistra impressione; la propaganda di violenti Deputati ha esaltato non pochi.

    Malgrado queste morali condizioni non potersi ragionevolmente argomentare ad una generale sommossa: la mancanza di Capi influenti e larghi di mezzi, che dirigerebbero il mov-imento; H fatalismo del Mussulmano, al quale rispettati Sceik hanno di già vaticinata la caduta dell'Impero nella mani del Russo; la prostrazione delle popolazioni prive ormai d'agiatezza e dei figli, ancora sotto le anni, Jontani dai loro focolari o morti sul campo; la poca speranza che un qualsiasi Governo correligionario porterebbe conforto alle loro sventure, sono tutte cause che lasciano a buon diritto ritenere essere impossibile una estesa generale rivolta.

    I fatti che qua e là accadono sono piuttosto l'effetto o dell'avidità o della brama al saccheggio o del disordine e della vendetta, anzichè di una rivoluzione politica nel senso rigoroso della parola: la facilità con cui questi atti si commettono è in proporzione dell'impunità che se ne attende, il Governo non possedendo truppe sufficienti per reprimere.

    I Governatori vivono tranquilli a questo riguardo sebbene non si illudino sulle difficoltà di rimettere l'ordine. Sono adunque, anche per queste ragioni, applicabili le apprezziazioni dell'Ill.mo Signor De Rege Di Donato, Console a Gerusalemme. Se una Potenza non vi pone segreta la mano, vi saranno disordini, vi saranno depredazioni, vendette, rivolte di qualche villaggio contro le locali autorità per abusi di poteri, che oggi si esercitano più che in altri tempi, in larghissima scala, ma generale ribellione giammai.

    Gli Egiziani lasciarono sugli animi degli Europei le più simpatiche ricordanze: l'eguaglianza ed imparzialità con cui si amministrava la giustizia; la prontezza nell'esecuzione de' giudicati; l'accertamento regolare delle tasse, che non era arbitrariamente violato; l'incoraggiamento all'agricoltura ed al commercio; la vera guarantigia che quel Governo seppe assicurare alla proprietà ed alle persone, sono meriti che dai più anziani si ricordano con vera compia

    cenza. Gl'&ndigeni invece ~rimasero degli Egiziani sommamente scontenti: sotto quell'amministrazione il locale non poteva soffrire in buona pace di essere equiparato in modo assoluto allo straniero: che un Governo estero avesse bandito il principio di rigorosa eguaglianza, si sarebbe tollerato; ma che un Governo correligionario l'avesse proclamato e sancito, non poteva sopportarsi, perchè diffonne agli usi inveterati e più perchè contro le esplicite disposizioni del Corano, legge unica ed esclusiva pel buon Musulmano e fuori della quale non esiste salute, Governo durevole, predominio della Mezzaluna e del suo Impero.

    I più importanti ricchi personaggi indigeni di quell'epoca, che abitualmente ebbero il monopolio dell'amministrazione della cosa pubblica e delle cariche, si videro, perchè ignoranti e disonesti, esclusi da quelli uffici che intrigavano con denaro per fare de' medesimi oggetti di lucro, vessaZJione ed influenza.

    I Musulmani poi non sapevHno adattarsi alle leve imposte da'l Governo del Vicerè: molti si rendevano latitanti e fuggivano dall'una all'altra città, campagna o villaggio; le fughe ebbero tale estensione che il Governo dovette mettere in pratica mezzi sommari: ed infatti, formulate le liste e stabilito il contingente quasi in via segreta, di notte tempo soldati circondavano le case private e vi strappavano a forza tutti quelli che apparivano abili alle armi: questo sistema non mancava di inconvenienti gravi, d'ingiustizie e lagni e fu senza dubbio una delle precipue ragioni per le quali quel Governo rimase estremamente qui inviso.

    L'attuale Governo d'Egitto è noto a mezzo dei giornali arabi, che in questo Distretto si hanno da Alessandria e da Beirut: conosciuto è lo stato di quelle finanze, la pessima amministrazione e soprattutto i diritti attribuiti al Tribunale della Riforma, che si stima una r1nunz:ia al potere sovrano, concesso da Maometto esclusivamente a soli Musulmani.

    Per le cagioni suesposte è certo che il Governo Egiziano non sarebbe qui dagl'indigeni accolto di buon grado: ma però se coll'ajuto morale o materiale di Potenza straniera, vi si insediasse, egli sarebbe tollerato e poscia, fatti i debiti confronti colle ottomane amministrazioni, stimato forse ed eziandio amato.

    Questi Vilajet sentono il bisogno, la necessità di un cangiamento radicale, lo bramano ma non hanno la forza sufficiente, l'energia morale, l'unione di voleri efficace per attuarlo: dessi si sopporterebbero anche qualsiasi Governo straniero purchè certi che la loro Religione, non solo come rito, ma anche quale legislazione fosse ampiamente adottata.

    Fra Governi stranieri chi inspira maggiore fiducia è ora la Francia : i·l suo passato, gli stabilimenti ed Istituti religiosi, la protezione ampia a questi concessa, il commel'cio che sempre ha in questi Vilajet una certa importanza per quella florida Nazione, fanno sì che questa s'abbia il primo posto negli animi de' Musulmani: si teme però che l'influenza cattolica, dalla quale è di spesso trascinato quel Governo, possa far prevalere anche in queste contrade, l'elemento Cristiano in troppo ampia sfera: non tutti perciò, specialmente i Capi di Religione, sarebbero favorevoli alla Francia.

    Viene in seconda linea l'Inghilterra: di essa prima della guerra si aveva la più alta stima e s'imponeva negli animi di tutti quale naturale sostegno dell'Impero ottomano: ora però, caduta la benda, degl'Inglesi si parla dal popolo c-:m disprezzo: sta ora a suo vantaggio però d'essere essa protestante e quindi la convinzione che dessa lascerà al Culto locale, come nelle Indie, il più ampio e libero svolgimento.

    L'Italia, paese che da poco aperse i vanni all'alito della libertà e dell'indipendenza, è qui stimata assai ed abbastanza nota la sua larga legislazione in

    175

    materia civile e religiosa e la recente vittoria sul Regno temporale de' Papi. Dessa è meglio nota ancora per l'abilità colla quale i predecessori miei seppero acquistare a se stessi ed al Paese onorata fama di giu:rtizia: ma a noi, pur troppo, manca qui una storia politica, commerciale, industriale, storia che non manca alla Francia ed all'Inghilterra con nostro grave danno.

    È però certo che gl'Italiani qui, nella sfera di popolo libero, simpatico, largo di vedute e di tolleranza religiosa, sarebbero accolti a preferenza di qualsiasi altra Nazione.

    Ad eccezione di quello riferito alla E. V. con mio Cifrato in data del 18 Maggio, nessun fatto si è ancora potuto rilevare che possa far supporre avere una Potenza straniera mire d'occupazione temporanea o permamente di questi Vilajet in proprio od in altrui vantaggio, nessun ,sentore ne ha la locale autorità che pur pretende d'essere ben informata di quanto si passa in tutta la sua ampia circonferenza di giurisdizione.

    Se però non si sottoporranno tra breve le Tribù del deserto che cominciano ad effettuare scorrerie in larga scala; se Diarbekir non verrà completamente assoggettata; se non si forniranno i centri diversi di truppe sufficienti a tenere in freno i mali intenzionati, se la emigrazione circassa non sarà qui spedita nelle proporzioni de' mezzi di cui il paese può disporre; se le autorità locali giudiziarie ed amministrative non cesseranno una volta dall'essere ingorde, ingiuste e disoneste, è agevole di prevedere che tra non molto si passerà da locali disordini a sconvolgimento e commozione generale: delle conseguenze poi di tali avvenimenti, trarrà facile vantaggio quella Potenza che avrà maggiore interesse all'incendio dell'Impero Ottomano e forza per contendere alle rivali il possesso de' fatti acquisti.

    (l) (2)
    182

    IL MINISTRO DELLA GUERRA, BRUZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 14 giugno 1878.

    Le scrivo dalla sala del Consiglio. Ci furono comunicati i suoi telegrammi, e finora non :sorse alcun incidente. Ho veduto S. M. il quale mi disse ri,tenere che si riprenderanno le solite questioni, ed egli confida molto in lei perchè siano risolte in modo non compromettente.

    Per quanto riguarda l'interno S. M. crede che si vuoi ritornare sulla questione dei 25 anni, ma è deciso di resistere. A me però nessuno ne ha più padato. Per quanto si può prevedere pare però che incident,i seri non ne vorrà

    finchè durerà il congresso.

    Se avverrà qualche cosa di importante non mancherò di informarJa.

    Le auguro buona fortuna. La prego dar miei ,saluti al Conte di Launay, che forse si ricorderà del Capitano del Genio che molti anni sono fu da lui colmato di cortesie a Berltino.

    176

    183

    PROMEMORIA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    Berlino, 15 giugno 1878.

    Il Principe di Bi.ilow dopo pranzo il 15 giugno mi chiamò a parte e mi disse essere felice di constata,re che esistevano le più amichevoli relazioni tra l'Italia e 1la Germania. L'Imperatore ed il PrLncipe Bismarck, diceva egH, sono animati dal più vivo desiderio, non solo di far professione di questi sentimenti, ma di dimostrarli coi fatti ogni qual volta se ne presentasse l'occasione. Allorchè l'anno passato per es. la F,rancia ebbe un Governo che non poteva ispirare alcuna fiducia all'Italia, la Germania fece intendere essere disposta a stringersi sempre più a questa. E se l'indipendenza dell'Italia fosse stata minacciata, la Germania sarebbe stata disposta a fare causa comune con essa. Mi aggiungeva egli, H Principe di Bil:s•marck.. abbandonerebbe l'Italia il giorno in cu:i essa d'i:mostrasse alcuna ostilità al vicino Impero col quale desidera non vengano suscitate nuove complieaz:ioni. Il Principe Bismarck desidera ora sopra ogni cosa il mantenimento della pace, ed a questo scopo consacra tutte le sue forze. La Germania ha bisogno di pace per consolidare il nuovo stato di cose, per dar assetto alle sue finanze. La presente generazione ha fatto abbastanza per la madre Patria; essa deve assicurare le grandi conquiste ottenute e lascia1re il resto alle generazioni a venire. Questi, secondo l'avviso di S. A. sono i sentimenti ai quali avrebbero pure ad ispirarsi tutti li patrioti italiani, nelle loro applicazioni essi sarebbero sempre sicuri di incontrare <la simpatia di tutta la Germania. Queste parole mi diceva Bi.ilow a nome ed evidentemente per incarico del Pr,i:ncipe di Bismarck.

    184

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    T. S.N. Roma, 16 giugno 1878, ore 16,25.

    Le Consul général du Roi à Trieste mande que hier sont partis pour Croatie et Dalmatie officiers de réserve appartenants aux Régiments de ces deux provinces.

    185

    IL CONSOLE A SCUTARI, BERIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    'f 964. Scutari, 16 giugno 1878, ore 13,35 (per. ore 17,30).

    Mes prevlSIOns réalit,ées. Emigrés ~rentrés à Craina ont attaqué hler matin postes Monténégrins. Victimes des deux parts. J'ignore l'issue du combat.

    Montenegro proteste réagir. Autorité Turque coupable non seulement d'imprévoyance, mais de complicité. Ici autorité fa·1t signer pétition au Cong·rès pour demander de rester sous le Gouvernement Turc. Chrétiens veulent autonomie. Tures la repoussent. Désordres à craindre (1).

    186

    PROMEMORIA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    Berlino, 16 giugno 1878.

    Il conte Andra:.;;sy mi tenne ieri un lungo discorso intorno alle cose del Congresso. Riguardo alla Bulgaria egli è d'accordo con i Plenipotenziari della Gran Bretagna e della Russia di divider1a in due parti, la settentrionale al nord dei Bakani eretta in principato autonomo. Egli vorrebbe però limitare a sei mesi l'occupazione russa, dopo i quali se lo stato delle cose facesse tuttavia sentire il bisogno della presenza di una forza estera, preferirebbe di sosUtuire all'occupazione russa una occupazione mista alla quale avrebbe a prendere parte l'Italia. S. E. non aveva ancora concetti ben definiti sulla organizzazione da darsi alla Bulgaria meridionale però, in massima, non gli sembrava conveniente di .stabilire tra H Danubio ed •il mare Egeo tre diverse speeie di organizzazioni: principato autonomo, provincia autonoma, amministrazione turca, tenderebbe piuttosto a mantenere a mezzogiorno dei Balcani un regime amministrativo dipendente dalla Turchia con determinate garanzie .per la protezione dei Cristiani. In ogni caso la frontiera occidentale della Bulgaria avrebbe ad essere limitata in modo che la ferroVTia da Salonicco alla Serbia non avesse ad essere parzialmente inclusa nel suo territorio. S. E. manifestavasi non alieno dal concedere alla Grecia una parte dell'Epko e della Tessal.ia. Quanto al Montenegro egli era assolutamente contrario di accordargli il porto di Antivari allegando che esso sarebbe un nido di pi1rati od una base di contrabbando, volle persuadermi che gli ,stessi interessi avrebbe l'Italia; ma non credetti dover continua,re in questo argomento. Egli era pure di avviso di Emi,tare considerevolmente Ia frontiera nord-est del principato. Il Conte Andrassy fece indi una breve sosta e disse: l'Austria possedette in tempi passati delle provincie eminentemente ricche e civilizzate al nord d'Italia. E,s,sa perdette quelle provincie e nessuno, neppure lo stesso arciduca Alberto nutre alcun sentimento di ritorno al passato. Egli stesso fu H più strenuo sostenitore del concetto di stringere e mantenere con l'ItaLia le più amichevoli relazioni ed a tale effetto suggeriva all'Imperatore di visitare il Re d'Italia a Venezia. S. M. altamente approvò la proposta, intendendo il fatto di ,stdngere la mano al Re d'Italia in quella città fosse per costituire un pegno di perpetua amicizia tra le due corti e fra le due Nazioni. Fu stretto i1 patto e l'Imperatore non cessò mai di esprimere la sua piena fiducia nelle parole del suo amico Re Vittorio Emanuele.

    Il Conte Andmssy non dubitava che queste relazioni sarebbero per mantenersi imperocchè non credeva si vorrebbe far scoppiare una guerra per qualche campo di più o di meno. Egli ritornava poscia alla Que·3tione di Ortiente e diceva: duecentomila cristiani della Bosnia e dell'Erzegovina essere passati in Dalmazia e Croazia durante gli ultimi avvenimenti; il Governo Austro-Ungar.ico ebbe a mantenerli con g·randi suoi sacrifizi; questi rifugiati non possono tornare ai rispettivi paesi senza es;;ere protetti. Di più e!'iste la questione agraria, il suolo è posseduto dai Musulmani, i rifugiati erano gli agricoltori. e gli affittaiuoli, quelli che fecero a:-itorno nel Montenegro non vollero più sottomettersi a pagare g1i affitti e ne nacquero gravi disordini. Lo stesso avverrebbe nella Bosnia, ed il Montenegro e la Serbia ne approfitterebbero per i loro fini, e queste complicazioni potrebbero estendersi fino a Costantinopoli. I Plenipotenzial'i hanno a prendere in considerazione questa event.ualLtà e provvedervi a fine non dso;rga fra breve la questione di Oriente. L'Austria sarebbe per accettare il mandato che le venisse affidato. Risposi esistere in Italia dei pregiudizi a questo riguardo, i quali avevano preso una certa consistenza, ed erano u3ati come arma del partito, i Plenipotenziar·i di Italia non potevano omettere di tenerne conto. Però non volli in questo primo colloquio spingere più ìinnanzi le conversazioni.

    (l) Analoghe notizie vennero comunicate da Ragusa con il t. 962, pari cl.atCI.

    187

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    T. s. N. Roma, 17 giugno 1878, ore 12;45.

    Dans deux réunions successives, auxquelles MM. DepreUs, Sella, Farini, Luzzatti et Brioschi ont pris part, nous avons arrèté de commun accord, en vue surtout des interpellations qui ont lieu aujourd'hui à la Chambre le programme à suivre pour notre politique commerciale. Voici les points essentiels: 1•. Ne pas accorder à la France une nouvelle prorogation du Traité de Commerce; 2•. Accorder à la France la prorogation de la Convention de navigation; 3•. Proroger les traités avec l'Autriche et la Suisse, avec lesquelles les négociations sont en cours. Le tarif général serait donc appliqué à la France seule, depuis le 1cr juillet. C'est une nécessité de la situation à laquelle, d'après les avis de tout le monde et meme de nos meilleurs amis en France, nous ne saurions nous soustraire. L'idée ayant été émise dans les réunions de ces jours-ci, qu'il faut abréger, autant que possible, la prorogation du traité actuel avec , l'Autriche, pour amener cette Puissance à la prompte conclusion du nouveau traité, veuillez sonder le terrain auprès d'Andrassy et de Schwegel, pour voir s'ils accepteraient de ne proroger pour le moment le Traité que jusqu'au premier Septembre, sauf à le proroger encore, si le nouveau traité était conclu, pour donner aux Chambres des deux pays le temps de voter un nouveau traité. Nous ne comptons guère, sur l'adhésion d'Andrassy, mais notre démarche aurait au moins l'avantage de dégager notre responsabilité vis-à-v1s de ceux qui pourraient, plus tard, nous reprocher de ne pas avoir pris en considération leurs conseils.

    188

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 17 giugno 1878, ore 18.

    Salisbury a proposé aujourd'hui d'admettre le Représentant de la Grèce aux séances dans lesquel,les on traHerait des affaires se rattachant aux intérets de la race grecque. Sur la motion du Prince Bismarck la discussion de cette proposition a été ajournée à la prochaine séance. Je l'appuierai et j'ai toute raison de croire qu'elle passera. On a entamé ensuite la question de la Bulgarie. Lord Salisbury a proposé une Principauté tributaire au Nord des Balkans, au Midi une administration autonome sous l'autorité politique et militaire du Sultan, avec des garanties efficaces pour l'amélioration du sort des populations. Sur la proposition de Bismarck, cette discussion a été de meme remise à la prochaine séance qui aura lieu mercredi.

    189

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 968/117. Londra, 17 giugno 1878, are 16,15 (per. ore 19,05).

    La pubHcation faite par le Gtobe des documents se ,rapportant aux engagements réciproques de SaUs>bury et de Schouwalow produit un grand effet. On les con,sidère jusqu'à présent comme authentiques. On m'assure qu'Us ont été communiqués pa,r le Gouvernement Russe Jui-meme. Ce qui f,rappe le plus dans ces documents c'est l'abandon fait par l'Angleterre de ce que l'on considère comme les intéJ'Iets de l'Autriche. Ces memes documents confirment en partie ce dont j'avais déjà informé V. E. savoir l'abandon de Batoum et de Kars aux Russes contre Bajazid restitué aux Tures. Dès ce moment formation d'une Bulgarie au Nord des Balkans distincte des autres Provinces de la Turquie Européenne. On s'attend à ce qu'il y ait ce soir à la Chambre des Députés de nouvelles interpellations à ce sujet.

    190

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2088. Berlino, 17 giugno 1878 (per. il 22).

    La deuxième séance du Congrès a eu l!ieu aujourd'hui.

    Après lecture et approbation du Protocole de la séance du 13, le Président communique la liste de requetes et documents adressés au Congrès. Il s'y trouvait, entre autres, une demande d'admission de MM. Bratiano et Cogalniceano, Ministres de Son Altesse le Prince de Roumanie, et un mémoire rédigé par le

    comité centrai de l'alliance Israelite universelle en faveur de ses coreligionnaires

    en Orient. A moins que l'un ou l'autre des Plénipotentiaires ne présente une

    motion relativemente aux pétitions, elles resteront déposées au Bureau à titre

    ae rensetgnement pour l'Assemblée. Aucune objection n'a été soulevée.

    Selon l'ordre du jour fixé le 13, le Marquis de Salisbury propose (an

    nexe I) aux représentants des six Puissanees qu'un délégué du Royaume Hel

    lénique soit admis à prendre part aux déHbérations du Congrès, ou tout au

    moins à assister aux séanees dans lesquelles seront discutées des questions

    touchant aux intérèts de la race Grecque. Un des plénipotentiaires français

    formule sur le meme sujet quelle devrait etre la décicion à prendre (annexe II).

    Le Prince de Bismarck, se basant sur la décision prise par l'assemblée de

    ne discuter que les motions présentées par écrit dans une séance précédente,

    croit que, dans l'intérèt de l'ordre régulier des travaux, il convient de ne point

    s'écarter de la règle établie et conforme aux habitudes parlementaires, et

    d'ajourner ainsi la discussion à la prochaine réunion.

    Le Prince Gortchakoff, sans vouloir préjuger la question de fond et de

    procédure, désirerait, en faisant allusìon aux observations faites par Lord

    Salisbury, que le Congrès ne considérat pas la Russie comme prenant exclu

    sivement en main la défense des Slaves. Sa sollicitude embrasse tous les chré

    tiens. Le Cabinet Impérial s'associera volontiers à ce que tous les Chrétiens

    obtiennent un régime d'autonomie et des garanties sérieuses de leur Gouver

    nement. Il voudrait lui aussi qu'il s'opériì.t un rapprochement entre les races

    diverses. La séparation dont parlait le Marquis de Salisbury entre les grecs

    placés sous l'autorité du Patriarche de Constantinople et les Slaves qui relè

    vent aujourd'hui de l'exarcat ne tient qu'à une question de langue, et non à

    une différence de religion.

    Le Congrès, se rangeant à l'avis de son Président renvoie à la séance

    d'après demain cette discussion sur l'admission d'un délégué Hellénique aux

    conférences.

    On passe ensuite à l'objet principal de l'ordre du jour, la question de la

    Bulgarie, comprise dans les articles 6 à 12 du Traité de San Stefano.

    Le Prince de Bismarck émet l'avis que le l er aHnéa • la Bulgarie est constituée en principauté autonome, tributaire avec un gouvernement chrétien et une milice nationale • pourrait etre provisoirement maintenu en principe, et que la discussion soit tout d'abord portée sur les alinéas relatifs à l'étendue à donner à cette principauté.

    Le Marquis de Salisbury estime qu'à cet égard la combinaison telle qu'elle est établie dans le Traité de San Stefano équivaut à un abaissement complet de la Turq_uie vis-à-vis de la Russie. S. E. admet que les résultats de la guerre ne soient pas entièrement effacés; mais il conviendrait du moins de piacer la Turquie dans une indépendance relative et de lui ménager les moyens de prolonger son existence. Il dépeint le danger d'assujettir la race grecque dans ces pays à une majorité slave. Les Puissances riveraines de la MéditeHanée ne sauraient vo-ir d'un bon oeil un tracé de frontière allant

    jusqu'à la Mer Egée.

    Il propose: l) d'établir au Nord une Bulgarie autonome et tributaire sous le Gouvernement d'un Prince;

    2) que l'autre partie reste sous l'autorité militaire et politique de la Turquie avec des garanties suffisantes d'autonomie et de sage administration. La Porte doit conserver une position stratégique contre tout danger de nouvelle attaque. Pour son compte, l'Angleterre, dans la phase des négociations antérieures, n'a jamais admis une séparation politique pour les populations comprises dans la Bulgarie. Le Cabinet de Londves ne s'était montré favorable qu'à une large autonomie administrative.

    Le Comte Schouvaloff ne peut s'empècher d'exprimer l'avis qu'il ne saurait, en présence des sacrifices considérables supportés par la Russie, se donner pour satisfait de la déclaration du principal Secrétaire d'Etat pour les Affaires Etrangères de la Grande Brétagne, énoncant, mais dans un sens trop restrictif, l'idée que les résultats de la lutte ne doivent pas ètre entièrement effacés. Quoi qu'il en soit, le plénipotentiaire Russe désirerait savoir, avant d'aborder à fond le sujet, s'il n'y aurait pas à produire quelque autre combinaison, entre autres s'il ne serait pas à propos de rappeler la division longitudinale, les limites indiqués par la Conférence de Constantinople, selon des nécessités etnogra

    phiques.

    Le Prince de Bismarck demande si les représentants de l'Angleterre sont dès-à présent à meme de préciser davantage leurs idées sur le meilleur mode de procéder aux mutations dont il s'agit, surtout pour ce qui concevne le sud des Balkans, sur les mesures les plus opportunes pour la protection des chrétiens etc.

    Le Marquis de Salisbury répond que ses propositions étaient nouveHes, et qu'il s'y ajoute d'ailleurs une autre motion au sujet de la participation d'un délegué de la Grèce à la conférence, on pourrait renvoyer à une autre séance des explications ultérieures.

    Le Président partage aussi cet avis sur un ajournement, et il renouvelle ses exhortations que dans l'intervalle les plénipotentiaires russes et anglais ne négligent rien pour chercher à s'entendre sur le status causre et controversia?. La besogne de l'assemblée serait de beaucoup simplifiée, s'ils lui signalaient les points sur lesquels ils seraient tombés d'accord; si des divergences persistaient, on aviserait alors à exercer une médiation amicale dans le plenum de l'assemblée.

    Le Comte Andras3y fait ressort:r l'lmportance d'un examen très sérieux avant de prendre des décisions a:ppelées à donne:r corps, à cristalliser à pétrifier en quelque sorte des changemens, auquels il faut assurer une longue et salutaire durée. L'Autriche, pour son compte, n'a point d'objection à l'érection d'une Principauté autonome, tributaire; mais, ses frontières touchent à la Serbie; les questions de frontière se compliquent d'autres questions. Il voudrait que les questions de délimitations eussent la priorité et fussent séparées des questlons d'autonomie et de garanties. L'Autriche-Hongrte a des intéréts multiples:

    l) le but commun à toutes les Puissances de mettre la conservation de

    la paix à l'abri de nouvelles atteintes;

    2) que les résultats du Congrès offrent des garanties solides de paci

    fication;

    3) le Gouvernement Austro-Hongrois a de grands intérèts à sauvegarder

    vers les frontières de la Serbie et vers les frontières de l'Ouest.

    Le Comte Andrassy, sauf pour certains détails à préciser, adhère aux

    idées émises par Lord Salisbury au sujet des délimitations au Nord et au Sud

    des Balkans. Il serait d'opinion cependant qu'avant d'aborder les détails, on

    commençat par une discussion générale.

    Le Prince de Bismarck se montre contraire à ce système; il donnerait la préférence au système des deux lectures. Une première lecture, selon la procédure parlementaire, éclaircirait bien des points. Le terrain serait déblayé de maints obstacles. Quand un accord aurait été établi en principe sur les délimitations, sur les grande;; lignes à suivre pour l'orrganisation des Provinces; sur les. détroits; sur le Danube etc. etc., on passerait alors à une seconde lecture pour régler les détails et arreter une rédaction définitive. Le Président engageait de nouveau l es plénipotentiaires d'Angleterre et de Russie à utiliser l'intervalle des séances à l'<::ffet de chercher à combiner J.eurs vues et leurs propositions.

    Les Plénipotentiaires Russes ont manifesté qu'ils sont prrèts à se rendre à cet appel. Le Marquis de Salisbury a fait la mème déclaration, tout en exprimant le souhait que le Comte Andrassy prétat également son concours à ce travail préparatoire.

    Ici se piace une discussion un peu confuse. S. E. le Comte Corti a contribué à donner raison à ce qui était la véritable pensée du Prince de Bismarck, à savoir que le Président n'avait nullement visé à ce qu'il se format un comité, une espèce de commission qui n'aurait pas été nommée par le Congrès comme tel.

    Son Altesse s'est borné à conseiller, dans le but d'une marche moins lente des travaux, que dans chaque question les représentants des Etats les plus dkectement intére•s1sés eussent entre eux des pourparlers pour écarter, autant que possible, des dissentimens regrettables. Le Prince de Bismarck a dit que telle était en effet sa manière de voir.

    Le Congrès a décidé de .se réunir le 19 pour discuter: l) si, quand et comment un délégué de la Grèce serait admis à l'assemblée; 2) la question de la Bulgarie.

    Les deux plénipotentiaires Tures Karathéodori Pacha et Mehemed Ali Pacha ont pr,is la parole quand certains incidents avaient été vidés, ou ·lorsque la séance avait été déclarée close. Leur début a laissé beaucoup à désirer. Mais les détails à cet égard wnt dépourvus d'~ntérét assez saillant pour les consigner dans un rapport.

    V. E. voit par cet exposé que le Congrès ne marche encore que sur des béquilles. Il faut espérer que bientòt il pourra se mettre en selle, et s'avancer d'un pas plus égal et plus rapide vers une solution satisfaisante.

    Un symptòme de dispositions plus conciliantes, serait le silence gardé cette

    fois par les Plénipotentiaires anglais sur l'éloignement des troupes russes de

    Constantinople.

    Au moment de terminer mon rapport, je reçois le protocole imprimé de

    la première Séance du Congrès. Je m'empresse de le joindre ici.

    ALLEGATO l.

    PROPOSTA DI SALISBURY

    Dès que la proposition pour la réunion d'un Congrès eut été faite le Gouvernement de la Reine communiqua aux six Puissances son opinion que la Grèce devrait y etre représentée. On s'aperçoit facilement des raisons qui ont motivé cette proposition. Le Gouvernement qui commença la guerre, aujourd'hui terminée, déclara qu'il l'avait entreprise avec des vues élevées et sans arrière-pensées. Il annonça qu'il ne recherchait pas d'acquisitions territoriales; son but était de délivrer les populations chrétiennes des maux dont l'existence était généralement reconnue quelle qu'en fUt la cause. Son Altesse le Prince Gortchakow a réitéré les memes vues élevées dans cette Salle à la première séance du Congrès.

    Une guerre entreprise avec de telles vues doit etre évidemment terminée par une paix portant l'empreinte des mèmes sentiments; et le premier devoir des Représentants des Puissances sera de veiller à ce que les provisions du Traité soient restreintes dans les limites qui leur ont été ainsi prescrites.

    L'objet des discussions du Congrès, si elles ne dépassent pas leur vrai but, sera, tout en diminuant le plus possible 1es changements territoriaux, d'améliorer le sort et d'assurer le bien-etre de ces provinces de la Turquie européenne qui ont été le théatre de calamités déplorables.

    Or, les Chrétiens de ces régions se divisent en deux parties dont les intérets ne sont pas identiques et dont les sympathies ne sont pas en harmonie.

    Le Congrès n'ignare pas que pendant ces dernières années les liens d'amitié qui unissaient autrefois les sujets grecs et slaves de la Porte ont été rompus. D'alliés ils sont devenus rivaux. Les Slaves qui reconnaissaient autrefois l'autorité du Patriarche grec se sont ralliés à une nouvelle organisation ecclésiastique qui a réclamé leur soumission. Dans une grande partie du territoire habité par la race grecque le droit de posséder des églises et des écoles a donné lieu a des contestations, souvent meme à des luttes, entre les populations des deux races.

    Le ·conflit s'est proforndément aggravé à la suite des événements qui se sont passés pendant ces derniers mois et les passions engendrées par ces conflits ont de plus en plus éloigné ces deux races l'une de l'autre. Il s'agissait de quelque chose de plus qu'une divergence d'opinion sur la question du régime ecclésiastique. Les Grecs redoutent, et avec raison, la subjugation de leur Eglise, la suppression de leur langue, et l'absorption et la disparition progressives de leur race, si leurs rivaux se trouvaient dans une position prépondérante. Ces points sont pour eux d'un intéret capitai et leur sort dépend de la forme que donnera le Congrès aux dispositions qui seront arrètées dans le but de protéger les Chrétiens et d'assurer l'ordre et la sécurité aux provinces de la Turquie européenne.

    Mais les deux races ne sont pas devant le Congrès sur un pied égal. Les Slaves ont pour défenseur dans cette Salle un puissant peuple militaire, leur frère par le sang et par la foi, fort du prestige de ses victoires récentes.

    Les Grecs, au contraire, n'ont ici comme représentant aucune nation de mème race.

    Le Gouvernement de Sa Majesté est d'avis que des décisions prises dans ces conditions ne ·contenteraient pas la race grecque, et par conséquent, n'amèneraient ni la tranquillité de l'Empire Ottoman, ni la paix de l'Europe.

    Il est à craindre que de nouvelles agitations ne surgissent parmi ce peuple profondément dévoué à sa foi et à sa nationaliité, qui aura la conviction que l'Europe l'a abandonné et l'a livré à la domination d'une race de laquelle ses sympathies sont tout à fait éloignées.

    L'Angleterre propose donc que le Royaume Hellénique soit admis à remplir ce ròle en faveur des Grecs, et à prendre part aux déliberations du Congrès: du moins à assister à toutes les séances dans lesquelles des questions se rattachant aux intérets de la race grecque seront discutées.

    ALLEGATO Il.

    PROPOSTA DI DESPREZ

    Le Congrès décide ce qui suit:

    Considérant que dans l'examen des nouveaux arrangements à prendre pour assurer la paix en Orient il est juste de fournir à la Cour d'Athènes l'occasion d'exprimer ses voeux et qu'il peut etre utile aux puissances de les connaitre;

    Le Gouvernement de S.M. Hellénique est invité à désigner un représentant qui sera admis à exposer les observahlons de la Grèce lorsqu'il s'agira de fixer le sort des provinces limitrophes du royaume et qui pourra etre appelé dans le sein du Congrès toutes les fois que les Plénipotentiaires le jugeront opportun.

    191

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 19 giugno 1878, ore 17,30.

    Les pourparlers particuliers sur la Bulgarie n'ayant pas encore abouti, cette question a été renvoyée à la prochaine séance de samedi. Aujourd'hui le Congrès a adopté la proposition qu'un Plénipotentiaire de la Grèce soit admis, lorsqu'on traitera la question des provinces limitrophes, et toutes les fois qu'il plaira au Congrès de l'appeler.

    192

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2089. Berlino, 19 giugno 1878 (per. il 23).

    D'après la décision prise avant-hier par le Congrès (rapport n. 2088) (1), la troitsième séance a eu Eeu aujourd'hui. Dans l'intervalle, ont été déposées au Bureau une réclamation de plusieurs habitants de l'Albanie contre l'agrandissement du Montenegro, et une

    demande d'admission au Congrès, présentée au nom de son Gouvernement, par Malcom Khan Ministre de Perse.

    La question Bulgare était à l'ordre du jour. Le Comte Schouvalow informe l'Assemblée que les pourparlers engagés entre les Plénipotentiaires Russes, Anglais et Autrichiens sont en progrès; mais ils n'ont pas encore abouti à un résultat. Ils doivent ètre continués quand seront parvenues les instructions télégraphiques sollicitées par le Prince Gortchakow. Dans ces conditions, le Président propose, et l'assemblée l'accepte, d'ajourner à cet égard la discussion jusqu'au 21 ou au 22 de ce mois, en se réservant de donner un avis ultérieur de convocation.

    Il s'agissait ensuite de se prononcer sur l'admission d'un représentant grec au Congrès. On était en présence des deux propositions Anglad:se et Française (annexes au rapport précité). Caratheodory Pacha aurait désiré à ce sujet des explications plus complètes que celles fournies jusqu'ici. Il déclare que les plénipotentiaires Tures représentent l'ensemble de l'Empà:re. Or si l'on a en vue d'accorder une voix consultative à la Grèce pour indiquer des réformes spéciales en faveur de certaines parties de l'Empire, où se trouvent des populations grecques, son Gouvernement, animé des meilleures intenHons, est également à meme de fournir des informations utiles. Il invoque l'esprit d'equité du Congrès.

    Le Prince Gortchakow, à propos des deux propositions susmentionnées, donne lecture d'un exposé sur la manière de voir du Cabinet Impérial. Son Altesse développe des considérations analogues à celles qu'il avait déjà énoncées dans la séance du 17. La sollicitude de son Gouvernement s'étend à tous les chrétiens sans distinction de races. Si la Russie a pris principalement fait et cause pour la Bulgarie, c'etait parce que là se produisait une situation plus périlleuse. Mais la Russie ne saurait oublier les liens qui la rattachent à ~a Grèce. Le Gouvernement Impérial lui voue le plus vif intérèt, et se félicite des sympathies qu'elle rencontre de la part de l'Europe, et ce d'autant plus qu'il espère que cette mème sympathie s'étendra aux Bulgares et aux Crétois. Quant à la délimitation territoriale, il estime qu'elle ne saurait ètre mieuxdéterminée qu'en tenant compte du criterium de la majorité de la population. Toute combinaison en dehors de ce principe pourrait sembler inspirée moins par le désir de satisfaire les vreux de ces populations que par des intérèts d'un ordre politique ou économique. C'est dans ce sens que le Prince Gottchakoff s'associe à la motion de la France, d'admettre la présence d'un délégué du Royaume de Grèce dans le sein de l'Assemblée.

    V. E. se souvient que, selon la proposition française, le délégué hellénique S'erait admis à exposer les observations de la Grèce lorsqu'il s'agirait de fix~ le sort des provinces limitrophes du Royaume. D'après les termes de cet énoncé, Lord SaHsbury fait observer qu'il ne s'agirait que de rEpire et de la Thessalie.

    L'Angleterre irai t plus loin, car il est d'autres Provinces, la Macédoine, la Thrace, l'ìle de Crète, où l'élément grec est aussi en cause. Lord Sal'isbury voudra.it un amendement qui donnàt plu3 d'extension à la proposition formulée par la France et qu'il accepte sous cette réserve.

    Chaque Puissance est appelée à se prononcer. L'amendement de l'Angleterre, auquel l'Italie se rallie, ainsi que l'Autriche, n'obtient que trois voix. La Turquie s'est abstenue de voter. La proposition frança1se a donc été acoeptée dans sa teneur primitive, sauf un changement de pure forme. A ce propos plusieurs plénipotentiaires ont pris la parole; une certaine confusion se manifestait. S. E. le Comte Corti a clairement prédsé l'état de la question et ses explications ont contribué, à la satisfaction v1sible du Président, à élucider le point controverse. Je me suis associé, comme de ratson à son avts. Quelle que soH la différence entre la proposttion française et l'amendement ~glais, pratiquement elle se résoudra de la manière 'suivante: la présence du délégué Hellénique sera nécessaire pour les provinces limirtrophes et pour autres cas la convocation de ce délégué par le Congrès sera facultative.

    Il restait à fixer à queHe séance ce délégué serait appelé pour etre entendu. Le Prince de Bismarck émet l'avis que dans l'état de crise que traverse actuellement le Congrès, mieux vaudrait ne pas enoore y introduire un élément nouveau, et attendre que le terrain soit mieux déblayé en ce qui touche le nreud de la question, à savoir la Bulgarie.

    Au dìner que j'ai offert hier, à l'AmbaStsade, aux Plénipotentiadres du Cong,rès, j'ai entendu louer l'esprit pratique que S. E. le Comte Corti apporte dans les séances de l'Assemblée, et dont chacun lui sait gré.

    (l) Cfr. n. 190.

    193

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 975. Berlino, 20 giugno 1878, ore 12,12 (per. ore 13,15).

    M. Waddington m'a dit hier au soir qu'il n'avait pas entendu dke que le Gouvernement Français n'était pas autorisé à entrer en négociations pour un nouveau Traité de commerce, mais seulement qu'un nouveau Traité aurait toujours besoin de la sanction de l'Assemblée. Il n'a fait aucune observation sur notre résolution d'appliquer le tarif général au ler juillet. Il a ajouté que son intention serait maintenant de proposer au Gouvernement du Roi de conclure un Traité portant supplément que les deux Etats s'accorderaient réciproquement le traitement de la Nation J.a plus favorisée. On attendrait de la sorte que le courant protectioniste qui règne actuellement en France soit passé et alors on pourrait s'entendre sur un Traité 1wec tadfs conventtonneLs.

    Si le Cabinet de S. M. juge convenable d'entrer dans ces vues, ce serait d'autant plus important de conclure avec l'Autriche-Hongrie un Traité complet et qui pourrait servir de base aussi avec les autres pays.

    194

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Archivio Corti)

    L. P. Berlino, 21 giugno 1878.

    Ieri ebbi il telegramma pel quale mi domandavi maggiori dettagli sui negoziati e sopratutto sulle conferenze particolari, e ti mandai ,subito un telegramma contenente lo stato delle cose fino a quell'ora. Fui parco di notizie finora perchè proprio non si è fatto nulla ed anche queste trattative particolari riguardo alla Bulgaria non hanno ancora approdato. Lord Beaconsfield si dimostra oltre modo difficile e fiero. Avanti ieri pranzai vicino ad esso e profittando della antica dimestichezza feci ogni sforzo per fargli intendere l'immensa responsabilità che pesava sopra di esso, ma non con gran tsuccesso. Bismarck ne fa altrettanto da sua parte. Lord Salisbury sarebbe più mite. E Schouvaloff non domanda di meglio che di trovare una via onorevole. Nella seduta di domani si vedrà più chiaro. Per la Grecia non fuvvi grande difficoltà ad tintendersi la grande maggioranza essendo favorevole all'ammissione del Rappresentante di essa, ogni qual volta si tratti di affari che la concernono. D'altre questioni non si è trattato finora. I Plenipotenziari si osservano reciprocamente. Non v'ha dubbio che una grande maggiore intimità ed accordo esistano fra Andrassy e gli inglesi. Il Principe Bismarck ed i francesi si dimostrano assai imparziali, e si manifestano sinceramente desiderosi di mantenere la pace. Io non cesso di andare dagli uni e dagli altri, per vedere di conciliare le parti, il che fa qualche onore all'Italia. Ma è un arduo compito. Nè alcuno può prevedere l'avvenire. A che dire un giorno che il cielo è sereno e che le nubi domani sono ricomparse? Vi saranno degli alti e bassi come vi furono in questi due ultimi anni, ed in ogni modo si avrà a salvare l'Italia nostra. A seconda del tuo desiderio, però, io ti manderò maggiori dettagli per l'avvenire, poichè io desidero sopra ogni cosa di fare il tuo piacere. Ebbi cura di telegrafarti quello che Waddington mi disse riguardo al nostro trattato (1). Fu sempre lui che prese iniziativa, ed io mi tenni costantemente sulla riserva, per salvare 'interessi e dignità. Un giorno egJi mi aveva detto che il Governo francese ora non era autorizzato a riaprire le trattative. Ma rLtornò ieri sull'argomento e rettificò quel>la espressione allegando che poteva bensì trattare ma non dare esecuzione a nuovi accordi senza l'&ntervento dell'Assemblea, la quale non si radunerà che a novembre. Mi suggerì poi di prendere in considerazione l'idea di conchiudere nell',intervallo un 'semplice trattato per stabilire il trattamento della nazione più favorita. Ma anche questo trattato avrebbe ad essere approvato dai rispettivi Parlamenti. Egli parlò della nostra risoluzione di applicare frattanto la tariffa generale senza alcun rancore e risentimento, e parve anzi trovare la cosa ab

    bastanza naturale. Chi avranne a soffrire di più? Converrà che vi pensi il Signor Ministro delle Finanze. Andrassy e Schwegel dimostrano il più grande de

    siderio di intendersi con noi, e sarà bene di spiegare anche dal canto nostro

    altrettanto spirito di conciliazione se si vuole evitare d'entrare in conflitto economico con tutta Europa.

    (l) Cfr. n. 193.

    195

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. CONFIDENZIALE 506/91. Londra, 21 giugno 1878 (per. il 24).

    Facendo seguito al mio rapporto, in data 1° corrente, n. 75 di questa &rie (1), ho l'onore di accludere all'E. V., in traduz,ione, una lettera che ho ricevuto dal Foreign Office in risposta al Pro-rnemo1·ia (2) da me consegnato al Marchese di SaHsbury per sapere qual fondamento avessero le voci sparse in Tunisi relativamente a taluni disegni attribuiti alla Francia contro la Reggenza.

    .ALLEGATO. ASSHETON CROSS A MENABREA (Traduzione)

    Confidenziale. Londra, 19 giugno 187&.

    Ho l'onore di accusare ricevuta del Pro-memoria in data del 29 del mese scorso, che V. E. consegnò nelle mani di Lord Salisbury e che si riferisce ai Rapporti ricevuti dal Governo Italiano dal Console d'Italia a Tunisi relativamente a certi rumori che a suo dire correvano, in primo luogo riguardo ad una progettata cessione di un grande tratto di terreno presso Biserta ad una Compagnia Ferroviaria Francese; in secondo luogo rispetto alla concessione alla Francia delle Foreste e delle Miniere di Tabarca, ed in terzo luogo riguardo alla formazione di un sindacato di Banchieri Francesi, che dicevasi volessero prendersi l'incarico della liquidazione del Debito Tunisino, assumendo così le funzioni della esistente Commissione finanziaria.

    In risposta alle domande di V.E. in proposito ho l'onore di asserire a V.E. che il Governo di S.M. non ha avuto la conferma di tali notizie, sebbene fosse stato informato di vociferazioni che correvano, analoghe alle sopra dette.

    196

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 22 giugno 1878, ore 18,30.

    A la séance d'aujourd'hui on a adopté à l'unanimité le principe de la division de la Bulgarie par les Balkans. Au Nord la Principauté qui comprendrait Sofia. Au midi une province autonome, avec Gouverneur Chrétien, sous ,le nom de Roumélie Orientale. Les troupes régulières Turques seront stationnées à la frontière. Elles ne devraient etre appelées dans l'intérieur de la province qu'en cas de désordres. Des amendements des Plénipotentiaires Russes tendant à restreindre la présence et l'usage de ces troupes seront discutés à la séance de Lundi. Le travail aujourd'hui a marché d'une manière plus satisfaisante.

  • Cfr. n. 153.
  • Non pubblicato.
  • (l) (2)
    197

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL MINISTRO DELLA GUERRA, BRUZZO

    D. RISERVATO S. N. Roma, 22 giugno 1878.

    Malgrado ·le smentite dei giornaìi officiosi austro-ungarici, è indubitato che l'Austria mobilita una parte della sua armata. Secondo un rapporto del R. Console a Ragusa, la mobilitazione dei Reggimenti che sono di presidio in Dalmazia, ·doveva essere pronta col 20 di questo mese, con un effettivo, dicesi, di 20.000 uomini.

    Sembra che il centro della riunione delle forze militari in Dalmazia debba essere Spalato.

    198

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Archivio Corti)

    L. P. Berlino, 22 giugno 1878.

    In questi giorni De Launay ed io abbiamo tastato il terreno per vedere se si poteva proporre l'ammissione del Rappresentante della Romania con qualche probabilità di riuscita. Mi duole doverti dire che per ora non si trova nessuno che appoggerebbe siffatta proposta. Il fatto è che l'estrema violenza tenuta dal linguaggio di quei personaggi fu tale che ne venne una penosa impressione presso la maggior parte dei Plenipotenziari. Le difficoltà che si incontrano ad ogni piè sospinto per ristabilire un accordo sono sì grandi ed i pericoli di mancare ilo scopo sì frequenti e gvavi che si teme di ag~iungere attuaJ.mente questo nuovo ed infiammabile elemento. Arroge che la indipendenza della Romania non è ancora Je~almente riconosciuta, ed essa si trova quindi in ckcostanze meno favorevoli della Grecia. Io vedo spesso questi rappresentanti del Principato e non cesso di dimostrar loro la più grande simpatia assicurandoli che i Rappresentanti d'Italia per gli ordini ricevuti e per i sentimenti dell'animo proprio, faranno sempre ogni sforzo per sostenere i loro interessi. Ma non credo opportuno di aggiungere esca al fuoco ed incoraggiarli in una via che potrebbe riuscire fatale allo Stato. L'Inghilterra, la Francia, l'Austria non dimostrano alcuna disposizione a sos,tenere la causa Romena coHe armi. I·l Principe Bismarck, sebbene trattasi di un principe di casa Hohenzollern è più freddo di tutti gli altr<i in proposi·to. Non v'ha dubbio che, .se si riesce a comporre le altre grandi questioni che dipendono dal Trattato di S. Stefano nessuno farà la guerra pei Rumeni. Noi non cesseremo però di sostenere la loro causa quanto effica,cemente potremo; ma degli atti prematuri non far·ebbero che comprometterla. Senonchè qui nas'ce una questione sulla quale mi sarebbe grato di avere il tuo avviso.

    Sai quanta agitazione mossero a Roma le società Israelitiche a cagione dell'inferiorità di trattamento che è applicata in Rumenia a quella classe; tanto

    che credetti opportuno di non presentare finora il nostro trattato al Parlamento. Questa agitazione è continuata con raddoppiato vigore attorno al Congresso. Una deputazione Israelitica è venuta a presentare una petizione per la quale fummo invdtati a mettere per eondizione del riconoscimento dell'indipendenza l'applicazione nel Pr,Lncipato della parità di trattamento a tutti i culti. Noi fecimo naturalmente risposte conformi ai sentimenti da cui è animato il Gabinetto di S. M. in proposito. l\li sarebbe grato tuttav,ia di ·conoscere 1a vostra e sopratutto la tua opinione a questo riguardo, se per esempio sarebbe desiderabile si esprimesse nel relativo atto un voto in favore di siffatta modificazione delJe .leggi del Principato, ovvero anche di più. So che il Pr-Lncipe Bismarck ha promesso agli israeliti di interessarsi egli pure alla loro causa :nè v'ha dubbio che in generale H pregiudizio dei Rumeni verso gli I,srael:iti non fa poco torto a quelli. Avrai tempo di mandarmi qualche verso sull'argomento poichè per alcuni giorni .saremo ancora occupati della Bulgada, che da tutti è considerata come il più grave scoglio a sormontare per giungere alla meta. Ieri sera ie cose sembravano aver preso miglior piega. Dio voglia che siano rose. Il Principe Bismarck spiega uno zelo sempre più mirabile nel senso della pacificazione. Il Conte De Launay per la sua rara capacità ed esperienza, e per l'eccellente posizione che occupa in questi circoli politici, mi presta il più valido aiuto.

    199

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2091. Berlino, 22 giugno 1878 (per. il 27 ).

    Ainsi qu'il résulte du protocole n. 2, les Plénipotentiaires de la Grande Eretagne et de Russie, qui s'étaient adjoints leurs Collègues d'Autriche-Hongrie, devaient échanger leurs vues dans des réunions particulières destinées à déterminer les points d'entente ou de divergence, et par conséquent à faciliter l'reuvre du Congrès dans la question Bulgare.

    C'est aujourd'hui, dans la quatrième séance que Lord Saiisbury a énoncé les vues de so n Gouvemement. Elles se résument ainsi:

    -les Balkans formeront la frontière de la Principauté de Bulgarie;

    -i:ncorporation à la P:·incipauté du Sandjack de Sophia ,sous la condition soit du maintien de Varna entre les mains des Tures, soit de l'exclusion des bassins du Mesta Karason et Strouma Karason;

    -la province au Sud des Balkans se nommerait Roumélie Orientale. Elle sera placée d:irectement sous l'autorité politique et militai,re du Sultan. CeluE-d aura le droit de pourvoir à la défense des frontières de terre et de mer, de pouvoir y tenir des troupes et de s'y fortifier. L'ordre intérieur sera maintenu par une miUce indigène sous des officiers au choix du Sultan. Da:n,s ce choix, il sera tenu ,compte de la religion de la population. Le Gouvemeur général aura le aroit d'appeler les troupes ottomanes, lorsque la sécurité intérieure ou extérieure se trouverait menacée.

    Il reste à préciser la frontière occidentale depuis le po1nt où celle-ci coupe la frontière méridionale indiquée par la confèrence de Constantinople. A partir de la montagne de Kruschevo, on se conformera au tracé de cette meme conférence; puis on suivra dans la direction de Mustapha Pacha la ligne indiquée par le traité de San Stefano. De Mustapha Pacha, une frontière naturelle ira jusqu'à la mer Noire à un point à fixer entre Sizeboli et Agathopoli. Le tracé des frontières se fera par une commission Européenne.

    Le Comte Schouvalow constate qu'il a été autorisé à accepter l,a kontière des Balkans pour la Principauté de Bulgarie, ainsi que les nouvelles limites, et le changement de nom de la province au Sud de cette chaine de montagnes. Mais il décline la condition de conserver Varna aux Tures, et il présente deux amendements à l'exposé du Marquis de Salisbury:

    l) une commission tecnique européenne devrait statuer sur les points de cantonnement des troupes, et sur le nombre approximatif des forces nécessaires pour la défense des frontières de la Roumélie;

    2) le Congrès aurait à décider en principe au sujet du mode et des cas dans lesquels le Gouverneur Général aura le droit de faire entrer des troupes ottomanes.

    Quelle que puisse ètre la décision de l'Assemblée, il sera utile que l'on sache à Constantinople que l'Europe à débattu cette grave affaire, et qu'une extreme circonspection doit ètre apportée dans l'appel des troupes. Il ne faut pas que la Bulgarie, après avoir été la victime de si douloureux événemens, devienne le théi'ttre des représaiUes et des abus de la soldatesque.

    Ici prennent piace quelques observations de Lord Beaconsfield. Les idées, dit-il, de l'Angleter,re au sujet de l'organisation de la RouméHe sont basées sur la politique que le Gouvernement de la Reine désire faire prévaloir en Orient. Dans ce but, des i'rontières raisonnablement déterminées doivent ètre accordées à la Turquie, et il faut en mème temps que le Sultan exerce dans ses frontières une véritable autorité politique et militaire. Les amendemens du Comte Schouvalow la rendraient presqu'illusoire.

    Caratheodori Pacha se disposait à prendre la parole. Le Prince de Bismarck le met en garde contre toute observation qui aurait pour effet de compromettre, ou mème de retarder la marche des travaux. L'Europe s'y trouve intéressée. Les convenances de la Tu:rquie y sont aussi fortement engagées. Toute modification au traité de San Stefano lui profitera. Or il semble à Son Altesse qu'il existe déjà un accord en principe. Malgré son désintéressement dans ce qui touche d'une manière directe aux affaires Orientales, le Cabinet de Berlin est tellement soucieux du maintien de la paix qu'il doit prendre position. Il vise à un règlement qui, pour la protection des Chréttens, ne serait pas inférieur à celui qui a été élaboré par la conférence de Constantinople. Il accueille avec

    sympathie le premier amendement indiqué par le Comte Schouvalow et il Y prète son appui. J,l serait imprévoyant de ne pas aviser à des précautions, .autrement dans deux ou trois années on se retrouvera en présence des memes cala

    mités, et l'Europe traversera une nouvelle crise. Quant au second amendement, il servira d'un sérieux .aveTtissement à la Porte. Au reste quelques disposLtions analogues ont déjà été adoptées avec succès pour le Liban.

    A ce point de la discussion, le Président consulte l'Assemblée qui se range à son avis d'accepter en principe les points acquis dans les pourpaders préliminakes et dont les plénipotentiaires plus spécialement Lntéressés ont rendu compte. Le Ministre des Affaires Etrangères de France est !Lnvité -et H s'en cha,rge -de préparer pour la prochaine séance, fixée au 24, une rédaction à soumettre à l'approbation de l'Assemblée.

    C'est là un progrès sensible, surtout après les appréhensions qui s'étaient manifestées dans ces derniers jours sur l'issue favorable du Congrès. La Russie défend pas-à-pas le terra,in pour mieux couvrir sa retraite. Il ne faut pourtant pas encore chanter victoire. Bien des écueHs restent à surmonter, surtout si l'Angleterre, ne se contentant pas de l'important succès acquis depuis qu'elle a forcé la Russie à soumettre, à discuter, à laisser mutiler le Traité de San Stefano, voulait dépasser le but et acculer son adversaire dans une position où il serait tenté de ne prendre conseil que d'un farouche désespoir. En attendant, il est à supposer qu'il faudra encore quelques séances avant d'en finir avec cette question Bulgare. Il est vrai que c'est la plus importante; mais quand on aura derrière soi une solution relativement à ce premier point, le Congrès prendra une allure plus rapide.

    En joignant ici un exemplaire du protocole de la 3ème séance du 19 Juin... (1).

    200

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 981. Therapia, 23 giugno 1878, ore 20 (per. are 21,35).

    On me ·rapporte à l'instant d'une manière confidentielle que Layard traite secrètement avec la Porte pour ,la cession de Chypre à l'Angleterre. Je vais tacher d'apprendre quelque chose de positif là dessus et j'en informerai V. E. (2).

    201

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Archivio Corti)

    L. P. Berlino, 23 giugno 1878.

    La seduta di ieri andò assai meglio. I Russi fecero grandi concessioni per la Bulg·aria, e non rresta che ·la questione se debbansi o no fissare le staZiioni <ed H numero delle truppe Tul'che da tenersi sulla frontiera. Su questo punto il Princtpe Btsmar·ck ~sostenne i ruJ.>si, ma siccome gli Ing,lesi sono irremovibili sopra di ·esso, .suppongo che ,i Russi finiranno per ·cedere. Verrà poi la questione della occupaZiione Russa. Fece capoHno l'idea di sostituirvi, dopo un determi

  • Non si pubblicano i protocolli delle sedute allegati a questo ed ai successivi rapporti di De Launay.
  • Questo telegramma venne comunicato il 24 giugno da Cairoli a Corti a Berlino.
  • 193

    nato tempo e nel caso le forre indigene non fosse!I"o ancora organizzate, un'occupazione mista, aMa quale prenderebbe parte anche l'Italia. Come puoi comprendere :se questa proposta venisse formulata, io non -l'ammetterei che con le più formali 11iserve, imperocchè sarebbe cosa oltre modo arrischiata di andar:si a mettere in quel ginepraio.

    Per l'ammissione della Grecia al Congresso non s'incontrarono grandi difficoltà. Non ebbimo che a far comprendere ai Russi ed ai Turchi che ogni opposizione sarebbe vana e cedettero di buona grazia. Ma le frasi non bastano, e J'importante è di fare qualcosa di reale. Io sto facendo uffiz:i presso d miei colleghi per ottenere il loiro concorso, almeno per una ·rettHìcazione di frontiera dalla parte dell'Epiro e della Tessaglia. Ma il crederesti? Il solo che fin'ora si è dichiarato apertamente (già s'intende in conversazioni eminentemente ptrtivate) favorevole all'idea è il Conte Andrassy. Timeo Danaos et dona ferentes. L'Inglese Salisbury dice che è cosa da trattarsi piuttosto a Costantinopoli che a Berlino. Non credo in fin dei conti che i francesi voterebbero ·contro. Insomma dal canto mio nulla tralascerò per preparare il terreno, giacchè non sarebbe giovevole a nessuno di fare un gran fiasco. E sta di fatto che ognuno pensa ai fatti suoi, piuttosto che a quelli degli altri. Da ieri dunque spira un'aura più dolce, ma quanti scogli s'avranno ancora ad incontrare prima di giungere in porto!

    (l) (2)
    202

    IL CONSOLE A SCUTARI, BERIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 353. Scutari, 23 giugno 1878 (per. l' 1 luglio).

    Ho narrato in precedenti rapporti come il distretto di Goussinie siasi ribellato alla Porta esautorando le Autorità, col pretesto che il Governo volesse cedere quei paesi al Montenegro. Non ha guari Priserendi seguì l'esempio. Anche a Priserendi le Autorità furono esautorate col pretesto che il Governo voglia cedere quei paesi alla Serbia od al Montenegro ( e quanto a Priserendi non è vero-questa città non è compresa nel Trattato).

    Ma a Priserendi s'andò più in là. Non si può stabilire se a Giakova e ad Ipek la rivolta sia scoppiata prima

    o dopo il pronunciamento di Priserendi, ma certo questo diede alle parziali rivolte, ai parziali pronunciamenti d'Ipek e di Giakova una forza ed un appoggio. Il pronunciamento di Priserendi dà ad essi, a tutti i pronunciamenti un centro ed una direzione.

    A Priserendi gl'insorti, i ribelli, dirò meglio i protestanti (perchè non sono nè insor·td nè tampoco ribelli) costituirono una Consulta, una :rappresentanza dei paesi albanesi, anzi dei paesi tutti che temono di essere ceduti.

    Ne trasmetto la nota col nome dei delegati.

    Il governo lasciò fare.

    Ma non solo lascia fare esso afforza, mantiene questa insurrezione perchè

    esso stesso la organizzò, la iniziò e la istituì.

    Ed è facile al Governo di schermirsi all'occorrenza, quanto è più facile e diremo spontaneo di accusarlo.

    A Giakova, a Ipek, a Kalkaudele a Totova, a Dibra che sono i distretti albanesi ed abitati da albanesi (.islamiti in gran parte sebbene que1li di Totova e di Kalkaudele siena nella valle del Vardar ed appartengono alla Macedonia) a Goussinie (che è distretto slavo abitato da slavi, ma islamiti nella quasi totalità) gov•e•rnano dei Bey che prima erano sov•rani o quasi e ·Che 'Ìn seguito alle riforme di Mahmud furono spodestati ma in realtà furono soltanto mediatizzati.

    Infatti vogliasi per ragioni di economia o di non creare imbarazzi la Porta confermò successivamente nel governo di quei distretti i figli dei vecchi Principi, degl'antichi Bey.

    Ora dire alla Porta • il vostro Kaimakam cospira contro il Sultano che sanzionò il Trattato di S. Stefano • non si può • -essa risponderà -• non è il mio Kaimakam è l'ex-sovrano feudale del distretto... ». E il Kaimakam se fosse interpellato risponderebbe con ragione • io non ne so nuJ:l:a del Trattato di

    S. Stefano -la Porta non me lo comunicò -come privato, come feudatario difendo la mia nazione ed i miei diritti , . Certe sottigliezze non sono men facili ai Turchi -ai Turchi massime eredi dello spirito bizantino. Così dunque è: a Priserendi si tiene la radunanza della Lega di cui è cenno -ed il luogo è scelto bene.

    Priserendi è Città importante, di confine, in un centro ìslamitico, vicina a Kossovo (cioè alla più importante posizione militare dell'Impero): non vi risiede altro Console fuorchè quello d'Austria-Ungheria -è la sede approprìata della Lega -è la Pontida (sia lecito profanare un r·icordo) della Turchia d'Europa.

    Alla Lega partecipa fin d'ora -Priserendi -Pristina (slava) -Gussinie -Ipek -Giakova -Totova -Dibra -Mathia -una popolazione di circa 300/m. abitanti -la più parte albanesi, non pochi slavi -quasi tutti musulmani.

    Ma non basta. Altri Collegati s'attendono.

    E sono chiamati i rappresentanti delle Montagne Albanesi, gli Scutarini (che mai non hanno fatto parte del distretto di Priserendi) e quelli dell'Epiro -di Bitolia e della Tessaglia -genti diverse di razze e perciò d'interessi, ma unite in quello solo di far che soverchi l'elemento islamico, di non lasciar ch'esso perda l'attuale supremazia e gli attuali vantaggi.

    Stolti i cristiani che danno appoggio a questa lega, a questa rivolta islamitica .che naturaLmente è contro di essi!

    Il Governo non solo lascia fare, ma il dì 21 il Governatore chiamò a sè i due scutarini che furono i paù infervorati nel colporter la petizione diretta al Congre,sso (rapp. N. 352) che sono i Signori Andrea Sirona e Simone De Simoni e dopo averli Lodati di dò ·che aV'evano fatto li invitò a partire per Pdserendi ad intendersi colla Lega -a sovveni,rla di mezzi pecuniarj, mentre egli dal canto ,suo non mancherebbe di provvedere •le armi.

    Delle quali armi (sia detto di passaggio) realmente non si difetta perchè quelle popolazioni nella prima fase della guerra contro la Serbia erano state chiamate ed avevano ricevuto stupendi fucili Martini dei quali non si servirono gran fatto perchè amarono meglio far pronto ritorno alle case loro.

    Due islamiti di Scutari sono già designati al convegno di Priserendi -i nomi scrivo nella nota. II Capo della Lega è certo Elìas Pascià da Dibra uomo di nissuna levatura, arricchito cogl'imbrogli delle forniture del Governo e che vuole nobilitarsi. È designato Generale della Lega Gelaladdin Bey figlio del suddetto, uomo di circa trent'anni, senza studj e senza precedenti.

    Dopo aver fotografato questi due non posso a meno di soggiungere che i rapporti non sono migliori per quanto concerne gli altri capi della Lega Aly Bey (ora Ali Pa3cià di Gussinie), Ha:;:san Bey (di Totova) ed ·in generale tutti.

    Se poi gli altri paesi designati aderiranno alla Lega essa avrà una popolazione di drca 3 Milioni (di cui la metà almeno islamiti), ma ciò è molto dubbio: la Le.ga intanto e fin d'ora conta <:>apra 118/m gueN.ier•i-cifm che anche ridotta di metà ed anche meno sarebbe pur importante -e dicesi abbia raccolto 2/m borse circa 200/m franchi.

    La cifra degl'insorti, qualunque sia è importante sempre, perchè 30 battaglioni regolari sono raccolti da Mitrovitza e Sienitza e possono tenere in iscacco i Serbiani che sono tra Mitrovitza-Pristina e Vranja.

    La Lega ha formulato un programma assai chiaro che i nuovi Collegati dovranno sancire.

    • Noi vogliamo rimanere (è questo il programma) sotto la sovranità diretta della Porta; noi ci opporremo alla cessione; ove avvenga che i nostri paesi sieno ceduti noi ci dichiare1·emo indipendenti e combatteremo gl'invasori •.

    S'aggiunge che Elias Pascià sarebbe in tal caso Principe dell'Albania, ma questa è probabilmente un'esagerazione che resterà un desiderio del pretendente.

    La Porta col fomentare questa rivolta non solo prova il suo cattivo animo nel sottostare a quelle necessità che potranno presentarsi e perciò ai voti dell'Europa, ma dimostra la sua impotenza a reggere i suoi popoli e più si mette

    per una strada che può esserle pericolosa.

    Se la guerra avesse a scoppiare, nuove insurrezioni, che a nulla approderebbero, insanguineranno questi paesi -certo la Porta ripeterà après moi le déluge -ma se mai la Porta potesse sperare di uscir vincitrice dalla lotta contro l'aggressore come potrebbe sperare ugualmente di far rientrare nell'ordine, nella suggezione questi elementi che essa ora scatena?

    Non ricorda la resistenza dei Bey della Bosnia e dell'Albania appena soggiogati e mal soggiogati solo dopo il 1831 (dopo la campagna di Rechid Pascià)?

    Questa è intanto la situazione dell'Albania: • v'è a Priserendi un Governo che non è quello del Sultano, che si propone di resistere, di far la guerra, di opporsi al Sultano: vi sono nell'Albania Autorità che appoggiano coi consigli e coi soccorsi pubblici quel Governo •.

    Ciò è egli possibile?

    Le Autorità locali dico, appoggiano, soccorrono, spingono le popolazioni a questi moti: dapprima cercarono di cattivarsele rimettendo -riguardo ai Cristiani -deHa loro burbanza e deUa loro tirannia (e queste sono ll.ustre per la

    196

    necessità de: momento), distribuirono croci, diedero Iargizioni in danaro ed in viveri, richiamarono Prenk Bib Doda (vale a dire tolsero di mezzo un pretendente ed un ribelle) fecero scrivere petizioni eccitando il fanatismo e l'avversione dei cattolici e dei Turchi contro gli ortodossi e gli slavi..., ora proseguono coll'indurre entrambe le popolazioni ad una collisione: i Turchi sperano che gli Islamiti slavi ed alban-esi vincano: la vittoria di essi sarebbe per gli Osmanli doppi·a v.tttoria perchè st-remati gl.i Slavi e gli Albanesi di numero, essi OsmanH stabilirebbero facilmente il loro dominio: invece di Slavi o di Albanesi Islamiti

    o Cdstiani si stabilirebbero qui nuovi dominatori gli OsmanH.

    Il telegramma che ho per copia inviato col rapporto N. 352 venne per lettera altresì spedito al Congresso -però non ottenne che 35 firme di Cristiani in Scutari: poca cosa se si considerano le pressioni usate in una Città che conta circa 8/m Cattolici.

    Si è anzi, massime nella gente minuta, manifestata una reazione e contro il telegramma e contro quelli che se ne fecero improvvidamente i promotori.

    P.S. -I Signovi De Simoni e Sirona dopo il colloquio col Pascià la sera stessa del 21 corrente furono in se.greta confer·enza con questo Console Generale d'Austria Ungheria.

    Il Signor Netkovich vice Console d'Austria Ungheria in Antivari come ~issi più volte attmversò spesso l'azione del+le Autorità Montenegr.ine e sopratutto accordò ·l:a protezione a non pochi abitanti di quella O.Lttà. Il Principe di Montenegro se ne dimostrò offeso ed il Maresciallo Rodich Luogo Tenente Imperiale della Dalmazia (uomo ligio al Principe) ebbe ordine di fare una inchiesta in proposito e designò il Cap.Ltano Signor Saouervald suo Uffiziale d'Ordinanza a procedere con un Delegato Montenegrino. Si riconobbe che H Signor Netkov.ich aveva torto ed i protetti furono cassati; vuolsi anzi che il Netkovich sia richiamato.

    Ricevo in questo momento una petizione (diretta ad un tempo ai Consolati d'Austda, di Francia e d'Inghilterra) .colla quale gH abitanti della Mtrdizia, Puka, Okrida minore, delle montagne d'Alessio e di Luria chiedono che sia riconosciuta e sancita dall'Europa la loro autonomia e l'aggregazione delle ultime alla Mirdizia, sotto il governo del Capitano ereditario mirditese. Questa aggregazione furmerebbe circa 40/m abitanti. La petizione se non è scritta da Prenk Bib Doda è da esso ispirata-evidentemente. Non so vedere quale utile avrebbe l'Albania non che l'Europa a lasciar sussistere le piccole autonomie sempre difficili ad essere governate e poco fatte per governare, per estendersi. Il più grande flagello dell'Albania è quest·a sua oligarchia, questa sua distribuzione .in T-ribù: è necessario che esse scompajono per far luogo ad un'Albania. Sono i nostri feudi, le nostre abbazie del medio evo più l'ignoranza, l'indisciplina ecc. ecc. Non oso raccomandare la petizione se non pel caso che non si creda opportuno di creare un'Albania una, autonoma; ove non si crei l'Albania è utile istituire un Principato -riconoscere il Principato esistente della Mirdizia e paesi vicini che potrà aver forza di espansione e che è certo in confini, in posizioni militari importanti -forma, si direbbe, la cittadella albanese. I ·sottoscrittori chiedono si mandi la petizione al Plenipotenziario di S. M. al Congresso.

    ALLEGATO.

    Mirdita, 18 giugno 1878.

    Noi sottoscritti, Capi e vecchiardi della Mirdita, Pucka, Okrida minore, montagne d'Alessio e Luria, supplichiamo umilmente Esso Inolito Consolato a voler benignamente trasmettere e sottoporre al più tosto possibile ai Signori Plenipotenziari al Congresso Europeo in Berlino la seguente nostra dimanda:

    I nostri paesi com'è notorio, si sono sempre r2golati e governati colle loro proprie Leggi, e per conseguenza di fatto, hanno goduto l'Autonomia. Noi preghiamo quindi che quest'Autonomia sia riconosciuta ufficialmente anche dalle grandi Potenze Europee e che la Pucka, Okrida minore montagne d'Alessio e Luria sieno unificate alla Mirdita e restino sotto l'immediato e diretto comando del nostro amatissimo Capo naturale ed ereditario, Prenk Bib Doda. I nostri paesi hanno a varie riprese manifestato il voto unanime di formare un solo stato Autonomo riconosciuto colla Mirdita, e prova speciale ne sono i fatti succeduti da due anni in qua, per cui speriamo che le aspirazioni nostre (nell'intento pure di poterei incamminare finalmente nella via del progresso e della civiltà che tanto deSiideriamo) verranno prese in considerazione ed otterranno l'approvazione dei Signori Plenipotenziari al Congresso in Berlino.

    Fiduciosi che Esso Inclito Consolato vorrà dare valido appoggio e corso immediato a questa nostra dimanda, abbiamo l'onore di dichiararci coi sentimenti del più profondo ossequio.

    203

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. S. N. Berlino, 24 giugno 1878, ore 22.

    A la séance d'aujourd'hui, on a adopté la par.tie de l'arrticle du tra:ité de Sarnto Stefano rélative à l'élection du Prince de Bulgarie. J'ai proposé le maintien, jusqu'à ce que de nouveaux accords soient intervenus, des traités et des immunités en vigueur avec le Gouvernement Ottoman.

    L'occupation Russe de la Bulgarie a été limitée à neuf mois. Demain on continuera la discussion sur la Bulgarie. L'accord entre les Plénipotentiaires de l'Autriche et de l'Angleterre s'accentue tous les jours davantage. Prince Bismarck se tient plutòt du còté des Russes.

    204

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2092. Berlino, 24 giugno 1878 (per. il 28).

    Aujourd"hui, au début de la cinquième séance, le Prési:dent demande à l'Assemblée l'autorisation de communiquer à qui de droit la décision adoptée dans la troisième séance relativement à l'admission d'un représentant Hellénique. L'autorisation est accordée.

    198

    L'ordre du jour portait l'examen du travail de rédaction confié aux Plénipotentiaires français pour chercher à combiner dans une certaine mesure la proposition anglaise avec les amendemens russes au sujet de l'art. VI du Traité de

    S. Stefano (rapport n. 2091) (1). S. E. M. Waddington ayant exprimé le désir d'un délai de 24 heures pour arreter une redaction définitive, la discussion est renvoyée à la séance de demain.

    Les propositions suivantes et ci-annexées sont présentées au Congrès par les plénipotentiaires français. l) Article additionnel pour assurer à tous les ressortissants Bulgares, quelle que soit leur religion, une complète égalité de droits.

    2) Autre article additionnel en faveur d'une pleine et entière liberté aux religieux et évèques Catholiques étrangers pour l'exercice de leur culte en Bulgarie et dans la Roumélie Orientale.

    3) D'accord avec les Plénipotentiaires d'Autriche-Hongrie et de France, nous proposons quelques clauses sur le maintien en Bulgarie et dans la Roumélie Orientale des Traités de commerce et de navigation conclus par les Puissances avec la Porte; sur les droits de transit et sur les immunités des sujets étrangers et la jurisdiction consulaire devant rester en vigueur, tels qu'ils ont été établis par les capitulations et usages.

    4) Proposition de Ca,rathéodory Pacha à l'effet d'affecter à ila Principauté de Bulgarie, indépendamment du tribut, une part des dettes de l'Empire, proportionnelle à ses revenus.

    Le Congrès s'occupe ensuite de l'art. VII du traité de San Stefano.

    Le Marquis de Salisbury voudrait une explication sur les mots assentiment des Puissances. S'agit il d'un assentiment unanime, ou d'une simple majorité? Si celles-ci ne tombent pa's d'accord qu'arrivera-t-il? Il signale les mconvénients qui ,ge produiraient si, à défaut d'une entente, l'élection du Prince de la Bulgarie restait en suspens. Une solution sera1t facilitée si le congrés se bornait à indiquer que la majorité des Puissances ferait loi dans ce cas spécial. Il proposait un amendement dans ce sens. Il a été combattu par le Comte Schouvalow et par le Prince de Bismarck. Son Altesse s'appliquait, entre aut,z.,es, à fa,ire ressortir que cette question de l'élection d'un Prince ne serait pas de nature à affecter en rien la paix de l'Europe. Quant à la Russie, Son Plénipotentiaire déclare qu'elle ne patronne, qu'elle n'a aucun candidat en vue, et qu'elle reconnait à chaque Puissance un droit de veto.

    Lord Salisbury n'insiste pas sur son amendement;. mais pour dégager toute responsabilité de l'Angleterre, il tient à ce que sa proposition soi t insérée au protocole.

    Le Président donne ensuite lecture des autres alinéas du meme article VII. Le Comte Andrassy propose qu'il soit admis en principe que les fonctions attribuées, en àifférents artides du Traité préliminaire de S. Stefano, concernant la Bulgar.ie, à des commissions Russes ou Russo-turques soient conférées à des commissaires européens (annexe 5). Le Comte Schouvaloff se déclarant sans instruction pour accepter la demande du Comte Andrassy à cet égard, le Con

    grès se borne à adopter en princ.ipe l'alinéa 4, les alinéats 3 et 5 restent en suspens.

    A ce moment le Comte Corti a demandé, s'il était entendu que les alinéas l et 2 de J.'article dont il s'agit eussent été acceptés, pa·r l'Assemblée. Cette demande était parfaitement justifiée, car le Président avait omis de consulter les Plénipotentiaires et on risquait de laisser indécis un point d'une importance majeure. Il y avait donc de l'à propos à ramener sur le tapis cette affaire de l'élection du Prince de Bulgarie, en la dégageant de toute incertitude. Ce n'est qu'alors que le Président, prenant l'avis de l'Assemblée, a constaté, que les alinéas précités étaient approuvés.

    Le Congrès délibère ensuite sur l'art. VIII.

    Le premlier alinéa ne soulève aucune objection. Il en est de mème du second alinéa jusqu'à la phrase: • Cette occupatioo tSera approximaHvement limitée à deux années •. Le Comte Andrassy développe les motifs qui laisseraient vivement désirer que ce terme fUt abrégé, et il propose: P que la durée de l'occupation de la Principauté de la Bulgarie par les troupes Impériales russes soit fixée à six mois à dater de la ·conclusioo de la paix défind.tive; 2.o que le Gouvernement Impérial russe s'engage à terminer dans un délai ultérieur de deux ou trois mois ou plus tòt si faire se peut, le passage de ses troupes à travers la Roumanie, et l'évacuation complète de eette Principauté; 3• que si, contre toute prévision à l'expiration du délai de six mois, la présence des troupes auxiliaires étrangères en Bulgarie, était d'un commun accord jugée nécessaire, les grandes Puissances fourniraient des eontingents dont l'ensemble s'éléverait environ de 10 à 15.000 hommes, placés sous les ordres de la Commission européenne et dont l'entretien sera à la eharge du pays occupé.

    Le Comte SchouvaJ.ow énonce trois objections: l) La proposition dont il s'agit, ayant été rédigée avant la séance où le Congrès a considérablement diminué l'étendue du territoire qui d'après le Traité de San Stefano devait former ce qu'on appela la Grande Bulgarie, cette proposition n'est plus en rapport avec l'état actuel des choses. 2) Le plénipotentiaire russe cherehe à démontrer que le terme de six mois pour la durée de l'occupation de la Principauté de Bulgarie est trop restreint. 3) Il manifeste des appréhensions pour une occupation mixte; sur la difficulté d'établir parmi de telles troupes l'unité de commandement. Il resterait d'ailleurs à savoir si tous les Gouvernements agréeraient une semblable combinaison. Le Pdnce de Bismarck se dit convaincu de la justesse de ces observations, et verrait avec satisfaction que le Congrès tint compte des difficultés d'une oc

    cupation mixte. Le Comte Andrassy insiste. Le Comte Schouvaloff propose

    que dans le terme d'un an l'évacuation soit complète. Il importait de couper

    court à cette discussion qui menaçait de tourner à l'aigreur. Le Comte Corti

    propose une transaction qui à son avis pourrait satisfaire les deux parties; à

    savoir 6 mois pour le terme d'évacuation de la Roumélie orientale, et une année

    pour ce qui a trait à la Bulgarie et à la Roumanie. Une certaine confusion se

    produit parmi les propositions et contre-propositions, et à mon tour, après

    200

    m'ètre concerté avec le Comte Corti, je prends la parole. Je me réfère aux discours prononcés dans la séance précédente par le Président du Congrès. L'Italie elle aussi a un ròle de conciliation à remplir et, à ce point de vue, ses plénipotentiaires recommandent à l'adoption de l'assemblée le délai d'une année. Ce n'est qu'une différence de trois mois. Ensuite de la nouvelle délimitation consentie avant-hier par les plénipotentiaires russes, au sujet de la Bulgarie et de la Roumélie orientale, il y aurait mauvaise grace si, à son tour, le Congrès ne 'se montrait pas enclin à une transactdon qui ìll'e constritue pas un grand écart avec la proposition du Comte Andrassy.

    L'Assemblée s'est rangée à l'avis de fixer à 9 mois la cessation de l'occupation russe dans la Bulgarie et dans la Roumélie, et d'accorder en outre trois mois pour l'évacuation complète y compris la Roumanie, ce qui porte, ainsi que j'en avais appuyé la proposition, à un terme d'une année.

    Le Prince de Bismarck nous a remerciés d'avoir contribué à amener cette transaction.

    La motion relative à une occupation mixte n'a pas rencontré un terrain favorable, car elle n'a été appuyée par aucun plénipotentiaire. Si nous avions été mis en mesure de nous prononcer, nous nous serions entièrement abstenus d'engager en quoi que ce soit la décision du Gouvernement du Roi.

    La séance que j'ai résumée dans ce rapport, compte avec celle du 22, panni les meilleures. Il ne reste qu'à émettre le vreu que les Puissances les plus intéressées continuent à faire preuve d'équité et de modération.

    Dans cette voie on est siìr de trouver de notre part un appui plein d'empressement et de dignité.

    ALLEGATO I.

    I ARTICOLO ADDIZIONALE PROPOSTO DAI PLENIPOTENZIARI FRANCESI

    Tous les sujets Bulgares, quelle que soit leur reHgion, jouiront d'une complète égalité de droits. Ils pourront concourir à tous les emplois publics, fonctions et honneurs, et la différence de croyance ne pourra leur étre opposée comme un motif d'exdusion.

    L'exercice et la pratique extérieure de tous les cultes seront entièrement libres et aucune entrave ne pourra étre apportée soit à l'organisation hiérarchique des différentes communions, soit à leurs rapports avec leurs ,chefs spirituels.

    ALLEGATO II.

    II ARTICOLO ADDIZIONALE PROPOSTO DAI PLENIPOTENZIARI FRANCESI

    Une pleine et entière liberté est assurée aux religieux et éveques catholiques étrangers pour l'exercice de leur culte en Bulgarie et dans la Roumélie Orientale. Ils seront maintenus dans l'exercice de leurs droits et privilège,s, et leurs propriétés seront respectées.

    ALLEGATO III.

    PROPOSTA DEI PLENIPOTENZIARI

    AUSTRIACI, FRANCESI E ITALIANI

    Les Plénipotentiaires d'Autriche-Hongrie, de France et d'Italie proposent d'ajouter aux stipulations relatives à la Bulgarie ce qui suit:

    Les traités de commerce et de navigation ainsi que toutes les conventions et arrangements internationaux conclus avec la Porte tels qu'ils sont en vigueur aujourd'hui seront maintenus en Bulgarie et dans la Roumélie orientale et aucun changement n'y sera apporté vis-à-vis d'aucune Puissance avant qu'elle n'y donne son consentement.

    Aucun droit de transit ne sera prélevé en Bulgarie et dans la Roumélie orientale sur les marchandìses traversant ce pays. Les nationaux et le commerce de toutes les Puissances y seront traités sur le pied d'une parfaite égalité.

    Les ìmmunités et prìvilèges des sujets étrangers ainsi que la juridiction et le droit de protection consulaires, tels qu'ils ont été établis par les capitulations et usages resteront en pleine vigueur.

    ALLEGATO IV.

    PROPOSTA DI CARATHEODORY PASCIÀ

    Indépendamment du tribut la Principauté de Bulgarie supportera une part des dettes de l'Empire proportionnelle à ses revenus.

    ALLEGATO V.

    PROPOSTA DI ANDRASSY

    Considérant qu'à la suite d'un commun accord la commission russo-turque qui, en vertu de l'article VI du traité préliminaire de San Stefano, aurait eu à tracer les frontières définitives de la Principauté bulgare, sera remplacée par une commission ·européenne, et que dans la pensée de tous les gouvernements représentés au Congrès cette substitution offre un mode pratique pour concilier la .divergence éventuelle des intérets respectifs;

    Considérant, d'autre part, qu'il a été constaté que l'amélioTation du sort des chrétiens dans la presqu'ìle des Balkans est un but commun à toutes les Puissances, je ne crois pas qu'il soit besoin d'appuyer par d'autres motifs encore la proposition suivante que j'ai l'honneur de soumettre à l'appréciation de la haute assembléc, à savoir:

    que le Congrès veuille bien admettre en principe que les fon.ctions assignées, ]:)ar différents articles du traité préliminaire concernant la Bulgarie, à des commissions ou à des commissaires russes, ou russes et ottomans, soient transférées à des commissions ou à des commissaires européens.

    Si ce principe est admis, je pense que nous pourrions confier. à la sous-com

    nùssion qui sera probablement chargée de la rédaction définitive du résultat de

    nos travaux, le soin d'introduire dans le texte des articles respectifs les modifica

    tions nécessaires.

    (l) Cfr. n. 199.

    205

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    T. s. N. Roma, 25 giugno 1878, ore 1.

    M. Obedenare a communiqué à Farini dont vous connaissez les attaches avec Je Prmce et les hommes les plus autorisés de ,1a Roumani.e une lettre où M. Bratiano se plaint non seulement de ce que vous ne lui pretiez pas votre appui, mais encore de ce que vous fassiez pression sur ~a Rournan,ie pour qu'elle cède à la volonté de la Russie. Je vous pré'.niens confidentiellement dle ceci pour votre simple information.

    206

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. S. N. Berlino, 25 giugno 1878, ore 18,30.

    A la séance d'aujourd'hui, on a adopté la rédaction définitive de l'artide relatif à la distribution des troupes régulières Turques sur la frontière de la Rournélie, et l'article concernant le maintien des traités et des capitulations dans les deux parties de la Bulgarie, au nord et au sud des Balkans. La question de la Commission de surveillance pour la Principauté Bulgare s'étant compliquée, j'ai proposé une transaction; on a décidé de la remettre à une conférence des Plénipotentiaires d'Autriche, d'Angleterre et de Russie. J'ai été invité à y intèrvenir, pour faciliter l'accord. Demain séance pour continuer la question de la Bulgarie. Je n'ai cessé d'interposer les offices les plus vifs auprès de mes collègues en faveur de la Roumanie. Ils sont tous pour la Russie, dans cette question, le Prince Bismarck plus que les autres. Celui-ci déclare que ni l'Empereur, ni le Prince Impérj~,l. ni luì-meme ne veulent pas faire dépendre des intérets de parenté du Prince Charles de Roumanie la conduite politique de l'Allemagne, dont le besoin et le désir suprème sont le maintien de la paix.

    207

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    D. s. N. Roma, 25 giugno 1878.

    È venuto, oggi, da me l'Ambasciatore di S. M. Britannica, per comunicarmi, in forma confidenziale, il contenuto di lettere che gli sono pervenute dal Principale Segretario della Regina per gli affari esteri.

    Sir Augustus Paget ci chiedeva anzitutto, per incarico del Marchese di Salisbury, se e quali risoluzioni sarebbero adottate dal Governo del Re nel caso in cui fosse per effettuarsi l'intervento austro-ungarico in Bosnia Erzegovina. Risposi all'Ambasciatore della Regina che non sarebbero certo a temersi, da parte nostra, tali atti o provvedimenti di cui dovessero preoccuparsi gli Stati Euro!)€i; che, però, tla eventualità da lui additata avrebbe necessariamente prodotto una non lieve impressione in Italia, ove già troppo si sente la inferiorità delle nostre condizioni in confronto del vicino Impero.

    Sir Augustus Paget soggiungeva che, secondo notizie pervenute al Gabinetto di St. James, sarebbe stato ·riferito al R. Governo che il Governo della Regtna non sarebbe stato alieno dall'ammettere, a favore dell'Italia, i:l titolo ad un compenso nell'eventualità dell'occupazione austro-ungadca in BosniaErzegovina. Per il casÒ che veramente ciò fosse stato asserito, il Marchese di Salisbury aveva dato incarico all'ambasciatore Britannico di dichiarare tnteramente ·infondata una simi.le affermazione.

    Stimo utile di tosto recare quanto precede a notizia di V. E.

    208

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL MINISTRO DELLA GUERRA, BRUZZO

    D. s. N. Roma, 25 giugno 1878.

    Il R. Console Generale a Trieste ha trasmesso a questo Ministero due rapporti ricevuti dai RR. Agenti Consolari a Sebenico ed a Spalato, sulla mobilitazione della Landwehr e sulla leva dei cavalli ed altri animali da trasporto nella provincia di Dalmazia.

    Il sottoscritto si fa premura di accludere all'On. Collega Ministro per la

    Guerra copia di quei due rapporti, aggiungendo che, stando a notizie perve

    nute da persone bene informate, in seguito all'ordinata mobilitazione, l'Austria

    avrà fra pochi giorni oltre 100.000 uomini concentrati alla sua frontiera meri

    dionale, cioè in Transilvania, Croazia e Dalmazia.

    209

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Archivio Corti)

    L. P. Berlino, 25 giugno 1878.

    La seduta di ieri fu la migliore di tutte, cioè quella in cui si fece il maggior progresso. Di quanto occorse ti diedi avviso telegrafico (l) e segue il rapporto del Conte De Launay (2). Vi fu un momento in cui si era smarrita la via, e ve li ricondussi. Gli Inglesi continuano ad essere fieri e tra di essi e il Conte Andrassy

  • Cfr. n. 203.
  • Cfr. n. 204.
  • esiste perfetto accordo. Bismarck tende piuttosto verso i Russi, ma senza mai separarsi da Andras~l)'. In questa questione di Bulgar.ia noi facdamo opera di conciLiazione di ·cui v'è grandissimo bisogno. Già ti scrissJ (22 giugno) (l) come io m'adoperi col massimo zelo a prò dei Rumeni. E ne ho per guiderdone quella lettera di Bratiano mostrata al Fadni. Questo ti sia prova dell'a.rte <liplomatica dei Rumeni, Bratiano non venne neppure a vedermi, però venne il Ministro degli Esteri Ghika. E perchè gli consigliai di usare moderazione nel loro linguaggio mi accusano di voler fare pressione. Il fatto è che come già ti scrissi con l·a loro violenza hanno disgustato molti.ssimi. Anche ieri ebbi :lunghe conversazioni con Salisbury e Waddington sui loro interessi per ottenere almeno una transazione, che Cogalniceano m'aveva detto sarebbero ora disposti ad accettare, e li trovai pochissimo ben disposti. Figurati che Salisbury non aveva neppure esaminato la questione e dovetti spiegargliela sulla carta. I Rumeni avrebbero ben più diritto di lamentarsi se noi gli avessimo riscaldati per poi !asciarli in ballo. Io continuerò tuttav1a a fare d più caldi offici in loro favore. Gli affari della Grecia invece prendono migliore piega e Waddington sarà con noi. Cercai di guadagnare anche Lord Beaconsfield, ma mentre egli si dichiara favorevole in principio, non foss'altro che per fare piacere all'Italia non vorrebbe fare nulla senza il consentimento della Turchia ed i Turchi finora non fanno segno di voler cedere.

    Però io continuerò indefessamente la propaganda poichè, come già più volte ti dissi, il vero lavoro si fa fuori del Congresso e nelle formali sedute non si fa che sanzionare le prese intelLigenze.

    (l) (2)
    210

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2093. Berlino, 25 giugno 1878 (per. il 29).

    C'est aujourd'hui, dans la sixième .séance du CÒngrès, que S. E. M. Waddington expose le résultat de ses pourpar.l:el'1s pour •ConciHer, autant que possible, les vues des agents de l'Angleter.re ·et de la Russte au •suj·et de oertaines clauses qui se rattachaient à la discussion de l'article VI du Tra:ité de

    S. Stefano et qui, à défaut d'entente, étaient restées en suspens (rapports 2091 et 2092) (2). L'accord s'est établi sur la rédaction suivante:

    • L'ordre intérieur est maintenu par une gendarmerie indigène assistée d'une mUice locale. Pour la composition de ces deux •corps dont ,les officiers sont nommés par le Sultan, il sera tenu compte, suivant les localités de la religion des habitants.

    Sa Majesté le Sultan s'engage à n'employer dans les garnisons frontières que des troupes régulières. Les troupes destinées à ce service ne pourront en

    12) Cfr. nn. 199 e 204.

    205

    9 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

    aucun cas etre cantonnées chez l'habitant. Lorsqu'eHes traverserront la province,

    elles ne pourront y faire de sejour •.

    Ce dernier paragraphe ne s'applique, il va sans dire, qu'à l'état de paix.

    A cet égard M. Waddington tenait à fa:ire ressortir que les mots • troupes

    régulières • excluaient les Bachi Bouzouks ·et que ces troupes ne devaient pa,s

    séjourner à l'intérieur ni loger chez l'habitant dans leurs mouvements d'allée

    et de retour.

    Le Comte Schouvalow déS'i,re que ·ces arrangements, qu'hl accepte en principe, soient soumis quant à l'exécution à une commisston européenne. L'Anglete,rre s'y refuse, et la France se joint à 1l'Angleterre. Ce seraLt admettre une ingérence dans les affaires du Sultan à qui il appartient de pourvoi:r à la réglementation. Le Plénipotentiaire de Russie insiste pour un amendement dans le sem qu'il a indiqué. Mais, pour ne pas entraver la marche de la déUbération, il accepte la ·rédaction ci-dessus reproduite, en laissant ile protocole ouvert poUir son amendement. Il se réserve de prendre les ordres de J.'Empereur san Maitre, et de revenir sur cette matière à la prochaine séance.

    L'Assemblée accepte aussi la rédaction dont il s'agit de meme qu'une adjonction relative à l'éventuaHté, où le Gouverneur Général de la Roumélie orientale ferait appel aux troupes ottomanes pour protéger la sécurité intérieure ou extérieure. Dans ce cas la Sublime Porte devra donner connaissance de sa décision, ainsi que des nécessités qui la justifient, aux représentants des Puissances à Constantinople.

    Le Congrès délibère ensuite sur la proposition du Comte Andrassy ayant pour but d'admettre en principe que les fonctions assignées par différents articles du traité préliminaire de S. Stefano concernant la Bulgarie à des commissions ou à des commissaires russes ou russo-tures, soient transférées à des commissions ou à des commi,ssakes européens.

    Le Marquis de Salisbury propose que des commissaires européens remplacent le plus tòt possible, et meme sans délai, le Gouvernement militaire actuel de la Pr.incipauté de Bulgarie. Le plénipotentiaire de la Grande Bretagne donne lecture, à l'appui, d'un télégramme de Sir A. Layard portant que l'autorité militaire prend des mesures financières, commet des exactions, camme si l'an ne pensait pas à revenir vers l'état norma! d'un Gouvernement civil en Roumélie. Sur l'invitation du Président, le Marquis de Salisbury remettra séance tenante une proposition par écrit.

    Le Prince de Bismarck consulte alors l'Assemblée pour savoir si elle se range à l'avis de la substitution des commissaires européens à des commissaires russes ou turco-russes. Le Comte Schouvalow combat cette substitution au moins dans l'étendue visée par la proposition Austro-Hongroise. On vient de lui refuser une commission Européenne pour la Roumélie, et il ne croit nullement indispensable que pareille combinaison soit adoptée pour la Bulgarie. Il lui semble que la commission européenne pourrait etre remplacée par les représentants des Puissances à Constantinople, qui controleraient et sanctionneraient les travaux d'organisation. Les Consuls étrangers seraient chargés sur piace de preter leur concours et de surveiller. En cas de divergence avec le Commissaire russe, ils en référeraient à leurs Ambassadeurs. Le Comte Andrassy allait jusqu'à émettre l'idée que les Ambassadeurs à Constantinople délégassent deux de leurs collègues pour une semblable tàche. Au reste le Plénipotentiaire du Tsar fait observer que s'il revendique une part plus directe dans l'organisation administrative de la Bulgarie, c'est parce que la Russie a le plus contribué à la création de cette Principauté. Il se réserve de présenter un contre-projet à la proposition du Comte Andrassy.

    Il se produit ici une échange d'observations assez confuses, et le Prince de Bismarck croit devoir appeler l'attention du Congrès sur les inconvénients de s'égarer dans 1es déta.tis. C'est alol"ls que S. E. ile Comte Corti prend la parole et indique un fil conducteur pour sortir du dédale. Il lui paraìt que la divergence de vues entre le Comte Schouvalow et le Comte Andrassy n'est pas aussi grande qu'eUe ,ge présente de prime abord. La difficulté pourrait etre tournée par la combinaison suivante: chaque Gouvernement pourrait nommer un délégué consulaire. Il propose au reste, camme étant la meilleure voie déjà suivie dans deux autres circonstances, que le Prince de Bismarck invite les plénipotentiaires en désaccord à chercher à établir une entente dans des pourparlevs préalables, dans l'intervalle des séances. Cette idée est admise, et le Comte Schouvalow demande que l'auteur de la motion, S. E. le Comte Corti, prerme part à (les négociations rpréparatoires. L'Angieterre et l'Autviche y donnent leur adhésion et notre Ministre des Affaires Etrangères promet son concours. Cette décision est un juste hommage rendu à l'esprit conciliant et pratique de M. le Comte Corti. Tout ce qui contribue d'ailleurs à mettre en relief le ròle modérateur de l'Italie, ne pourra que produire une bonne impression dans notre pays et à l'étranger.

    Le Président soumet à l'Assemblée:

    l) la proposition des plénipotentiaires d'Italie, d'Autriche-Hongrie et de France sur le maintien des traités de commerce et de navigation etc. etc. (annexe n. 3 au rapport n. 2092). La Roumélie orientale devant continuer à faire partie de la Turquie d'Europe, politiquement aussi bien que commercialement, il est superflu de désigner cette Pro~ince. L'artide ne s'applique donc qu'à la Principauté de Bulgarie. Il est accepté dans sa teneur primitive, sauf l'adjonction des mots suivants qui terminent le dernier paragraphe: • tant qu'ils n'auront été modifiés du consentement des parties intéressées •.

    2) Article additionnel (annexe n. l, rapport n. 2092) pour garantir aux habitants de la Principauté de Bulgarie une complète égalité de droits... Il est adopté.

    3) Autre article additionnel en faveur d'une pleine et entière liberté aux religieux et évèques ·Catholiques étrangers pour l'exercice du culte en Bulgarie et dans la Roumélie (annexe n. 2 au mème rapport). Les plénipotentiaires français expliquent qu'il s'agit d'un nombre assez considérable de religieux latins, dont le siège principal est à Philippopoli et qui sont placés sous la pro

    tection de la France. Mais cet article paraissant aller à l'encontre de quelques

    objecHon:s, M. Waddington demande que la discussion soit ajournée;

    4) L'ajoÙrnement est également prononcé sur la part des dettes de l'Em

    pire Ottoman qu'indépendamment du tribut, la Bulgarie serait appelée à pren

    dre à sa charge (annexe n. 4 au mème rapport).

    Selon l'ordre du jour fixé pour la séance de demain, l'Assemblée continuera à s'occuper des articles du Traité préliminaire de S. Stefano pour la Bulgarie.

    En joignant ici un exemplaire du protocole de la quatrième séance du Congrès...

    (l) Cfr. n. 198.

    211

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. CONFIDENZIALE 520/95. Londra, 25 giugno 1878 (per. il 29).

    La prima impressione causata dalla pubblicazione fatta dal Giornale il Globe del Memorandum, o per meglio dire del Compromesso testè passato tra il Conte Schouvaloff ed il Marchese di Salisbury al quale alludevano i miei telegrammi N. 117, 118 e 119 dell7, 18 ,e 20 giugno (l) si è alquanto modifi·cata, e questi documenti si conciliano a poco a poco la pubblica opinione in loro favore.

    Dopo l'attitudine ferma e risoluta presa dal Conte di Beaconsfield nel Congresso, il Memorandum in discorso è considerato come una semplice concessione sotto 1·iserva fatta alla Russia per facilitare la riunione del Congresso ed indurla a sottoporre aUa discussione di questo, tutti i preliminari di San Stefano. E così appunto avviene, come rilevasi dai fogli pubblici, imperocchè nella seduta di sabato il Conte di Beaconsfield, sdegnando le vie tortuose della Diplomazia, afferrava di fronte la questione più importante, quella cioè della Bulgaria e poneva come ultimatum la riduzione di quel nuovo principato Russo escogitato dai preliminari di San Stefano, il quale doveva estendersi sino al mare Egeo, ad una semplice Bulgaria del Nord limitata dai Balkani, i di cui passi, debitamente difesi debbono rimanere in mano dei Turchi. Nel medesimo tempo va svolgendosi il rimanente programma dell'Inghilterra che ho più volte accennato a codesto Ministero, nei miei precedenti rapporti e specialmente in quello del 6 corrente (politico 82) (2) per cui l'Impero Ottomano passerebbe effettivamente sotto il protettorato di quella potenza, e verrebbe, per quanto possibile, sottratto alla influenza Russa. È superfluo che io ritorni sopra i varii particolari di questo programma ,che ho più volte ac·oennato a questo Ministe:ro dietro .informazioni confidenz·iali che io mi era procurato e che si vanno confermando. Ma il fatto più importante per noi è il riav\nicinamento dell'Austria all'Inghilterra, la qua,le naturalmente accoglie con premura queste disposizioni del Gabinetto di V·ienna, finora così incerto, per •cui oramai l'InghHterra sarà senza dubbio la•rga di concessioni all'Austria, ohe, a quanto si assicura, si limiterebbe per ora ad occupa·re milita.rmente la Bosnia e l'Erzegovina.

    La politica di Lord Beaconsfield trova certamente ancora degli avversarii, ma ogni giorno le opposizioni si attutiscono, ed ho veduto ultimamente diversi

  • E' pubblicato solo il telegramma del 17 al n. 189.
  • Cfr. n. 164
  • membri del Parlamento, finora oppositori dichiarati del Primo Ministro, i quali riconoscono che egli ha veramente rialzato il prestigio della Gran Bretagna.

    Non spetta a me di pronosticare quale sarà l'esito definitivo del Congresso; ma si può ritenere per certo che questo paese ne escirà ingrandito ai proprii occhi ed a quelli delle altre nazioni.

    È certo che ,l'Inghilterra cerca anzi tutto il proprio interesse. ma ,siccome questi interessi non sono disgiunti, in alcune parti essenziali, da quelli delle altre potenze, si ha luogo di pensare che l'attitudine energica dell'Inghilterra avrà per finale risultato di tutelare l'Europa Occidentale contro la minacciosa espansione dell'influenza Russo-Slava.

    Non debbo tralasciare di far noto all'E. V. come varie persone che portano interesse all'Italia si sono a me mostrate sorprese perchè i nostri plenipotenziarii non siano, al pari di quelli delle altre potenze, sussidiati da uffiziali Italiani di competente autorità, imperocchè le questioni da risolvere nel Congresso hanno un carattere militare che non si può disgiungere da quello politico.

    L'Inghilterra ha, ad latus di Lord Beacon:sfield e di Lol'd Sailisbury, mandato il Generale Simmons, che passa per uno dei più distinti ufficiali dell'esercito Britannico. La Russia e l'Austria hanno spedito degli Stati Maggiori intieri; non parlo della Germania che tiene a sua disposizione in Berlino, il Maresciallo di Moltke coi suoi ufficiali. L'Italia non ha forse minori interessi militari dell'Austria in questa quistione come le accennai più volte e specialmente nel mio rapporto del 4 agosto 1877 (pol. N. 172) ed in un altro rapporto speciale chiestomi dal Comm. Depretis e che gli consegnai in Roma il 12 febbrajo u.p.

    A dir vero queste considerazioni sarebbero oramai tardive e trovansi d'altronde inutili imperocchè la comprovata abilità dei nostri plenipotenziarii basta a tutte le esigenze del loro mandato; ma siccome tali osservazioni mi furono fatte personalmente in modo affatto benevolo per l'Italia, ho stimato di non potermi dispensare di parteciparle alla E. V.

    (l) (2)
    212

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 26 giugno 1878, ore 18.

    Prince Bismarck a proposé, et le Congrès a adopté, la con,stitution d'une commission, composée d'un Plénipotentiaire de chaque Puissance, pour la rédaction des articles devant former le traité fina!. Après un échange de compliments entre le Prince de Bismarck et Lord Beaconsfield, le Prince Bismarck a fait un discours recommandant la conciliation et constatant les services que l'Allemagne, l'Italie et la France ne cessent de rendre à la cause de la paix. Entré dans l'ordre du jour j'ai proposé une transaction de forme de la proposition turque d'attribuer à la Bulgarie une part proportionnelle de la Dette Ottomane. Ma proposition a été adoptée à l'unanimité. On termina ensuite tous les paragraphes relatifs à la Bulgarie. Prochaine séance après demain.

    213

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 26 giugno 1878.

    A l'occasion de la discus~ion relative à la substitution de la commission européenne pour -le délégué ·russe dans la Bulgar-i·e à 1a séance d'hi·er Bisma!'ck a témoigné beaucoup de mauvaise humeur. Il a déclaré que ni sa santé ni ses occupations ne lui permettaient d'assister encore à un nombre considérable de séances et qu'on ferait mieux de régler toutes les questions de moindre importance entre les Plénipotentiaires plus intéressés. Les paroles de S. A. produisirent une profonde impression. C'est alors que je suis intervenu dans le sens de la conciliation et que le Congrès m'a chargé d'assister à la réunion particu

    lière des Plénipotentiaires d'Angleterre, de Russie e d'Autriche qui aura lieu aujourd'hui.

    214

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2094. Berlino, 26 giugno 1878 (per. il 30).

    Le Congrès a pris aujourd'hui, dans sa VII séance, une décision qui a pour but d'activer autant que faire se peut la marche de ses travaux. Sur la proposition de son Président, il a adopté en principe la formation d'une Commission chargée de rédiger dans l'intervalle des séances les arUcles du Traité de San Stefano selon les résolutions du Congrès. Cette • Commission de rédaction • sera composée d'un des plénipotentiaires de chaque Puissance, et elle désignera parmi ses membres un rapporteur qui présidera à ses travaux. Avant que l'Assemblée passat à la discussion des articles de son ordre du jour, Son Altesse le Prince Gortchakow a pris la parole pour exprimer son regret de n'avoir pu, pour des circonstances indépendantes de sa volonté, assister aux deux séances précédentes. Son Altesse tenait d'autant plus à adresser aujourd'hui quelques mots à l'Assemblée. Lord Beaconsfield dans une des dernières séances avait exprimé le désir que le Sultan fUt mis en état de rester le maitre chez lui. Le Chancelier russe partageait lui aussi cet avis; mais il lui semblait que cela dépendait de deux conditions. Administrativement, il fallait qu'aux provinces de l'Empire ottoman, qui n'avaient pas été déclarées indépendantes, un bonne administration fut assurée par le concours des Puissances. Politiquement, il importait d'éviter que telle ou telle autre prépondérance vint à dominer à Constantinople, comme l'histoire de cette ville en avait souvent fourni l'exemple: c'était là un fait aisé à comprendre en tenant compte de la facilité avec laquelle les divers éléments qui se trouvent en présence dans un terrain aussi mouvant que celui de Constantinople, sont entrainés à entrer en lutte les uns contre les autres; H faùlait dès lors substituer à toute prépondé

    rance exclusive, une entente de l'Eu["ope comme telle. La Russ.ie, ajoutait le Prince Gortchakoff, avait apporté ici des couronnes de laurier; il désirait que

    le Congrès les changeàt en branches d'olivier. Les collègues de San Altesse avaient déjà fait d'énormes concessions en vue de la paix. Si les exigences envers la Russie devaient cependant dépasser les limites de ce que l'honneur d'un grand pays a le droit de prétendre, San Altesse ne pourrait les admettre, et l'histoire aurait à prononcer un jugement sevère dans le cas où lets négociations devraient dès lors échouer.

    Lord Beaconsfield a déclaré qu'il se réjouissait d'·entendre de nouveau la voix du Prince Gortchakow, et il a ajouté que la Grande Bretagne pour san compte faisait aussi des concessions dans le meme but de paix et de conciliation.

    Le Prince de Bismarck a pris alors la parole à san tour. Il partageait l'espoir que les travaux du congrès aboutiraient à un heureux résultat par vaie de conciliation, et que l'honneur national resterait intact de part et d'autre. L'Allemagne, l'Italie, la France, selon le Prince de Bismarck, étaient appelées par leurs intéréts à faire entendre la voix impartiale de l'Europe dans toutes les occasions où le but, que l'an se propose d'obtenir, pourrait étre compromis. Ces trois Puissances se trouvaient d'accord pour tenir un pareil langage conciliant envers tous ceux de leurs amis communs qui pourraient se laisser entrainer à tenir compte de leurs intéréts spéciaux, plutòt que des intéréts généraux de l'Europe.

    Cet incident ayant aussi été clos, le Président a ouvert la discussion sur le premier point de l'ordre du jour, concernant l·a question de la part de ·la dette de l'Empire Ottoman que la Bulgarie aurait à prendre à sa charge (annexe n. 4 à mon rapport n. 2092) (1). Karathéodory Pacha a motivé sa motion qui, n'ayant en vue que les créanciers de la Turquie, avait pour but essentiel de fai,re constater un p.I'incipe. S. E. le Comte Corti, pour donner suite à cette prcposi-tion turque, a fait la motion d'ajouter au premier paragraphe de ·l'art. IX du traité la phrase additionnelle suivante (annexe n. 1).

    • Lorsqu'on réglera le tribut à payer par la Bulgarie à la Sublime Porte, on prendm en considération la partie de ·la dette publique qui pourrait étre attribuée à la Principauté sur la base d'une équitable proportion •.

    Le Président a trouvé juste cette proposition. S. E. M. Waddington toutefoi,.s, en ·r·elevant l'importance de la question relativement aux porteurs des titres de la Dette Ottomane, se prononçait en faveur de la proposit1on turque qu'il trouvait plus nette. Quodque S. E. le Comte Corti declaràt que la motion n'avait en vue que de définir la que·stion de principe, et que iles différents points spéciaux auraient ensuite du étre rég.lés ultérieurement, le plénipotentia~re français per·sistait dans •Sa :préférence pour 1a proposition turque, et til demandait qu'au besoin on prononçàt il'ajournement de la dédSiion. Le Comte Corti énonçait alms que, pour son compte, il aura.it été disposé à voter la proposition turque telle quelle, et que l'amendement italien n'avait pour but que de rarUieor la majorité. S. E. le Comte Schouvalow se rangeait au contraire à la proposition italienne. C'est en effet cette dernière qui a été adoptée à l'unanimité, après que le pléniopotentiaire français, en constatant le pdncipe, se fut décidé à s'y rallier. Ce dont le Président pris acte.

    L'ordre du jour portait ensuite l'amendement (annexe n. 2) que l'Autriche Hong;r·ie proposa'it d'introdutire dans le 2ct aHnéa de !l'art. IX au •sujet des chemins de fer tures. Le Congrès l'a adopté à l'unanimité.

    S. E. M. Waddington a déclaré alors que les pléntipotentiaires français, en tenant compte des principes d'entière l.iberté reHgi·euse consacrés hier par le Congrès, ainsi que de la décla·ration faite par S. E. Karatheodory Pacha, retiraient l'artide additionnel qu'ils avaient présenté en faveur des religieux et des éveques catholiques de la Bulgarie (annexe 3). Ils demandaient l'insertion au protocole de cette déclaration (annexe 3 bis). Lord Salisbury aurait voulu qu'il fut dit dans le traité que toutes les populations de l'Empire Ottoman auraient une pleine et entière liberté religieuse. Le Président fit remarquer que la déclaration française se référait elle-meme aux déclarations faites dans ce sens par Karatheodory Pacha. Cette déclaration, à insérer au protocole, rallia les suffrages de l'Allemagne, ainsi que ceux de la Russie, dont les Plénipotentiaires ont déclaré ne vouloir d'aucune barrière religieuse.

    Le numéro suivant de l'ordire du jour portait l'artide additionnel que Lord Salisbury proposait d'ajouter à l'art. VII du Traité (annexe n. 4) concernant la substitution de la Commission au Gouvernement militaire actuel de la Principauté, pour les affaires d'administration et de finance. Lord Salisbury, en tenant compte des déclarations antérieures, rétire sa proposition.

    L'art. VII a été adopté tel qu'il est reproduit dans l'annexe n. 5 de ce rapport. Ainsi qu'i.l résulte de mon dernier rapport, n. 2.093 (1), le concours de notre Ministre des Affaires Etrangères avait été demandé pour amener une entente sur une des clauses principales. Le résultat prouve que son intervention a obtenu le but désiré.

    Pour ce qui a trait à l'article VIII, il a été décidé, au sujet du premier

    paragraphe, que les forteresses seraient rasées dans le plus bref délai, et qu'on

    ne pourrait en construire d'autres. Le 2ct paragraphe (milice et occupation) a

    été modifié selon les dispositions déjà adoptées par le Congrès; et le 3i·uw para

    graphe a été maintenu dans le texte primitif. L'article a été renvoyé à la Com

    mission de rédaction.

    L'Art. IX (tribut, dette) avait déjà été réglé dans cette meme séance.

    L'Art. X (passage des troupes turques en Bulgarie) tombait de lui-mème.

    L'Art. XI (propriété des Musulmans en Bulgarie etc.) a été renvoyé à la

    Commission de rédaction.

    L'ordre du jour étant ainsi épuisé, le Prince de Bismarck a pris la parole. Il restait à traioter les questions de Bosnie, Serbie, Montenegro, Roumanie, Grèce, Dardanelles, Asie, indemnité de guerre. Le Président estime qu'il faudrait commencer dans la prochaine séance par les questions qui impliquent d es revisements territoriaux. Il recommande à l'Assemblée de procéder à ces discussions plus rapidement qu'il n'en a été le cas pour la Bulgarie. Le Congrès devrait se borner à fixer des bases, à poser des assises en 1aissant à une commi•3lsion ultérieure le .règlement des détails. Cette recommandation est accueillie favorablement par l'Assemblée.

    La séance a alors été levée, et il a été convenu que la prochaine réunion du Congrès aurait lieu le vendredi, 28.

    On peut etre assez satisfait du résultat de la séance d'aujourd'hui, qui a mené à bon terme la discussion de ce qui concerne spécialement la question de la Bulgarie.

    ALLEGATO I.

    PROPOSTA DI CORTI

    Lorsqu'on réglera le tribut à payer par la Bulgarie à la Sublime Porte, on prendra en considération la partie de la Dette Publique qui pourrait etre attribuée à la Principauté sur la base d'une équitable proportion.

    ALLEGATO II.

    PROPOSTA AUSTRO-UNGARICA

    Les Plénipotentiaires d'Autriche-Hongrie proposent de substituer à la der nière partie de l'alinéa 2 de l'article IX les dispositions suivantes:

    La Principauté de Bulgarie assume tous les engagements et obligations que la S. Porte a contractés tant envers l'Autriche-Hongrie qu'envers la compagnie pour l'exploitation des chemins de fer de la Turquie d'Europe, par rapport à l'achèvement et au raacordement ainsi qu'à l'ex:ploitation des lignes ferrées situées sur son terrain.

    Les conventions nécessaires pour régler ces questions seront conclues entre l'Autriche-Hongrie, la Porte, la Serbie et la Priqcipauté de Bulgarie immédiatement après la conclusion de la paix.

    Il s'entend que les droits et obligations de la S. Porte par rapport aux chemins de fer dans la Roumélie orientale restent intactes.

    ALLEGATO III.

    II ARTICOLO ADDIZIONALE PROPOSTO DAI PLENIPOTENZIARI FRANCESI

    Une pleine et entière liberté est assurée aux religieux et éveques catholiques étrangers pour l'exercice de le,ur culte en Bulgarie et dans la Roumélie Orientale. Ils seront maintenus dans l'exercice de leurs droits et privilèges, et leurs propriétés seront respectées.

    ALLEGATO III BIS

    PROPOSTA DEI PLENIPOTENZIARI FRANCESI

    En ce qui concerne l'article additionnel qu'ils ont présenté relativement aux ecclésiastiques étranger,s, les Plénipotentiaires de France, s'en rapportent aux principes d'entière liberté consacrés hier par le Congrès en faveur de toutes les communions et de tous les cultes en Bulgarie, ainsi qu'à la déclaration faite dans la meme séance par M. le Premier Plénipotentiaire de Turquie, à savoir qu'aucune atteinte ne sera portée dans la Roumélie orientale aux droits acquis aux étrangers dans l'Empire Ottoman.

    ALLEGATO IV.

    ARTICOLO ADDIZIONALE DA AGGIUNGERE ALL'ARTlCOLO VII DEL TRATTATO DI SANTO STEFANO PROPOSTO DA SALISBURY

    Le Gouvernement militaire actuel de la Principauté et de la province en matière administrative et financière sera remplacé sans délai dans la Principauté par le Gouvernement provisoire de la commission sus-mentionnée, dans la province par le Gouvernement du Sultan.

    ALLEGATO V.

    Article VII.

    Alinéa l et 2 sont maintenus. Alinéa 3 -Une assemblée de notables de la Bulgarie convoquée à Tirnovo élaborera

    avant l'élection du Prince l'organisation de l'administration future. Alinéa 4 -Maintenu avec omission de (Koutzo-Valaques). Alinéa 5 -Supprimé.

    L'administration provisoire de la Bulgarie sera dirigée jusqu'à l'introduction de la nouvelle organisation par un Commissaire Impérial russe. Un commissaire Impérial ottoman et les Consuls délégués par les autres Puissances ad hoc seront appelés à exercer un contròle sur le foncitonnement de ce régime provisoire.

    En cas de dissentiment entre les Consuls délégués la majorité décidera et en cas de diverg,ence entre cette majorité et le Commissaire Impérial russe, les Représentants des Puissances à Constantinople réunis en conférence prononceront.

    Une fois le Prince élu et institué la nouvelle organisation sera mise en exécution et la Bulgarie entrera en pleine juissance de son autonomie.

    Immédiatement après la conclusion de la paix une commission européenne sera instituée pour l'organisation de la Roumélie orientale et pour son administration financière, jusqu'à l'achèvement de l'organisation.

    (l) Cfr. n. 204.

    (l) Cfr. n. 210.

    215

    IL VICE CONSOLE A SULINA, ROMANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 995. Sulina, 27 giugno 1878, ore 17,20 (per. ore 21,45).

    En ce moment ,s'engagent dans le Canal du Danube deux batiments de guerre, système circulaire Russe bien connu. Ils paraitraient avoir intention de s'arréter à l'emqouchure du Canal. Poussés activement.

    216

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 28 giugno 1878, ore 20,30.

    Question de la Bosnie et de l'Herzégov,ine est venue en discussion aujourd'hui. Comte Andrassy a exposé situation de la Province, nécessité de protéger le rapatriement des refugiés, d'organiser l'administration, et a invité le Con

    grès à y pourvoir. Lord Salisbury a alors proposé de confier à l'Autriche occupation militaire et administration, comme meilleur moyen. Prince Bismark a fortement appuyé, au nom de l'Allemagne, la proposition Anglaise. Les Plénipotentiaires Italiens ont demandé au Comte Andrassy des explications ultérieures, sur 'les conditions de l'occupation. Comte Andrassy a ,répondu en s'e référant à l'exposé des motifs et exprimant l'espoir que le point de vue Européen, qui avait inspiré l'Autriche, serait apprécié par l'Italie, au méme degré qu'Il J.'étaH par !les autres Puissances. Cela équivaut à une espèce de réserve que nous avons formulé au nom de l'Italie. Les Plénipotentiaires Tures ont alors déclaré que la Turquie se trouvait en état de procéder, par elle mème, à l'exécution de toutes les conditions requises. Ils ont conclu en déclinant, au nom de la Porte, d'accepter proposition Anglai,se. Premier Plénipotentiaire Français a motivé son adhésion dans l'intéret d'un accord durable, puisque l'Autriche seule était à mème de pacifier la Province. Lord Beaconsfield a appuyé la proposition en termes énergiques. Prince Gortchakow a déclaré, que, considérant le but de l'occupation Autrichienne comme conforme à celui de la Russie, il y donnait sa pleine adhésion. Le moment était supreme. Si l'Ualie avait refusé son adhésion, elle aurait, peut-ètre, assumé la responsabilité d'un conflit Européen. Toutes les grandes Puissances ont donné leur adhésion à la proposition. Le Pr,ince Bismarck, s'adressant. alor,s, aux Plénipotentiaires Tures, leur a tenu un langage sevère et méme menaçant, en laissant clairement entendre, que, si de nouvelles instructions de Constantinople ne modifiaient pas les premières, les Puissances auraient à aviser. Le Comte Andrassy se déclare prèt à accepter la proposition de Lord Salisbury, à condition que l'Autriche aurait certains droits de garnison et de route militaire et commerciale dans

    l'enclave entre la Se,rbie et le Montenegro.

    L'impression générale des Plénipotentiaires est que la Turquie devra céder.

    Ce qui vient de se pa,sser au Congrès conftrme nos :investigations préa:J:ables,

    pour déterminer notre condui,te. Le Prince Bismarck non seu!lement était dils>

    posé à appuyer occupation, mais ne comprenait mème pas pourquoi l'Autriche

    ne réclamait pas l'annexion. Le Comte Andrassy nous avait dit qu'il s'était

    arreté à l'occupation, par égard pour l'Italie. Toute autre conduite nous aurait

    placé dans un état d'hostiJ.,ité avec l'Autriche, de méfiance et d'irrita:tion a.uprès

    des autres Puissances, qui désirent vivement la paix, et surtout auprès de l'Al

    Iemagne. Il serait indispensable de s'abstenir de donner des explications à cet

    égard au Parlement, jusqu'à ce que la paix ne soit signée, puisque nous som

    mes tenus au secret. V. E. jugera dans quelle mesure il faudra diriger la presse.

    On a ensuite déclaré l'indépendance de la Serbie, sous la condition de

    l'égalité des droits politiques et civils pour tous les cultes. Question frontière

    déférée à un Comité.

    Les Grecs seront invi,tés à la séance de dema:im, pour etre entendus. Lord

    Salisbury et nous avons demandé l'admission des délégués Roumains.

    217

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2095. Berlino, 28 giugno 1878 (per. il 3 luglio).

    Aujourd'hui a eu lieu la VIII séance du Congrès. Le Ilrésident a informé l'Assemblée que, le 2,5 juin, il avait communiqué au Ministre de Grèce la décision adoptée dans la III Séance au sujet de l'admission au Congrès des représentants Helléniques, M. de Rangabé ava1t répondu au Président que M. Th. Delyannis avait été désigné comme délégué par Son Souvemin, 'et que M. Rangabé 1ui mème venait de recevoir d'Athènes l'avis qu'il était adjoint comme 2.<1 Plénipotentiaire au Miinistre des Affaires Etrangères. Le Congrès, invité à se prononcer sur le temps et le mode de l'admission de la Grèce, décide que M. Delyannis ~et, par courtoi~sie, aussi M. Rangabé, seront invités à venk dans la procha~Ine séance exposer au Congrès les voeux de leur Gouvevnement; après quoi les envoyés Helléniques auront à se retker, et le Congrès délibérera dans quelle mesure les Grandes Pu~ssances devront temr ~compte des voeux de la Grèce. Le cas échéant, Hs seront nouvel~lement convoqués.

    Les Plénipotentiaires russes ont ensuite retiré l'amendement qu'ils avaient proposé dans la VI séance au sujet de l'article VI du traité de S. Stefano

  • (v. mon rapport n. 2093) (1), et le Président a informé l'Assemblée que, en exécution de la décision prise avant hier, une commission de rédaction avait été formée et avait tenu aujourd'hui méme la première séance, en nommant S. E.
  • M. Desprez son rapporteur. V. E. trouvera, dans l'annexe n. l du présent rapport, les noms des membres du Congrès qui composent cette comm1ssion.
  • L'ordre du jour adopté dans la dernière séance appelait le Congrès à discuter aujourd'hui les revisemens territoriaux dans leur généralité: c'est la question des Provinces de Bosnie et de Herzégovine qui a été d'abord mise sur le tapis (art. XIX du Traité de S. Stefano).

    S. E. Ie Comte Andrassy a donné 1lecture d'un exposé sur les conditions de ces Provinces et ~sur les intérèts qui s'y rattachent. Tous les Gouvernements se trouvaient d'accord pour reconnaitve que l'Autriche-Hongde était intéressée en première ligne dans 'Cette questicn; l'art. XIV du Traité de S. Stefano en fournit la preuve. Mais il était nécessaire de bien établir que ceUe méme question avait aussi un caractère Européen. La Bosnie et l'Herzégovine avaient été le point de départ des troubles qui ont amené 1a dernière crise en Orient. Les forces austro-hongroi,ses, pas plus que ceHes de la Turquie, n'avaient été à méme d'empikher l'émigration des habitants de ces contrées qui au nombre de 200.000 se sont réfugiés en Autriche et ont causé à son trésor une charge qui se monte déjà à 10 millions de florins. Ces malheureux se refusent à rentrer dans leurs foyers, et rien ne fait présager encore qu'un pareil état de choses puisoe avoir un terme prochain. L'Autriche-Hongrde était prete

    à accepter toute combinaison faite pour mettre fin à une situation aussi fàcheuse, mais elle considérait la solution consignée dans l'art. XIV du Traité comme étant irréalisable. En Bosnie et dans l'Herzégovine les diverses races et confess:ions, catholiques, musulmans, orthodoxes etc. étaient teHement mélangées que jamais la Turquie ne parviendrait à les réduire dans un meme moule; le Gouvernement turc qui depuis longtemps n'a perçu et, pendant deux ans encore, ne percevra aucun impéìt aurait à fournir aux populations les moyens de reconstruire leurs maisons, les grains pour ensemencer leurs champs etc. il se trouverairt en présence d'une redoutable question agraire, que seule une grande Puissance serait à meme de résoudre, et toutes ·ces difficultés considérables en temps normal, ont acquis aujourd'hui une gravité bien plus grande encore. L'autonomie octroyée à un pays qui se ·trouve en de pareilles conditions, loin d'etre un remède efficace, ne serait que l'origine de nouveaux troubles. Toute solution infructueuse aurait pour résultat de maintenir un foyer de désordre, placé entre la Serbie et le Montenegro, et de créer pour l'Autriche-Hongrie une situation 1ntolérable, dont elle ne saurait accepter les conséquences. S. E. le Comte Andrassy avait le désir d'appeler l'attention du Congrès sur cet état de choses.

    Le Marquis de Salisbury prit àlors la parole et fit ressortir combien il trouvait justes les inquiétudes du Comte Andrassy. La Bosnie et l'Herzégovine étaient les seuls pays où le maintien d'une espèce de système féodal met les populations dans une condition .i>nsoutenable entre Beys et paysans. Le Gouvel'nement turc y rencontrerait une opposition d'autant plus vive que l'exemple et la situation des états voisins, la Serbie et le Montenegro, fournirait un aliment continue! au mécontentement. La Porte n'aurait pas les moyens nécessaires pour introduire dans la Bosnie et dans l'Herzégovine une bonne administration, et sans une bonne administration de nouveaux troubles ne se feraient pas longtemps attendre. Ces provinces ne constituent pas une force réelle pour la Turquie. La Sublime Porte ferait acte de haute sagesse en y renonçant, et en laissant à une autre Puissance le soin de les occuper et de les administrer. Le Marquis de Salisbury, au nom des plénipotentiaires anglairs, proposait au Congrès de ·confier dès lors à l'Autriche-Hongrie l'occupat:ion militaire et l'administration de la Bosnie et de l'Herzégovine.

    Le Prince de Bismarck a aussitéìt déclaré que l'Allemagne se ralliait à cette p·roposition, et i1 a motivé son vote. L'Europe, disa,it-il, voulait une solution durable et effi.cace des difficultés en présence desquelles elle se trouve. C'était là aussi le point de vue auquel I'Allemagne se plaçait; quoique elle n'eùt pas en jeu ses intérèts immédiats, l'Allemagne partageait cependant il.'avis qu'il fallait mettre un terme à un état de choses qui engendrerait de nouveaux désordres. Les simples reformes sur la base des institutions actuelles seraient un remède illusoire. Le Prince de Bismarck appuyait dès lors vivement la proposition Anglaise.

    S. E. le Comte Corti prit alors la parole. Après avoir résumé les conclusions des Plénipotentioaires Ausrtro-Hongrois et Anglais, S. E. exprima au nom des plénipotentiai.res italiens le désLr de connaìtre si l·e Comte Andrassy était à meme de fournLr, au sujet de la combinaison ainsi proposée au Congrès, quel

    ques explications ultérieures, au point de vue de l'intéret général de l'Europe (annexe n. Il).

    S. E. le Comte Andrassy répondit dans les termes suivants: • En me référant aux considérations développées dans mon exposé, j'ai la conviction et l'espoir que le point de vue européen qui nous a dirigés en première ligne dans cette question sera apprécié au meme degré par l'Italie, qu'il semble l'etre par les autres Puissances •.

    Le premier Plénipotentiaire Ottoman intervint à son tour pour exposer les vues de la Porte. Le Gouvernement Turc était animé du désir de faciliter autant que possible l'ceuvre de la paix. L'attitude des Plénipotentiaires ottomans en fournissait la meilleure preuve dans les diverses et importantes questions que le Congr!ès avait eu à discuter jusqu'ici. Mais le point sur lequel on avait à se prononcer aujourd'hui était des plus graves. La Turquie ne voyait pas la nécessité de confier à un Gouvernement étranger l'occupation de la Bosnie et de l'Herzégovine. Gette proposition ne pouva:it se justifier, car Ja Porte était à meme de se charger elle-meme d'y protéger l'ordre et, avec l'aide morale des Puissances, d'y réintégrer en toute tranquillité les réfugiés. On prétendait que le Gouvernement Turc n'en aurait pas la force et que les conditions de ces Provinces étaient trop anormales. Mais il fallait, selon Karathéodory Pacha, considérer l'ensemble des ·OÌirconstances qui n'avaient pas permis à la POTte de parer aux 'inconvénients qui se sont produits. Leur cause devait etre recherchée dans des faits extérieurs au pays meme, rl<m:s l'attitude de ·la Serbie et du Montenegro. On avait de meme affirmé que la Porte ne retilrnit de la Bosnie et de l'Herzégovine aucun revenu: le Plénipotentiaire turc ·n'étalt pas de cet avis; mais en tout cas le point de vue des finances était secondaire, et les recettes de ces pays étaient dépensées dans les Provinces memes. La Turquie a prouvé dans les derniers événemens sa force et elle a pu maintenir son autorité en Bosnie et dans l'Herzégovine. Pour tous ces motifs, Karatheodory Pacha croyait que ce qu'il y avait de plus pratique était de signaler à la Porte les réformes à introduire dans ces Provinces, et de lui laisser le soin de les mettre à exécution. Toute autre combinaison ne saurait remplir le but. Le seul moyen de rétablir l'ordre en Bosnie et dans l'Herzégovine était d'en confier la tàche à la Sublime Porte.

    S. E. M. Waddington a déclaré qu'il se ralliait à la proposition Anglaise. Dans cette question, comme dan.s d'autres, la France n'ava1t pas un intéret direct; mais elle était antimée pa•r le désir d'obtenir une solution durable qui écarte le danger de troubles nouveaux et prochams. La proposition angla·ise lui semblait la seule de nature à assurer la tranquillité dans la Bosnie-Herzégovine.

    S. E. Lord Beaconsfield, à son tour, a énergiquement appuyé l'avis de Lord Salisbury. Le but du Congrès était celui d'assurer la paix de l'Europe, et il fallait dès lors établir le Gouvernement du Sultan sur des bases solides. La Bosnie et l'Herzégovine avaient été l'origine de la guerre, et le Sultan n'avait jamais été à meme de la garantir pour l'avenir. Il fallait dès lors trouver un autre moyen et Tecourir à une Puissance qui fUt en état d'y pour

    voi·r. La Grande BDe·tagne en faisant ·Cette proposLtion n'avait en vue que d'as

    surer la paix de l'Europe.

    Son Altesse le Prince Gortchakow s'est prononcé aussi de son còté en

    faveur de la proposition anglaise. La Russie, comme la France, n'y avait pas

    un intéret direct; mais la question cessait de lui etre étrangère, du mòment

    où il s'agissait de mettre des chrétiens à l'abri des abus dont ils souffrent.

    C'était là une considération qui rentrait dans les vues générales de la Russie.

    Après un échange d'explications entre le Prince Gortchakow et Karatheodory Pacha •sur les ·causes extéDieure.s qui, d'après ce demier, avaient produit l'insurrection en Bosnie et dans l'Herzégovine, S. E. le Comte Andrassy est encore revenu à la charge pour combattre les raisons exposées par le Plénipotentiaire tur·c. S. E. a fait r·emarquer, entre autres, que si 1la Porte avait réussi à maintenir son autorité dans les provinces en question, elle en étaoit en grande partie redevabJ.e aux cordons de troupes autrichi·ennes qui couv1ra,ient la frontière. Il faUait maintenant que les Puissances établJi,ssent un ordre durable •sans rattacher l'avenir à des il:lusions déjà trop démenties par les événements. L'Autriche était prete à accepter la combinaison proposée par l'Angleterre. Le Comte Andrassy a ajouté à ·ce propos que, du moment où l'occupation militaire auradt iJ..ieu, l'Autriche-Hongrie devrait se ~réserver le droit de route militaire dans le Sandjak de Buza (enclave entre la Bosnie et l'Herzégovine), quoiqu'el1e ne dut pas en prendre l'administration à sa charge.

    Ce dernier point reste à éclailrcir, car la Russie a déclaré qu'elle ne votait que la proposition anglaise. S. E. le Comte Schouvaloff l'a subséquemment relevé en demandant des explications, et en ne l'acceptant que ad referendum, car il s'agissait d'une position stratégique pouvant affecter la situation de la Serbie et du Monteneg·ro. Les autres Pu~ssances y ont de meme adhéré, sauf la Turquie dont les Plénrpotentiai~res se sont déclarés J:iés par leurs instructions.

    A ce propos, le Président, avant de passer à un autre article de l'ordre du jour, a encore pris la parole. Parlant, au nom de la majorité, le Prince de Bismarck a rappelé à •la Turquie que le Congrès ne s'éta.it pas réuni pour sauvegarder tel ou tel autre désir ou position géographique; mais pour établir la paix et l'asseoir sur des bases solides. Sans le Congrès, la Porte se trouverait en présence du traité de S. Stefano. Les Puissances lui ont rendu la Roumélie, bien plus importante que la Bosnie et l'Herzégovine. La Turquie doit tenir compte des avantages qu'elle retire de la totalité des décisions du Congrès, dans leur ensemble, et se dire qu'il n'est pas dans son intéret de faire échouer l'reuvre de cette Assemblée, en obligeant les Puissances à aviser à l'intéret général. Six Puissances sont d'accord; mai.s H n'y aura pas de conclusion s'il n'y a pas d'unanimité. Le Prince de Bismarck espérait que les Plénipotentiaires tures feraient connaitre à la Porte la pénible impression que le Congrès éprouverait de voir ses travaux de paix arretés par le veto de la Turquie. Il espérait que les Plénipotentiaires tures recevraient de nouvelles instructions, auxquelles, d'ap.rès ·lui, le ~résultat des travaux du Congrès restait subordonné. Dans le .cas où les Plénipotentiaires ottomans ne recevraient pas ces nouvelles instructions, le Prince de Bismarck pensait que les autres Puissances devraient

    pourvoir entre elles.

    L'ordre du jour portait ensuite les articles III et IV du Traité de S. Stefano, concernant l'indépendance de la Serbie.

    Karatheodory Pacha a fait remarquer que la discussion de ces articles présentait pour la première fois une question d'indépendance. C'était en vue d'un grand intéret européen que l'ordre, qui a existé jusqu'ici en Serbie, avait été établi. La Porte ne s'opposera pas à ce que ce Pays soit détaché de l'Empire; mais elle désirait qu'il fUt entendu qu'il jouirait d'une indépendance réelle, en dehors de toute inftuence exclusive.

    L'indépendance de la Serbie a été approuvée par le Congrès.

    Les Plénipotentiaires français en donnant leur vote favorable y ont mis pour condition que l'article additionnel introduit, sur leur proposition, en faveur de la Bulgarie serait également appliqué à la Serbie, en ajoutant aux mots emplois publics, fonctions etc. le mot professions. Le Prince de Bismarck ayant relevé que l'Allemagne et l'Anglete:rre s'étaient associées à cette proposition de la France, les Plénipotentiaires Italiens et Austro-Hongrois ont également adopté de leur còté pour la Serbie l'artide additionnel en question (annexe III).

    En suivant l'ordre du jour, les Plénipotentiaires Italiens, au nom aussi des Plénipotentiaires d'Autriche-Hongrie et de France, ont proposé au Congrès une motion (annexe IV) en vertu de laquelle les relations commerciales de la Serbie avec l'étranger restent dans les conditions actuelles, jusqu'à la conclusion de nouveaux arrangemens, de méme que les immunités et privilèges etc. des étrangers residants dans la Principauté. Cette proposition a été sanctionnée par le vote du Congrès.

    Quant à l'agrandissement de la Serbie (art. III du Traité de S. Stefano), une discussion pratique ne pouvait pas avoir lieu sans qu'on procédat d'abord à la délimitation. L'Autriche-Hongrie, en considérant qu'une définition exacte des frontières ne pouvait se faire darns ·le P~enum du Congrès, a proposé d'en charger une Commission qui auraLt à formuler et soumettre au Congrès le nouveau tracé. Cette motion a été aoceptée et la CommLssion adnsi proposée a été formée d'un des Plénipotentiaires de chaque Pui·ssance (annexe n. V). Elle siègera dès demain.

    La prochaine séance du Congrès aura lieu également demain. Les Plénipotentiaires d'Italie et d'Angleterre ont proposé l'admission d es délégués Roumains; et cette proposition n'a pas encore été mise au vote. En trarnsmettant ci-joint le Protocole de la 51-me séance du Congres, ...

    ALLEGATO I.

    Berlino, 27 giugno 1878.

    Le Prince de Hohenlohe a l'honneur d'informer S. E. M. le Comte de Launay

    que la Commission de rédaction se composera des Plénipotentiares suivants: Pour l'Allemagne: le Prince de Hohenlohe Pour l'Autriche-Hongrie: S. E. M. le Baron de Haymerle Pour la France: S. E. M. Desprez

    Pour la Grande Bretagne: S. E. Lord Odo Russell

    Pour l'Italie: S. E. M. le Comte de Launay

    Pour la Russie: S. E. M. d'Oubril

    Pour la Turquie: S. E. Caratheodory Pacha.

    MM. les Plénipotentiares sont priés de vouloir bien se réunir Vendredi, 28 J1uin, à l heure, dans la salle du Congrès, afin de procéder à la constitution de la Commission de rédaction.

    ALLEGATO II.

    S. E. M. le Comte Andràssy a donné lecture d'un exposé sur les conditions de la Bosnie et de l'Herzégovine et su!' les intérets qui se rattachent à cette situation.

    S. E. le Marquis de Salisbury a proposé de conficr à l'Autriche-Hongrie l'occupation militaire et l'administration de ces provinces, comme étant de nature à résoudre les difficultés existantes.

    S.A. le Prince de Bismarck a appuyé au nom de l'Allemagne la proposition.

    Les Plénipotentiaires italiens voudraient demander au prem!er Plénipotentiaire Austro-Hongrois si S.E. est à méme, au sujet de cette combinaison de fournir quelques explications ultérieures au point de vue de l'intérét général de l'Europe.

    ALLEGATO III.

    PROPOSTA DEI PLENIPOTENZIARI DI FRANCIA CIRCA LA LIBERTÀ DI RELIGIONE IN SERBIA

    Les habitants de la Principauté de Serbie, quelle que ,soit leur religion, jouiront

    d'une complète égalité de droits. Ils pourront concourir à tous les emplois publics,

    fonctions et honneurs, et exercer toutes les professions, et la différence de croyance

    ne pourra leur étre opposée comme un motif d'exdusion.

    L'exerdce et la pratique extérieure de tous les ,cultes seront entièrement libres,

    et aucune entrave ne pourra étre apportée soit à l'organisation hiérarchique des

    différentes communions, soit à leurs rapports avec leurs chefs spirituels.

    ALLEGATO IV.

    PROPOSTA DEI PLENIPOTENZIARI D'AUSTRIA-UNGHERIA, FRANCIA E ITALIA CIRCA LA SERBIA

    Les Plénipotentiaires d'Autriche-Hongrie, de France et d'Italie proposent d'ajou

    ter aux stipulations relatives à la Serbie ce qui ,suit:

    Jusqu'à la conclusion de nouveaux arrangements, rien ne sera changé dans

    la Pri:ncipauté de Serbie aux conditions actuelles des relations commerciales

    de ,ce pays avec les pays étrangers, aucun droit de transit ne sera prélevé en

    Serbie sur les marchandises traversant ce pays.

    Les immunités et privilèges des ,sujets étrangers ainsi que les droits de

    juridiction et de protection consulaires, tels qu'ils existent aujourd'hui, resteront

    en pleine vigueur tant qu'ils n'auront pas été modiflés d'accord ave,c les parties

    òontractantes.

    ALLEGATO V.

    Berlino, 28 giugno 1878.

    Le Prince de Hohenlohe a l'honneur d'informer S. E. M. le Comte de Launay que la Com.mission, instituée dans la séance du 28 Juin pour la délimitation des frontières de Serbie et du Montenegro est composée des Plénipotentiail'es suivants:

    Pour l'Allemagtne: Le Prince de Hohenlohe

    Pour l'Autriche -Hongrie: S. E. le Baron de Haymerle

    Pour la France: S. E. le Comte de St. VaUier

    Pour la Grande Bretagne: S. E. Lord Odo Russell

    Pour l'Italie: S. E. le Comte de Launay

    Pour la Russie: S. E. le Comte Schouvalow

    Pour la Turquie: S. E. Mehemed Alì Pachà.

    MM. !es Membres de la Commission sont priés de vouloir bien se réunir demain, Samedì le 29 Juin, à 11 heures dans la salle du Congrès.

    (l) Cfr. n. 210.

    218

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 29 giugno 1878, ore 18,30.

    L'Autriche met comme condition sine qua non pour consentir à laisser Antiva,ri au Montenegro l'adjonction de Spitza à >la Dalmatie. C'est une rade et un village de 1200 habLtants environ à nn ou deux KHomètres de :la frontière Autrichienne. La Russie y a consenti. L es votes de l'Allemagne, de l'Angleterre et de la France y sont acquis, ces Gouvernements n'y attachant aucune importance. Comte Andrassy m'a déclaré qu'il préférerait de beaucoup de laisser Spitza à la Turquie, pourvu qu'elle gardàt aussi Antivari. Je lui ai dit que j'étais obligé de demander de3 instructions à cet égard. Nous ne sommes en principe le Comte De Launay et moi aucunement favorables à une extension du territoire Autrichien sur l'Adriatique. Il faut néammoins considérer que pour un prolongement minime qui ne change rien à la réalité des choses on aurait l'avantage que la possession d'Antivari par le Montenegro constituerait une barrière dans les mains d'un pays dont l'avenir semble mieux assuré que celui de la Turquie. Comme cette question sera discutée à la séance de Lundi nous prions V. E. de nous faire avoir des instructions pour Lundi matin; en cas d'opposition de not,re pad, nous nous trouverions complètement isolés. Ce serait le cas de consulter quelques autorités militaires.

    Je viens d'apprendre avec douleur insulte faite au Consulat et aux armes Autrichi·ennes à Venise. Je suis d'avis qu'il serait opportun d'off11ir une éclatante satisfaction spontanée, avant qu'il nous soit adressé des réclamations.

    219

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 29 giugno 1878, ore 19,30.

    A la séance d'aujourd'hui les deux Représentants de la Grèce ont exposé

    leurs demandes à savoir annexion de Candie, de l'Epke et de la The:ssalie,

    puis i~s •se sont ·reti,rés. Sur nouvelle demande des Plénipotenti•aires d'ItalJie et

    d'Angleterre l es délégués de la Roumanie seront appelés pour la séance de

    Lundi. Il y a eu ensuite une discussion générale sur la Roumanie. J'y ai .pris

    part pour démontrer que la Roumanie n'étant pas •signataire du traité de San

    Stefano on ne devait pas faire dépendre la reconnaissance de l'indépendance

    de sa soumission aux stipulations du traité.

    Les Plénipotentiaires Russes ont défendu l'échange de la Bessarabie. Bisma.rck les a très énergiquement .soutenus. Cette discussion continuera Lundi. Je travaille pour une transaction apte à satisfaire les Roumains.

    J'expédie demain Courrier avec mpport détaillé •sur Ia séance d'hier.

    220

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    D. POLITICO-CONFIDENZIALE 3. Berlino, 29 giugno 1878 (per. il 3 luglio).

    Il Principe di Bismarck mise ieri all'ordine del giorno la questione della Serbia, de·lla Bosnia e del Montenegro, ed il Conte Andrassy domandò si trattasse prima quella della Bosni•a, dmperocchè dalle deldbeTazioni che sarebbero prese sopra di questa, dipenderebbe la sua condotta riguardo alle altre. Fino all'ultimo momento erasi mantenuto un grande segreto sopra le domande che sal'ebbero formolate dall'Austria; però si sapeva vagamente che sotto l'una o l'altra forma essa avrebbe domandato l'intervento delle sue forze in quelle l'egioni. A questa eventualità i·l Conte .&ndrassy aveva fatto allusione in un colloquio intimo avuto con me fin dal 16 giugno. Era H Conte Andrassy che aveva espresso il desiderio di avere quel colloquio, il quale avea evidentemente per iscopo di provocare uno scambio di idee sulle relazioni fra i due Stati. Egli avea incominciato dall'esporre i suoi concetti circa le altre questioni dipendenti dal Trattato di Santo Stefano, e giunto ai confini della Bosnia si era soffermato un istante, e poi continuava nei seguenti termini: • L'Austria possedette in altri tempi delle terre eminentemente fertili ed amene nel Nord d'Italia. Essa le perdette in seguito, e nessuno in Austria, neppure lo stesso Arciduca Alberto, rimpiange il passato. Io stesso fui sempre il più strenuo promotore dell'idea di coltivare relazioni di cordiale amicizia coll'Italia, ed in quest'ordine di idee fui io che suggerii all'Imperatore di andare a visitare il Re d'Italia a Venezia. Sua Maestà non esitava ad abbracciare la proposta, intendendo che il fatto di stringere la mano del Re d'Italia in quella città che poco innanzi faceva parte dell'Impero, sarebbe per suggellare una perpetua amicizia fra le due Monarchie. Fu stretto il patto, e l'Imperatore non cessò mai d'esprimere la sua fiducia nelle dichiarazioni che il suo amico, Re Vittorio Emanuele, gli faceva in quella congiuntura, ed alle quali si manteneva sempre fedele. Io non dubito che queste relazioni, tanto salutari pei due Stati, saranno per mantenersi sotto il nuovo Regno, imperocchè mi ripugna l'idea che abbiamo mai a farci la guerra per qualche campo di più o di meno •. Egli toccava indi vagamente delle cose della Bosnia e della Erzegovina. Io rispondeva al Conte Andràssy poterlo assi·curatre che S. M. il Re Umberto non era meno del Suo Augusto Padre desideroso di mantenere le più cordiali relazioni colla Maestà dell'Imperatore, che avevo spesso udito Sua Maestà esprimere questo suo fermo intendimento, ed ti1 Suo Governo era padmente d'avv.iso es,sere deHa più alta importanza pei due Stati di conservare incolumi questi legami di amicizia. Quanto alla Bosnia lasciai intendere esistere in Italia certe impressioni che aveano preso qualche consistenza, e non potevano quindi essere poste in non cale.

    Queste mutue spiegazioni fatte sul tuono di un'amicizia e stima che durano da pressochè trent'anni, avevano per effetto di rischiarare la situazione per ·l'avvenire. Debbo parimente riferire un di,scorso tenutomi dal Signor di Btilow, il quale indirettamente si riferisce al medesimo soggetto. Dopo un pranzo che seguiva il 15 giugno nella sua casa, egli mi prendeva da parte, e mi diceva essere felice di constatare come le presenti relazioni fra l'Italia e la Germania non potessero essere più amichevoli. S. M. l'Imperatore ed il Principe di Bismarck essere animati dal vivo desiderio non solo di far professione di questi sentimenti, ma eziandio di dimostrarli coi fatti, ogniqualvolta se ne presentasse l'occasione. Allorchè, or non ha guari, per esempio, la Francia ebbe un Governo ·che non poteva inspirare alcuna fiducia all'Italia, la Germania faceva intendere a Roma essere disposta a stringere vieppiù i suoi legami con quella. E se l'indipendenza d'Italia fosse stata minacciata, la Germania avrebbe fatto causa comune con essa. • Ma •, aggiungeva il signor di Btilow, • il Principe di Bismarck abbandonerebbe l'Italia al suo fato, il giorno in cui essa spiegasse a<lcuna ostilità contro un Impero, alla cui sorte

    S. A. S. s'interessa in sommo grado. Il Principe di Bismarck desiderare ora sopra ogni cosa il mantenimento della pace • (è avviso deUe autorità più competenti che i recenti tristi fatti abbiano grandemente aumentato questo desiderio), • ed a questo scopo consacra tutte le sue forze. S. A. essere d'avviso che la presente generazione ha fatto abbastanza per la nazione germanica; essa deve ora occuparsi di assicurare le grandi conquiste ottenute, e lasciare il resto alle generazioni a venire. Sentimenti analoghi avrebbero ad animare i patriotti Italiani, e nella loro applicazione essi sarebbero sempre sicuri d'incontrare la simpatia ed il consenso di tutta la Germania ». Le quali parole il signor Biilow mi diceva evidentemente per incarico del Principe di Bismarck. Analoghe dichiarazioni il Signor Btilow faceva al Conte De Launay.

    224

    Dell'intimità, per non dke della solidarietà 5'tabilitasi fra i Plenipotenziarj dell'Inghilterra e quelli d'Austria feci più volte cenno nella mia corrisponden~a, e se n'ebbe una prova luminosa nena seduta di ieri. Dimodochè si può affermare, senza tema d'ingannarsi che se il Congresso non avesse a riuscire, l'Inghilterra e l'Austria si troverebbero schierate in comunità d'interessi contro la Russia.

    I P1enipotenziarj della Francia dimostrano pure una manifesta tendenza per l'Inghilterra.

    Si è dunque in presenza di questa situazione che la questione della Bosnia ed Erzegovina venne innanzi al Congresso. Il più grande segreto era stato tenuto coi Plenipotenziarj Italiani riguardo al1e proposte che l'Austl.'ia sarebbe per fare in proposito, nè, nell'interesse delle cose, conveniva ai Plenipotenziarj Italiani di provocare premature spiegazioni, le quali non avrebbero avuto altro effetto che quello di indisporre gli animi contro di essi. N o n fu che il giorno innanzi 1a relativa deU.beraZiione del Congresso che il Conte Andnissy esprimeva al Conte De Launay ed a me il desiderio di esporci i suoi intendimenti sulla materia. Egli allegava quindi le ragioni che sono indicate nella esposizione dei motivi, la necessità di proteggere il ritorno dei rifugiati, il bisogno di organizzare la provincia, cui non era in grado di provvedere il Governo Ottomano, e soprattutto la dura necessità nella quale l'Austria trovavasi di prevenire la formaz1ione alila sua frontiera di una forte agglomerazione Slava, la qual:e minaccerebbe l'esistenza dell'Impero. Aggiungeva il Conte Andrassy i Plenipotenziarj austriaci essersi arrestati al concetto di occupaz,ione iawece di quello di annessione per riguardo all'Italia. Il Principe di Bismarck si meravigliava invero che l'Austria non si decidesse a domandare francamente l'annessione ma egli sperava che l'Italia terrebbe conto all'Austria di questa condiscendenza. E qui debbo osservare come mi risulti infatti in modo irrefragabile che il Principe di Bismarck, non che opporsi ai progressi dell'Austria in Oriente, la spinge anzi in quella direzione. Tanto che taluni attribuiscono questi incitamenti da parte di S. A., piuttostochè a benevolenza verso il vicino Impero, al concetto che estendendosi esso verso l'Oriente ne venga spostato il centro di gravità, in vista di facilitare in tempi più lontani, la realizzazione di quei vaghi progetti di mutazioni che ponno far parte delle aspirazioni dell'Impero Germanico. Ed analogo ragionamento potrebbe applicarsi all'Italia.

    Il Conte di Launay ed io rispondevamo in termini generali al discorso del Conte Andn.'lssy, aHegando le istruzioni ricevute, .il sentimento della Camera e dell'opinione pubblica, la necessità di conformare ad essi la nostra condotta. Nè prendevamo alcun impegno.

    La questione fu indi largamente trattata fra il Conte di Launay e lo scrivente. Da una parte stavano le apprensioni manifestate da alcuni nostri uomini politici. Dall'altra i pericoli di frapporre ostacoli che potrebbero mettere a repentaglio la riuscita del Congresso, la tema di compromettere quella posizione di elemento di conciliazione che ,s'erano procacciata i plenipotenziarj ItaHani, e di suscitare la diffidenza e l'irritazione degli altri Gabinetti, e soprattutto del germanico, che desiderano vivamente il mantenimento della pace: arroge

    225

    l'isolamento nel quale si sarebbe trovata l'Italia, la grave responsabilità di mettere nel Congresso germi di un futuro conflitto.

    Dopo matura considerazione, si venne aUa conchiusione la sola condotta conforme agli interessi ed alla dignità d'Italia essere quella di formolare innanzi al Congresso una domanda di spiegazioni, la quale avrebbe per iscopo di far intervenire una specie di riserva implicita da parte dell'Italia, e non avrebbe avuto per effetto di incagliare il progresso di quell'accordo che era nei voti di tutti.

    I fatti provarono che bene ci eravamo apposti, imperocchè terribile sarebbe stata la responsabilità che avrebbe assunto l'Italia in faccia alla Storia nel frapporre un veto che avrebbe reso vana l'opera del Congresso. Era infatti a prevedersi che innanzi all'opposizione della sola Turchia, il Principe di Bismarck, più d'ogni altro impegnato alla riuscita del Congresso, avrebbe fatto sopra di essa una pressione, cui le sarebbe stato difficile di sottrarsi. Ed il fatto confermò le nostre previsioni. In seguito alle dichiarazioni dei Plenipotenziarj Ottomand, S. A. ·rivolgeva ad essi severe e minacciose parole, quasi lasciando intendere che l'Europa sarebbe per costringere la Turchia a piegare innanzi alla volontà delle Potenze. La mente rifugge dal pensiero della posizione in cui si sarebbe trovata l'Italia se si fosse messa in quel momento supremo in opposizione a tutte le Grandi Potenze. Quelle saette del Principe di Bismarck sarebbero in parte .cadute sull'Italia, la quale sarebbesi trovata innanzi al penosissimo dilemma: o di compromettere la sua dignità piegando il capo di fronte alla pressione delle altre Potenze, oppure di andare incontro alle più gravi complicazioni.

    lo ho quindd H fermo convincimento che i Plenipotenziarj d'Italia hanno seguito in questa grave congiuntura la sola condotta che fosse conforme agli interessi ed alla dignità del Re e della Nazione.

    Ho dato lettura del presente rapporto a S. E. il Conte di Launay, il quale si compiacque confermarne la veracità e l'esattezza; ed entrambi nutriamo la lusinga che il nostro operato riceverà l'approvazione del Reale Governo.

    221

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Archivio Corti)

    L. P. Berlino, 29 giugno 1878.

    La seduta di ieri fu palpitante e drammatica. Era uno di quei momenti in cui un Governo può compromettersi od uscirne con onore. Se l'Italia si fosse messa daUa parte del to.rto in quella drcostanza, n'aVlrebbe avuta la sua reputazione compromessa per sempre. E poi che domandavano anche i più teneri della nostra suscettibilità? Non altro che una riserva, poichè a nessuno poteva venire in capo di metterei in opposizione con tutta l'Europa. Ebbene la riserva fu formulata, e fu formulata nel momento più opportuno, il che non era assai facile sotto il peso di quella emozione. Si vide in quella circostanza

    226

    la grande potenza del Principe Bi·smarck e quanto gU stia a cuore il mantenimento della pace. Quelle furie che .sca·gliava contro ,i PlenipotenZJiari Ottomani sarebbero cadute in parte sopra di noi, se avessimo faUo causa comune con e5lsi, ed avessimo assunta la terribile responsabilità di mettere a repentaglio la pace d'Europa. La storia giudLcherà poi della condotta dreH'Austria in questa c~rcostanza ed i fatti proveranno se fu prudente e saggio il suo consiglio, che molti amici di essa sono di avviso stia impegnandosi in una via poco conforme agli interessi della Monarchia. Ohi VJivrà vedrà. Il •conte De Launay ed io abbiamo la serena coscienza di aver fatto il nostro dovere.

    Ieri mi misi d'accordo con Lord Sa11sbury per domandare l'ammissione dei Delcegati Rumeni, ma il Cong~re•9so non fece propiZJia accogHenza aLLa nostra proposta, 1a quale non fu messa ai voti. Io insisterò nuovamente .sopra ti voti.

    Sto pure :lavorando indefessamente pr.esso :i miei illustri colleghi per ottenere quailcosa, il più possibile, Ln :llavore della Grecia. La più grande difficoltà è che gli ingLesi non vogliono agi.re senza ·l'assenso dei Turchi. E non è facile di far ·comprendere a questi che nel loro stesso intevesse doVJrebbero fare in modo di guadagnarsi la benevolenza del1a Greda. Ma t'assicuro che tutto quel che umanamente si può fare si sta fa.cendo.

    P. S. -Domattina farò partire il corriere per mandarti ulteriori dettagli sopra le questLoni capitali.

    222

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. CONFIDENZIALE 2097. Berlino, 29 giugno 1878.

    Mon rapport N. 2095 (l) se born·e à reproduire l'importante discussion sur la Bosn1e et ·l'Herzégov1ne. Je •ol'ois devoir ajouter quelques mots sur les motifs déterminants de la conduite des Plénipotentiaires italiens.

    Confocrmément aux instructi:ons jointes à l·a dépeche mtnistérielle N. 707,

    du 7 de ce mois (2), nous avcions très consci•encreusement et .très adrottement sondé

    le terrain. Nous n'avons pas tardé à nous apercevoir que l'Allemagne, la France,

    la Grande Bretagne, la Russie, •Se 1rangeaient du .coté de l'Autrtche-Hongrie. Le

    langage tenu à S. E. :Le Comte Corti -et dont il aura certainement rendu

    compte -par M. de Btilow, à la date du 15, langage que peu après le Secré

    taire d'Etat m'a représenté comme une indication exacte des vues du Chance

    lier Impérial, prouv.ait assez que le vote de l'Allemagne était acquis à l'Autr.iche

    Hongrie. C'etait en meme temps un signe certain que la Russie ne ferait pas

    défaut. V. E. sait que le programme du Oabinet de Berlin n'est autre,

  • Cfr. n. 217.
  • Cfr. n. 167.
  • dans les affaLres orientales, que de souscrire, presque les yeux fermés, à tout ce QUi a été préalablement concerté entre Vienne et St Pétersbourg. Les Plénipotentiaires des cinq Puissances ci-dessus nommées témoignaient en meme temps de leur ardent désir de la paix. Elles auraient jeté l'anathème sur quiconque 1seradt venu entraver l'oeuvre du Congrès. Nous devions dès lors constater que nous resterions dans un isolement complet, si nous eussions' voulu, -je ne dis pas soulever une demande de compensations, -mais meme formuler nettement des réserves, ou subordonner notre vote à une fixation de la durée de l'occupation et du nombre de troupes appelées à intervenir. Pour jouer un de ces atouts si heureusement placés au Congrès de Paris par le Comte de Cavour lorsqu'i:l s'agissait de créer l'ItaUe, il nous manquerait tout appui d'une Puissance quelconque. Je ne parle pas de la Turquie, dont ,Jes Plénipotentiakes, jusqu'au moment où nous entrions en séance, nous ont laissés dans l'ignorance la plus complète de leurs intentions. Au reste, ce n'était pas là un appui sur lequel il convenait d'établir un calcul. Par le temps qui court, ceux qui, camme moi, soutenaient les avantages de sauvegarder autant que possible l'intégrité de l'Empire Ottoman, risqueraient fort de ne pas ètre écoutés, en Italie pas plus qu'ailleurs. La Turquie assiste en quelque sorte au Congrès, camme un coupable devant ses juges. Le Traité de Berlin démontre déjà que

    le vent a tourné, surtout en Autriche et en Angleterre.

    Bref, à moins d'aller au devant d'un scandale, de prendre sur nous la res

    ponsabilité d'amener de nouveaux conflits, et cela en présence d'une Europe

    qui a soif de la paix.. il falla,it carguer ses voiles. Il ne convenait pas qu'on pùt

    accuser l'Italie, la première fois qu'elle siégeait camme telle dans un Congrès,

    d'avoir mis le feu aux poudres, d'avoir été la pierre d'achoppement dans la

    grande officine politique. Il ne nous restait qu'à nous concerter pour le langage

    à tenir. C'est ce que nous avons fait par une interpellation, qui constituait im

    plicitement une espèce de réserve, puisque nous nous montrions insuffisam

    ment édifiés par l'e:xoposé justificatif dont le Comte Andrassy avait donné lecture

    à l'Assemblée. Que ceux qui se font l'illusion de supposer que, à l'heure qu'il

    est, les circonstances nous eussent permis de prendre une attitude plus accen

    tuée, nous jettent la pierre. Pour mon compte, j'ai la conviction que les intérets

    présents et avenir de l'Italie, ne comportaient pas une autre ,conduite dans tles

    conjonctures actuelles.

    Que ce soit là le ròle que j'avais revé pour les intérets du Roi et du Pays,

    je n'hésite pas à déclarer non. Nous aurions diì., dès le début de la crise orien

    tale, prendre nettement position, nous expliquer amicalement et directement

    avec l'Autriche, ou pour l'arrèter dans cette voie d'occupation, ou d'annexion

    déguisée, ou pour lui promettre notre appui en stipulant une réciprocité d'avan

    tages. Au point où nous en étìons, ,}'Autriche, forte de l'appui du reste de ,}'Eu

    rape, pouvait passer outre. Nous n'avons suivi, ni l'une, ni l'autre voie. La

    cloche d'alarme a été sonnée, peut-etre maladroitement, auprès de telle ou

    telle autre Puissance; par le défaut d'allures prudentes et peut-etre de mesure

    dans le langage, nous avons preté le flanc aux susptcions générales; on aurait

    voulu nous faire passer pour une nation pleine de jactance, ne visant qu'à in

    troduil.'e subrepticement la question du TrenUno ou d'une ,rectifioation de fron

    tières vers l'Isonzo. Il ne séyait, ni à notre dignité ni à nos convenances, de signer nous-memes notre isolement. Une pareille attitude aurait paru un coup de tete, presque un acte de lèse-Europe, de lèse-humanité, après les conflits sanglants des deux dernières années.

    Ma correspondance av.,c le Ministère fait foi que je n'ai pas varié dans mon langage. J'ai toujours preché pour un programme bien défìnì, car comme il a été observé avec tant de justesse -on ne va jamaìs aussi loin que <lol"ls.qu'on ne sait pas vers quel but on marche. C'est alors que !es fondrières, !es précipices se présentent sous les pas. C'est ce meme défaut de programme, l'incertitude de nos allures en 1870, qui nous ont exposés aux plus graves complications, à la suspicion des vainqueurs et des vaincus. Je ne critique personne. De Berlin je ne vois pas un horizon aussi étendu que les Ministres qui se sont succedé au Palazzo Vecchio ou à la Consulta. Je sais d'ailleurs que les Ministres des Affaires Etrangères doìvent faire entrer en ligne de compte maintes circonstances qui échappent à la diplomatie étrangère. Mais pour les années, meme antérieures à 1870, mes rapports font foi que j'avaìs poussé la roue dans une autre direction.

    Pour me résumer, j'ai le droìt de regretter que l'on n'ait pas suivì entièrement la politique que je m'étais permis de conseiller. Mais j'estime que, 1·ebus sic stantibus, notre devoir à tous est d'étouffer nos regrets et de se mettre dans de meilleures conditions pour un avenìr qui, selon toutes !es prévisìons, ne se fera pas très longtemps attendre.

    (l) (2)
    223

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2098. Berlino, 29 giugno 1878 (per. il 3 luglio).

    J'ai l'honneur de joindre ici (annexe l) la copie d'une lettre de convocation, dans laquelle V. E. trouvera les noms des Plénipotentiaires dont se compose la commission à qui le Congrès a confìé le soin de préparer les délimitations des frontières. Cette commission a tenu aujourd'hui sa première réunion.

    Le Président en a informé ce matin le Congrès, en ouvrant la IX séance.

    L'art. XV du Traité de S. Stefano, concernant, entre autres, l'ìle de Crète, l'Epire et la Thessalie se trouvait le premier à l'ordre du jour. II était convenu que sur ces points on entendrait d'abord les délégués Helléniques. En attendant, S. E. Lord Salisbury propose de substituer des commissions Européennes aux Gouvernemens turc et russe pour l'examen des nouveaux réglemens, dont il est question au dernier alinéa de l'art. XV. S. E. le Comte Schouva,low préférerait que !es réglements fussent soumis aux Puissances, sauf à ces dernières d'indiquer le meilleur mode d'examen; mais il ne s'oppose cependant pas aux

    commissions européennes proposées par Lord Salisbury. Celui-ci pense que mieux vaut pour la Porte le contròle général de l'Europe. La proposition de Lord Salisbury est en définitive acceptée.

    En attendant l'arrivée des représentants de la Grèce, le Président veut procéder à un échange de vues confidentiel au sujet de la Roumanie. Mais on est arreté pa1r les Délégués Helléniques qui sont aussitòt introduits dans la salle du Congrès.

    Le Président les informe que, avant de se prononcer sur la manière dont l'art. XV du traité de S. Stefano devra etre envisagé, le Congrès a désiré entendre les appréciations et les vceux de la Grèce. Il les prie d'exprimer leurs opinions.

    M. Delyannis remercie l'Assemblée de la décision prise à l'égard des envoyés Helléniques, et il donne lecture de la déclaration ci-jointe (annexe n. Il).

    Le p,résident répond à M. Dely,annis que cet .exposé sera examiné par le Congrès dans une séance ,prochaine.

    M. Rangabé prend la parole à son tour, et donne un plus grand développement aux argumens présentés par le Ministre HeHénique des Affaires Etrangères. Il s'appl1ique à démontrer combien il est urgent de satisfaire les vceux des populations grecques qui, pour ne pas fa,ire pa,rtie du royaume actuel, ne sont pas moins la cha,iJr de sa chair, le sang de son sang. La Grèce a besoin de vivre non seulement pour elle meme; mais aussi pour l'Europe. Ce n'e.sJt pas sa faute si tout ne mar,che pas pour le mieux; mais depuis 1830 elle a beaucoup fait. Elle n'est pas •la Grèce du passé; mai•s la Grèce de l'avenir, et elle a donné des preuves de sa force vitale. Malheureusement elle est une tete sans corps, et elle a besoin de s'agrandi•r. Les terrutoires, qu'on •réclame, n'ont valu à la Turquie que des troubles, des dépenses d'argent et de sang. Pourquoi la Porte hésiteraitelle à faire à la paix générale les memes sacrifices, devant lesquels n'a pas reculé la Russie? Les vceux de la Grèce ne sont pas contraires à l'esprit de l'art. XV du Traité de S. Stefano, qui vise à rendre heureux les chrétiens. Ils le seront quand ils auront la liberté et l'indépendance.

    Le Président répond que les vceux de la Grèce seront examinés dans une autre séance, et que le résultat de cet examen sera communiqué aux délégués Helléniques. En attendant, il remercie ces derniers de s'etre rendus à l'invitation du Congrès, et il espère rencontrer de leur part la meme complaisance, quand il sera dans le cas de les convoquer pour une autre séance. L'exposé, dont M. Delyannis a donné lecture, sera inséré au protocole, ainsi qu'un résumé du discours de M. Rangabé.

    Les délégués Helléniques s'étant :retirés, on en revient à l'échange de vues sur la Roumanie, art. V du traité.

    S. E. Lord Salisbury demande s'il n'est pas le cas d'admettre les délégués Roumains, qui plaideraient leur cause devant le Congrès.

    S. E. le Comte Corti déclare que les Plénipotentiaires italiens ne peuvent que s'associer au vceu de l'Angleterre.

    Le Président croit que la situation de la Grèce est différente de celle de la Roumanie. On sait (l'Allemagne au moins ne l'ignare pas) ce que les dé

    légués roumains auraient à dire. Il y a lieu d'examtner s'il convient d'ouvrir la voie à des embarras. Le Président en doute; mais du moment où la question a été soulevée, son devoir est de la soumettre à la décision du Congrès. Si une seule des Puissances s'y refuse, il ne pourra y donner suite.

    S. E. le Comte Schouvalow relève la différence qui existe entre la Grèce et la Roumanie. La première est un état indépendant, la seconde, non. Le Con,grès a reconnu l'indépendance de la Serbie sans admettre à sa barre aucun délégué Serbe.

    A ce point de la discussion, il se manifeste dans J.'Assemblée une certaine hésitation.

    S. E. le Comte Andrassy se rallie alors au point de vue de Lord Salisbury; mais dans le sens d'arriver à une solution qui facilite la paix. La Roumanie, ajoute-t-il, semble déjà avoir accepté un arrangement qu'H n'indique pas autrement.

    Le Président demande si le Prince de Roumanie a fait soumettre au Congrès une pétition.

    S. E. le Comte Corti répond que les plénipotentiaires anglais et italiens se font les promoteurs de la proposition de MM. Bratiano et Cogalniceano.

    Les plénipotentiaires français se prononcent aussi en faveur de l'admission, à la condition que les Roumains se soumettront à la décision du Congrès.

    S. A. le Prince Gcrtchakoff tout en adhérant à l'admission, parta.ge les doute3 exprimés par le Président et craint que ce ne sel'a 1pas 1e moyen d'accélérer les travaux du Congrès.

    S. E. le Comte Schouvalow constate que son vote est acquis, en tenant

    compte des considérations exposées par le Prince Gortchakow.

    L'Allemagne adhère également.

    En conclusion, l'admission des délégués Roumains est décidée en principe

    et il ne :reste qu'à en déterminer le mode et le jour.

    Le Président propose qu'ils soient invités à se présenter à la prochaine

    séance. Le Congrès accepte.

    On passe à la discussion de l'article V.

    Au sujet du J.er paragraphe le Président observe qu'il s'agit d'établir si

    l'indépendance de la Roumanie sera subordonnée à des conditions, et qu'il faut savoir si la Roumanie accepte la totalité du traité de S. Stefano pour la partie qui concerne cette Principauté. Il se peut que telle ou telle autre Puissance veuille considérer ces questions camme connexes.

    S. E. le Comte Corti voudrait qu'on remarquiH que le Traité de S. Stefano a été stipulé entre la Russie et la Turquie, et que la Rcumanie n'y a pris aucune part. Il est vrai que son indépendance n'était pas encore reconnue, et qu'elle était sous la Suzeraineté de la Porte. S. E. pense toutefois qu'il ne serait pas juste de considérer la Roumanie camme étant liée au mème point que la Turquie par le Traité. Il ne serait dès lors pas tout à fait équitable de faire dépendre son indépendance d'autres conditions.

    S. E. Lord Beaconsfield déclare qu'il regrette les clauses du traité de

    S. Stefano qui peuvent compromettre la libre navigation du Danube, telle qu'elle a été établie par le Traité de Paris.

    S. A. le Prince Gortchakoff est d'avis que la navigation du Danube est d'un intéret européen, et que la clause du Traité concernant la Bessarabie ne constitue pas un empèchement à la liberté de cette navigation. Il rappelle les phases historiques ayant trait à la Bessarabie. La Commission européenne du Danube, ses travaux et réglemens sont maintenus et la restitution de la Bessarabie à l'Empire russe ne peut en rien entraver la libre navigation sur le Danube. On ne doit pas oublier que la Moldavie et la Valachie étaient des petits Etats, qui contrairement au traité de Paris se sont transformés en Principautés-Unies. Le Prince Gortchakow maintient la clause du traité de S. Stefano concernant la Bessarabie, et il croit pouvoir rassurer Lord Beaconsfield à l'égard des craintes qu'il a exprimées.

    S. E. le Comte Schouvalow en rappelant que l'acte de S. Stefano est un acte préliminaire par lequel la Russie a Iié ses ennemis de la veille, répond à son tour aux observations de Lord Beaconsfield. La Russie demande à l'Europe des modifications qui doivent résulter d'une guerre longue et victorieuse. Il faut envisager la question de la rétrocession de la Bessarabie aussi simplement que possible. Lord Beaconsfield ne croit pas qu'elle soit nécessaire. Mais quand à la suite de revers on a perdu une province, il n'est pas facile d'en faire sortir l'armée qui y est rentrée. Les offres que la Russie fatit en échange de la Bessarabie sont telles que la Roumanie n'y perdra rien. Lord Beaconsfield dit que l'indépendance et l'intégrité de la Principauté doivent etre réelles. Une indépendance absolue sera en tout cas bien difficile. Le Comte Schouvalow pense qu'il y aura profit pour tout le monde, pour la Russie, pour la Roumanie, pour l'Europe, à faire droit aux aspirations de la Russlie.

    Le Prince Gortchakow .insiste et rappelle aussi les services rendus par la Russie à la Moldavie et à la Valachie tout en remarquant qu'il n'attache aucune valeur à russifier, car la reconnaissance des peuples est sujette à caution.

    Le Prince de Bismarck partage l'opinion anglaise sur la navigation du Danube, et son opinion est en meme temps favorable à la rétrocession de la Bessarabie, au point de vue de la paix. La cession stipulée dans le Traité de Paris a été plutòt une question d'amour propre, qu'il aurait mieux valu de ne pas aborder. Le nouveau traité renfermerait un élément de faiblesse, si la Russie devait en garder de l'amertume. Il convient de réfléchir si, pour des intérets purement roumains, on veut s'exposer dans l'avenir à de nouvelles difficultés. Le Prince de Bismarck estime que si sur ce point ont ne donne pas satisfaction au sentiment d'honneur de la Russie, l'<:Euvre du Congrès sera moins durable. L'Europe n'a aucun intéret à faire opposition sur ce point à la Russie. La discussion générale d'aujourd'hui aura eu l'avantage de permettre à toutes les opinions de se manifester.

    Le Président propose d'ajourner la discussion. Le Congrès accepte. J'ai l'honneur de joindre ici le protocole de la 6ème séance...

    ALLEGATO l.

    Berlino, 29 giugno 1878.

    Le Prince de Hohenlohe a l'honneur de faire savoir a M. l'Ambassadeur d'Italie que la Commission chargée d'élaborer un projet de délimitation pour la Serbie et le Monténegro, se réunira dans la Salle du Congrès, aujourd'hui, 29 juin, à 9 heures du soir.

    Prince De Hohenlohe

    Baron de Haymede

    Comte de St. Vallier

    Lord Odo Russell

    Comte de Launay

    Comte Schouvalow

    Mehemed Alì Pacha

    ALLEGATO Il.

    DICHIARAZIONE DI DELYANNIS

    Les seuls et véritables voeux du Gouvernement Hellénique ont été toujours identiques aux aspirations de la nation entière, dont la Grèce libre ne constitue qu'une petite partie.

    Ces memes aspirations animaient le peuple hellène quand il entreprit en 1821 la longue guerre de son indépendance. Quant à leur réalisation complète le Gouvernement Hellénique ne saurait se faire illusion sur les nombreuses difficultés qu'elle rencontre.

    La ferme résolution de l'Europe d'établir la paix en Orient sans trop ébranler l'état des choses existant, indique au Gouvernement hellénique les limites qu'il doit imposer à ses aspirations.

    Ainsi le Gouvernement doit limiter ses voeux et voir dans l'annexion de Candie et des provinces limitrophes au Royaume, toul ce qui pour le moment pourrait etre fait pour la Grèce.

    Les voeux du Gouvernement du Roi ne s'opposent ni aux intérets de l'Europe, ni à ceux de l'Etat voisin. Leur satisfactioh serait l'accomplissement de la volonté ferme et tenace des populations de ces provinces, et donnerait le calme et une existence tenable au Royaume.

    Nous croyons que l'accomplissement des voeux ci-dessus énoncés est dans les intérets de l'Europe. Sa volonté étant d'amener et de consolider la paix en Orient, l'annexion de ces provinces serait le moyen le ~lus efficace et le seul possible pour écarter toutes les causes qui pourraient dans l'avenir faire péricliter l'oeuvre padficatrice de l'Europe. On n'aurait qu'à se rappeler du passé de ces provinces, des causes qui les ont tant de fois agitées, et des moyens extremes auxquels ces contrées ont eu recours pour améliorer leur sort, pour etre pleinement convaincu que les mèmes causes amèneraient, dans un avenir plus ou moins prochain, les memes tristes résultats.

    D'ailleurs, l'Europe ayant vu dans la création du Royaume Hellénique une oeuvre extremement civilisatrice, son agrandissement ne serait que le complément de cette oeuvre.

    L'annexion de ces provinces serait aussi dans l'intérèt de la Turquie. Elle lui éviterait dans l'avenir toute cause de troubles, qui ont tant de fois épuisé son budget, compromis ses intérets politiques, et aigri ses relations de bon voisinage, dont le Royaume Hellénique a été de tout temps si soigneux.

    Quant à l'intéret capitai, que ces provinces mémes trouveraient dans leur annexion, il est généralement connu que, depuis un demi siècle déjà, elles réclament leur union à la Grèce. Elles ont bien des fois, ,et hautement, manifesté ce désk. Elles n'ont pas hésité meme de prendre les armes à plusieurs reprises, et de s'attirer tous les malheurs de la guerre pour le réaliser. Il y a quelques mois à peine, une d'elles n'a pu etre pacifiée que sur l'assurance formelle d'une grande puissance que • la cause hellénique ne serait point lésée •, et que cette puissance méme dirait explicitement au Congrès " que cette pacificatian est due à so n intervention •.

    233

    Une autre province, l'ile de Candie, est encore en pleine insurrection, et d'après les dernières nouvelles le sang y coule en abondance.

    Ne serait-ce pas une oeuvre de justice et d'humanité que de satisfaire aux aspirations nationales de ces pays, de combler leurs voeux, tant de fois manifestés, et de leur épargner à l'avenir les destructions et les catastrophes auxquelles ils s'exposent pour parvenir à une existence nationale?

    Quant au Royaume Hellénique, toutes les manifestations des voeux nationaux des Hellènes de la Turquie ne peuvent naturellement que produire une profonde émotion dans le Royaume Hellénique.

    Les originaires des provinces grecques de l'Empire Ottoman y comptent par milliers; un grand nombre en occupent des places distinguées dans toutes les branches de l'administration, dans la marine, et dans l'armée, d'autres non moins nombreux s'y distinguent par leur activité industrielle et commerciale. Le contrecoup que la nouvelle d'une insurrection hellénique en Turquie produit dans leurs coeurs, est trop puissant pour ne pas les remuer. Il pousse les uns à passer les frontières pour s'unir aux combattants; les autres à vider leurs bourses pour la cause commune. Cette commotion est vite communiquée à tous les habitants du pays, quoique non originaires des provinces combattantes, et la population entière du Royaume, qui ne peut oublier ce qu'elle doit aux combats antérieurs de ces frères deshérités, ni rester impassible vis-à-vis de leur lutte de délivrance, court se mettre dans leurs rangs pour les aider à reconquérir leur liberté.

    Un état de choses rpareil fait naitre chaque fois des crises sérieuses dans le Royaume Hellénique, qui rendent très-difficile la position de son Gouvernement. Ne pouvant refuser ses sympathies aux Hellènes des provinces en question unis à la Grèce libre par des liens d'histoire, d'origine et de malheurs communs; ne devant afficher une indifférence qui le frustrerait de la confiance de l'hellénisme et étoufferait les justes espérances que les hellènes de la Turquie ont de tout temps fondées sur la Grèce libre; tout Gouvernement Hellénique serait impuissant de résister au courant.

    Crut-il méme devoir le faire au sacrifice des intéréts les plus précieux du Royaume, il serait renversé par le courant qui entrainerait le pays tout entier dans la lutte des provinces insurgées. Dans le cas meme où le Gouvernement aurait la force d'opposer une digue au courant national, tous ces efforts resteraient sans effet, à cause de l'étendue et de la conformation de la ligne frontière du Royaume, qu'une armée de cent mille hommes meme ne serait pas en état de garder de manière à pouvoir empecher la sortie clandestine de volontaires.

    La situation créée au Gouvernement Hellénique par ces mouvements insurrectionnels n'en est pas moins difficile et intenable sous le point de vue financier. Le budget du Royaume a bien des fois subi, et subit enoore l'influence de pareils événements. Aussi grande et éclatante que soit la différence entre le budget des recettes publiques dressé en 1829 par le Président de la Grèce, et celui de l'exercice· de l'année dernière, il n'en est pas moins vrai que les secours pécuniaires alloués chaque fois aux réfugiés des provinces insurgées et aux combattants rapatriés, et les armements motivés par cette situation anormale et par les relations tant soit peu tendues avec l'Etat limitrophe qui en ont été toujours la conséquence, ont bien des fois englouti plusieurs millions, augmenté la dette publique et affecté à des dépenses infructueuses la plus grande part des recettes publiques, qui, déversées au développement matériel du pays, en auraient bien plus encore augmenté les ressources et le bien-étre.

    Si de grandes et riches nations avec lesquelles la petite Grèce ne saurait jamais se mesurer ont toujours, en des circonstances analogues, Tessenti les suites onéreuses de dépenses de méme nature, il est bien naturel que le pauvre Royaume Hellénique qui plus d'une fois s'est trouvé dans le cas de devoir faire face à de pareilles obligations, qui aujourd'hui encore entretient sur son territoire trente mille refugiés, et doit s'occuper de préparatifs au dessus de ses forces, il est bien naturel, que non seulement il se ressente de tout le poids de pareilles dépenses, mais qu'il en soit écrasé.

    Le Gouvernement de Sa Majesté est pénétré de la conviction inébranlable qu'un pareil état de choses ne pourrait se prolonger. Il croit remplir un devoir qu'il ne lui est point permis de négliger en s'empressant d'exposer au Congrès cette situation et de le prier de bien vouloir y remédier en écartant les causes qui l'ont préparée.

    224

    IL CONSOLE A JANINA, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 118. Janina, 29 giugno 1878 (per. il 4 luglio).

    Il Signor A. di cui è parola nel mio rapporto del 6 giugno andante al

  • n. 112 (l) è partito avant'j,eri da Janina per r·ecarsi al suo paese, libe·rato ,infine del lungo suo confino in questa <Città. Al momento di mettersi in viaggio mi ha detto di sapere che il Signor B. da dieci giorni si ·era r.impatriato, e che il Signor
  • C. capo del pa!'tito ·a•lbanese, qui residente, lo aveva .sollecitato al ritorno e ad uniformarsi agli altri suoi concittadini, che erano tutti quanti d'accordo sul da farsi.
  • Hanno stretta relazione a quanto alludeva ·i•l Si.gnor A., i discorsi uditi e le impre.;:.sioni riportate dal Signor D. nell'ultimo viag·gio da lui intrapreso in Albania per ragioni d'arte, e credo che possa interessare la curiosità dell'E. V. l'averne cognizione, per quanto io supponga che non abbiano alcuna probabilità d'appoggio e di successo le speranze concepite.

    Tre giorni dopo il suo arrivo ad Argilrocastro giunse ·colà il Signor E. che tosto si recò da lui per narrargli il successo di un suo giro in Albania. Questi gli disse d'aver avuto colloqui coi principali Bey di Tepelen, Berat, Elbasan, Tirana e d'avere da essi appreso che, ove la Turchia dovesse per qualsiasi ragione cedere colla Tessaglia e l'Epiro anche l'Albania alla Grecia erano tutti unanimi nell'idea d'opporsi colla forza a tale unione da loro abbonita e di rifugiarsi sotto l'aie d'Italia per la costituzione di un Principato protetto od anche per la fusione colla stessa, ed avevano da lunga pezza agito sulla mente pure del basso popolo, che aveva ormai abbracciate le medesime idee.

    Ment·re ·che il Signor E. trovavasi a Berat, ricevette da F. lettere, colle quali l'informava che anche a Valona, ove erasi da alcuni giorni portato, i capi e la popolazione dividevano le medesime aspirazioni e che aveva tenuto di esse discorso con alcuni ufficiali di una nave da guerra italiana, allora ancorata in quelle acque.

    Nel •confidare tali cose i·l Signor E. esternava il dispi·acer•e che non gli fosse pervenuta una parola d'animazione da quella parte dalla quale l'attendeva, e che perciò gli sia mancato uno dei più potenti mezzi di persuasione.

    In casa del Signor D. vennero aitresì i Signori G. e H. due de' più ri.cchi proprietari di quel luogo e gli esternarono i medesimi sentimenti, comuni del resto a tutto l'elemento musulmano di quella Città.

    Da Argkocastro il Signor D. dovette trasferirsi a Libohovo, grossa borg.ata a tre ore di lontananza, abitata .specialmente da Softà ed uno de' semenzaj de' cadì albanesi. Favellando con lui non gli tennero punto nascosti i loro disegni in materia politica -disegni conformi a quelli che dominavano in

    tutta la Bassa Albania. Da Libohovo il Signor D. passò a Cutzi, villaggio a tredici ore d'Arg,iJ:ocastro posto nel cuore del paese de' Liapi, ed in parecchi villaggi che ha dovuto attraversare egualmente che dalla bocca di non pochi Seik senti ripetere che l'Albanese, popolo bellicoso, avrebbe sparso sino all'ultima goccia il suo sangue prima di congiungersi alla Grecia e che il suo ideale era di stringersi all'Italia, nazione potente e gentile ed amorosa del progresso. A Cutzi che era anche la meta del suo viaggio professionato, s'intrattenne a lungo con I. nome di già conosciuto all'E. V. dopo il mio rapporto segnato al n. 98 e dal medesimo venne assicurato della generalità di codesti sentimenti in tutta quanta la Liapuria e della consonanza de' suoi. Hestttuitosi ad Argirocastro 1i1l Signor D. trovò la popolaztone ottomana molto agitata in seguito alle notizie portate da' giornali Greci di Trieste sulla probabile cessione dell'Epiro e della Tessaglia alla Grecia e datasi ormai apertamente a deliberare sul migiior partito da prendere. In diverse adunanze .tenutesi nei Teké (Monasteri Turchi:) fu deciso che la .sua ·sorte doveva essere affidata all'Italia, qualunque fosse la forma della offerta dipendenza. Non pare che il Governatore d'Argirocastro si prendesse molto pensiero di queste dimostrazioni, che del resto non avrebbe avuto la forza nè d'impedire nè di castigare: ma ne fu aUarmato H Vice Console di Grecia, H quale segretamente s'intese coll'Arcivescovo di quella Città per dissuadere e spaventare i Cristiani d'accomunarsi agli intendimenti politici della popolazione musulmana. Il Prelato invitò all'Episcopio quelli fra di essi che gli erano stati indicati dal Vice Console El<leno e che non superarono i quindtci, e ·chiuse le porte, loro così parlò, Signori, io vi chiamai per rendervi noto essere dimani intenzione degli ottomani di radunarsi allo scopo che poniate la vostra firma sopra di un indirizzo da loro preparato in lingua turca, col quale si dice che ove il Congresso pronunci l.a cessione di questa prov1nda al•la Grecia, e la Tur.chia al:la quale :tntendi.amo .r.imanere fedeli, non potesse o non volesse opporvi-si, noi tutti ci difenderemo sino all'estremo ·contro l'inv.asione El!lenica, e dimanderemo in pari tempo .l'unione 'all'Italia. Or bene quale sarà Ln .tal ·caso la vostra risposta? Taluni dissero che si sarebbero rifiutati a da~e Ll nome ed ·altr.i ,invece sostennero che un tale .rifiuto avrebbe messo in pericolo la loro sostanza e la loro vita. AHora

    l'Arcivescovo 1suggerì che sar·ebbe stato conveniente di tergiversare pretestando

    la necessità di conoscere previamente l'opinione del loro Capo Ecclesiastico.

    Si avrebbe con ciò guadagnato tempo sinchè il Congresso avesse formulato

    la sua decisione, ed intanto egli si sarebbe allontanato dalla sede per diversi

    giorni. Così convenuti, l'assemblea si sciolse ed il mattino seguente l'Arcive

    scovo abbandonò Argirocastro sotto la scusa dell'annuale sua peregrinazione

    pastorale nella diocesi. Per quanto si fosse cercato di coprire col mistero questa

    riunione, i Musulmani ne ebbero ben tosto sentore e due giorni dopo invita

    236

    rono i Cristiani in un Teké, ove li richiesero che dicessero se fossero contenti del Sultano. E poichè sarebbe stato pericolo il rispondere negativamente all'insidiosa dimanda, vennero eccitati a firmare una carta loro posta innanzi, coperta già di più di 200 sottoscrizioni dei migliori ottomani d'Argirocastro, e contenente alcune righe in lingua turca. Venne loro dato ad intendere che in essa non si esprimeva se non l'attaccamento all'attuale regime: veramente però il senso dell'indirizzo era quello ch'era stato loro annunciato dall'Arcivescovo.

    Era intenzione di far conoscere il contenuto dell'indirizzo al Congresso di Berlino per mezzo di telegramma, e quando l'Amministrazione Governativa n'avesse impedito il passaggio, di spedire in quella Città un messo speciale incaricato di rimettere l'originale.

    Intanto che ciò succedeva ad Argirocastro diversi Musulmani d'alta influenza vennero diretti nei vari Caimacamati dipendenti di Tepelen, Delvino, Premeti e Vostina per raccogliere il maggior numero possibile di firme, tanto dai Cristiani quanto dagli ottomani. È fin'ora ignoto il risultato della loro missione ma non vi ha luogo a dubitare che solo alcuni fra i Cristiani s'asterranno dall'approvare col proprio nome il passo che si andava facendo.

    Nella sua lunga peregrinazione il D. potè convincersi che in Albania si sono prodotti due distinti partiti, non tenendosi conto di quello formato da Cristiani, favorevole alla Grecia e poco rilevante per la scarsità di numero. Uno di essi vorrebbe un Principato, retto dal Principe de' Mirditi, e sotto la protezione della Turchia stessa o d'altra Potenza Europea. La sede del Principato dovrebbe essere Berat. Esso si estenderebbe da Gumenitza, al di sotto di Filates, sul Mar Jonio, sino a Scutari. Comprenderebbe tutta la Ciamurià, toccando al fiume Aious, presso Dolenà, salirebbe a Veidomati e costeggiando il confine esteriore delle provincie di Conitza, Colonia e Coritzà abbraccerebbe tutta la regione che di questa linea si distende sino al mare Adriatico. A tale partito apparterrebbero specialmente gli Albanesi, che hanno stabile dimora in Jan1na. Uno de,i capi ne sarebbe H Signor C., il cui fratel,lo, giovane molte istruito, si vorrebbe sia stato ultimamente inviato a Berlino per esprimere i voti de' suoi aderenti nel caso che la questione albanese dovesse essere trattata nel Congresso. Si aggiunge (nè io saprei con quale fondamento) che anche il Signor K. d'origine albanese e conosciuto a V. E. parteggi e manovri in favoi'e di questa fazione.

    L'altro partito ,che sta al primo come cinque a uno vagheggerebbe -e sem

    pre, al par di quello, nel caso di un distacco dalla Turchia forzato od accon

    sentito -un principato sotto la protezione d'Italia, senza indicazione di prin

    cipe indigeno o straniero ed agognerebbe di preferenza all'unione assoluta

    .con essa.

    Secondo le o3servazioni fatte dal Signor D. il Vice Console di Grecia ed il

    Governo Greco adopererebbero ogni arte per costituire nella Bassa Albania

    un partito il più grande possibile, non risparmiando danaro e prodigando

    sopra tutto promesse. Ma i loro sforzi vengono meno innanzi al timore che

    hanno i Cristiani d'essere scoperti dai loro compatriotti Musulmani e d'essere

    un giorno esposti alle loro vendette.

    237

    10 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

    Mi è parso dover mio di trasmettere queste notizie all'E. V. per illuminarla sullo stato attuale dello spirito pubblico in quella frazione dell'Albania, che entra a formar parte della giurisdizione di questo Consolato; ma io sarei molto dolente se l'E. V. vedendo sovente ripetuto il nome d'Italia, potesse solo sospettare, che a farlo nascere abbia potuto essere impiegata, non dirò la parola del R. Governo, ma la mia soltanto fosse pUJr'anche mdi.rettamen•te. !Il Signor D. non ha dato 'speranze ad alcuno ed egli è stato passivo osservatore di quanto succedeva intorno a ·lui. Io non posso spi·egarmi 11 movimento albanese verso l'Italia se non ricercandone la causa nell'odio mortale di que' popoli contro i Greci combinato alla grande prossimità della nostra patria, alla floridezza dei nostri ordinamenti ed all'insigne esempio di tolleranza da noi dato nella colonia albanese stanziata in certe nostre Provincie, la quale per volgere d'anni ha potuto conservare sempre intatta la sua lingua, la sua religione i suoi costumi.

    Accusandole ricevuta del riverito di Lei dispaccio del 17 corrente (l) e dell'allegato in cifra al medesimo... (2).

    (l) Non pubblicate

    225

    IL MINISTRO RESIDENTE A TANGERI, SCOVASSO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. RISERVATO 230. Tangeri, 29 giugno 1878.

    Oggi è ritornato in Tangeri dalle missioni avute a Lisbona ed a Berlino l'Ambasciatore straordinario maTocchino Sid Ben Rima. Il Ministro Weber e l'Incaricato d'Affari di Portogallo sono tuttora assenti.

    S. M. Sceriffiana versa da parecchi giorni in pericolo di vita, anzi corse la voce ch'era morto, ma io sapevo da fonte sicura che questa notizia non era esatta: si crede che sia malato di febbre tifoide, ma nulla si sa di certo. Egli risiede da parecchi mesi nella città di Marocco, e non ha presso di lui medico alcuno se si eccettua un sedicente Barone di Saint Julien, rinnegato, che si spaccia per medico, ma chi lo conosce dice che è uno stravagante, ignaro nella scienza medica. È cosa strana, e che dimostra la barbarie profonda di questo paese, che il Sovrano del Marocco non abbia un buon medico, e che in tutto l'Impero non vi sia un marocchino che conosca le prime nozioni di medicina,

  • o di •Chirurgia. Il Sultano, i grandi dello Stato, il popolo, .ricchi e poveri si fanno curare da indigeni empirici che per le cure chirurgiche adoperano il fuoco, e per le cure mediche somministrano agli ammalati composti strani atti non a guarir·e ma ad ammazzare, ed H più delle volte trattano gli mfermi semplicemente con amuleti ed altre simili corbellerie: ma più che nella scienza medica del Barone di Saint Julien, più che nel valore degli amuleti si ha fede,
  • Non pubblicato.
  • Allegato un foglio in cui sono contenuti i nomi delle persone indicate nel corso del rapporto con delle lettere. Si tratta, in ordine di citazione, di: Malik Aga, Collea, Abdul bey. Fanti Sabri bey, Servet bey, suo fratello, Bechir effendi, Hasan effendi, Muslim aga yuleca e Durachan bey.
  • per la guarigione del Sultano Hassan, nella sua robusta natura e nella sua giovanezza.

    La notizia della grave malattia di S. M. Sceriffiana, e poscia quella non vera della sua morte, hanno prodotto una grande agitazione nelle provincie le più irrequiete, ed in diverse Kabile prossime a Tangeri poi, regna una vera anarchia, perchè la morte d'un Sultano marocchino è sempre il pretesto d'insurrezioni. Molte popolazioni credono che morto un Sovrano mentre non è proclamato il suo successore, possono fare quello che loro talenta, per cui le dttà del littorale oceanico, che sono le più ricche, ed ove il commercio è più attivo, e l'elemento europeo considerevole si trovano in pericolo, specialmente Mogador, e Saffi, d'essere investite dalle popolazioni dell'interno, prese, sac.cheggiate e peggio. Però le buone notizie giunte oggi dal Marocco, quantunque .siano di fonte sospetta pure ebbero valore di calmare alquanto l'agitazione delle popolazioni prossime a Mogador e Saffi.

    Nelle provincie del sud dell'Impero, specie in quelle del Sus, in quella di Marocco, di Haha, di Mog·ador ecc. ecc. infine neLle tre quarte parti dell'Impero il raccolto dei cereali è mancato affatto affatto, e nelle altre provincie non si raccoglierà che una terza parte di quanto si raccoglie negli anni di prodotto normale, di modo che la carestia è generale, e se non fosse la filantropia di alcuni negozianti che in Tangeri ed in alcune altre località fanno venire dei carichi di farina di fromento che vendono al costo, i cereali, segnatamente il fromento, sarebbero saliti a dei prezzi favolosi. Si deve a questi arrivi di farina di seconda qualità, che fa un pane oscuro, ma buono e sano, la quale si vende a 22 centesimi ed Y4 la libbra di sedici oncie, che produce in media ventisette oncie di pane, ·Che il prezzo del fromento in Tangeri sia molto ribassato, e si mantenga oscillante tra i 26, ed i 28 franchi i cento Kilogrammi, l'orzo dai quattro ai cinque iiranchi l'almud (17.30 a 211.40 i ·cento Kilogrammi) le fave dai quattro ai cinque franchi l'almud (da 16 a 20 franchi i cento Kg.).

    A Tetuan i prezzi sono su per giù gli stessi di Tangeri. A Larache e Rabat sono di un qua·rto più cari. A Casablanca sono di un terzo maggiori, e più si va verso Marocco ed il Sus e più i oel"eali e le farine inoa.riscono. Questi prezzi

    .sono enormi poichè in tempi normali il fromento vale in Tangeri 13 a 14 franchi i cento Kilogrammi; l'orzo 4.80 a 5.20 i cento Kg. In Callablanca il fromento vale da dieci a undici franchi i cento Kilogrammi; l'orzo da franchi due a due e centesiani cinquanta i cento kilogrammi, ·e neHe provincie di Tetuan, DukaJa, Mazagan e Saffi questi cereali si trovano anche a miglior mercato. Il granturco poi, che si coltiva piuttosto per l'esportazione ·che per il consumo del paese perchè i marocchini preferiscono mangiare il fromento e l'aldorà (surgum) ma che in questi giorni di pubblica calamità si reputerebbero fortunati 9i averne in abbondanza, disgraziatamente poco promette, ed anzi il suo raccolto può sin d'ora considerarsi nullo a cagione della persistente siccità.

    Nelle provincie del Sus la fame miete la popolazione: un'infinità di abitanti di queUe provincie si sono sparpigliati nelle città del littorale oceanico e ne giunsero anche in Tangeri, a Mogador poi ve ne sono almeno due mille, uomini, donne e ragazzi sono macilenti e quasi ignudi.

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    Il Governo Sceriffiano nulla fa per alleviare il popolo da tanta miseria, e la carità degli Europei, ma più di tutti dei ricchi israeliti i quali furono i primi a dar l'esempio di una filantropia veramente rimarchevole, non giunge a rimediare al male ma lo sollieva di molto.

    Si fanno persino soscrizioni in favore dei poveri affamati, nei paesi stranieri. Si spera che in Inghilterra questa soscrizione produrrà un'ingente somma. Mi dissero che questo Ministro britannico sottoscrisse per duecento colonnati. Io prego il R. Governo a volermi autorizzare ad inscriverlo per una somma qualunque.

    II Governo Sceriffiano vorrebbe esimere dal dritto d'importazione le farine ed i cereali ma alle seguenti condizioni:

    l) vendere al costo ossia al prezzo di compra colla aggiunta delle spese;

    2) non vendere a credito, e soltanto in certe località che s'indicheranno;

    3) non poter riesportare le quantità che rimanessero invendute dopo cessata la carestia.

    Queste condizioni non potevano convenire ai speculatori per cm 111 una riunione del Corpo Diplomatico io feci del,le proposizioni che furono approvate da tutti i miei Colleghi, e le abbiamo presentate al Governo sceriffiano in una nota collettiva.

    Si domandava: l) esenzione dal dritto di dogana per la importazione delle farine e dei cereali; 2) facoltà di poter vendere a denari contanti od a credito come meglio piacesse al venditore ed a suo rischio e pericolo; 3) facoltà di vendere <liberamente le farine ed i cereali in tutte le città della costa ove regna la carestia; 4) esenzione dal dritto di Dogana per la esportazione delle farine e cereali che furono importati e rimanessero invenduti.

    Onde assku:ra1rsi ·che queste dmanenze ,appartengono .realmente ai cereali e farine importate, e quindi non sono cereali e farine di questo paese, potranno gli impiegati delle dogane, od altri delegati dal Governo marocchino prendere tutte quelle misure che crederanno necessaTie a garantire le finanze dalla frode;

    5) imparzialità dello Shrà (Tribunale) nel caso in cui il venditore a credito dovesse far citare i suoi debitori per obbligarli al pagamento del loro debito.

    Ma a queste nostre controproposizioni il Governo Sceriffiano non ha ancora risposto.

    Intanto la carestia, il pessimo Governo, e la malattia del Sultano, lo ripeto, concorrono a rendere ben deplorabile lo stato di queste popolazioni, ed inquiete le provincie di questo Impero le cui porte si ostinano i governanti a tener ben chiuse alla civilizzazione, ed invece di facilitare il commercio, fomentare l'industria, e l'agricoltura; ·invece di fare eseguire deUe opere atte a riparare i bastimentd dal mare e dal vento nei diversi scali di commeTcio in ·cui devono approdare come Rabat, Casablanca, Mazagan, Saffi, Mogador e LaTache, ove la mancanza di tali opeTe obbliga i ·legni ad ancorare in rade ap€'rte ,a ·tutti

    240

    i venti ed al grosso mare, per cui ad ogni soffiar di vento un po' gagliardo sono i medesimi costretti di allontanarsi dalla costa, ed alcuni naufragano, come ogni anno succede, ed il caricare, e lo scaricare d'un legno riesce onerosissimo per il lungo tempo che gli è forza impiegare per compierli, e per le ingenti spese di stallie che in .conseguenza di ciò i comme,rcianti caricatori,

    o ricevitori del carico devono pagare al Capitano, il che aggrava ed incaglia il traffico; invece di stabilire comunicazioni fra le provincie le più fertili e le città commercianti del littorale con buone strade e ponti che mancano affatto; invece di vegliare a che la popolazione non .sia spogliata prima dai governatori, posda dai sceik (capo di villaggio); a .che i Magistrati non v~endino la giustizia a chi 'Più la paga; a che gli aduls '(nota.j) non fa.cdano docume,nti 1failsi impunemente come fanno ogni giorno, ed ogni ora; a che la legge protegga tanto il Musulmano quanto quello ch'è di diversa religione, come l'Israelita,. ed il Cristiano, e specie i primi ·che ad ogni tratto vengono barbaramente trucidati senza che l'autorità se ne curi altrimenti che per nascondere alla nostra sorveglianza l'impunità di cui quasi sempre godono gli assassini; invece di occUparsi a purgare la corte sceriffiana, e lo stesso Governo dai vampiri che succhiano il sangue del popolo marocchino; invece di tutto ciò il Sultano permette che 1Si ~sprechi centocinquanta mille .scudi per ~comprare tre en01rmi cannoni di nessuna utilità pratica, e di profondere altri cento mille e più scudi per costrurre J.a batteria pe!r rkeverli; dico di nessuna utilità pratica perchè mentre questi tre cannoni difendono l'entrata della baja le altre batterie della città e le mura che cingono questa, sono in uno stato di rovina, tale da non poter sostenere un attacco qualunque, e la città dalla parte di terra non ha alcuna difesa, di modo che sbarcando in fondo alla baja, o presso il Capo Spartel, o .fra Tange~ri ed Arzila si può prendere Tangeri assai fadlmente. Armare questa città è cosa utile per difenderla da una sorpresa, ma armarla soltanto con tre cannoni, quantunque buoni e di gran pnssanza mi sembra una spesa inutile. Tangeri non è, nè potrebbe essere la chiave dell'Impero; questa città, e più ancora Larache, potrebbero servire di base di operazione a chi volesse invadere il Marocco e minacciare Fez. Non credo che senza un numeroso esercito regolare si possa impedire uno sbarco nelle vicinanze di Tangeri. Io sono ignaro affatto nell'arte della guerra, ma a me sembra che Larache per la difesa della strada di Fez, dalla parte del littorale, è più importante di Tangeri, e Larache non è fortificata perchè non meritano il nome di fortificazioni le vecchie e sdrucite batterie ·Che :possiede armate di cannoni quasi mservibiH: ma Tanger.i è .indispensabile a ·chi, possedendo Gibilterra, oppure Ceuta e la costa nord di questo stretto, volesse impadronirsi dello stretto medesimo. I marocchini nello stato in cui si trovano attualmente non potrebbero efficacemente difendere questa città malg11ado 'i tre grossts:simi cannoni, ·comprati in Inghilterra, contro un attacco dalla parte non solo di terra, ma anche del mare, a meno che per difenderla da questa parte si riempisse la baja di torpedini delle quali sin ora i marocchini sono affatto sprovvisti. Quindi io non saprei spiegare altrimenti questa urgente spesa del Governo marocchino che nell'interesse della politica inglese.

    241

    Un attento ed oculato osservatore troverebbe forse che la politica estera contribuisce a mantenere ed aumentare questo deplorevole stato di cose nel quale geme il Marocco per l·a colpevole imprevidenza, la cupidità, l'ignoranza il fanattsmo relig.ioso, l'acciecamento insomma dei suoi governanti. Mi permetto dunque di intrattenere b!"levemente l'E. V. su questa poliitka.

    L·a Grande Bretagna è qui roppresentata dal Signor John Hay Drummond Hay Console generale col Titolo di Ministro Plenipotenziario il quale ha ll'impiazzato suo padre -in questo posto (or fanno trentaquattro anni) ch'era semplice consolato generale. Egli pa!"l1a e legge bene •l'arabo, il che è un grande vantaggio perchè può parla~e senza testJmoni al Sultano, ed a ·chiunque altro desidera parlare, e questo solo è sufficiente per acquistar.si una certa fiducia presso H Sovrano ed i suoi Ministri, ·e per procurarsi influenza; si aggiunga a questo la .lunga esperienza, il :perfetto conoscimento degli uomini e del:le cose dd questo Impero, e nessuno si meraviglierà della immensa influenza ch'egli gode nel paese, presso la Corte Imperiale •e presso i Ministri. Egli si assume, ogni volta che se ne presenta l'occasione, la difesa degli .interessi marocchini, egH è uno dei più ascoltati consiglier:i del Gover:no :sceriffiano; egli prende l'iniziativa quando il Sultano marocchino desidera ottenere qualche concessione dalle Potenze straniere Qui rappresentate, come ad esempio nell'affare delle protezioni; egli inspira le note del Governo marocchino, e suggerisce le risposte da farsi a Quelle dei Rappresentanti; egli dirige il Ministro per gli Affari Esterni del Sultano nel:le diverse quistioni che msorgono; egli agisce, in'fine, in modo da far supporre a S. M. sceriffiana ed al suo Govemo, che l'Inghilterra non permetterebbe che si sacrificasse il Marocco all'ambizione di una potenza qualunque, ed il Governo sceriffiano non si accorge, o mostra di non accorgersi, ·che se da un lato il zelante amico gli evita d'occuparsi lui stesso di dirigere certe quistioni, dall'altro lato, non consegue quello che conseguirebbe se trattasse direttamente con ogni Rappresentante perchè nessuno di noi pare che voglia accrescere al suo Collega d'Inghilterra i meriti che ha già presso il Governo sceriffiano, ed aumentarne così la influenza, assecondandolo per far trionfare i progetti di cui prende l'iniziativa, i quali hanno sempre l'aspetto d'essere vantaggiosi al Governo sceriffiano, mentre, nel fondo, il più delle volte, sono invece assai più proficui alla politica inglese. Il Governo inglese coadiuva il Sultano nella formazione d'un esercito regolare; in Gibilterra s'instruiscono nel maneggio delle armi, e negli altri esercizi militari, i coscritti marocchini, i quali ritornando in Marocco vi recano, coll'istruzione militare, il vizio dell'ubriachezza che contraggono praticando coi soldati inglesi. Invia

    i suoi ufficiali •superiori, come Colonnelli etc. a visitare le vecchie e cadenti fortificazioni di Tangeri, e delle altre, città del littorale, ed a progettarne delle nuove: un ,suo sottotenente H Signor MacLean della Guarnigione di Gibilterra lascia apparentemente, da quanto si dice, il Servizio inglese ed entra al servizio del Sultano nella qualità di Kaid, che ·Corrisponde a Colonnello. Il suo Rappresentante Hay Drummond Hay, ha consigl.ia·to la compra dei tre enormi cannoni in Inghilterra, e, da Quanto si crede, non senza utilità sua; ha pure consigHato al Governo marocchino la compra di trentamille buoni fucili inglesi; il vestiario ai nuovi soldati, le giberne e gli altri arnesi sono sommini

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    strati al Marocco dalle fabbriche inglesi ad un prezzo doppio del prezzo reale. Si dice ·che questo Ministro Hay ha offerto altl'lmperatore sceriffiano, a nome d'una compagnia .inglese, di prendere in appalto tutte le Dogane dell'Impero mediante il pagamento d'un cinquanta per ·cento di più di queHo che producono attua,lmente, ma l'Imperatore ha rifiutato questo largo partito, ·Conoscendo per esperienza ,i tr.ilsti resultati dell'intervenzione spagnuola ed ,inglese, ma .specialmente della prima, nelle Dogane, sia dal Jato economico, ·che dal Iato poLittico.

    Posso ingannarmi, ma io credo, che date certe eventualità, l'Inghilterra occuperebbe, con o senza il consenso di S. M. Sceriffiana, questa città di Tangeri (che ora la fa munire a spese del Sultano per preservarla, dice il Ministro Inglese, da un colpo di mano) perchè mi pare sia ancor vivo in quel Governo il rammarico d'averla abbandonata; e l'occuparla non le costerebbe un grande sforzo poichè Gibilterra non è che a due ore e mezzo di distanza, ed in questo caso questo stretto cadrebbe in sua balìa.

    La ,politica della Sp.a.gna· mi .sembra che ·tende a .indebolire moralmente e materiaJmente questo Impero. Il suo Rappresentante Signor Romea, Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario, ed il suo Governo vedono con occhio geloso che si aumenta ogni giorno l'ascendente dell'Inghilterra in Marocco; ed io intesi il Ministro Romea dire che quando avesse luogo un conflitto fra il Marocco e la Spagna, si vedrebbero i soldati dell'esercito regolare fuggire sempre, abbenchè vestiti di rosso ed istruiti all'inglese, davanti ai battaglioni spagnuoli. Gli spagnuoli si comportano in questo paese come in terra conquistata, depauperano i boschi dello stato per farne del carbone che vendono a loro profitto, usurpano terreni del Governo, come del resto fanno anche gli inglesi ed altri. Le ·autorità marocchine se ne lagnano, ma non ottengono giustizia, nè possono far cessare queste spogliazioni. Le leggi del paese non sono più rispettate della proprietà demaniale. Lo stesso e peggio successe dalla parte di Ceuta, ed in ogni altro luogo del Marocco, ove dimorano spagnuoli. Gli impiegati incaricati di sorvegliare gl'introiti de!.le Dog•ane, onde venga integralmente versata all'erario spagnuolo la parte del prodotto delle medesime (la metà), dovuta alla Spagna, usurpano l'autorità dei Ricevitori ossia Impiegati del Sultano capi della Dogana, e malversando 1Impoveriscono il prodotto delle stesse, con gran pregiudizio delle finanze dello Stato. Gli impiegati subalterni della Legazione e del Consolato spagnuolo poi ne diminuiscono gli introiti facendo introdurre senza pagamento di diritto panni, seterie e velluti a g·rosse casse. Per un nonnuna s'impongono da questo Signor Romea, al Governo sceriffiano, a titolo d'indennizzazioni, tsomme ingenti. Del,le protezioni tsi fa mercato lucroso ma ingiusto ed indegno; il Ministro Romea lo ignora, o lo tollera, perchè questo aiuta ad indebolire il Governo marocchino. Ogni Interprete della Legazione e del Consolato, pado degli Interpreti indigeni, ogni soldato, ogni servo d'impiegati di carriera, ogni individuo spagnuolo ha ~ran numero di sudditi marocchini che figurano suoi soci per l'aLlevamento del bestiame, per lavori agricoli, e realmente non •lo >Sono, ma a que·sto titolo godono della protezione e perc.iò >Sono esenti dalle tatsse e dalle angarie del Governo sceriffiano, pagano però lautamente i•l fin,to soeio ossia il protettore.

    La Francia è rappresentata dal Signor De Vernouillet Inivato Straordinario e Ministro Blenipotenziario, sembra che per ora la sua politica si limiti a mantenere la tranquillità nella sua colonia d'Algeria, nel che è lealmente assecondata dal Governo sceriffiano, il quale vigila a che dalla frontiera marocchina non si facciano incursioni nel territorio francese, nè si eccitino quelle popolazioni alla rivolta, per cui esistono fra i due Governi ottime relazioni d'amicizia.

    Da alcune parole sfuggite a persona bene informata argomento che il Governo francese preferisce ·come suo vicino il Marocco com'è attualmente, cioè debole, povero e barbaro, che non ricco, possente e civilizzato. Se questo è vero, si ·capisce quale deve essere la politica della Francia in Marocco.

    A giudicare dal modo col quale, da qualche tempo in qua, questa Legazione francese tratta colle autorità locali, e dal linguaggio che usa col Ministro Bargash, si direbbe che il Governo francese trova necessario incutere timore al Governo marocchino coUa prepotenza, forse per dcordare che la Francia è possente, forse per trovare un appiglio onde rompere le buonissime relazioni esistenti, ma per me che ora conosco le cose come veramente sono, e non come sembrano, non vi annetto più alcuna importanza. So che questo modo di agire è stato inaugurato dal Cancelliere della detta Legazione Signor Hecquard tosto che ha potuto conseguire di guidare per lo naso il suo Capo Ministro De Vernouillet, ed a trattare come gli pare e piace gli affari della Legazione colle autorità sceriffiane. È bensì vero che colla prepotenza egli strappa a queste autorità il giusto e l'ingiusto, ma se il Governo francese lo sapesse ho ragione di credere che non Jo approverebbe perchè fra gli altri inconvenienti potrebbe aver quello di provocare, un giorno o l'altro, serie contestazioni, abbenchè questa eventualità non sia molto da temere, perchè il Governo sceriffiano, conscio della propria debolezza è molto pusillanime, e non oserebbe, anche se tutte le ragioni militassero per lui, di muovere lagnanze al Governo francese contro questa sua Legazione a meno che vi fosse incoraggiato dall'appoggio di qualche Rappresentante.

    Due officiali dell'esercito francese trovansi da parecchi mesi alla corte del Sultano: si disse che vi andavano per insegnare ·ai soldati marocchini a manovra.re 1e mitragliatrici regalate a S. M. Sceriffiana dalla Francia, e dal Belgio, ma io credo che vi rimangono come Istruttori militari.

    La Germania è rappresentata dal Signor Weber Mi·nistro Residente e Console generale. In quest'Impero non ha commercio, ha poca navigazione, non ha industrie, non cittadini, ma soltanto un interesse politico; e mi pare che quest'interesse si può riassumere nel desiderio di vigilare la Francia in Marocco, di prepacr:-arsi a susoitarle, date certe eventuaLità, difficoltà gravi in Algeria, e di invigilare questo importantissimo Stretto.

    Ciò che maggiormente mi persuade che la Germania in Marocco nutre poco benevole intenzioni verso la Francia è l'aver essa domandato, or fanno più di due anni, all'Imperatore Hassan la cessione di uno dei tre punti seguenti: Djerond, Djenada-Kebdana (l), Borg-el-Bachir, ma S. M. Sceriffiana ri

    spose che non era in suo potere di cedere od alienare volontariamente una parte qualunque, abbenchè insignificante, dei suoi Stati. Dopo questa l'isposta, a me non consta che il Governo di Be<l'lino abbia insistito nella sua domanda.

    II Ministro Weber appoggia in ogni quistione il Rappresentante della Grande Bretagna, come <il più influente presso il Governo Sceriffiano, per averne a sua volta l'appoggio, perchè la Germania desidera stipulare un trattato di commercio col Marocco.

    II Ministro Residente e Console Generale del Belgio Signor Daluin non si occupa di politica, non ha altra influenza se non quella che gli procura I'amiciz.ia del signor John Hay Drummond Hay al quale è intieramente devoto, ed in tutte le quistioni che sono di competenza del Corpo Diplomatico come quelle riguardanti l'amministrazione del Faro di Capo Spartel, quella sulle protezioni, quelle concernenti la Sanità, il Signor Daluin è sempre dell'avviso del Ministro ing•lese dimodochè questi conta in ogni votazione con due voti sicuri cioè il suo e quello del Ministro del Belgio e finora anche con quello del Ministro di Germania. Quello in cui più si occupa il Signor Daluin è di far valere i suoi Capitali impiegandoli con profitto talmente lauto che alcuni ne mormorano, e di provvedere al Governo Sceriffiano polvere da guerra ed armi non molto buone ma molto a buon mercato. Una quantità di fucili (credo 30/m) è stata comprata nel Belgio dal Governo marocchino or fanno tre anni circa a cinque franchi il fudle compreso la bajonetta, e si crede che il Signor Daluin è stato mediatore in questo negozio, che ha lasciato un utile netto a coloro che comprarono per conto del Sultano di due franchi per ogni fucile, perchè realmente si comprarono per tre franchi e si misero in conto cinque franchi. Ora io non potrei garantire che tutto ciò 1sia vero. Ho intrattenuto l'E. V. di questi pettegolezzi solo per most,raire il concetto in cui è tenuto il Rappresentante del Belgio. Io poi altro non posso dire di lui se non che egli è un perfetto gentiluomo alquanto avaro, schiavo del suo denaro, ed avido di accumularne, e come uomo officiale non è indipendente per le ragioni che ho sopra esposte.

    L'Incaricato d'Affari e Console Generale del Portogallo Signo•r Colaço, ed il Console Generale degli Stati Uniti d'America Signor Mathews, che furono dal Signor Hay, nella sua corrispondenza col suo Governo sull'argomento delle protezioni, annoverati fra quei Rappresentanti che più abusano della facoltà di proteggere (1), osservano, ma non si occupano punto di politica, fanno rispettare gli interessi che gli sono affidati dal loro •rispettivo Governo, ma non molestano nè il Sultano, nè il suo Governo con progetti non sempre disinteressati, dispendiosi e di nessuna utilità. Nelle questioni di competenza di questo Corpo Diplomatico, votano, specie quello degli Stati Uniti d'America, secondo la propria opinione.

    Io consiglio H Sultano ed il suo Governo a favorire l'industria ed il com

    mercio, a fomentare l'agricoltura, a castigare le malversazioni dei doganieri,

    degli amministratori dell'Erario Sceriffiano, le spogliazioni dei poveri sudditi

    suoi, gli abusi d'autorità e le concussioni dei Governatori, e Sceiks (capi di villaggi) che gli amministrano. A costrurre dei porti per il commercio, o rendere più sicuro l'ancoraggio nelle rade delle città commerciali del littorale, a vegliare l'amministrazione della giustizia, ed a proteggere la vita e gli averi dei sudditi marocchini non musulmani. Questo, scrivo a Sid Mussa, essere il vero modo di farla finita colle protezioni, e coi gravi abusi delle medesime. Bisogna che le Potenze europee abbiano ingenti interessi economici politici in Marocco, loro dico, ed allora, in caso di pericolo, il Marocco potrà trovare degli amici per appianare coi loro buoni offici le difficoltà e scongiurare il danno, e potrà anche trovare degli alleati, ma loro ricordo però che le Nazioni incivilite possono difficilmente contrarre alleanza con quelle che non lo sono,

    o lo sono pochissimo.

    Questi consigli e questo schietto linguaggio, sono accolti, se debbo argomentarlo dalle risposte fattemi da Sid Mussa in nome del Sultano e nel suo, con gratitudine, ma non producono alcun frutto. Nulla si fa, proprio nulla, anzi mi pare che si cammini in una via affatto opposta, per cui, debbo confessarlo ingenuamente, ogni giorno si scema in me la speranza di vedere quest'Impero rigenerarsi.

    Fino a tanto che l'Imperatore non si convincerà (e per convincersene sarebbe necessario che cambiasse gli attuali consiglieri e confidenti surrogandoli con altri più istruiti, meno fanatici e meno barbari) non si convincerà, dico, che il commercio, l'industria e l'agricoltura sono gli elementi che devono dare al Marocco la forza che attua.lmente gli m~IDoa, di difendersi abbisognando contro l'ambizione dei suoi vicini, e renderlo abbastanza prospero per essere utile all'Europa coi suoi prodotti, questo Impero poltrirà nella barbarie, e diverrà ogni giorno più debole, ed in questa debolezza risiede, a me sembra, un pericolo per l'Italia. Ognuno sa che la Spagna agogna la conquista del Marocco: Essa potrebbe impossessarsi di Tangeri, ch'è la vera chiave di questo stretto, per sorpresa da Ceuta per la via di <terra, da Cadice ed Algeciras per quella di mare. L'Inghilterra, come ho sopra dimostrato, non ha che due ore e mezzo di navigazione per sorprenderla da Gibilterra, doè con una squadra che venisse da quella fortezza, o per occuparla, in certi casi, col consenso del Sultano anche col pretesto di difenderla a nome del Sovrano marocchino. E la Francia non avrebbe più di quindici o venti marcie per far giungere i suoi battaglioni sotto le mura di Tangeri, e meno ancora per arrivare in Arzila e Larache piccole città non fortificate, la prima di pochissima importanza a due ore circa da Capo Spartel per la via di terra, ed a quattro ore da Tangeri; la seconda a dieci ore da Tangeri per la via di terra ma infinitamente più importante d'Arzila, perchè si potrebbe costrurre un buon porto entro il fiume Lucos, che sbocca nell'Oceano sotto le sue mura. Tangeri in potere di una delle tre menzionate Potenze può diventare una seconda Gibilterra, anzi di questa più formidabile, perchè quasi alle sue porte si può formare un grande campo trincerato. Quindi ,in ognuno dei casi sovraccennati e specie in quello che questa dttà cadesse nelle mani degl'Inglesi, o dei Spagnuo>li, non ho mestieri d'indicare all'E. V., che ben la scorge, quale sarebbe la situazione dell'Italia come Grande Potenza marittima del Mediterraneo.

    Io addito, o piuttosto ricordo questo vecchio pericolo che ci sovrasta, ma che sembra ancor lontano dal realizzarsi, ed il Governo del Re saprà, occorrendo, trovar modo di scongiurarlo, o renderlo innocuo.

    (l) (2)

    (l) Trovansi tutti tre questi luoghi fra il Mulaja (fiume) e le isole Chafarinas presso la frontiera di Nemourzi [Nota del documento].

    (l) I due rappresentanti ne ebbero lingua, ed il Signor Hay non ha potuto provare la sua asserzione [Nota del documento].

    226

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GRECO, KOUMOUNDOUROS, ALL'INCARICATO D'AFFARI DI GRECIA A ROMA, PAPPARIGOPOULO

    Atene, 29 giugno 1878.

    J'ai reçu Votre rapport du 10 juin par lequel Vous me faites savoir que

    certains journaux ont prétendu que dans les délibérations du Congrès de Berlin

    les Délégués italiens ne se sont pas montrés favorables à l'admission de la

    Grèce et que contraill"·ement à ce bruU, S. E. M. le Président du Conseil Vous

    a assuré que 1es délégués Italiens ont appuyé de tout leur pouvoill." l'admission

    de la Grèce au Congrès.

    Nous avons reçu trop de témoignages des dispositions bienveillantes du

    Gouvernement italien à notre égard pour ajouter foi à un bruit pareil, et je

    suis heureux de vok que S. E. a sai1si ·cette occasion pour démenttr ce bruit

    et nous donner de nouvelles assurances de ses dispositions favorables à l'égard

    de la Grèce.

    Je Vous pr.ie, Monsieur, de Vous rendre chez S. E., le remerc.ier au nom

    du Gouvernement Royal de ses sentiments bienveiHan:ts envers la Grèce et Lui

    exprimer l'espoir que J.'Italie nous cont1nuera son appui au sein du Congrès . afin d'obteni•r la réalisation de :nos vreux.

    227

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    T. s. N. Renna, 30 giugno 1878, ore 13,40.

    A l'audience de ce matin le Roi a témoigné, au sujet de l'entrée des Autrichiens en Bosnie, la plus vive préoccupation: nous ferons tout notre possible pour calme.r une excitation que je voi•s pa:rtagée par les hommes les plus modérés de tous les partis, mais il faudrait que les Puissances amies, se pénétrant de notre situation, nous rendissent la tache un peu plus facile. Il va sans dire que l'occupation Autrichienne en Bosnie est tout aussi provisoire fJ nos yeux que l'occupation Russe en Bulgarie; nous n'hésiterons plus, le cas échéant, et surtout si on nous .inte•rpel•le dan.s les Chambres, à énoncer bien nettement notre manière de voir sur ce point. Ne serait-il cependant pas possible de faire en sorte que le caractère temporaire de l'occupation Autrichienne résultat d'une clause explicite, ainsi qu'on l'a fait pour l'occupation Russe en Bulgarie? Je vous télégraphierai plus tard dans la journée au sujet de Spitza.

    228

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    T. s. N. Roma, 30 giugno 1878, ore 19,15.

    Malgré le bruit que la presse officieuse de Vienne a fait dans le temps au sujet de Spitza, nous partageons, mon collègue de la Guerre et moi, votre opinion à l'égard de l'importance minime de ce com de territoire. Nous pensons d'autre part, comme vous, qu'au point de vue de nos intérèts spéciaux, il vaut mieux que le port d'Antivari appartienne au Montenegro, plutòt qu'à la Turquie. Ce qui nous préoccupe, dans l'affaire de Spitza, c'est l'effet mora! que la cession de ce port ne manquera pas de produire, 1surtout après la délibération que le Congrès va prendre à l'égard de l'intervention Autrichienne en Bosnie. Il est difficile d'admettre que l'Autriche Hongrie, maitresse dans l'Adriatique d'une séde magnifìque de ports, ait besoin de Spitza, pour se prémunir contre !es conséquences de la possession d'Antivari par le Montenegro. C'est donc la question des remaniements territoriaux qui serait posée par l'Autriche elle mème, une question, qu'en nous présentant au Congrès, nous avons scrupuleusement écartée, dans r.intérèt des bons rapports entre 1es deux pays, de notre programme politique. Je vous prie de faire valoir ces considérations de la façon qui vous paraitra la plus opportune; une explication directe avec le Comte Andrassy me parait préfévable. Après cela, je vous la~sse, amsi qu'à votre collègue, le soin de prendre, au dernier moment, la décision que !es circonstances ·et les dispositìons des autres Plénipotentia.i;res vous 'suggéreraient.

    229

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    T. s. N. Roma, 30 giugno 1878, ore 22.

    Je reçois à l'instant votre télégvamme au sujet de l'inctdent de Venise (1). Nous ,sommes -reconnaissants au Cornte .Aindrassy des dispositions conciliantes qu'il a témoigné dans cette 'circonstance et l'écusson ayant été imméd1atement replacé, !le sotr mème de vendredi par Je ·soin de ~rAutorité nous sommes dans l'impossibilité matérielle de procéder à cette opération d'une façon plus solennelle; mais vous pouvez dire au Comte Andrassy que le Préfet de Venise, après sa premiève visite, ·est retourné une seconde fois en forme officieHe chez le Consul pour lui réitérer l'expression de ses sentiments de réprobation et de regret. Les déclarations faites hier à la Chambre au milieu de l'approbation générale

    par le Ministre de l'Intéòeur const1tuent d'aiJLleurs Ia meilleure des répa<ratio:ns qu'on poul'rait attendre de nous. Vous pourrez ajouter que l'enquète sera activement poursuivie et que les fonctionnaires coupables de négligence et d'imprévoyance, s',il y a Heu, seront ·sevèrement punis. Nous espérons que l'incident puisse désorma.is ètre considéré comme terminé à la ,satisfadion du Gouvernement Autro-Hongrois. Le chargé d'aff,aires du Roi à Vienne me télégraphie à cet égard ce qui suit: • Orczy s'est montré très satisfait des déclarations du Gouvernement du Roi; il m'a reme:roié pour communication fait,e, et m'a dit de voulok la porter à la connaiss1ance d'Andrassy, il a pl'lis acte e n forme courtoise de la promesse d'enquète et de punition des coupables et a fini en disant que l'incident n'aura aucune suite •. J'ai eu soin d'informer le Chargé d'Affaires .d'Autriche-Hongrie de la seconde visite officieUe que le Préfet a fait au Consul.

    (l) Pari data, ore 13, non pubblicato: comunicazione ad Andrassy dei provvedimentipresi· dal Governo italiano in seguito all'incidente al consolato austriaco e del rammarico espresso da Cairoli all'incaricato d'affari austriaco; benevolo atteggiamento di Andrassy.

    230

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    'T. s. N. Roma, 30 giugno 1878, ore 23,30.

    Je ne dois pas vous cacher que la nouvelle d'une occupation Autrichienne en Bosnie produit en Italie tout l'effet fàcheux que nous en appréhendions. Nous chercherons à diriger l'opinion pa'r les articles des journaux amis, mais il serait essentiel, pour éviter des désagréments graves, que de Berlin vous fassiez arriver, si possible, aux journaux Italiens et étrangers, des télégrammes particuliers, faisant bien ressortk ·attitude spéciale que les Plénipotent1Lai:res Italiens ont prise, à cette occasion, et accentuant le caractère provisoire qu'on a eu 'Soin d',attribuer à l'occupa,tton. Comme j'e prévois que des :interpellations vont m'ètre adressées au Sénat et à la Chambre, et qu'il ne sera pas possible de me renfermer dans un mutisme ahsolu, il faut que j.e pu~sse, le ·cas échéant, expliquer la ligne de conduite tenue par nos Plénipotentiaires, de façon à nous épargner un note de blàme, et à écarter des préoccupations que je vois partagées par les hommes les plus autorisés de tous les partis.

    231

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Archivio Corti)

    L. P. Berlino, 30 giugno 1878.

    Ti sarei grato se volessi comunicare la mia confidenziale di ieri (l) a S. M. i1l Re. Trattando essa in parte di cose che riguardano ~la Corona è opportuno che

  • Cfr. n. 221.
  • S. M. ne abbia conoscenza. Stamane venne a mie mani il tuo telegramma sul· l'affare della Bosnia (1). De Launay ed io siamo di avviso che andammo fino agli estremi limiti di quello che era lecito senza metterei in lotta contro tutta l'Europa. Sovvienti che Cavour nulla portava dal Congresso del 1856 se non i germi della guerra del 1859. Era una guerra santa, e Dio la benedisse. Ora l'ItaHa è fatta ed io mi lascio recidere questa mano piuttosto che lavorare a produrre un confUtto che potrebbe condurla nell'abisso. L'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina da parte dell'Austria era consentita da tutta l'Europa e ben lo sanno quelli che andarono per ben due anni bussando a tutte le porte delle grandi Potenze per suscitare oppositori, e non ottennero altro effetto. che di metterei in diffidenza presso di esse, e rendere più avvisato il Gabinetto di Vienna. L'Italia non può far camminare l'Europa a suo talento, massime quando segue una politica fondata sull'errore e le insidie. Io ti sono e sarò fino all'ultimo dei miei :resp1ri profondamente riconoscente per la fiducia che :riponesti in me nell'affidarmi questa posizione, ma t'assicuro che l'eredità che ebbi a raccogliere è dura assa'i. E diffici<le oltre ogni dire è questa missione. Arduo è fare opposizione all'Austria nella Bosnia, Iottare contro la Russia nella Romania, trovarsi in lotta con Bismarck, il quale è sempre coll'Austria e colla Russia, quando esse sono d'accordo, contraddire all'Inghilterra quando prendeva l'iniziativa della misura, e volere e dovere restare amici con tutti! Felice la Francia che ponendo da banda ogni aspirazione interessata e facendo tacere ogni rancore passato limita le sue azioni al lavoro di conciliazione e si guadagna sempre più la simpatia universale compresa quella ·deUa Germania. Con tutto ciò, se proseguiremo per questa via, l'Italia uscirà dai Cong,resso con onore e dignità nè si troverà come· l'Austria impegnata in una via di ~complicazioni e di pericoli futuri. E questOo è H 'solo scopo che guida la nostra condotta.
  • Per <l'affare di Spitza ho fatto tutti gli sforzi possibili presso i miei hllw31tri colleghi per far persuadere l'Austria di abbandonare l'idea. Ma nessuno vuol darvi importanza ed d Russi stessi vi consentono di buonissimo grado pel'chè non vedono·altro mezzn per ottenere Antivari pel Montenegro. Bismarck si rifiuta recisamente di intervenire quando austriaci e russi sono d'accordo, egli nor. ha altro scopo che quello di assicurare il mantenimento della pace, e non ammette si faccia opposizione quando i contendenti in armi riescono a mettersi d'accordo. E per questa azione pacifica S. A. come ebbe a dire in una delle prime :~edute del Congresso, conta sopratutto sulla coope:.-azione dei Plenipotenziari d'Italia e di Francia. L'Inghilterra sostiene sempre l'Austria in conformità col principio che in questa risiede il più saldo baluardo contro le aspirazioni della Russia in O!'iente, e si meraviglia che noi non siam sempre con essa in

    questa via. Tale è la vera posizione delle cose, e lascio alla tua perspicacia ed. al tuo patriottismo di dedurre Je conseguenze. A me resta la serena coscienza di fare il mio dovere.

    (l)

    (l) Cfr. n. 227.

    232

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    T. s. N. Roma, l luglio 1878, ore 19.

    Les dépéches particulières de Berlin portent que les Plénipotentiaires Tures ont reçu instructions de ne pas ·céder sur la question de l'occupation Autrichienne en Bosnie. S'LI en est ainsli, nous pensons que les Puissances ne se refuseront pas, au moi,ns, le temps de réfléchtr avant de faire acte de violenoe envers la Turquie, avant de ,provoquer peut-etre méme la sortie des Plénipotentiaires du Congrès pour une question -ceci ne doit pas ètre oubli~ -où la Porte n'est point engagée par le traité de San Stefano. Ne pourrait-on pas, en ce cas, mettre en avant l'idée de stipuler pour l'occupation Autrichienne en Bosnie les memes ·combinaisons que celles 1arretées ·en H~60 pour l'occupation :lirançailse .en Syde? Le Congrès, bien entendu, ne ferait que proclamer le principe. Les détails seraient réglés à parf, ainsi qu'on a décidé de faire pour les autres questions. Une pareille combinaison ne devrait pas etre refusée par les Puissances. EHe rallierait probablement ·aussi 1e vote de 1la Turquie, dont elLe calmerait à la fois les susceptibilités et les appréhensions. Elle aurait enfin pour nous l'enorme avantage de ·caractériser l'occupation Autrichienne au moyen .d'un précédent notoire et de faire tomber ainsi la plus pa-rt des objections que oette occupa.tion 'soulève en Italie. Je ·soumets ces .considérations à votre e~amen ainsi que à ·celui du Comte De Launay. Veuillez bien oroire que s'H n'y a pas quelque ·chose de st1pulé à J.'égard du caractère 'provisoire et du but spécial de l'occupation, il nous sera bien difficile de fai.re .partager votre •confiance par l'opinion publique du pays. Une première interpellation m'avait dejà été annoncée .qui venait d'un député de la droite, M. Finzi, qui pour le moment n'a pas insisté.

    233

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, l luglio 1878, ore 19,30.

    Comte De Launay et moi sommes d'avis qu'il serait fort dangereux d'accepter une discussion dans le Parlement, sur les questions relatives au Congrès. Mème avec la plus grande prudence de la part du Gouvernement, la voie serait ouverte à des .propos dangereux de la part des Membres d es Chambres. L'Angleterre elle meme, qui est armée jusqu'aux dents, ne se permet pas de rompre le silence. Les Plénipotentiaires Italiens ont cru agir dans le seul sens qui était conforme aux intér~ts et à la dignité de l'Italie. Ils ne pouvaient pas se mettre en opposition ouverte avec toute l'Europe, pour avoir, après, à s'humilier en cédant, ou à rester en déhors du concert Européen. Telle est l'opinion que nous nous permettons de soumettre à l'appréciation de V. E.

    234

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. S. N. Berlino, l luglio 1878, ore 20

    A la séance d'aujourd'hui les Délégués Roumains ont été admis à plaider leur cause. On a continué ensuite la discussion de cette question. On a reconnu l',indépendance avec Ia condition de ll.'égalité des droits pour tous ~e's cultes. On a voté l'annexion de la Dobroutcha avec une addition au midi jusqu'à Mangalia et Silistrie, à la condition de la rétrocession de la Bessarabie à la Russie. Nous avons défendu, le plus efficacement que nous avons pu, les intérets de ,la Roumanie. On a ensuite entamé le Montenegro. Les Plénipotentiaires de Russie et d'Autriche s'étant mis d'accord sur les principes, la définition des frontières a été déférée au Comité de délimitation. On a aussi ,reconnu son indépendance· définitive.

    235

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL MINISTRO DELLA GUERRA, BRUZZO

    (Archivio Corti)

    L. P. Berlino, l luglio 1878..

    Scorgo dai telegrammi che il nostro buon Presidente si agita assai per l'affare della Bosnia. Eppure era cosa che si sapeva da un pezzo e che l'Italia non aveva a:lcun modo d'impedire, ed io sono d'avviso l'Italia non aveva neppurealcun 1interesS1e. Come fa l'ItaLia ad ,impedire un fatto che è voluto da tutta l'Europa? L'Inghilterra propose l'occupazione, Bismarck la sostenne energicamente, i Russi ed i Francesi del pa;ri. Il momento ·era solenne, e l'Italia avrebbe potuto ,compromettersi a~i occhi di tutto il mondo ·civile. Che sarebbe infatti avvenuto se l'Italia si fosse opposta? Quei fulmin,i che Bismarck scagHava contro la Turchia 1sarebbero stati lanciati forse con maggior vigore sull'Italia. Ed allora

    o questa avrebbe piegato il 'capo compromettendo ogni sua dignità, oppure si sarebbe ritirata, nel qual ,caso io sono convinto ,che le ,altre Potenze che s::mo ansiose di pace avrebbero passé outre e l'ItaLia sarebbe rimasta fuori del trattato di Berlino, fuori del concerto Europeo. Io tutte queste cose le avevo previste, e le avevo ripetutamente ed energicamente esposte al Presidente. Quando venne il momento supremo 1o avrei naturalmente 'Pr,eferHo di stare 'silenzioso. Ma pure, per far piacere al President,e, feci quella 1specie di riserva, che in fin dei conti ,era poi tutto quello che domandavano anche quelli che avevano avuto l'infelice idea di inventare questa questione della Bosnia, chè nessuno osò mai dire che l'Italia avesse ad opporsi a tutta l'Europa. Feci queste osservazioni per far ,cosa grata al p,residente ma naturalmente le espressi in ,termini da non

    1

    compromettere la dignità d'Italda, e ,così le cose si passarono nel miglior modo che si pote>•se immaginare. A che dunque agitarsi? Per me sono ca,lmo e tranquillo come quei che ha la ferma coscienza di avffi" fedelmente servito il Re e· la patria. Alcuni di sinistra se ne faranno forse arma di partito, i giornali che non mi sono favorevoli si scaglieranno con nuovo vigore contro di me. A me non impor't'a un fico. Se mt 'lasciano andare a ~ca,sa, me ne vado con entusiasmoe convinto d'aver onorevolmente rappresentata l'Italia una e indipendente al Congresso delle Potenze Europee. Avevo quakhe apprensione pe'r l'aff,are di Spitza, ~aHa quale !llietSsnno di questi Plenipotenziari, a comindar'e dai Russi danno J.a menoma ~impO'I"tanza. Ma lil ~telegramma di ~ie'r sera del Presidente (l) mi rassdcurò, ed io ~so che debbo ,i:l saggio consiglio di J.asciare a noi l'ultimo giudizio e la giusta apprezzazione del fatto, a lei. Tutto quello che io dissi per la Bosnia vale per Spitza. E guaci aU'ItaHa ~se ~con i suoi ~atti aves1se messo alcun incaglio alla grand'opera di pace, che sta compiendo il Congresso. E avrebbe fatto piombare sopra di sè le maledizioni dei presenti e dei futuri, e soprattutto quelle di Bismarck il quale per ragioni estere ed interne dimostra il più vivo desider1io di paoe. Qua,le era infatti la posizione dell'Italia al Conga-esso? V'erano 'tl'e Pot~enze contendenti e quasi in guerra. L'InghHterl'a e l'Austria da una parte, la Russia dal,l'a,ltra. Le due prime Potenze stabilirono subito fra di eS~se un perfetto accordo, e cammcinarono s~empre di concerto. La Russia si trovò sola. Bitsmarck fece opera di conciHaz,ione ed lin essa calcolò sulla coopeil"azione della -F,rancia e dell'Itail.Ìia. Però ogni qualvolta si stabUiva l'accordo tra la Russia e l'Austria, oppure tra la Russia e .l'Inghilterm, S. A. sostenne quest'accordo ~coila massima ~enetr,gia, H suo solo scopo essendo quel1o di prevendre la guerra che 'sembvava imminente. L'Italia non poteva dunque abbandonatre questa parte di conc.iliazione senza compromettere ~l'opera del Congresso, e senza aveve l'tintenzione di armarsi da capo a piedi. Nè certo essa ha nelle pvesenti compiicazioni un d,<''lte,resse abbastanza diretto per ~correre le avventure, per arrischiare in una guerra incerta ~la sua tintegrità e la sua un1tà, quelle grandi conquiste che la nostra generazione ha fatte mercè tanti sacrifizi, e questa è la politica che il Principe Bismarck, amico d'Italia di cuore, e per comunità di interessi, ci ha ripetutamente consigliata nei termini più vivi.

    E questa era 1a soJa polHka che poteva concilial'ci ~la 1simpati<a e la stima delle Grandi Potenze, dalle quali dipende l'avvenire nostro anche in ordine alle più 'l'emote asp~l'azioni. H Cong~resso finirà fra una quindicina di giorni, ed allora verrò ,subito a Roma e parle,remo di tutto.

    Se ha ii tempo di soriv;ermi qualche verso sulle nostre confusi,stsime cose interne, mi farà somma grazia.

    2

    Nous demandons que le sol roumain ne soit pas assujetti à un droit de passage :pendant l'occupation de la Bulgarie par les armées russes. Le Danube et la mer leur offrent les voies de transport et de communication les plus faciles et les moins couteuses. La Roumanie, après toutes ses épreuves, aspire à un repos absolu, nécessaire à la réparation des dommages causés par la guerre: Ce serait une manuvaise condition pour l'accomplissement de l'oeuvre réparatrice et pour la tranquillité de notre pays que la circulation de troupes étrangères.

    3

    Ils nous parait juste que la Roumanie en vertu de ses titres séculaires rentre en possession des iles et des bouches du Danube, y compris l'ile des Serpents. Il y aurait dans cette restitution un retour équitable aux dispositions originaires par lesquelles les Grandes Puissances avaient confié en 1856 aux Principautés Danubiennes la garde de la liberté du Danube à son embouchure.

    4

    Nous avons le ferme espoir que )a Roumanie recevra du Gouvernement Impérial de Russie une indemnité de guerre en proportion des forces militaires qu'elle a mises en ligne. Nous croyons légitime à tous égards que les dédommagements stipulés et obtenus par la Russie au nom des divers Etats alliés soient répartis en raison de l'appoint militaire de chacun des belligérants. Le Gouvernement Impérial a reconnu le principe de cette répartition en faveur de la Serbie et du Monténégro, et insiste sur son application.

    La Roumanie est fondée à en demander à son tour le bénéfice. En effet, obligée de tenir longtemps son armée mobilisée pour parer à des éventualités imminentes, elle a eu sous les drapeaux, tant comme armée active que comme armée de réserve, plus de 70 mille hommes. De plus elle a subi des pertes considérables: ses villes et toute sa rive du Danube ont été sacaagées par le bombardement, ses voies de communication détériorées, son matériel de guerre endommagé.

    Les compensations dues de ces différents chefs seraient prélevées sur l'indemnité totale allouée au Gouvernement Impérial de Russie, et fournies en telle forme que le Congrès jugerait plus expédient.

    5

    La Roumanie a confiance que son indépendance sera définitivement et pleinement reconnue par l'Europe.

    A son droit primordial, dont le principe avait été faussé par des équivoques historiques, s'ajoutent aujourd'hui les titres dont elle a régénéré, ou plutòt rajeuni la conquete sur les champs de bataille. Dix mille Roumains sont tombés autour de Plevna pour mériter à leur patrie la liberté et l'indépendance.

    Mais tous ces sacrifices ne suffiraient pas à assurer à la Roumanie la pacifique disposition de ses destinées. Elle serait heureuse et reconnaissante de voir couronner ses efforts qui ont manifesté son individualité, par un bienfait Européen. Ce bienfait serait la garantie réelle de sa neutralité, qui la mettrait en mesure de montrer à l'Europe qu'elle n'a d'autre ambition que d'etre la fidèle gardienne de la liberté du Danube à son embouchure, et de se consacrer à l'amélioration de ses institutions ,et au développement de ses ressoul.'ces.

    Tels sont, MM. les Plénipotentiaires, succinctement exposés, les voeux d'un petit Etat qui ne croit pas avoir démérité de l'Europe, et qui fait, par notre organe, appel à la justice et à la bienveillance des Grandes Puissances, dont vous etes les éminents Représentants.

    ALLEGATO II.

    DICHIARAZIONE DI BRATIANO

    Messieurs les Plénipotentiaires, L'exposé que mon collègue, en son nom et au mien, vient de tracer des droits et des intérets de la Roumanie n'a pas besoin de plus longs développements. La haute Assemblée qui a pour mission de régler la situation de l'Orient possède amplement toutes les données nécessaires à l'accomplissement de son oeuvre.

    Nous sommes persuadés que les sentiments de justice et de bienveillance qui nous ont ouvert un accès auprès de vous détermineront aussi l'adoption des résolutions relatives à la Roumanie.

    Je me permettrai simplement d'ajouter que la dépossession d'une partie de notre patrimoine ne serait pas seulement une profonde douleur pour la nation Roumaine.

    Elle détruirait en elle sa confiance dans l'efficacité des traités et dans l'observation tant de l'équité absolue que du droit écrit. Le trouble qu'éprouverait sa foi dans l'avenir paralyserait son pacifique développement et son élan vers le progrès.

    J e prends, en terminant, la respectueuse liberté de soumettre ces réflexions à la haute appréciation du grand conseil Européen et particulièrement aux illustres Représentants de Sa Majesté l'Empereur de toutes les Russies, dont nous avons eu si souvent l'occasion d'apprécier l'esprit élevé et le coeur magnanime pendant son séjour parmi nous.

    ALLEGATO III.

    PROPOSTA DEI PLENIPOTENZIARI OTTOMANI CIRCA L'ARTICOLO V DEL TRATTATO DI SANTO STEFANO

    I. Le tribut actuel de la Roumanie sera capitalisé et le montant en sera versé dans les caisses du Trésor Ottoman dans un délai de...

    II. La Roumanie supportera une part de la dette publique Ottomane proportionnelle aux revenus du territoire qui lui sera définitivement annexé.

    III. Pour tout le territoire cédé, la Roumanie est substituée aux droits et obligations de la Sublime Porte en ce qui concerne les entreprises de travaux publics et autres du méme genre.

    ALLEGATO IV.

    ARTICOLO ADDIZIONALE PROPOSTO DA SALISBURY CIRCA IL MONTENEGRO

    Tous les habitants du territoire annexé au Monténégro conserveront leurspropriétés et ceux qui fixeraient leur résidence personnelle hors de la Principauté, pourront y conserver leurs immeubles en les faisant affermer ou administrer par d'autres.

    Une commission turco-monténégrine sera chargée de régler, dans le courant de trois années, toutes les affaires relatives au mode d'aliénation, d'exploitation ou d'usage pour le compte de la S. Porte, des propriétés de l'Etat et des fondationspieuses (Vakouf).

    ALLEGATO V.

    ARTICOLO ADDIZIONALE PROPOSTO DAI PLENIPOTENZIARI AUSTRO-UNGARICI CIRCA IL MONTENEGRO

    Tous les habitants du Monténégro jouiront d'une pleine et entière liberté de l'exercice et de la pratique ·extérieure de leurs cultes et aucune entrave ne pourra étre apportée soit à l'organisation hiérarchique des différentes communions, soit à leurs rapports avec leurs chefs spirituels.

    237

    IL MINISTRO DELLA GUERRA, BRUZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, l Luglio 1878.

    La ringrazio della sua lettera. Qui gli affari non vanno troppo bene. Il regionalismo si risveglia, e quello che è peggio ancora è che i mestatori politici .si agitano perchè ritengono il Governo debole. I fatti accaduti a Venezia quelli che ,si minacciavano a Roma sono fatti umiliianti per un Governo. Il nostro Presidente lo vede e conviene con •me che potvemo finir male.

    Sulla politica estera mi pare convertito e credo se ne accorgerà dalla corrispondenza che ha con lei.

    Nell'interno del Gabinetto si vive con molta cordialità e non si è più parlato di quella ·cevta legge. Io ho avuto la fortuna di cavarmela bene ne1la lunghissima discussione del mio btlanoio e ciò mi dà più for~a. Ma credo che un giorno

    o l'altro ·capiterà qualche brutto incidente. S. M. conosce questo stato di cose e ne è tmpensi·erito. I giornali .ispirati dai Ministr.i ·che ·ci hanno preceduto attaccano lei, ma non se ne pi'eoccupi. È una gran fortuna che lei sia a BeDli:no, altr,imenti si farebbe qua1lche gran corbelleria. A1la Camera succedono degLi scandali, il caldo mette tutti gli animi in istato di eccitazione.

    238

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 2 Luglio 1878, ore 11.

    Les Plénipotentiaires Tures n'ont pas reçu, jusqu'ici, leurs instructions définitives au sujet de l'occupation Autrichienne de la Bosnie. Mais il est clair que leur opposition est de pure forme. Du moment que l'Angleterre, Puissance semi-belligérante et alliée naturelle de la Turquie, l'abandonne,

    celle-ci ne peut que céder. Le Congrès ne reviendra plus sur sa décision à cet égard. Je supplie V. E. de considérer que l'Italie ne peut faire marcher l'Europe à sa guise, pas plus sur cette question que sur les autres. Dès le commencement du Congrès, il se forma deux camps dans son sein. D'un còté, les Anglais et les Autrichiens; de l'autre les Russes. Les Anglais étaient bell·iqueux. Andrassy •Se plaisait à citer le canon Ucatius, dans ses discussions avec le Comte Schouva1ow. Les autres PlénipotentiaÌII'es restaient neutres. Il aW"ait fallu etre armés, et se piacer :franchement du còté de la Russie, pour paTler haut à l'Autriche. On aurait, peut-etre, réussi de la sOII'te à provoquer un conflit Européen, dans lequel l'Italie se serait trouvée contre les Puissances Occidentales. Je dis peut-etre, car je doute meme que la Russie nous eut suivi sur ce chemin. L'Empereur d'Allemagne et Je Prince Bismarck vowaient absolument la paix. Ils ont évidemment exercé une forte pression, dans ce sens, auprès de la Russie. C'est pourquoi celle-ci a cédé sur toute la ligne. En agissant dans le sens de la guerre, l'Italie se serait attiré l es foudres de l'Allemagne. Elle n'aurait réussi, selon toute probabilité, qu'à se discréditer aux yeux de l'Europe entière, qui a soif de paix. Lor·squ'une Puissance quelconque croira le moment venu de sommer l'Autdche d'évacuer la Bomie, H faudra le faire l'épée à la main. Ma mission était celle de coopérer à l'reuvre de paix, et de faire une réserve, dans le cas d'occupation de la Bosnie. J'ai agi en conformité de ces instructions. Le Gouvernement du Roi est libre de ses actions pour l'avenir.

    239

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. B. Parigi, 2 luglio 1878, ore 15,30 (per. ore 17,15).

    M. Dufaure m'a dit tout à l'heure qu'il vient d'adresser une dépeche au marquis de Noailles dans laquelle il lui fait l'histoire de tout ce qui s'est passé au sujet du traité de commerce, et finit par témoigner son désir de re(I»'endre les négociations. Il m'a exprimé l'opinion qu'il serait peut-etre utile de changer les négociateurs sur lesquels est tombée l'animosité des oppositeurs du traité. Moi de ma part j'ai ajouté que je croyais convenable de changer aussi d'atmosphère et de négocier à Rome. M. Dufaure a pa•ru agréer mon coillsei'l. J'ai vu hier M. Luzzatti avec lequel je me trouve parfaitement d'accord à l'égard de nouvelles démarches à faire pour aboutir à un traité de commerce convenable aux deux pays. Il parait désormais certain que la liberté réciproque pour les tissus de toute espèce faciliterait la besogne et l'approbation du traité à l'Italie, ainsi qu'à la France.

    240

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. S. N. Berlino, 2 luglio 1878, ore 18,30.

    A la séance d'aujourd'hui, or a discuté la question de la navigation du Danube. On a adopté le principe de sa neutralisation, depuis les portes de fer, et le maintien de la Commission Européenne du Danube, en y ajoutant un Commissaire R~umain. On a abordé, ensuite, l'artide de l'indemnité. Les Plénipotentiaires Russes ont déclaré, qu'elle ne serait, en aucun cas, convertie en territoire. J'ai demandé qu'il soit entendu, à toute bonne fin, que l'indemnité n'aurait point de préférence sur les engagements précédemment contractés

    parla Turquie. Le Comte Schouvalow a fait en .réponse une déolaration dans ce sens. Prochaine séance Jeudi.

    241

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'ONOREVOLE SELLA

    (Archivio Corti)

    L. P. Berlino, 2 luglio 1878.

    Dai telegrammi che ricevo da Cairoli mi risulta che una grande agitazione si è impadronita del suo animo riguardo a questa questione dell'occupazione della Bosnia da parte dell'Austria. Sebbene ne abbiamo g.ià discorso assieme .a lungo, pure gliene vogLio dire due parole, standomi soprattutto a cuore che ella sappia come realmente si passarono le cose. Fin dai primordi del Congresso s'ebbe a •scorgere in modo non dubbio che s'era stabilito un intimo accordo tra l'Inghilter-ra e .rAustr:ia 1per opporsi •anche con la forza alle viste <iella Russia in Oriente. E la Russia si trovò isolata. Il Principe Bismarck, per ragioni estere ed ancor più per ragioni .interne, voleva assolutamente la pace, e contava per ragg,iungere •questo scopo sul:1a cooperazione dell'Italia .e della Francia. Gl:i Inglesi e .gli Aust11iaci erano armati e tenevano un Unguaggio oltre modo belliicoso, ·e la Russia •ebbe a ·cedere 'sopra tutta la linea. L'occupazione della Bosnda e dell'Erzegovina el'a decisa da un pezzo. Il Princi<pe Bismarck da tempo ·spingeva vivamente l'Austr.ia ad effettuare questo progetto. E l'occupa~ione deHa Bosnia fu evidentemente ìl prezzo dell'alleanza Anwlo-Austr.i:aca, la quale alleanz,a diveniV'a tai!llto più naturale che l'lnghilterra era felice di vedere l'Austria prendere posizione come baluardo contro i progressi della Russia. Così ,stavano .le ·cose allorchè la questione della Bosnia ·si presentò al Congresso. Andrassy aprì la marcia esponendo lo stato della provincia e domandando a'l Congresso di provvedere. Segui Lord Salisbury e propose l'occupazione ausì.rÌ!aca. Bismarck venne appresso ed appoggiò energicamente 1la proposta. Il primo Plenipotenziario d'Italia s'alzava immediatamente per doman

    dare spiegaz.ioni 1sulle condizioni dell'occupazione, cui Andrassy replicava in termini generali. Seguivano il Principe Gortchakoff ed il Signor Waddington

    esprimendo l'alta loro approvazione. Tutta l'Europa era pe·r l'Austria. Non restava ·che la Turchia cui appartenevano le Prov:inci•e. l'l primo Bl•enirpotenziario di questa allegava ·avere per istruzione di declinare l·a sua adesione. H Principe Bismarck indirizzavagli ardenti parole, allegando J.a Turehia dovere la sua salute all',intervento Europeo, non poter.e colla sua ,azione compromettere la pace nel mondo, sperava si procur·erebbe nuove tistruzioni che non fossero· per incagliare l'opera del Congresso. Il momento era supremo. Che 'sarebbe avvenuto se :i Plenipotenz.ia'iri Italiani avessero rifiutato ril loro voto? È noto· che in una assemblea di Rappresentanti di Potenze ·mdipendent:i ,iJ voto della maggioranza non lega la minoranza. È dunque chtiaro ·che :in quel1a eventualità il Pr,incipe Bisma,rck avrebbe domandato la significazione del nostro voto. Ci saremmo allora trovati ne.Jla posizione di compromeUere Ia digniltà d'Italia di·chiarando che il nostro voto non significava nulla, oppure di uscire dal Congresso. Io sono convinto che in questo ultimo caso il P.rindpe Bismal"ck awebbe proposto di passer outre, e l'Italia si sarebbe trovata ipso facto fuori dal concerto Europeo. Ora non è permesso ad una g11ande Potenza 'come l'ItaLia di essere posta .in non •Cale. Nè io credetti di poter pr•endere questa rerribi~e responsabHità. Se si fosse voluto fare opposizione all'Austri•a sarebbe stato mestieri presentarsi al Congresso armati, come fecero questa ·e 1'Inghi1terra, fa'l'e un'alleanza con la Russia e provocare forse un .confHtto Europeo, nel quale ci saremmo trovati contro tle Potenze Occidentali. Dico forse poi-chè !Lo dubito che anche la Russia saTebbe stata dilsposta a seguirei in queHa via. Il Prin·cipe Bismarck vuole assolutamente Ia pace, ed avrebbe ben trovato modo di sventare le nostre mene, di modo che l'Italia non :avrebbe fatto che screditarsi ag-li occhi di tutta l'Europa ed attirarsi i fulmini della Ge,rmania. La quesHone del resto non è compromessa per l'avvenire, ed H Govemo del Re potrà .seguirre queLla linea che giudicherà opportuna. Ma non sarò io quello che •comprometterà la nostra reputazione, la nostra prosperità, i1l nostro avvenire per Ja questione della Bosnia. Io ed il mio collega siamo convinti d'aver agito in confoTmità de·i ve11i interessi e della dignità dell'ItaUa. Ma l'assicuro che è ben duro in mezzo a queste gravi difficoltà di essere continuamente agJtati da vane apprensioni. I Plenipotenziari Italiani av!I'anno in ogni caso la ·Coscienza di aver fatto il loro dovere.

    242

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2101. Berlino, 2 luglio 1878 (per. il 5).

    Le Journal officiel de l'Empire Allemand a publié hier le texte de la réponse que l'Empereur Guillaume, sous la date du 24 Mars dernier, a fait à

    S. S. le Pape Léon XIII, qui Lui avait notifié Son avènement au t:uòne Pontificai, le résumé d'une seconde lettre adressée, le l 7 A vril par le Satnt Père à •l'Empereur, et le texte de la réponse qui y a été faite le 10 Juin derni.er par le Prince Impérial.

    J'ai l'honneur de joindre ici le texte de ces troi•s documents (1), dont l'importance n'a pas be,soiin d'ètre signalée à V. E.

    Le 24 Mars, l'Empereur Guillaume exprimait au Pape Léon XIII l'espoir que Sa Sainteté voudrait employer son autorité et son influence pour induire ceux parmi les Membres du dergé catholique allemand qui ne se conformaient pas aux lois en vigueur dans leur pays, à s'y soumettre. Le 17 Avril, Sa Sainteté renouvelait l'expression de son espoir de voir bientòt rétabli l'ancien bon accord, et indiquait en mème temps le changement de diverses dispositions résultant de la Constitution et des lois qui sont en vigueur en Prusse, comme le moyen d'atteindre un but aussi désirable. Le 10 Juin, le Prince lmpérial répond au Pape en lieu et piace de l'Empereur, qui avait tardé à le faire, dans l'espoir que des pour.parle!1s ·confidentiels •auraient ~endu possibl·e d'omettre, dans la cor~spondance ailllJsi engagée, l'affirmation de prtncipes opposés entre eux, que la lettre du St. Père en date du 17 Avril ne permet pas d'éviter. Le Prince Impérial relève qu'aucun Monarque Prussien ne pourrait se plier à modifier selon les maximes de l'Eglise Catholique ·romaine la constitution et les loi,s de la Prusse, •en consentant à voir pa.r là amoindrie .J'indépendance de la Monarchie. Mais, s'il n'est pas possible des deux còtés d'aplanir un conflit de principes, le Prince Impérial est disposé à apporter dans la solution des difficultés qui en résultent un esprit de paix et de conciliation, qui réponde à Ses propres convictions chrétiennes. Le Prince ·croit qu'il rencontrera les mèmes dispositions chez le Saint Père, et il espère dès lors que, dans les questions où un accord de principes ne sera pas possible, un sentiment réciproque de conciliation ouvrira à la Prusse une voie de paix, qui n'a jamais été fermée à d'autres Etats.

    La publication des documents précités à la veille des élections qui vont avoir lieu le 31 courant pour le renouvellement du Parlement de l'Empire, acquiert une valeur spéciale. C'est l'Etat qui tend la main à l'Eglise, dans le but d'établir un modus vivendi. Il est cependant permis de douter que mème un simple modus vivendi puisse ètre établi d'une manière durable, aussi longtemps que les lois de Mai seront maintenues en vigueur dans leur intégrité. Aussi l'organe des nationaux-libéraux, la National Zeitung, a-t-elle soin ce matin de relever que les lettres ainsi publiées auront pour le moins l'avantage de prouvffi" à J.'AHemagne et ·au monde entier de quel còté on veut la paix et de quel ·còté on est décidé à la guerre pour la guerre.

    243

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2102. Berlino, 2 luglio 1878 (per. il 6).

    Ainsi que j'ai eu l'honneur d'eu informer V. E., upe commission de déli

    mitation a été foz,mée d'un des Plénipotentiaires de ·chacune des Pu~ssances. représentées dans 1le Congrès, et j'ai été délégué à en fa1ir.e partie pour l'Italie.

    Le travaU technique de cette Commission ne pouvant etre exécuté que par des personnes compétentes en matière de topographie et de stratégie, chacun des Plénipotentiaires ·qui la composent à délégué ses pouvoirs à nn officier de san Pays pour prépa1re,r un projet des tra·cés votés en pdncipe par le Congrès. Pour ce qui me concerne, j'ai choisi dans ce but le Lieutenant Colone! Comte del Majno, Attaché MilitaLre à 11'Ambassade du Roi qui, avec son zèle accoutumé et en se conformant à mes instructions, prépare les travaux en question, les discute avec les autres délégués militaires, et me remet ensuite les rapports écri:ts dont je me sers dans les réunions de la Commission de délimitation. Je saurais gJré à V. E. d'en 1infurmer le Chef du Corps d'Etat Major général, M. 1e Général Chevalier Bertolé Viale.

    Ce mat1n, en ouvrant ·la XI Séance du Congrès, le Président a annoncé que, après le travail préalable fait par les officiers susmentionnés, la Commission de délimitation avait été saisie de la question de la frontière de la Bulgarie, et qu'elle avait en outre été chargée de faire les propositions pour la frontière des Balkans.

    L'ordre du jour portait en première ligne l'art. XII du Traité de S. Stefano, concernant les places fortes du Danube, et ensuite le maintien des droits, obligations et prérogatives de la Commission internationale du Bas Danube.

    La décision que les forteresses du Danube devraient etre rasées est adoptée

    par le Congrès.

    Le Plénipotentiaire d'Autriche-Hongrie, Baron de Haymerle, donne lec

    ture d'une proposition (annexe ci-jointe) suivant laquelle la partie du Danube

    depuis les Portes de fer jusqu'à l'embouchure de la Mer Noire serait déclarée

    neutre, ila Commission du Danube ·serait maintenue au delà de 1883, jusqu'à

    la conclusion d'un nouvel accord -les réglements de navigation et de Police

    fluviale en aval des Portes de fer seraient conformes à ceux de la Commission

    pour le parcours en aval de Galatz, et les travaux destinés à faire disparai~e

    les obstacles que les Portes de fer et les cataractes opposent à la navigation,

    seraient confiés à l'Autriche-Hongrie.

    Cette proposition donne lieu à une discussion à laquelle prennent part le

    Président et les Plénipotentiaires Anglais et Russes. On trouve que les débats

    d'une pareille motion dépasseraient la limite des travaux du Congrès. S. A. le

    BTT1noe Gortchakoff fait nommément observer que le Traité de S. Stefano a

    maintenu intacts les droits et les obligations de la Commission interriationale

    du Bas-Danube. En conclusion, on se décide pour le renvoi à la Commission

    de rédaction de la proposition lue par le Baron de Haymerle. La Commission

    en dégagera les principes propres à etre discutés par le Congrès, sans que cela

    implique aucun engagement pour les Membres de l'Assemblée.

    Sur la proposition du Président, le Congrès décide ensuite de reconnaitre

    les droits des nouveaux Etats souverains du Danube, la Serbie et la Roumanie,

    et du nouvel Etat riverain, la Russie.

    On passe à l'art. XIII du traité de S. Stefano (frais à la charge de la Tur

    quie du rétablissement de la navigabilité du passage de Sulina etc.). Les Plé

    nipotentiaires Anglais et Tures remarquent que cet article est devenu inutile.

    Les Plénipotentiaires russes consentent à ce qu'il soit effacé, pourvu qu'il n'en résulte aucun désavantage pour la Russie. Le Congrès 1se décide pour la suppression de l'art. XIII.

    L'ordre du jour porte ensuite la question de l'indemnité de guerre réclamée par la Russie à la Sublime Porte (art. XIX du Traité de S. Stefano). Le Président a entendu émettre l'objection, qu'il ne pourrait etre touché à cette question d',indemnité sans aborder en meme temps la ·questkm d'Asie.

    S. A. le Prince de Bismarck dit que le Congrès doit scinder les deux questions. Il est d'avis d'écarter les clauses territoriales, et de ne s'occuper quant à présent que de l'indemnité.

    L'Assemblée se range à cet avis, et le Président ouvre la discussion sur l'avant-dernier alinéa (c) de l'art. XIX, à commencer par les mots • quant au reste de l'indemnité... soit 300.000.000 de roubles etc. •.

    Lord Salisbury déclare que, si la Russie voulait rattacher au paiement en question une garantie territoriale, l'Angleterre ne l'admettrait pas.

    S. A. le Prince Gortchakoff répond que la Russie s'arrangera avec la Porte sur le mode de paiement.

    S. E. Karathéodory Pacha s'applique à relever dans quelle situation diffi·cile cette question d'indemnité met la Turquie, et appelle L9UJl' ce point rtoute l'attention du Congrès. La Porte ne peut qu'avec .peine suftke à •ses charges actue1les. Comment .parrviendra-t-elle a supporter ile poids de •cette indemn:irté? La Bessarabie constitue déjà une compensation pour la Russie, qui aura en outre des avantages en Asie. Si on veut faire à la Porte une situation financière qu'elle ne serait pas à meme de supporter, on irait à l'encontre de la volonté du Congrès de rendre encore possible l'extstence de la Turqui,e. Selon Karathéodory Pacha, la Russie n'a pas fait la guerre à la Porte pour le motif d'obligations auxquelles celle-ci aurait manqué.

    S. E. le Comte Schouvalow répond que la guerre a été la conséquence d'une violation de tout ce que la Turquie avait promis depuis 1856: il réfuse l'assertion que la Russie ait pris les armes pour réaliser ses aspirations: et il ajoute que ses sacrifices ont été aussi onéreux que ceux de la Turquie. Celle-ci aurait diì en tenir compte d'avance et ne pas repousser le protocole de Londres.

    Lord Salisbury signale les inconvénients d'une charge qui dépasse les moyens et les forces du débiteur, et qui préparerait la voie à des dissentimens futurs en Europe. Au surplus, par quels expédients, la Russie pourra-telle obtenir l'accompJd.ssement d'une condition inexécutable?

    S. A. le Prince Gortchakoff observe que le Tsar s'est réservé une entente avec la Porte. La Turquie a d'ailleurs d'autres créanciers en Europe. Pourquoi ne rapproche-t-on pas les deux questJions?

    Lord Salisbury n'admet point que les titres de créance antérieurs à la guerre n'aient pas la priorité.

    S. E. le Comte Schouvalow déclare que, en aucun cas et jamais, l':indemnité que la Turquie doit payer ne pourra ètre remplacée et convertie en un agrandissement territorial. Il admet en mème temps la priorité des créances

    antérieures à la guerre, et garanties par les Gouvernements. Quant aux moyens par lesqu€1l,s la Russie pourrait recouvrer le montant de 'l'indemnité, J.e Comte Schouvaloff dit qu'il serait difficile de se prononcer. On prétend que un tiers au moins des impòts de la Turquie ne rentrent pas; mais grace à une bonne administration les ressources de la Porte pourront augmenter. Parceque la Turquie ne peut pas payer aujourd'hui, il n'y a pas de raison que la Russie renonce aux chances d'ètre payée un jour.

    Le Président prend acte des déclarations que le Comte Schouvaloff vient de fai:re -pas de territoire au lieu d'argent et priodté des oréances garanties -et il propose de laisser à la Russie et à la Turqu]e Le ~soin de s'entendre.

    S. E. le Comte Corti, en se référant à ce que le Plénipotentiaire Russe a dit au sujet de la priorité des créances, fait remarquer qu'il existe de ces créances en Italie, comme en France et en Angleterre, et il désire savoir si la déclaration du Comte Schouvaloff s'applique à tous les emprunts indistinctement.

    S. E. le Comte Schouvalow répond que la Russie entend respecter toutes les hypothèques garantissant les emprunts.

    S. E. M. Waddington observe qu'il y a en Turquie deux catégodes d'emprunts: ceux qui jouissent d'une garantie, comme en France et en Ang1eterre, et les errl[)runts de droit commun. Il faudrait un engagement .corrélatif des PlénipotentiaiTes ottomans.

    S. E. Karathéodory Pacha répond que dans la situation, où la Turquie se trcuve, avec des ressources sii peu développées la Porte ne peut prendre des engagements que dans les limites du possible.

    Le Président déclare que le Congrès a pris acte des déclarations de S. E. le Comte Schouva,low au pomt de vue politique et au point de vue fìnancier. Il ajoute que pour ce qui concerne l'observation de S. E. le Comte Corti, le protocole de la séance mentionnera ce qui a été dit.

    Quant à l'alinéa (d) de :l'art. XIX (les 10.000.000 de roubLes d'.indemn,ité

    pour les sujets et institutions russes en Turquie) il ne concerne que les parties

    directement intéressées, et ne donne pas lieu à discussion.

    En 'conclus1on, tout l'art. XIX du Traité de S. Stefano ne fìgurem pas dans le nouveau Traité et le point de vue des différentes Puissances, notamment 1es déclarations de la Russie seront consignées au Protocole.

    La prochaine séance du Congrès a été fixée à après-demain, jeudi. Ci joint le Protocole de la VIII séance.

    ALLEGATO.

    PROPOSTA DEI PLENIPOTENZIARI AUSTRO-UNGARICI CIRCA L'ARTICOLO XII DEL TRATTATO DI S. STEFANO

    l o Afin d'assurer, par une nouvelle garantie, la liberté de navigation sur le Danube, toute la partie du fleuve à partir des Portes de fer jusqu'aux embouchures dans la Mer Noire est déclarée neutre. Les iles situées dans ce parcours et aux ,embouchures (les iles des serpents) ainsi que les bords de la rivière sont compris dans cette neutralité.

    En conséquence, les fortifications qui s'y trouvent seront rasées, et il ne sera pas permis d'en ériger de nouvelles. Tous les batiments de guerre sont exclus de la partie susdite du fleuve, à l'exception des bàtiments légers destinés à la police fluviale et au service des douanes. Les stationnaires aux embouchures sont maintenus, mais ils ne pourront pas remonter la rivière au delà de Galatz.

    2° La Commission Européenne du Bas-Danube est maintenue dans ses fonctions qu'elle exercera à partir de Galatz jusqu'à la mer. Sa durée s'étendra au delà de 1883 jusqu'à la conclusion d'un nouvel accord. Ses droits, obligations et prérogatives sont conservés intacts. Les immunités dont jouissent ses établissements, ses ouvrages et son personnel en vertu des traités existants, sont confirmées.

    Dans l'exercice de ses fonctions la Commission Européenne sera indépendante de l'autorité de l'Etat au territoire duquel appartient le delta du Danube; elle aura ses propres signaux et insignes sur ses batiments et établissements; elle nommera et paiera elle-méme ses fonctionnaires. Ses obligations financières seront l'objet d'un nouveau règlement, et le statut de son organisation sera soumis à une révision pour le mettre en harmonie avec les circonstances nouvelles.

    Outre les Etats qui prennent part à la Commission Européenne en vertu du Traité de Paris, la Roumanie y sera représentée par un délégué.

    3° Les règlements de navigation et de police fluviale en aval des Portes de fer seront conformes à ceux qui ont été ou qui seront introduits par la Commission Européenne pour le parcours en aval de Galatz. Un commissaire délégué par la Commission Européenne veillera à l'exécution de ces règlements. Dans le parcours entre les Portes de fer et Galatz le commerce et la navigation ne seront frappés d'aucune taxe spéciale qui aurait pour effet de favoriser le commerce et les communications par terre au préjudice de celles par le fleuve.

    4° En modification de l'article VI du Traité de Londres du 13 Mars 1871, l'exécution des travaux destinés à faire disparaitre .les obstacles que les Portes de fer et les cataractes opposent à la navigation, est confiée à l'Autriche-HongriP. Les Etats riverains de cette partie du fleuve accorderont toutes les facilités qu: pourraient étre requises dans l'intérét des travaux.

    Les dispositions de l'article VI du traité précité relatives au droit de percevoir une taxe provisoire destinée à couvrir les frais des travaux en question, sont maintenues à l'égard de l'A:utriche-Hongrie.

    (l) Non pubblicati.

    244

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A BUCAREST, FAVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T.14. Bucarest, 3 Luglio 1878, ore 19,04 (per. ore 22,40).

    La nouvelle que le congrès a statué la cession de la Bessarabie à la Russie, en méme temps que le règlement de la question israélite soulèvent vive agitation en Roumanie. Pour ce qui concerne la question territoriale le Gouvernement et les chambres semblent ne vouloir céder qu'à la force et refusent toute compensation de territoire. Pour ce qui a trait aux juifs ils repoussent la compétence du congrès à résoudlre une question intérieure. Dans cet état de choses des manifestations hostiles aux juifs provoquées par les partis et tolérées par le Gouvernement sont à craindre.

    269

    11 -Documenti Di'!llomatici -Serie II -Vol. X

    245

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 430. Roma, 3 luglio 1878, ore 22,50.

    J'apprends avec plaisir les bonnes dispositions de M. Dufaure au sujet du traité. Nous apporteirons dans la nouvelle négociation dès que les propositions du Gouvernement français nous seront arrivées l'esprit le plus amicai et le plus conciliant. Les idées de M. Luzzatti, que je suis heureux de voir partagées par V. E., co'inoident ent<ièrement avec les nòtre,s. Le choix de Rome serait en effet très opportun, ainsi que V. E. l'a fait remarquer, pour soustraire la négooiation à ,J'influence d'un mHieu qui ne rentrera pas de sitòt dans Ies conditions normales.

    246

    L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, TERZAGHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 886. Vienna, 3 luglio 1878 (per. il 7).

    Giusta informazioni di buona fonte testè ricevute, posso confermare quasi intieramente quelle trasmesse con rapporto di questa serie n. 882 in data del 28 giugno (1). La sola 'rettificazione essenziale da fa,r,si è che fu ritilrato l'ordine per la MobiHtazione della Divisione in Kaschau, pare per non e·cci.tare la suscettività della Russia. Ma dopo quell'epoca due altre divisioni ebbero l'ordine di mobilitazione, cioè la VI in Graz e la VII in Trieste. La VI, la VII e la XX divisione costituiscono un corpo sotto il Generale Filippovic, che accenna ad entrare nella Bosnia per Novi.

    247

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    T. S. N. Roma, 4 luglio 1878, ore 2.

    Votre rappoirt du 29 (2) a été soumis au Roi. C'est au nom de S. M., ainsi que du Cabinet tout entie,r, que j'appirouv•e, pa,r ce télég.ramme, la Hgne de conduite que vous avez suivi'e avec votre Collègue en présence d'une situation regrettable, aux exigences de laquelle il nous était impossible de nous soustraire. S. M. m'a également chargé de témoigner, envers ses Plénipotentiaires, de sa haute ,s,atisfaction, pour le dévouement et Je zèle, dont Hs ne cessent de faire preuve depuis l'ouverture du Congrès.

  • Non pubblicato.
  • Cfr. n. 220.
  • (l) (2)
    248

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. S. N. Berlino, 4 luglio 1878, ore 10.

    Je remercie s1ncèrement V. E., et la pl'1e de mettl'e aux pieds du T1ròne l'expression de notre profonde creconnaissance pour l·e contenu du télégramme de ce matin (1). Des divergences ,gont survenues entre l'Angletel're et la Russie au sujet de la délimitation de la Bul.g.arie du còté de Sophia. Et de plus graves encore menacent d'éclater, à l'égard de Batoum, que 1es AnglaLs ne voudraient pas ma1ntenant laisser à la Russie. Prince Bismarck en ·est fol't contra.rié. On espèl'e, toutefois, que la haute dntervention de S. A. parviendra à rétablir l'accord.

    249

    L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T.15. Pietroburgo, 4 luglio 1878, ore 13,20 (per. ore 14,35).

    En présence des accusations dont une partie de la presse s'est faite l'organe, et d'après lesquelles l'Italie aurait pris des engagements envers la Russie, je crois très-utile de présenter au parlement un document qui coupe court à tout bruit. J'engage V. E. à publier aussi la réponse du ministère. Seulement il serait désirable qu'elle porte la signature du ministre, ou celle du président du conseil.

    250

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 4 luglio 1878, ore 18.

    A la séance d'aujourd'hui, les Plénipotentiaires Tures ont déclaré que la Sublime Porte, ayant pris en considération les proposi,tions faites au Gong.rès, au sujet des l'emèdes à appliquer à la Bosnie et à l'Herzégovine, el1e exprimait sa confìance, et s'entendrait ultérieurement avec l'Autriche. Le Comité de délimitation a ensuite presenté son rapport sur les frontières du Montenegro. Comte De Launay avait ouvert la porte à l'opposition à l'adjonction de Spitza dans le sein du Comité, mais, s'étant trouvé seul, avait dù céder devant l'unanimité des autres, y compris le Turc. Et l'Autriche n'aurait, en aucun cas, consenti à l'annexion d'Antivari au Montenegro, sans cette condition. Après

    la lecture du rapport, Comte De Launay a renouvelé ses observations devant le Congrès, auxquelles Baron Haymerle a répondu, qu'il s'agissait d'une petite commune de 1200 habitants, sans port, et destinée uniquement à maintenir la police sur la frontière. Aucune autre observation n'a été faite. Antivari sera fermé à tout batiment de guerre. Montenegro n'aura pas de pavillon de gue1rre. On a ensuite terminé règlement de la neutralisation du Danube. Demain séance pour entamer question des provinces Grecques. Je soutiendrai les intérets de la Grèce, tant qu'il sera en mon pouvoir.

    (l) Cfr. n. 24 7.

    251

    IL CONSOLE A SERAJEVO, USIGLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 18. Serajevo, 4 luglio 1878, ore 22,15 (per. ore 8,10 del 5).

    Le consul autrichien m'informe que son Gouvernement par décision du cong,rè3 prise le 28 juin occupe la Bosnie et l'Herzégovine et la vieHle Serbie, prendra dans ses mains 'l'administ~ration, confirmera Ies employés actuels. Le Gouverneur général et le commandant mi1itaire assurent qu'ils manquent totalement d'instructions de la part de la Sublime Porte, et disent que sans ordres formels refuseront consigne de l'administration et organiseront Ja résistance. En attendant ils recueillent munitions de guerre.

    252

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T.19. Costantinopoli, 4 luglio 1878, ore 23,25 (per. ore 23,35 del 5).

    A la suite de nouvelles démarches de Zichy au sujet de l'occupation de la Bosnie un grand conseil a eu lieu hier sous la présidence du sultan. Il a été décidé de se soumettre à la volonté du congrès sauf à établir sur les détails une entente entre les ottomans et les autrichiens.

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    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2103. Berlino, 4 luglio 1878 (per. il 9).

    Au nombre des requètes, pétitions et autres documents qui sont adressés au Congrès et déposés au Bureau, se trouve une communication en date du 3 courant, par laquelle M. R1istich annonce d'avoir été autorisé par le Prince

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    Milan à déclarer, que le Gouvernement Serbe saisira la première occasion, après la conclusion de la paix, pour abolir par la voie légale la dernière restriction qui existe encore en Serbie relativement à la position dcs Israélites.

    S. A. le Prince de Bismarck, en ouvrant aujourd'hui la XII séance, a fait mention de ce document. Si la voie légale dont ,parle M. Ristich ne devait pas amener le résultat que l'on a en vue, la décis.ion du Congrès ne pourraitelle pas etre éludée? La communkation faite a1nsi au Congrès par le Ministre S·erbe, semble plutòt une réserve. Le Prince de Bismarck moit que ipour le moment on rpeut la passer sous silence, car elle n'a pas encore reçu de publkité. Aux yeux du Congrès, les décisions de l'Assemblée ne comportent point de conditions préalables, et l'exécution de ses délibérations ne peut etre entravée par des questions de « voies légales ».

    Après avoir énoncé cette manière de voir, le Président demande si l'un ou l'autre des Plénipotentiaires a quelque communication à présenter.

    S. E. Karatheodory Pacha, en rappelant que dans la VIII Séance le Président a déclaré que, pour ce qui ,concernait la Bosnie et l'Herzégovine, le proto•co1e restait ouvert afin que les Plénipotentiai:res Ottomans pussent éventuellement y faire insérer leurs nouveUes instructions, donne Iedure de la déclaration :suivante.. qu'H est aut01risé à faire au nom de son Gouvernement: « La Sublime Porte a pri.s en très sérieuse considération l'opinion émise pa.r le Congrès relativement aux moyens propres à amener la pacification de la Bosnie et de l'Herzégcvine. Il y met une entière confiance, et il se réserve de s'entendre direct.ement et préalablement à cet égard avec le Cabinet de Vienne •. Le Président prend acte de cette déclaration. Elle sera insérée au protocole afin de constater que l'accord, déjà établi entre les autres Puissances, ne rencontre pas d'opposition de la part de la Turquie. A ce propos, il n'échappera pas à l'attention de V. E. que, si les Plénipotentiaires Italiens dans la VIII séance avaient fait une opposition explicite à la proposition de l'Angleterre, ils auraient été rendus responsables de l'attitude de la Turquie si celle-ci avait résisté, et dans 1e cas contrake, qui v.ient de se vérifier, ils se sera~ent trouvés dans un isolement complet.

    On passe alors à la première des questions portées par l'ordre du jour, c'est-à-dire à la frontière du Montenegro.

    S. E. le Baron de Haymerle donne lecture des amendements que la Commission spéciale demande d'introduire dans les propositions des Plénipotentiaires d'Autriche-Hongrie (annexe n. I). Il donne également lecture des conditions (annexe II) relatives à l'annexion au Montenegro d'Antivari et de son littoral.

    Pour mieux expliquer l'incident qui trouve sa piace ici, j'ouvre une parenthèse. Dans Ia commission de délimitation, dont je fads parUe, le 3ème Plenipotentiaire austro-hongrois communiquait les conditions auxquelles l'annexion d'Antivari et de son littoral était consentie au Montenegro. Il énonçait, entre autres, que :la Commune de Spka, jusqu'à la Hmi·te septentrionale du territoire précisé dans la descTiipNon détaillée de frontière, sera inwl'porée à la Dalmatie.

    Je rappelais que l'Italie aussi avait des intérets majeurs dans l'Adriatique, et j'ai demandé si le Baron de Haymerle n'aurait pas des indications à fournir

    sur cette annexion. Je n'en sars1ssais pas de prime abord la signifìcation et les motifs; et ,ceci d'autant moins, en présence des garanties à prendre contre le Montenegro, notamment par l'exclusion des batiments et pavillon de guerre. Je désirais en outre etre renseigné sur le port ou rade de Spica.

    Le Baron de Haymerle m'a répondu que le territoire de Spica avait une superfìce de 1/2 à 3/4 mille carré, dont 1/4 environ était cultivable. Il comprenait les villages de Misici, Papani, Gjurmani, Zagradici etc. etc. avec une population évaluée à 1200 ou 1500 habitants. Son port, qu'on pourrait mieux appeler une simple crique, n'est accessible qu'aux batiments légers. Il ne s'agit donc que d'un territoire d'une très petite étendue. Des hauteurs le dominent, et cette possession à pour but essentiel d'exercer un controle douanier.

    J'ai également soulevé des objections sur l'obligation imposée à la Principauté, d'adopter la législation maritime en vigueur en Dalmatie. Si on persistait sur ce point, la législation Italienne serait aussi recommandable etc. etc. J'avais ouvert la voie à la discussion. Personne ne m'a soutenu, et meme le plénipotentiaire français a produit des arguments favorables à l'Autriche. Le Plénipotentiaire Turc, Mehemed Ali Pacha, s'est renfermé dans le silence le plus absolu.

    Dans les pourparlers préalables entre les délégués et attachés militaires des 7 Puissances qui forment la sous commission, ou comité de délimitation, le Comte del Majno, d'après mes instructions, avait aussi interpellé, sur le meme sujet, son Collègue Austro-Hongrois, et sa réponse avait été encore moins précise que celle qui m'a été donnée par le Baron de Haymerle. J'avais aussi, de meme que le Comte del Mayno, cherché, en partant du principe que les bonnes frontières font les bons amis, à favoriser le Montenegro dans ses frontières soit à l'Ouest et au Nord, de meme que vers l'enclave, pour retrancher autant que possible le lot de S. Stefano, qui fera retour à I'Herzégovine, soit vers l'Est, de manière à renforcer la limite dans la direction de Podgoritza et Dinosi, de meme que du coté d'Antivari. Ces efforts ont été infructueux. Je me réserve de transmettre les rapports de l'attaché militaire. La Commission de délimitation ayant nommé pour son rapporteur au Congrès le Baron de Haymerle, j'ai soulevé la question s'il se bornerait à communiquer à la haute Assemblée le simple résultat de nos travaux, ou s'il ferait aussi mention des interpellations, ou votes motivés, de tel ou tel autre membre de la Commission. D'après l'observation de son Président, Ie Prince de Hohenlohe, qué chacun de nous était libre de donner ses instructions au rapporteur, j'ai prié ce dernier d'insérer dans le compte rendu mon interpellation.

    M'étant aussitot aperçu qu'il avait omis de le faire dans la séance du Congrès d'aujourd'hui, j'ai cru devoir prendre la parole et rappeler la demande que j'avais déjà présentée dans la commission de délimitation. Mon collègue Austro-Hongrois a répondu dans des termes analogues.

    Je n'ai pas besoin de noter que mon langage avait le meme but, et était dicté par I,e meme ordre d'idées, que l'interpellation faite pa1r les plénipotentiaires italiens au sujet de la Bosnie Herzégovine, dans la VIII séance du Congrès.

    Le Congrès adopte la proposition contenue dans les documents, annexes

    n. I et II. Le Président ouvre la discussion sur le second po1nt de l'ordre du jour, la navigat,ion du Danube.

    Dans la XI Séance, le Congrès avait reconnu que les propositions et le réglement présentés par l'Autriche-Hongrie au sujet de la navigation du Danube, art. XII du traité de S. Stefano, avaient une étendue qui dépassait les limites des travaux de l'Assemblée. Il convenait d'en extraire !es principes qu'H y aurai:t 1ieu de discuter (V. m.on rapport n. 2102) (1).

    S. E. le Baron de Haymerle donne lecture (annexe n. III) du texte que les Plénipotentiaires Austro-Hongrois proposeraient maintenant à la Commission de rédadion d'adopter pour amender l'art. XII du Traité, et il indique dans le meme exposé les principes que l'Autriche-Hongrie désirerait voir admis par le Congrès. Un point qui mérite d'etre relevé, c'est que dans cette nouvelle proposition austro-hongroise, la neutralisation de la na\-igation du Danube ne figure plus, en suite de l'opposition probable de la Russie.

    S. E. le Comte Schouvaloff, dans le but d'écarter tous les obstacles et de ne prononcer que des principes généraux, présente de son còté une contre proposition.

    Le Président ne voit pas une différence essentielle entre les propositions russes et austro-hongroises. Il craint que, en présence de cette nouvelle motion, l'Assemblée ne soit pas en état de voter.

    Lord Salisbury remarque qu'il existe de certaines différences entre les deux propositions, et fait nommément observer que le fait d'une nouvelle Grande Puissance qui va devenir riveraine du Danube rend nécessaires de nouvelles garanties.

    Le Président relève l'avantage de s'en tenir au traité de S. Stefano quand il n'existe point de désaccord en principe. Les anciens traités devaient pour le moment rester en vigueur, et il serait difficile pour le Congrès d'entrer dans tous Ies détails.

    Sur la proposition de M. Waddington, LL.EE. le Ba,ron de Haymerle et

    M. d'Oubril se réunissent 'POUr concillier les diver's points de vue. On leur adjoint dans ·ce but l·e Plénipotentiaire français, Comte de St. Vallier. En attendant, le Président constate l'accord de l'Assemblée sur les principes l, 3 et 4 de la proposition austro-hongroise (annexe n. III), et plus tard il annonce que, gràce à l'échange d'explications entre les trois plénipotentiaires susmentionnés, une rédaction du principe 2 a été concertée entre eux. Cette transaction est admise par le Congrès et renvoyée à la Commission de rédaction.

    Le Président ouvre la discussion sur l'art. XXII du Traité de S. Stefano. Lord Salisbury propose de substituer à cet article une nouvelle rédaction (annexe n. IV).

    S. E. Karatheodory Pacha fait observer que, pour substituer une nouvelle rédaction, il faudr,ait que celle-d ~contint quelque chose de nouveau. Or, d'après lui, tout ce qu'eUe renferme existe déjà en TurqUJie. S. E. donne lec

    275

    ture d'une déclaration de son Gouvernement en faveur de la liberté des cultes. Le Gouvernement Ottoman est décidé à maintenir ce principe, et à lui donner toute l'extension qu'il ·comporte.

    Lord Salisbury s'en remet au Comité de rédaction. Il reconnait que, en principe, la tolérance existe en Turquie; mais qu'il n'en est pas toujours de meme dans la pratique.

    S. E. le Comte Corti préfère que, au premier alinéa de l·a rédaction proposée, on supprime le mot EuTope, en disant 1seulement tous les habitants de l'EmpiTe ottoman. Il lui semble que mieux vaut que l'eX1pression employée •reste dans 11e vague, car il oraint que I'adjonction du mot Asie souieverait des doutes.

    Les alinéas l, 2 et 3 de la proposition sont approuvés. Quant à l'alinéa 4,

    S. E. Karatheodory Pacha demande la suppression du mot possessions, le principe étant déjà ét·abli à cet égard. S. E. le Comte Corti, en admettant que la protection ·existe de droit, estime qu'on pourl'ait dire le tTaitement conforme aux lois et traités en vigueU?·. L'alinéa 4 est également approuvé sans Ie mot possessions.

    S. E. M. Waddington, au EIUjet de la mention qui a été faite des habitants de l'Empire ottoman, comme tel, rappelle les réserves énoncées pa,r ,}a F·rance en ce qui ·concerne les Li·eux Saints de la Palestine. LI demande le maintien du status qua, et qu'il n'y soit rporté aucune atteinte; et il présente une motion émite.

    S. A. le Prince Gortchacow fait la mème réserve pour les autres Puissances et pour les autres .croyances religieuses. Il préfè·re le status qua général au status qua particulier.

    S. E. M. Waddington observe que la rédaction française établit aussi le maintien du status qua général. L'alinéa 5 de la proposition en question est également approuvé, avec l'ad

    jonction des mots • quelque soit leur origine •. La XIII séance aura lieu demain. L'ordre du jour porte la question de la Grèce. J'ai l'honneur de joindre ici le protocole de la IX séance...

    ALLEGATO l.

    FRONTIERA PER IL MONTENEGRO (Carta dello Stato Maggiore Austriaco)

    Propositions des Plénipotentiai1·es de Autriche-Hongrie.

    La nouvelle frontière partira de la sommité du mont llino-Ordo au nord de Klobuk et suivra les hauteurs qui bordent la Trebisnica, dans la direction de Pilatova, laissant ce village au Monténégro. De là la frontière ira par les hauteurs dans la direction nord, à une distance d'environ 6 kilomètres de la route: Bilek, Korita, Gacko, jusqu'au col entre la Somina-Planina et le mont Cm·ilo. Elle continuera en

    2ì6

    Amenclements proposés pa1· la commission spéciale.

    La nouvelle frontière descend d'Ilino-Orda sur la Trebinitscha vers Grancarevo qui reste à l'Herzégovine, puis remante le cours de la rivière jusqu'à un point situé à un kilomètre en aval du confluent de la Cepelica et de là rejoint par la ligne la plus courte la ligne tracée par l'Autriche.

    suite vers l'est par Vratkovici, laissant ce village à l'Herzégovine, jusqu'à la montagne Laticno, d'où elle tournera vers le nord, passant entre les villages Ravno et Zanjevina et puis par les contreforts orientaux du Lebersnik et du Volujak, laissant le bassin de la Sutjeska à l'Herzégovine jusqu'à la Piva à environ 10 kilomètres en amont de sa jonction avec la Para.

    De ce point la frontière remontera la Piva et traversera la montagne près du village Nedvine pour rejoindre la Tarn, qu'elle· remontera jusqu'à Mojkovac.

    Puis elle suivra la crete du contrefort jusqu'à Sisko Iczero d'où elle se confondera avec l'ancienne frontière jusqu'au village Zabrdje. De ce point la nouvelle frontière se dirigera par !es cretes des montagnes au Paklen, d'où elle longera la crete de la grande chaine des montagnes albanaises, formant le partage des eaux entre le Zim d'un còté et le Drin -ainsi que la Cievna (Zem) de l'autre. Elle suivra ensuite les limites actuelles entre la tribu des Kuci-Drekalovici d'un còté et la Kucka-Krajna, ainsi que les tribus des Klementi et Grudi de l'autre jusque dans la plaine de Podgorica, d'où elle se dirigera sur Plaonica, laissant à l'Albanie les tribus montagnardes des Klementi, Grudi et Hoti. Ensuite traversant le lac, la frontière passera près de l'ilot Gorica Topal d'où elle traversera la montagne pour aboutir à la mer, à la pointe de Kruci, laissant à l'Albanie le district de Dulcigno. Au nord-ouest ce littoral sera limité par une ligne qui passera de la còte entre les villages Susana et Zubéi, pour aboutir à la pointe extréme sud-est de la frontière actuelle du Monténégro sur la Vrsuta-Planina.

    L'annexion d'Antivari et de son conditions suivantes: Les contrées situées au sud de ce

    A partir d'Orline, la frontière laissant Ravno au Monténégro se dirige directement au nord-nord-est traversant les sommets du Lebersnik et du Volujak, puis descend par la ligne la plus courte sur la Piva qu'elle traverse et rejoint la Tara, entre Crkoi:ca et Nedwina.

    Puis elle suivra la crete du contrefort jusqu'à Sisko Iczero d'où elle se confondera avec l'ancienne frontière jusqu'au village Seculare. De ce point la nouvelle frontière se dirigera par les cretes des montagnes sur la Mocra-Planina, laissant le village de Mokra du còté des Monténégrins, d'où elle rejoindra le point 2166 en suivant la chaine principale et se conformant à la ligne de partage des eaux.

    De Gorica Topal, la frontière gagne directement le sommet de la crete et suit la ligne de partage des eaux entre Megured et Kalined, laissant Mrkovié au Monténégro et rejoignant la mer adriatique à V. Kruci.

    ALLEGATO II. littoral au Monténégro sera consentie aux territoire, d'après la délimitation contenue

    dans l'annexe N. l, jusqu'à .la Boyana, y compris Dulcinjo, seront restituées à la Turquie. La commune de Spica jusqu'à la limite septentrionale du territoire précisé dans la description détaillée des frontières sera incorporée à la Dalmatie. Le Monténégro jouira de la iiberté de navigation sur la Boyana.

    Le Monténégro ne pourra avoir des bàtiments de guerre ni de pavillon de guerre maritime. Le port d'Antivari et toutes les eaux monténégrines resteront fermées aux bàtiments de guerre étrangers. Les fortifications existantes sur le territoire monténégrin seront rasées et il ne pourra y en etre élevé de nouvelles.

    La police maritime et sanitaire, tant à Antivari que tout le long de la còte du Monténégro, sera exercée par l'Autriche-Hongrie moyennant de légers batiments garde-còtes.

    Le Monténégro adoptera la législation maritime en vigueur en Dalmatie. De son còté l'Autriche-Hongde s'engage d'accorder sa protection consulaire au pavillon marchand monténégrin.

    Le Monténégro devra s'entendre avec l'Autriche-Hongrie sur le droit de construire et d'entretenir à travers le nouveau territoire monténégrin une route et un chemin de fer.

    Sur ces voies une entière liberté de communication sera assurée.

    ALLEGATO III.
    I.
    Amendement à l'art. XII du traité de Texte à proposer à la commission de
    Sant Stefano. rédaction.
    ler alinéa Principes. Aucun obstacle ne sera apporté à la libre navigation du Danube en aval des
    Liberté de navigation. Portes de fer, les fortifications qui s'y
    Exclusion des bàtimens de guerre trouvent seront rasées et il ne sera
    du parcours du Danube entre les Por pas permis d'en ériger de nouvelles.
    tes de fer et les embouchures. Tous les bàtimens de guerre sont ex
    clus de la partie susdite du fleuve à
    l'exception des bàtimens légers desti
    nés à la police fluviale et au service
    des douanes. Les stationnaires aux
    embouchures sont maintenus, mais ils
    ne pourront pas remonter la rivière
    au delà de Galatz.

    II.

    Amendement à l'art. XII. 2d alinéa.

    Prolongation de la durée de la ComLa commission européenne du Basmission européenne internationale, Danube est maintenue dans ses foncextension de ses pouvoirs jusqu'à Gations qu'elle exer,cera à partir de Galatz; son indépendance du pouvoir latz jusqu'à la mer. territorial et admission d'un commissaiSa durée s'étendra au delà de 1883 re roumain. jusqu'à la conclusion d'un nouvel ac

    cord. Les droits obligations et prérogatives sont conservés intacts. Dans l'exercice de ses fonctions la Commission européenne sera indépendante de l'autorité de l'Etat auquel appartieni le Delta du Danube. Elle aura ses propres signaux et insignes sur ses bàtiments et établissements et nommera et paiera elle-meme ses fonctionnaires.

    278

    Outre les Etats qui prennent part à
    la Commission européenne en vertu
    du traité de Paris, la Roumanie y sera
    représentée par un délégué.
    Article additionnel.
    Conformité des réglemens de navi Les réglemens de navigation et de
    gation et de police fluviale sur tout le police fluviale en aval des Portes de
    parcours en aval des Portes de fer. fer seront conformes à ceux qui ont
    été ou qui seront introduits par la
    Commission européenne pour le par
    cours en aval de Galatz. Un commis
    saire spécial délégué par la Commis
    sion européenne internationale veillera
    à l'exécution de ces réglemens.
    Article additionnel.
    Substitution de l'Autriche-Hongrie En modification de l'art. VI du traité
    aux Puissances riveraines à l'égard des de Londres du 13 mars 1871 l'exé
    dispositions de l'art. VI du traité de cution des travaux destinés à faire
    Londres du 13 mars 1871 au sujet des disparaitre les obstacles que les Por
    travaux à exécuter aux Portes de fer tes de fer et les cataractes opposent
    et aux cataractes. à la navigation, est confiée à l'Autri
    che-Hongrie. Les Etats riverains de
    cette partie du fleuve accorderont tou
    tes les facilités qui pourraient étre
    requises dans l'intérét de ces travaux.
    Les dispositions de l'art. VI du trai
    précité relatives au droit de per
    cevoir une taxe provisoire destinée à
    couvrir les frais des travaux en que
    stion, sont maintenues à l'égard de
    l'Autriche-Hongrie.

    ALLEGATO IV.

    PROPOSTA DEI PLENIPOTENZIARI INGLESI

    Substitution à l'artide XXII de la rédaction suivante:

    • Tous les habitants de l'Empire Ottoman en Europe quelle que soit leur religion jouiront d'une complète égalité de droits. Ils pourront concourir à tous les emplois publics, fonctions et honneurs et seront également admis en témoignage devant les tribunaux.

    L'exercice et la pratique extérieure de tous les cultes seront entièrement libres et aucune entrave ne pourra étre apportée, soit à l'organisation hiérarchique des différentes communions soit à leurs rapports avec leurs chefs spirituels.

    Les ecclésiastiques, les pélerins et ,Jes moines de tout:es les nationalités voyageant ou séjournant dans la Turquie d'Europe et d'Asie jouiront d'une entière égalité de droits, avantages et privilèges.

    Le droit de protection officielle est reconnu aux Représentants diplomatiques et aux Agents Consulaires des Puissances en Turquie, tant à I'égard des personnes sus-indiquées que de leurs possessions, établissements religieux, de bienfaisance et autres dans les Lieux Saints et ailleurs.

    Les moines du Mont Athos seront maintenus dans leurs possessions et avantages antérieurs et jouiront sans aucune exception d'une entière égalité de droits et prérogatives •.

    (l) Cfr. n. 243.

    254

    IL MINISTRO DELLA GUERRA, BRUZZO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 4 luglio 1878.

    Ho ricevuto questa mattina la sua lettera del l" corrente (l) la quale deve essersi incrociata con una che le diressi alcuni giorni or sono (2). II Pres1idente come già le scrissi è con.vert<ito alle idee di prudenza; ma se scrive o dice qualche cosa in senso diverso lo fa per i'l solito motivo di contentare quelli che vorrebbero almeno l'apparenza di qualche ,rodomontata. Alcuni des,idererebbero che si battesse la grancassa oss1erva1:o che i telegrammi parlano molto degli altri Plenipotenziari e poco degli Italiani. Se potesse trovar modo di far dire qualque spampanata innocente dai gio-rnali forestieri ciò contente!'ebbe gli ingenui che sono molH. Qui il Presidente è ammalato ed è un grave 1nconveniente. I~eri a>lla camera Doda fu molto aggressivo verso destra la quale ci ha votato contro molto compatta. Le conseguenze della ~seduta di deri sono che il Ministe['o dovrà sempre più appoggiarsi sulla sinistra. Desidero che lei ritorni presto per intenderei sul modo di regolarci nell'avvenire. NeU'1nterno si manifestano dei sintomi poco buoni. L'internazicnalismo comincia ad apparire ed a prendere il mot d'ordre dall'estero. Sono stato a vedere il Presidente che è sempre a letto con una bronchite, sta però megl<io. Gli di,ssi in succinto il contenuto della sua lettera, e trovò che lei ha pienamente ragione. L'ho anche informato de1i ragguagli avuti da uffidali nostri che vengono daLla Francia, tutti concordanti nell'idea che y,i è poca s1mpatia per noi ed egli conVliene che sarebbe una gran minchicneria tirarsi anche addosso l'avversione dell'Austria. Il buon senso finisce per prevalere e mi pare che Lei deve essere soddisfatto di averlo rappresentato.

    255

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A BUCAREST, FAVA

    T. 431. Roma, 5 luglio 1878, ore 13.

    Nous apprenons avec tristesse qu'une agitation menace de se produire, en Roumanie, par suite des délibérations prises au congrès. Amis sincères de la Principauté nous croyons devok appeler toute l'attention des ministres roumains sur la responsabilité qui pèserait sur eux si des troubles venaient encore aggraver en Odent une situation que les puissances sont anxieuses de régler.

  • Cfr. n. 235.
  • Cfr. n. 237.
  • (l) (2)
    256

    IL CONSOLE A SERAJEVO, USIGLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 21. Serajevo, 5 luglio 1878, ore 16 (per. ore 20,10).

    La nouvelle mal annoncée à la population produit effet déplorable. Musulmans en armes dans les mosquées et au palais du gouverneur demandent attitude énergique du Gouvernement. Les chrétiens sont terrifiés. On ne peut pas encore prévoir ce qui peut arriver.

    257

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 5 luglio 1878, ore 19.

    A la séance d'aujourd'hui, on a traité la question Grecque. Les Plénipotentiaires d'Italie et de F1rance ont proposé que le Congrès invite.la Subl>ime Porte à s'entendre avec la Grèce pour une rectification de frontières en Thessalie et en Epire, qui, à leur avis, devrait partir de l'embouchure du Salamyrias, dans la me·r Egée, pour aboutk à ·cel1e de Kalamas, dans la mer Ionienne, en offrant la médiatton de:s Grandres Puissances pour obtenir ce résultat. M. Waddrington et moi nous avons soutenu ·cette proposition avec les paroles que nous avons jugées les plus efficaces. Lord Beaconsfield a adhéré, en déclarant que le but du Congrès n'était pas ·celui de partager l'Empire Ottoman, mais au contraire de lui donner une nouvelle vigueur. C'est tout ce que M. Waddington et moi nous avons pu obtenir de nos collègues, après une longue et pénible négocia~ tion, en déhom du Congrès. Les Plénipotentiaires Anglais se refusa·i·ent, absolument, de signer un traité contenant des clauses imposant à la Turquie une cession de territoire en déhors du traité de San Stefano. Lord Beaconsfield a fait ressortir ce principe dans son discours. Il a insisté, en cette occasion, sur le but humanitaire de la mission que le Congrès avait confiée à l'Autriche en Bosnie. M. Waddington et moi nous aurions voulu aller plus loin en faveur de la Grèce, mais il a été impossible devant le refus catégorique de l'Angleterre de vouloir contraindre la Turquie. Notre proposition a été ainsi adoptée par tous les Plénipotentiaires, sauf les Tures, qui ont déclaré n'avoir point d'instructions à cet égard. Pour la Crète et les autres Provinces Grecques, on a adopté, à peu près, l'artide 15 du Traité de San Stefano. Demain séance pour la question d'Asie. On n'est pas encore parvenu à établir un accord sur Batoum.

    258

    IL CONSOLE A SERAJEVO, USIGLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 22. Serajevo, 5 luglio 1878, ore 20,16 (per. ore 21,50).

    Population musulmane et quelques chrétiens réunis dans les mosquées envoient à Caratheodory protestation. Ils déclarent vouloir repousser par les armes occupation autrichienne. Après improvise démission commandant militaire, qui vient de la donner, dans le but d'organiser lui-meme la défense du pays.

    259

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'ONOREVOLE SELLA

    (Archivio Corti)

    L. P. Berlino, 5 luglio 1878.

    Non posso resi15tere al bisogno d'aggiunger.e poche righe ana mia del 2 del presente (1). I gimma,lli di sinistra si scagliano ·contro il Conte Corti ·Con un furore inaudito, perchè non ho domandato un compenso per la occupazione austriaca della Bosnia. Veramente non eva da aspettarsi che •l'aberrazione sarebbe giunta a questo punto. Sa lei cosa sarebbe succeduto se io avessi pronunciata la parola compenso .innanzi al Con111resso. Tutti sanno co3a essa signlifica, nè v'ha dubbio che Andrassy avrebbe risposto che il terrttorio austriaco non ·si prende che con la punta dell.a spada. E l'ltai1ia avrebbe avuto ad ingoiare l'offesa, oppull'e prepararsi alla guerra. Cavour portava la questione d'Ita.J.i:a, innanzi al Congresso del 1856. Ma egli aveva con sè Napoleone e l'Inghilterra, e l'Italia schiava att.ill'ava la simpatia di tutte le nazioni oiv.Hi. Però cosa poctava Oavour dal Congresso? Ne portava i germi della guerra del 1859. Quella guerra era santa e Dio la benedisse. Ora l'Italia è fatta, è grande ed indipendente, nè poteva presentavs.i al Cong·resso come mendicante. Se invece di cooperare al mantenimento della pace, essa avesse messo innanzi inopportune pretese, non avrebbe raccolto che il disonore o la guerra. Nè era permesso per colpevole vanità mette,rsi a repentagllio l'onore e la pace delle Grandi Nazioni che mercè tanti sacrifizi era creata dalla presente generazione. I posteri ne avrebbero domandato stretto conto a quelli che aV!rebbero attirata tanta sventura sull'Italia. L'Italia uscirà dal Congresso amica di tutti, e stimata da tutti. I futuri faranno quello che vorranno.

    (l) Cfr. n. 241.

    260

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2104. Berlino, 5 luglio 1878 (per. il 10).

    Ainsi que j'ai eu l'honneur de l'annoncer dans ;mon ra:pport d'hier N. 2:103 (1), le Congrès devait discuter aujourd'hui l'art. XV du traité de S. Stefano, auquel se rattachent les intérets et les aspirations de la Grèce.

    En ouvrant la Séance, le Président a demandé si quelqu'un des Plénipotentiaires avait quelque communication à faire à l'Assemblée.

    S. E. M. Wadd1ngton désire présenter quelques observations. H sera très bref. Il espère que les plénipotentiaires ottomans ne verront dans ses paroles aucune intention de froisser leurs susceptibilités. S'il est amené à parler de revendications en fav.eur de •la Grèce, c'est en vue de Ia paix et en meme temps de la prospérité intérieure de la Turquie. Si l'on veut •en effet mettre fin à tous les troubies, il faut faire ·en .sorte de 'Sati•sfaire les tintérets coexistants dans la Péninsule des Balkans: car sans cela la Turquie resterait toujours exposée à des entraves et à des complications. Il s'agit de guérir les plaies, sans se préoccupetr d'en rechercher les causes •et l'oritgine. Il est dans l'intéret de la Porte de fa.ive quelque ohose dans ce •sens. S. E. M. Waddtington a Heu de croire qu'eUe ne repoussera peut-etre pas d'une manière absolue l'idée d'entrer en communication avec la Grèce pour une rectification de frontières. La Porte doit consacrer toutes ses ressources au développement des conditions de l'Empire, à l'amélioration de sa situation intérieure, et elle aura à coeur d'obtenir dans ·ce but que les Grecs eux-memes soient pour l'Empire un élément de prospérité. Il est dès lors indispensable de leur accorder quelques satisfacUons. M. Waddington n'entend pas pour autant de se rendre l'interprète d'aspirations qui amèneraient la dissolution de l'Empire Ottoman. Il voudrait seulement qu'on tìnt compte dans une juste mesure des conditions dans lesquelles se trouve placé le Royaume Hellénique. Lors de sa constitution en 1830, la oouronne de la Grèce a été offerte à ce meme Prince Léopold

    qui, peu après, devint 1e Roi des Be1ges, •et sut patr ses hautes quallités acquétrir en Europe une position si respectée, et une considération universelle bien méritée. Le Prince Léopold déclina l'offre qui Lui était faite parce que, à so n avis, pour que la Grèce fUt viable, elle aurait du posséder les golfes d'Arta et de Volo et leurs territoires. L'expérience a prouvé en effet qu'il est impossible à la Grèce de vivre dans ses conditions actuelles, qui sont pour le Royaume l'occasion de conflits toujours renaissants et la cause d'une situation économique précaire. Il ne faut certainement pas demander à la Porte des concessions impossibles, mais en se renfermant dans les limites raisonnables, il convient de procurer à la Grèce les moyens et la force de résister aux revendications exoessiv·es. S. E. M. Waddington, au nom des plénipotentiaives Français et Haiiens, donne •1ecture d'une proposition, dont copie est ci-jointe,

    qui offre une base pour des négociations, et qui établit en méme temps des limites que la Grèce ne doit pas dépasser.

    S. E. le Comte Corti prend alors la parole à son tour. Il éprouve le besoin d'ajouter quelques mots pour soutenir une proposition, qui intéresse au plus haut dégré la cause de la paix européenne. Pour que l'oeuvre du Congrès présente des chances de durée, il faut dans les limites du possible faire disparaitre les causes de futurs confiits. Il est superfiu de rappeler les malheureuses complications qui ont eu lieu dans les derniers temps entre la Turquie et la Grèce. Ce qui importe essentiellement, c'est d'aviser aux moyens de prévenir de pareils dangers pour l'avenir. C'est un résultat qui doit intéresser la Turquie, plus encore que les autre3 Puissances. Après Ies tr,istes événements dont la Péninsule des Ba,lkans vient d'étre 1e théatre, la Turquie doit éprouver un vif désir de paix et de tranquillité. Or il est permis de douter qu'une entente sincère puisse s'établir entre la Turquie et la Grèce, sans que quelque concession ne soit faite aux aspirations de cette dernière. • Le Gouvernement du Roi, et la Nation Italienne, ajoute S. E. le Comte Corti, prennent un vif intérét à la nation grecque. Les Plénipotentiaires italiens manqueraient à leur devoir, s'ils ne se faisaient pas en cette circonstance les interprétes de ces sentiments. Nous adressons dane aux Plénipotentiaires de la Turquie un appel amicai dans Ie sens de la proposition que nous venons de soumettre au Congrès •.

    Le Président ouvre la discussion sur l'art. XV du traité de S. Stefano, et sur la proposition faite par les Plénipotentiaires de France et d'Italie.

    S. E. Ka1rathéodory Pacha exp.rime les considérations suivantes. Dans une des discussions précédentes, il croyait avoir compris que les débats sur l'article en question du Traité étaient épuisés. En présence de la proposition qui vient d'étre présentée, le Plénipotentiaire Turc tient à adresser quelques mots à l'Assemblée. Il rappelle ce qui a été dit par M. Delyannis, et tout en appréciant de son coté aussi le caractère des rapports amicaux qui doivent s'établir entre la Porte et la Grèce, il réfute les arguments développés par le Délégué Hellénique, et il justifie l'attitude et la conduite de la Turquie. La Porte tient à conserver les provinces dont la Grèce demande l'annexion, et les habitants de maintes localités ont envoyé eux-mémes des pétitions, pour demander de ne pas étre réunis au Royaume Hellénique.

    Le Président dit qu'il sera fait mention au protocole des déclarations de

    S. E. Karathéodory Pacha, et il procède à la lecture de l'art. XV du traité.

    Le ler et le 2•1 alinéa sont adoptés. Le 3ènw alinéa est également approuvé, après que, sur la demande de Lord Salisbury, on y a ajouté les mots • chargées par la Sublime Porte ».

    Le Président ouvre la discussion sur la proposition italo-française.

    Lord Beaconsfield déclare que l'Angleterre a toujours désiré l'existence de bonnes relations entre la Turquie et la Grèce. Le but du Congrès n'est pas le partage de l'Empire ottoman; mais de lui donner une nouvelle vigueur. Il est vrai que, après une grande guerre, il doit y avoir quelques mutations. Le mandat donné à l'Autriche-Hongrie d'occuper et d'organiser la Bosnie et l'Herzégovine, en fournit un exemple. S. E. met en lumière le but humanitaire de ce mandat, et appuie aussi la proposition qui a été faite d'inviter la Porte à entrer en négociations avec la Grèce pour quelques modifìcations de frontières, en protestant toutefois que l'Angleterre ne se preterait pas à les imposer à la Turquie. Dans son discours, Lord Beaconsfìeld développe aussi quelques autres considérations, celle par exempie de 'l'a nécessité d'une 'entente entre la Turquie et rla Grèce pour ,résister à un troisième élément.

    S. A. le Brince Gortchakov observe qu'H n'y a pa1s de contradiction entre la proposition italo-française et les appréciations de Lord Beaconsfìeld. Il constate qu'il y a urgence de s'entendre sur cette rectifìcation de frontières.

    S. E. le Comte Schouvalow rappelle que, dans une des séances précédente.s, le Prince Gortchakow a déjà professé les sympathies de la Russ1ire pour la Grèce. La Russie désire que les populations g,recques vivent en bonne ,intelligence avec la Turquie. Mais Lord Beacons'fìeld a dit que l'entente entre les Grecs et la Porte était nécessaire pour résister à un troisième élément, aux Slaves. Les Slaves des Balkans ne troubleront plus la paix, quand leur sort aura été amélioré.

    Le Président passe au vote de la proposition italo-française. Il pr.ésume I'accord de tous les membres de l'As:semblée, si d'aucune part on ne rprend' la parole contre cette proposition.

    S. E. Karathéodory Pacha déclare qu'il n'a pas d'instructions au sujet de cette question, et qu'il doit dès lors réserver l'opinion de son Gouvernement.

    Le Président trouve parfaitement fondée l'abstention des Plénipotentiaires ottomans, d'autant plt1s que ceux ci ne sont pas en situation de se joindre à une invitation à adresser a leur propre Gouvernement. Son Altesse constate l'accord des autres Puissances dans cette question, où l'Italie a eu un ròle marquant. Ses plénipotentiaires, de meme que ceux de France, en tenant compte des sympathies existantes dans leurs pays respectifs en faveur de la Grèce, auraient voulu aller plus loin dans la proposition dont il s'agit. Mais il était avant tout nécessaire d'obtenir l'unanimité des six Puissance,s. Après bien des efforts, il a fallu se convaincre que l'accord ne pouvait etre établi que sur la base d'un compromis ne posant pas hic et nunc une rectifì.cation de frontières. Les plénipotentiaires anglais avaient déclaré de la manière la plus catégorique, qu'ils n'auraient pas signé le Traité de paix imposant à la Turquie un démembrement de territoire en dehors du traité de S. Stefano. Lors meme que la question ait été reduite à ces termes, il n'a pas été sans quelque importance pour l'avenir de constater l'entente éventuelle pour une médiation directe.

    Les Plénipotentiaires d'Autriche Hongrie et de France proposent un quatrième alinéa additionnel a l'art. XV, pour établir que les tribus des Myridites conttnueront à jouir des pl"ivHèges.. qui existent ab antiquo en 1eur faveur.

    S. E. Mehemed Ali Pacha fait remarquer qu'un pareil alinéa additionnel soulèverait quelques objeotions. Au sur1plus la Porte déclare qu'elle n'a I'intention de rien changer à la situation dont on s'occupe.

    Le Protocole fera mention de cette déclaration, et l'article additionnel est retiré. La prochaine séance du Congrès aura lieu demain 6 juillet: ordre du jour, la Turquie d'Asie et les Détroits. J'ai l'honneur de transmettre ci-joint le protocole de la X séance.

    ALLEGATO.

    Le Congrès invite la Sublime Porte à s'entendre avec la Grèce pour une rectification de frontières en Thessalie et en Epire, et est d'avis que cette rectification pourrait suivre la vallée du Salamyrias (ancien Pénéus) sur le versant de la mer Egée, et celle du Kalamas du ,coté de la mer Jonienne.

    Le Congrès a la confiance que les parties intéressées réussiront à se mettre d'accord. Toutefois, pour fadliter le succès des négociations, les Puissances sont pretes à offrir leur médiation directe auprès des deux parties.

    (l) Cfr. n. 253.

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    IL CONSIGLIERE DELL'AMBASCIATA A VIENNA, CURTOPASSI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Carte Robilant)

    L. P. Berlino, 5 luglio 1878.

    Appena avuto notizia del tuo ritorno a Vienna, vengo a riempire la lacuna, raccontandoti sommariamente quanto avvenne durante la tua assenza. Inutile dirti quale fosse la nostra quisti:one capitale: sebbene 1e istruzioni ai p,len1potenziari avessero limitato la loro azione, allorchè la Bosnia e l'Erzegovina sarebbero venute sul tappeto, ad una interrogazione e non ad altro, pure la stampa avanzata, e,ccitata dalle teste calde, dagli oppositori di una politica prudente e da qualche amico politico roso dall'invidia, rendeva sommamente difficile la condotta dei nostri due rappresentanti. Dopo lungo e maturo esame e scandaglio delle disposizioni generali a nostro riguardo, apparve chiaro come la luce che ogni nostra pretesa od altro passo avventato, avrebbe messo in repentaglio, se non immediatamente la riuscita del Congresso, la nostra posizione nel concerto Europeo, oltre all'attirarci quel g,razioso epiteto dii brouillons e rivoluzionari .che i nostri dekaHori non perdono mai l'occasione di affibbJarci.

    L'atteggiamento della Germania personificata nel Principe di Bismarck si mostrava in particolare ostile a qualsiasi pretesa esagerata dei contendenti, e S. A. si avvide fin dal principio che ad assicurare l'esito del Congresso bisognava far intendere all'Europa intiera ch'Egli non voleva a niun costo guerra o oompHcazioni serie: guadagnò al suo pens1ero li p,lenipotenziad di Francia e bentosto i nostri e, grazie a siffatta coalizione di parti non direttamente o, quasi, dntel'essate nelle moUep11ci qu1stioni del Programma, i lavori potettero proceder,e con relativa sol'Ledtudine e poche aigreurs.

    Fu fatto palese, mercè lunghe e laboriose comunicazioni, questo stato di cose ai supremi Direttori, i quali dopo essersi reso conto (fortunatamente) delle difficoltà che si mostravano insormontabili, non insistettero più a consigliare misure avventate e di sommo pericolo.

    Non saprei abbastanza lodare e narrare gli sforzi fatti dai nostri per ottenere siffatto risultato: questo assicurato, volendosi evitare una sorpresa in seno al Congresso e, d'altra parte, per salvare in certo modo la capra ed i cavoli, furono procurate franche e leali spiegazioni con la parte avversa, grazie alle quali fu convenuto che, giunto il nodo al pettine, si sarebbero in quel giorno

    stesso da noi in faccia al consesso chieste spie.gaz,ioni. E così avvenne, istruiti come eravamo pure che l'Inghilterra avrebbe chiesto e non chi proponeva, che l'esecuzione s'avesse a fare dal più vicino e da chi aveva già sopportato sacrifici monetari.

    Questo coup de scène abbastanza riuscito, sebbene senza ripetizione generale era il solo praticabile; e le folgori scagliate in quella occasione dal Principe Presidente ai Turchi che non avevano voluto votare insieme agli altri sarebbero state egualmente a noi dirette se avessimo fatto causa comune con quelli. Non voglio affermare che non v'era miglior modo di far figurare il nostro paese e la nostra diplomazia, ma al punto ove erano state condotte le cose (e sappiamo per colpa di chi) non credo avrebbesi potuto salvare altrimenti l'onore della bandiera. E dò che maggiormente recò conforto a coLoro che con tanti sforzi assicurarono questo risultato e che, a niun prezzo, avrebbero assunto la responsabilità di lanciare il proprio paese in complicazioni e, forse, in un conflitto, si fu l'approvazione assoluta del Re e del Gabinetto. Rimane per più tardi la Camera da accontentare; sarà anch'essa soddisfatta, tanto più che le dichiaraz,ioni ministeòaili non ponno aver luogo che in novembre dopo che gli animi si saranno calmati e, forse, il tempo avrà dato ragione alla saggia condotta del Governo.

    Oltre agli scabrosi negozliati su questo a~rgomento, l'ope!l'osità de' nostri si ·svolse e 'si svolge .efficacemente i:n prò de' piccoli e de' princip[ generali di libertà: è così che per iniziativa loro è stata ammessa l'eguaglianza di diritti per tutti i culti nei due Principati Danubiani, l'aggiunzione di un Commissario Rumeno alla Commissione Europea del Danubio, l'annessione di una zona di territorio alla Dobrudsha propriamente detta, la preferenza e precedenza dei creditori de,1la Turchia aLl'indennità di guerra, etc. etc. Questi punti sono stati pr,ima e poi energicamente raccomandati dal potere supr.emo e centrale, ed anche per la GI'ecia !romperemo oggi un'a lancia (non so però con quale esito).

    Rimangono alcune difficoltà serie tra Inghilterra e Russia relativamente a Sofia ed a Batoum: si spera vincerle come si è vinto il resto.

    H vi!Haggio e la rada di Spi~tza sono annessi alLa Dalmazia, avendo di1Clm'a'rato i p,J.enipotenziari austdaci preferire che Spitza ed Antiva,I1i II"imanghino alla Turchia anzichè vedere la seconda nelle mani dei Montenegrini senza poterli sorvegliare. Malgrado le ragioni che ci hanno indotto a non opporre il nostro veto a quest'altro microscopico ingrandimento e che si riducono l) la poca o niuna enHtà dell'·acquisto; 2) la condizione sine qua non formulata dall'Austria; 3) il fatto di aver ~così dlrapposto una soluzione di continuità t~ra l'Austria ed il futulro; i nostri Plen1potenziari fecero udire alcune interrogazioni al Congresso per accontentare lÌ gonzi ed i matti.

    E'eco quanto si è fatto fin oggi, scusa H disordine e forse, la poca chiarezza della mia relazione, ma ho pensato ed egli con me che val meglio tenerti al corrente di tutto. Capisco benissimo che ben altre cose avrei potuto contarti se le nostre condizioni politiche e militari fossero state in altre condizioni, ma per i temp1i che corrono, impossibile sembrami avel'si potuto seguire altra ilinea di condotta. Avr~em finito, si spera, pel 15. Te ne ter.rò avvd:sato.

    P. S. P~rego un rigo di risposta per accertarmi del r.icev,imento della presente.

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    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CORTI, A BERLINO

    T. s. N. Roma, 6 luglio 1878, ore 18.

    Nous sommes heureux d'apprendre que vos démarches en faveur de la Grèce n'ont pas été sans résultat. Ne croiriez vous pas utile, maintenant, de faire comprendi"e aux Plénilpotentiaires Britanniques, que c'est à l'Angleterre, surtout, qu'il appartient d'exercer son influence auprès de la Sublime Porte, afin que les bonners dispositions des Puissances envers la Grèce ne rrestent pasr stériles?

    263

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 6 luglio 1878, ore 18,30.

    P·rince Gortchakow déclare que les Russes renoncent à la vallée de Bayazid et de Al.ashguerd. S.A. annonce ensuite que S.M. >l'Empereur consent à faire de Batoum un port frane. Lord Beaconsfield apprécie concession Impériale, et, à cette condition, il adhère à ce que Batoum passe sous la domination Russe; il demande seulement que le Congrès avise aux moyens de prévenir l'éventualité de .conflits entre les troupes Russes et les indigènes de ces régions. La solution de cette question est déférée aux Pléntpotentiaires de Russie et d'Angleterre, en déhors du Congrès. Je crois qu'ils trouveront moyen de s'entendre. On a ensuite voté que des réformes soient données à l'Arménie: enfin, maintien du statu quo pour l•es Dardanelles et le Bosphore. Disraeli m'a dit que la déclaration incidentelle faite, hier, par lui, au sujet de l'occupation de la Bosnire, avait eu pour but de mieux fixer le caractère restrictif du mandat confié à l'Autriche.

    264

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A BUCAREST, FAVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 23. Bucarest, 6 luglio 1878, ore 17 (per. ore 20,50).

    Rosetti remercie V.E. du ·télégramme qu'elle a bien voulu m'adre:Sis-er hier (l). Il me prie de donner au Gouvernement du roi l'assurance formelle que le ministère roumain fera tout son possible pour calmer l'agitation qui s'est produite en Roumanie par suite de la délibération du congrès, et que des mesures ont déja été prises pour prévenir tout désordre.

    (l) Cfr. n. 255.

    265

    IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. s. N. Trieste, 5-6 luglio 1878 (per. il 9).

    Continuano frequentissime le partenze per la Dalmazia di Piroscafi carichi di soldati, di cavalli, di muli, di artiglierie e di materiali da guerra.

    Ieri si sparse in c<ittà la notizia ,che era emanato l'ordine per la mobtlizzazione di tre nuove divisioni e che era stata ,chiamata 'Sotto le armi la Landwher Croata. Si diceva pure che oltre 300 giovani appartenenti a famiglie triestine erano chiamati sotto 1e armi dtpendentemente all'ord1nata mobilizzazione.

    Io non ho però potuto constatare finora se queste vociferazioni abbiano qualche fondamento.

    Intanto da parte del locale Tribunale come da parte della Polizia si procede ogni giorno con maggior rigore contro qualsiasi manifestazione di simpatia verso l'Italia.

    Ieri ;11 giomale L'Indipendente ed oggi Il Cittadino vennero sequestrati per aver pubbHcat,i articoli di g1iornali i,t,éllliani concernenti l'imminente occupazione Austriaca deUa Bomia e deWErzegovina nelle sue 1relazioni cogli interessi del Regno d'ItalLa.

    Con Decreto di jeri 1a Direzione locale di Pol1izia ha condannato a sei giorni di carcere ed al bando dagU Stati Austriaci H maestro di musica Angelo Montanari, suddito italiano, perchè, nel1a sua quaLità di Capo della Banda Musicale del Palcoscenico aveva nella sera del 5 giugno p. p. innestato alcune note dell'Inno di Garibaldi nel ballo « Ettore Fieramosca " che si rappresentava al Politeama.

    Trieste, 6 luglio 1878.

    P. S. -Ho constatato, che venne effettivamente ordinata la mobilizzazione di tutte le truPipe componenti la Divisione di Trieste, e che i due reggiment,i Kun e Saxen-Meiningen, aPipartenenti alla stessa Divisione e che sono di guarnigione in questa città, hanno ricevuto l'ordine di tenersi pronM alla partenza.

    Ho pure 'saputo, che il Colonnello Mori, capo dello Stato Maggiore di questa Divisione, è jeri partito per Vienna in seguito ad un ordine ricevuto, an via telegrafica, e che al comando di questa Divisione è stato destinato un altro tenentemareS!ciallo in sostitu:?Jione del Duca di WtiJrtemberg, al quale verrebbe dato il comando d'un corpo d'armata.

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    L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, PANSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 193. Atene, 6 luglio 1878 (per. l'11).

    Questa notte, è arrivato al Ministero degli Affari Esteri un telegramma del Signor Delyanni, del quale mi fu dianzi data lettura.. e che dice, in sostanza: avere il Congresso nella seduta di ieri, deciso di invitare la Porta a intendersi colla Grecia, per istabilire, a favore di questa, una rettificazione di frontiera, seguendo nna <linea che pa1rHrebbe dalia valle del Salamyria sul mare Egeo, per congiungersi all'Jonio, alla foce del fiume Kalamas; e, allo scopo di agevolare cotale combinazione, le potenze offrono di prestare la loro opera mediatrice.

    Questa notizia venne accolta dai Ministri ellenici con soddisfazione tanto più palese, che i pronostici degli scorsi giorni non sembravano lasciar sperare alcun vantaggio di qualche momento per la Grecia, e già cominciavano, anzi, a correre voci inquietanti di prossimi torbidi popolari e di minacciose dimostrazioni.

    All'ora in cui scrivo, non sono peranco apparsi i commenti dei giornali, e non mancherà fra questi, certamente, chi muoverà alte lagnanze per le insufficienti concessioni ottenute alla causa ellenica. Ma, nel pubblico, fra il quale, in un baleno, si è divulgato l'insperato annuncio, la prima impressione fu, per fermo, un sentimento di sollievo e di grata sorpresa.

    La partenza del corriere, che ha luogo oggi stesso, non mi consente di dilungarmi. Aggiungerò sol~amente che le ~recenti favorevoli notiz1ie hanno Ìllltanto per eff~etto di dissipare l'incertezza in cui, forse a disegno, si era lasciata la soluzione della crisi ministeriale degli scorsi giorni, secondo che ebbi a farne cenno nell'ultimo mio ,rapporto. Accettata dal Re la volonta:t'ia dimi:ssione del Signor Petimesas, il Ministro deHa Ma'!rina Signor Bubulis, ha assunto ad interim il portafoglio della Guerra, e solo dopo il ,ritorno del Signor Delyanni, avrà luogo, forse, qualche parziale mutamento nel seno del Gabinetto.

    267

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2105. Berlino, 6 luglio 1878 (per. il 12).

    En ouvrant aujourd'hui la XIV séance, le Président a informé l'Assemblée qu'une demande lui avait été adressée par Malcom Khan, Ministre de Perse, qui désirait etre entendu par le Congrès, lorsqu'il s'agirait de statuer sur la ville de Kotour. Le Prince Gortchakoff, et Lord Salisbury ayant déclaré qu'ils ne faisaient pas d'opposition à l'admission de cette demande, le Congrès l'a accueilIie favorablement. Le Ministre de Perse sera invité par le Président à se présenter après demain, Lundi, à l'Assemblée.

    L'art. XVIII du traité de S. Stefano, concernant la ville de Kotour, est dès lors réservé jusqu'après l'audition de Malcom Khan, au lieu d'etre discuté en méme temps que Ies autres ~artides qui se réfèrent aux terri,toires de la TuTquie d'Asie.

    La discussion s'ouvre sur l'alinéa 6 de l'art. XIX (cession à la Russie de Ardahan, Kars, Batoum, Bayazet etc.). Lord Salisbury suggère de renvoyer l'alinéa à des pourparlers entre les Puissances intéres:sées, car la question qu'il soulève se rattache entre autre à

    des considérations de nationa1ité. En thèse générale, S. E. fa,it remarquer que des annexions comme celles d'Ardahan et de K:ars auraient pour résultat d'ébranler fortement le prestige et la puissance de la Porte. Si la Russie insiste pour les garder, elle ne peut pas espérer que les habitants de ces territoires continueront à observer le meme calme et la meme longanimité dont ils ont fait preuve jusqu'ici. Lord Salisbury demande aux plénipotentiaires russes si les considérations qu'il a exposées n'ont point affecté leur détermination. Dans le cas où la Russie insisterait, l'Angleterre devrait se réserver de sauvegarder ses intérets.

    S. A. le Prince Gortchakoff répond que grace à cet esprit de conciliation, dont la Russie est en droit de réclamer une bonne part, l'oeuvre du Congrès a progressé heureusement vers un but, celui de la paix, qui seul est digne des hommes éminents qui forment l'Assemblée. Animée par cet esprit, la Russie fait la concession d'Erzeroum, de Bayazet, et de la Vallée d'Alarshguerd. Pour ce qui rega:rde Batoum, l'Empereur le déclarera port frane. Cette mesure répond aussi aux intérets de l'Angleterre. Le Frinee Gortschakoff espère, cela étant, que dans la séance d'aujourd'hui le Congrès fera un nouveau pas vers le but précedemment indiqué.

    S. A. le Pdnce de B~smarck fait :ressortir qu'Erzeroum est l'équivalent de Batoum, et il relève les avantages que p:résente la déclaration par laquelle Batoum deviendrait un port f:ranc. Il demande si les Plénipotentiai:res anglais en sont satisfaits, et s'il y a quelque proposition à présenter sur l'étendue du territoire. Il serait bien désirable pour le Congrès de faire aujourd'hui un pas décisif vers la paix. Ce pas serait rendu possible par des concessions réciproques. On aurait dès lors atteint une étape importante, et il ne resterait plus que le règlement dies détails. Avant de procéder à la votation le Prés1dlent attendra que les Plénipotentiaires anglais se soient prononcés.

    Lord Beaconsfield apprécie et accepte la proposition du Prince Gortchakow, de faire de Batoum un port frane sous la domination de la Russie. Il faudrait cependant pourvoir à ce que le passage de cette place des mains des Tures dans celles des Russes ne donnat pas lieu à des conflits. Lord Beaconsfield laisse le soin au Congrès de prévenir cette regrettable éventualité.

    Le Président constate le progrès considérable qu'ont fait les travaux du Congrès, grace à l'accord établi entre les deux Puissances les plus intéressées à la possession de Batoum, que la Rus::Jie consent volontairement à :rendre port frane. A cette question se rattachent, de la part des Plénipotentiaires Anglais, des voeux pour la paix et pour la tranquillité des habitants. Il est vrai que, sous ce rapport, si le danger prenait de graves proportions, il pourrait amener de certains périls pour la paix européenne. Mais de .pareilles difficultés se trouveraient peut-etre plus facilement écartées, si l'on s'abstenait de mettre le nom sur la chose, d'entrer dans les détails. Le Président demande si les Plénipotentiaires Anglais consentiraient à ne pas insister sur ce point, ou à faire des propositions. Pour le moment, il ne serait pas indiqué de demander l'opinion des Puissances qui ne se sont pas encore prononcées. Le Président croit que l'impression de l'Assemblée serai t celle d'une grande satisfaction, si la divergence entre les deux Puissances résultait moins grande qu'on avait pu le craindre tout d'abord. L'espoir d'un bon résultat fait de très-sensibles progrès.

    S. E. le Comte Andrassy ne peut qu'exprimer une vive satisfaction pour les dispositions de la Russie, d'adopter une mesure dont le Commerce Européen retirerait des avantages. Quant à l'idée de Lord Beaconsfield et du Marquis de Salisbury, que les deux Puissances parviennent à s'entendre sur les détails, les voeux de l'Autriche-Hongrie sont gagnés à cette entente.

    S. E. M. Waddington se borne à constater cet heureux acco1rd.

    S. E. le Comte Corti exprime le meme avis. La question dont on s'occupe intéresse directement la Russie et I'A:ngleterre. Les voeux des Plénipotentiaires italiens 1sont pour qu'eHes parviennent à une entente complète.

    Les Plénipotentiaires ottomans se réservent de présenter des observations ultérieures.

    Le Président donne lecture de l'alinéa de l'art. XIX du Traité de Santo Stefano commençant par les mots: • Prenant en consideration etc. », et ensuite de l'a<linéa b) Ardahan, Kars etc. Il fait remarquer que la vallée d'Alaschguerd, concédée par la Russie, aboutit à Bayazid sauf une rectification de frontières. La vallée en question constitue la grande ligne de communication pour le commerce et pour les caravanes Turques. En échange, Khotour serait rendu à la Perse. On est d'accord sur l'ensemble des concessions de la Russie. Il reste à modifier en conformité de ces concessions le tracé établi à S. Stefano. Il y a au surplus un paragraphe du traité, dans le meme alinéa b), qui réserve ce trravail à une commission de délégués tures et russes. Ce paragraphe est maintenu.

    Lord Salisbury relève que, dans ces arrangements territoriaux, il n'est pas tenu compte d'une population musulmane, qui ne veut point de la domination russe. C'est peut-etre là une difficulté de sentiment, mais plus difficile peut-etre à écarter, que maintes difficultés matérielles, et c'est en meme temps une avance future qu'on donne à la Russie. Sur ce point, il n'a été fait jusqu'ici aucune réponse, et on s'est borné à s'en remettre pour les détails aux Puissances intéressées.

    S. A. le Prince Gortchakoff ajoute qu'il veut qu'on s'entcnde au grand jour, et qu'il préfère aux pourparlers confidentiels une discussion du Cong,rès.

    Le Président trouve au contraire qu'il vaut mieux de laisser aux intéressés la faculté de s'aboucher et de s'arranger d'abord entre eux, dans Ies limites où ils n'ont pas besoin de recourir au Congrès. Il se conformera au désir de l'Assemblée, mais il trouve préférables les pourparlers préliminaires.

    S. A. le Prince Gortchakow dit qu'il existe des précédents pour l'un et pour l'autre de ces deux systèmes. Il tient, en attendant, a exprimer à Lord Beaconsfield sa reconnaissance pour la loyauté avec laquelle il a répondu à ses observations. Il ne peut cependant pas s'empècher de signaler un certain désaccord entre les appréciations de Lord Beaconsfield et du Marqub de Salisbury.

    Lord Salisbury insiste, en disant que l'arrangement proposé au Congrès ne plait pas entièrement aux Plénipotentiaires anglais. Ceux-ci auraient voulu qu'on tint compte de la religion d'une partie des habitants dont on change le sort, et sur la demande du Prince Gortchakoff, qui désirerait savoir de quels habitants on entend parler, il répond qu'il s'agit des Lazes.

    S. A. le Prince Gortchakoff craint que Lord Salisbury n'ait été induit en erreur par des données inexactes, car il ne s'agirait en tout que de 50.000

    Lazes. S. E. Mehemed Ali Pacha affirme alors qu'.il y en aurait cependant 150.000 dans la seule ProV'ince de Batoum.

    Le Président intervient à son tour, en disant que, à son avis, cette controverse au sujet des Lazes ne doit pas arreter l'oeuvre du Congrès, et il insiste nouvellement pour un accord préalable entre les Puissances directement intéressées. On ne saurait trébucher ainsi au moment de toucher au but, et l'accord de ces Puissances est nécessaire en vue de la paix.

    S. A. le Prince Gortchakow se range à la manière de voir du Président, et annonce que le Comte Schouvalow sera autorisé à se mettre d'accord avec Lord Salisbury.

    On passe à l'art. XXI du traité (Arménie). Les Plénipotentiaires Anglais proposent l'amendement ci-joint comme annexe.

    S. E. Karathéodory Pacha, en se réservant de faire connaitre aux Puissances le résultat des mesures qui ont déjà été prises, fait remarquer que l'amendement anglais se réfère à des mesures à prendre et ìl demande dès lors que la rédaction en soit modifiée.

    Après un échange d'observations de la part du Comte Schouvaloff et de Lord Salisbury, le Président sur la motion de ce dernier, renvoie à une autre séance cette question d'Armenie.

    L'ordre du jour porte maintenant la question des détroits, art. XXIV du Traité de Santo Stefano.

    Lord Salisbury déclare que, aux yeux de l'Angleterre, la question des Détroits dépend de celle :de Batoum. Si cette question devait laisser subsister des difficultés menaçant les positions de la mer Noire, le Bosphore, etc., l'Angleterre devrait réserver son vote définitif au sujet des Détroits, car les intérets anglais se trouveraient alors menacés.

    S. A. le Prince Gortchakow voudrait savoir de quelle manière les intérets Anglais seraient menacés. Il rappelle à ce sujet qu'il a dit, lors de la Conférence de Vienne, que si la Porte avait le cauchemar et éprouvait des craintes, elle pourrait ouvrir les Détroits.

    Lord Salisbury répond qu'il accepte les principes existants et le status quo.

    S. E. M. Waddington observe alors qu'il est blen entendu que les 1stipulations de 1a56 et 1871 restent en V1igueur sans aucune moàlification. Par le tra1té de Bedi:n aucune innovation ne sera apportée sous ce rapport au status quo.

    Lord Sa1isbury estime que, le kaité de Paris ayant été complètement effacé, il faudrait éviter de le nommer. Le Comte Schouvalow constate le maintien du status quo ante bellum pour les Détroits. L'accord se trouve ainsi établi sur ce point.

    Le Président passe alors à l'examen du contenu de l'art. XXIV, et il fait remarquer que la première phrase regarde spécialement la Turquie et la Russie. Un arrangement est dès lors réservé entre ces deux Puissances.

    S. E. le Comte Corti, dans le but de bien déterminer la situation, voudrait que Lord Salisbury fìt connaitre si les deux premières lignes de l'art. XXIV figureront dans le Traité de Berlin, et si la déclaration de Paris mentionnée dans la seconde partie du meme article reste en vigueur.

    Lord Salisbury répond négativement sur le premier point, et affirmativement quant au second.

    En conclusion, le Président constate que l'art. XXIV ne figurera pas dans le nouveau traité, et que Ie Congrès n'à plus à s'en préoccuper. L'art. XXV se trouve dans la meme condition.

    S. E. M. Waddington, en faiJsant allusion à cet article XXV, où il était question de l'évacuation russe, exprime le désir de connaitre si maintenant où les reviremens territoriaux de Varna et de la Bessarabie ont modifié la situation, les Plénipotentiaires Russes ne jugeraient pas de pouvoir faire une déclaration qui abrégerait le terme de cette évacuation. Ce serait là un grand avantage pour les Roumains.

    S. E. le Comte Schouvalow répond que, sauf le cas où le maintien du terme établi résulterait nécessaire, les Plénipotentiaires russes seraient disposés à faire une déclaration comme celle qui vient d'etre indiquée. Il désirerait seulement de savoir d'abord si de leur còté les Tures évacueront Varna dans le terme voulu.

    S. E. Karatheodory Pacha prierait l'Assemblée de consentir à ce que cette question fùt reservée. Le Comte Schouvalow insiste. Il serait heureux si les Plénipotentiaires Ottomans pouvaient le mettre à meme de faire la déclaration qui a été demandée. Cet échange d'observations a 1laissé l'impression que le Comte Schouva•low adhérait implicitement au désir exprimé aux Plénipotentiaires russes. Les Art. XXVI, XXVII, XXVIII et XXIX du Traité de Santo Stefano ne contiennent que des détails étrangers au Traité de Berlin; il sont dès lors écartés.

    La prochaine séance aura lieu après-demain, Lundi, et, suivant l'ordre du jour, ·le Congrès aura à s'occupex du rappol't qui lui sera présenté par la Commission de délimitation.

    P. S. Ci-joint le protocole de la XI et de la XII Séance.

    ALLEGATO.

    EMENDAMENTO ALL'ARTICOLO XVI PROPOSTO DAI PLENIPOTENZIARI BRITANNICI

    Supprimer les mots jusqu'au mot • .pays •. Ajouter à la fin:

    • Elle ,s'entendra ultérieurement avec les six autres Puissances signataires sur la porrtée de cet engagement et l es mesures nécessaires pour le mettre en exécution •.

    268

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    T. s. N. Roma, 7 luglio 1878, ore l.

    Je ne puis pas vous cacher que, dans le procès verbal de Ia huitième séance, l'attitude des Plénipotentiaires Italiens me parait rendue d'une façon très pale: l'excitation est toujours très vive en Italie sur l'occupation Autrichienne en Bosnie; ne serait-il pas possible de faire en sorte que, l'occasion se présentant avant ,la clòture du Ccngrès, les Plénipotentia~r,es I.taliens accentuent davantage par une déclavation figurant au procès verbal, le caractère provisod,re de cette occupation? Ce serait le meilleur moyen d'écarter le reproche de ceux qui nous accuseront d'avoir accepté, dès aujourd'hui, un agranld~sement territorial de l'Autrkhe-Hongrie. Je vois d'ailleurs que Disraeli faisait, dans la séance d'hier, des déclarations en ce sens au sujet de l'intervention Autrichienne, sans soulever la moindre difficulté de la part des Plénipotentia,ires des autres Etats, y compris ceux de l'Autriche-Hongrie.

    269

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Archivio Corti)

    L. P. Berlino, 7 luglio 1878.

    I rumeni se ne andarono se non pienamente soddisfatti, pure contenti e soprattutto grati all'Italia.

    Pei Greci si fece tutto queMo che si potè. Vtidi di poi quei rappresentanti e non rifinivano di espr,imermi la loro riconoscenza per la pa1rte che noi ebbimo nell'ottenere quel risultato.

    P·er l'affa,r.e di Spitza c.i trovammo affatto soli a fare oppo·sizione. E Andrassy 1Sal'ebbe stato assai più felice di noi, se avesse potuto mandare a monte questa combi:naz,ione per la quale è vivamente attaccato dai suoi. Ti dirò in confidenza che in questi giorni io domandai colla dovuta prudenza al Conte A:ndrassy ,se non si potrebbe defi·nire ~n modo pe,r noi soddisfacente certe questioni relative aHa nostra frontiera orientale deH'Aussa finora rimaste pendenti. Egli mi rispose che quando sarà tornato a Vienna poichè c'entra il Ministero dell'Interno, sarà dispostissimo a prestarsi. Ma è meglio di non parlal'ne in questo momento per non guastare l'affare. Ieri si dissipò come nebbia al sole quella g,rossa nuvola di Batum che minacciava l'orizzonte. Il qual rrtisultato si deve soprattutto ai ca,ldi ed abilissimi offici del P.l'incipe Bismarck. E questo è oiò che riuscì più chiaro e manifesto dal Congresso, la ferma volontà di Bismarck dii conservare la pace in Europa, il che è u:na g,ran ventura per tutti e soprattutto per l'Italia nostra. Noi non ponemmo i germi di nessuna guerra futura. I MintE~tri a venire troveranno il tel'lveno libero e fa,ranno quello che giudicheranno opportuno.

    Per sabato 13 del presente credo che il kattato di Berl.ino sarà pronto per la firma. lo volgeronne allora aUa volta dei patrii lidi colla serena coscienza d'aver servito fedelmente ed onorevolment,e il Re e la Pat.ria.

    P. S. -Mi g.iunge in questo i,stante il teleg:mmma del·La passata notte (l) col quale mi inviti a cogliere l'occasione che per avventura potesse presentarsi, di sempre più fissare il carattere provvisorio della occupazione della Bosnia e

    295

    presentandosi la congiuntura lo faremo. Ma credi che le p3role che noi pronunziammo aila ottava seduta erano profondamente meditate in seguito alle più esatte nozioni dei sentimenti che regnavano nell'assemblea. Se avessimo pronunziato una parola di più ne sarebbe avvenuto uno scandalo assa·i dispiacente per noi, tanto il passato lavorio aveva indisposto tutte le grandi Potenze contro di noi. Pensa agli effetti di quello scandalo. In fin dei conti, se i futuri Ministri vorranno opporsi ad una prolungata occupazione avranno sempre l'agio di farlo, poichè il carattere legale della deliberazione non ammette l'annessione. Alla menzione fatta avant'ieri da Beaconsfield credo di aver contrdbuito e di essa potranno anche servirsi quelli che vorranno avere un affare con l'Austria. Ma credi che era permesso di dire assai più a quelli che avevano proposto e voluto l'occupazione che a quelli che vi si erano opposti. Per essere più espliciti conveniva essere armati e pronti alla guerra. Ed il tuo cuore patriottico sente se ora conviene mettersi in guerra coll'Austria. Del resto fra pochi giorni parleremo di tutto ed io sono ai tuoi ordini.

    (l) Cfr. n. 268.

    270

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL MINISTRO DELLA GUERRA, BRUZZO

    (Archivio Corti)

    L. P. Berlino, 7 luglio 1878.

    M·ille grazie pelle sue due cortesissime (l) che mi recarono grande conforto. Cotesti Signori rossi continuano a gettarmi fango, ma il fango non giunge fino a me. Io ·so (e sarebbe stato un delitto per me il non saperlo) che se noi fossimo andati una linea più in là di quello che andammo nell'affare deUa Bosnia, avremmo messo l'Halia nella via del disono:-e o della guerra, e oi saremmo trovati soli al mondo, neppure coi Turchi cui appartenevano pure le provincie da occuparsi. Io tornerò dal Congresso coll'Italia amica di tutti, stimata da tutti, malgrado le funeste diffidenze seminate durante questi due anni, malgrado le difficoltà del presente. Ed ella vede a quali pericoli andavamo incontro pe1r la vda in cui s'erano messi i nostri predecessori. Gli armamenti dell'Aust!'1ia dall'una parte, dall'altra l'incidente di Venezia che fu pure una manifestazione di correnti esi1;,tenti. Si figuri qua1i proporzioni avrebbe preso questo incidente se .i Plenipotenziar·i Italoiani avessero assunto al Congresso un atteggiamento d'ostiliità verso l'Austria. Ma grandi numi! Siam noi che abbiam preso a questa le amene 'provincie ·che possedeva in Italia, chè abbiamo da cercarle br.iga, da muoverle guerra? Mentre es·.~a non ci professa aolcun rancore pel passato. Povera Italda! Se le ombre dei nostri grandi uomini, dei Cavour, dei Farini, dei RicasoH (che può considerarsi ·come estinto) avessero da sollevare il capo dalla tomba e vedere che i presenti pigmei vor.rebbero, per invidia di queUi t·rascinare ora l'Italia nell'abisso, quali anatemi sarebbero per

    lanciarai. Basta, io smtengo una lotta che è dura assai nella mia presente situazione. Ma le forze umane hanno un limite. Massime dopo le recenti votazioni è assai difficile che io possa rimanere nel Ministero. Ci intenderemo al mio 11itorno a Roma chè, .in fin dei conbi, passato il pericolo di una guerra Europea, la pol.itica estera d'Italia diventa più facile. Io non feei réclame, perchè ciò r.ipugna al mio ·ca,rattere. E poi è da considerarsi che le parti contendenti non eravamo noi, ma le Potenze in armi come <la Russia, l'Inghi·lterra e l'Austria, ed il Pr·incipe Bismark era il gran ;paciere. Però l'a:ss:icuro che l'azione Italiana nel Congresso ha ri.scosso l'applauso di tutti questi grandi uomini, e ne potremo tra.r•re grandi frutti se non faremo foll'ie. Io credo che firmeremo verso il 13, e potrò ess:e<re a Roma verso il 20.

    Io sarò sommamente grato se vorrà favorirmi qualche verso.

    P. S. -quanto leggo in codesti sozzi giorna1i con quanta leggerezza si paria di domande di ·compensi, mi si r.izzano i capelili in testa nel pensare a quanto guadagnò la F.ranoia colla domanda di compenso ch'essa fece nel 1866, la quale la condusse alla guerra del 70 (1). E l'Italia vorrebbe percorrere la stessa fatale via!

    (l) Cfr. nn. 237 e 254.

    271

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 8 luglio 1878, ore 19.

    Dans la séance d'aujourd'hui, on a entendu le Ministre de Perse pour l'acceptation de la ville de Kotour. On a ensuite approuvé le rapport de la Commission de délimitation pour les frontières de la Bulgarie et de la Roumélie Orientale. Sur celle de la Serbie a surgi une difficulté sur laquelle les Plénipotentiaires Tures ont reservé leut opinion. La question de Batoum sera continuée dema1n, les plénipotentiaires de Angleterre et de Russie n'étant pas encore d'accord; on croit généralement qu'on pourra signer le traité samedi prochain.

    272

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2106. Berlino, 8 luglio 1878 (per. il 12).

    La XV Séance à commencé aujourd'hui, ainsi qu'il avait été convenu avant hier, par l'audition du Ministre Persan Malcom Khan, qui a déclaré n'avoir aucune communication à faire, mais qui a seulement exprimé le désir de con

    naìtre les décisions du Congrès à l'égard de l'art. XVIII du Traité de Santo Stefano, à savoi!r 1si Ia p.rovince de Khotur serait ou non restituée à la Perse. Sur la demande du Président, Malcom Khan a affirmé que la proposition de la restitution de cette Province, -(car d'après lui il s'agissait d'une Province et non d'une ville, quoique le Prin·ce de Bismarck préféràt en considération de l'étendue du territoire la designation de District), --serait acceptée avec reconnaissance par la Perse. Le Ministre du Schah admettait en outre l'exactitude du tracé fait à cet égard par une Commission Anglo-russo-turque. Seulement, il aurait désiré les bons offices du Congrès pour trancher les difficultés qui se rattachent à la ligne de frontière depuis Bayazet jusqu'au Golfe Persique, ligne qui a été 1indiquée depuis 30 ans, ma1Ls sur laquru1e la Perse et 1la Turquie n'ont jamais pu s'entendre. Le Président lui a répondu que le Congrès, après s'etre prononcé sur Khotour, n'hésiterait pas à preter dans ce sens ses bons offices.

    Mal.com Khan ayant été l'emwcié de ses ex·p~i:cations et •s'étant ~reti:ré, le Président demande si 1Les PlénipotenUaires Tur·cs ont quelque obseTVat:ion à présenter.

    S. E. Karathéodory Pacha dit que la Turquie n'a aucune objection à faire valoir contre l'article XVIII du Traité, mais qu'il ne croit pas de pouvoir entrer dans la question d'une plus grande portée à donner à cet article, ainsi que le voudrait Malcom Khan.

    S. E. le Comte Schouvalow e:st au contraire d'avis que Ie terme de territoire vaudrait mieux que celui de Ville, car il s'était d'abord agi de restituer à la Perse le territoire tel qu'il avait été délimité par la Commission Anglo-russe. Quant à la ligne de Bayazet au Golfe Persique, il pense qu'il serait juste de la part du Congrès, d'exprimer le désir de voir s'établir a ce sujet une entente dans le plus bref délai possible.

    Le Président trouve qu'il faudrait dès lors que les Plénipotentiaires Tures et Russes se missent d'accord pour rédiger une proposition, dont le but serait celui d'éclaircir et d'expH.quer l'artide XVIII.

    Lord Salisbury se range à cette opinion.

    Le Comte Schouvalow l'accepte à son tour, et se l!"éseTVe de se mettre d'accord, dans Ie but indliqué par le Président, avec les Plénipotentiali.res Tures et Anglais.

    Il reste entendu, quant à l'article XVIII, que le Congrès attendra, pour se prononcer, la proposition d'une nouvelle rédaction, qui lui serait présentée dans la prochaine séance.

    Les décisions relatives à la question de Batoum sont également remises à la prochaine Séan•ce, pour le motif que les ar'!'angements à pr.endre sur ce point entre les Plénipotentiaires Russes et Anglais n'ont pas encore été conclus.

    Enfin, pour ce qui concerne l'article XVI, (Arménie), les Plénipotentiaires ottomans déclarent que la Porte donnera connaissance régulière des mesures qu'elle mettra à exécution, aux Puissances qui y veilleront. Dans mon rapport

    N. 2105 (1), j'avais transmis le texte de 1la propositi:on fai:te à ce sujet par les Plénipotentiaires Anglais et renvoyée à la séance d'aujourd'hui. La déclaration

    des Plénipotentiaires Ottomans éearte, pour ce qui a tra:it à cette question, toute objection ultérieure.

    Le Congrès passe à la discussion de la proposition ci-jointe des Plénipotentiaires Ottomans, relatdve aux biens des Saints-Lteux, s&s en Roumanie. S. E. ~arathéodory Pacha demande que l'arbitrage dont il y est fait mention ait lieu, et que, s'il n'aboutit pas dans le terme d'un an, on ait recours à la nomination d'un sur-a:1.1bitre (Annexe A).

    Le Président fwi!t remarquer que cette question ne se rraUa,che, ni au Traité de S. Stefano, ni à ceux de 1856 et de 1871. Il est dès lors douteux que le Congrès, quelque soit son intéret pour les Saints-Lieux d'Orient, puisse s'attribuer la mission de statuer à cet égard. Le Congrès n'a pas le moyen de forcer la Roumanie à se soumettre à sa décision, à moins de rattacher la question dont il s'agit à l'indépendance des Principautés. On pourrait charger les Représentants des Grandes Puissances à Constan.tinople, de s'i!nterposer entre les intéressés, pour amener une entente.

    Il sera mentionné au Protocole, que les Plénipotentiaires des Puissances représentées dans le Congrès, sont prets à référer à leurs Gouvernements respectifs, pour leur recommander de s'employer dans le but d'amener une solution de la question, soit sur les anciennes, soit sur des bases nouvelles.

    Le Congrès examine ensuite et approuve les rpropositions de la Commi:ssion de Délimitation, do'!lt le rapport laisse encore en suspens quelque,s points, qui attendent un accord des Parties intéressées. Ces conclusions exigeraient un développement topographique et stratégique détaillé pour etre consignées dans ce rapport. J'attendrai de pouvoir en donner connaissance à

    V. E., parla transmission des relat.ions de l'Attaché MHitai,re de eette Amba,ss:ade.

    L'ordre du jour ayant été ainsi épui,sé, S. A. le Prmce Gortchacow a encore pris la parole et a donné ledure à l'Assemblée de la rprO\Position d-jointe (Annexe B), dont la conc1usion e'st de demander au Congrès, avant qu'il ne mette fin à ses travaux, quels ,sont les IPrincipes et le mode par lesquels il entend assurer l'exécution de :ses décisions.

    La prochaine séance aura lieu demain mardi; pour entendre le Rapporteur de la Commission de Rédaction.

    ALLEGATO I.

    PROPOSTA DEI PLENIPOTENZIARI OTTOMANI

    Considérant que le différend entre les Saints-Lieux d'Orient et la Roumanie, relatif aux biens dédiés, qui, aux termes des protocoles des Conférences des Grandes Puissances tenues à Paris en 1858, 1859 et 1861 et de la Conférence réunie ad hoc à Constantinople en 1864, devait etre réglé par la voie d'arbitrage, demeure jusqu'id ,en souffrance:

    les Plénipotentiaires Ottomans prient cette haute Assemblée de vouloir bien prendre en considération le mémoire des Saints-Lieux d'Orient porté sur la liste des pétitions présentées au Congrès sous le N" 49, et par lequel les pétitionnaires s'en remettent au Congrès pour qu'Il veuiUe bien fixer un délai pour la mise en pratique de l'arbitrage et désigner un sur-arbitre pour le cas de partage.

    ALLEGATO II.

    PROPOSTA DEI PLENIPOTENZIARI RUSSI

    Au moment où la haute Assemblée réunie à Berlin sous les auspices de Sa Majesté l'Empereur d'Allemagne, va terminer l'oeuvre de .pacification qu'elle a e.ntreprise, les Plénipotentiaires de Russie croient répondre à ses .sentiments en exprimant le voeu que cette oeuvre, aacomplie dans un esprit de conciliation, assure à l'Europe une paix solide et durable.

    La Russi-e y est particulièrement intéressée. Elle a porté de grands sacrifices durant la guerre; elle en a fait de ·considérables, en vue du rétablissement de la paix et du maintien de l'entente Européenne. Elle est en droit de compter que du moins ces sacrifices ne seront pas gratuits et que l'oeuvre dont on a posé les fondements ne restera pas stérile, faute d'exécution, comme l'ont été les précédentes tentatives de pacification de l'Orient. Elle ne pourrait pa.s accepter la perspective du renouvellement de crises pénibles, semblables à celle à laquelle le Congrès de Berlin a été appelé à mettre un terme. Les Plénipotentiaires de Russie sont persuadés que cette pensée est également celle de la haute Assemblée, qu'elle ne voudra pas élever un édifice éphémère qui exposerait la paix de l'Orient et de l'Europe à de nouveaux périls.

    Dans cette conviction, les Plénipotentiaires de Russie ont ordre de demander au Congrès, avant qu'il ne mette fin à ses travaux, quels sont les principes et le mode par lesquels Il entend assurer l'exécution de Ses hautes décisions.

    (l) Medesimo accenno alla r>olitica francese del '66 è contenuto in un telegramma a Maffei del 14 luglio, s.n., non pubblicato.

    (l) Cfr. n. 267.

    273

    IL CONSOLE A SCUTARI, BERIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 356. Scutari, 8 Luglio 1878 (per. il 26).

    I Deputati di Scutari e delle Montagne al Congresso della Lega in P.riserendi ritornarono jeri mattina in que3ta Città. Il banditore tosto indisse un generale convegno nel Giardino pubblico testè creato -per le ore 4 p.m.

    È da nota1rsi che ·i bandi si fanno al bazar e che jevi giorno d!i domenica non v'erano al bazar altri che Turchi, che perciò era lo stesso che chiamare soltanto gl'Islamiti.

    Perchè il banditore abbia indetto il convegno, da parte di chi abbia ricevuto l'ordine, se ne abbia ricevuta l'autorizzazione dal Pascià, tutto ciò è ignoto.

    Ail'ora convenuta Turchi in massa trassero -però tranquilli (e la tranquillità regnò fino aHa fine) -al Giardino pubblico: qualche Crtstiano volle penetrare ma ne fu con modi cortesi respinto.

    lvi si diede lettura deg•l'Atti e deLiberazioni del Congresso di Priserendi il quale ha stabilito:

    • l" -che la Lega è assolutamente indipendente dal Governo;

    2o -che la Lega è formata per assicurare la nazionalità e l'integrità di questi paesi;

    go -che se l'Austria vuole entrare ed occupare l'Albania sarà ricevuta come amica e protettrice, che anzi s'invoca l'intervento di quella Potenza; -e non è escluso quello delle altre;

    4o -ma che la Lega resisterà ad oltranza agli Slavi del Montenegro, della Serbia;

    5° -che in tal senso s'indirizzerà al Principe del Montenegro e di Serbia inviltandoli a sgomberare i ter:dtorj che ora occupano; ove non sgombrino la Lega impugnerà le armi;

    6o -che 1e armi, le provvigli,oni del Goveril1o dovendosi COtliEiiderare oome propr1ietà nazionaLi sono ormai di pertinenza della Lega stessa la qual-e ne disporrà allo scopo proposto;

    7° -sono invitati tutti a concorrere col braccio e col danaro all'opera patriottica. A tale scopo varj Deputati si recano nei varj paesi a <raccoglier danaro e ad aprire arruolamenti. Sette Delegati rimangono in Priserendi e costituiscono un Comitato che si direbbe di salute pubblica. I Cristiani di Scutari sono invitati a concorrere con un'offerta di cui si stabilirà l'ammontare •.

    Il Convegno dei Turchi di Scutari si sciolse pacificamente. Il Pascià in tutto il frattempo si era eclissato: tutto ciò poi è non solo tollerato ma voluto, ma suggerito dall'Autorità.

    È vero che tutto ciò non approderà a grandi risultati, ma certo ad una agitazione dannosa, forse ad un'esplosione e ad una lotta così coi nemici esterni come tra 1e popolazioni, tra le due sette is1ami,ca e ·cristiana non tanto per fanati,smo di ·reUgione quanto per necessità d'intere•ssi. Gl'Islamiti difenderanno loro diritti, loro pretese, l'organizzazione che dà loro il diritto di prepotere di prepotere contro i Cristiani -i quali dal canto loro hanno commessa l'imprudenza di servire agli Islamiti di copertura per organizzare un'agitazione ed una lotta che tornerà a loro pregiudizio.

    P.S. -L'anarchia è grande perchè il Governo è esautorato -e grande la paura dei Cristiani. Mi parrebbe utile far vedere che le Potenze vegliano e riassicurare queste popolazioni contro le imprese temerarie che potrebbero esser tentate da parte islamita.

    274

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 9 luglio 1878, ore 18.

    A la séance d'aujourd'hui, on a discuté question de la frontière du còté de Batoum. Comme un accord n'avait pas été établi entre les Plénipotentiaires intéressés, sa :définition a été déférée au Comité de délimitation, !Par vote de majorité. On a ensuite entendu le rapport du comité de rédaction, dont les travaux sont très avancés. Demain, séance pour terminer Batoum et autres affaires d'importance secondaire.

    301

    12 -Documenti Dip!omatici -Serie Il -Vol. X

    275

    L' AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 30/123. Londra. 9 luglio 1878, ore 16,55 (per. ore 20,40).

    Voici la dédaration faite hier soir dans les deux Chambres par le Mini1~tè:re:

  • En vue de l'annexion de la part de la Russie d'une partie du territoire Asiatique de la Turquie, une Convention conditionneHe a été signée le 4 Juin entre
  • S. M. la Reine d'Angleterre et le Sultan à I'effet suivant. Si Batoum, Ardahan, Kars ou une d'elles sera retenue ou cédée et si une tentative sera faite à I'avenir par la Russie dle [prendre :P<JS:session d'une ultérieure portion quelconque du territoire asiatique du Sultan, comme il est fixé par le t.raité définitif de paix, I'Angleterre s'engage à se joindre au Sultan pour la défendre par les armes. En retour le Sultan promet à l'Anglete:rre d'introduire de concert entre les deux pouvoirs les réformes néces:s·adres pour le gouvernement de-s chrétiens et des autres sujets de la Porte dans :ces terll'itoires; et afin de mettre I'Angleterre à m eme de mainteni:r son engagement, le Sultan cons:ent en outre à lui assigner l'ile de Chy;pre pour ètre oacupée et ad:mmistrée par l'Angleterre. Si le Gouvernement russe rendait à l'avenir à la Porte le territoire qu'il a acquis en Asie par la récente guerre, les stipulations de la présente Convention cesseront d'avoir leur effet et l'ile sera évacuée. Par suite de cette Convention, et les faits qui y ont dmmé Iieu s'étant réalisés, un firman de la Turquie autorise l'Angleterre à prendre possession et à administ~rer l'ile de Chypre au nom de la Reine qui a désigné Sir G. Wolseley pour admini:strer le Gouvernement de l'ile"·
  • Après cette communication le Ministère a déposé devant le Parlement les documents qui se rapportent 3 cette convent:ion et sont publiés dans le Times de ce matin. Les documents Bent les suivants: -le l'"' une dépeche par laquelle le Marquis de Sa:Hsbury invite Layard à proposer la stipulation de la convention su:;;dite en exposant les motifs de cette déterminaHon; le 2•1 document est la réponse de Layard à laqueUe est annexé le texte de la Convention; le 3nw est une lettre de Layard au Mlnistre des Affaires Etrangères avec une anne:x"ce de la Convention contenant quelques dispositions relatives à l'oecupation et à l'administration de l'ile de Chypre. Ainsi se trouve confi:rmée la prévision que plus d'une fois j'ai énoncée dans mes ra~poirt.s et dernièrement encore dans celuì du 6 Juin dernier (1), c'est-à-dire que le résultat de la contractation actuelle serait le protectorat effectif de l'Angleterre sur l'Asie Mineure. Il est à noter dans tout ·cela que les deux Etats qui ont la meilleur part sont ceux qui n'ont pas brulé une amorce de poudre, c'est-à-dire l'Autriche et l'Angleterre. Le coup de théatre de Lord Beaconsfield, comme on l'appelle ici, produit un grand effet. Il est diversement jugé. L'opposition en est irritée. mais la City est satisfaite. On a dit qu'en prévision de l'événement de grands achats de propriétés ont été fai:ts dans l'ile de Chypre et ailleurs.

    (l) Cfr. n. 164.

    276

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    T. s. N. Roma, 9 luglio 1878, ore 23,55.

    La cession de Chypre à l'Angleterre, qu'on a annoncé, hier, à la chambre des Communes, comme un fait accompli, nous surprend au plus haut degré. Nous ne savons pas si le Gouvernement de la Reine entend soumettre la convention du quatre Juin au Congrès, ainsi qu'il l'a prétendu pour le traité de San Stefano. Dans le cas affirmatif, je suppose qu'on nous laissera, au moins, le temps de réfléchir sur la portée d'un fait que rien ne laissait prévoir. En attendant, je saurais gré à V. E. de toutes les explications qu'Elle serait en mesure de nous fournir, après avoir sondé les Ministres dirigeants des autres Puissances. Ce 1serait, surtout, essentiel pour nous de connaitre le ,sentiment de la France, dont J,es aHures à TunLs nous sembient, depuis quelque temps, de plus en plus suspectes.

    277

    AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI.

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 9 luglio 1878.

    Il mi:o telegramma (l) ti ha gJà espresso la nostra preoccupazione per .1a ·cessione di Cipro all'Inghilterra. Aggiungo più esplicitamente che non è temerario

    o tnfondato 11 ;sospetto di una .intellig,enza con Ja F\r.anoia per Tunisi. Il possesso di Cipro costituisce un fatto, contro il quale potrebbero sollevare obiezioni e malcontenti le potenze interessate nel Mediterraneo. Per quietarle l'Inghilterra potrebbe aver lasciato intendere di essere disposta a qualche concessione o compenso. Nessuna apertura essendo stata fatta a noi, sorge naturale il dubbio che sia stata fatta alla Francia. anche in considerazione della loro rivalità negli affari d'Egitto. È superfluo rilevare le gravità di un accordo fra la Francia e l'Inghilterra sopra questo argomento ed è inutile pure che ti solleciti a provocare informazioni e spiegazioni che ci diano luce. Vado a scriverne anche a

    Cialdini e Menabrea.

    278

    AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY,

    R. 2107. Berlino, 9 luglio 1878 (per. il 14).

    En conformité de la délibération qui avait été prise hier au sujet de l'art. XVIII du Traité de Santo Stefano, l'ordre du jour de la XVI séance portait

    aujourd'hui comme premi:er point, la rédadion définitive de eet arti:ele. Le Congrès a eependant été obligé de remettre de nouveau sa déeision jusqu'à demain, vu que les Plénipotentiaires Tures n'avaient pas eneore reçu les instruetions néeessaires pour se prononeer. En réalité, il ne s'agit que d'une question de mots, à savoir si l'on doit dire ville ou bien teTritoire de Khotour. Les Plénipotentiaires Russes ont présenté leur projet de rédaction. Ils ont exprimé l'espofu-qu'il ,serait ac,ee(pté par la Turquie, car le territoine de Khotour a déjà été délimité par une commission anglo-cr-usse d'accord avec la Porte.

    Suivant l'ordre du jour, le Prési:dent demande qu'il soit donné commUJJJieation du résultat des pourparlers entre les Plénipotentiaires Russes et Anglais, relativement à la possession de Batoum.

    S. A. le Prince Gortchakow informe l'Assemblée qu'il est tombé d'aceord avec Lord Beaconsfield, soit pour le tracé du territoire de Batoum, soit pour la décision de faire de cette ville un port frane. Il est autorisé à ajouter que la Russie fera de Batoum un port essentiellement commerciai.

    Lord Beaconsfield ne désire pas moins que la question de la frontière soit

    renvoyée à la Commission de délimitation.

    Le Président regretterait ce renvoi, et que la question ne fUt pas vidée

    aujourd'hui meme. Il propose que ce soit la Commission de délimitation qui

    décide à la majorité des voix, et sans le eoncours des experts militaires.

    Cette proposition est acceptée.

    Le Président ouvre alors la discussion sur la proposition russe, que j'ai eu l'honneur de tranSiffiettre par mon rappo:rt n. 2105 (1), touchant les mesure;; à adopter pour assurer l'exécution des décisions du Cong:rès.

    S. E. Karathéodory Pacha ne se rend pas suffisamment compte de la portée de cette proposition. Les clauses du Traité ent:reront en vigueur dès qu'il sera signé, et le conk61e des commissions a été admis. S. E. ne vodt pas quel:les mesures H y aurait encore à adopter. La Porte c:roit avoir faH assez conna1tre 'la volonté de se conformer aux déciSiions qu'elle a acceptées. Aller au delà, équivaudra,it à dépasser <le but, et à ouvri:r la voie à des difficultés.

    S. A. le Prince Gortchakow voudrait avoir des garanties que le Traité ne restera par lettre morte.

    Le Président observe que la communication russe soulèverait moins de difficultés, si les Plénipotentiaires qui l'ont faite voulaient en exprimer les principes sous la forme de propositions. Mais le Prince Gortchakoff trouve qu'il n'y aurait guère d'autre forme à donner à la demande que l'Europe garantisse l'exécution des décisions adoptées par le Congrès.

    S. A. le Prince de Bismarck ne saurait répondre à cette demande au nom du Congrès, sans en recevoir le mandat. Il énonce cependant l'opinion de son Gouvernement en cette matière. Il ne croit pas que les Puissances entendent émettre un voeu inefficace, qui n'aurait pas de suite. Il va sans dire que tous les

    Plénipotentiailres comptent sur une exécution sédeus~e du T~raMé, et que },eurs GouVleDnements y V1€1lleront au moyen de leurs Représentants à Constantinople. Mais ce droit de surveillance, qui appartient aux hautes Parties contractantes, n'impliquerait pas, selon le Prince de Bismarck, le devoir pour elles d'aUer jusqu'aux moyens de coercition. Cha~cune des Puis,sances est libre, à ses flisques et périls, d'insister fortement pour l'exécution des dauses du Traité; mais la communauté des Puissances, camme telle n'est pas dans la méme situation. Le Prince de Bismarck ne croit pas dès lors qu'il y ait lieu à formuler un vote ayant en vue d'empécher des récidives. Le Congrès ne pourra faire qu'ur:;.e oeuvre humaine, sujette aux faiblesses humaines, et aux changementB que Dieu voudra permettre dans l'ordre politique. Aussi la première impression que le Prince de Bismarck a éprouvée en entendant la communication russe, a-t-elle été que ce dont an s'occupait, allait au delà des limites du possible. Toutefois, après l'explication fournie par le Prince Gortchakow, il ~croit qu'on pourrait satisfaire le désir de la Russie en disant, dans la rédaction finale du traité, que la totalité des articles de ce dernier forme un ensemble, et que les Puissances se réservent de veiller à san exécution, surtout au moyen de leurs Représentants à Constantinople, et d'aviser dans le cas où cette exécution serait insuffisante eu tardive. Le Prince de Bismarck pense que 'La Russie a eu surtout en vue la .protection d es chrétiens. Mais sans présumer l'inexécution du traité, il faudrait, le ~cas echéant, attendre que la Turquie se trouvat en défaut. En résumé, le Prince de Bismarck est d'avis que la situation n'exige pas une résolution du Congrès, dans le but de garantir l'exécution de ses décisions.

    Le Prince Gortchakoff répond que le Prince de Bismarck a précisement rendu la pensée des Plénipotentiaires Russes. Ceux-ci demandent que le Congrès, dans l'intérét de sa dignité, reconnaìsse que l'ensemble du Traité est placé sous la surveillance de l'Europe.

    Le Président pense qu'on pourrait peut-étre trouver une phrase générale dans ce sens.

    S. E. 1e Comte Schouvaloff dit que, d'après les antécédent,s, les promesses de la Porte n'ont pas toujours été entièrement remplies. Camme il s'agit de sauvegarder l'avenir, il propose que le Traité donne la forme la plus solennelle et la plus obligatoire à son exécution.

    S. E. Karathéodory Pacha prie le Congrès de se souvenir des observations qu'il a déjà faites plus haut. Il attendra, pour sa part, que les plénipotentiaires Russes formulent une proposition.

    Cette question reste donc encore en suspens. La Commission de rédaction, par l'organe de son rapporteur, communique à l'Assemblée la première partie de ses travaux. Je pense qu'H ~serait superfiu d'entretenk dès à présent V. E. des détaHs d'une rédact1on, dont j'aurai soin de transmettr'e en son temps 1e texte, dès qu'H aura été définitivement approuvé.

    La XVH séance du Cong,rès aura lieu demain, mercredi. J'ai 'l'honneur de joindre id l~e Protocole de ,}a XIII séance ...

    (l) Cfr. n. 276.

    (l) Cfr. n. 267.

    279

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 10 luglio 1878, ore 12.

    L'affaire de l'occupation de Chypre par l'Angleterre, moyennant son alliance défensive avec la Turquie, a soudainement éclaté ici avant'hier au soir. On s'at~ tendait à ce qu'elle fiìt portée, hier, devant le Congrès. D'accord avec le Comte De Launay, j'avais préparé une déclaration (l) faisant les plus amples réserves et renouvelant ce1les pour ·la Bosnie. Mais il paraìt que l'Angleterre n'entend pas en saisir 1e Congrès, conslidérant la chose comme un a1rrangement ,spéc1al entre elle et la Turquie. J'en ai longuement entretenu, hier, les Plénipotentiaires Français, qui en sont, comme nous, très affectés; mais ils ne voient rien à faire. L'Em,pel'leur de Russie en a été très ému, et a télég:raphié hier au Prince Gortchakow en demandant des explications. Lord Beaconsfie1ld a répondu ,qrue la ligue Alnglo-Turque n'engageait pas l'Aingleterre, pour le cas que les Tures ,se fooaient les agresseurs. J'en ai entretenu aussi Prince Bismarck, qui m'a d~t que cela était padalitement ,iJndifférent à l'AHemagne, laquelle n'avait besoin d'aucune ile.

    L'impression générale des hommes politiques ici est que le résultat du Cong;rès sera que les Puissances .semi-belligérantes, à savo~r ·l'Angleterre, J'Auttriche et la Rrusste, prennent leurs positìons pour une guer!l'e qui ne manquern pas d'éclater tòt ou tard entr'elles. L'alliance entre I'Autriche et l'Angleterre est très solidement établie. Les Russes s'expriment, à l'égard de l'Autriche, dans les termes d'une haine implacable. Cet avenir prépare d'excellentes occasions pour les Puissances qui sauront ne pas se compromettre par des act<es prématwrés (2).

    280

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 34. Parigi, 10 luglio 1878, ore 15,10 (per. ore 16,30).

    J'ai justement causé hier avec M. Dufaure de la cession de Chypre à l'Angleterre. Il en était frappé camme tout le monde. Sans expHquer toutefois la

  • Les Pléniuotentiaires d'Italie croient leur devoir de faire ici une déclaration. L'ItaliP. en acceptant l'invitation de se présenter au Congrès a eu le sentiment de venir coopérer à un grand but d'humanité savoir de contribuer au maintien de la paix, menacée par suite de complications qu'il est inutile de rappeler à votre souvenir. En venant remplir cette haute mission, !es Représentants d'Italie ont eu soin de mettre de còté toute vue intéressée afin d'aider plus efficacement au succès de la grande oeuvre du Congrès. Mais . . . . . . . . . . . faits se sont passés sur lesquels !es Plénipotentiaires d'Italie ne peuvent pas garder le sil~nce. II y a quelques jours. l'Autriche-Hongrie a reçu le mandat d'occuper la Bosnie et l'Herzégovine. Nous y avons ainsi que !es autres Puissances. Aujourd'hui les Plénipotentiaires de la Grande Bretagne nous annoncent l'intention de leur Gouvernement d'occuper l'ile de Chyure. En présence de ces deux faits nous croyons de notre devoir au nom de l'Auguste Souverain que nous avons l'honneur de représenter, au nom des intéréts de l'ltalie, de formuler nos plus amples reserves pour l'avenir ".
  • Sulla minuta conservata nell'Archivio Corti, c'è il seguente N. B.: «Il Principe Gortchakoff da me interpellato sulle sue intenzioni riguardo all'affare di Cipro mi rispose la Russia aveva la scelta fra due vie di condotta, il silenzio o la guerra, per ora sceglierebbe
  • la prima'>.

    nature de ses préoccupations et de ses craintes, il souhaitait vivement le retour de M. Waddington ne se trouvant pas à son aise dans l'interim des Affaires Etrangères. L'opinion de la presse et des personnes que j'ai vu dépuis hier paraìt partagée. Les uns se montrent heureux du coup de l'Angleterre qui nous donnera la paix mieux que le Congrès pùt le fa1re. D'autres en paraissent contrairiés et presque humiliés et déclament contre l'égoi:sme brutal de l'Angleterre. Il faudra quelques jours pour que l'opinion politique se forme et se prononce à l'égard de •ce gravce événement. Quant à la France eHe a pu désire·r évidemment de s'approeher de l'Egypte pour y contrecarrer l'influence anglaise. Le Due Décazes me disait l'année dernière que l'occupation de l'Egypte par l'Angleterre était le seul fait qui pourrait faire sortir la France de sa neutralité. (Voyez mon rapport politique no 110). Mais tout cela était dit pour plaire à la Russie dont le Due Décazes briguait ,a,lors la bienveiHanoe. Aujourd'hui les choses ont changé. Le parti républiicain tient à la paix. C'est son drapeau, son programme. S'il devait en tout cas s'allier à quelqu'uri l'Angleterre paraitrait devenir son alliée naturelle depuis ce qui vient de se passer dans ces dernières semaines et les avances que l'Angleterre lui fa~t. Or 'l'am:itié de l'Angleterre !ne sau1rait ètre compaUble avee l'oceupation de Tunis par ·la France. D'aill.Jeurs Ia question intértieure s'ag~ grave .id en mesure que l'on avance vers l'année 1880, époque à laquelle ilie reptennat expwe. Il n'est guère probable qu'on pense à se laneer dans Ies aventures avant d'avoilr •l'empla•cé Le Maréehal, ou prorogé ses pouvoirs. Une restauration monarchique se croi.rait, peut-etr,e, ·en devoir de le faire, ma•is il lui faudrait aussi pas mal de temps pour préparer les ressorts néeessaires et eonquéri.r l'appui de

    l'opinion publ,ique.

    (l) (2)
    281

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLJ ESTERI, CORTI, A BERLINO

    T. 440. Roma, 10 luglio 1878, ore 19.

    En présence de l'occupation de Chypre, il devient tout-à-fait urgent de ne pas négliger nos intérèts dans la Tunisie. Vous savez quels étaient les engagements du Cabinet Depretis avec le Député Mussi. Je voudrais donc l'envoyer, sans délai, à Tunis. Un ·congé que vient de me demander l·e ChevaHer Pinna m'en :lìournil'ait tle moyen 1sans donner l'éveil. M. Mussi i1rait ·comme chalrgé de la gestion du Consulat pour la par•tie poliJtique, en lai,ssant au ViJee Consul la pMtite admtrristrative et juridictionnel1le. H est bi•en entendu que cette mesure n'aurait qu'un caractère tCIITliPoraire, M. Mussi conservant sa position à la Chambre. Une mission de ce genre me paraìt indis1pensable, et comme elle ne préjuge aucune question de carrière, j'espère que vous y donniez votre app.robation. J'en ai parlé à Peiroleri, e•t il est d'avis que sous une ielle réserve on ne porte point atteinte aux diòlpositions règlementaires (1).

    (l) Con t. dell'll luglio, ore l Corti rispondeva: " Je ne puis que donner ma pleine approbation au projet de V.E. d'envoyer Mussi à Tunis avec la mission indiquée ».

    282

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 10 luglio 1878, ore 19.

    Dans la séance d'aujourd'hui frontière définitive d'Asie a été adoptée. On a ensuite approuvé la rédaction des articles du traité relatifs à la Bulgarie, à la Roumé1Ie Orientale, au Monténégro, à la Serbie, à -la Roumanie, ~au Danube et à la liberté religieuse. Il n'a pas été question de l'occupation de Chypre. Prince Govtchakow et M. Waddington ne manifestent point l'intention d'en saistr ,Je Congrès.

    283

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    T. s. N. Roma, 10 luglio 1878, ore 23.

    Je vous remercie de votre télégramme ,concernant la ,cession de Chy,pil'e (1). Le Général Cialdini me télé~raphie que M. Dufaure en est fr1liP!pé et vivement préoccupé. Un télégramme de Berlin, de l'Agence Havas, annonçait, aujourdJ'hui, qu'une proposition a été présentée en vue de c~éer pour la Turquie une Commission anglo-françai1se, chargée de pe11cevoir et d'administr~er les recettes. J'ai fait démentir ,cette nouvelle évidemment faoose, qui, dans l'état actuel, des es;prits en Italie, était de nature à produire une fàcheuse im\I)ression.

    284

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 32. Costantinopoli, 10 luglio 1878, ore 5,25 (per. ore 0,50 dell' 11).

    Affaires de Chypre définitivement réglées entre l'Angleterre et la Turquie moyennant un traité d'alliance offensive et défensive pour les possessions d'Asie. Sublime Porte accorde à la Grande Bretagne droi,t d'occuper admin~strati:vement et militairement l'ile de Chypre pour un temps indéfini. L'Angleterre s'engage de respecte1r les propriétés privées et de l'Etat, à ne porter aucune atteinte aux droits de la population musulmane, à prendre à sa charge toutes les dépenses de l'ad!ministration et à rembourser à la Sublime Porte excédent des recettes. Le Firman Impérial qui sanctionne cet accord a déjà été remis à l'Ambassadeur d'Angleterre.

    (l) Cfr. n. 279.

    285

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2108. Berlino, 10 Luglio 1878 (per. il 14).

    Le Congrès a résolu aujourd'hui, dans la XVII séanoe 1es points suivants, qure j'<indiquerni d'après l'ordre du jour.

    1

    l) L•es Plénipotentiakes Russes font la proposition cd-jointe (annexe l) relativement à l'art. XVilll qui restitue Khotur à la Perse. Cette restitution comprendrait la ville et le territoire de Khotu:r, tel qu'il a été délimJté rpar la commission mix~ anglo-'russe. S. E. Karathéodmy Pacha déclar·e que s:i iLa Commission a en ·effet fixé !le t.racé ai:nsi indiqué, les Plén1poten.tiai,res Tures n'ont plus d'objeotion à fatve à ce sujet.

    2) La Commission de délimitation donne connaissance de la décision qu'elle a adoptée pour le tracé de la frontière au Sud de Batoum. La ligne qui a été établie se tient entre les tracés proposés par la Russie et par l'Angleterre, et laisse OUi à la première de ces Puissanc:es. Le Congrès sanctionne Ia décision prise par la Commission de délimitation.

    3) Les Plénipotentiaires Russes font une proposition pour régler les termes de la remise, aux intéressés, des territoires détachés de l'Empire Ottoman en vertu de l'ord11e des •choses établi par le Congrès (ann.exe Il). Lo:rd Salisbury trouve que, seJ.on toute jusUce, 1es troupes Ottomanes devra.ient évacuerr 1es territoives cédés qu'eUes oceupent encore, au meme moment où Ies Russe's se ret•ireront de ·1eur còté des provinces qu'd•ls doivent quitter. Le Président p.ropose cependant de limiter ce•tte obligation de •retra.ite simultanée à 'la Serbie et au Monteneg;ro, sans l'appliquer à la Turqui1e d'A,s1e, et il demande .en outre qu'une dlizaine de jouvs de •plcus soi't accordée aux Ottomans, là où H y aura des archives à empo11ter, des arsénaux à vider, et des 'inventai•res à dresser. L'Assemblée accepte cette proposition.

    4) Les PlénipotentiaJres Ottomans présentent une proposition (annexe III) par laquelle iJl.s signalent la necessité de maintenir les stipulat.ions de 'l'art. V du Traité de Santo Stefano pour la par•tie du Sandjak de Sofia qui Jlera partie de l'a Pr:incipauté de Bulgarie. S. E. le Comte Schouvaloff, voulant éviter d'en revenir à l'article X, qui a déjà été omis, est d'avis qu'il suffirait que le Gouvernement Russe donnàt à ses officiers l'instruction de tenir compte des observations présentées par les Plénipotentiaires Ottomans. Le protocole ferait mention de cette circonstance. Le Président remarque qu'on pourrait conserver la seconde partie de l'article X. Le Comte Schouvalow, propose alors de confier à la Commission Européenne le soin du tracé d'une route militaire.

    5) S. E. Karathéodory Pa.cha !demande que la ce.ssion faite parla Porte d'une partie de son territoire, doive impliquer le transfert d'une part afférente de la Dette Ottomane. Les P.Jénipoten.tiaires Russes invoquent le Droit de co:nquète,

    et s'étonnent qu'une pareille proposition ait été faite. Lord Salisbury trouve qu'une semblable doctrine n'est pas conforme au droit international. Le Président constate cette d!ivergence et l'impossibilité de réuni,r une majorité pour décider la question. Il déclare qu'on se bornera dès lors à faire mention dans le protocole de la proposition et du refus.

    6) S. A. le Prince Gortchakoff donne lecture de la proposition qu'il a préparée en ~conformité de I'invitation qui lui en a été faite hier par J,e Congrès (annexe IV}.

    Le Président remarque que si le Prince Gortchakow tient à une déclaration internationale à insérer au Protocole, et s'il faut provoquer un vote de la part du Congrès, il conviendrait de scinder sa proposition. La première partie en serait probablement acceptée, tandisque la seconde donnerait lieu à des doutes. En effet la première partie, impliquant une surveillance et un contròle, devrait, selon le Prince de Bismarck, étre interprètée dans ce sens, que les Gouvernements enverraient des instructions à leurs Représentants à Constantinople; tandisque la seconde partie, en déclarant que le cas échéant on se réserve de s'entendre, n'impliquerait pas, il est vrai, un accord pour une action déterminée; mais pourrait donner Heu, de la patrt de te11e ou tel1e auttre Puitssance, à une attJtude qui, dans des circonstances données, irait peut ètre au delà d'une sim[ple action d'i[plomatique.

    Les avis qui se manifestent de plusieurs còtés sont différents. Le Prince Gortchakow voudrait qu'on sauvegardàt la dignité du Congrès au moyen d'une déclarration, le Comte Andrassy proposerai't d'en confier le soin au Comité de rédaction, dont 1e rapporteur, M. Desprez, décla,re cependa,nt qu'i'l s'agit d'une question trop grave, pour que ti.' Assemblée puisse la renvoyer 'Si:mplement au Comité de ~réda!Ction.

    Le Président déclare alors que, du moment où la proposition russe devra etre votée, il faudra la remettre au Secrétariat, afìn que celui-ci la fasse imprimer.

    7) S. E. le Comte Schouvalow appelle l'attention du Congrès sur un point de la chaine des Balkans, Schipka, qUi a été le théatre d'une lutte héroi:que, dont les exploits pourront étre égalés, mais jamais dépassés dans l'histoire. Des milliers de soldats y sont enterrés. Il demande que, de ce point des BalkarrlJS, 001 fasse un endroit où le canon ne pourra jamais plus gronder. Cet endroit devra étre déterminé par la Commission Européenne.

    S. E. Karathéodory p,acha déc1are que nulle pa~rt le cr'espect die~s morts n'ex~ste au méme dégré qu'en Turquie. S'i,J s'a,g,it d',un cimetière en honneurr des soldats qui sont tombés à Schipka, il donne son consentement; mais quant au point à fì:x:er il doit faire ses réserves.

    S. E. Mehemed Ali Pacha consent de méme en réservant ce qui a trait à la question stratégique. On ne peut pas savoir d'avance si le canon ne grondera plus dans ces régions.

    Le Président exprime l'avis, que le Congrès recommande au Sultan d'accueillir une proposition inspirée par des sentiments que l'Europe entière partage. C'est tout ce dont on pourra faire mention dans le protocole.

    S. E. Karathéodory Pacha adhère à la proposition, pourvu qu'on n'indique pas un point spécial.

    S. E. l~ Comte Schouyalow fait encore observer que, pour ce qui concerne le point meme de Schipka, la questi:on n'est pas résolue, de savoi>r à qui il appartiendra. Cela dépendra du résultat des travaux de la Commission.

    8) S. E. M. Desprez, en sa quaiité de n1.pporteur, rend compte du travail de la Commission de Rédaotion.

    Le Congrès approuve le texte des articles du nouveau Traité concernant: la Principauté de Bul,garie, la P1rovince qui prendra Ie nom de Roumélie Odentale, la Pri!l"wipauté de Serbie, la Principauté de Roumanie, la navigation du Danube, la Bosnie et l'Herzégovine, la Liberté re1igieuse, etc. etc. J'enverrai plus tard un exemplaire imprimé de ces articles. En attendant je dois mentionner ici quelques observations.

    Par Ies dépeches n. 3 et 4, que V. E. à adlressées le 28 ~e·t 2,9 juin dernier à

    S. E. M. le Comte Corti (1), l'attention des PlénipotentiaiJres était appelée sur la question de la libedé civile et Teiligieuse, notamment dans J,a Bulgari·e, en Serb1e et en Roumanie. Le Congrès en avait déjà fixé les principes. Il ne resta1~t au Comité de Rédaction qu'à les formuler.

    Néanmoins, comme Membre de la Commission, je n'ai pas manqué de faire valoir les arguments développés dans les dépeches susmentionnées, et de proposer une formul'e conforme à celle .indiquée par V. E. Cette formul.e a été discutée; mais tous •les autres Plén.ipotentiakes faisant parHe de la Commission, ont été d'avis que la proposition présentée par S. E. M. Desprez offrati,t déjà toutes les garrunties néoessaires. Je joins ici un ·e~emp1ai·re de oet article (anne~ V), qui est reprodui.t dans le Thaité pour les autres Principautés. En outre, une clause analogue s-etra insérée dans le Traité s'appliquant à l'Empire Ottoman pris dans son .ensembJ.e (annexe VI).

    Malgré ces articles, et vu la condition spéciale dans laquelle les Israélites se trouvent, notamment en Roumanie, j'ai proposé une déclaration interprétative, de la teneur suivante: • en vertu du traité de Berlin, les Israélites (de la Roumanie etc.), pour autant qu'ils n'appartiennent pas à une nationalité étrangère, acquièrent de plein-droit l·a nationa1ité (Roumaine etc.) •. Dans la séance d'.aujourd'hui, ma proposition a été présentée au Congrès. Le Président a fait remarquer que la Commission de rédaction, chargée de formuler les décisions du Congrès, ne pouvait plus les modifier. On se bornera donc à mentionner mes observations dans le Protocole.

    D'apl!"ès l'avant :dernd:er a'linéa de l'artide reproduit dans l'anne~e • 1es droits acquis à la France s:ont expressément réservés, et il est bien entendu qu'aucune atteinte ne saurait etre portée au statu quo dans les Lieux Saints •.

    Pour b~en étab1ir qu'on ne saurait ·en faire découler un droit de protection exclusif pour la France, S. E. le Comte Corti a proposé d'ajouter les mots suivants • 1e statu quo :s:era aussi maintenu en ce qUJi concerne la situation des autres Puissances à l'égard des Lieux Saints •.

    Le P:résident a fait à ce sujet la meme réfle~on; à savo:k, qu'il ne pouVlait etre rien changé au texte du traité, et que dès lors l'observation du Comte Corti serait consignée au Protocole.

    Ci joint le protocole de la XIV Séance. La prochaine réunion du Congrès aura lieu demain.

    ALLEGATO I.

    PROPOSTA DEI PLENIPOTENZIARI RUSSI CIRCA L'ARTICOLO XVIII DEL TRATTATO DI S. STEFANO

    La vallée d'Alaschguerd et la ville de Bayazid, dont l'annexion à la Russie avait été consentie par Sa Majesté le Sultan par l'artide XIX du Traité de San Stefano, restant à la Turquie, il a été subséquemment convenu entre les Gouvernements de Russie et de Turquie, que la Sublime Porte, en échange de ces territoires, restituera, de son còté, à la Perse la ville et le territoire de Khotour, tel qu'il a été délimité par la commission mixte anglo-russe.

    ALLEGATO II.

    PROPOSTA DEI PLENIPOTENZIARI RUSSI

    Le Traité de San Stefano n'ayant été que préliminaire, et les remaniements territoriaux qui y ont été stipulés ayant du subir des modifications et recevoir la sanction de l'Europe, des termes n'y avaient pas été fixés pour la remise aux intéressés des territoires détachés de l'Empire Ottoman, mais qui se trouvaient encore occupés par les troupes Turques. '

    Aujourd'hui que les Grandes Puissances sont tombées d'accord sur les nouvelles délimitations, il semble urgent de fixer un terme pour l'entrée en vigueur de l'ordre de choses établi par le Congrès.

    La haute Assemblée s'étant entendue sur les époques auxqueHes devont etre évacués les territoires à restituer à Sa Majesté le Sultan, il devient nécessaire de stipuler aussi, que les localités qui doivent etre détachées de l'Empire Ottoman et se trouvent encore au pouvoir de la Porte soient évacuées et remises à qui de droit dans des délais déterminés.

    La fixation de ces termes, pour chaque cas spécial, pourrait etre abandonnée à la Commission de rédaction.

    ALLEGATO III.

    PROPOSTA DEI PLENIPOTENZIARI TURCHI

    Les Plénipotentiaires Ottomans attirent l'attention de cette haute Assemblée sur l'artide X du Traité de San Stefano dont il est indispensable de garder les stipulations pour la partie du Sandjak de Sofia qui fera partie de la Principauté de Bulgarie, vu que la configuration du terrain s'oppose à construire d'autres lignes de communication que celles qui existent entre les kazas de Rahmanli, Ihtiman et Pazardjik d'un còté, et les kazas de Prichtina et Uskup de l'autre còté.

    ALLEGATO IV.

    PROPOSTA DEI PLENIPOTENZIARI RUSSI

    L'Europe ayant donné sa sanction la plus solennelle et la plus obligatoire aux stipulations du Traité de Berlin, les hautes parties contractantes envisagent la totalité des articiles du présent acte comme formant un ensemble de stipulations dont ,elles s'engagent à contròler et surveiller la mise en vigueur en insistant sur une exécution complète conforme à leurs intentions.

    Elles se réservent de s'entendre au besoin sur les moyens propres à assurer un résultat que ni les intérèts généraux de l'Europe, ni la dignité des grandes Puissances ne leur permettent de laisser invalider.

    ALLEGATO V.

    COMMISSION DE RÉDACTION

    Article...

    Roumanie. -Les hautes parties contl'adantes reconnaissent l'indépendance de la Roumanie en la rattachant aux conditions exposées daJns les deux articles suivants.

    Article...

    En Roumanie la distinction des croyances religieuses et des confessions ne pourra ètre opposée à personne comme un motif d'exclusion ou d'incapacité en ,ce qui concerne la jouissa,nce des droits civils et politiques, l'admission aux emplois publtcs, fonctions et honneurs et l'exercice des différentes professions et industries dans quelque localité que ce soit.

    L'exercice et la pratique extérieure de tous les cultes seront entièrement libres pour tous les ressortissants de l'Etat roumain aussi bien que pour les étrangers ,et aucune entrave ne sera apportée soit à l'organisation hiérar,chique des différentes communions soit à leurs rapports avec leurs chefs spirituels.

    Les nationaux de toutes les Puissances commerçants ou autres, sans distinction de religion seront traités en Roumanie sur le pied d'une parfaite égalité.

    Artide...

    La Principauté de Roumanie rétrocède à S. M. l'Empereur de Russie la portion du territoire de la Bessarabie détachée de la Russie en suite du Traité de Paris de 1856, limitée à l'ouest par le thalweg du Pruth, au midi par le thalweg du bras de Kilia et l'embouchure de Stary-Stamboul.

    Article...

    Les ìles formant le Delta du Danube ainsi que l'i,le des Se11pents, le Sandjak de Toultcha comprenant les districts (Cazas) de Kilia, Soulina Malmoudié, Isatcha, Toultcha, Matchin, Babadagh, Hilrsovo, Kustendj,e, Med:iidié, sont réunis à la Rouman1e. La Principauté reçoit en outre le territoire situé au Sud de la Dobroutcha jusqu'à une ligne ayant scn point de départ à l'Est de Silistrie et aboutissant à la Mer Noire au Sud de Mangalia.

    Le tracé de la frontière sera fixé sur les lieux par la Commission Européenne instituée pour la délimitation de la Bulgarie.

    Article...

    La qucstion du pa,rtage des eaux et des pécheries sera soumise à l'arbitrage de la Commission Européenne du Danube.

    Artic1e...

    Aucun droit de iransit ne sera prélevé en Roumanie sur ,les marchandises traversant la Principauté.

    Article...

    Des conventions pourront étre conclues par la Roumanie pour régler les privilèges et attributions des Consuls en matière de protection dans la Principauté. Les droits acquis resteront en vigueur tant qu'ils n'auront pas été modifiés d'un commun accord entre la Principauté et les parties intéressées.

    Article...

    Jusqu'à la conclusion d'un traité réglant les privilèges et attributions des Conslll1s entre la Turquie et la Roumanie, les sujets roumains voyageant ou séjournant dans l'Empire Ottoman et les sujets ottomans en Roumanie jouiront des droits garantis aux sujets des autre,s Puissances Européennes.

    Article...

    Le tribut de la Principauté de Roumanie sera capitalisé et le taux de cette capitalisation sera fixé par les Représentants des Puissances à Constantinople d'accord avec la Sublime Porte.

    Article...

    En ce qui concerne les entrepdses de travaux publks et autres de méme nature la Roumanie sera substituée pour tout le territoire cédé aux droits et obligations de la Sublime Porte.

    ALLEGATO VI.

    COMMISSION DE RÉDACTION

    Article...

    La Sublime Porte ayant exprimé la volonté de maintenir le principe de la liberté religieuse en y donnant J',extension la plus large les parties contractantes prennent acte de cette déclaration spontanée.

    Dans toutes les parties de l'Empire Ottoman la différence de religion ne pourra étre opposée à personne comme un motif d'exclusion ou d'incapacité en ce qui concerne l'usage des droits dvils et politiques, l'admission aux empilois publics, fonctions et honneurs et l'exercke de toutes les professions et industries dans quelque localité que ce sodt. Tous seront admis sans distinction de religion à témoigner devant 1es tribunaux.

    L'exeTcice et la pratique extérieure de tous les cultes seront entièrement libres et aucune entrave ne pourra étre apportée soit à l'organisation hiérarchique des différentes communions, soit à leurs rapports avec leurs chefs spiritue1s.

    Les ecclésiastiques, les pélerins et les moines de toutes les nationalités voyageant dans la Turquie d'Europe et d'Asie jouiront des mémes droits, avantages et privilèges.

    Le droit de protection officielle est reconnu aux agents diplomatiques et consulaires des Puissances en Turquie tant à l'égard des personnes susmentionnées que de leurs établissements religieux, de bienfaisance et autres dans les Lieux Saints et aiUeurs.

    Les droits acquis à la France sont expressément réservés et il est bien entendu qu'aucune atteinte ne saurait étre portée aux status quo dans les Lieux Saints.

    Les moines du Mont Athos quelque soit leur pays d'origine seront maintenus dans leurs possessio~s et avantages antérieurs et jouiront sans aucune exception d'une entière égalité de droits et prérogatives.

    (l) Non pubblicati.

    286

    IL CONSOLE A SALONIGCO, TRABAUDI FOSCARINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 209. Salonicco, 10 Luglio 1878 (per. il 16).

    V'enne j-er.i a v~sita,rmi certo Osman bey, pi'opr~etal1io di Debra di passaggio in Salonic·co, il quale si dice, abbia molta influenza nei suoi compatriotti di quella t11ibù. Egli mi disse ·Che arndav;a a Costantinopoli onde r1Lev;rur·e qua•lli fossero 1e ·iJilltenZJioni del GoVIer.no deHa Sublime Borta per H suo paese, pokhè questi è deoi.:so a prender 1e armi, •ed unitamente a tutte .1e ·altre t11ibù ·alban,esd oppor.s,i 'a qua!lunque estensione deHa Bulgar;1a o de11a Serbia a danno deii paesi dii Macedonia •e d'A1bani1a; mi dliss.e che l'·accordo generale degli Albanesi ha intelligenze .arnche al ·di là del Varda~r ·in Kumanova, Vranj•a, ~a111altow, ·e fino m Nissa, e che •in tutto form€l!'ebbero una forZJa di 130 m~1a uomind léllrmati. Aggmnse che .se ,ill Governo Ottomano 1i guarenUrà da queUe temute eventua·1ità, la Debra è pronta 'a sostenerlo; ma se il •caso fos3e d!ive11so, è ,]n1Jenzione dei Deb11iot1Ji, nei qualti mi disse, vivono ·l·e .ant1che memor1e itald:ane, di •porsi sotto la rflutel,a dell'Lta1Li,a, 1an.z.i dti darsi ad essa.

    Questo Osman bey è stato presentato non ha molto al Sultano, e la sua influenza pare sia tenuta in conto dai Pascià di Monastir, e dalle autorità locali.

    Io nell'ascoltarlo èon molto riguardo mi tenni però sulle generali. Ho risposto che attualmente il Congresso sta occupandosi del benessere di queste popolazioni. L'Itali'a 'aver •avuto ,per un'ka mi·11a •costante di procurare un pacifico accordo; •e 'che quant'o a queste popoLazioni vuole vederne migliorate le ·condizioni, e stabiliti sempre meglio i suoi rapporti di buona amicizia e vicinanza. In:s1stendo egti nel suo d!ire dti un'annes3ione osservai che questa idea a me 11iusciva nuova, e che non è D.,ffile mie attrdbuz1oni d!i occuparmene.

    Av·endomi poi detto che ·a Costa,ntinopo1i andrebbe aLl<a Subliwe Porta, ed anche al!1a Legazione d'Itailia, g1i risposi che recandosi al!1a sede del Governo ottoma:no ·io speravo ·che dalila SubLime Porta constat•erebbe ilntenzioni fuvorevo1i al benessere del suo .pa•ese.

    Non feai 'aLcuna a1tra ,anusione; e nel parti,rs[ •e•glii, feci voti per la ltrdbù di Debra e per i suoi Capi. Egli partirà domenica 14 corrente per Costantinopoli.

    287

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 3·9. Parigi, 11 Luglio 1878, ore 15,40 (per. ore 17,20).

    La presse républicaione qui représente et souti•ent la sttuation actueHe des choses se prononce d'une manière vive et très amère contre la conduite de l'Angleterre. O n va jusqu'à dire que si la cession de Chypre était soumise au Congrès l'es délégués :llrança1is n'aura<ient qu'à se retirell'. La presse modérée au

    contraire, et notamment la presse bonapartiste, s'en montre fort satisfaite et

    célèbr,e sur tous Ies tons ~ce mi'I'acle d'habHeté an~laise.

    On fait courir ,Je bruit que l'ItaUe à son tour ocouperait l'ile de Candie.

    288

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 11 luglio 1878, are 18,30.

    A la séance d'aujourd'hui j'ai soumis au Congrès, au nom de l'Italie, de la France et de la Grande Bretagne, la proposition suivante: • Les Puissances représentées au Congrès sont d'avis de recommander à la Sublime Porte l'institution à Constantinople d'une Commission financière, composée d'hommes spéciaux, nommés par les Gouvernements respectifs, et qui serait chargé d'examiner les réclamations des porteurs de titres de la Dette Ottomane, et de proposer les moyens !es plus efficaces pour leur donner la satisfaction compatible avec la situation financière de la Sublime Porte ». Le Plénipotentiaire Turc a déclaré que le Gouvernement Ottoman ferait tous !es efforts pour satisfaire à ses engagements, dans les limites du possible. Mais il ne pouvait assumer aucun engagement. Notre proposition a été adoptée à l'unanimité par les Plénipotentiaires des grandes Puissances, et sera insérée au ProtocolP. C'est tout ce qu'on a pu obtenir afin d'avoir l'approbation du Congrès. On a ensuite supprimé la capitalisation des tributs de la Roumanie et de la Serbie. Et on a continué la lecture des articles du Traité, qui a été presque terminée. Dema:n séance. On croit toujours que le Traité sera signé samedi prochain.

    289

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. CONFIDENZIALE 587/101. Londra, 11 luglio 1878 (per. il 15).

    Col mio telegramma n. 123, (l) di ieri l'altro, ho partecipato a V. E. l'annunzio fatto ai due rami del Parlamento Inglese della Convenzione stipulata in data del 4 g;iugno ultimo <tra la Turchia e la Gran Bretagna, e che ,consacra fra queste due potenze un'aileanza diftmSiiva in caso di ulteriori tentativi deila Russia contro <i possessi dell'Impero Ottomano in Asia. In v~rtù della medesima la Porta cede fin d'ora all'Inghilterra il Governo dell'isola di Cipro ~ed 'assume dmpegni positivi per assicurare maggiori ga,ranzie di buona amministrazione

    alle popolazi0111i crJstiane ed aUe altre che abitano l!a par·te asLattca dell'Impero.

    L'E. V. deve aver ricevuto ·col mio Tll!PPorto dii ieri (n. 101 S.P.) (l) il testo di

    quella convenzione unitamente alla ·corri:spondenza ·che vi ,si :riferisce e che ebbe

    luogo tll'a Lord SaUsbury e Sk H. A. Layard Ambasciatore d'Inghilte!1ra a Co

    stantinoi[)oli. Così non oecorre che io svolga maggiol'mente le disposizioni di

    quella conv•enzione che ha .già avuto un princ~pio di esecuzione ·colla nomina del

    Governatore e col prossimo invio di dieci mila uomini nell'Isola di Cipro.

    Ciò detto io procurerò di soddisfare al desiderio espressomi da V. E. col

    suo tele~amma del 9 luglio (1), di .conoscere le spiegazioni ·che posso essere in

    grado di fornirle su quell'avvenimento che ha destato non poca emozione in

    tutta l'Europa.

    Da qualche tempo si presentiva che Lord Beaconsfield preparava una sorpresa in occasione del Congresso e che egli non. sarebbe rimasto sotto il peso dei rimproveri che da ogni parte gli si facevano, specialmente in seguito alla rivelaztoo·e del Memorandum SaLisbury Schouwaloff di essere stato troppo amrendevole verso la Russia, dopo avere mostrato tanta fierezza coi minacciosi ed imponenti armamenti marittimi dell'Inghilterra e col chiamare le truppe indigene dell'Impero dall'India per portarle presso al teatro delle ostilità.

    Da qualche tempo si sussurrava anche dell'isola di Cipro come di un compenso che si sarebbe preso l'Inghilterra. Ma una tal voce succedeva ad altre che non si erano avverate. Così per l'addietro fu questione dell'Isola di Mitylene, posC'ia di quella di Oandia; ma l'occupazione di quest'isola avrebbe avuto per eff.etto di irritare la Grecia, che si voleva anzi tenere amica, peTchè anch'essa aspira al possesso di Candia. Non s'ignora che più volte la occupa:z.ione dell'Egitto fu dai principe di Bismarck offeT.ta al:l'Inghilterra (V. il mio rapporto del 16 marzo p. p. S. P. n. 27), ma questa sempre declinò il peTicoloso dono che poteva inimicarle la Francia, ed anzi dichiarò spontaneamente a questa che non aveva nessun pensiero di annessione di quel Vice-Reame, come ne informai nel tempo codesto Ministero.

    Ma l'isola di Cipro come posizione marittima militare fu però sempre ambita, e non v'è da maravigliare che sopra di essa si sia fermata la scelta dell'Inghilterra.

    Le aspirazioni del Governo Britannico al protettorato della parte Asiatica dell'Impero Ottomano, e che vengono a realizzarsi mediante la convenzione sono un fatto •che aecennai (V. il mio T81lJporto de'l 6 giugno p. p. N. 82 (2) e che :si maturò tostochè il Marchese di Salisbury assunse la direzione degli Affari E!steri

    H di lui predecessore il Conte di Derby sembrava dare assai poca .importanza alla comunicazione colle Indie per la via dell'Asia Minore, per cui non si curava molto che la valle dell'Eufrate cadesse sotto il dominio della Russia. Egli mi parlò una volta in questo senso e ciò destò in me non poca meraviglia della quale io feci parte a codesto Ministero col mio rapporto del 27 novembl'e 1877 (S. Pol. N. 235). Ma tale non €["a il pensieTo di Lord Beacon:sfieiJ.d, come si può scorgere dal di lui discorso del quale resi conto a codesto Ministero col

  • Non pubblicato.
  • Cfr. n. 164.
  • mio rapporto del 10 aprile rp.p. (S. Pol. N. 40) (1). SUI1rogato -che fu Lord Derby dal Marchese di Salisbury, l'andamento della questione mutò intieramente, ed anzichè abbandonare la parte asiatica dell'Impero Ottomano alla Russia, l'Inghilter.ra si prese per norma di sua politica que1la di asstcurarre i possessi del Sultano in Asia, mentre della parte europea dell'In]!pero Ottomano si disponeva ~n modo asSaJi più larrgo purchè CostanbnopoH dmanesse sede dell'Impero, e ·che a questa metropoli fosse annesso un te.rl'itorio abba1stanza este!31o e convenientemente disposto per costituirvi una efficace di:flesa. (Vedi i rotei ·rapporti del 2, 8 e 21 maggio p. p. N. 50, 55, 67 (2) e del 6 giugno anzi accennato).

    L'atteggiamento belltcoso prew dall'Inghiltenl'a dopo che Lord Sal.risbury diresse il Foreign Office rendeva la Russia più pieghevole sul trattato di San Stefano, che dessa prima si rifiutava di sottoporre intieramente al Congresso. Il principe di Bismarck offrendosi come moderatore tra la Russia e l'lnghi1lterra venne secondato nel suo intento pacifico dallo spirito di conciliazione del Conte Schouva1off, H quale senza tral<ascial'e di vivamente s01stenere gli interessi del proprio Governo, capì a quali pericoli sarebbe esposta la Russia ove la guerra scoppiasse tra quelle due potenze. Il Conte Mtinster :fece per qualche tempo a nome del p.rin;cipe di BismaTck l'intermediario tra il Marchese di Sa1isbury ed il Conte Schouvaloff, ·i quali, dopo difficili negoziati, giunsero a fol'mulare ii celebre memorandum svelato da una colpevole indiscrezione, da quanto si dice, e che doveva servire di mutuo impegno o per meglio dire di norma alla Russia ed all'Inghilterra nelle discussioni del Congresso, il quale in grazia di quel compromesso potè essere convocato.

    Ma l'Inghilterra mentre si mostrava molto arrendevole nel memorandum aveva però colla convenzione del 4 giugno tenuta segreta, preso le sue misure affinchè i suoi interessi propri fossero tutelati.

    Intanto si aprì il Congresso. Le principali parti di questo gran spettacolo erano certamente per l'innanzi concertate; la Russia cede da una parte, ma ottiene dall'altra; l'Austria si risolve a prestare il concorso delle sue truppe per tranquillizzare e civilizzare la Bosnia e l'Erzegovina e per porre un argine all'ambizione slavo-russa; si mutila la Rumania; si danno alcune spoglie al Montenegro e alla Servia e si lasciano alcune briciole di speranza alla Grecia. Intanto l'Inghilterra che si era presentata come sostenitrice dei diritti dell'Europa sembra dimenticare i proprì interessi e compromettere il prestigio della propria potenza, quando tutto ad un tratto, e mentre lo spettacolo del Congresso tocca al suo termine, ha luogo il gran coLpo di Teatm, cioè l'annunzio, al Parlamento Inglese della Convenzione Turco-Britannica, che fa dell'Inghil

    terra la rprotettrice della Tul'chia Asiatica e che le dà in pegno la rposizione importante dell'Isola di Cipro.

    Alcuni pretendono che le principali potenze non fossero inconsapevoli dei preparativi di questa scena. Non lo potrei asserire, ma è certo che si prevedeva qualche cosa, come già lo accennai. Si dice anche che nei circoli degli affari se ne ebbe vento. Comunque sia questa Convenzione ha prodotto un

  • Cfr. n. 67.
  • Cfr. nn. 110, 122 e 140.
  • 318

    grande effetto sul pubblico, prima di sorpresa, quindi, bisogna dirlo, di soddisfazione nella maggioranza del paese.

    Col Congresso, il di cui pacifico esito non si mette pm m dubbio, si spera almeno di avere la prospettiva della guerra allontanata per qualche tempo; colla convenzione Turco-BTitannica l'Inghilterra estende la sua influenza diretta sopra tutta l'Asia Minore; continua a dominare l'Egitto senza averne il peso della amministrazione, estende la sua azione sulle isole dell'Arcipelago e specialmente su quella di Candia, di cui i plenipotenziari inglesi si sono astenuti di

    provocare l'annessione alla Grecia. Infine l'Inghilterra difende con questa sua

    nuova posizione le sue due principali linee di comunicazione colle Indie, cioè

    il Canale di Suez e la via dell'Eufrate. Già si parla del progetto di ferrovia

    che deve unire le sponde del Mediterraneo con quel fiume ed il Golfo Persico,

    si parla di molti altri progetti ,per dare sfogo ai ,capitali inglesi che stanno dia

    molto tempo giacenti ed aspettano tempi calmi per essere utilizzati. Alcuni già

    credono alla realizzazione completa del Romanzo Tancredi o la nuova Crociata.

    che pubblicava trenta anni sono Lord Beaconsfield, quando era per molto tempo

    ancora il signor Disraeli, romanzo nel quaLe egli pro:llet;izzava che la Regina

    d'Inghilterra sarebbe diventata un giorno Imperatrioe delle Indi'e e deH'Asia

    M,i,nol'e, compiendo in tal modo l'opera invano tentata da Alessandro il Grande.

    L'esuberante popolazione dell'Inghilterra troverà certamente in quelle regioni

    un nuovo campo offerto alla sua vigorosa attività. Senza dubbio sotto una tale

    azione risorgerà la prosperità dell'Asia Minore, ora così desolata, mentre nei

    tempi antichi era così florida, e se questo nuovo incremento della sterminata

    potenza dell'Inghilterra può destare delle apprensioni, tuttavia non si può

    negare che la sua influenza tornerà a vantaggio della civilizzazione.

    L'oppa::;izione però non si acqueta di questo trion:llo del Conte di Beaconsfield; essa pretende che seguendo la di lei politica si sarebbe ottenuto un risultato non meno vantaggioso, risparmiando una spaventevole effusione di sangue e la rovina delle più ricche provincie dell'Impero Ottomano. Il protettorato 'SUlla Turchia, dice la opposizione, richiederà molti sacri<fizì pe[" parte dell'Inghilterra, metterà questa in contatto quasi diretto colla Russia, e perciò la esporrà a pericolose collisioni.

    Si rimprovera anche ai plenipotenziari inglesi che hanno fatto proclamare la libertà di religione in Rumania, in Servia in Bulgaria e nelle altre provincie Turche, di non aver detto una parola in favore della stessa libertà per le provincie che stanno sotto la dominazione Russa. Alcuni animati da sentimenti cavallereschi sono quasi dolenti perchè l'Inghilterra e l'Austria abbiano fatto acquisti effettivi senza aver avuto l'onore di sparare un colpo di fucile, e raccolgono il frutto del sangue sparso nella luttuosa guerra tra la Russia e la Turchia. Si è fatto un buon affare, dicono essi, ma non si è fatta una conquista.

    Altri temono il risentimento della Francia, che vede inopinatamente ingrandirsi la potenza della sua rivale nel Mediterraneo. Ma già si parla di compensi per la Francia, si pronunziano i nomi di Siria e di Tunisi; non potrei dire con quanto fondamento.

    Intanto il vero sovrano dell'Inghilterra, la City, è soddisfatta e prepara, da quanto si dice, un ingresso trionfale a Lord Beaconsfield al di lui ritorno.

    Con tuttociò la questione orientale rimarrà tuttiDra per molto tempo aperta. In un avvenire forse non lontano, altre peripezie sorgeranno ancora ed intanto l'Italia può prepararsi a cogliere l'occasione per migliorare la sua posizione.

    Ma per poter parlare con efficacia ci vogliono, oltre un forte esercito, una marina rispettabile, una finanza ordinata, solida e che ispiri fiducia all'Estero, ci vogliono dico, anche buone e sicure alleanze. Sopra quest'ultimo punto gli avvenimenti testè svolti non hanno mutato, anzi hanno confermato in me l'opinione che io esprimeva in proposito nel mio rapporto del 25 maggio 1876 (S. Politica N. 8), fin dali primi giorrn.i in cui venni ·a Londra a rappresentare il Re Vittorio Emanuele II, di gloriosa memoria, presso la Regina della Gran Bretagna, l'opinione cioè che, tutto calcolato, l'Inghilterra è fra tutte le potenze quella che a noi principalmente conviene di tenersi amica.

    (l) Cfr. n. 275.

    (l) (2) (l) (2)
    290

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2109. Berlino, 11 luglio 1878 (per. il 17).

    La XVIII Séance a commencé aujourd'hui par la discussion de l'importante proposition russe dont le but était d'obtenir de la part des Puissances représentées dans Ie Congrès une garanUe solennelile qui a:-:1surerwit l'·exécution du nouveau Traité. J'ai eu l'honneur de transmettre hier le texte de cette proposition (annexe n. IV à mon ·rapport politique n. 2t108) (1). A toute bonne fin

    j'envoie de nouveau ci-joint un exemplaire de cette proposition (annexe I du présent trapport).

    S. E. le Comte Andràssy trouve superfiu d'établir une sanction plus solennelle et plus obligatoire: il préférerait de commencer par les mots • Les hautes Parties contractantes... jusqu'à la fin de la phrase, et d'omettre tout le second paragraphe.

    Lord Salisbury va plus loin. Il ne comprend guère le but de la proposition nouvelle, et il ne pourrait signer ce qu'il ne comprend pas. Il lui semble que la signature est par elle meme un engagement solennel.

    Le Président remarque que le dissentiment résultant des paroles de Lord Saiisbury s'applique à l'ensemble de la propositio!l ru.;;ose. Est-ce que les Plén,ipotentiaires Anglais voteraient la proposition telle qu'elle a été modifiée par le Comte Andrassy? Il serait peut etre utile de se mettre d'accord pour envisager la totalité des articleiS: du Traité, comme formant un ensemble de stipulations, dont les Puissances s'engagent à contr6ler et à surveiller l'exécution. Ce serait là un acte qui montrerait le bon vouloir du Congrès envers la Russie, une preuve de courtoisie.

    Le Prince Gortchakoff constate que Lord Salisbury, en parlant de la signature de l'AngleterTe, a précisément émis la meme pensée qui est 'exprimée dans

    le pi'em1er a1,1néa de la proposition russe. Quant au second alinéa, Son Altesse ajoute qu'on ne pourrait vote.r seulement 1a première partie de la propos1tion russe.

    Le Président dit que l'Allemagne adhérera~t meme au second .:tl!inéa; ma~s il est désirable que l'Assemblée so i t unanime. Le Prince de BismLrck observe en outre que les deux premièves lignes de la décJa,ratd:on pourra1ent impliquer un doute sur la valeur des Traités en général. l11p\référerait omett>re de~s épithètes qui sont déjà sousentendues.

    S. A. Le Prince Gortchakoff regrette de ne pouvoir consentir à un changement de rédaction du 1er alinéa.

    S. E. le Comte Schouvalow admet qu'il y a dans les deux premières lignes de la proposi,tion, que 'J.:e Comte Andràssy voudrait effacer, des super•1atifs qu:i à la rigueur n'auraient pas besoin d'y fìgurer. Personne ne saurait en effet contester que la signature implique une sanction obligatoire et solennelle. Mais pourquoi craind!rait-on dès lors de le reditre avant de formuler le reste de la phra,se?

    Le Président met aux votes en premier lieu la proposition russe, dans laquelle le mot pius serait omis avant soiennelle, et en second lieu la proposition du Comte Andràssy.

    S. E. Karathéodory Pacha prend la parole pour donner quelques explications. La Porte considère sa signature comme obligatoire. Mais, selon la nouvelle proposition, la Porte se trouverait obligée à contròler l'exécution des clauses du Traité dans des pays que le Congrès à déclarés indépendants. C'est là une obligation que la Turquie ne consentirait à assumer que dans la mesure d'un contròle diplomatique tel qu'il est généralement admis. Chacun doit rester le maìtr'e chez soi, dans les Hmites des engag·ements auxquels .il 1s'est soumis. La Porte ne voudrait ni le bénéfìce ni le désavantage d'une situation différente.

    S. A. le Prince de Bismarck, quand il signe un traité, s'associe volontiers à un redoublement d'assurances pour les obligations qui y sont contemplées, et cela au point de vue que supe1·jlua non nocent.

    Le Comte Andràssy motive de nouveau son amendement.

    S. A. le Prince Gortchakow insiste en déclarant que les ordres qu'il a reçu de l'Empereur se concilient parfaitement avec la dignité de l'Assemblée.

    Le Président résume la votation pour la proposition russe. L'Angleterre, la France et l'Italie réservent leur v o te; l'Autriche-Hongrie accepte la proposition avec amendement; la Turquie réserve son vote; l'Allemagne par respect pour l'Empereur Alexandre serait prete à s'associer à la motion russe si !es autres Puissances voulaient y adhérer. En conclusion la proposition russe ne réunit pas une majorité de voix.

    La motion Austro-Hongroise mise aux voix ne rencontre également pas de majorité.

    S. E. le Comte Corti présente alors l'explication suivante: Les Plénipotentiaires Italiens partagent les sentiments du Prince Gortchakow, mais ils sont d'avis que la [ll'Qposition :russe a déjà donné lieu à des déclarations obligatoires qui résulteraient du protocole de la séance.

    ' 321

    S. E. M. Waddingt,on trouve pour sa part qu'on devrait ,se borne·r à prendre ade de •la déclaratcion de S. E. Karathéodory P•acha. La rédaction russe impliquerait une tutene pe·rpétuel:Le enveDs la Turquie. On n'a aucun intérèt à douter des diSjpositions de la Porte et de son pouvoir. Il faut attendre de la voir à l'oeuvre. M. Waddington se rend compte qu'on veuiUe ajouter au Traité une sanction de plus; mais il ne comprend pa:s qu'on vouHìt étabHr un contròle général. Ce sel!'ait là un danger pour l'avenir.

    S. A. le Prince Gortchakow réplique que la motion russe n'a rien de contraire à la dignité de la Porte, que le contròle est réciproque et bilatéral et qu'il peut aussi, le cas échéant s'appliquer à la Russie. S. E. le Comte Schouvalow de son còté fait remarquer que la motion russe ne fait que consacrer ce qui existe déjà grace à l'institution des CommLssions Européennes.

    Le P·résident prend acte que nJ la proposition russe ni cel!le amendée par le Comte Andrassy n'ont réuni une majorité de voix. II ajoute que le Protocole rendra compte de la discussion.

    Le Président ouvre le débat sur la question du tribut payé jusqu'ici à la Porte par la Roumanie et par la Serbie. Le nouveau traité (art. 33 et 43) transfère au Montenegro et à la Serbie une part de la dette Ottomane, afférente aux nouveaux territoires qui ont été détachés dc la Turquie et attribués comme agrandissement aux deux Principautés. Le Président invite les Plénipotentiaires à se prononcer à cet égard.

    Lord Salisbury dit que l'ancien tribut se rattache à la question des créanciers de la Turquie. Il est contraire à ce que les Principautés enlèvent au trésor ottoman les ressources qui résulteraient de la capitalisation de ce tribut. C'est là pour les créanciers de la Turquie une question d'équité.

    S. A. le Prince Gortchakow demande la libération complète de tout tribut pour la Serbie comme pour la Roumanie; car ces Principautés ne pourraient maintenant contracter des emprunts qu'à des conditions tellement onéreuses, qu'e11es constitueraient en réalité un nouve·au tribut des plus lourds à supporter.

    M. Waddington ajoute, à l'appui de la libération de toute capitalisation de tribut à charge de la Roumani:e, que oette Prrincipauté a été partie beliUgérante dans 1a dernière guerre et qu'·eHe y a pnis une pa.rt glonieuse.

    La •Ca;pitalisation des tributs n'est pas admise pa.r le Congrès.

    S. E. le Comte Corti annonce à l'Assemblée que les Plénipotentiaires Italiens au nom aussi des Plénipotentiaires Anglais et Français, proposent d'adopter la déclaration suivante qui serait insérée au Protocole: " Les Puissances représentées au Congrès sont d'avis de recommander à la Sublime Porte l'institution à Constantinople d'une Commission financière composée d'hommes spéciaux, nommés pa'r les Gouvernements res,pecti:fls, et qui serait chargée d'examiner 1es récl:amations des porteurs des Titres de la dette ottomane, et de proposer les moyens les plus efficaces pour leur donner la satisfaction compatible avec la situation financière de la Sublime Porte •.

    S. E. Karathéodory Pacha, tout en affirmant que la Porte n'a rien de plus à coeur que de régler sa situation financière, ne peut, quant à la proposition italienne, se prononcer autrement, qu'en assurant que la Turquie fera de son mieux pour satisfaire les créanciers dans la mesure du possible.

    L€ P~ésident ddt que la prOIPOisition italienne sera insérée au protocole. Il demande si les autres Plénipotentiaires sont aussi d'accord. Ceux-ci s'associent à la proposition.

    L'ordre du jour porte la délimitation de la Turquie d'Asie. Le travail de la Commission est approuvé sauf l'ectification ultérieure.

    On passe au rapport de la Commission de rédaction. Les travaux dont le Rapporteur rend compte sont également approuvés. L'Assemblée a maintenu à l'article XXV du nouveau Traité (Bosnie et Herzégovine) les mots • à cet effet les Gouvernements d'Autriche-Hongrie et de Turquie se réservent de s'entendre sur les détails •. Sans entrer dans une plus longue explication de cette parHe de la Séan,ce, j,e joms ici (annexe n. Il) (l) nn exemp1aire du nouveau Tm,ité, tel qu'il v,i;ent d'étrre imprr-imé, ·Conformément à ila réda.ction adoptée par la Commission dont je suis Membre. J'aurai, si quelque mcdification y sera encor·e introduite, à la signaler à V. E.

    Lord Salisbury présente une déclaration concernant la question de la cloture des Détroits, et il en demande l'insertion au Protocole. J'en transmets ci-joint un exemplaire (annexe N. III).

    Les PlénipotentiaJires Russes signalent les nouv·elles déplorab1eis qu'on a reçues sur l'état des choses dans la contrée de Rhodope. Il faudrait y pourvoir le plus-tot possible. Comme il s'agit d'un territoire qui se trouve en dehors de l'action des troupes, il faudrait recourir à une commission européenne, en chargeant les représentants des Puissances à Constantinople d'y pourvoir sans retard.

    Le Président demande quels moyens d'exécution on donnerait à la Commission, car il doute de l'efficacité de la mesure ainsi proposée.

    Lord Saiisbua:-y voudraJit que Ja Commission nommée par les Représentan.ts des Puissances à Constantinople, se rendit sur les lieux pour aviser, d'accord avec la Porte, sur les mesures à prendre dans un but d'humanité.

    Le Congrès adopte ·la résolution conforme d-jointe (annexe IV).

    La prochaine Séance aura lieu demain, vendredi.

    Ci-jo~nt Ie protocole de la XV e XVI Séanee.

    ALLEGATO l.

    DICHIARAZIONE DI SALISBURY

    Considérant que le Traité de Berlin changera une partie importante des ar!'angements sancrtionnés par Ie Traité de Paris de 1856, et que l'interprétation de l'article 2 du Traité de Londres qui dépend du Traité de Paris peut ainsi etre sujette à des contestations.

    J·e déclare de 'la part de l'Angleterre que les obligations de Sa Majesté Britannique ,concernant la cloture des Détroits se bornent à un engagement ·envers le Sultan de respecter à cet égard les déterminations .indépendantes de Sa Majesté, OOnformes à l'esprit des Traités .existants.

    ALLEGATO Il. RISOLUZIONE (SEDUTA DELL'Il LUGLIO)

    Le,s Plénipotentiaires des Puissances réunis au Congrès de Berlin, émus des rapports parv,enus à quelques uns d'entre eux sur Ies souffrances actuelles des populations du Rhodope et des contrées voisine,s, sont d'avis qu'il y a Iieu de recommander aux Ambassadeurs à Constantinople de s'entendre avec la Sublime Porte pour l'envoi immédiat d'une Commission Européenne chargée de vérifier sur les lieux la gravité des faits et de chercher à y apporter remède dans la mesure du possible.

    (l) Cfr. n. 285.

    (l) Non pubblicato.

    291

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 1193. Terapia, 11 luglio 1878 (per. il 18).

    Con:llermo il telegramma ch'ebbi i,eri l'onore d'indirizzare a V. E. (1). Un trattato d'alleanza difensiva è stato conchiuso tra l'Inghilterra e la Turchia per la reciproca garanzia dei possedimenti d'Asia.

    La Sublime Porta dà facoltà alla Gran Bretagna di occupare militarmente ed ammi1nistrativamente l'isola di Cipro; questa occupazione non è che a titolo provvtsordo, dovendo cessare qualora l'a Rus'Sii1a r~etrocedesse Batoum aUa Turrchia.

    L'Inghilterra prendendo possesso dell'isola s'impegna a rispettare le proprietà private e quelle dello Stato -a non ledere i diritti della popolazione Musulmana -a provvedere alla conservazione delle scuole turche, -ed a pagare alla Porta la somma corrispondente al reddito netto dell'isola.

    Queste sono, stando a quanto mi fu detto, le principali condizioni dell'accordo. Più dettagliate notizie sa,ranno certamente wtunte a V. E. da Londra, aV'endo H Governo Bri,tanll!ico già da due giorni comunicato alle Came1re U testo di questa convenzione.

    I ill'egoz,iatlÌ tra l'Ambasciatore d'InghiUell'ra e la Subl,ime Porta per la cessione di Oipro ~ebbero princ,ipio ~sotto 1'Ammini:str,azione di Sadik Pacha. Il Gabinetto di Londra, per vincere la 11itrosia del Sultano, avevagli fatto dkh~aJr,a:re che, senza questa cessione, !il Governo Ottomano non avrebbe a contare sull'appoggJio deU'Inghi:lt,erra nel pll'OSSJimo CongTesso. n Su1tano, sotto ,l'influenza di una simile m~inaccia, dti,ede il suo consenso ana stipulaz,ion'e del trrattato, ma esso non potè essere firmato, essendo in quel torno di te,mpo caduto Sadik Pacha e venuto al potere Mehemed Ruchdi Pacha che si oppose risolutamente a qualunque cessione di territoii'Ìo. Cessato il breve Viz,i:riato di Mehemed Ruchdi, Safvet Pacha, che gl1i succedette, considerandosi moralmente vincoilato dagii impegni assunti da Sadik Pacha, e daHa parte anteriOII'mente avuta in quelle trattative quale Ministro degLi Affari Estell'd, consentì ad addivenill'e alla defini:tdva condusion1e del tii'attato il quale fu firmato à:l 4 giugno scorso. Senonchè oocorr,eva che l'aecordo fo3se sanzionato da un firmano Impe,rtale; e s:kcome nel frattempo, per la riunione del Congresso, la situazione erasi interamente

    mutata, qui si ritardava di giorno in giorno l'esecuzione di quest'ultima formalità. DoveUe al,lora H Gabinetto di Londra ricorrere di nuovo alle pression,i più energiche ed alle minaccie, e finalmente ottenne che la questione fosse definitivamente sottoposta all'approvazione del Gran Consiglio Straordinario che, come dissi a V. E. in precedenti rapporti, doveva tenersi e fu effettivamente tenuto il 3 di questo mese sotto la presidenza del Sultano per deliberare sulla questione dell'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina dalle truppe Austriache. An1mati.s.sima fu la dis,cussione, vivissima ,l'opposizione di taluni ed in ispecialità del Cheik-ul-isl>am attual<e e dei due suoi predecessori, che erano stati invitati a prendere parte al Consiglio. Mi si assicura anzi che per avere l'assentimento di questi ultimi, necessario per tranquillare la coscienza dei Musulmani, siasi dovuto promettere ad essi segretamente l'aumento di 15.000 piastre sui loro assegni mensili. Finalmente dopo lungo dibattimento il trattato d'alleanza ottenne l'adesione di tutti i membri del Consiglio; ed il Firmano Imperiale che sanziona l'accordo ed autorizza l'occupazione di Cipro fu rimesso all'Ambasciatore d'Inghilterra il lunedì successivo 8 corrente.

    Il se~l'eto di questi negoz,iati fu tenuto oon molto rigore, e ad onta che eiS,si durassero da più mesi, non si ·cominciò guari ad averne qualche sentore che verso la fine dello scorso mese quando ebbi l'onore di telegrafarlo a V. E .. Nè da alcuno si prevedeva che la cessione dell'isola di Cipro sarebbe accompagnata da un trattato d'alleanza.

    La notizia di questo fatto non è ancora abbastanza divulgata per potere dire con esattezza quale impressione essa abbia a produrre nel pubblico. Dubito però ·che essa sta accolta con favore dai Musulmani.

    I vari giudizi che ho fin qui inteso emettere, s'accordano tutti nello stigmatizzare 1a condotta del Governo Britannko che, dopo avere lusingato 1a Turchia con promesse di aiuto ed averla spinta nella via della resistenza, ora non solo l'abbandona, ma le toglie puranco una ricca ed importante parte del suo territorio.

    Ed ,iJn c'ambio di questa cessione che cosa a.cquista la Turchia? La promessa di aiuto in caso che sien minacciati i suoi possedimenti di Asia. Compenso nullo per le eventualità presenti, incerto per le eventualità avvenire. Cipro intanto diventata colonia Inglese, si trasformerà ben presto in una vasta e potente fortezza, dai cui spalti la Gran Bretagna potrà dominare l'arcipelago, minacciare l'Egitto, tenere in soggezione la Turchia.

    Spostando il proprio obiettivo in Levante, e facendo, direi così,, l'abbandono della Turchia d'Europa, essa concentrerà la sua azione politica in Asia e, pel diritto di controllo che implicitamente le accorda il trattato d'alleanza, vi sostituirà la sua ingerenza esclusiva a quella finora esercitata collettivamente daìle sei Poten2le Garanti. La Sovranità dlella Porta 1sui suoi possedliment1L asiatici non esisterà allora che di nome, mentre di fatto le subentrerà il protettorato Inglese, e la Turchia diverrà nelle mani dell'Inghilterra nulla più che un istrumento destinato a tenere in rispetto la Russia.

    Se mal non m'appongo l'alleanza con l'Inghilterra e la cessione di Cipro avranno per l'avvenire politico della Turchia conseguenze più fatali che non i disastri della recente guerra, e le imminenti perdite territoriali in Europa.

    325

    (l) Cfr. n. 284.

    292

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 41. Parigi, 12 luglio 1878, ore 13,30 (per. ore 14,55).

    La réaction se prononce toujours davantage contre la première impression produite en France par la cession de Chypre. L'on finira bientòt par reconnaitre qu'il faut accepter en philosophe ce que l'on ne peut pas empecher. L'on finira par ~comrprench"e que la Iigue des tro~s Empereul's ne 1aisse à la FII"ance d'arutre alliance possible que celle de l'Angleterre, d'autant plus qu'ayant pris sur ses bras le protectorat de la Turquie survivante l'Angleterre pourrait avoir besoin de 'la F~.l'ance tòt ou tard. Hepoussée pa,r les Puissances du Nord il deviendra probable que la France après tout, et malgré tout, s'attache à l'Angleterre. Ce n'est pas nne a'lil:iance à dédaigner, c'est encore .}e moyen :mlieux fait de contròler ses actes et de la maintenir dans des limites moins désagréables aux Etats souverains de la Méditerranée.

    293

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Berlino, 12 luglio 1878, ore 19.

    A la séance d'aujourd'hui, on a terminé l'adoption des articles du traité, qui seti"a 1signé demaJn. Le trai.té Anglo-Ture d'aHiance défensive ed occupation de Chypre n'a donc pas été porté devant le Congrès. On ava<it bien ex;ercé nne pl'ession sur le Pdnce Gorlchakow, dans ce sens, mais S. A. a ~catégo'dqruement l'efusé. C'est qu'on savait que les Plénipotentiaires AnglaJis auraient décli.né de répondre, e:n aHéguant que l'affaire ne concernait pas le Con~rès. Une pareilJe déclaration aurait rendu la guerre presque inévitable. La ferme volonté du Prince Bismarck a fait surmonter toutes les difficultés.

    294

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Archivio Corti)

    D. s. N. Berlino, 12 luglio 1878.

    Durante H mio 19oggiorno in questa capital,e, conversando con S. E. H Conte Andràssy ho :llatto cadere in acconcio la quistione ancora pendente :llra i Governi Austro-Ungar1co ed Italiano cir,ca il corso dell'Aussa, quistione che lascia tuttavia incerta taluna parte dei.la nostra :frontieti"a OI'ientaole.

    Il Conte Andràssy ha fatto buon V'iso alle mie entrature e mi diè promessa, appena .tornato a V~enna, di inrterporre :i suoi uffidi presso il MinliiSitro l. e R. delil'Lntemo .perchè Ja pendenza sia pUJre una volta posta in assetto e con soddiisfacimento del Govenno dii S. M. il Re. Il Barone Schwegel dal suo catnto ebbe ad ·assicUJrarmi che avrebbe al suo r.itorno costà consegnato tutto l'incartamento r-elativo al,l'affal"e m parola al Signor Barone Calice.

    Prego quindi l'E. V. a volersi r.ivolgere, tosto che lo crederà, a questo Capo Sezione, ,affin di profittar-e deUe buone d~sposiZJioni del Conte Andràssy e l'esatta conoscenza che ha EHa di questa pendenza che ebbe già ·a trattare fin dall'origine e più tardi ancora varrà ad asskurarcene un esito favorevole.

    295

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2110. Berlino, 12 luglio 1878 (per. il 17).

    Le Président a ouvert aujourd'hui la XIX Séance en annonçant que, en dehors des pétitions dont le Congrès avait eu à s'occuper, il en était parvenu au Secrétariat quelques unes qui avaient été soumises au Procureur du Roi, afin de savoir si, en considération de leur caractère offensant il y avait lieu à procéder contre les auteurs.

    L'Assemblée a ensuite entendu la lecture du texte imprimé du traité, présenté par la Comm1ssion de rédaction ~anne~e n. III de mon ;rapport n. 2109). Quelques points en ont été modMìés, amsi que V. E. l·e relèvera en le comparant aV'ec re nouveau texte qui a été .imprtimé ensui~e de la séatnce d'aujourd'hui.

    Les modifications principales ont été:

    l) La radiation des trois derniers alinéas de l'art. II, qui détermine les conditions territoriales de la Bulgarie. Le premier de ces trois alinéas établissait en faveur de la Bulgarie, en cas de guerre, le droit de faire passer ses troupes à travel's la Serbi1e. Gette clause était i•nadmtssibl•e, .car eHe aurairt; attribué de fa,tt à la Bu1.garie, Etat tributair·e de •la Porte, 'le droU de faire la guerre à la Turquie. Les deux autres alinéas en question ont donné lieu aux Plénipotentiaires russes de déclarer qu'ils acceptaient en principe le droit de passage militaire dont il y est fait mention, et que le Gouvernement Impérial se serait borné à donner dans ce sens des instructions aux officiers russes. J'ai soutenu le point de vue qu'il convenait dès lors d'omettre également ces deux alinéas. L'Assemblée a décidé cette mention, et la radiation des deux derniers alinéas de l'1art. II. Gomme conséquenoe néce;:;saire de cette détermination, on a Slllpprimé éga·lement le dernier aHnéa de l'articie XXXVI, qui, en indiquant les nouvelles frontières de la Principauté de Serbie, renouvelait à son égard les réserves de servitude de passage indiquées dans les trois alinéas susmentionnés de l'art. II.

    2) La radiation de l'art. LX, dont le contenu, concernant le tracé de la ligne d'Alashkerd, ne devait fìgurer que dans le Protocole.

    3) L'adop:tion du .terme de trois semaines ou plus tOt si faire se peut pour la ratifìcation et l'échange des ratifications du Traité. L'art. LXVI, qui avait d'abord fìxé à 4 semaines le terme en question, a été modifìé dans le sens susindiqué.

    Le Président a ensuite présenté la question de savoir sous quelle forme communication du Traité serait donnée aux Etats qui n'ont pas pris part au Congrès; mais dont celui-ci s'est occupé; à savoir, la Perse et les nouveaux Etats indépendants. Après un échange d'observations entre les Plénipotentiaires, il a été admis qu'une communication officieuse et confìdentielle serait faite à -ces Etats pour la partie du Traité qui les concerne, à titre de renseignement particulier et sans signature. Cette communication ne pourrait avoir de caractère officiel avant la ratification du Traité. Une seconde communication, avec caractère officiel, serait par conséquent adressée, aux Etats en question, après la ratification du Traité.

    Pour ce qui concerne les Hautes Parties contractantes, celles-ci auront à se communiquer mutuellement le traité, et à cette fin chacune des Puissances en recevra six exemplaires •avec a1ternat. A ce p:ropos Lord SaUsbury a informé ·l'Assemblée qu'il ne pourra pour sa part ·Se dispense·r de soumettre sans retard le Traité au Parlement Anglais; mais il le fera à titre de simple renseignement.

    Il a été en outre reconnu que le Traité ne devrait entrer en vigueur et devenk exécutoire, qu'après l'échange des ratifications, et que dès lo:rs, partout où il est dit « à partir de la signatu1·e du Traité • on devrait substituer les mots « à pm·tir de l'échange des mtifications •. Quant à la publication officielle des protocoles, elle ne présenterait aucune difficulté après l'échange des ratifìcations.

    L1e Comte Andràssy ayant fait l'obserV1ation qu'H conv1endrait, du moment où des nouveaux Etats ont été créés, d'en informer les Puissances qui n'ont pas pris part au Congrès, le Président a déclaré que chacune des Hautes Parties contradantes pouvait J.e faire comme un ade de courtois1e.

    Ces divers points ayant été ainsi élucidés, S. E. le Comte Schouvalow a présenté, au nom des Plénipotentiaires Russes, une motion relative à la question de la clòture des Détroits. J'ai l'honneur d'en joindre ici le texte (annexe n. A). Cette motion a une certaine gravité, nommément à cause du contraste qui la caractérise, si on l'oppose à la déclaration Anglaise que j'ai transmise avec mon rapport n. 2109, en date d'hier (1). Elle a été insérée au protocole, comme l'avait été la déclaration Anglaise, sans soulever de discussion.

    En se référant à ce qui a été dit hier au sujet des désordres qui se produisent dans la contrée de Rhodope, Lord Salisbury a informé l'Assemblée qu'il avait déjà écrit à l'Ambassadeur d'Angleterre à Constantinople de se mettre en rapport avec ses collègues sur les dispositions à prendre. Lord Salisbury exprimait le désir que les autres Cabinets en fissent autant.

    Demain, Samedi, aura lieu la dernière Séance, pour procéder à la signature du Traité de Berlin.

    ALLEGATO.

    DICHIARAZIONE DEI PLENIPOTENZIARI RUSSI

    Les Plénipotentiai.res de Russie, sans pouvoir se rendre exactemeQ1t compte de la proposition de M. le Second Plénipotentiaire de la Grande-Bretagne concernant la clòture des Détroits, se bornent à demander de leur còté l'insertion au Protocole de l'observation: qu'à leur avis, le principe de la clòture des Détroits est un pri,ncipe Européen, et que les stipulations conclues à cet égard en 1841, 1856 et 1871, .confirmées actuellement par le Traité de Ber1in, sont obligatoires de la part de toutes les Pui,ssances, oonformément à l'esprit et à la lettre des Traités existants, non seulement vis-à-vis du Sultan, mais encore vis-à-vis de toutes les Puissances signataires de ces transactions.

    (l) Cfr. n. 290.

    296

    L'ONOREVOLE VISCONTI VENOSTA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    (Archivio Corti)

    L. P. Santena, 12 luglio 1878.

    Ti ringraz.i:o sinceramente della tua lettera da Berlino che ebbi testè. Ho scorto nel pensiero che ti mosse a s·cr,ivermi una nuova e gradit1ssim·a prova de11a nQstra vecchla amicizia. Puoi or'eder'e con quanrto interesse ho letto H cenno che mi hai dato del'l'e trattative del Congresso. AVIremo di certo più tardi occasione di discorr·ere deUe questioni che furono tl'attat,e ed ebbero la loro so1uz.ione 'a BerLino. Ma tu mi dioi che, st~anco del·la guerra che ti si muove, provato dal modo in cui vedi giudicata la tua condotta, p·ensi, ritornato in Italia, di ritirarti dal Ministero. Permetti che su questo punto ti esprima subito la mia opinioDJe ed accordami la libertà di manifesta,l'e un consigLio. Sono nettamente di avviso ·che tu devi rimanere al tuo posto. Dando la tua dim~s·s,ione ti ritireresti come un vinto, come un uomo che, riconoscendo di av.er torto, s;i sottrae alla responsabiHtà dii discutere e di difendere l.a prop11i,a condotta. Dopo esserti presentato .a11a Camera, dopo avere, al riaprirs,i d€11la sessione, discust:>O il tuo bilancio, tu potrai fa:re quello che allora giudicherai opportuno. Ma non prima. Tu mi esponi, ,nella tua lettera, le profonde conVJinz.ioni che guidarono la tua condotta, 1e condlizion,i p:mti-che, positive nelle quaiLi i Plenipotenziari itaLiani si trovarono a Be:11lino. Fra cinque o sei mesi si daprirà la Camera,, la prima e confusa :impi'e:sE•ione si sarà calmata, g1i 1SpiJriti sa:ranno ,in g•rado di esaminare freddamente i ·termini pratici di una questione. Tu potrali allor~a padar fl'ancamente, senza troppa r.iserva diplomatica, esporre l'e drco.s,tanz·e i:n cui ti eri trovato, H modo con cui 1e questioni ~li sono presentate al Congresso, I-e di,sposizioni delle aUr.e Pot€nze.. difenderti ,su questo terreno in oui un Ministro ha sempl'e un van.tagg;io sugli ~altri oratori. Non ·è la questione de,H'Albania che

    ti potrà impensierire. E se anche trovassi la Camera poco ben disposta, il ritirarti allora sarebbe sempre meglio nel tuo interesse personale che il ritirarti ora silenziosamente.

    329

    Ma tu mi pa!l'Ii pu~e de:Ll'1nteresse del Ministero il quale si appoggia esclusivamente sulla sinistra contro la quale tu avresti a difendere i tuoi atti, ponendo te ed ri tuoi colleghi ~n una situa:z.ione delicata. Ma credo anche che sia neLl':interesse del Ministero che tu 11tmanga ,al .tuo posto. Può darsi che CairoLi non sia soddisfatto del risultato del Congresso e che preferisca si fosse seguita un'altra politica. Ma orama.j, a fatti ·compiuti, allo stato attuale delle cose, in ·che posizione si trovcerebbe, mutando il Ministro degli Elsteri? O dovrebbe sconfe.ssarti, dire ·che sei uscito da·l Minist·erro perchè a Berlino hai seguito una poLitica contraria aUe intelligenze prese con i tuoi coHeghi, e CaliroE è troppo l•eaie per far questo. Eglri è anche troppo patriota per farlo, poiché egU compromertterebbe le nostre relaz,icmi cogli altri Gov:erni senza akuna possibile util.irtà, senza pe!l" questo ott.enere orama.i alcuno di quei v;antagg:i che eg.Ji forse si :riprometteva da un'•arHra politica. O egli è costretto a ·riifendere la condotta del Governo, ad accettare la solidariretà Mini1stedale durante il Congresso e ·aJlora come sptegare la tua d1missione in faccia ana Camera e in faccia alla diplomazia? Scusami questa lunga chiacchierata deHa quale certo non ·avevi bisogno. Mia moglie ti ringmazia dei tuoi gentiLi saluti. Sono come vedi a Santena dove condussi mia moghe presso sua madre. Sventuratamente mia moglie è qui caduta ammalata, or fa quasi un mese e da solo otto o dieci giorni è pienamente entrata m oonvaLescenza. Rimarremo qui fino alla fine del mese e suppongo che il medico ci manderà allora a S. Moritz in EngadÌllla.

    297

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A BERLINO

    T. s. N. Roma, 13 luglio 1878, ore 11,30.

    Déchiffrez vous-meme. Je ne dois pas te cacher que Depretis insiste pour l'insertion de l'extrait que De Launay voudrait supprimer. Malvano et moi nous serions donc d'avis qu'il serait dangereux de persister dans le refus. Depretis ne manquerait pas de dire à la Chambre que tu n'as pas voulu publier une pièce qui selon lui sert à prouver que son Cabinet n'avait pas négligé la question de Bosnie. Tu comprends qure tu dois à .tout prix éviter pareillre éventuallité; entre ce danger réel et celui d'une légère indiscrétion qui passera probablement inaperçue il n'y a pas à hésiter. Je te fais en outre remarquer que si Depretis tient à démontrer qu'à la fin de Janvier l'occupation de la Bosnie était aux yeux du Cabinet Allemand une affaire en quelque sorte abandonnée tu pourrais à ton tour produire des pièces établissant d'une manière bien plus explicite la situation telle qu'elle était réellement. Dans ton propre intérèt je te prie avec Malvano de faire revenir De Launay de sa décision et de me télégraphier ton consentement et celui du Comte.

    330

    298

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI

    T. s. N. Berlino, 13 luglio 1878, ore 18.

    Par suite de votre télégramme (l) le Comte De Launay consent à la publication. H voudraJit seulement que la dernière pliDase fùt tVedigée ainsi: • Le Secrétaire d'Etat se bornait à observer que si le Cabinet de Vienne avait nourri des projets semblables il aurait du s'y prendre plus tòt pour les réaliser ». Pour ce qui me re.garde je n·~i jamais :fa,it d'objedion à ce pa·ssage.

    299

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2111. Berlino, 13 luglio 1878 (per. il 17).

    Le Congrès a tenu aujourd'hui la XX et dernière Séance.

    Le Président a annoncé que les travaux étaient terminés, et il a demandé si l'un ou l'autre des Plénipotentiaires avait encore quelque communication à faire. Personne n'ayant pris la parole, le Pr~nce de Bismarck a remercié les Membres de l'Assemblée de leur bienveillance, et il les a invités à signer les sept exemplai,res du Traité de Berlin, slllT lc-squels le cachet de ohaque Plénipotentia,ire avait été apposé par les SecrétaLres des Ambassades respect,ives.

    S. E. le Comte Andrassy a répondu au Rrmce de B~smarck, en lui expr~mant .}es remerciments de l'Assemblée pour la man·ière dont d:l avait bien voulu remplir les fonctions de Président. Le Comte Andrassy s'est en mème temps rendu l'interp!Tète des sentiments des Plénipotentiaires pour Sa Majesté l'EmpNeur d'A11e·magrne et pour 'la Famille Lmpériale.

    S. A. l'e Prince de Bismarck s'est alors levé et a encore adr.essé au Congrès un dLscours, dont V. E. trouvera le texte cians .Je Protocole de la XX Séance, que j'aurai soin de transmettre dès qu'il aura été .imprimé. S. A. se félicitait de l'heureux résuitat que, dans le terme relativement bref d'un mois, on avait obtenu. Quand le traité et les compte-rendus des Séances seront publiés, il s·e pourrait qu',ils ne fussent pas tous jugés d'une manière favorable: maints sacr,ifices avaient dù ètre faits et maintes aspirations n'avaient peut-ètre pas été satisfaites.

    Mais il estimait que l'histoire ratifierait l'oeuvre du Congrès de Berlin. Après deux 'ans de guerre, on avait réussi à rétabl,iJr la paix. Le P1rince de Bi,smarck e.spéra:it que celle-ci sera.it durable.

    Les P~lénipotentiakes ont alors procédé à la si.gnature du Traité.

    L'exemplaire destiné à l'Italie se trouve entre les mains de S. E. le Ministre des Affad:I'es Etrangères du Roi, qui cha;rge le Courder de Cabinet M. Aniel!li de l'apporter à Rome.

    M. AnieUi quittera Berlin aprè:; demain, Lundi. J'ai l'honneur de joindr'e ici le protocole de la XII Séance.

    J.e joins égal,ement une copie imprimée de ~l'exempla~ire du kaité destiné à l'ItaHe. Dans sa hàte, !le Bureau a omis de l'e'CtHìer une erl'eur qui figul'e dans le Traité. Cette erreur se trouve cians l'artide XXXVIII, à la pr:emière ligne de :la page XVIII, où, à l<a place du mot signature, il fa11ait me>ttme celui de ratification. Une autre linexactitude se t:rouve dans un des a~rtides de dé1imitation de frontières, mais eHe n'a pas :l'importance.

    (l) Cfr. n. 297.

    300

    APPUNTI DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    ... (1)

    Addì 18 marzo 1878 venne a mie mani a Costantinopoli il seguente telegramma firmato Depretis. • Si vous etes disposé à accepter portefeuille je vous a utor,ise à partii:r pour l'ItaHe sans retard ". Questo mess,aggio mi rese oltremodo perplesso. Sapevo bensì che alcun tempo prima era scoppiata una crisi Ministeria1e a Roma, e 'la M.aestà del Re avev<> inca,ricato il Signor Cairoli di fare il Mini,stero. Ma da una decina di giorni non avevo più alcuna notizia della crisi, nè sapevo se Cairoli fo15se tuttavia incaricato del predetto mandato. Mentre stavo ripensando in me quale rispo!!ta avess,i a fa,f'e, comparve un ·secondo telegramma il quale diceva: • Cairoli attend réponse. Votre présence ici serait urgente •. Questa comunkaZJione non lasciava più luogo ad esitazi<Oni. n Min~stro mi diceva }a mia pre:>enza a Roma e.;;sere uvgente, iJ che implicava l'ovdine di partire ed ào rispondevo quindi : • J e pa;rt,ira'i demain par le bàteau ita,Li!en pour venk conférer avec le chef du Cabinet •. Per ,1e quali pa,role io 'Ìn•tendevo che partivo in obbedienza agli ordtni del Ministero, ma non che acoe,ttavo la proposta. I due te<legu-ammi 11icevuti da R~ma erano tuttavia m'curi e mi ,Lasciavano perpLesso e H sospetto che esistessP qualch'aUl'o ·teLegramma che non mi fosse st:ato recapitato. Venivami infatti il gimno app•resso rimesso H seguente teleg;l'amma che portava la data del 17 del .:nedesimo: • M. Cai.roH me drarge de vous demander si vous 1seriez di,sposé le cas échéant à accepter le porte:fleuiUe des affaiJres étrangères dans le M1inistère <r..Jù se formerait sous ,sa prrésidence •. È inutile di dire ogg1i quale sarebbe stata la m.ia risposta se questo telegramma mi fosse giunto prima degli altri che erano ,stati spediti due gJiornli appresso. Io avevo già annunci:ata la mia partenza pe: l'tndomanJ e non potevo rivenirre sulla decisione presa. Però volendo porre in sodo la verità delle cose e far meg1io 'intendere che la mia partenza non implicava .l'accettazione del porta

    fogl:io sp,edii iJl seguente 1Je,1egmmma: • Je ne reçois que maintenant le télégramme du 17. Mon passé, mes aptitudes, mes gouts me portent de préférence au .sennice extérreur. Je paTs aujourd'hui .-. Ed 'etsso portava la data del 20. Io ero in quel tempo affatto nuovo a:l,Ia vita poL~tioa ~ntevna, nè ~conoscevo qUianta pressione si esercitasse ·talvolta sulLe per,so~~ per dndurle ad accettare d. portafogLi, di.modochè ·Cl'edetti fare suffidentem"'!1te intendere per ['ultimo tel,egramma che venivo piuttosto per ri.fiuta:ve che per a~ccetta:ve ·!',alta car,ica che m'era offerta.

    H giorno stesso m',imbarca:i· nè più eltro mtesi ~sino a Sira. Durante quella prima parte del viaggio incominciai a sentire le difficoltà che potrei incontrare a Roma e concepii una forte speranza che il Cairoli non riuscisse a comporre il Ministero, e mi trovassi quindi libero al mio arrivo a Roma. Ma i giornali che .!1iJUJS10ii 'a procuvarmì a Sira davano ~nvece ·La Hsta de' nuov,i Min,istrli ~come quasi compLeta. Proseguii 1il mio v1aggi·o, e giungendo a Brindisi trovai il Prefetto ed altre autorità locali sulla spiaggia ad aspettarmi, le quali mi accompagnarono .fino alla ~stazione, e mi ofiirilror:o un pacco di giornali. Non ho bisogno di dire con quanta avidità mi mettessi a leggere quei giornali appena la locomotiva incominciò ad avanzare.

    Il Ministero era fatto e non si aspettava che l'arrivo del Conte Corti per completarlo affidandogli il portafoglio degli Affari Esteri. Io confesso che fra tutti quegli articoli quello che mi diede la maggiore soddisfazione fu uno della Rifo1'ma la quale diceva taluni Deputati avere fatto al Signor Cairoli gravi osservazioni sulla scelta fatta del Conte Corti pel Ministero degli Affari Esteri, si sperava che se ne sarebbe abbandonato il pensiero. Continuai il viaggio, e più mi avvicinavo alla città eterna più crescevano in me le inquetudini sull'avvenire. Avevo presso di me la Divina Commedia, e fino alle porte di Roma non potei andare oltre quei versi:

    Per me si va nella città dol,ente

    Per me si V'a •nel<l'etevno dolore

    Per me si. vca tva la perduta gente.

    Giunsi a Roma il 25 ed andai a scendere all'albergo Costanzi. Mi venne ben presto annunziato che il Presidente del Consiglio ed il Ministro dell'Interno (Zanardelli) m'aspettavano •e poco app11es2o ~ntrarono neLLa mia camera. TI Signor Cairol'i mi disse tutte 1e ragioni per le qua:!Ji :si ~era determinato ad offrirmi ~l portafoglio. Gli risposi sentirmi altamente onorato di tanta prova di considerazione e di fiducia ma non potere accettare l'offerta. Allegai non avere alcuna esperienza parlamentare, non eSisermi ·mai oc·cupato ·che di politica este·ra, non recare .aJlcuna forza al Mintstero, ma soprattutto non credere le ,mie opinioni in :fa,t.to di poliiHoa estera sal"ebbero conformi ,a quelle d!ei miei ~inteTlocutori. Citai fra l'altre cose 'Le nostve rel<a:ZJioni coll'A'..tstr~a che 'io ero fermamente d'avviso .di mantenere sopra un piede di franca ed onesta cordialità, entrai nella quistione della probabile occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina che io non credevo funesta agli interessi Italiani, e che in ogni caso era irremissibilmente decisa ne' consig!1i d'Europa, e qu~ndi vano 'e dann01so per !l'H,a1La di farvi oppoSiizione. Tutto m'era ·conce,sso da' miei iuter1oc'.ltol1i purchè ,accettassi il portafoglio. Toccai eziandio di alcune quistioni interne, e conchiusi andrei piuttosto a gettarmi nel TeV'ere che d'a·ooettar.e il portafogl'to. Dopo una di:scussicone per me

    333

    13 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

    penosissima che durò un'ora ·e mezza i Signori CairoLi e Zana•rdeHi se ne anda

    rono, dicendo il primo non prendere questo rifiuto per la mia ultima parola,

    ritornerebbe l'indomani a prendere la risposta definitiva. Nè m'è d'uopo descri

    vere lo stato d'agitazione in cui trovavasi il mio animo dopo sì dura lotta.

    Dopo il quale colloquio il conte Bardesono mi faceva dire trovavasi a letto

    indisposto nello stesso albergo, andassi a vederlo che aveva premura di parlarmi.

    Il Signor Bardesono aveva assunto l'incarico di pel'lsruadermi, mi arringò per

    lungo tempo, e mi disse fra l'alt~e cose che se io non mi sobbarcavo il po!'ta

    foglio degl:i Affari Esteri sarebbe affidato al deputato Manoini.

    Appena fUJi libe·ro mi recai a casa del Signor V~sconti Venosta. Ero impaziente d'intendere l'avviso di una persona ·Che per l'intel1igenza, pel tatto, per l'onestà e per l'amicizia che ci l·ega m'Lnspirava ·la più grande fiduc1ia. Il Signor Visconti Venosta mi incoTag~iò ad accettare, e le .sue paTole furono le pTime che incominciaTono a scuotere la mia determinazione di declinare l'officio. Io non ho alcun dubb1o che i consigLi del SignoT Visconti V•enosta furono inspirati dai sen. timenti del più puro patTiottiosmo. Vedendo da due 'anni Ja polHka estera condotta ,in modo che già aveva compromesso 1e re:la~ion,i d'Italia cona mag~or parte delle grandi Potenze, e :trovandosi ora la cosa pubbllica in procinto di cadere ~n mani ancor più dnesperte •e poco atte ad inspirare confidenza agld altri Gabinetti, egl.i credette probabiiJ:mente che la mia ope·m pote•s9e rduscir•e di qualche utilità all'Italia. Se quelloa impressione fosse fondata srul vcero lascio ad altri il giudicarlo. Più tardi, ed intrattenendomi un ~iorno col Signor Visconti Venosta sui terribili scogli che av·evo incontr.ati sulla Vita, egli mi diceva francamente che l'esperienza fatta dn .corpore vLli provava l'impossibiloità di unire in

    un Ministero elementi completamente eterogenei.

    La sera istessa mi trasferii a Palazzo dove la Maestà aspettava la mia visita,

    epperò si compiacque ricevermi senza indugio. Io non racconterò in dettaglio

    la conversazione che seguì in quella congiuntura. Mi limiterò a dire che S. M.

    m'espose le ragioni aveva per desiderare che io assumessi l'atrduo compito, e

    mel chiese come un servigio che renderei alla Corona. Confesso che le parole del

    giovane Sovrano, e le espressioni si compiacque usare a mio riguardo ·commos

    sero profondamente il mio animo. Però presi fino all'indomani per pensarvi,

    la quale risposta fatta al Sovrano poteva invero considerarsi quasi come una

    accettaz,ione.

    lVIi stava tuttavia a cuore di avere l'avv,iso deUa persona per la quale piro

    fesso J.a più grande stima in ItaUa. Poco dormH in quena notte e 'l'indomani

    mattina mi •reca1 a vedetre 1H Signor Sella. Lungo fu il colloquio fra di noi, però

    il Signor Sella, allegando la necessità di una riorganizz.azione dei parrtitd, ed

    i servig•i io potrei presta·re anche in que:>to senso, mi cons,igi,iò di a·ccettare

    il portafoglio. Ed i consigli del Sella compirono l'opera della conversione.

    Alcuni de' miei amid de•l cu1i avviso io faccio H più g.ran caso, aJtamente

    disapptrov.a!l'ono la mia l'isoluz.ione e questa disapprovazione fu una delie cose

    che più mi addolorarono in quei giorni. Che a me r,ipugnasse d'entl'are nel

    Ministero è provato dalle cose sopra narrate ed ebbi forse torto nel non spiegare

    magg.i:ore fermezza. Ma debbo confessare che oltre ·ai consigLi datimi, oiJ:t.re alle

    parole pronunziate dalla Maestà del Re, un'altra consideJ:'aZii.one ebbe non ·poco

    334

    peso sulla mia determinazione. Da due anm 10 vedevo la politica estera indirizzata per una via che mi pareva funesta forse fatale agli interessi d'Italia. Si cammimav·a verso un conflitto coWAustda, ed io rsono profondamente d'avviso per ragioni che esporrò largamente in altra occasione che la politica d'ostilità verso il vicino Impero è funesta agli interessi presenti e futuri d'Italia. Credetti che prendendo ~n mano la dil'ezione della politllica ·esteDa, potrei cr:"tmderre qualche smvigio mutarndo sì falso <indirizzo. E con quanta •costanza io abbia lavorato a questo scopo vedrassi in seguito.

    Il dado ·er·a dunque glitta•to ·e poco appl'esso m'1nstal1ai al Palazzo della Consulta. Con quale animo io assumessi la direzione della politica estera in quei momenti difficilissimi non è difficile comprendere. Era evidente che il Ministero non era composto di elementi atti a fornire alcuna probabilità di durare più di alcuni mesi. I principali membri si erano bensì acconciati alle mie idee, ma era assai dubbio che avrei poscia trovato presso di essi un sincero appoggio per quella via. E come si può con fiducia e serenità inaugurare un nuovo programma di politica estera quando si ha il convincimento di non rimanere al potere più di quattro o cinque mesi? Il mio fermo proposito era tuttavia di fare ogni sforzo per guidare la politica d'Italia attraverso la gravissima crisi che minacciava di scoppiare in Europa nel modo più conforme a' suoi veri interessi.

    È noto come nei primordi del mese d'aprile la guerra tra l'Inghilterra e la Russia sembrasse inevitabile. I negoziati fra di esse erano interrotti, e dall'una e dall'al.tra pa<r:te si facevano ·grandi preparativi di guerra. Il Governo Britannico •&a naturalmente ansioso di procacc~arsi un .a;J:Leato fva le Potenze Continentali.

    Esso erasi già rivolto invano ai Gabinetti di Parigi e di Vienna. Il primo era deciso a mantenersi neutrale. Il secondo mostravasi più inclinato verso l'Inghilterra, ma pure erasi costantemente rifiutato ad assumere alcun impegno per l'avvenire. Il primo atto importante che ebbi a compiere fu quello di rispondere alle proposte che il Governo Britannico faceva a quello del Re. L'ambasciatore d'Inghilterra venne senza indugio a vedermi e disse avere ad intrattenermi di proposte che detto Governo ci faceva allo scopo di stabilire un accordo sulle cose di Oriente; egli aveva già portato questa comunicazione alla conmcenza del Cav. DepreHs, ma questi aveva l'isposto essere d~ssionario e quindi non pot·er pr•enderre alcuna risoluzione in propos~to, se fosse dmasto alla testa del Governo av;rebbe adevito alk proposta. Sk Augustus Paget ml dava ,indJi l·ettura del memorandum stesso che raveva v1cev;uto dal Foreign Office. Esso diceva quel che segue: • In vista dei mutamenti che la recente guerra e gli aggiustamenti dipendenti dal termine di essa fanno portare nell'equilibrio delle forze finora mantenuto in ordine alle comunicazioni fra il Mediterraneo ed il Mar Nero, i Governi delle nazioni più direttamente interessate in quei mari, convengono di considerare la conservazione dei rispettivi interessi commerciali e politici nel Mediterraneo e negli Stretti, come pure ogni atto tendente alla violazione di questi interessi come questioni di interesse generale. e si faranno di tempo in tempo, per quanto sarà possibile, ad intendersi sulle misure che saranno necessarie per la protezione di quelli interessi •. La proposta pareva a prima vista di poca entità. Ma essa acquistava una grave importanza se si prendevano in considerazione il momento in cui era messa innanzi, i commenti da cui era ·accompagnata. Il momenrto infatti era rsupremo, imperocchè non mancava forse che una goccia di acqua per far traboccare la bilancia dana pa11te delia guerDa. Una r.tsposta •affermativa., la sola ersitazione ncl rispondere potevano forse fornire quella goccia d'acqua, e l'Italia aveva ogni ragione per rifuggire da una guerra Europea. Io sentivo la grande responsabilità che pesava sopra il Governo del Re, ed ero deciso di dirigere tutti i miei atti al precipuo scopo della -conservazione della pace europea. Io rispondevo adunque allo Ambasciatore d'Inghilterra esistere certamente in Oriente questioni sulle quali i due paesi avevano interessi comuni, nulla stavami più a cuore che d'intendermi col Governo Britannico sopra di essi. Feci tuttavia intendere questa comunità d'do.'1.1Jeresse non aveva a trarre il Govrerno de•l Re ad raccordi che l'impegnassero ,in una .azione armata, imperocchè nelle presen•ti congiunture e fino a che i suoi interessi diretti non fossero compromessi esso era deciso a mantenersi neutrale. Sir Augustus Paget s'allargò allora in argomenti tendenti a provare i vantaggi che l'Italia avrebbe nel fare un'alleanza con l'Inghilterra contro la Russia, e disse fra le altre cose, l'Inghilterra era ricca, la quistione finanziaria non av•rebbe in aicun modo a preoccupare l'Ttalrta. Questa osservazione deil Signor Ambasciatore mi raffermava sempre pii~ .sul mio intendimento di mantenere l'Italia libera da qualunque impegno, poichè l'Italia rifuggiva dalla guerra, essa rifuggiva ancor più dal farsi mercenaria di altre Potenze. Io conchiudevo che comunicherei il nostro colloquio al Consiglio dei Ministri, e farei poscia una risposta definitiva. Non una voce si alzò dal consiglio per sostenere l'Italia avesse a legarrsi all'InghH~a, ed H progetto non ebbe ·altro seguito.

    Altra gl'ave preoccupazd.one fu per me in quei giomi H doveT rispondere a:lle varie interpellanze che già erano state annunziate nell'una e nell'altra Camera. Non solo non avevo mai apparrt.enurto 'ad esse, ma rnon mi era mai occorso fìn'allora d'aver da parJa·re in pubbLirco. dirrnodo che era per me un problrema se sarei rin grado di par.I•are in pubbHco. Nella Camera dei Deputati tutte le interpellanze tranne quella dell'On. Visconti Venosta erano mosse da amici del Mintste!'o. Quelria che mi ·Ca,grionava mag·grioil1e ansietà però 'era l'interrogazione del Signor CavaUotti, potchè temevo che eglli facesse allusione aUe nostre rrelazioni con l'Austria in modo da metteTmi in una posizione imbarazzante. Glii aLtri orator'i 'mi avevano prev·iamente :irnfol'mato di quelilo ·che rstav.ano perr dire,· ·e soprattutto Iii ViBconti v.enosrta rnorn solo mi ra.g.guag1tava de,i .r.a.giÌonamenti che mtendeva esporre ma s'off·riva anche di modificarJii secorn:do le mie convenienze, della quale offerta io gli e~o profondamente ~<iconoscente. La diis.cl\lJssione procedette quindi .Tegola,rmente fino a che ,si ailzò 1l'On. OavaUottd. Questi fece un discorso assai :nimarchevole e dopo aver 1lr·attato dei PQ"og~essd ·che l'Austria avrebbe a fal'e in Oriente, v•enrne a dtre ·che in questi •ca,si l'Italia avrebbe a reclama:ne ·le Provincie Italiane ·che tuttavira trovavanJsi sotto •ifl dommlio austriaco. Mentrre egli prornunzi•ava queille parole, il P,residente del Consi.gllio •che stava seduto accanto a me domandavami I'11petutamente che rispondere~. Misi allora poche ·righe suHa carla e ·gLiele passa>i. Il Signo~ Cadroli ile leggeva e poi dicevami vivamente: • No, sdrucciola sopra questa pa~te •. Io ripa-esd il fogJJio e rispondevo al Signor Cavallotti • essere io pure del suo avviso s'avessero a

    336

    mantenere l'elazioni amichevoli col Govemo Austro-Ungarico, ma per questo scopo non s'·aV1ev·ano a por.tare dinanzi alla Camera 'Le quistion:i dd mutamenti territoriaU •. La quistione finiva !'egolarmente; tutti gH oratori dkhiarandosi più o meno soddisfatti.

    Io veramente non avevo detto nulla che non fosse noto, poichè il Presidente del Consiglio aveva già manifestato nel suo programma il fermo intendimento del Governo di mantenersi neutrale, nè in quel momento poteva il Ministro degli Affari Esteri entrare in dettagli sopra negoziati che erano di fatto sospesi. Però ebbi a sentire in quella congiuntura quanto fosse penosa la mia posizione innanzi alla Camera imperocchè m'era ostile la sinistra, la quale intendeva un discorso conservatore e mi considerava come un intruso su quel banco; m'era os>tile la drdtta che •costituiva l'opposizione a>l Governo. Ad un mio .amico di destra, il Conte Somaglia, venne però il gentile pensiero di farmi tenere un biglietto alla fine del mio discorso, il quale diceva: • Piena approvazione sopra questi banchi, ed ammirazione pel coraggio avesti di pronunziare quelle parole da quel banco •. E questa fu l•a ,sola parola di consolazione che ebbi in queHa congiuntura.

    Quando seguirono le interpellanze nel Senato avevo preso maggiore sicurezza e trovandomi anche fra elementi assai più benigni, le cose procedettero con maggiore mia soddisfazione, ed ebbi dal Senato una ovazione che mi riuscì di grande conforto in quei duri tempi.

    Avvenne pochi giorrn,i appresso un incidente il qual>e provò sempreppiù il vivo ed universale desiderio provato dalla nazione perchè il Governo si tenesse all'infuori delle complicazioni che minacciavano l'Europa. Alcuni giornali avevano sparsa la voce che il Governo italiano, in seguito ad invito ricevuto da quello di Germania, cooperava con esso ad esercitare la mediazione fra le parti contendent·i, ·e questa voce 'aveva prodotto un gron sentimento d'inquietudine nel Paese. L'On. Maurigi facevasi interprete di questi sentimenti nella Camera dei Deput,at'i ed inte·rpe:MaV1a 1il Govemo se quel>Ia voce aveva ·aikun fondamento. Rispondev.o dando la più categorica smentita alla notizia, la quale non aveva alcun fondamento di vero, e ripetei gli intendimenti di neutralità di cui era animato il Governo.

    La sera si tenevano i Consigli dei Ministri, il che poco conveniva alle mie abiturlini sociali. I Ministrl si radunavano verso le nove e mezzo, l'ultimo a compadre ero di soHto H Signor ZanardeHi, il Quale era generalmente a sdraiars1i sopra 1il sofà ,e s'addormentava. Il più delLe volte si tr·attavano affari completamente estranei ·al mio offi.cio ed alle mie attitudini, come per es·emplio .de,U'omnibus fei1rov;ia,rio, >il quale pl'ese più .tempo ·che tutte le altre questtioni ·assieme. Quando ,s'inizi,aV1ano questi argomenti lio mi or.asportavo spesso sopra un ,gegg:iolone presso la porta, e poòhii minut1i appi"esso me ne uSJCi'vo per andare in società dove la mia pre,,enza era certamente più utHe che aUa Consulta. M1i rammento però che una delle discussioni che più mi meravigliarono e mi addolorarono fu quella del Macinato. Fu il Presidente del Consiglio che assolutamente volle la riduzione del quarto, chè H Mini:stro delle Finanze preferiva la riduzione dell'impost'a del sale. Il soggetto non mi concerneva, pe·rò domandai al Min&st.ro deHe Fin·anze se credeva che questa riduz,ione porte~ebbe una diminuzion,e nel prezzo del pane, ,cui egli rispondeva negativamente. Osservavo indi che, in ogni caso, se si pre\"edeva un avanzo sarrebbe assai -meglio di consacrarlo all'aumento dell'11rmamento di terra e di mare, poichè l'atmosfera politka e-ra oltremodo burrasc01sa, e ,sal'ebbe prudente di premunirsi. Ma tutto dovette cedere innanzi al'la ferma volontà del ca,iToli.

    Io accudivo pressochè esclusivamente alle cose del mio Dicastero, però talvolta mi occorreva di dover dare suggerimenti ai miei colleghi. Verso la fine d'aprile dovevasi fare una dimostrazione repubblicana a Roma, e la mattina innanzi, in seguito ad informazioni venutemi da buone fonti rivolgevo al Ministro dell'Interno la seguente epistola. • M'è riferito che nella dimostrazione di domani potrebbero per avventura mostrarsi per Je pubbliche vie dE>He bandiere inopportune come sarebbero quelle di Nizza, di Trento, di Trieste. Se così verament-e fosse io l·e ·s>all",ei sommamente grato se vedesse di trovar modo di prevenire fatti che, sebbene di poca entità per se stessi, pure pot,rebbero Lntorbidare alquanto le nostre relazioni colle Potenze vicine, e ciò sarebbe tanto più dispiacente nelle presenti critiche congiunture d'Europa ». Le bandiere non comparirono in quei giorno. E ben m'apposi nell'usare ogni specie di precauzione ché quella dimostrazione produsse pure un'effetto sfavorevole fuori d'Italia, tanto che pochi g,ior>ni appresso I'Ambasciatore Germ,anico v'enne a :lia>rm-i deHe 'O>s:servazioni in proposito, a che egli era evidentemente spinto dal suo collega d'Au

    stria-Ungher-ia. E questa -comunkazdone era oer me una nuova prova deU'intimità per non dire solidarietà che esisteva fra i due Governi sopra queste questioni. Il g;iovno dopo venne pure il Barone Haymede il quale mi disse grav~ parole ~ull'oc,corso sotto la forma di monologo, nuovo modo di scambiare delle comunicazioni :lira go\"el'ni. I dettagli di questi ,coLloqui 1sono rifer,it,i nelle mie lettere al Conte dii RobiJ,ant del 7 maggio (l) ed al Conte De Launay dell'8 (2). Le nostre relazioni coll'Austria costituivano veramente in quel tempo la più

    grave quistione estera per l'Italia. Non solo mi venivano dirette osservazioni

    da V1enna e da Berl,1no in proposito_. ma anche H Generale M-enabr,ea mi rivo>l

    geva in quei -g1iovni un -lungo teleg1ra,mma da Londra per biasimare i discorrsi

    tenuti nel meeting 'predetto e da,rmi dei con"igl>i di prudenza che S. E. diceva

    venirre da pe!'sonaggi auto-revoli, e g1i er<>no in:fatti diretti daU'Ambasciatme

    Germani-co in queH:a residenza. Questa comunLcaz,ione non lasdava di -r-ecarmi

    qualche mem\"iglia, poiché fra gli Ambasciatori di S. M. H Generaie Menabrea

    era H solo che nella sua covl'ispondenza mani':flestava sentimenti favorevoLi aU'Ita

    lia irredenta, ed usava intrattenerne i Membri del Governo presso il quale era

    accreditato. Di modo che io gli rispondevo in data del 9 maggio « .•.Io sono piut

    tosto d'avviso che le osservazioni mosse dall'E.V. siano originariamente state

    inspi,mte da un sentimento di diffidenza prodotto da aUre cause. Non v'ha

    dubbio che 1e -comunicaz,ioni rel-ative a siffatti a!'gomenti e scambiaHsi 1in tempi

    non remoti in più alte sfere grandemente contribuirono a metterei in sospetto

    presso certi Gabinetti e soprattutto presso quello di Vienna ». E continuavo

    dando consigli d.i riserva e di prudenza. Il Generale rispondeva il 15 maggio

  • Cfr. n. 119.
  • Cfr. n. 121
  • fra l'altre cose: • Ma io ritengo che la questione del Trentino è matura nelle opinioni degli uomini di stato mentre quella di Trieste non lo è ancora. Ho avuto occasione più volte dii parlarne coi Ministri Inglesi e pdù parrtkol,armente co'1 Lord Derby, 'ed ho potuto scorger'e che ~gli è jn quell'ordine di idee •.

    E così le cose andarono innanzi fino a che sopraggiunse l'invito officiale di intervenire al Congresso che doveva radunarsi li 13 giugno. Questo invito mi fu portato dal>l'Ambasciatore Germanico li ~ del medesimo.

    Allorchè ebbi ad indkizzare il mio disco:r;so al Senato, la parte di esso che diede la più grande !soddisfazione fu quella per cui significai avere la mattina stessa ricevuto notizie che annunziavano ],a probabi,1e r~hxnione del Congrresso. E veramente que~l~lo era i:l solo mezzo che rimaneva per prevenire una gue,rra Europea, di cui nessuno poteva prevedere nè le proporzioni, nè la durata. L'invito al Congresso avrebbe dunque dovuto cagiornarmi la più viva gioia. Senonchè ben prevedevo le gravi difficoltà che avrei in'contrato sulla via, e questa previsione amareggiava Vlivamente il mio anirr.ù. Io ero fe,r·mamen:te d'avvtiJ~o che la sola politka conforme ai veri interessi d'Italia fosse la politica di pace con tutte le Potenze e specialmente coH'Austria. L'ItaJ.ia non è uno stato antico, !le sue finanze, gli ordi[}Ji ammini:stra,tiVJi, le fcrrze di terra ,e dii marre hanno 'ancora bisogno di sviLupparsi e di ~consolidarsi. I popo1i debbono rr~egoJ,are le loro azioni a seconda delle fasi istoriche nel:le quali 'si trovano. Mentre l'Italia gemeva sotto il giogo di st,mn1ere genti, tutte le lotte erano buone per oooperarre a~'la rdvendica:zJione della sua indipendenza, ~ed io salutai col più vivo ~entusiasmo tutte le guerre che l'ItaH'a sostenne per 1ragg:tungere que,sto santo scopo. Ma ora ,era H tempo di rposar:si e di .garantire ai posteri il ~rutto della meravigliosa nostra risurDezione. Anatema a quel1i che, per passioni ed :interressi personali assali più che per altri motivi eccitavano gli Italiani a commettere atti che avrebbero potuto compromettere l'avvenire della Patria. Nel parrlare innanzi all Sen1ato io conchiudevo quindi affermando che, se si radunava i'l Congresso, l'Italia vi si presenterebbe come elemento d'ordine e di pa~ce. E tale era 1irl mio fermo in1endimento.

    Ma ero io sicuro che ,i m.iei colleghi autf'i.ssero ana,loghi sentiment,i, e che sosterrebbero la mia politica durante la mia assenza? Questo dubbio mi tormentava, epperò facevo vive istanze perchè la linea di condotta da seguirsi dai Plenipotenziari a Berlino fosse largamente discussa nel Consiglio dei Ministri essendo mio inalterabile proposito di non accettare il mandato se le mie opinioni non erano accettate da esso. Il Presidente aderiva alla mia domanda, però, più preoccupato delle cose interne che delle estere, il Consiglio non si radunava che il giorno innanzi la mia partenza pel Congresso e fu il 7 giugno.

    Io avevo saputo che taluno aveva suggerito al Presidente del Consiglio di munirmi di istruzioni scritte, ed essendo io del medesimo avviso preparavo io stesso queste istruzioni affine di comunicarle al Consiglio. Ed il 7 giugno si tenne la deliberaz,ione di cui io feoi il seguente p1ro-memorJa (1).

    L'indomani 8 giugno io partivo alla volta di Berlino dove giungevo 1'11 del medesimo. L'indomani passò in fa,r visita ed il Conte De Launay, Amba

    sciatore del Re a Berlino, che 'aveva 'accettato di rapJWesentaJre l'ItaHa al Congl'esso 'iln qua,~ità di secondo Plenipotenziaflio, mi Pfiesentava a,J. Principe di Bismarck, il qua!Le mi ~accogl:ieva con spec~a~·e cortesia. Li 13 giugno 1S1i dlllaugurava 1i liavori del Congflesso. Non mi farò io a na!'rare i dettagli di questi lavori i qua~i panno 'ÌII'ar,si dali protocoHi e dalLe rimarchevoli cor.dspondenz,e che il Conrte De Lannay mallldava dal Oong!'esso. La questione che maggiocmente preoccupò i P1enipotenziatri fu queHa dell'occupazione deHa Bosni'a e dell'Erz,egovina da patrte dell'Austri,a. Questa era nn',antica questione che da due mm.i agitavas1i nei consi,glli d'Europa, ed ,el'a dcrmimis51ibilmeiiite decisa già prima che si radunasse il Congresso. Per ben due anni i:l Ministero degli Affa11i E.steri d'Hald:a aveva bussato a tutte le porte delle grandi Potenze per suscitare qualche opposizione alle aspirazioni dell'Austria-Ungheria, e non ne aveva ottenuto altro effetto che quello di mettere in diffidenza gli altri Gabinetti i quali davano immediatamente contezza a queJ.J.o di VJienna delle ·insidiose pratiche inbromesse dall'Italia, e di compromettere le nostre relazioni coll'Austria-Ungheria. Fin dal 24 dicemb11e 1876 1il Signo~r Nig~ra.. Ambasmatove a Piet,roburgo scr~veva l'Italia ~in questa questione ·trovarsd ,iso!la,ta, ma nè il nostro att:eggi,amento nè le nostre dichiarazioni, se rimanevano isolate, varrebbero ad ottenere che la Russia rilnunci~Kee all'alleanza e aHa complicità dell'Austria. E lo stesso ambasciatore scriveva il 22 maggio 1877 le seguenti parole: • Per ciò che spetta principalmente .al1l'·anne1SEI;one possibHe de,I,J.a Bosnia a!.l'Austlria mii rimane soltanto ·a ripetere ancora che nessun tentativo di persuasione varrebbe a distogliere il Gabinetto Russo dal consentire a ciò che esso considera come un pegno di cooperazione e di acquiescenza per parte dell'Austria-Ungheria, ove questa glielo domandi e ne faccia una condizione della sua neutralità e del suo concorso. Per le Potenze le quali vedono, come l'Italia, in questa eventualità una modificazione a lovo ~scapito dehl'equili!bdo deUe forze :::l'ello Adniatico non rimane altra guarentigia che la moderazione e l'interesse stesso del Governo Austro-Ungarico, a meno che esse si risolvano a prender parte attiva alla lotta e tentino così un rimedio peggiore del male. Aspetterò, ad ogni modo, anche su questa questione della possibile annessione della Bosnia all'Austria, le istruzioni che parrà

    all'E. V. di da1rmi per con:forma•rvli la mia ;;ondotta. Però mi corre il debito di conilerma,re ,a,I.la E. V. che I'e nostre osserV1azionri su questo punto delicato sarebbero ricevute, probabilmente, come già furono pel passato, con diffidenza dal Gabinetto di Pietroburgo, e forse anche si lascerebbero trapelare di qui a Vienna »,

    Il Ministero aveva parimenti incaricato il Conte De Launay di far inten

    dere gl11aV1i paroie 'ai Principe Di Bismarck. S. E. dfeniva nei seguenti termlin'i

    li 26 ,agosto 1877 i,! messaggio mandatogli dal PI'Iindpe di Bi,;ma~rck dn risposta

    aUa comunic.azLone lfattag~i: • Eln attendant pour ~ce qui conoerna.it les affa-i,res

    Orient,a1les, l'e Gabi1net de Bedin ne saurad: dans la pos:i:tion délicate, s'éaarter

    des Tègles de la prudenoe et de .lia réserve. Il veut .rester .l'ami de ses amis, et ril

    évite s'UJrtout de 1s'dmmiscer dans une Qu~>,stion (Bosni•e 'et Herzégovcme) qui

    n'existe pas pour l'AUemagne. Dans l'intéret de nos bons rapports, il vaudTaH

    mieux ne pas en faire ici mention • e più avanti • En attendant il est évident

    qu'il ne convi,ent plus d'insister, et je persiste, plus que jamaàs, à croire que

    340

    nous nous sommes trompés de porte en nous adressant à Berlin pour contrecarrer les velléités ou les convoitises Autrichiennes •.

    Verso quell'epoca, vale a dire nel settembre 1877, seguì la missione Crispi della quale si menò molto rumore a cagione della posizione del personaggio, e del desiderio di esso di darle grande pubblicità. Esistono al Ministero degli Affari Esteri due dispacci pe' quali il Conte de Launay rende conto de' colloqui del Crisp:i •col Principe di Bismarck ma questi rapporti non danno che le relazioni fatte dal Signor Crispi al Conte De Launay pokhè questi non era pre,sente a queUe •conferenze. È riferito in quella •corrispondenza che il Principe Bi1smarck disse infatti al Crispi: • Pourquoi ne songeriez vous pas à l'Albanie • cui il CI"ilolpi ri:spose • Que >Ji 1les événeme.nts dev:J:tent s'achemmelr à un partage de la Turquie une rectification de frontières englobant non pas Trieste mais le Trentina, satisiie11ait mi•eux ·les •COllV1enances de l'Itaiie, dan1s l,e aas où ·chaque Pui:ssance se croirait appelée à faire valoir ses propres intérets •. La sola traccia che trova1::1i alla Consulta del1la vi•Siita fatta dal Cr1iJsp1i ail Conte Alndr•assy consiste nelle ·seguenti pa1role contenute dn un diispacaio dle<l Conte die Launay del 2, novembr•e 1877 • J',ali 'eu hi,er avec mon coUt,grue d'Autl1kme un entJreti<en dont je crois uti:lie de 1r:endre compte à V. E. Il m::: disailt .savotr que tLe liang:age .tenu à

    Pesth pa<r ,lJe p,résident de notre Chambre des Députés, avalit produit une· bnnne impression. M. Crispi avait donné l'assurance que le Gouvernement du Roi ne poursuivrai:t aucun but d',a.grandissemen<-terl1iltoda,l al\lX dépe•ns de l'Aubdche, et qu'11 'ne faJil1aJi1t pas prendre au séri!eru::: 1Jes décl<amations des pol:itkien.s ,sans mandat qui prechent l'anne:x;ion du Trentina e,t de l'I,strie •.

    Nell'anno seguente il Ministero non cessava di fare offizi presso gli altri

    Gabinetti in ordine alla medesima questione. Ed il 1° marzo il Conte De Launay

    trovandosi a Pietroburgo in missione straordinaria scriveva le seguenti parole:

    • J.e ne pouV'ais à moins eependant et ·en voie privée de rappelier à sa mémoire oertad,nes dédar•aHons qu'il m'.av:ait :llattes plus d'une foi:s que la Russte ne .saUirait permettre à l'Autriehe de jete•r le glt"appin .suT ·]Ja Bosni1e et l'Helrzégov:tne. Il en convenait mais nous devions comprendre que les circostances n'étaient plus les memes •.

    Per dispaccio del 6 marzo 1878 il Ministro degli Affari Esteri (Depretis) signifioav:a 1al Cont.e De Launay essere v:enuto a ,SUJa •conoSioenza che iil C0111te Andra•ssy aveva dedso di occupa,l'e 1Ja Bosnlia e l'Erze,gov:Ìina e forse Uli1Ia palrte dell'Albania, avere delle notizie precise riguardo alla mobilizzazione austriaca che comprendeva eziandio delle truppe d'osservazione verso la frontiera italiÌ!a:na. D'altra rparte s',iJntendeva ·Che dia Belr!ld:no si ·ConSig.1tava v:ivamente aiLl'AustriJa d:i 'addivenirre a que1sta occupaz1ione. ta<1e ·COIIldotta da parte del'l<a GermaniJa a nostro riguardo sarebbe deplorevole per le conseguenze che essa sarebbe destinata ad •av:ere sull'avveni<re della po!Lttaa delle due naz:ioni.

    A misura che la realizzazione dell'eventualità sembrava avvicinarsi divenivano più calde e quasi convulsive le pratiche del Gabinetto di Roma. A quest'ultima comunicazione rispondeva il Conte De Launay il 30 marzo 1878 • Voìcì le jugement porté par le Prince de Bismarck dans un entretien qu'il a eu hier avec une personne de mon intimité et qui n'appartient pas au corps diplomatique. Relativement à l'Autriche le Prince de Bismarck ne s'expliquait pas

    ses hésitations à occuper la Bosnie et l'Herzégovine. En lieu et piace de ce Gouvel'nement il auvatit déjà donné I'ordlre aux troupes de :lìrontière •.

    E qui m'occorre di spiegare un incidente di cui si menò gran rumore nella stampa :ita:H:an:a. F1u detto che nel gennaio H Gabtnetto dii Vienna aveva proposto a quello di Roma di procedere ad uno scambio di idee allo scopo di stabilire un accordo sulla questione d'Oriente. Di questa proposta trattava il Conte Robilant in un lungo telegramma spedito al Ministero li 26 gennaio 1878. Ma se ben si esamina il tenore di quella comunicazione si comprende di leggieri lil solo scopo del Conte Andrassy essere stato quello di mdurre il Governo Italiano a fare a quello di Russia in ordine ai negoziati di S. Stefano una comunicaz.ione a:na1og;a a quel1a che era stata fatta da Vienna, vaLe ~a dLre di dkh~arare che l'Ital:i:a non ~rknnosce!'ebbe le modifìca21ioni che sarebbero portate aHo stato di cose stabilli:te dai precedenti trattati :senZla <H suo concorso. Io mi trovavo in quel t:empo a Costantin01pol:i e conoscevo benissimo gli sforzi che H Governo austro-ung;a,dco facev:a per trarre gli aLtll'li Governi a fa11e :analog·a ~mtimazione a quello di Russia. Ma quale fosse il vero stato delle cose delle nostre relazioni coll'Austria al momento in cui assunsi la direzione degli affari esteri appare dal dispacoio preoita:to del Signor Depret1s ,;,1 quale asserisce che l'Austria stava mobi:l:izzando 'le sue :florze, ed una pa:rte di e-sse doveva eSisere posta ,aUe nostre frontiere. Le quali notizie mi erano confermate tostochè mi installai alla Consulta. Le quali cose forniscono un concetto esatto delle nostre relazioni con l'Austria al momento in cui assumevo la direzione della politica estera d'Italia.

    Io non avevo mai approvato questa politica di ostilità verso l'Austria epperò :flu mi:a cura fin da' primordli deU;o~ mia ammini:straz:ione di !I1istabHire con essa quelle relazioni di buona amicizia che avevano esistito ai tempi dei Ministeri di destra; e cessai quindi di fare pratiche le quali non avevano altro effetto all'infuori di quello d'indisporre tutti i Governi contro l'Italia.

    Ed ho voluto allargarmi intorno ai precedenti di questa quistione affine di :fla:r megldo compl'endere l:a posiz:ione in cui mi trovavo, in ordine ad essa quando mi trovai al Congresso di Berlino. Durante il quale io non omisi tuttavia di toccarne parole prudenti e riservate con taluni dei miei colleghi. I Plenipotenziari Inglesi non solo non erano disposti ad opporsi all'Austria, ma desideravano ardentemente di spingerla innanzi in Oriente, affine d'apporla come baluardo al:Ia Russia. Avendone un giorno fatto parola al Pr:incipe di B1sma,rck mentre stava innanzi alla tavolata dei rinfreschi S. A. mi diceva « Vous voyez ce pi,g:eon; ,LI me représente l'Aukiche. Elle ne bouge pas et attend que le pigeon aille à sa bouche. Et ça ne lui suffit pas ancore. Elle veut se faire forcer la bouche par l'Europe pour que le pigeon puisse y entrer ». Tutta l'Europa era per l'Austria e ben lo sentivano i plenipotenziari della Russia, uno dei quali ebbe a dire che tra la Russia ed il resto dell'Europa esisteva un muro della China.

    (l) Questi ed i seguenti appunti di Corti. privi di data (documenti nn. 300, 301. 302. 303) si inseriscono sotto il 13 luglio 1878, data della firma del trattato di Berlino poiché relativi a quel congresso.

    (l) (2)

    (l) Cfr. n, 168.

    301

    APPUNTI DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    Per chi ami rendersi chiara ragione dei procedimenti del Congresso di Berlino, gioverà anzitutto volgere uno sguardo ai casi che condussero alla convocaZiio:ne deUe Poten:z;e. La guerra t11a la 'Durchia e la Russia, aUa qua~e !S'erano aggiunte la Romania, la Serbia ed il Montenegro chiudevasi col Trattato di S. Stefano. Contro parecchie stipulazioni di questo trattato vigorosamente obbiettavano i Governi della Gran Bretagna e dell'Austro-Ungheria, i quali confortavano la propria azione diplomatica con la richiesta, presso i rispettivi Parlamenti, di crediti stramdinari, apertamenlle apprestandosi a soste[)J€1Te, 'se fosse stato d'uopo, le loro ragioni anche con l'argomento delle armi.

    E, quando per l'appunto la presente amministrazione, negli ultimi giorni di marzo assumeva il reggimento della pubblica cosa, per più settimane parvero quasi dileguate le probabilità di un Congresso. La guerra sembrava imminente. La pubblica opinione, in Italia, versava in grandi apprensioni e manifestava, in forma non dubbia, acnsioso desideTio che k> guerra potesse ancora evitarsi, od almeno che, se avesse a scoppiare, H paese nostro non dovesse in gUJitsa alcuna prendervi parte.

    Quale aveva ad essere in tali contingenze la condotta del Governo del Re?

    Essa non poteva evidentemente che trarre ispirazioni e norma dal sentimento

    unanime della Nazione. Doveva adunque, essere progl'amma nostro: coope,rare,

    con quei mezzi che si stimassero più efficaci, al mantenimento della pace e col

    massimo scrupolo serbarci liberi rispetto alle singole parti contendenti.

    Alcuni Governi facevano infatti, in quel mezzo, vive istanze presso quello

    del Re, per indurlo ad entrare in positivi accordi con essi. Ma non era difficile

    comprendere, così per la natura stessa delle proposte, come per le circostanze

    in cui venivano messe innanzi, che esse erano mosse piuttosto con l'intendimento

    di una futura azione, che di negoziati diplomatici.

    È quindi manifesto che, se il Governo del Re av·esse consentito ad assumere

    quegli impegni, non solo avrebbe agito contro il sentimento pubblico d'Italia,

    ma avrebbe eziandio assunto la gravissima responsabilità d'arrischiare di fornire

    i:l grano che anco'l'a mancava p& :lìar traboccaire la biJanoia dana parte dii qrueHa guerra, che tutti volevano scongiurare. Imperocchè l'alleanza d'Italia od anco la sola speranza di .trascina1rla appresso, aurebber potuto deddere qUJeiÌ Gove~rni a rompere gli indugi. Era dunque giusto ed onesto che il linguaggio del Governo del Re, in quella congiuntura, fosse franco e leale, nè desse luogo ad equivoci di sorta. E così procedendo io credo che il Governo del Re abbia efficacemente giovato al mantenimento della pace in Europa.

    Sorsero infatti migliori speranze quando si seppe che la Germania aveva inter'Posto ti suoi buonii uffiai per riannodare le trattative dintese alLa convocazione del Congresso. In questa nuova fase sopravvenne tale fatto, che sempre meglio chiarì il fermo proposito, la unanime preoccupazione del paese, di volersi, cioè, 'l'iman,we ad ogrni patto e>Stra111eo al confi1tto. Imperocchè, essendo ·stato erroneamente ass·erito ,che il GoV1erno del R>e fosse stato dnvita,to ad assodarsi agli uffici deLLa Germani,a, in ogni parte del Regno si appaiesava per ciò vlivissima commoZJione; e fu 11Jecessa:rio, per rircondul'!'e l'a ·ca,lma negli .animi, che ·la voce inesatta venisse in termini categorici smentita dai Ministri, così nell'uno, come nell'altro ramo del Parlamento.

    Comparve finalmente, il 3 giugno, l'invito al Congresso. La riunione veniva indetta per d,l 13 giugno, a Berlino. I PleniootenzLa-ri dtalian1i vi si reoarono con le debi,1Je istruzioni delibe!fate dal ConsiJdio dei Milniistri, ·ed hanno la co·sdenza d'avere, 1in ogni parte, scrupolosamente ·conformato Ia loro condotta a queUe istruzioni. E mi è g·rato di rendere qui un giusto attestato di rkonoscenz,a al Conte de Launay il quale mi forniva la più intelligente ed indefessa cooperazione nell'adempimento dell'arduo compito.

    Sette erano adunque le Potenze che intervenivano al Congresso, tre delle quali erano in realtà le parti contendenti: la Russia, per sostenere i patti di

    S. Stefano; l'Inghilterra e l'Austria-Ungheria, per conseguire quelle concessioni che avevano già in precedenza r.i·chieste. Così ila Russi,a, cnme ·l'Inghil,terra e l'Austria-Ungheria, erano pronte a eor.robol'are con la ragione delle ,armi l,e rispettive pretese. L'Ita1i:a, la FI'an•ci'a e :La Germania pl'esentavansi dnvece al Congresso come po·tenze neutraLi, in diritto n0n solo, ma anche nel fatto; presentavansi come elementi di conciliazione e di pace, nè avevano fatto armamento alcuno. La Turchia aveva azione circoscritta entro i limiti del Trattato di S. Stefano.

    Tale era 1Ia reciproca posizione delle Potenze; la quale non poteva non esercitare influenza decisiva sopra l'atteggiamento dei singoli Plenipotenziari. Ciò che è avvenuto nelle sedute del Congresso è ormai noto a tutti; nè occorre che io mi addentri in mille particolari.

    Le conquiste della Russia furono grandement•e 11idoUe. Tra i Balcani ed il Danubio ·si costituiva un principato autonomo: la Bulgaria. A mezzodì dei Balcani una provincia, cui fu dato il nome di Rumelia orientale, ed ebbe autonomia amministrativa. Questi mutamenti non toccavano direttamente gli interessi 1LtaHani; epperò i Pl:ernipotenzia:11i di S. M. non ebbero, a questo 11iguardo, che a fare opera di conciliazione.

    La questione, rispetto alla quale gli animi si sono maggiormente eccitati in Italia, è quella che concerne la Bosnia e l'Erzegovina. In quelle contrade, appunto, erasi suscitata la prima scintilla donde divampò l'incendio minaccioso. Fuggendo dalle travagliate loro terre, ben centocinquantamila emigrati avevano eercato ,scampo nel 'territo11io del vicino impero. E.ra noto, •ancora, prima che si riunt9se iii Congl'esso, come U Gabinetto .?.ustro-unganico aspirasse a1la occupazione di quelle provincie, sia per rendere possibile il sicuro ritorno di quei rifugiati, sia per prevenire l'annessione della Bosnia alla Serbia, che a Vienna ed a Budarpe·st sarebbes~ considerata com~ pericolosa per gli ,interessi del'La Monarchia. Fin dai primordi del Congresso, si conobbe che l'occupazione austro

    ungarica, in quelle provincie, non solo era acconsentita da tutte le altre Potenze,

    ma da alcune di queste vivamente desiderata. Nè questo fatto riusciva nuovo,

    imperocchè tutte le pratiche fatte in proposito dalla precedente amministra

    zione avevano provato che nessuna Potenza era disposta a farvi opposizione.

    Ciò che avvenne, nella tornata del Congresso nella quale all'Austria-Ungheria si deliberò di conferire il mandato di occupare la Bosnia e l'Erzegovina, mise in piena luce quello stato di cose e quelle predisposizioni reciproche che ho ricordato. Dopo che il Conte Andrassy ebbe esposto le condizioni presenti delle due provilnc~e, ill Marchese di Sa1isbury propose, ~nell'interesse dell'Europa, l'occupazione austro-ungarica come il solo mezzo atto a ristabilirvi solidamente l'ordine e la pace.

    Il principe di Bismarck sostenne con calde parole la proposta inglese. Il principe Gortchakow dichiarò d'approvarla, come quella che riusciva perfettamente ·conforme ai principi che la Russia ha sempre sostenuto in Oriente. H Signor Waddimgton opinò che :tl provvedimento :fosse i!l più acconcio e il più efficace tra quanti si potessero immaginare.

    I Plenipotenziari Italiani domandarono spiegazioni ulteriori, affine di meglio fissare d:l. carattere dell'occupazione. ,Berò ·eva noto che, nè il Conte A!ndrassy nè i Plenipotenziari delle altre Potenze, erano disposti a prefiggere un limite di durata. Che anzi, non credo di andare cerrato [)Jel!l'élisser.ire che ·alcune di queste sarebbero state propense ad andare più lungi nella via delle concessioni da farsi all'Austria-Ungheria. Gli stessi Plenipotenziari Turchi, i quali rappresentavano lo stato a cui appartengono le provincie, non muovevano che obbiezioni di forma, le quali erano ritirate pochi giorni appresso. Ed i negoziati che poscia seguirono tra l'Austria-Ungheria e la Turchia, provarono sempre più la verità della mia asserzione.

    L'Italia non poteva dunque impedire un fatto che era voluto da tutta l'Europa; nè io credo che il nostro paese si troverebbe attualmente in più vantaggiosa posizione, se i suoi rappresentanti avessero usato più vive espressioni nel domandar ulteriori schiarimenti sul carattere del mandato.

    I P1entpot,enz.i:ari Ltalicani avrebbero invero potuto lfliltiJra.rsi dal Congresso: ma che sarebbe avvenuto in quel caso?... Tra le altre Potenze tutte sollecite di giungere alla conclusione della pace, i negoziati sarebbero nondimeno proceduti innanzi, anche csenz,a ,]l concorso de1l'J,tal:ia, e cosi :l'lta:1ia 'sa11ebbe :rimasta isolata ed esclusa dal concerto delle grandi potenze Europee.

    Nè sarebbesi potuto domandare un compenso, imperocchè in primo luogo non apparisce ben chiaro quale titolo speciale di compenso l'Italia potesse accampare per un fatto che non tocca punto alle sue ragioni giuridiche, fatto che le altre Potenze ammettevano senza pretendere corrispettivo alcuno. Certo è, per chi conosca le disposizioni in cui erano i Plenipotenziari presenti al Congresso, che la domanda di un ·Compenso, ,ge posta ,iJnnéllli12li da1l'Ictalia, n·on csa!febbe stata ammessa; tanto più che le autorità più competenti nella materia consideravano come una dura itlJecessità pe'r l'Aust!l"La Ungheria, ·il dov•ersi 1sobbaroore a simile intrapresa.

    E qual compenso, poi, avrebbesi potuto chiedere? Ometterò di toccare di certi compensi, di cui fu molto parlato in questi ultimi tempi, e la cui domanda, al Congresso di Berlino, avrebbe potuto porre l'Italia in una dolorosa posizione.

    Fuvvi invero un tempo in cui il Piemonte, come rappresentante d'una santa causa che inspirava le più vive simpatie a tutto il mondo liberale, poteva sostenere, innanzi ai Consessi d'Europa, i diritti della nazione oppressa. Le que:l'elie dell'Italia una ed indipendente l'ton sarebbero state sì benignamente accolte dai Plenipotenziari ri'llllliti a Berlino, ed ai Rappresentanti d'Ltalia ,stava a:;sa1 più a ·cuore di stabHire relaz1iond. di cordiJaie amicizia con tutte le Potenre, che di poNe li germi di futuri conflitti.

    D'un altro compenso ho udito parlare: della occupazione dell'Albania, di certe offerte che si dissero fatte, a questo :-.iguardo, al.l'Ita,1ta. L'Albania forma parte integrale dell'Impero Ottomano, nè si trattò mai di staccarla da esso. Che se veramente l'offerta fosse stata fatta, l'Italia avrebbe dovuto prima assicurarsi che il suo intervento sarebbe stato gradito da quelle popolazioni. Imperocchè avrebbe operato in aperta violazione dei principi che costituiscono la base della nostra esistenza, quel Governo, che avesse voluto imporre col ferro l'amministrazione italiana a terre non italiane.

    Senonchè taluni sostengono che i rappresentanti italiani avrebbero dovuto

    formulare delle riserve o delle proteste. Costoro che sostengono una tesi siffatta

    dimenticano cosa elementare: che, cioè, una Potenza indipendente è libera

    di firmare, o di non firmare, un trattato; ma, se lo firma, non iPUÒ connettere il

    suo assenso con riserve o proteste. Imperocchè se taluna clausola è stimata con

    traria ai propri interessi, epperò non accettabile, ogni Potenza ha piena facoltà

    di negare la sua adesione. Non mi sovviene di Trattato alcuno, liberatamente

    consentito, che sia stato accompagnato con una protesta, le proteste implicano

    sempre il concetto di forza maggiore.

    Passerò ora ad altri argomenti. Le frontiere del Montenegro furono alquanto

    ampliate. La questione dell'annessione di Antivari al Principato sollevò gravi

    discussioru, delle quali, come delLe altre, non appariscono che ILtevi indiZJi

    nei Protocolli. Il governo austro-ungarico vi faceva la più strenua opposizione;

    e per un tempo ne aveva perfino fatto casus belli. Queste discussioni approda

    rono infine ad una transazione, per la quale il porto d'Antivari, con una zona

    di territorio adiacente, era unito al Montenegro, e l'Austria-Ungheria otteneva il

    piccolo comune di Spitza, nonchè la sorveglianza di polizia marittima di Antivari,

    la cui entrata rimaneva interdetta alle navi da guerra di tutte le Nazioni. I

    Plenipotenziari Italiani avendo per istruzione di prestarsi alla cessione al Mon

    tenegro di un porto sull'Adriatko, non potevano ,a meno di aderi1re all'aggiu

    stamento che era accettato da tutte le altre Potenze.

    Le frontiere della Serbia furono parimenti allargate ad oriente ed a mez

    zogiorno.

    I più caldi uffici furono interposti dai Plenipotenziari Italiani in favore

    della Grecia e della Rumania. Le stipulazioni inscritte nel Trattato di Berlino

    a favore di questi due stati furono il maximum per cui siasi potuto ottenere il

    voto unanime delle Potenze; senza il quale non avrebbe potuto validamente

    deliberarsi in simile materia.

    346

    Fu mantenuta rigorosamente incolume la libertà del commercio, la quale

    è di ,tanta 'importanza per l'Lta'l!ia. Imperocohè fu :conservato lo statu quo per

    il regime commerciale degli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, provvide misure

    furono adottate e confermate per la navigazione del Danubio ed il porto di

    Antivari rimane aperto alla bandiera mercantile di tutte le nazioni. Pei nuovi

    stati furono mantenuti dn Viigore i ·trattati di commercio esistenti colla S. Pol'ta,

    fino a che nuove stipulazioni non intervengano fra di esssi. E la loro indipen

    denza nazionale fu accoppiata all'introduzione dell'uguaglianza dei diritti civili

    e politici per tutti i culti.

    I Plenipotenziari Italiani presero l'iniziativa della proposta relativa all'isti

    tuzione a Costantinopoli di una commissione internazionale per la tutela degli

    interessi dei portatori della rendita Turca.

    In Asia l'opera dei Plenipotenziari Italiani fu opera di concordia e di conci

    liazione. L'ItaHa non ha, d:n que1le regioni, •aJ1tl'o ~~ntooesse da quello infuol'i che

    si traeva a svolgervi, in concorso con altre potenze, la prosperità e gli elementi

    di progresso economico.

    L'opera dei Plenipotenziari Italiani si ispirò alle istruzioni-ricevute, agli ia:ltere·ssi d'Ital!ia. Il ·congTiesso di Berlino non era ,start;o ·Convocato peli.' divide,re tra le grandi potenze le 1spog.Li,e di alV!li ·sbrti. Ed ·~nv•e•ro, tranne '1e mutaZJioni che furono la conseguenza necessaria della guerra, e del piccolo comune di Spitza, non vi fu deliberata nessuna annessione territoriale in favore di alcuna Potenza. Il mandato confel'ito all'Austria-Ungheria di occupare la Bosnia e l'Erzegovina lascia intatta la sovranità territoriale di quelle provincie. L'occupazione inglese dell'isola di Cipro seguì in virtù di un Trattato direttamente stipulato tra il Governo britannico e la S. Porta prima che si riunisse il Congresso, nè innanzi a questo ne fu mai fatta ·alcuna menzione. Il V~&O scopo del Conglr·esso era queHo di salvare l'Europa dalla calamità di un conflitto, di cui nessuno poteva prevedere i limiti e la durata. L'Italia ha efficentemente cooperato d raggiungere questo fine, ed altra condotta, da parte sua, avrebbe potuto compromettere quel risultato, che costituiva lo scopo di tutte le Potenze.

    Da quaJ:che tempo invero, è inv,also il costume, presso ta·luni Italiani, di lamentarsi, di dolersi della propria sorte. Una viva agitazione in questo senso fu provocata durante il Con·gresso, ed essa aveva per effetto quel,Ie manHlestazioni, dJJe non potevano a meno di mettere a Tlepentaglio i vantaggi che l'ItaHa aveva a trarre dalla sua condotta al Congresso di Berlino. Io credo veramente che quelli Italiani così operando non rendono giustizia a loro 'Dtessi. La presente generazione ha felicemente compiuta la più grande opera dei tempi moderni. Dopo tanti secoli di dolori e di umiliazioni, essa ha riunite le sparse membra della nostra patria. E l'Italia è risorta in tutto il suo splentfore. Gli Italiani, non che lamentarsi e dolersi della loro sorte, non dovrebbero cessare di ringraziare la Divina Provvidenza d'averli fatti nascere sotto si prApizia stella.

    L'Italia è uscita dal Congresso amica di tutte le Potenze, scevra da presenti complicazioni, perfettamente libera per l'avvenire. I futuri Governanti potranno seguire quella condotta che sarà loro inspirata dagli eventi che saranno per sorgere, e dal sentimento del maggior bene d'Italia.

    302

    CIPRO: APPUNTI DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    Il trattato del 4 giugno pel quale l'Inghilterra acquistava dalla S. Porta il diritto di occupare l'isola di Cipro fu conosciuto a Berlino in modo positivo 1'8 luglio, per ·1a ·comullli:oaz;Lon.e ·che tl gabinetto di S. Gtacomo ne aveva fattta al Parlamento. Dico la notizia positiva imperocchè qualche sentore che qualcosa di simil-e :si stava tramando si aveva da lunga pezza. Per J.'ultimo corriere che io spedivo al R. M.inÌistem prima di trasferh•mi a Roma per enfu-a,r·e nel Govetrno Ca:iroli, in data del 18 ma!rzo, N. 1081 de:J.la serie porl!L1J1ca, dkevo fra J.e aJrtre cose quel che segue: c Ma qui s'intende che il Governo Britannico innanzi alla nuova situazione che verrebbe dall'esecuzione del trattato di S. Stefano, giudicherebbe necessario di procacciarsi delle guarentigie materiali per la protezione dei suoi interessi. Sono per es. corse vaghe voci che esso vagheggi l'idea di procedere in certe eventualità all'occupazione dell'isola di Mitilene, oppure alcuni punti di quella di Creta. E l'isola di Milo offrirebbe pure grandi vantaggi strategici sotto quel punto di vista. Ma la voce che prese maggiore consistenza negli scorsi giorni è quella che il Gabinetto di S. Giacomo stia maturando qualche progetto riguardo all'Egitto. M'è noto inoltre che persone atte a conoscere gli intendimenti di quel governo ebbero recentemente ad esprimere la loro disapprovazione della riserva che il Governo francese avrebbe formulato allo scopo di evita:re che que]1a quest1one fosse portata :ilnnanzd a:l Congresso. Ed un'alta :autodtà Brutanntca a me savebbe desidem:bile esi:stesse vJ,cirrw alla imboccatura del Canale di Suez una 'Ìiso1a dehla quale l'Inghiillte!I"Ta potesse :foo'e una seconda Mra,1ta •. QtWste cose io .scrivevo Ili 18 marzo :e veramente se si segue sopra una carta quel ragionamento si viene all'isola di Cipro. Più tardi colpito da alcuni articoli di fondo pubblicati dal Times, io scriveva il 2 giugno dalla ConsuLta al Genffi'ailie Menabrea, ambasciartore a Londra le seguoo.tli parole: c SaJIDebbe l'E. V. dirmi a quali vantaggi speciali per i'Inghillterm fa da qualche tempo alJusione :il Times, nel padare dèJ.e mod1ficaziom a ~si ai pre1imin:a::ri di S. Ste:llano? • .

    Cui l'Ambasciatore rispondeva per telegrafo il 5 del medesimo: c Les avantages que l'Angleterre doit avoir de tout ceci, et auxquels V. E. fait allus.ion dans sa lettre parti:cwière du 2 cour:ant cO!IlS1stenrt princ.ipa:Lement, de •l'avis de hauts personnages, en ce que l'Angleterre prendrait, de fait si non nomina1emeillt, le proOOctomrt de (l'Empire Ottoman pour :le soostradxe à ceLUJi de la Russie et lui servir dans son propre intéret •. Notisi che il trattato per l'occupa:;>;i:one di Oipro ere firmato a Oostanrt1nopolLi 1i 4 giugno. Dopo ila drm1one del Congresso ·C'Oii'Siell"O vaghe vooi pei gliornali r.1gua<rdo ru1a oosstone d'i OLpro ,all'Inghilterra. L'incaricato d'affari a Costantinopoli ne scriveva in questi termini. Ma la notizia ufficiale non s'ebbe ·che per la comunicazione ufficiale che il Governo Britannico ne faceva al Parlamento. Essa scoppiò come una bomba in mezzo al Congresso imperocchè nessuno pensava che mentre le Potenze stavano per riunirsi allo scopo di deliberare in comune sulla questione d'Oriente, una

    di esse stipulerebbe un trattato segreto per appropriarsi una parte del territorio dell'Impero. Alla prossima conferenza io interrogai privatamente il Ministro degLi Affari Este11i di Fl'arnda, sui suoi ~irntendimenti a questo riguM"do, culi il Si!grn01r Waddington ~ispondeva nulla ~esserv,i a :liarr:e. M:i :rivolgeva mdi al Principe Gortchakoff il quale mi diceva non senza una certa emozione, innanzi a questa notizi:a 'la R:ussi:a averre l!a sceLta fr,a H si1ffilZio 'e la gue:rl'a p:eT olt'la plt'e:lieriva il primo. Dom31Ildai anche l'avvtso del PJ'irndpe di Bi:smarck e S. A. mi r~ispose 'l:a co31a esse:rg11i pedettamente :indifferente, nè <1a German~a av,ev~a bisogno di alcuna :iso}a. Non v'ha dubbio che una g;rarnde <aglittazione 11egrnava m quel giorno nel Congresso, però !llJe,ssuno dei PleP..1potenziarr,i crredette opporrrbtmo d:i far menzione deLl'occorso :innanz,i all',assembl,e:a nè se ne t11attò app['esso. La sola allusione al trattato del 4 giugno fu fatta dal Principe Gortchakoff allorché, discutendosi nell'ultima seduta sull'epoca nella quale sarebbe lecito di pubblicare il trattato e la maggioranza dei Plenipotenziari sembrando d'avviso che siffatta pubblicazione non avesse a seguire che dopo la ratificazione del trattato, Lord Salisbury allegava con fiero tuono qualunque fosse l'avviso dei suoi colleghi, egli seguirebbe, l'uso antico del suo Parlamento e egli darebbe comunicazione del Trattato tosto che fosse giunto in patria. Cui il Principe Gortchakoff :sogg;~ungeva: • Il est w,a;i que le Gouvernement AnglliaJi:s parrfoi,s fa:it des communications fort curieuses à so n Parlement •. Queste parole dette con aria alquanto conc.itata non erano rille,mte da alcuno dei P:1enipotenzia:ri. La notizia di questo t:rattato produceva una g,r,a~nde emozio!llJe :in I1::a:l:~a, ed dJ. Presidente del Consiglio :s:e ne :liaceva l'eco con i'l .seguente teleg:ramma de'l 9 lug:llio. Io lt'lispoilldeva l'indomani ne' seguentd termin,i: • L'affaJi>r,e de :l'occupatron de Chypl'e par l'A:ng1eterre moyennant :son alliiance définiti.ve avec 'la Turqute a soudatnement éclaté ici avant hier au soir. On s'attendait à ce qu'elle fut portée hier devant le Congrès. D'accord avec le Comte De Lal!IlJay j':ava:i's prépa['é une déc1aTati!on f!a:isall1lt 'l'e pl.us amples :rés:erv,es >et ~renouV1el:ant cetlles pour la Bosn~e. Mais il pM"ait que :l'A:nglete.11re n'enten:d pas el: sa~sirr le Congrès, conslidérant la chose camme un arrangement spécial entr'elle et la Turquie. J'en ai longuement entretenu hier les Plénipotentiaires Français qui en sont comme nous très affectés, mais :Us ne voi:ent ri:en à faire. L'Emperreu~r de Russlie 'en à été ~rès ému et a télégraphié hier au Prince Gortchakoff en demandant des explications. Lmd Beaoonsfi:elld a dit que ll:a :ld:gue A'!lglo-Turque n'en:g:ag:eai:t pa:s l'Ang;l:e:teil'!l1e pour ·1e ,oa:s que 1e:s Tures se fe:raJtent les agresseoos. J'en >ali entretenu aussli. :le Prince Bismarck qui m'a dit que cela était parfaitement indifférent à l'Allema,gne 1aqueH:e n',avait be:som d'aucune Ue. L'impll"essi:on générale des hommes

    poliitiques i>oi e~.t que le résultat du Congrès :sera que les P.utssanoes semi-beaà:Lgérantes à :savoir :}'Ang1eterrre, 1'.AJUtriche et :l:a R:usSiie plt'lennen:t leurs pos~t:ions :pOU:r une guerre qui ne manquera pas d'éclater tòt ou tard entr'elles. L'alliance entre l'Autriche et l'Angleterre est très solidement établie. Les Russes s'expriment à l'égard de l'Autriche dans les termes d'une haine implacable. Cet avenir prépaTle d'exoehlentes occa~sions pour 1es PUI~ssa:noes qU:i saul'ont ne pas se compro~ mettre par des actes prématurés ». L'avvenire dirà se queste previsioni erano esatte.

    303

    SPITZA: APPUNTI DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    La qu€1shlone d~ll'annessione di Spiltza ~alla Dalmazi,a fu una di q!uelie che mi cagionarono maggior pena al Congresso di Berlino. Già prima che esso si radunasse il Governo Austro-Ungarico mi aveva fatto fare istanze per mezzo del suo Ambasciatore onde il Reale Governo si impegnasse a far causa comune con esso allo scopo di impedire che il Montenegro ottenesse un porto sull'Adriatico, allegando che 1il precedente Mmistevo aveva espresso laJiliélJloga intenzione nell'occasione delle conferenze di Costantinopoli. Il Barone Haymerle mi faceva idonea ~comun:icazione, ed aggiungeva che ,iJl suo Govemo wa dectso a iare casus belli di questa questi,one. E questa ru di fatto ,La sol1a pi'OpOsta che io riceV1eV1a da'l GoV1evno Austro-Ungarico <in ordine aHe questioni che avevano a tratta:rsi ~:vl Congresso. Io 'l1~spondevo al Bavone Haymerle non essere dilsposto ad assumere tale impegno, imperocchè H R. Governo non credeva ~che il possesso d'un porto ,suU'AdrilaUco dta parte del Montelrl!egJI"o potesse portém'e atl.cun pregiudiz,io agii intel'essi Ital1iani, nè mi sembrnva gi;usto che U Monteneg;ro fosse privato di un territonilo dJJe p01ssedeva pel fatto deHa conquista, e che gli eva stato confermato dal trattato di S. Stefano. Nè veramente avevo mai compreso per quali ragioni l'Italia avesse ad opporsi allo sviluppo di un popolo che aveva dato tante pmve di energi,a e di valore. Questa questione era indi trattata tra la Austria-Ungheria e la Russia, la quale difendeva strenuamente gli interessi del Montenegro. Allorchè seppi a Berlino essere stato convenuto fra quello che l'Austria acconsentirebbe all'annessione definitiva di Antivari al Monteneg,ro ,a patto che Spitz,a fosse eeduta a queUa, e fu J:o stesso Conte Andrassy che me ne dava avviso, fui profondamente commosso, non tanto per la cosa in se stessa, quanto per l'effetto che prevedevo produrrebbe in Italia. Mi feci quindi ad illilte;rpor;re i mieJ. più oaldi uffizi onde indurre l'Austria a r1Lnunzi1a<rvi. Mi rivolsi primieramente per tale scopo ai Plenipotenziari inglesi, ma essi non volevano intendere parola che !J.On fosse in favore dell'Austria-Ungheria. Nè migl:iore accogl:i<enza fa,oevano :a1i miei offid quelli di Ge;rmaruia e dii Frnncila. Infatti nessuno dava I:a menoma importanza ,a questa estensi:on~e della Dalmazli'a.

    Mi rivolsi per ultimo ,ano stea>o Conte Alndnassy, li',l quale mi disse n~on avere accettato questo componimento che a grande stento, persuadessi i Plenipotenziar:i di Russia a rinunzia,I'e aUa ces:sione di Antivm1i al Montenegro, egli non pader,ebbe più di S.pitz,a, e mi sarebbe assai ~i:conoscente pel :reso se:rviz>io. Lo stesso dicasi per quanto riguarda le concessioni imposte in ordine alla polizia ma:rittima del porto di Antival'i. Era vano lottare ~contro tutta l'Europa, la quale desiderava di spingere l'Austria innanzi verso l'Oriente. E ben disse un uomo di Stato Hal:1ano che l'AUisrtria voNe stravince;re a Spitza. Di quale giovamento sarebbe stato per l'Italia di sostenere un'aperta lotta in pieno Congresso contro le Potenze che avrebbero ad essere le più amiche di essa?

    304

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, A UMBERTO I

    (Museo Civico Pavia, Carte Cairoli)

    T. Roma, 14 luglio 1878, ore 9,15.

    Venne IÌ'eri firma·to a Ber·lino :i:l tratitato. La qui,stione di Ctpro non :liu reaata innanZJi al Congil'esso. Gorlchal~ow ll'i.cusossi sollevarla, malgrado press:i:one erercitata su lui, sapendo essere certo rifiuto Inghilterra e quindi inevitabile guerra. Prevalse anche a questo a:~i!guardo vol-ontà G.i Bi,smarrk. I tm:Sportì dngieiE,i pW'tirono con truppe da Malta a:lJl,a v.rota di Cipro. Sessalll!ta .soldati dnglesi sbaii'carono e occuparono Nicosia. F1irrmano del goveil'IIla'torr•e •annunZJta ·cessione pil'ovvisoria dell'isola aH'Inghiiltenra. Generale Wol.Jseley partito ieri da Londra, giungerà Modane domand, procederà p:er Brinc1isi e 011iente. Il ConsOl•e di Vostrra Mae3tà a Scuta:I1i segnala grave •recrudesoenza di ·a•g.ilt•azione ·contro autorità.

    305

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    Berlino, 14 luglio 1878.

    Ho l'onol'e di trasmettere a~1l'E. V. il 'D11attato che fu fi,rmart;o a Beii'l:i!no il 13 (l) del P11esente daJi Pl:enipotenzia!ri delilia Gea-manila, deltl.'Austrl~a Un,gherti.a, deLLa F1ranota, della Gran Br,etag11a_. de1l'Ita:1ia, della Russia 'e della TurchJiJa. E, nel ·compk~11e questo dovere, m'incombe di 'sottometterile fe seguenti ·OOIIl!sideii'a-zioni sopra •a·l:cune delle pa.-.illlicipaH questioni che furolllio ·tl1attalte llliel Corngrresso.

    Al filil!e di ben comprenderne l'andamento, è mest~i di volgery:e pii'.imieramente uno sguardo al1e da.-costanze nel1e quali esso \Sii radunava. In segrudito al1a guerrra ·tra la Russia e la Turchia e11a stato conch~uso i•l Trn·ttato dli. S. stefalllio, ~el quaiLe la suprem,aZJia ·russa veniva estesa dal Danubio ta!1 mare Egeo, dal marr Nero ai confinli. deLl'Albanta. I Govel'IIlli. della ~Breta·glllia e deill'Austr1ia-Ungheria avev:ano protestato ·contro alcune di quel1e stipulaZJiond, come lesiY:e dei loro interess:i, essi avevano ottenuto ·crediti stmol'd'Ìinlall:d. dai rdlspettivri P•a!"Lamellliti, si ,afFrettavano a :tiare ingenmi ·acr:mrunenrt:d. e lia gue!I"["a sembrava inevitabile. Questo st,ato dii cose preoccupava 1i:n .sommo grado l'opinione pubblica d'lta·lia, la quale desiderava ardentemente .H mantenimento deJla pace,

  • o se il conflitto avesse a scoppiare, voleva conservarsi neutrale. E questo sentimento era sì vivo, che, quando fu ·erroneamente 'asserito che 1il Govremo del Re cooperava con quello della Germania per esercitare una mediazione fra le parti contendenti, si manifestò in Italia una grave commozione, della quale un onorevole deputato facevasi eco alla Camera. Il Governo del Re ripeteva in
  • Il teste ed i protocolli del trattato di Berlino sono editi in LV 25.
  • 351

    questa circostanza la dichiarazione già fatta innanzi al Parlamento, essere suo

    fermo intendimento di tenere l'Italia libera da ogni impegno, all'infuori da

    ogni complicazione, la quale dichiarazione era pienamente approvata, nè dava

    luogo ad alcuna obiezione da parte dei rappresentanti della nazione.

    Vieniv;a poco appl'esso l''annunZiio de11a ::_:>rossima T:innione del Congresso, allo

    scopo di .stabildlrle un a,oco11do fra le parti ~avve11se. Il Congl'esso radnnavasti. dirufutti

    a Berlmo H 13 GdJugno. V;i prendeV'ano parte ,sette Potenze, tre delle quali, l'In

    ghilterra, l'Austria-Ungheria e la Russia presentavansi armate e pronte ad ogni

    evento, ~nel ,caso non potesswo ottene11e ~conV'enienti ~condizioni; tre, la Germanti.a,

    la F:mncia e l'Italia come Potenze neutre e chiamate ad esercitare una azione di

    oondlilaZI~one ira quel1Le. La Tur,chia ~era legata dal 'Dra,ttato di S. Stefano, e la

    sua azrone 'e11a qumdi 11Lstl'etta ,entJ.'o de,term]nati lilmit:i. Queste ,e,r.ano, per 1ia IJJia

    tura delle ~cose, Le posizioni rispettivamente occupate dalLe va11ie Potenze pl'e

    senti aù. Congresso.

    L'Italia non si presentava dunque al Congresso come Potenza armata e pronta al1a guem,a, ma come eLemento di pace e di coneordia. Nè, ,secondo 1e dichiarazioni fatte al Parlamento, essa intendeva schierarsi dall'una o dall'altra parte, imperocchè, così procedendo, la sua azione conciliativa ne sarebbe stata grandemente compromessa, e, sia che il Congresso approdasse alla pace, sia che ne uscisse la guerra, essa aveva a conservare la sua piena libertà d'azione ad evitare di procacciarsi l'inimicizia d'alcune delle grandi Potenze.

    Fin dai primordi del Congresso scorgevasi infatti un perfetto accordo essere tntervenuto fra l'Inghilterra e l'Austria-Ungheria, allo scopo di menomare, quanto fosse possibile, gli effetti del Trattato di S. Stefano, che la Russia accingevasi a difendere.

    Il P11indpe B:Lsmar~ck, dal suo canto, spiegava un vJvils~limo deSiider,iJo ,dJi condurre i lavori del Congresso a buon fine, e vi si adoperava con un ardore di cui l'Europa deve essergli riconoscente.

    L'Italia e la Francia cercarono di coadiuvarlo a raggiungere questo scopo, senza omettere di difendere, ogni qualvolta se ne presentava il bisogno, i rispettiV'i ,iJnteDessi 'e quei p11Lnoipi che ilnformano la 1oro esistenza naz1o1111aJe.

    Si trattò primieramente della questione della Bulgaria, imperocchè essa era considerata come la più grave e se non si riusciva a stabilire un accordo sopra di essa fra la Russia e l'Inghilterra, vano sarebbe stato di procedere più oltre. Questa vertenza non interessava direttamente l'Italia, ed in ol'dine ad essa i suoi Plenipotenziari, unitamente a quelli di Germania e di Francia, esercitarono quell'azione conciliatrice che manifestavasi tanto necessaria per la buona riuscita del Congresso. E così procedevano le cose, non senza incontrare gravi scogli, fino a che si venne alla questione della Bosnia e dell'Erzegovina.

    Non è crnesticeri 111col'da1re come l'occupaZiione di que,ste provLncie da parte dell'Austria-Ungheria fosse questione antica e che trattavasi da due anni. Il Governo di Russia 'la proponeV'a a quello de:tl'Austda-Unghe11ia fin dall',autUill[};O 1876 per la missione del generale Soumarokoff, e formali impegni erano indi interv,enurbi ,iJn proposito :fire J due Stati. Le dispo,sizLocrli deLle altre Potenze a questo riguardo erano parimenti note al Governo del Re. Il Governo Britannico, per ragioni facili a comprendersi, desiderava l'occupazione austro-ungarica

    di quelle provincie, e prendeva l'iniziativa della relativa proposta nel Congresso. Il Governo germanico, dal suo canto, incoraggiava l'Austria-Ungheria all'attuazione del progetto. La Francia vi applaudiva.

    Queste erano le disposizioni delle varie Potenze, allorchè la questione della Bosnia e dell'Erzegovina venne all'ordine del giorno, ed il modo con cui fu trattata confermò pienamente quello stato di cose.

    L'oppos~ione dell'Ltali:a non a~11ebbe dlrmque dusaito ad akun effetto. Non el'a 'neppur.e 'il caso d',interpor:r'e una protesta, .impe["occhè una protesta implJica sempre il concetto di forza maggiore, ed essa sarebbe quindi stata in contraddizione co1lia piena lii!be!'tà che ·ciascuno stato 1Lndi!pendente possiede di non aderil'e ad un Ul'attato che non reputi conforme ai suoi inter.essi. I P1en1ipotenzi>a>ri ita>1iani si ~imiltavano quindi a formulare dJeUe domande ·tendenti a megl,iJo fissare H caratter.,e di un'occupazione, che lasdava .intatta la questione di sovoonità terl'itor.iJa1e, ,e, :fiedél1i 1al!la loro mi,ssione di non mett·ere a repentagHJo colla loro azione l'a,rduo progl'esso dei negoz,iJati, ade11iv;ano alla pcroposta.

    Quando si venne a trattare delle nuove frontiere da attribuirsi al Montenegro, i Plenipotenziari Austro-Ungarici fecero strenua opposizione alla concessione al Principato del porto di Antivari. Essi finirono per cedere, alla condizione • sine qua non • che il comune di Spitza fosse aggiunto alla Dalmazia, e un controllo di polizia ma11ittima venisse riserbato all'Austria in queUe regioni. F1u questa >Una transazione, a ·cui tutt,e 1e Potenze ,aderirono, affine d'ottener.e un 1itoDa1e sull'Adriatico pel Monteneg1ro.

    I più caldi uffi.ci fu!'ono interposti dali rappresentanti d'lta'lia, affine di sostenere gl'interessi della Romania. Senonchè, quando si radunava il Congresso, la maggioranza degli altri Governi aveva già acconsentito alla retrocessione della Bessarabia alla Russia, e questa ne faceva questione d'onore sovrano.

    Si fece tuttavia al sud della Dobrustcha, ceduta alla Romania, una aggiunta di teocitol'io di non 1JiJeve ~entità pe' suoii .interessi. E fu .stabilito, r,igul!["do aHa Romania, come riguardo agli altri Stati che acquistavano la loro indipendenza, il principio dell'uguaglianza dei diritti civili e politici per tutti i culti.

    La questione della Grecia fu oggetto delle più calde pratiche da parte dei Plenipotenziari italiani, cui stava sommamente a cuore d'ottenere per essa quelle maggiori concessioni, sulle quali potesse intervenire un accordo. E si stabiliva di raccomandare alla S. Porta di fare, a benefizio del Regno Ellenico,

    una rettificazione di frontiera, che veniva specificata nella proposta formolata dai PlenipotenZJLari di Ualiia e di F,ranc1a.

    Lo statu-quo ante beUum em ,conservato 11iguardo al passaggio degii stretti dei Da,rdanell:i e del Bosfol'O. E la libertà di navigaz1ione commerdaJ'e pel Danub1o era ass1curat>a per nuov;e ,stipu1azioni. L'e questioni terr~tol'ia!lii dell'.A>sia suscitarono gravi difficoltà, alLa cui soluZJione contr1buirono effi.cacemente 1lo spir,ito di moderazione spiegato da >ambo 1e parti e l'opera dii condliiazione .esercitata daUe Potenze neutmli.

    I Plenipotenziari italiani presero l'iniziativa della proposta relativa all'istituzione a CostantLnopol1i d'una Commissione europea, ,cui 1>:1a1rebbe affidato I'rnoartco di protegg:e,re gl:i interess1i dei portato["li deLl'a rendita turca.

    353

    I lavori del Congresso approdarono infine al 1rattato del 13 luglio. Vari potranno es.se<l'e i giudiz,i ·che ,sa,11anno portati sopra questo atto; ma s'otteneva, in ogni modo, .il grande ·scopo di salvare l'Europa dalla calamità di una grave conflitto. E l'Italia è uscita dal Congresso in buone relazioni con tutte le Potenze e perfettamente libera delle sue azioni per l'avvenire.

    Nel chiudere il presente rapporto sento il bisogno di tributare i più alti ·encomi ·e l'espressione de11a mia riconoscenm al mio coUega Conte de Lannay, il quale per la sua intelligenza, per la costante attività, per la lunga esperienza mi prestò una prezio::;a cooperazione nel dis:impe·gno dell'axduo ufficio.

    (l)
    306

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 432. Parigi, 14 luglio 1878 (per. il 17).

    Mi fo a ripetere per i~1tto quant'ebbi l'onore di esporre all'E. V. ne' mi,ei dispacci telegrafici del 10, 11 e 12 corrente (l) intorno alla profonda impressione che la notizia deUa Convenzione anglo-turca, mercè cui Cipro passa in potere dell'IrnghHten~a, ha prodotto irn Francia.

    L'Onorevole Signo,r DufaU!1e ne teune me·co pa:rola il martedì 9 solo glliorno della settimana in cui riceve il Corpo Diplomatico. Ei se ne mostrò più che sorpreso, colpito al vivo, limitandosi però a dire e ridire che il fatto era grave, gravissimo; ma senza prenderlo in esame, nè discendere a considerazioni che svelassero la natura delle sue preoccupazioni politiche ed il vero punto di vista, dal quale giudicava l'importanza di codesto avvenimento. Egli tradiva però l'inquietudìne insolita, ond'era colto, mostrando desiderio grandissimo che il Signor Waddin·gton 111to11111a•Sse al più presto da Bedino e lo sollevasse da un peso troppo grave per l'avanzata sua età.

    Può dirsi che sin dal primo momento i giudizì della stampa e degli uomini pol:itici, cod quali ebbi agio di parl•al'e. appm-vero dìvisQ ed opposti. Gli urui si mostravano felici dell'accaduto, persuasi che quel colpo maestro dell'Inghilterra assicurava la pace del mondo meglio di quanto sapesse e potesse fare il Congresso. Altri invece si sentivano battuti, scherniti ed umiliati e gridavano acerbamente contro l'egoismo ed il procedere brutale dell'Inghilterra.

    Era necessario un po' di tempo affinchè la calma e la riflessione riprendessero il di sopra e conducessero le menti concitate a più tranquilli criterì, a più giusti apprezzamenti. E ciò avvenne diffatto, più presto ancora di quanto fosse lecito sperare. Vi fu chi ebbe il coraggio di dire e di ripetere -doversi accettare con filosofica rassegnazione ciò che non si aveva la forza d'impedire. Ed a ciò si aggiunse esser degno d'un gran popolo guardare in faccia il pericolo e le conwarietà stud~arndo f11eddamente la via di tl'al'sd d'impaccio con minor danno possibile. Oggi si comincia già a riconoscere ed a riflettere che l'opera del Congresso separa l'Europa in due; che l'Inghilterra, a cagione del protetto

    rato preso a favore della Turchia superstite, trovasi avvinta d'ora innanzi ad un fatale e perpetuo antagonismo di fronte alla Russia ed alle altre due Potenze del nord, che formano seco la lega de' tre Imperi.

    Da questo nuovo stato di cose che si disegna a tratti profondi sull'orizzonte presente e dell'avvenire, emerge la possibilità, la probabilità fors'anche, vicina

    o lontana, che l'Inghilterra abbia bisogno della Francia. Da questo nuovo stato di cose emerge del pari una situazione più nettamente delimitata e che permette più facilmente alla Francia di escire tosto o tardi dal suo riserbo e di prendere un partito, tostochè le circostanze vorranno consentirlo.

    In tanta disparità di viste, di criteri ed apprezzamenti giovi osservare frattanto che i repubblicani si schierano contro la condotta dell'Inghilterra e la cessione dell'isola di Cipro.

    Gli orleanisti ed in ispecie i bonapartisti invece battono le mani e sperano mille felicità dalla Convenzione anglo-turca. Le due contrarie ed esagerate opinioni, a cui accenno, faranno prevalere senza dubbio un terzo concetto; quello, cioè, che ravvisa nella Convenzione anglo-turca una nuova dolorosissima prova dell'attuale impotenza della Francia; ma nello stesso tempo travede in questo fatto la possibilità per la Francia d_i assumere un'attitudine più marcata, di prendere una politica conscia d'uno scopo determinato, diretta ad un fine prefisso; di escire, in una parola, dal presente stato di incertezza, e di oscillazione; di assoluta mancanza d'un indirizzo politico sicuro e permanente.

    Prima però che la Francia possa riprendere un indirizzo politico che le ridoni, in parte almeno, la perduta influenza, all'estero, è necessario che la sua quistione interna trovi una soluzione. È necessario che si provveda alla prossima fine del settennato, sia che si proroghi, sia che vi si sostituica altra cosa, e che tutto oiò avvenga ~senz,a scossa, senza tumulto e con ~acqui,esoenza quasi general:e.

    Ma per ora e sino a che la Francia si troverà in condizioni di regime provvisorio non è supponibile ch'essa possa abbandonarsi al desiderio di conquiste, od altre avventure. Basti il dire che il partito repubblicano è decisamente avverso a qualsiasi impresa. È quindi credibile bensì e logico che alla Francia non piaccia l'ombra solo di sospetto, che una qualche Potenza getti gli occhi su Tunisi. Ma non pare probabile ch'essa pensi a farlo suo, almeno per ora.

    Il Duca Decazes mi disse un giorno che la Francia farebbe la guerra in un solo ~oa:so, per .rmpedire cioè, ~all'Inghilterra d'1mpadron~rsi dell'E~irtto.

    Forse è pensiero di qualche uomo di Stato francese, che la Francia debba aspirare alla conquista di tutta l'Africa mediterranea, ed in tal senso probabilmente parlava il Duca Decazes. Fors'anche egli sperava con tali parole rendersi benevoLa ]:a Russia, della cui ,a,I<Leanza si mostr-ò iSIOlleeito 1nutilmente.

    Ricordo pure che la Francia si unì all'Inghilterra nella questione finanziaria dell'Eg:itto, onde sorvegliarne meg,Li'o tutti i passi, tJUtti gli intrighi, ajutarl:a e dividerne gli utHi. Questo precedente d'indol1e puramen~te amminJLs,trativa ll.'1acchiudeva forse un'idea, una profezia politica, che potrebbe trovare una pratica applicazione nelle circostanze presenti e future. La Francia potrebbe avvincolarsi all'Inghilterra nella questione d'Oriente ed avere così un mezzo di sindacare quanto l'Inghilterra sia per fare e di costringerla entro tali limiti, che riescano meno intollerabili agli Stati che giacciono nel bacino del Mediterraneo.

    (l) Cfr. nn. 280, 287 e 292.

    307

    IL VICE CONSOLE A PREVESA, CORTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 25. Prevesa, 14 luglio 1878 (per. il 19).

    Ho l'onore di accusare ricevuta all'E. V. del riverito dispaccio di questa se11te del 24 giugno 1s,corso (l) col qua,l:e si compia,cque di impartirmi istruZitoni circa il miglior contegno a tenere di fronte alle sempre crescenti simpatie e spe!'anz.e dell'elemento Albanese pe•r un protettorato Italiano.

    A seguito deù.J.e stesse 'io mi ·astenn,i, pre·tes:tando vatri motivi, pen~ino dail. ricevere una commissione dei primari bey della bassa Albania e dell'Epiro che volevano pregarmi di trasmettere una loro petizione diretta al Governo Italiano; la scorsa domenica però trovandosi qui per affari di uffizio il Signor Cav. Zetl'boni, uno d€1i più dcchi ed influenti capi albanes~, il Signoii' Vefeel bey ci richiese una udd:enza e :senza tanti pl'eamboli ci feee sapere che e1ra mtenz,ione di tutti 1i suoi connaz,iona:li albane5i, Mussulmani e Cir:isti:an~. a cui nome eii'a auto11iz2Jato a parl:a:re, di 11iv10lgersi all'ItaHa per protezione nel ca,so che 1a S. Porta volontariamente o violentemente dovesse cedere l'Epiro alla Grecia, e che iJn caso di r1ifiuto ,}a più spaventevole r:ivoluz.ione e carneficdna era da attendersi in queste contrade; egli parlava sotto l'influenza di un dispaccio quasi ufficiale giunto dal Ministero a tutte le prefetture di Grecia che il Congresso avea imposto alla Turchia la cessione dell'Epiro, della Tessaglia e dell'isola di Cr.eta ,aHa Grecia. Il S.i,gnorr Cav. Zerboni rtspose che ormai I:a loro ·sorrte dove1a essere stata decisa dal Congresso, e che perciò ogni passo al riguardo era tardivo ed inopportuno, che del resto l'Italia per nessun modo avrebbe lor prestato un appoggio, e meno ancora poteano sperare in un intervento, e che perciò cercassero, is1Ji,tuendo ,scuo1e e ddfiondendo 1a I.ingua Albanese •a far valere in un tempo più o meno prossimo i loro diritti ad una nazionalità costituita. Mi consta che dopo questa risposta 1i pa.ireri. dei oapi Albanesi >Si divd:se-ro. AlcunJÌ si rivolsero per protezione all'Austria, ed ebbero lusinghiere promesse. Altri persistono nelle loro idee e faranno direttamente una petizione al nostro Governo.

    E qui mi cade in acconcio per allontanare ogni dubbio dall'animo di V. E. di riferirle rispettosamente che il mio silenzio non ha mai potuto incoraggiare veruna speranza in queste popolazioni.

    Le simpatie per l'Italia datano da epoca ben più remota. Lasciando a parte l'alleanza ed i soccorsi rispettivamente speditisi fra Ferdinando re di Napoli e Scanderbegh, l'E. V. non ignooa ·che gli Albanesi hanno nel 1492, se non er:ro, :fiatto omaggio del loro paese a Carlo Emanuele di Savoja, 'e che Venezllia ebbe successivamente il possesso dei varì porti di questo litorale.

    D',a.Ltronde, peir debito di giustiz~a, devo d'ichiaiil'a'!1e che non sollo gilii Albanesi hanno deferenza e rispetto verso i rappresentanti d'Italia muniti dal Governo della lusinghiera missione di proteggere sempre gli interessi umanitari, ma •andl!e i gtOIII'na,lli Greci, per que1l poco bene che posstamo qui aver faltto, non

    cessano mai di encomia,re '1a condotta del Signor Cav. Zerbond e l!a mia, e avéllnt'jed ancooa l'Archnescovo dii Arta, 'a ·mezzo dii .questo V:escoV'o ausiiliare e di U11Ja ·comm~ssione composta dJai più distinti oi>ttad:ind. di P.l"evesa, vol,Le ossequiarmi oo11a pre2liosa opel'a • Dodone et ses 1ruin,es • testé pubbHoata a P81!'Ù!gi dlal Signor Costantino Carapano, qua1ifìcandlo l'omaggio quaLe tenue ~attestato dii riconoscenza pe-r ·La valiida protezione p!'esta1Ja a favore dei Cdstiani ol'ltodossi.

    Quanto 'ai TuDchi .ebbi occasione di Diiierwe rr~etutamente al Signor Cav. z,el"boni -sull'.impegno ,con cui si prestano non sooo per :llaoiliita11e ogni vertenz.a che concerne sudditi Italiani e Russi, ma sull'appoggio dato alla nostra marina, e sul valido !SOccorso di dena111i prestato personailimente a V'ari nostd connazionali dal mutasserif Hassan pascià, 'e clJa Alì pasciià oomandlante mliiUta,re.

    Questi poi ha la bontà di mandarmi giornalmente tutti i dispacci telegrafici che possano interessarmi, ed oggi stesso mi ha pllll'r!Je,oipato, stando secoliUii a pranzo, che attende nella prossima settimana dieci battaglioni da Costantinopoli e diciotto da altre provincie della Turchia.

    Con questi e coi voLontari Alhanesi spem d1i poter far fronte a qualsi:asi contingenza nel caso che la vicina Grecia tentasse di promuovere nuove rivoluzioni.

    (l) Non pubblicato.

    308

    IL CONSOLE A SCUTARI, BERIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 357. Scutari, 14 luglio 1878 (per. il 26).

    Il telegramma del Principe del Montenegro in data dell'll corrente che trasmetto (A) rivela quanto sia precaria la situazione di queste contrade poichè dipende dal capriccio d'un Generale che creda millllac.ci:ate sue pos:izion:i di mettere a soqquadro tutto il paese.

    Noi però non temiamo delle attitudini bellicose di Hussein Pascià nostro Governatore Civile e Militare: egli non fa se non delle esplosioni colla carta.

    Il ConsoLe Generale AuSltriaco cui è stato .clJntto come a Decano dil telegramma del Principe chiese (prima di comunicarlo ai Colleghi) al Pascià schiarimenti. Rispose il Pascià essere stato male informato che i Montenegrini avessero oltrepassate le linee convenute ed aver dato tosto per telegrafo ordine di nu11a .intraprendere. Chiamò il Si·gnor BonaHJi Segll'etario per conllexmare suo detto. Il Signor Bonatti nie·gò aver I'licevuto telegl"amma od ord1ne; ch~amò ·~l suo Segretario turco ed anche egLi ntegò aver doevuto ordine o te1e~11amma; fu chiamato LI Capo Telegrafista ed anch'egli affermò non aver ri·cevuto nè ordine nè teLegrammi: o.Da la colpa è buttata sop!'la un povero impie~ato; }la ~colpa di non ~aver conse~nato a chi di ragione il probllema.tko (.tale si 'rit,1ene) te1egll'amma di S. E.

    I Montenegrini sono sull'avviso e ·l"inforzano la guarnigione di Duloigno.

    Il Pascià dal canto suo aspetta istruzioni.

    Intanto qui a Scutari e nell'Albania le cose non prendono piega pacifica. Telegrafai a V. E. riassumendo le notizie; è utile che io Le sottoponga estratto di lettera da Priserendi di persona. ben informata (B).

    Il Comitato di salute pubblica che siede in Priserendi ha qui come in parecchie Città e luoghi sua diramazione, sua filiale: esso ha chiamato i Cristiani a pigliar parte alle sue adunanze: intanto ha terminato sua organizzazione: vennero fatte leggi che prescrivono che nissuno possa recarsi nei luoghi occupati dal Montenegro senza permesso del Comitato stesso, che tutte le granaglie del Governo debbano essere sequestrate a favore del Comitato, che tutti debbano concorrere alla guerra, che guai! a chi ricusa concorrere colle armi e coi doni all'opera del riscatto nazionale!

    Queste cose bandiva il gridatore pubblico il dì 12 corrente, senza che il Governatore se ne desse per inteso. Quel giorno stesso P.renk Doda era cmamato alla radunanza del Comitato e con esso parecchi altri Cristiani: essi formano la copertina per l'Europa.

    I Turchi, è d'uopo dirlo, sono pieni d'entusiasmo per questa riscossa. Danno somme e si scrivono soldati in gran numero. 3/m si scrissero in Scutari (popolazione di 15/m islamiti) e continuano ad arruolarsi.

    Vennero nominati cinque Pascià, scritti i Tenenti, i Capitani, i Maggiori dell'Esercito ~in formaz'ione -è guerra suprema! venne ordinato -chi v;olge le spalle sia fucilato!

    Tutto ciò avveniva il 12 corrente.

    Il dì 13, giorno di venerdì, doveva aver luogo nuova adunanza generale di Turchi, ed il Pascià secondo il suo solito, s'allontanava da Scutari col pretesto di andare a Podgorizza.

    Aveva invitato il Corpo Consolare ad una partita ad Helm in battello a vapore, donde egli avrebbe proseguito per Podgorizza. Sebbene l'idea che un Console accompagni il Pascià e dimostri ch'egli approva gli atti non mi sia la più simpatica, e non mi sembri molto decoroso che il Corpo Consolare accompagni un Governatore che poi li pianti lì come se fossero suoi servi, tuttavia, cedendo a molteplici ossessioni, avevo finito per accettare, quando la mattina stessa del 13 una Comm1Slsione di Scutarini venne dai varj Consolli e da me ad espormi i timo11i che lo stato di anarchia ~attuale, di combinata disorgaruzzazione, di atonia dell'Autorità, e quelli che il Comitato di salute pubblica desta in essi. Rinunziai all'invito del Pascià perchè (così scrissi alla persona che m'aveva in nome di S. E. ~invitato) • les dl"'constances diifficiles que traverse le pays ern ce moment me font un devoir de rester à mon poste •.

    In termini presso che uguali s'erano espressi il Signor Pons Reggente il Consolato dii F1mncia e Madama Green moglie del Signor Green Console Ing,1ese che è attualmente a Berlimo.

    Seguirono il Pascià il Console d'Austria e quello di Grecia.

    Se avessi accettato avrei mancato ai Cristiani di Scutari, forse al dovere di essere al posto mio che poteva essere quello del pericolo o per lo meno della sorveglianza certo alle intenzioni del Governo del Re.

    Il Pascià informato di ciò e punto, disdisse la radunanza generale dei Turchi che doveva aver luogo nel pomeriggio.

    La Città vide con piacere 1a mia astens1one e quella del Reggente 1U Consolato di Francia.

    È un'industri'a nuova dei Turchi questa dd ca.ccial'e avanti i Cristiani: .producono quattro individui e dicono: • i Cr~sti~mi sono ,con noi -a. Cristiani vogliono non vogliono questo o quello • --attirano .con moine ,i Consoli e poi dicono: • l'Europa è con noi -noi abbiam l'appoggio di tutti i Governi esteri _ i sudditi nostri vedano che noi abbiamo le generali simpatie...•.

    A quest'ignobile parte è debito di dignità mia e del mio paese di non prestarmi -con prudenza ma con decoro mi astengo. È meglio parlar di cose più serie. Qui tutto si sta preparando per attaccare il Montenegro che dal suo canto non dorme.

    Il Governatore è esautorato dal Governo di fatto che è istituito -e che s'intitola • Consiglio della difesa nazionale dell'Albania • e promulga suoi decreti • in nome dei Gheghi e dei Toschi • e recluta zaptié per mettere ad esecuzione suoi ordini, e soldati, e stabilisce uniformi (!) e crea Pascià ed ufficiali e raccoglie danari e sta per mettere imposte.

    Se non che il Governatore è esautorato in quanto lo vuole e lo permette e non vuole ripigliare le redini del Governo.

    Anzi quando qualche cosa rumoreggia, quando si deve tenere qualche grande assemblea il Pascià si allontana: cosi salva la capra e i cavoli, la sua responsabilità, perchè è assente per servizio, e la libertà d'azione dei mestatori.

    I Crtsti<a,ni di Scutal'i i quali ·come dissi fl.li!'ono linVI1tati a pig11!llr pa["lj;e al Comitato per ·1a difesa na2'lional<e sono i Signori F1i:lippo Summa, Andil'ea SLrona, Giovanni Musani, Giovanni Ciobba e Giovanni Lucca. Prima d'intervenire ·al Comitato essi si .presentarono al Pascià ad mtevpe~1arlo 1In proposito: g1i dissero essere 'es;li st,ati .sempre sudditi :liede1i ugualmente che •in ottimi ["apporti cogLi I,slamiti; ·invitati a pigliar pavte al Comitato vol'rebbero non V'enilr meno ai loro doveri di sudditanza; chiJede11e perdò a S. E. ·se cr::mlla osta 'a che essi facciano parte del Comitato. Rispose il Governatore con une fin de non recevoir che • :ciò dipende dal patriot1Ji,smo di ·ciascuno tvattandosi .dii difusa naZJLona:l.e •.

    Ma con tale risposta non ha egli legittimato il Governo di fatto ora istituito? I Cristiani si propongono di far parte del Comitato onde impedirne gli eccessi.

    Le cose si fanno p1ù serie perchè tre battaglioni (di albanesi e bravi, il fiore di questo piccolo esercito) in Podgorizza si sono ammutinati, essi dicono che vogliono tutte le loro paghe (24 o 25 mesi!!) se no se n'andranno sotto le bandiere dell'Albania a formare il nocciolo della nuova armata albanese.

    Della condotta del Console di Grecia non è il caso di parlare • il n'a pas de voix au chapitre • -quanto al Console d'Austria egH è ossequtente al Pasclà: il Governo Austriaco non può vedecr:: dii buon occhio questa ll'esistenza degli Albanesi, quest'insurrezione; esso spera di pescare nel torbido e di poter inviare qui suoi battaglioni a rimetter l'ordine.

    Sventuratamente molti albanesi li desiderano dappoichè non hanno speranza da altra parte, nè speranza, confidenza in sè.

    Qui, creda Eccellenza, si è nella più grande ansietà e si è incerti del domélltlli: ·i Turchi, dtciJamo gl'lsl1amiti, però, finora: dimostrano ai Ortsttani molta deferenza ed amicizia : essi hanno d'uopo del loro concorso, di non allarmare l'Europa -domani li soverchieranno.

    Quanto all'azione militare che si sta combinando non parmi che si possa fare grande assegnamento sovr'essa. I più esagerati fra i Turchi calcolano sopra un esercito raunaticcio di 400/m combattenti: sarà molto se giungerà a 100/m. Con questa forza non si può tenere H pi,anoro di Kossovo e ad un tempo ~attaccare .i Montenegr:Lni ed 1i Serbi1a:n:i. Se si attacca i1l Montenegro che si è Vlal'.idamente fortificato anche (l{)lll 50/m 'uomini si farà cattiva prova: d. 30/m Montenegrini disciplinati, bravi daranno una sconfitta a queste bande per quanto ben armate coi fucili tolti ai regolari e per quanto piene di speranze. Sconfitto quell'esercito nascerà una reazione dei Cristiani e la Turchia sarà distrutta in quei campi appunto in cui nacque sua potenza: ma vi saranno bande che infesteranno il paese e faranno rovina: se la Turchia riesce vincitrice (ed è improbabile ove Nisch e Sofia sieno in mano dei Serbo-Russi) la reazione tur·ca si farà tremenda.

    Dicesi che l'e Montagne le quali 1suUe prime avevano seguito H movimento ora si ritirino: quest'esempio allontanerebbe gli altri Cristiani e renderebbe più difficile l'azione dell'esercito irregolare che si sta raccogliendo.

    P.S. -Il Padre Pier Battista da Verolanova Missionario e Curato a Zumbi (Priserendi) scrive in data dell'll corrente • che dal 6 continuano i combattimenti fra le ce,te (bande) d'insorti arruolati dal Comitato nazionale ed i Serbiani sul pianoro di Kossovo: non si conoscono i risultati, ma v'è luogo a credere che non sieno favorevoli ai Turchi perchè il cannone serbiano tuona in vicinanZJa •. Egli (i!l. Padre Pie,I'batti..sta) partiv,a quel g1iom.o come Cappellano ad assi·steTe i Cattolici che strnppatd. per forza alle loro case formavano parte di quelle bande. AUI'i cr,Lstiani che non avevano voluto segui·re l'insurrezione erano stati punJit1i con grosse multe.

    Oggi giunse dal Ministro Waddington da Berlino e per telegramma Havas la notizia della pace conclusa: questa notizia fece pessimo effetto fra i Turchi. Ed essi non hanno 'rinunzi1ato aUla progei'tJata levée de boucliers cont·ro il Montenegro e la Serbia.

    ALLEGATO l.

    NICOLA DI MONTENEGRO A LIPPICH

    T. Cettigne, 11 luglio 1878, ore 12,35.

    Hussein Pacha demande au commandant des troupes Monténégrines sur la Boyana retirer quelques uns de ses avant postes en lui donnant le delai jusqu'à demain 4 heures du matin nos avant postes restent sur la ligne de démarcation tracée lors de la conclusion de l'armistice et n'ont pas avancé depuis de sorte que je ne puis m'expliquer la demande du Pacha qui a tout 1l'air d'ètre injonction qui par le désir de chercher un pretexte de conflit désir que j'ai constaté tant de fois en VlOUS signalant, MM. les Consuls, des faits à l'appui de mes assertions. Je crois devoir vous prévenir encore une fois de ce dernier fait pour toute éventualité. Je vous prie de vouloir bien dire au Gouverneur Général que mes troupes resteront dans les positions designées par l'armistice et que je récuse toute responsabilité des conflits qui pourraient survenir à la suite des prétentions et des provocations injustifiables de l'Administration militaire de Scutari.

    ALLEGATO II. NOTIZIE DI PRISERENDI (Traduzione)

    Priserendi, 25 giugno 1878, (S. V.).

    È stato definitivamente stabilito che tutte le provincie rappresentate nel Congresso di Priserendi debbano mandare alla guerra tutti i maschi atti alle armi, meno uno per casa che deve accudire alla propria famiglia. Il numero degLi inscritti ammonta a 420 mila. Devesi attaccare la Serbia in undici punti. Si raccolgono le granaglie per approvvigionamenti, si mietono i grani senza il consenso dei proprietarj. Il Governo promise di sommini,strare da parte sua tutte quelle munizioni ed i fucili che saranno di bisogno. Di queste promesse armi, 150 carichi di cavallo sono già arrivati, dei quali 100 furono spediti a Gussigne e 50 nelle Tribù d'Ipek. Si è convenuto che 75 mila combattenti debbano unirsi a Kossovo e precisamente a Babin-Most (Ponte della vecchia) ed in seguito a Novi Bazar. Altri 20/m uomini cercheranno di fare delle diversioni in diversi punti della Serbia, per poi sorprenderla col grosso Corpo. Si requisirono 500 cavalli onde utilizzarli al trasporto delle granaglie, munizioni etc. Due•cento cavalli trasporteranno ~e vettovaglie dalla stazione ferroviaria in Città per collocarli nei depositi.

    Quanto prima si entrerà in azione.

    309

    IL CONSIGLIERE DELL'AMBASCIATA A VIENNA, CURTOPASSI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Carte Robi1lant)

    L. P. Berlino, 14 luglio 1878.

    Ieri dunque fu firmato il celebre Patto a beneficio di tre: per ragioni che è inutile ripetere, l'Italia ebbe a schierarsi tra i disinteressati e, per fortuna, in buona compagnia. Il Conte Corti, prima di partire per Weimar d'onde ritornerà domani sera, mi ha incaricato comunicarle che, ove mai il Conte Andrassy o chi per lui facesse cadere in acconcio la quistione d'uno scambio di decorazioni tra i Plenipotenziari di qualche Potenza, Ella dovrebbe con bel garbo far intendere a cotesti Signori che sarebbe impossibile ai nostri Rappresentanti al Congresso accettare una onorificenza Austriaca: e ciò per l'effetto che simile cortesia cagionerebbe in Italia. Ove mai poi, cotesto Governo proponga uno scambio generale, allora fare buon viso all'entratura e riferirne.

    Sarà forse superfluo il ripeterlo, ma è bene che Ella sappia che, malgrado la nostra arrendevolezza al Congresso, cotesto Governo non cessa di dubitare delle disposizioni pacifiche del nostro e non perde occasione di ripetere à tort et à kaver:s que la question du Trentin est une question de ba'ionnettes: cosi si espresse jeri il Barone Haymerle con un individuo a noi devoto.

    Il Conte Corti parte domani per Dresda, e di là,· dopo un giorno di fermata, a Monaco Hotel des quatre Saisons d'onde· finalmente 'sul .Lago di Como fino

    al 28 corrente: può darsi che al suo ritorno da Weimar muti pensiero ed allora avrò cura di indkarle i cambiamenti che potrebbero prodursi nel suo itinerario.

    Io, bisognà, che lo accompagni fino a nuovo ordine. Rimpiango oltremodo di non poter per ora recarmi a Vienna ove le racconterei un tas de choses importantissime. Del resto nelle circostanze attuali ove il Conte Corti ha mostrato davvero ancora una volta quanta sia la sua devozione al Re ed alla patria, mi parrebbe poco generoso per parte mia d'abbandonarlo.

    Saprà già probabilmente del Meeting che s'apparecchia domani a Napoli, riunione organizzata dal Comitato deLL'Italia irredenta, di cui, come ben si rammenterà, il Mini,stero dell'Intemo non si peritò alt11a volta di smentirne l'esistenza. Il Presidente del Consiglio ci ha fatto sapere, essergli stata impossibile impedirla, ma che crede sarà di poca entità.

    Non ho tempo per farle la descrizione dell'atto solenne consumato ieri al Pa1azzo RadZiiwil. L,e di1rò soltanto che al momento ·Ln cui i due nO!SfJri Plenipotenziari vi apposero le rispettive firme, mi si strinse il cuore! ed Ella pure ne avrà certamente avuti di siffatti stringimenti.

    Scusi la brevità e la confusione; sono occupatissimo: a domani in ogni modo ancora un rigo.

    P.S. -Confido questa 1etteva a Sir H. E1J1Lott che riparte quest'oggi per Vienna.

    310

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Ed. in LV 26, pp. 261-262).

    R. 515. Alessandria, 15 luglio 1878 (per. il 22).

    * Con precedenti rapporti ho presagito una freddezza nelle relazioni tra gli Agenti ,i!nglese e fnancese. 011a è xottu11a 1aperla. a Signor Viv&an non ~i nasconde più, ed ,1I1I1itato degLi int11ighi del Signor Des M1chel ne ~censura aper~tamente la condotta ed il linguaggio che questi usa verso il Khedive.

    Eglli mi ha confidato che H Des Mkhel pa11te 'apparentemente in congedo, ma che non ritorna più.

    Ed .im. rea1Ltà non può 1supporsi che il Hnguagg&o del Barone Des M1chel S/ÌJa dettato da 1stru~ioni del ,suo GoveTno, poi:chè minacce, quali ·eglli le ~esprime, si suole non dirle quando si è in animo di eseguirle.

    Riltengo che ,gi,a deciso :H r~i:torno d!i Nubar PasCiià in E.gitto per consigLio, e forse per desiderio del Governo inglese. Il Des Miche! ha lottato contro il ritorno al potere di un uomo che non è propenso all'influenza francese, e sperando ancora di scuotere il carattere timido del Khedive, si è congedato con

    queste parole:

    • Je paTs avec l'espoi1r de 'ne pl:us retourner en Egypt'e, mais ~si par hazard je devvai1s y retourner, je ~mis ·sur que je ne retrouverai pas V. A. rid. Nubar Pacha, que par faible~1se EUe rappeHe paurra bien etre son successeur •.

    La causa per cui la freddezza tra i due Agenti si è convertita in rottura è la seguente * (l). I Signori Vivian e Wi1son si sono finaJmente avveduti che la Commissione d'inchiesta finanziaria va incontro a gravissime complicazioni, che non ha saputo prevedere, per aver voluto accettare senza beneficio di inventario la successione Goeschen-Joubert ed hanno pensato di provocare una conferenza officiosa del,la Commi:ssione ~con gii Agenti delle Grandi Potenze, peTchè quella potesse esporre le previsioni che può dedurre dal lavoro già fatto, e studiare insieme quei provvedimenti che si potrebbero proporre, e che presentati d'accordo a:i nostri Governi, ed al Khedive sarebbero maggiorm:ente pr:esi in coosiderazione.

  • * Non oso ritornare su tutta la mia passata corrispondenza*. Adesso l'elemento inglese lamenta che non si sia preso un provvedimento provvisorio per poter arrivare ad un assetto generale e definitivo delle Finanze: che non si sia lasciato il vicerè libero di prenderlo: che si sia forzato il vicerè a pagare la cedula del l • maggio scorso del debito unificato. Tardo pentimento, e le complicazioni si sono agglomerate * difficilissime *. Il Barone Des Michel * deve esserne egualmente convinto, che è difficile contestare fatti; ma per fare opposizione agli inglesi, ne * rigetta tutta la colpa sulla Commissione d'inchiesta * e usa di tutti i mezzi per discreditarla nell'opinione pubblica *. Ed alla proposta del Signor Vivian della sopraccennata conferenza, rispose con un categorico rifiuto, * dicendo che il Rappresentante della Francia non si abbasserebbe mai a mettersi in contatto con la Commissione. E pure se Questa ha commessi degli errori, e ne ha commessi, l':istigatore ne è stato :il Sdgnor De,s Miche! che gl:i ingles1i credevano ad essi ligio e sincero *.
  • Il Signor V'ivian nel comunicarmi quanto pr~e~c~ede, pers1stendo ne.U'idea,
  • * quando sarà partito il Collega francese * della Conferenza, mi chiese consiglio. Gli risposi che per non far nascere maggior disaccordo a danno di tutti gli interessi, v'interverrei, a meno che in risposta a questo rapporto non ricevessi telegraficamente ordini contrarì dell'E.V.; che intervenendo però in modo assolutamente privato, non potrei neppure uscire da quella riserva che mi è imposta e dal passato, e dalle istruzioni di V. E.; che pot1rò e~sp!I'Iime:re idee, e da1r consigLi miei particolari senza menomamente implicare la responsabilità del R. Governo, il quale a mio credere non accetterebbe d'immischiarsi nelle cose finanziarie Egizi:ane, a meno che non ne fosse inVIitato dal Govemo del KhedJive, o da aLtra Potenza che credesse poter far accettare la sua proposta.
  • * II Signor Vivian nel farmi queste confidenze mi comunicò un telegramma che veniva di ricevere da Lord Sa1i,sbury da Berlino. H nob1le Lord approva l'andamento della Commi:ssione d'inchiesta: !loda l'offerta crei Khedive dei 200 mila feddani di terreno. lo che pruova la sua buona volontà di secondare l'oper:a della Commissione; consiglia la Commissione a non :soilevaire questioni, a non fa:r nascere urti che potessero mettere :11 Khedive :in una poodzlione più diffici:le di quella ~n cui ~si trova: :e conchiude ~col dire d'e1sser pell"fettamente d'accordo in queste idee col Signor Waddington *.
  • Sarei ben felice se l'E.V. volesse benignarsi di darmi per telegrafo qualche istruzione.

    363

    (l) I brani fra asterischi sono omessi in LV 26.

    311

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 51. Berlino, 16 luglio 18,78, ore 14,38 (per. ore 15,50).

    Il serait prudent d'avoir l'oeil ouvert à Paris relativement à des combinaisons év;entuellies ,se 11'attach:ant à Tuni,s. i.e Comte Corti ,qui est parti ce matin vous a écrit par la poste.

    312

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 54/125. Londra, 16 luglio 1878, ore 23,04 (per. ore 3,20 del 17).

    Lord Beaconsfield et Lord Salisbury sont arrivés cet après midi à Londres ve11s 1Les 5 heu11es. L'ov;ation a été continuel1e depuis Douv:res jusqu'à !La résidence du HremÌier M~nist11e, à ,qui le.:~ hommagres s',adressad!ent plus parlicul~èl1ement. Deputs La v;isite dru Shah de Perse on n'av;a;Lt vu une :foule ;aussi nombl1euse. Les ga111es et les par.cours éta1Lent pavo1sés. Arrivé à Londres Lord Beaconsfie1d se présentant à la :fenetr~e et répétant les paro1es qu'11 'cwailt p11ononcées à Douvres dLt 1au peupie 'assemblé: • Lord Salisbury 'et moi vous avons rnppor!té La paix, mais une paix j;e 'l',espère avec honneur, nne paix ,en un mot quli. doit satisfa~I"e nostre Souv,eraiÌ[]!e et ~contenter notre pay's •.

    Lord Salisbury prit ensuite la parole en disant: • Je vous remercie de coeur et j'infère de l'accueil de cette grande réunion que vous appuyerez toujours le Gouvernement qui soutient l'honneur de l'Angleterre •.

    S. M. la Reine a retardé son départ pour l'ile de Wight afin de recevoir demain Lord Beaconsfield à Windsor.

    Les déclarations des Ministres relatives au Congrès auront probablement lieu Jeudi prochain au Parlement.

    313

    IL REGGENTE IL CONSOLATO GENERALE A TRIESTE, MAGLIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. s. N. Trieste, 16 luglio 1878 (per. il 19).

    Non ;Olembnanmi pr~iv,e d'intevesse le not:izd1e che ho testè r~~cevute dal R. Agente Consolare in Spalato col rapporto, che qui trascrivo:

    • Dall'ultima mia lettera ebbe sempre seguito l'arrivo di truppe, attrezzi ed altro materiale per l'armata d'occupazione, la quale pare debba essere ora più forte di quanto era anteriormente stabilito. Sembra che da un lato non si sia pienamente sicuri di un ricevimento del tutto fraterno e dall'altro che pos&ibili complicazioni a seguito della vociferata alleanza Anglo-Turca rendano necessario pr~emtmixsi per ogni ·ev·entuaUtà. Queste sono re notizie che qui ~corrono.

    Il partito slavo v;ede di mal occhio .1a prev;a1en~a dell'eLemento ungarico nel corpo d'occupazione e più ancora che il Governo accenna, precisamente ora, a togliergli quell'appoggio di cui gli fu largo negli ultimi anni •.

    314

    L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Ed. in LV 27, p. 3).

    R. 236. Pietroburgo, 16 Luglio 1878 (per. il 22).

    Portatore del trattato di Berlino, il Conte Schouvalow è atteso oggi a Tzarskoeselo ove si trova S. M. l'Imperatore. r.l Pvinclipe Gortchakow non v,i g,hmgerà che dopo domani.

    Il trattato, di ·cui si conosce da tutti oramai l'intero contenuto, fu accolto in Russia con mediocre soddisfazione. L'opinione pubblica, per quanto è dato il giudicarne dalla stampa periodica, che non sempre ne è interprete spassionata ed esatta, si trova in molta parte delusa, non vedendo l'esito definitivo della grande guerra intrapresa ·corrispondere ai patiti sacrifizì ed alle speranze concepite.

    * L'irritazione dura tuttora contro l'Inghilterra e contro l'Austria e si tradisce anche un po' di malumore contro la stessa Germania che, nell'opinione di certi giornali, si sarebbe dimostrata troppo tiepida amica della Russia* (1).

    Ma da un altro lato la certezza della pace produce fin d'ora un vero sollievo principalmente nelle classi meno privilegiate e nelle campagne. Per ciò che spetta al Governo Imperiale, il Signor de Giers, che ho avuto l'onore di veder ieri, * e che rappresenta la parte più savia e più moderata dell'opinione governativa,* si mostrò meco -abbastanza soddisfatto dell'esito del Congresso. L'annessione di Batoum, di Kars e di Ardahan alla Russia, il riacquisto della Bessarabia, ultimo colpo dato al trattato di Parigi del 1856, il riconoscimento dell'indipendenza e l'ingrandimento della Serbia, del Montenegro e della Rumania, la costituzione di un principato Bulgaro semi-indipendente benché limitato ai Balcani, l'autonomia degli altri Bulgari di Rumelia, la rettifica di frontiere favorevole alla Grecia, l'emancipazione sotto varie forme dei Cristiani tutti di Turchia, che fu lo scopo precipuo della guerra, tutti questi fatti, sanzionati dall'Europa riunita in solenne Congresso, sono, agli occhi del Signor de Giers, grandi e veri successi ottenuti ed assicurati mer·cé il sangue versato dalla Russia ed in virtù dei sacrifizì d'ogni natura da essa energicamente sostenuti. La storia imparziale, osservava il Signor de Giers, che giudicherà i fatti all'infuori di ogni influenza esercitata dalle passioni momentanee, terrà gran conto di questi eventi ed attribuirà a grande merito dell'Imperatore Alessandro d'aver emancipato i Cristiani d'Oriente dopo aver emancipato dalla servitù ereditaria i propri sudditi.

    365

    14 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

    * Il Signor de Giers mi disse poi che l'inattesa notizia della cessione di Cipro all'Inghilterra aveva prodotto nel Governo Imperiale una spiacevolissima e penosa impressione, sia pel fatto, in se stesso gravissimo, sia pel modo di procedere che in questa circostanza fu usato dal Gabinetto di Londra; giacchè sembra indubitato, secondo quanto mi affermò lo stesso Signor de Giers, che l'Imperatore Alessandro 1ignorò fino a questi rultimi giorni il tvattato dii .cessione 'anglo-tUJl'CO. È poi a notarsi che questo trattato si firmava appunto nel tempo stesso che si convenne in Londra il noto accordo fra il Conte Schouvalow a nome della Russia ed il Marchese di Salisbury a nome della Gran Bretagna *.

    (l) I brani fra asterischi sono omessi in LV 27.

    315

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA

    D. 696. Roma, 18 luglio 1878.

    Le confermo il mio te1eg,vamma di quest'oggi (1).

    Avendoci l'Incaricato d'Affari di Grecia pregato di appoggiare le pratiche che il suo Governo ha iniziate colla Sublime Porta per la nomina di una Commissione mista incaricata di discutere la questione della frontiera, a seconda delle decisioni del Congresso, e nella supposizione che i Colleghi di Lei riceveranno eguali istruzioni, ho, con quel telegramma, invitato la S. V. a far conoscere 'al Ministro ottomano degli Affari Ester.i ·che H Governo del Re vedrebbe con piacere un felice esito del negoziato diretto fra la Grecia e la Turchia.

    316

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. RR. 433. Parigi, 18 luglio 1878 (per. il 21).

    Dal telegramma ricevuto jeri dall'E. V. mi avvedo, che le preoccupazioni del Governo Italiano e, fors'anche dell'opinione pubblica relativamente a Tunisi, son molte: siamo pur troppo sotto .!.'impressione ~i goow :liatti, che hanno avuto luogo in questi ultimi giorni. L'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina; la cessione di territori alla Serbia, al Montenegro, alla Grecia, alla Russia, all'Inghilterra autorizzano qualsiasi sospetto, giustificano ogni timore.

    Dopo quanto ebbi l'onore di manifestare all'E. V. nel mio anteriore rapporto del 14 luglio n. 432 (2), intorno alle possibili intenzioni ed al probabile

  • Non pubblicato.
  • Cfr. n. 306.
  • atteggiamento della Francia in seguito delle disposizioni convenute dal Congresso dii Berlilllo, nO!Il ho cessato, nè •Cesserò di rt-enere gli occhi aperli, come raccomanda l'Ambasciatore del nostro Re a Berlino. Io prego caldamente l'E. V. di raccomandare da parte mia al Conte di Launay di tenere egli pure gli occhi bene apevti suJUa :liacoonda dell'Olanda.

    Martedì 16 mi l!'lecai a prendel"e commiato dal Signor Du:liaure, dil quale, attendendo a tall"da •sera .itl :r~LtOl"llo del Signor WraddilllgtO!Il, ·cessava dal carico provvliiSorio di .reggere H Millli~stel"o deglli Affa,ri Esteri. Si parlò nn po' di tutto; ed 1in forza del noto proverbi'O, che iJJa ,lJililgua corre oVIe :il dente duole, ·si fini pett' ragionare •a lungo del Cong.resso di Ber11Lno e deUa posi2Jione :liatta ai nostri paesi. :n Signor Du:liaure si mostrò affiiltto dii questo IIlJuovo 'stato dii cose ,conchiudendo .però ,col dilre 'che ,1J~sognaVIa bene _.,ccettare ciò 'che non .si 'aveva ~a forZJa d'impedire; ma conVIeni\na cllairlo eVIitando del pa.I'Ii iiilJutilli e pueri.Li .Jiagnan~e. 'ed una troppo .codal'da 'l"assegnaZJione; ·che :fu'1a i due estl"emi vi eva una 1Jintea di ,condotta tracciata dalla dignità e dal dovere di conservare l'avvenire della Francia a giorni migliori.

    Nel pome11iggio di j.e11i fui [':tcevuto dal Signor Wraddmgton freddo, dmpassibi1e, com'era par,tito, 'e per nulLa imhaldianzi·to, nè abbattuto dialile d!eitermil!llaztoni del CongveiSSO di Berlimo. Eglli, sm-utando n futuro, tl'lavede 1Le dlifficoltà, gli imbal.'azzi 'ed i maggiori att11Lti di :::-:lzza ~che 'l'Austria raccoglruerà dall'occupazione della Bosnta 1e dell'ElrZJegovina, occupaZJione poco gradttta lll/Ha Russia, pochi!ssimo aLI'Ungher~ila. Eglti t11avede [}jel protettol'lato ·assunto dal.'l'InghiLtecra sulla Tul'chia Asitati,ca 'l':ineviltabile necessità per ·l'I!llghi,11Jerr:a di a:1Lcorrell"e .tosto

    o ta,rdi .al]l'rajll.lJto deli1a F1ranoila. Egli tl'lavede 1i'l ['Lsorg1wento dell'alilieanz,a ,angloitalo-fl'lanoa per Cl"ag.Loni, 'se non iildentLc!le, ana.1oghe a,Lmeno a quelle 'che 't'1iun:irono codesti Stactli :sui ·campi della Ortirnea.

    Il Signor Waddiiln~on finiva per d:ichiÌ'a'I'ane ·che 'I'Ìpo[leva molta fiduda nella nuova situazione creata dal Congresso di Berlino; situazione che feriva nel cuore la lega dei tre Imperatori, riaccendeva i risentimenti sopiti della Russia contro l'Austria, collocava l'Inghilterra nell'eventualità perpetua d'una lotta colla Russia e permetteva quindi alla Francia, libera d'ogni impegno, d'ogni vergogna, d'ogni rimorso di prendere a fronte alta ed a coscienza tranquilla la determinazione che meglio risponderà agli interessi suoi.

    Ler 1Sel'la cercai pur a[))Che ·del Sig:nor Gambetta 'e m.i !t'liuscl a veder,lo. Tuttocchè spiacente della cessione di Cipro all'Inghilterra, egli però parve approvare la condotta dei Plenipotenziari francesi a Berlino e disse sperare, che l'intell'lo pa11t1ito repubb]icano ,].',approverebbe. Ed 'avendogLi 1io chiesto, se IÌl pall',tito repubblicano avrebbe desiderato l'occupazione francese di Tunisi, quasi in compenso del:lia ,cessione dil Gipro, a1l'lngh~l!terCJ.'a, il Signor Gambe<tta dspose assolutamente di .no. Aggilult1se resserr 1egLi ,con~mto ·che verrà magg,ìor .gloria al partito repubblicano e maggior forza alla Francia dal suo contegno disinteressato e puro di quella che loro verrebbe dall'acquisto della Reggenza di Tunisi. Oltre dò convien riconoscere essere divenuto un dogma repubblicano (almeno per ora) che la Francia non debba permettersi conquista od annessione alcuna prima dii aver .rivendika,te e il'lkondotte 'alla Repubblitca le perdute pr'OVIincie di Alsazia e Lorena.

    Quest'assieme di parole, di dichiarazioni, d'idee di uomini diversi e diversamente collocati conferma appieno gli apprezzamenti ed i criteri, a cui informavasi il mio precedente rapporto.

    Vuolsi aver presente però che quanto dissi e quanto dico non pretende a lontane profezie, ma si limita a interpretare e spiegare il momento in cui siamo, mutabile doV'unque, mutabiHssimo poi dn un paese ,come questo, ove tutto riposa sul provvisorio, ove tutto può sostanzialmente cambiare da un giorno all'altro.

    (l) (2)
    317

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 890. Vienna, 18 luglio 1878 (per. il 41).

    Onde dare adempimento al pvesenitto dal secondo Alinea deWart. XXV del Trattato di Berlino è giunto a Vienna il primo plenipotenziario di S. M. l'Imperatore deglti. Ottoman:i al Congresso, f:a,ratheodory pad1à, che è ~~ncani:ca,to di intendersi col Conte Andrassy • sur les déta<Hs • dell'occupazione delil1a Bo<2ni'a ed Erzegovina per parte delle I. e R. Truppe. I negoziati in proposito cominciarono tosto: ho però luogo di credere che si limiteranno a risolvere questioni di massima, lasciando poi al Comandante il Corpo d'occupazione la cura d'intendersi intorno ai particolari dell'esecuzione colla superiore autorità Turca. Da quanto mi si disse al Ministero degli Affari Esteri, l'ingresso delle Truppe Impeniali sarà ancora diff,e:dto di ,a}ouni giol1lli, non solo perchè è necessario sia preceduto da quell'accordo previsto dal Trattato, ma anche perchè la mobilitazione delle Truppe, destinate ad entrare nelle precitate Provincie Turche, non è ancora completa. A questo prÒposito non devo tralasciare di far osservare che sembrerebbe abbastanza strano che una mobilitazione parziale a scopo determinato, preparata sulla carta, si può dire, da due anni e cominciata effettivamente da un mese, non sia ancora condotta a termine, se non fosse che parmi constatare che, dopo il Congresso, l'occupazione presentassi sotto l'aspetto di un fatto più grave di quanto forse lo si era preveduto da principio, vuoi per le voci corse di resistenza per parte della popolazione Mussulmana, vuoi per altre ragioni: si ravvisò quindi necessario rafforzare mag-. giormente il corpo d'occupazione ed essenzialmente meglio completarne i servizi accessori.

    Nel far cenno di questa questione di mobilitazione non saprei tacere, che il sennizio genernle obblliga<todo, ~che p':'r }a pràma V'Olta trova irn questa cicr:,costanza ,J.a sua 'appl,1cazione, 'Chi<aramente palesa quanto gravi ne ~siano le conseguenze morali ed economiche per le popolazioni, tanto più poi quando non trattasi di una chiamata generale di tutto l'esercito sotto le bandiere per la difesa del territorio, ma :soltanto di una mobiHtaz,Ione pa,rz,iale diiil'etta a ,scopi d'interesse politico, che non passionano le popolazioni. In tali circostanze oltre modo grave riesce H peso deHa ch~amata sotto le acr:mi a chi gli toc,ca, tanito più che il confronto con chi ne è immune gli fa prendere il carattere di una ingiustizia. Con lodevole slancio parecchie municipalità aprirono sottoscrizioni a favore delle famiglie dei chi~mati sotto ,le armi; ma se dò riesce ad attenualt"e in minima parte l'inconveniente, non lo toglie però intieramente, tanto più per ciò che si riferisce agli ufficiali della riserva, che colla chiamata sotto le armi devono abbandonare interessi, senza possibile speranza di risarcimento del danno che ne patiscono.

    318

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 2121. Berlino, 18 luglio 1878 (per. il 26).

    Dans Ja \nisite récente que je lui ai faJ:te peu de joU!l"s avanrt ~san dépa:rrt en congé, le Secréta1ire d'Eta:, ::;n me pada~t du Congrès, m'a dit combien le Prlince de Bismarck ~se \Louai,t de l'attttud? des Plénlilpo'ilentialil!"es d'Halie. S. A. se plai,sait à reconn,aìt:De entre autres que V. E., pali" son esprtt pil'atique et p1a'l" sa j~uste apprécilation de la situation généra<le eUJTopéenne, 'avait contribué dans une large mesure 'au bon résultat des travaux. Tel1e étaJit l'opin,ion que, J.e jour méme de la clòtuTe de l'Assemblée, 1le C~1anceUeQ· avait ém1se dans un Con,se,tl des Ministres.

    M. de Biilow ajoutait qu'H falla1if. ~attendre ile développement d'une situation qui n'avait pas encore dit son dernier mot, et que notre conduite sage et pacifique dans le concert européen, porterait un jour ses fruits.

    La Norddeutsche Allgemeine Zeitung et le journal officieux La Provinzial Correspondenz, s'expriment aussi dans ,]:e sens le plus flatteur.

    Je not~a1i de méme que le Pr1nce Impénial m'a ddt .son :ent>ière sa;tJ~sjja,ction que l'Italie, camme l'Allemagne, n'eut jamais perdu de vue l'intérét le plus essentiel, re mainti,en de >l:a paix. Le cours u1tér[,eur des événements donnera raison aux plus sages.

    Je voudrais que ces jugements venant de l'étranger fussent ratifiés par le Roi et par Son Gouvernement. L'opinion publique en Italie fait, à mon avis, fausse route en ce moment, Je ne critique pas ses généreuses aspirations, mais, dans la vie des nations comme dans la vie des individus, c'est souvent un tort que de chercher à avoir raison trop tòt. Les meilleures causes risquent fort d'ètl'e compromises quand on les met ~sur 'le t1apis ,inopportunément et sans avoir suffisamment préparé le terrain.

    Je lis dans certains de nos journaux des diatribes aussi injustes que révoltantes. Je regrette que le diplomate soit condamné au silence. Je veux croire que le Gouvernement de Sa Majesté est dans de tout autres sentiments. S'il hésitait à le témoigner, il ne me resterait qu'à prier Sa Majesté de confier à un autre le mandat d'Ambassadeur près cette Cour, où je ne jouirais plus du prestige nécessaire. Dans ces conditions, et après 40 ans de service, le serviteur dévoué à la Dynastie et au Pays, l'honnéte homme, se retire avec la conscience de n'avoir jamais failli aux devoirs inséparables de gentilhomme et de fidèle sujet.

    319

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 63. Parigi, 19 luglio 1878, ore 12,45 (per. ore 14,35).

    Reçu votre depeche du 16 ,couNmt, no 328 Commerdale (1), et je m',en ttendrai à vos :ilnstructions dont je ,pa~rtage 1es vues. Du ll'leste Waddington m'a dit hier que dans que!lques jour,s il. aHait prendre l'affa1Lre du Tra:i,té de Commerce comprenant padaitement qu'après tout c'est à La F'ralllJce que revient !l.'in1Itiative de l'ouvemlll'e. L'tidée manlirestée à V. E. pa1r 1e MarqU:Ì's de Noa:ÌIUes étaH la première pensée de Léon Say après le rejet du traité, mais il n'y attachait d'autre importance que celle de trouver un modus vivendi jusqu'à ce que l'on put conclure un nouveau traité.

    320

    IL CONSOLE GENERALE A MALTA, SLYTHE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 64. Malta, 19 luglio 1878, ore 14,32 (per. ore 18,25).

    Partiti ieri sera per Cipro sei trasporti con 2134 soldati truppa indiana ed uno con a bordo Lord Wolseley, stato maggiore, impiegati civili e truppe inglesi, più due trasporti con munizioni e viveri.

    321

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 65/127. Londra, 19 luglio 1878, ore 14,39 (per. ore 18,35).

    HLer Lmd Be:aconsfield :se présentant à la Chambre des Lords a déposé iles protoooles du Cong~rèts de BeT[>Ln, puis a exposé les motidìs de La ,conduite du Gouvernement dans un dliscours d'une heure 'et demie qu''i.[ :se:rait trop !long de reproduir:e dans :un télég,ramme. Le noble Lord a été aocueHH pail" des grands applaudissements. La Chambre des Lords était au complet, les tribunes garnies de monde, les Princesses royales assistaient à la séance.

    Voici les points principaux touchés par Lord Beaconsfield. Le traité de Berlin -a-t-il dit --en modifiant le traité de Paris a écarté les dangers qu[

    menaçaient l'Europe; a restitué au Sultan une grande partie du territoire que ce dernier traité lui enlevait et a assuré la sécurité à Constantinople en donnant à la Turquie la frontière des Balkans. La Bosnie et l'Herzégovine étant dans un état d'anarchie il eùt été désastreux pour la 'furquie de la charger de rétablir l'ordre, voilà pourquoi ceUe ta.che a été ·confìée à l'Auwilche. Le Congll'ès a jugé

    1

    nécessa,fre pour 1la tl1anqui,]JJité de l'Europe que 1e Sul.itan continue a :falia:e pall''Ìlie du système politique de l'Europe elle-meme. Il justifiait l'attitude tenue envers la Grèce. Considérant en suite l'Asie Mineure il a dit qu'on devait etre satisfait des résultats qu'on avait obtenus, sans verser une goutte de sang, et que par suite les acquisitions faìtes par la Russìe ne valaient pas la peine d'etre contestées. l'l est w·a1i qu'iil y 'ava·ilt ,assez de place en As1e pour il:a RUJsiSie et il'.Angleterre, mad's [1hl] pense que 1l'Ang1ete'r1re doit ga~rder la posilttoo qu'eilile y Uent. l!l a été jugé ·conve,nabl'e d'éviter le retow-des il!uttes pour l'amél,io~ralbi·on des condit:ions de 'l'Empke Ottoman, .i,I te11mine en renda'nt hommage à [,a fiotlbe et à l'armée.

    Granville félicite d'abord Lord Beaconsfield pour la paix qu'il a rapportée de Berlin, mais il critique plusieurs points de la politique du Cabinet. Il reproche à Lord Beaconsfield de n'avoir pas parlé de la Bessarabie, il critique l'occupation de Chypre.

    Derby félicite à son tour le Ministère pour la paix, mais il pense que le traité n'établit pas un arrangement définitif. Il critique vivement l'occupation de Chypre et l:e protecto!'at de ~l'Alllgleterre sur 'l'As:ie Mineu:re. Lord Beaoonsfield félicite Salisbury, il est accue.illi par des applaudissements, mais les expressions trop vives qu'il emploie en répondant à Derby donnent lieu à quelques mouvements. La séance se termine après quelques autres discours moins importants.

    (l) Non pubblicato.

    322

    IL REGGENTE IL CONSOLATO GENERALE A TRIESTE, MAGLIANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. S. N. Trieste, 19 luglio 1878 (per. il 23).

    Recatomi ieri dal Cavaliere Pichler i. r. Consigliere Aulico, Direttore di poliz,i•a per tra.tta~re a!lcun1i afbl'!i d'ufficio, mi tenne egl1i taluni p~roposilti che stimo non inopportuno di riferire all'E.V.

    Dopo avermi accennato come con suo personale rincrescimento non avesse potuto tener alcun conto di una raccomandazione uffi.ciosa che il comm. Bruno ebbe a fargli in favore di quel maestro Montanari, il quale venne recentemente sfrattato, perchè in teatro nel ballo Ettore Fieramosca fece suonare alcune note dell'Inno di Garibaldi, egli mi disse:

    che n. R. Governo, fermamente deoiJso di adottaa:e Ie più severe milsure per prevenire e reprimere ogni agitazione nelle provincie italiane dell'impero, diede •ana,loghe vigorose istruzion:i a'IJe autorità del L1itorale;

    che a Vienna consta in modo positivo, che l'attuale fermento di queste popolazioni è favorito ed anzi essenzialmente provocato dall'opera attiva, che liberamente si esercita dai comitati dell'Italia Irredenta nel Regno, da cui provengono gli eccitamenti ed i proclami sediziosi che qui si spargono; che questo stato di ~cose preoccupa 'seriamente 1le alte sfe,re govevnative suscitando diffidenza e malumore verso l'Italia; e che quindi malgrado la cura che ha il Governo del Re di mostrarsi estr~neo ed anzi contrario a questi moti reiterando rassicuranti dichiarazioni, sarà difficile che possano conservarsi a lungo i rapporti di buon vicinato fra i due Stati. Aggiunse il Cav. de Pichler aver egli motivo di ritenere non improbabile una m·ossima formale rottura di relazioni.

    Un tale discorso non è forse destituito d'ogni importanza in quanto che desso è stato fatto da un funzionario noto per la sua serietà, prudenza e moderazione, mentre corrisponde del resto a sentimenti ed idee che d'ogni parte vanno ora manifestandosi in Austria.

    Parecchi dei proclami sediziosi, di cui il Cav. de Pkhler mi fece paroila, giunsero puve a mie mani. Qui ne comp1ego due. In uno si fa J.'apologlia dei fatti di Venezia, e nell'altro si eccita la gioventù di Trieste e Gorizia, dell'Istria e del Trentina a sottrarsi al servizio militare.

    Mi consta che recentemente parecchi giovani triestini (di cui non ho potuto sapere con precisione il numero, ma che si fanno ascendere ad una trentina) essendo stati ora chiamati sotto le armi sono fuggiti clandestinamente in Italia.

    Questo fatto, benchè in esso non ;;d po;::sa unicamente ravvi>sa,re l'effetto di particolari ecCiitamenN, offdrà fors~ al Governo Austro-Ungarko un argomento in appoggio ad eventuaU l'imostranze.

    Le truppe che formano la divisione di Trieste sono state concentrate a Sissek, ove ieni 1l'a:Ltro si è recato H tenente maresciaUo Duca di Wiirthemberg, il quale continua ad averne il comando.

    Quella divisione è stata qui rimpiazzata da altre truppe.

    323

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 68. Vienna, 20 luglio 1878, ore 16,20 (per. ore 17,30).

    J'ai lieu de croire que difficulté principale dans négociations turco-autrichiennes est reconnaissance explicite souveraineté de la Porte, désirée par ceHe-~ci. On s'a,ccorde à dke que Povte dew~a fink par ~céder. En tout cas la formuLe de ,l'Autl"li,che semble etre: admiutstr~a~b1on des deux proVJ1nces et Ieur occupation sans détermination de temps et sans aucun engagement qui préjuge l'avenir. V.E. comprendra du reste qu'en ce moment et sur cette question il y a pour moi de gravcs difficultés à puiser des renseignements à bonne source.

    324

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 70. Berlino, 20 luglio 1878, ore 17,05 (per. ore 18,30).

    V. E. se souviendra que dans le cas où le Congrès aurait été saisi de la Convention anglo-turque du 4 Juin nous étions d'accord pour une déclaration exprimant des iréserves. En effet llocs mème que ·cette ·Convention eut été conclue en dehors du traité de Berlin, elle ne s'y ajoute pas moins tout naturellement et en change la signification. Le fait de la cession de Chypre et tout ce qui s'y rattache nous était inconnu quand nous avons voté pour l'occupation de BoSIIlie-Herzégov1ne. Les condi,tions dans le1sque[!Les noUis av1ons donné not,re vote ne sont plus les mèmes et nous avons le droit de le constater. Les Gouvernements anglais et turc nous notifieront certainement la convention. N e serait-il pas opportun de profiter de cette occasion pour répondre à Londres dans le sens de la déclaration proj~tée, réponse dont nous communiquerions la teneur aux ~autres Pu~ssan•ce,s? On comprendmait à Loillldres, et nous devr,ion1s l!e •laisseT verbalement entendre par le Général Menabrea ou par le Chargé d'Affaires britannique à Rome, que nos reserves ne sont nullement dictées par un sentiment d'opposition à l'Angleterre, ma·i·s qu'eliles ont es1sentieUement pour but apa,isement des esprits en Italie.

    325

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 456. Roma, 20 luglio 1878, ore 19,40.

    Je reme!l.'cie V. E. de son télég:ramme d',aujourd'hUii. (1). Je IJ['ends note avec plaisir des vues de M. Gambetta au sujet de Tunis. Les appréciations de cet homme d'Etat à l'égard dé l'agitation actuelle, en Italie, sont d'une sagesse extrème. Il n'est pas douteux, que l'opi!IJ,ion de M. Gambetta, si ellile étairt ccmnare, exerc-erait une dnfiuence décLsi>ve; ca•r c'est le parti radica:l qud IS'esrt mdis en Italie, à la tete de ce mouvement, n'ayant pas au fond une grande importance, mais qui tend malheureusement à se généraliser encore, et que la loi ne nous permet pas d'empech& par des me,sures IJ['éventives. Ne seTa,irt-H pas possible de voir les idées de M. Gambetta enregistrées par un journal de son parti, la Republique Fmnçaise par exemple? Un télégramme Havas reproduisant l'article du journal ferait, chez nous, une impression des plus salutaires.

    (l) T. 66, pari data, ore 11,50 (per. ore 13,30): dichiarazioni di Gambetta di non aver alcuna intenzione di occupare Tunisi.

    326

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 72. Costantinopoli, 20 luglio 1878, ore 22,25 (per. ore 5,45 del 21).

    Il me revient que la Porte avait effectivement proposé à l'Autriche une alliance défensive contre Servie et Montenegro. Cette proposition a été déclinée par And~assy ren OOillsidémt~on de J'élément sLave qui fait partie de iia Mon~chiÌe. La Porte aurait intention de répondre à l'invitation de la Grèce pour rectification entrevue par Congrès de Berlin. Commission internationale est partie ce matin pour le Rhodope.

    327

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI E CONSOLARI ALL'ESTERO

    CIRCOLARE. Roma, 20 luglio 1878 (1).

    Mi pregio di qui acchiudere una copia del Trattato che i Plenipotenziari di

    S.M. hanno firmato a Berlino, il 13 di questo mese, assieme coi Plenipotenziari: d'Austria-Ungheria, di Francia, di Germania, di Inghilterra, di Russia e di Turchia. Mercè questo atto, la pace che era stata stipulata in forma preliminare, a Santo Stefano, tra la Russia e la Turchia, ha ricevuto la sanzione dell'Europa, ed è oramai un fatto compiuto.

    Sarebbe senza dubbio prematuro un giudizio intorno al valore intrinseco ed alla efficacia dei .patti che a Berlino furono testé concordati. Però, già fin d'ora, l'Italia può, in quanto concerne la partecipazione sua al compito comune, affermare di avere arrecato, nel consesso europeo, intendimenti dettati dal sincero desiderio d'una pace fondata sul soddisfacimento di tutti i legittimi interessi, e sul rispetto di quei principi: che sono base del diritto pubblico moderno.

    Per ben comprendere lo svolgimento dell'opera del Congresso, è d'uopo di gettare anzitutto uno sguardo sulle circostanze nelle quali si radunava. In seguito alla guerra tra la Russia e la Turchia, era stato ,conchiuso il Trattato di Santo Stefano, pel quale la supremazia russa veniva estesa dal Danubio al mare Egeo, dal mar Nero ai confini dell'Albania. I Governi della Gran Bretagna e dell'Austria-Ungheria avevano obiettato contro quelle stipulazioni, come lesive dei Joro intooerssi; e.s~sli avev:ano domanda,to ed ottenuto crediÌti straordinari dai rispettivi parlamenti, avevano fatto ,considerevoli armamenti, e la guerra sembrava imminente.

    Questo stato di cose preoccupava in sommo grado l'opinione pubblica in Italia, la quale, con non dubbie manifestazioni, si pronunciò per irl manteni

    mento della pace, o, in caso di nuovo conflitto, per una imparziale neutralità. Tale sentimento era si vivo che, quando fu erroneamente asserito che il Governo del Re cooperasse con quello della Germania per esercitare una mediazione fra le parti conrtendenti, si 1a:ppa[esò lim. Irta'Ha una grave commoz~OIIl!e, che ebbe eco nel parlamento. Il Governo del Re ripeteva, in questa occasione, le dichiarazioni, già fatte innanzi alla rappresentanza nazionale, del suo fermo intendimento di tenere l'Italia libera da ogni impegno, e all'infuori da ogni complicazione; le quali dichiarazioni erano pienamente approvate, nè davano luogo ad alcuna obiezione.

    Veniva poco appresso l'annunzio della prossima riunione del Congresso, allo scopo di stabilire un accordo fra le parti avverse. Il Congresso radunavasi a Berlino il 13 giugno. Vi prendevano parte sette Potenze: tre delle quali, l'Inghilterra, l'Austria-Ungheria e la Russia, si presentavano armate e apparecchiate ad ogni evento, se non avessero potuto ottenere convenienti condizioni; tre, la Germania, la Francia e l'Italia, come potenze neutre e chiamate ad esercitare un'opera di conciliazione fra quelle.

    La Tur.chia era vincolata dal Trattato di Santo Stefano; la sua azione stava quindi ristretta entro determinati limiti. Queste erano, per la natura delle cose, le posizioni rispettive delle varie potenze sedenti al Congresso.

    L'Italia non si presentava dunque al Congresso ·come potenza armata e pronta alla guerra, ma come elemento di concordia. Nè, secondo le dichiarazioni fattesi in parlamento, essa intendeva schierarsi dall'una o dall'altra parte. Imperocchè, ·Così procedendo, la sua azione conciliatrice ne sarebbe stata .grandemente compromessa. Sia che il Congresso approdasse alla pace, sia che ne uscisse la guerra, l'Italia aveva a conservare la sua piena libertà di azione, mirando solo ad incremento di prestigio e di morale influenza.

    I Plenipotenziari di S. M. furono, nel Congresso, assidui e fedeli patrocinatori di quel principio di nazionalità che l'Italia non può ripudiare senza recar offesa a sè stessa. Ci valse questo principio a sostenere, per quanto lo consentivano le intricate condizioni etnografiche della penisola balcanica, che meglio fossero determinati i reciproci confini degli Stati che dal Trattato di Berlino ebbero vita, o ne trassero .il beneficio della riconosciuta indipendenza.

    Quando si discussero le nuove frontiere da attribuirsi al Montenegro, i Plenipotenziari austro-ungarici fecero vigorosa opposizione alla concessione del porto d'Anrtivall'i a:l PDin.cipato. Ced€ttero dipoi, ma a patto che fosse ag~garto alla Dalmazia il comune di Spitza; piccolissima zona, con poche centinaia di abitanti. I Plenipotenziari: italiani non insistettero nel contrastare una condizione senza la quale non sarebbe stato accordato al Montenegro uno sbocco sul mare.

    I più caldi uffici furono interposti dai rappresentanti d'Italia, per sostenere gli interessi della Rumania. Senonchè, quando si radunava il Congresso, la maggioranza degli altri Governi aveva già acconsentito alla retrocessione della Bessarabia danubiana alla Russia, che ne faceva questione di onore sovrano. Devesi però, soprattutto ai Plenipotenziari: italiani se la Rumania ebbe notevolmente accresciuto il dovutole compenso.

    Le ragioni della Grecia furono pure validamente propugnate dai Plenipotenziari italiani che, assieme coi francesi, indussero il Congresso ad additare la linea del Salamvria e del Calamo, siccome quella che, con reciproco vantaggio della Turchia e della Grecia, potrebbe, mercè diretto negoziato, o sotto gli auspici delle Potenze, porre un termine alla antica querela dei confini tra l'Impero e il Regno.

    Movendo da principi eminentemente liberali e civili, i Plenipotenziari: del Re ebbero parte precipua nelle deliberazioni per cui venne sancita la eguaglianza di trattamento, senza distinzione di culto, in Rumania, Serbia e Montenegro. La eguaglianza di trattamento civile tra gli abitanti di ogni culto venne pure procl,amat1a pe1r ~l nuovo PDinc1pato c!Ji Bulgarria e 11iceveva consao!'az,ione esplicita per tutti i dominii del Sultano.

    Concordatosi mercè la arrendevolezza mostrata dalla Russia che la indennità di guerra non avesse la precedenza sopra le ragioni dei creditori del fisco ottomano, apparve conveniente, nell'interesse dei possessori dei titoli di debito turco che la situazione finanziaria dell'Impero fosse affidata agli studi di una Commissione mista, composta di Delegati delle singole Potenze e incaricata di ricercare i mezzi più acconci per provvedere, in quanto sia possibile, ad un regolare servizio del debito. La iniziativa della proposta, che venne accolta dal Congresso in forma di raccomandazione, fu presa dai Plenipotenziari italiani; questi ebbero pure l'iniziativa del concetto che venne poi concretato nelle clausole del Trattato e relative al mantenimento del regime presente, in materia doganale e commerciale, non che nella materia della giurisdizione consolare, così nei Principati di Bulgaria e di Serbia come nella Romelia orientale.

    Non ho d'uopo d'aggiungere che le condizioni stipulate o confermate a profitto dei commerci per la navigazione del Danubio e per la libertà di transito negli Stretti ebbero favorevole il suffragio dei Plenipotenziari di S. M.

    Il Trattato di Berlino non ha arrecato, al principio dello statu quo territoriale, altre deroghe all'infuori di quelle che concernono i mutamenti stipulati, a pro deglli ·stati belli,geronti si!()come conseguenza dirretta deil<Le sorti del!lia gtUerm. Per la rettificazione di frontiera a vantaggio della Grecia fu solo concordato, secondochè già fu detto, di rivolgere alla Turchia una raccomandazione, nel suo stesso interesse, perchè questa addivenga ad un equo componimento; con la riserva di una mediazione, da parte delle potenze, nel caso che non fosse per riuscire il negoziato diretto. L'aggiunzione del piccolo villaggio di Spitza alla Dalmazia fu ·consigliata già pur lo si disse da speciale ed impellente ragione; essa è del resto senza alcuna importanza.

    Circa l'occupazione della Bosnia ed Erzegovina, rispetto alla quale una certa preoccupazione si è manifestata fin dalla prima notizia giunta in Italia dell'intervenuto accordo, non parrà inopportuno alcuna maggiore spiegazione che valga a rendere più facile e più sicuro il giudizio.

    Non appena l'attenzione dell'amministrazione, alla quale ho l'onore di presiedere, ·si fu rivolta ai casi d'Oriente, noi ci proponemmo il problema di ciò che convenisse fare nella ipotesi di un intervento austro-ungarico in BosniaErzegovina. Era noto, quantunque la cosa ancora non apparisse da documenti ufficialmente venuti in luce, che le amministrazioni precedenti alla nostra avevano fatto della questione di Bosnia ed Erzegovina, il soggetto di pratiche diplomatiche presso le grandi potenze. Conveniva, quindi, accertare anzitutto, quale si fosse l'effetto conseguitosi con quelle pratiche, e quale potesse presumersi il pensiero dei varì Gabinetti. Siffatto esame, condotto con la massima diligenza e con animo scevro da qualsivoglia preconcezione, ci portò alle conclusioni che qui verrò brevemente riassumendo.

    Il Gabinetto di Vienna non aveva mai enunciato, in termini chiari e precisi, i suoi intendimenti rispetto alla questione di Bosnia ed Erzegovina. Si udì talvolta, a Vienna linguaggio tale, dal quale avrebbe potuto argomentarsi una certa ripugnanza a tradurre in atto il progetto, da lungo tempo attribuito all'Austria-Ungheria, di occupare quelle due provincie.. Certo è, però, che, quante volte ebbesi modo, diretto od indiretto, di indagare il pensiero del Governo AUrStro-Ung,ar<i,oo .ailf,ca :La eventua,l,i,tà di un suo inrte!fVento ,:iJn Bosn~a-Erzegovdna, si poté costantemente riscontrare che l'Austria Ungheria non sarebbe mai stata disposta ad accogliere, da parte nostra, considerazione, avvertenza o rimostranza qualsiasi fermo e irrevocabile essendo il suo divisamento di serbarsi piena libertà, sia di deliberare, sia di tradurre in atto le sue deliberazioni.

    Al R. Ambasciatore in Pietroburgo si additava, ancora un'ultima volta, nei primi giorni di Marzo ultimo, la eventualità di una occupazione austroungarica in Bosnia ed Erzegovina. Rispondeva il R. Ambasciatore che la Russia, soprattutto, e ad ogni co~to, voleva evitare un conflitto con l'Austria-Ungheria, e che per questo intento erasi oramai impegnata ad acconsentire alla occupazione della Bosnia-Erzegovina. Questo è, diceva il Cavaliere Nigra, un fatto ·ir<revooabi'1e, ,séill.V'o ·hl oaso d'una rottura; e .j1l CavaJliier Ntg~a mmmentava ailitresi come tl PrÌIIloLpe Gorlchalwff avesse detto al Oonte de Laiunay, pooo tempo prima recatosi a Pietroburgo per notificare l'elevazione al trono di S. M. il Re Umberto, che l'Italia doveva • en prendre so n parti •.

    Il pensiero del R. Governo era stato esposto al Principe di Bismarck nell'agosto 1877, mediante una Memoria ·confidenziale in cui eransi compendiate tutte le ·COnsiderazioni che da parte nostra potevano addurre. Qual fu la risposta del BI1iQllci,pe? • :m Gabinetto dii Be11lino (oilto le pail"o~e rtes1ruali ,che 'in questo momento ho 1sotlt'ooch:i) non vudle, per ciò ·Ohe ~concel1llle glLi ,affarri d'Or,iente, scostarsi dalle regole della prudenza e di una grande riserva; vuole rimanere l'amico dei suoi amici, e soprattutto si astiene dall'ingerirsi in una questione (la questione di Bosnia ed Erzegovina) che per la Germania non esiste. Nell'interesse dei buoni rapporti fra l'Italia e la Germania era preferibile che di questa questione non si facesse più motto a Berlino •.

    Ogni dubbiezza nostra, quando volemmo trarre dai più recenti carteggi diplomatici il pensiero della Germania, veniva poi meno di fronte ad un rapporto ool 30 marzo 1878 (1), nel quaJle dal R. Ambasci,at,oil"e 1in Beriliino oi ven~iva II1iferito ,che H Princ·ipe dii BLsma11ck dkhiarav:a ·dii non sape11si neppu~re spiegare l'esirtaZJLcme deilil'Austl"lia-Ungherri'a ad occupare Jia Bosnila e ,l'EI!"zegov:ina.

    Col Gabinetto britannico il R. Governo aveva scambiato le sue idee circa il presente argomento con la massima cordialità e schiettezza. Però altro non si ottenne (secondochè dai carteggi del R. Ambasciatore chiaramente risulta) tranne di far comprendere personalmente al Conte di Derby le ragioni delle nostre preoccupazioni. Non si ebbe mai un cenno di approvazione, nè tanto

    377

    meno un affidamento qualsiasi. Anzi, quando già era aperto il Congresso a Berlino, apposita comunicazione mi perveniva dal Gabinetto britannico, il quale, avendo ragione di credere che fosse stato supposto al R. Governo non essere il Governo della Regina alieno dall'ammettere, a favore dell'Italia, un titolo speciale di compenso in correlazione colla questione di Bosnia-Erzegovina, stimava opportuno di opporre a simile supposizione la più recisa smentita.

    Questa era adunque, rispetto alla eventualità di un intervento austro-ungarico in Bosnia ed in Erzegovina, la situazione diplomatica, quando fummo chiamati dalla fiducia di S. M. ad assumere la pubblica amministrazione. Non erano mancate, da parte delle varie potenze, le dimostrazioni di amicizia e di simpatia; ma in questa speciale questione non era riuscito all'Italia di far dividere la sua opinione da alcun altro Governo.

    Dall'esame di tale situazione traevano norma le istruzioni che nei primi giorni di giugno vennero apprestate per i plenipotenziari di S.M. inviati a sedere nel Congresso. Dovevano i plenipotenziarì, qualora fosse recata innanzi la proposta di un intervento austro-ungarico in Bosnia ed Erzegovina, adoperarsi perchè esso avesse veramente il carattere di una temporaria occupazione. Poco probabile appariva l'ipotesi che nel Congresso si volesse mettere innanzi la proposta di una annessione territoriale; nondimeno anche rispetto a questa contingenza i plenipotenziari italiani ebbero istruzioni atte a tutelare ogni legittima nostra ragione. Le quali istruzioni però non ebbero ad esser tradotte in atto, dappoichè di una annessione non fu trattato, nè poteva ragionevolmente trattarsi nel Congresso.

    Le disposizioni delle singole Potenze circa la eventuale occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina essendo oramai da lunga pezza note al Governo del Re, durante il Congresso fu precipua cura dei plenipotenziar;i italiani di rendersene un conto sempre più esatto. Già fin dai primordi appalesavasi intimo l'accordo fra i plenipotenziari d'Inghilterra ed Austria-Ungheria; di modo che essi si sostenevano a vicenda nelle questioni che maggiormente interessavano l'una o l'altra parte. In ordine a quella della Bosnia ed Erzegovina il Governo britannico era inoltre animato dal desiderio che l'Austria-Ungheria prenàesse una posizione più avanzata in quella direzione, allo scopo di opporsi ai progressi di altri elementi. Laonde esso non solo consentiva ma apertamente desiderava queUa occupaZJione. Il Principe di BismJarck, da!l ;suo canto, spingeva ed incoraggiava l'Austria-Ungheria all'attuazione del progetto. La Russia era legata da pa;S/Sialti impeg;nJi. L'a F·rancia 'app~udivra. Que;sto era iJ.'.aJtteggiamento delle varie potenze allorchè la questione della Bosnia e dell'Erzegovina venne, nel Congresso, all'ordine del giorno, ed il modo con cui fu trattata confermò pienamente quello stato di cose. Il Conte Andrassy esponeva le condizioni attuali di quelle provincie. Il Marchese di Salisbury proponeva di affidare all'AustriaUngheria il mandato d'occuparle e di amministrarle, come il solo mezzo atto a portarvi efficace rimedio. Il principe di Bismarck appoggiava la proposta con calde parole. Le dichiarazioni che avevano a venire da parte dei plenipotenziari russi e francesi erano note. Tutta l'Europa era favorevole alla occupazione austriaca. Quale doveva essere, in quel solenne momento la condotta dei plenipotenziari italiani? L'occupazione austro-ungarica di quelle provincie era proposta al Congresso sotto il punto di vista di un interesse europeo, allo scopo di assicurarvi l'ordine e la pace. Gravissime difficoltà il Governo austro-unga. rico avrebbe avuto a sormontare per raggiungere l'intento, nè alcun danno poteva, ,secondo d:l pen,siel1o cmwo;rde delle 'potenze, de11ivarn:e :al.l'Itailii!a. I!n ogni modo, l'opposizione da parte nostra sarebbe stata vana innanzi a questa unanime manifestazione delle altre grandi Potenze, nè avrebbe avuto altro effetto che di porci in uno stato di perfetto isolamento. Non era neppure il caso di interporre una protesta imperocchè essa sarebbe stata in contraddizione colla piena libertà che ciascuno Stato indipendente possiede, di non aderire ad un trattato contenente clausole contrarie ai suoi interessi. I plenipotenziari italiani si limitarono quindi a formulare delle domande, tendenti a meglio fissare il carattere di una occupazione che lascia intatta la questione di sovranità territoriale; e, fedeli alla loro missione di non mettere a repentaglio il progresso dei negoziati, aderivano, dopo di dò, alla proposta. La stessa Turchia, cui appartengono le due provincie, non aveva fatto che una opposizione di forma, e, pochi giorni appresso, comunicava la sua adesione alla proposta, riservandosi di intendersi direttamente coll'Austria-Ungheria sul modo di attuarla.

    Tale si fu quale qui per sommi capi la esposi e quale ebbe piena approvazione dal R. Governo, l'opera dei Plenipotenziarì italiani nelle deliberazioni che condussero al Trattato di Berlino.

    Rispetto al quale debbo ancora porre in sodo che lo stato di cose, creatosi con quell'atto, ha per noi questo notevole vantaggio, che, mentre non è lesa alcuna delle ragioni nostre, è lasciata all'Italia, per le eventualità dell'avvenire piena ed intera libertà di giudizio e di azione.

    Dalle considerazioni esposte in questo dispaccio, che è destinato ad informazione personale di Lei, Ella potrà trarre norma di linguaggio, ogni qualvolta dovesse il discorso cadere sopra gli argomenti connessi colle stipulazioni del Trattato di Berlino o con le deliberazioni del Congresso.

    (l) Questa circolare, come è noto, è stata retrodatata. L'idea di una sua redazione fu manifestata dal Corti al Cairoli nel telegramma del 21 luglio edito al n. 332.

    (l) Cfr. n. 30.

    328

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    D. 717. Roma, 20 luglio 1878.

    Dal cavaliere Anielli mi è stata fatta regolare consegna dell'intera spediz:ione affidata dia V. E. 1a qUJel ,oor1I"Iiere dii GabLnetto.

    Oggi, poi, per mezzo della posta e per occasione particolare mi sono pervenuti 1i preg1ia~ti ll'appol"lti :poliilt;Lai deihl'E. V. 'ai nn. 2117 e 2119 (l), coi qualii si chiude :la .serLe delila ~ool1rilspondenz,a dii ·codesta R. Ambaso1ata re1a·t:iva ail Congl1esso.

    Ment11e mi affretto ad accusarlle .la rLoevuta di queste diverse spedizdoni, sento dii dovere di ll'mnoVTal"l1e in questa oil11oostanza, 'anche a nome del R. Go

    verno i più Vlivi r·ingrazLamenH per 1'opera solerte ed efficace eia Jei prestata nel Congresso e mme Commirsslioni special'i nonchè per 'l'a dil1igenza e il!a soilledtudine con cui mi ha rtenuto qua:si ·quotidianamente informato de~,IJ.'arndamento de' suoi ,J,avol1i.

    Elila ha con ciò acquistato n'uovi titoli alla benevolenza di Sua Mae's,tà ed alla riconoscenza del Suo Govern.o ed è cosa ben g1rata per me di porter :rendermi interprete presso l'E. V. di questi sentimenti.

    (l) Non pubblicati.

    329

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, A UMBERTO I

    (Museo Civico, Pavia, Carte Cairoli)

    T. Roma, 21 Luglio 1878, ore 12,20.

    Porgo a Vostra Maestà ri:spettmi 6ngramamenti per tsuo tel.egmmma. Comprendo bene tle preoccupaz,ioni delJa Maestà Vostra per :J,a situazione e pe,r le conseguenze che potrebbetro de!l1ivarne. Il Governo di Vostra M·a,e.stà, ossequ,iren>te aHa legge, non può timpedi,re prevent:ivamente Piunioni che ila Iegge stessa .consente. Però il Governo è ben risoluto a far rispettare tutta intera la legge. Furono e saranno Vtietate affiSisioni e rirunioni 1in 'luoghi pubb11oi. Satranno S!CÌioilite, se fossero tent,ate, le d1most,razi·on,i nelle vie o piazze. Ncl~e stesse T1Ì!unioni lin luoghi chiusi è sempre pre,sente l'autorità .per ,invigilla~re e aJll'uopo !l",epDimere eccessi di Linguaggio ·e provocazioni pe11icolose per orddllle pubbiLico o ~rapporti internaz,iona'l'i. Queste disposiz'i<mi già feci ,conoscere aihl'AmOOSIC'iartore di Vostra l\IIaestà a V,ienna, benchè dalJ.'Austri,a-Ungheri!a non oi sia pe~rvenuta finora osservaZJione alcuna. Il Genera,le Robir1Rnt non fece obi,ez1one ,ail.Je mie spiJegazioni. Intanto facci,amo 'tutto H possi:bme, con mezz,i pe!rsuas1vi, per sconsi,gildare manifestazioni ,che tailrtamente depàoritamo. Sono v,ivamente ct1iconosoe1Ilrte delil.',intere:;:se ·Che Vostra Maestà povta 'atUa m~a persona. La convaiescenZia progreddis,ce, ma sono ancova nel'le man1i dei medici. Spero nondimeno e ardentemente desidero di essere fra pochi giorni in gl'ado di venire a rivei'i<re ~a Maestà Vostrn.

    330

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    T. 458. Roma, 21 Luglio 1878, ore 12,20.

    Je remercie V. E. de Son télégramme d'hier (1). Nous profiterons, si le traité du 4 Juin nous est présenté, du conseil. Le texte de la réserve que Vous aviez préparé de concert avec le Comte Corti ne figurant pas dans la corres

    pondance, je vous pr'i'el'ati's de me ,lJa ·communiquell" pali" le télégraphe. Je vohs ~qu'on se préoccupe en AUemagne de ce qui se .passe actueUement en IrtJaild.e. C'est une agita~tion superfieie!Lle bien que le mécontentement soit assez géné11ail. Nous faisons tout notre possible pour enlt'ayer un mouvemenrt d'esprilts que [a loi ne nous permet pas d'empecher par des mesures préventives mais que nous saurons en tout cas maintenir dans les limites tracées par la loi elle-meme et par les égards dus à une Puissance arnie.

    (l) Cfr. n. 324.

    331

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 73. Parigi, 21 luglio 1878, ore 11,30 (per. ore 13,05).

    Camme signe du temps, camme confirmation des appréciations de mes derniers rapports, je vous annonce que le Prince de Galles hier matin a fait prier Gambetta d'arHer déj-euner en tete à tete avec Iu1i, et lui a envoyé sa voiJture pour l'amener à l'hotel où il l'a retenu et feté de midi à 4 heures. J'espère obten~r de Gambetta •ce que V. E. m'a témoìgné dési1rer dans son té!légramme de hier au ·so1r (1).

    332

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Torino, 21 luglio 1878, ore 15,50 (per. ore 16,10).

    Je •crois qu'il serait à propos d'adresser à nos Représen,tants à l'étnmg& une note circulaire annonçant la réception du traité de Berlin et qui porterait par ~conséquent 1}a date de son a!rdvée à Rome, ainsi que :La ,signalture de V. E. Dans cette note on devrait exposer la mission pacifique que l'Europe était appelée à remplir et comment l'Italie en y prétant loyalement son concours, a eu soin en mème temps de ,soutenirr 1les prindpes de nati!OnaiJJité, qu'en toute oCICasion ses repre.séntants au Congrès ,se 1sont effOII",cés à faire valo1r. On oonsta,terarit en!'luite 'le :Ea:it que Je ·tr.aJilté 1susdi1t n',apporte aucun cha~ngement au pnin·cipe de souve•Da·ineté terrTÙitlODi:a1e ~en dehorrs de ,ceux qui onJt été ·oonvenus en dlaveur des Eta'Ìls be:UigéranJts camme conséquence de l'a gue~re •et à ,l'ex~cepti:on de l1a petite enclave de Spitza, cette concession étant une conditio sine qua non pour donner au Monteneg.ro un débouché 1sur ~la mer. La da:use ~e1lartive à wa BOISII!J1e et ii.'Hea:zégovine a eu pour but, ainsi que Jes Plénipotentiaires Italiens l'ont fait entendre au Congrès, de conférer au Gouvernement Autrichien, sous le point de vue d'un haut :intéret de 1I'Europe, Qe mandat d'occupe!r et d'adm1n:i,strer ~ce,s pro

    v1nces. La question de ù:eur 1souvevameté ,se1on Le dro,~t des gens Teste :Lntacte. On ·Oonc.Luera,tt enfin .que ,cet état de choses Lad1sse à J.'HaJ.<ie p1ei:ne et entt&e libevté d'action pour J.'avenk. Oette <OÌII'icUilaJilre n',a!Ul'alit pas à étre commtm!iquée offioilell<ement 'aJUX GouV'evnemeillts, ,car iJJ. iil!e nous conV'ilendrailt pas d'élever des doutes 1sur une question de droit qui résuJ.te d'une manière man:ifeste de <1a 1ettre du ,tra1té, mails e.i'.l<e sevailt destinée à ,serV!iJr de tregle au Langage de nos représentanJts à <ce <sujet. La note dont i<l s'agH pouf!l'a,it ensuilte étre .pubHée par que1qum journaux étvangers.

    (l) Cfr. n. 325.

    333

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 74. Parigi, 21 luglio 1878, ore 14,55 (per. ore 17).

    Malheureusement Gambetta est allé passer la journée à la campagne. Je ne pourrai donc pas le voir que demain. Je signale en attendant à votre attention un article qui a paru hier au soir dans la France journal de Girardin. Cet article est intitulé: • L'Italie après le Congrès •, est remarquable par le tlaot e't la sagesse qui y règnent. Tout en blàma:nt il'ag1itat,ion aotuelile dont l'Italie est le théàtre il défend le Comte Corti et nous donne de forts bons conseils avec des paroles pleines de considération et d'amitié. Je viens de lui écrire une lettre de remerciements.

    334

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A TORINO

    T. s. N. Roma, 21 luglio 1878, ore 18,15.

    J'accepte entièrement votre projet de circulaire ainsi que les idées qui devraient y etre développées. J'ad télégraphié aujourd'hui au Comte Maffei de vous soumettre J.',idée d'un rappolrt 'aooompa,gnant le tr,aité, établÌISSaiillt wa réalité de 1a 1sirtuJation au moment du congx-ès ,et oaraciéri&aill!t au .poilnt de vue diip1omatique il'occu~on dJe la Bosnile Herzégovùne. Ce l'apport qui rp0ll!l1l"aait etre pubHé en meme temps avec !l,a dvcu1ail'e me pavait indiilspensable pour couper 'court patr un documerut autherutique <aux :fianta:rsies malvehlilantes et Wn.tel'lessées rpar J.esqueliles oe['!ÌadnJs joumaux, iLa Riforma en téte, 'e:lGoitent ['opinron et ,oréent un1e agdrt;atton des p1us dangel'leuses.

    Comme j'esp&e étre bientòt ~en meslU'Ie de V'enitr vous 1secr:rer JJa main, je

    compterais vous soumettre à cette occasion la minute des deux pièces dont la

    publication se ferait le plus tòt possible, et de la façon qui nous paraitrait

    1a plus ,conV'C!Ilable.

    335

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 75. Berlino, 21 luglio 1878, ore 18,30 (per. ore 20).

    Le projet de déclaration éventuelle m'avait été comuniqué par le Comte Corti et nous étions d'accord sur son contenu.

    Je n'en ai pas de copie (1). Je déplore camme V. E. ce qui se passe en Italie. Toute manifesta,tJ~on .dJa:rus nn ·moment où nous n'avons a~ppui de personne est impu1ssante, dang·ereuse et ·cont['élJi:re à not,re dign:ité. Ce 1Semiilt fai:re acrte de sagesse que d'empecher l'explosion d'un patriotisme qui égaré par l'illegittimité du moment amène de dange11s immédia,ts •et ·compTomert l',ave·n:ir. Les considérations de légalité sont malheuresement sans valeur aux yeux des Puissances qui sont unanimes à vouloir la paix. L'Italie doit en ·ce moment recueillir ces forces et ne pas les dépenser avant l'heure en vaines manifestations.

    336

    IL CONSOLE A SCUTARI, BERIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 76. Scutari, 21 luglio 1878, ore 16,30 (per. ore 2 del 22).

    Par circulaire d'aujourd'hui Gouverneur Général dénonce occupation par Montenegro de la ligne de la Moratzka. Les Montenegrins auraient enlevé produits des villages qu'ils occupent. Gouverneur rend Montenegro responsable des conséquences qui pourmient ll'ésulrt& à ila 'sutte, dLt"hl, de l'exaspérartion de ces populations. Il faut dire que ligne occcupée est celle que Montenegro obtient d'après nouveau traité de paix et par conséquent n'est pas probable que Montenegro à son entrée se livre à des actes d'oppression. C'est de la part du Gouv€ll'll'leur ·une mani.ère de justifier .sa 'COOduite et événement qu',iil. a preparé. Complot insurrection albanaise va éclater. Les soldats désertent pour se réunir aux msm.gés. On di~t meme 1que ·SOiLdlalts soot ·trtavest'Ls en Ba,chi bouzuks. lil n'y a pas de doute que programme de l'insurrection soit résistance aux décisions du Congrès. Au Montenegro l'Autriche tient à faire croire à la tranquillité de J.'Albanie de pem d'une immi~tion itcmienne prématmée qui la déconce,rterait. Ensuite si troubles éclatent elle-méme se chargerait, disant qu'elle serait appelée.

    Veuillez me permettre encore de répéter que circonstances sont graves et que Montenegro n'entrera pas pacifiquement en possession des pays cédés.

    (l) Cfr. p. 306, nota.

    337

    IL CONSOLE A SCUTARI, BERIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 358. Scutari, 21 luglio 1878 (per. il 10 agosto).

    Confermo quanto ebbi l'onore di scrivere a V. E. nei miei precedenti rapporti sull'attitudine dell'Albania, sulla condotta del nostro Governatore e sulle eventualità probabili di questo paese.

    Si conosce qui da due giorni il risultato del Congresso di Berlino e come il Montenegro abbia ottenuto il possesso di Antivari ed alcuni nuovi paesi fra cui Podgorizza e Gussinie.

    Questa decisione dell'Europa non ha punto modificato le idee, i divisamenti dei Turchi, delle Autorità nostre.

    Essi vogùOOno resistere :ad ogni costo, oppor:si ~gN SLavi ai Montenegcini.

    Il Comitato Centrale di Priserendi prosegue sua opera: la prosegue il Comitato sussidiario di Scutari: s'arruolano islamiti, si armano, si eccitano le popolazioni e si chiamano spesso (non sempre) i Cristiani ai consigli tanto per dare lo scambietto all'opinione europea.

    Non tutti :i Turchi o dlic1amo gl'Is1amiti ~rieoLpémo a cotesti impeti: vi sono ~ecchi massime gJii ·ahbielli1Ji ·che :si ·rassegnano che ei •rassegnerebbero, ma essi sono secondo il solito soverchiati, impauriti dalla folla che schiamazza e che vuole la rivincita contro il Montenegro e la Serbia.

    È impossibile resistere a questo movimento.

    È tanto più impossibile in quanto che il Governo (o per essere esatti) le Autorità locali, lo secondano: esse danno armi, munizioni, si lasciano con non sempre prudente compiacenza, con mal dissimulata compiacenza esautorare, perchè i Comitati possano raccogliere le decime dovute al Governo, perchè i C<lmitati poSSiémo baill!dÌire JJor legg1i e .spedire ·loro emilssarj ed i!ll questi gliorrni sono giunte al segno di lasciar disertare i soldati regolari perchè si uniscano (•sono ailibanesi) :ag1l'dinismii, a quel.Li che stanno pe[' •.insorgere.

    Si pretende anzi che non pochi soldati sieno stati per ordine dell'Autorità travesti1Ji da ba:sci bozuk e spediti a !l'1im:ljorZJave le fiiLe degl'insorgenti.

    Glii Albanesi pe:r:ta1n:to :sc€1l1de:r.anno ·i:n campo.

    Sarà certo senza risultato serio, ma non sarà senza danno; sarà una protesta sanguinosa forse, e che volgerà massime a danno dei Cristiani, contro le decisioni del Congresso.

    Di cotesta insurrezione qual partito possa trarre la Turchia massime dopo le petiZJi:oni 1nv:1ate dag~l'Ailb!llnesi (cristiani ed Ls1am~ti) :al Congresso è i!llutile il rilevare.

    L'insurrezione, la resistenza sarà una prova che gli abitanti non vogliono i Montenegrini, che perciò non v'ha se non da lasciar intiera l'autorità del Sultano, liberi gli antichi confini.

    Le AutorLtà negano che VIi ~s1a atl1Jarchi1a, che VIÌ 1sia pericdlo -·ed m ·ciò fatllJllo iil. dover 101I·o: non ni:egano ·che VIi ·~a .agLtaZ:ione; c ma che ·cosa :si vuole? • -'ripetono esse -c gLi Albanesi si propongono di difendere .lia :lOII'o patria -•e sono unirti tutti •in questo perns1ero Cr:isti:an~ ed I:slamiti! •.

    384

    L'Austria alla sua volta dà voce che non v'è pericolo, che non v'è anarchia. Essa 'teme •un'imm~stione ditailda.na .su questa casta e vuole aUonta.na·r1a.

    Ma ciò che ho raccontato, i fatti che adduco non provano ad esuberanza che vi è l'anarchia? non lo prova il fatto ·che il Governo sarebbe tenuto a sgomberare i paesi ceduti e che la popolazione si prepara ad opporvisi? non lo prova il fatto che esistono due Governi cioè quello del Sultano e quello del Com~tato di dJiJìesa? 1i1l Jìa.tto 'che ~l Com1tarto di difesa non che essere ~mpedito ha dal Gove,rno ilacicli1tà d',aZ~Lone?

    Finora l'anarchia non degenerò in disordini, è vero, ma chi risponde che ciò non avv·enga quando •conoitaJte :le passioni daJ.\la ·lotta l'elemento .iislamita il quale ormai combatte per l'esistenza sua, per la sua preponderanza che è la sua vita, si scatenerà contro i Cristiani?

    Quel giorno l'Austria si arrogherà la parte di protettrice dell'ordine, dei CI'ILstiani -e quel g1omo l'AustriJa sarà padrona di queste contrade.

    Essa occuperà queste contrade per difendere l'ordine, per difendere gli interessi suoi (che le vennero dati in queste provincie) in virtù di un mandato ch'essa tiene naturalmente dal Congresso.

    Intanto si prepara la lotta che senza produrre alcun reale risultato darà l'ana·r·chLa ed ai111'AIUistr~a :i'l d1I'Iitto H pretesto ad un'occupaz•ione.

    Ho detto che l'Austria sarà padrona di queste contrade.

    !Io ripetuto molte volte che chi è padrone del pianoro di Kossovo è padrone delle vallate del Lim e dell'Ibar, del Drin e del Vardar. Ora l'Austria che occuperà la Bosnia-Erzegovina fino a Novi Bazar è libera d'impadronirsi del pianoro di Kossovo per Ipek.

    Chi si può opporre? Non il Montenegro accresciuto in piccola porzione e che dnvece ,dJel v~cino 'turco è ormai o~condato dal vicino austri·aco, meno S'U1L1a frontrera del Sud Est.

    Non certo la Serbia circondata anch'essa dall'Austria meno sulla frontiera dell'Est.

    L'Austria pertanto virtualmente padrona di Salonicco, militarmente padrona fino a Novi Bazar ha il diritto di proteggere suoi interessi, ha facilità di proteggerli; essa è il centro di gravitazione di tutta la penisola balkanica; ogni equilibrio politico è rotto massimamente al Sud.

    Ciò non sarebbe se un Corpo italiano fosse in Albania: l'Austria sarebbe contenuta a Novi Bazar: il Montenegro e la Serbia, l'Albania, avendo un punto d'·appoggLo 'non 1ascerebbero avanza,re J.'Austria. La GreciJa non mancherebbe di concorrere a questo scopo che è quello della liberazione avvenire della Macedorua -dii Sal1onicco. Questi paesi non oadrebber10 ;sotto l'AUJstria; essa (IJJ()Il avanzerebbe sul fatale pianoro di Kossovo; se avanzasse troverebbe la resistenza organizzata e popolazioni nemiche: quei paesi graviterebbero sull'Italia, formerebbero insieme un agglomerato una Lega per la difesa.

    La quLstLone del!lia Tur.chia Europea poggi.a p~r.inaipa~lmente SIUilll'Albania. Ed ecco la ragione per cui ho spesso discorso con calore dell'importanza di questa Provincia. L'Al1bantila odiiJa glii Slavi 'e l:i rafkenerà, ma non ama il.'Austil"'La che anch'essa la cancellerebbe, ucciderebbe questa piccola nazionalità.

    Le pretese della Grecia di' ottenere oltre a parte della Tessaglia l'Epiro erano assolutamente contrarie a qualsivoglia principio. La Grecia voleva l'Epiro

    col pretesto che pal'lla greco e 'l'a media Alban1i·a peT facrne uno Stato Unilto : rimarrebbe l''a'l'ta .Ailbani1a pkcoiLa, ·strema, povooa, minaceia·ta da ognd. parte. Ottenendo tl'Epill"o 1la Gti"eciJa, saTebbe in grado di oppoll"si alil.'Austlria che aVcllilzas~e? no certamente: 'l'ltallda perrtanto ·aV'rebbe avuta una vicina a ·CaV'aiJ.,ie,re del!!' Adl'i,a·t1co e del!!'Egeo 'e conool1re1Ilite nehlia pa,ce, una V'}cina debole, ch'essa dovrebbe difendere dn ~tempo di gueNa, ·tanto perchè Va~llona e l'Adr,iatico non cadano ilin mano 'a-usttl"ila·oa.

    Ciò per la quistione delle coste, dell'importanza marittima.

    In quanto riguarda la quistione generale europea, di equilibrio, importante è l'Albania pel pianoro di Kossovo. Su quel pianoro debbono convenire e Montenegrini e Serbiani ed Erzegovesi (Lim ed !bar) e Albanesi (Drin) e Greci (Varda,r): ne avver,rà l'cl1sione de1l~e forze peil r,i,scontro di foTze uguali e diverse. Il pianoro sarà libero; se una delle forze soverchia quel pianoro non è libero, l'equilibrio sarà rotto.

    La Grecia pertanto deve recedere da pretese ingiuste, inopportune, impolitiche di annettersi l'Epiro.

    L'Italia non parmi possa seguirla in coteste sue domande: in tempo di pace l'Italia non avrebbe vantaggio dalla Grecia, in guerra la dovrebbe difendere. La Grecia .invece dovrebbe dife,ndleti"e 'l'.AJ1bani'a fatta una come 'la d:ifende!I"ebbe l'Italia senza che in pace possano temersi ostacoli o difficoÌtà per parte dell'Albania nè per la Grecia nè per l'Italia.

    Non è il caso di studiare ora la quistione dell'ordinamento albanese: la ricostituzione di essa in uno Stato autonomo sotto la sovranità della Porta è guarentigia sufficiente.

    Ma parmi che non si possa accordare all'Austria la facilità del possesso di Kossovo, nè afilLa. G!I"ecila ·compressa all'Est daU'AuSÌll"da (fer~ovia Salloruicco) H possesso dell'Epiro. La Grecia resta attirata nell'orbita austriaca, l'Austria è virtualmente padrona di tutte queste contrade: non v'è più indipendenza nè pel Montenegro nè per la Serbia n è per l'Albania nè per la Grecia e l'Italia dovrà mettersi in .guardia per difendere l'Adriatico.

    Chiedo perdono a V.E. se mi permetto di esporre queste considerazioni: esse non sono suggerite che dal pensiero subbiettivo delle utilità delle necessità italiane, di quelle che mi sembrano utilità necessità italiane.

    Espongo a V. E. queste considerazioni per dovere d'ufficio, ma del resto sto nella più grande riserva.

    Trasmetto copia d'una Circolare che il Governatore ha diretto per denunziare 1abusi e sopiJ'UJsi ded. Montenegi'Iini: ·essi aVTebbell"o occupata la :flronrtilera d~a Mooatsca (nei pr€13Si eH Zablldak) e 1spogHato gilri abitanti dei pirodotti del!le loro terre. È d'uopo osservare che quella è appunto la linea ceduta al Montenegro, e non è da credersi che il Principe inauguri con un atto di violenza e d'ingiustizia il suo Governo. È probabile che i prodotti sieno stati ritirati per metterli in salvo onde sottrarli ai pericoli che correranno per i conflitti pro·ssimi ed ineV'i,tab~i 'ID quei din,torni. !11 Governatore non si sa bene per che protesti se per ile violenze 'che i :contadini avrebber patite o perchè i Montenegrli.ni avanzarono: il vero è che il Governatore veduta l'urgenza a seguito delle decisioni del Congresso vuoi colorire l'insurrezione che sta per iscoppiare ed alla quale egli ha dato mezzi, forza, consistenza.

    .ALLEGATO !.

    HUSSEIN A BERlO

    Scutari, 19 luglio 1878.

    Ainsi qu'il vous sera aisé de le constater par la lecture de la copie ci-annexée du télégramme adressé à Cettigne, le Monténégro, dans le but de menacer et d'enlever les propriétés et les produits des terres de nos populations, a concentré des nouvelles forces dans les environs de que1ques villag,es de Podgoritza.

    Les procédés du Monténégro depuis la conclusion de l'armi,stice ne tendent, d'un còté, qu'à porter atteinte aux droirts incontestables du Gouv,e1mement lmpérial, et de l'autre à causer des dommages sans bornes à nos populations.

    L'Autorité s'est adressée à la Sublime Porte pour la revendication de ses droits, et elle a réussi, par ses efforts, à ,apaiser l'exa,spération de 1ses populations déjà lasses de tant de vexations dont le résultat ne saurait étre connu, si par malheur, elles auraient à continuer.

    Le Gouvernement est justifié devant le monde si des conflits se produiront entre nos populations et les Monténégrins pour obtenir la rétrooession des propriétés que leur ont été enlevées par ces derniers, et je décline dès-à-présent toute responsabilité qui ne saurait certainement que retomber sur le Monténégro lui meme.

    ALLEGATO Il.

    HUSSEIN PASCIÀ A MACKO VRBITZA

    19 luglio 1878.

    Le commandement Militaire de Podgoritza me rapporte qu'un bataillon Monténégrin vient d'etre placé à Voukoftcha, Grbavtcha et Pounar, villages relevant de Podgoritza, et que des avant-postes sont placés sur le long de la Moratcha.

    Cette mesure dont je ne comprends pas le but, est d'autant plus étonnante que la paix étant très prochaine, le témoignage des bonnes relations de la part des deux còtés doit prévaloir; conduite que de mon còté j'ai de tout temps scrupuleusement observée.

    Piacer des troupes qui par force ramassent les produits des terres de nos habitants et les transportent chez eux est non seulement nuisible, mais bien une menace.

    Tout en vous priant de vouloir bien m'informer du veritable but de cette mesure, je crois devoir vous prier de faire retirer le bataillon dont il est question des points susindiqués pour mettre un terme à ces menaces et veuillez m'informer du résultat de vos mesures.

    338

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, A UMBERTO I

    T. s. N. Roma, 22 luglio 1878, ore 14,30.

    Sembra che i negoziati per la cessione della Bosnia-Erzegovina procedano con certa difficoltà.

    Le istruzioni dei Plenipotenziari ottomani implicherebbero riconoscimento della ISOVI1ailllttà del SuLtano [par. ill.] ,a11a ammindstraziorne ottomana, dU!rata temporanea de~La oocupaz1orne.

    339

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    T. 462. Roma, 22 luglio 1878, ore 14,30.

    On a constaté hier soir, au milieu des membres actifs de la demonstration, un certain nombre de gardes :suisses du Pape, babii1lés bien entendu en bourgeois.

    340

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 80. Vienna, 22 luglio 1878, ore 16,42 (per. ore 18).

    Je reme:rcie V. E. pour informa1J1ons :envoyées sur meeting d'hieT. Je ne puis cacher que l'excitation est grande ici contre ces manifestations si hostiles à l'Autriche. Comme toujours c'est là une question qui rallie l'unanimité des opinions dians J.,a Mona:rchie. Il me résulte de bonne source que Andra'S!SY ne tardera pas à faire à ce sujet une démarche accentuée auprès de V. E. Je crois à ce propos utile de rappeler mon Rapport du 10 Mai de cette année, N. 846 (1),

    qui jusqu'à un certain point fournit arguments pour répondre à réclamations qu'on pourrait nous adresser.

    341

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA

    T. 463. Roma, 22 luglio 1878, ore 18,30.

    D'après Ies télégrammes du Consul du Roi à Scutari l'autorité se trouverait complètement débordée et des désordres g11aves ,sont à oraindre en Albanie. Sans faire une démarche Vous pourriez, si l'occasion se présente, faire comprendre aux Ministres du Sultan l'urgence de rétablir la tranquillité dans ces

    régions qui sont précisement celles où des nouvelles complications seraient pour la Subl:ime Porte, ,J:es plus dangereuses.

    342

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL CONSOLE A RAGUSA, DURANDO

    T. 464. Roma, 22 luglio 1878, ore 18,30.

    Le Consul du Roi à Scutari télégraphie que I'occupation prématurée, par les Monténégrins, de certains districts attribués à la Principauté par le traité de

    Berlin fournit le prétexte à une agitation qui tend à se généraliser en Albanie et qui pourrrailt b~entòt dégénérer ,en ,révdlite. SaJns :liaitrle une démarche quelconque Vous pourriez, dans votre correspondance particulière avec M. Duby, menti!onner ces bruits et :11ai!re comprend!'e au p,niJnce combi:en il lui !importe d'éviter tout ce qui pourrait, dans les pays Albanais, provoquer de nouvelles complications.

    (l) Non pubblicato.

    343

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    T. 465. Roma, 22 luglio 1878, ore 19,05.

    Le gouvernement du Roi fait et fera toujours son devoir en présence d'une agitation que nous sommes les premiers à déplorer, mais que nous ne saurions ~comba1ttre pa,r des moyens illégaux. On IS'est ,servi, pour ernt!'etenir cette agitation, de prétendues promesses que le Prince Bismarck aurait fait. Les organes de M. Crispi affirment, entr'autres, que ce dernier avait négocié avec le Prince de Bismarck pour l'affaire de la Bosnie-Herzégovine, et que le Prince nous avait conseillé de prendre position en Albanie ou ailleurs sur l'Adriatique si l'Albanie ne convenait point. Au dire de ces organes le Prince de Bismarck aurait dit que le gouvernement du Roi devait oser et ne pas attendre pour poser la question italienne, l'ouverture du Congrès. De pareilles affirmations sont évidemment de nature à surexciter les esprits en Italie. Ne pourrait-on pas obtenir de la part de quelque journal officieux de Berlin, un démenti, ou au moins une rectification assez nette pour remettre l'opinion publique en Italie, en face de la réalité? Si la chose est possible je prierais

    V. E. de vouloir bie n faire e n sorte que l'Agence W olff télégraphie en !talie un résumé de l'artide.

    344

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. CONFIDENZIALE 626/108. Londra, 22 luglio 1878 (per. il 26).

    Col mio teleg~ramma n. 127 del 19 ,coDrente (l) 'io accennava all'E. V. la discussione che avceva avuto 'luogo nel medesimo ~to'!"no ne1li1a Camera dei Lords quando ci ISi presentarono Lord Beaconsfield e Lo'!"d sa:Hsbury e vi ~deposttarono i protocolli del Congresso di Berlino.

    Precedentemente col mio telegramma N. 126 del 17 corrente (l) io annunciava alil'E. V. IÌl di!spacoio ·importante col quale i!l March~;e di Salrisbury ·comuni-cava raù. prl11ncr1pale Segretaxr1o di Stato H testo derl Tratta:to di Be~ririrno. A quest'ora i discorsi din dilsteso pronunoi!ati in proposito rsarranrno perv,enuti all'E. V., non che rla rl·ettera anZJi rcitata der! Mar,chese di Sailiilsbury, ~che rassegrna:i a codesto Milnistero com mio rapporto derl 17 corrente. Po.s.terrriormer:rute VIi fu neù.[a Camera dei Comuni per parte del M·a~r·chese di Havtilngtorn, leader delrl'opposizrione, una moZJtone (che unksrco Lin traduz:ione a questo rrapporrto) (1), raffinchè la dirscussione sul Congl'esso di Berlino e su:hla ConVIen:zJÌ!one del 4 Giu~no p.p. per l'a~learnza Anglo-Turca e lra cessione ~arlrl'Inghilter:r·a dell',isorlra di Cipro, abbira ,Jruogo Griovedì p.v. 25 ·COI.'Il'ente neilrlra Camera dei Comuni. Una di:scussiorne soprra lo stesso argomento più ampia deiJa pl'ecedente ci sarrà ugua!Lmente neWLa Camera dei Lords. Si starnno adurnque prepa~r~ando ·le armi per queste grandri battag.Ue parlamentari. Inrtranto, rsecondo Je abitudi1!11i di questo paese, dei meeting·s p:rercedono queste lotte e :lìanno prevedere g11i rargomenti dii ·CUli rsi rserv·1ranno g:H avvell'sra.r:ii, gli uni contro ~li allrtni.

    Fra questi meetings il più importante è quello della Liberai Association in Southwark, ·che ebbe rluogo Sabato 20 corrente, neri quarle l'onore·vole Signor G1adstone oppugnò Vlivrirssimamenrte irl Trattato di Bert1ino, nornchè !l.a Convenzrione turco-•inglese del 4 g,iugno. Eg.Li •attaccò que.st'u1'tima ·specri:aJmenrte dari Jarto CostLtuzrironaJle, perchè dessa impegna l'Inghillrtena in una ·alieanza one!l'orsa e piena di perricoli. È rirnutile rche 1io entri nei partico[ari di quersto disco!'lso, che probabilmente sarrà rr-iprodotto rsotto un'altl"a forma nellra Oamera dei Comunri. Ma n'e mando qui unirto 1i1l rtersto, ~attesa la 1mporrrtanza del pensonraggrio che lo pronurnziò.

    Si prevede bensì che la vittoria rimarrà al Ministero, ma si principia però a sospettare che la Convenzione anzidetta non sia forse un così buon affare come da principio i sostenitori di Lord Beaconsfield la proclamavano.

    Alcuni sostengono che, poichè l'Inghilterra era pronta, sarebbe stato meglio per essa di dichiarare addirittura la guerra contro la Russia, imperocchè, essendo l'Inghilterra sicura della vittoria finale, essa avrebbe per lunghissimo tempo, forse per un secolo, messa la Russia fuori di stato a poter tentare nuove aggressioni, mentre colla pace attuale la Turchia può considerarsi come cancellata dal novero delle potenze, le sue provincie difficilmente potranno riordinarsi in modo da mantenere la tranquillità, ed esisterà un pericolo permanente di collisione tra la Russia e l'Inghilterra che si indebolisce per l'effetto stesso del suo protettorato, mentre l'altra potrà prontamente riaversi delle sue perdite e mettersi in poco tempo in grado di principiare una nuova lotta.

    Io mi limito ad accennare di volo queste opinioni più spiccate che si manifestano nei circoli politici. Esse tutte verranno meglio svolte nelle prossime discussioni del Parlamento che è d'uopo di aspettare per formarsi un giudizio esatto sulla questione.

    (l) Cfr. n. 32L

    (l) Non pubblicato.

    345

    IL CONSOLE GENERALE A MALTA, SLYTHE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 192. Valletta, 22 Luglio 1878.

    La cessione dell'Isola di Cipro al Governo Inglese, è il tema preponderante di questi circoli, e la stampa locale se ne occupa, direi quasi esclusivamente, eccitando operai maltesi ad emigrarvi largamente. L'organo del Governo locale Malta Times, nel!1a sua ,pubbUcazione di rsabato scorlso (20), commenta entusiasticamente il vantaggio che all'Inghilterra ed a Malta debba derivare da questa cessione e la bontà delle truppe indiane, notando pure la partenza (l)· per Cipro de~le stesse e dei tre rreg,gimenti Inglesi che formavano parte ·di questo presidio e del detto periodico pregiomi qui unire un esemplare.

    346

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Vienna, 22 luglio 1878.

    Avrei voluto scriverti subito dopo il Congresso, ma i dati che avevo da Curtopassi sul tuo itinerario di ritorno non erano abbastanza precisi da arrischilar\"i ·sop~a ,lra spediz;ione di una lettera. Sebbene quindi ,siJa un po' 1Jairdi ciò non di meno tengo a mandarti un'amichevole stretta di mano. Anche questa volta hai reso un immenso servizio al Paese e se i nostri mitengai non sembrano disposti a ~Lconosoer1l!o, hai però ~~n ~tuo favol'e 1U g,~udiz~o di tut,tra lra gente ones•ta e se~ila d'litafliila re d'ogn:i paese et c'est quelque chose. Pec.carto però che il poco senno di cui si dà prova in questo momento in Italia e l'eccessiva tolleranz.a del Governo 'stLa;no facendoci perde~e ill frutto del sagirifi,oilo che ool1a più nobtl!e abnegaz·ione facesti ,aua P•atri:a. Spe~ilamo si fa,co~a am:cora serreno, mentre già quasi si può dire siamo giunti all'estremo limite di tempo utile in proposito.

    Non ho d'uopo di dirti quanto io sia spiacente di ciò che accade in Italia. Non ho ·oe!1ca,to di v·edere Andm:ssy ail 1SUo .r1torno ·da Berlino ed evlilto anz,i di andare •al MilmsteDo, poichè 1ill meglio da fai1si 1si è quanlto più possLbdllie •eVJitaxe di dover dar·e spiegaZiioni che provocher·ebbero II'~sposte !"lisentirte ·che meglio è ev1ta:I1e. Mi 'YiisuUa del •resto che il Conte And11a1ssy è pel'sUaf-o de111a ilea~ltà del Governo ma ·i me:e.t1ng oontJi,nua:ndo ·aiò non gl1i barst,erà più, e :tanto rpiù poi :se un qualche fatto analogo ra quelllo di VeneZiila ven[,sse 1a ripe.ter:si, :a malgx·ado tutte le disposizioni che il Governo prende per impedirlo. Come sempre allorchè sorgono in Italia provocazioni contro l'Austria, i partiti, le nazionalità, tutte le divisioni i1nsomma sparri:scorno in Austri.a-Ungher:ira e <l'accordo d'iVlenta una

    nime per rintuzzare le nostre velleità anness,ion~ste. TuUi ~ giornali d'ogni colore tengono un linguaggio solo a nostro riguardo e quale esso sia ben puoi immaginartelo. Ho veduto negli scorsi giorni Haymerle, egli ha ottenuto un congedo di .tre mesi... che pokebbe prolungarsi.

    Per conto mio resto sulla breccia ma proprio per questo nome, si può chiamare da più di due anni il posto che io occupo. Credo di averti detto quando ero a Roma che ,comiJnoi,avo a sentiJrmi usé. T'i confermo questa mta d:mpTesE>ione. Il g~orno lin ·cui 1si potrà ,r,ipr,endere qui re[az:ioni positivamente ~cor.dila[i credo sarà dell'interesse dei due Paesi che un altro venga ciò fare in vece mia. Quindi se per avventura dovessero verificarsi cambiamenti nelle nostre rappresentanze all'Estero mi raccomando affinchè tu m'abbia presente. Positivamente chi non avrà nel suo passato traccia di tutti gli attriti a cui ho dovuto andare incontro, io da due anni a questa parte, sarà meglio atto di me a ristabilire le cose su di un buon pLede. Abbimi dunque presen,te, 'se credi che ail.wove io sia capace di ~rende,l'e utiH 1servrigi <JJl Paese. Per intanto ti ~suppHco quanto 'io posso affi.nchè tu ,impieghi tutta 1la tua auto11ità nel Consigl,io dei MinÌJ.strli, onde si ponga freno mentre è anco:ra possibile a que1Ia agi'taz,ione che, oggi più appa,rente che ,reale, potrebbe ben presto diventa,!'e seriame,nte compromettente per noi. I gio11naili hanno fatto cenno essere tua ilintenz1one di rirt'ira:rti dai!. Ministero. Non poss.o nè vogHo credere Vii sLi ~in ·eiò fondamento di verità. La breccia in cui stai è ben più perkolos'a di queUa ove io mi trovo, ma ritengo çiò sii una .ragione di più perchè tu non !'~abbandoni. Il nostro giovane Re conta 'SU di te ed i1l tuo appoggio non g1i mancherà ne sono certo.

    (l) Questa partenza delle truppe indiane era già stata annunciata da Malta 1'11 luglio e confermata il 15.

    347

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO

    T. 467. Roma, 23 luglio 1878, ore 15,20.

    J'ai reçu Votre rapport du 15 Juillet, n. 515 (1). Nos idées coi'ncident au fond avec les déclarations que Lord Salisbury à chargé M. Vivian de faire au sujet de 1'oeuvre de ila ~commLssion d'enquete. Notre Jangage n'a, d'a1illertNs, pa:3 changé à cet éga["d. Maits en ~cc qui concerne iles proje,ts qui se succèdent dans l'esprit du Khedivé, nous persistons à croire qu'il vaut mieux de nous tenir sur la reserve jusqu'au jour où nous nous trouverions en présence de proposH:ions tsérrieusement éiabmées et suscep1Jibles, aux yeux des hommes compétents, et aux yeux sur,tout de la Commission d'.enquete, de fournir !la hase d'une assiette durable et solide.

    Jusque là, notre objectif do1rt et.re d'encourager tout acheminement vers une réforme reconnue indispensable, et de faire comprendre, en mème temps, qu'on ne saurait se passer du consentement de l'Italie dans les arrangements définitifs au sujet de la finance et de l'administration du pays.

    (l) Cfr. n. 310.

    348

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 468. Roma, 23 luglio 1878, ore 16.

    M. Finn,a, notre agent 'ac,tuel à Tuni:s, étant à 'La veàn1le de .paJslser à .La reltrléilirte, nous avons ·cru utifl,e de ,}ui donnea: pour suocesseur M. Jean Muss:i, Député au Parlement. Celui-ci n'entre cependant pas dans Ies cadres du personnel. Il reste député et figure, au point de vue administratif, comme chargé d'une mission, en meme temps qu'il aura, vis-à-vis du Gouvernement tunisien, la qualité et le caractère d'agent du Gouvernement du Roi. Si V. E. était interrogée Elle peut donc faire connaitre la verité, c'est-à-dire que M. Mussi est le successeur de

    M. Pinna et qu'li1l ne s'a~irt pa:s d'une ·adion .diplomartique spéc~a[e. M. Musisli a, d'ad;1leuvs, pour ,in,s1truction de •se ten1k dans 1es me,ii1leUJl's teTme1s avec san Collègue de F,r.an•c:e, tout ,en ,s'app[liiquan,t à dévdLopper nos rappovts commerdaux et d',affBJires avec Tun.iJs, ·et à con:soliide.r da~s 1la Régence J.'1influence lé~~time de l'Lta1lie. M. MUJssi :se .rendra à T'un1~s à la fliil de ~ce mois.

    Veuillez remercier M. Gambetta du service que grace à Votre bienveillant intermédiaire il a rendu à l'Italie par l'article sage et amicai de la • Republique française •. L'agitation continue dans la péninsule, mais elle ne parait pas devoir prendre des proportions inquiétantes. Des meetings se sont tenus ou vont se tenir à peu près 1partout. La ,1oi nous empèche de prendre à ce :sujet des mesures préventives, mBJ1s i',autol1ité a pour dnstruction de ne pa1s tolére'r de's éca!frts de langage et de ne pas permettre soit les affiches, soit les réunions dans les lieux ouverts. La démonstration d'avant hier soir à Rome a été insignifiante. Un déta:i!l ·ourieux c'est qu'on ·a constaté 1}a présence, parmi 'Ì'e1s auteur's de 1a demonstration, de quelques gardes suisses en bourgeois.

    349

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, A UMBERTO I

    (Museo Civico Pavia, Carte Cairoli).

    T. Roma, 23 luglio 1878, ore 16,55.

    Procedono :lentamente 'a ~ienna i negoz;i1a:H p:err l'nccupazJione di Bnsni1a.

    Robilant ha saputo che proposte di alleanza fatte dai plenipotenziari ottomani, a 'SOmig1i:anza della !(Jonvenz.ione anglo~tur,ca, fur.o~no de"JiiSQ!Ilenrte ~re,spilnte da Andrassy. Un T'appo!r'to dii Robi[alnt accenna ,che ['oocupaz,ione è :nilta!fdlarta non ,solo a ·ca,~ione dei negoziati pendenti, ma 'soprattutto a causa deihle difficoltà deUa mobH1taz11one, tanto più notevolii t.ra·trtandosi di :impll"esa da 'lungo tempo preveduta ed ·appa,re:cchi,arba. Un artkolo deiHa Répubtique française ilisp:i.rato da Gambetta .dtsappcrova le :at.tuawi ,ag~taztoni nellia penillsola, pur esprimendosi in ,toermini dii grande amidz1ia per l'ltalia. Sono .impazi,ente dii ·CondiUJI"m:i. presso Vostra Maestà. Per affrett'a're pos~:ibil:ità mio viaggio mi sono sot,toposto a cura più energica che :spe,ro efficace.

    350

    IL PREFETTO REGGENTE LA QUESTURA DI ROMA, BOLIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    N. 4532. Roma, 23 luglio 1878 (per. il 23).

    Ieri mattina verso le ore 10 recandomi al Palazzo Braschi per conferire con S. E. il Ministro dell'Interno, feci l'incontro in piazza della Minerva col Sigiilor lnClf&TioartJo d'A:ffiaa:-i AUJStro-Un~ioo Baa:-one di: G11avenegg, e approfittando delLa buona relia.ZJione, de1lJa qu,aJlle 1ill Signor Ba~rone mi onom, presi a diÌISCorrere dei fatti del giorno precedente, domandandogli se era rimasto soddisfatto della sorveglianza che l'Autorità aveva esercitata in piazza di Venezia, dove l'Ambasciata Austro-Ungarica tiene la sua residenza ufficiale.

    Mi !I"Iispose ,che dHiartJti n,e 'era :rimasto ~soddisjjatto; 'che egli ,stesso dn oolla sera, venendo da piazza Colonna verso la piazza di Venezia aveva visto le Guardie di P.S., i Carabinieri e la truppa che formavano cordone attorno alla piazza, per modo che un solo dimostrante non aveva potuto a quella avvicinarsi.

    Mi domandò se vi era stata comandata una Compagnia, al che risposi che anzi erano due, giacchè moltissimi sbocchi si dovevano guardare.

    E qui ~avverto ~che 'Ìil Signor Ba~ro111e di G11aven,egg em passato dana p1azza di Sciarra, per recarsi alla sua residenza in piazza di Venezia, poco dopo che i funzionari di P.S. vi avevano sciolto, coi prescritti squilli di tromba, la dimostrazione, la quale, formatasi nella vicina piazza Colonna, era stata dalla forza pubblica respinta dal palazzo Chigi sin verso la piazza di Sciarra.

    Ed anzi i funzionari che erano meco in quella sera, e fra gli altri il Delegato di P.S., 'addetto al ~Mintstero deiLI'Intemo, Signor P,i!lade Chiladni, avevano visto il Barone di Gravenegg passare per la piazza di Sciarra nel momento appunto, in cui io stava invitando la folla a sgomberare e a ritirarsi tranquillamente.

    E come fu visto dai funzionari, così da molti cittadini era stato riconosciuto il Barone, senza che alcuno abbia pensato di recargli il più piccolo insulto.

    E pokhè ,iJl Sigiilor Ba,rone mi venne a pa!1Lare ez;i,andio dei p11imi ~idi che si erano fatti 1in que,hla sera dJi Domeni,oa 1m piazZJa Colonna, e del Meeting 'che ~era stato tenuto nel mattino al Politeama di Trastevere, gli soggiunsi che riguardo al Meeting l'Autorità n è poteva avervi, n è vi aveva avuto ingerenza di sorta, imperocchè i promotori del medesimo non avevano bisogno di qualsiasi autorizzazione governativa per tenerlo, trattandosi del diritto di riunione garantito dallo Statuto fondamentale del Regno: che in un sol modo il Governo poteva ed anzi aveva voluto manifestare la sua disapprovazione per il Meeting, rifiutando cioè il permesso di affissione del manifesto, che annunciava il Comizio, come che fosse questa la sola facoltà che l'art. 53 della legge di P.S. gli attribuiva: che difatti il Governo non solo non aveva permesso una tale affissione, ma aveva persino fatto strappare le copie del manifesto, affisso in contravven

    zione, denunciando i trasgressori ai Tribunali competenti pel procedimento di

    legge, del che altamente si erano lagnati i giornali repubblicani.

    Riguardo alla dimostrazione di piazza Colonna gli feci osservare essere questo il punto più centrale della Cìttà, dove nella stagione estiva accorre tutta la popolazione di Roma per sentirvi la musica, unico divertimento riservato al'la dttadinanza; ,che per 'conseguenza a motivo appunto deLlo ,s1JraJO!rdinado affollamento, una dimostrazione era facilissima su quella piazza, bastando un avvenimento qualunque e l'opetm di pochi sconsigihia<ti a darvi origtine: 1che d'ailitra parte riusciva non solo ben difficile all'Autorità, ma pericolosa in siffatto punto una repressione, la quale avrebbe prodotto inconvenienti di ogni specie e disgrazie gravi e non poche: che tali disgrazie erano inevitabili, quando si fosse voluto sciogliere un gruppo di dimostranti, framezzo una folla così numerosa, con molte donne e fanciulli, in un luogo ingombro da sedie e da altri impedimenti, per 'cui 'sarebbesi 'corso ezia111dio il rilscMo di offender,e perSOIIle dl!ll!looonti, mettendo lo spavento e l'agitazione in chi non partecipav~a affatto alla dimostrazione, ma tranquillo assisteva a un pubblico divertimento.

    Gli feci riflettere che il palazzo Chigi, in cui tiene l'alloggio S. E. l'Ambasciatore Haymerle (in oggi assente da Roma) si trovava disgraziatamente sulla piazza Colonna ed anzi formava angolo colla via del Corso, che è l'arteria principale e più frequentata della Città: che se si fosse voluto mettere un cordone, sia di truppa, sia di agenti della forza pubblica per tenere lontana dal palazzo qualunque dimostrazione o assembramento, o 1Sa~Tebbesi dovuto :lìa!r sgomberare la piazza Colonna e togliere alla cittadinanza l'unico suo divertimento, o intercettare la ~circolazione del Corso, nell'ora in cui passano tante vetture.

    Soggiungeva che !llo11se illiemmeno :i!J. Signor BaTollle aw~ebbe v~ista volen<ti1er'i che 1l'Auto11ità adottasse m1sure ,così odiose, 'a mooo ,che \La ripetizioiDJe di :lìarbhlspiiacevoli ed esigenze ben gravi d'ordine pubblico non le avessero consigliate, che ove mai un tal caso si verificasse, non avrebbe l'Autorità mancato di prendere i provvedimenti, che avesse ravvisato più adatti.

    R!icorda,i al Signor Barone ~come itJutto questo g1ià ,iJn ,3JIIl1Jecedenza g;li avessi sottoposto, nelle varie occasioni in cui per affari di ufficio, aveva avuto l'onore di conferire con lui, e come egli stesso si fosse fin da prima dimostrato ben penet11ato di que,ste necessità, tutt'aff,atto 'speci<JJl!i deiLla piazza Col1onna.

    Ora qualunque grido si emetta sulla piazza o sul Corso, che ne forma parte, non poteva a meno di essere sentito al palazzo Chigi, in quanto che una dimostrazione che avvenisse sulla piazza, trovavasi necessariamente sotto le finestre del palazzo stesso.

    Che 1S1e un duecento giovin,qtti, fr:a ,studenti ed operaj, aa sera dei!. 21 corrente si erano permessi di chiamare l'inno di Garibaldi e acclamare a Trieste e a Trento, appena però si erano avvicinati, col seguito di molti curiosi, al palazzo Chigi, più di 40 Carabinieri e Guardie con tre Delegati, posti dalla Questura in prevenzione alla sua tutela, avevano tantosto respinto la dimostrazione, ['licacciandola verso la pi,azza di So~a,rr,a, dove era stata disciolrta. coll'le intimazioni prescritte dalla legge: che se nel tempo in cui i funzionari e gli

    agenti della forza pubblica erano intenti a disperdere questo assembramento, quattro o cinque giovinastri, passando pel Corso, si erano fermati a vociare presso il pBJ}az:z;o Cmgi, il Dellegarto di P.S. Signor Oiovannini con a'lcUnJi CM"abdlnieri avevano potuto soli1ecitamente aJ.,Iontana,rtli, mentre un aiL"tro Delegato, refu'ocedendo quasi subito con un nucleo di Guardie dalla piazza Sciarra, avea finito a disperderli: che la popolazione intiera aveva altamente disapprovato il contegno di quei dimostranti, i quali perciò appunto non erano mai riusciti a chiamare intorno a loro un numero considerevole di perturbatori: che tanto è vero aver gli stessi dimostranti creduto essere deserto il palazzo Chigi, che appunto alla piazza di Venezia, residenza ufficiale dell'Ambasciata, si erano diretti, tentando invano più volte, disciolti in un punto, di penetrarvi per altra via.

    Gli osservai che allorquando, dopo finita la musica, si tentò ripetere la dimostrazione, non poterono i dimostranti avvicinarsi tampoco al palazzo Chigi, perchè respinti immediatamente dai pubblici Agenti: che siccome i dimostranti erano formati da una accozzaglia di giovinastri, senza significato, e senza importanza, al primo squillo di tromba della forza pubblica, fuggivano, sparpagliandosi in mille direzioni: che questa fu appunto la causa, per cui, non opponendo resistenza e sciogliendosi al primo invito dei pubblici Ufficiali, non si potè procedere ad arresti, inquantochè l'Articolo 29 della legge di P.S. impone l'obbligo all'Autorità pi eseguire tre distinte, formali intimazioni, prima di procedere all'arresto di coloro che resistessero all'invito di disciogliersi.

    Il Signor Ba,rone mostrossi penetrato da1Lla giJustezz;a di taH osse,rvaZJioni, e mentre 'riconosceV'a che 'l'AutoviJtà aveva fatto hl suo dove,re, soLo deplorava 'le esa,gel'azlioni de]la stampa, le quaLi traV'isavano non solo rimpol'tanza dei :llartti, ma anche il carattere della popolazione, che egli stesso avea visto tranquilla e aliena da disordini, per cui al di fuori facilmente si accreditavano giudizi erronei ed infondati sulla condizione degli animi nel nostro paese e sul vero stato dell'opinione pubblica.

    Mi 1sono reoarto a debi,to del mio Officio il rìfevke all'E. V. questa ,conversa:z;ione per conveniente sua no1JiZJia (l).

    351

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 87. Parigi, 24 luglio 1878, ore 10,50 (per. ore 12,20).

    Il est de mon devoir d'informer V. E. que toute la presse libérale commence à blamer démostl'artiiOns Ita'l1iennes en termes fort sevères. Les Débats 'et la Liberté d'hier ont eu à ,l'adresse de l'Italie des articles qui :l'a,ttaquent avec aigreur.

    (l) Annotazione marginale: "A Vienna 7/78 •.

    352

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. s. N. Torino, 24 luglio 1878, ore 11,40 (per. ore 12,55).

    Je désire introduire un petit changement dans le livre vert à ma dépéche

    N. 430 que Comte Maffei communiquera demain à V. E. Ne serait-il pas inopportun de faire démentir de la manière la plus formelle la nouvelle assertion contooue da:ns un tout 1réoent avtto1e du Moniteur universel à propos d'un ptrétendu dilssentiment entTie le Comte De Launay et mai au Cong.rès de Berr:Lilll et .autres .contes?

    353

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA

    T. 470. Roma, 24 luglio 1878, ore 16,35.

    Le Général Robilant mande que les pourparrlers pour l'occupation de la Bosnie ont échoué à Vienne et qu'ils vont étre continués, maintenant, à Constanti.nop1e, J.e Gouve11nement .AJustro-hongroils étant, d'•aihleUJrs, décidé à pa.sser outre si l'aocord ne peut pas :se faiire. Tachez de me tendu· bten :au courant des mo1dents de cette négociation qui a pour nous un intérét tout spécial.

    354

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 471. Roma, 24 luglio 1878, ore 16,45.

    MerCii ·de Votre télégmamme (1). Les articles de iLa prr·esse .Hbéra~e fmnçaills:e auront sa:ns doute, :chez [JJOUJS, un effet sa~luta:i:re. L':ag~i:taJti:on tend déjà à s'apa!Lser. Ce qui aVIailt :1e p1us •Contribué à exci:ter les es:pdts, ce sont le•s •airlides pa:r lesquels le journal de M. Crispi a essayé de faire croire que les Puissances avaient à l'occasion de san voyage de l'automne passé, promis à l'Italie des compensations. La Riforma s'est trahie avant-hier par un article faisant l'apothéose des meetings et des manifestations de tout genre. On a vu ainsi que le soi-disant sentiment national n'était qu'un prétexte pour les attaques contre le gouvernement. Je oroi:s uti:le de fuilre conna~tr•e à V. E. que non seUi1eme:nt nous n'avons reçu jusqu'ici aucune communication du Gouvernement Austro-hongrf:?is, mais le Chargé d'affai11es d'Autr1che-Ho:ngrie ·a reconnu lui-méme qu'il au:mit été impossible pour les auto11i:tés ilta:li•enne.s, de se rég1er autrement à l'occa:si!on de la demonstrati!on ~nsignifia:nte de Dimanche soir.

    397

    15 -TJccumenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

    (l) Cfr. n. 351.

    355

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 89. Berlino, 24 luglio 1878, ore 17,10 (per. ore 18,25).

    Biilow étant en congé j'ai communiqué à son suppléant M. Radowitz votre télégramme du 22 (1). J'ai en meme temps considéré camme un devoir de 1oyauté de aui donner aecture des deux l'éiJpports que j'ari adressés dans Je temps au Gouvernement du Roi pour lui référer le récit que Crispi m'avait fait, je ne sais si complet ou partiel, de ses entretiens avec Bismarck. J'avais lu ces rapports à M. Crispi avant de les expédier et il les avait trouvés exacts. M. Radowitz n'admettait pas toutes les assertions signalées par V. E., ni surtout le sens qui leur est attribué. Il m'a dit qu'une rectification paraìtrait demain soir dans un journru de BeriLin et qu:e l'Agence Wolff en ll'elldrait .compte. Je c.o!Illnllln!Lque tout ceci confidentiellement et en meme temps je prie V. E. de prendre connaissance de mes deux irapports prèoiltés. Iws p.ortent les No 1898 et 99 et l:e1s da,tes du 20 et du 27 Septembre 1877. Veuill:lez vous fai:re a:u:ssi donneiT lec.ture des rapports No 1875 -78 et 84 de l'année dernière.

    356

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL PRESIDENT:e DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 91. Costantinopoli, 24 luglio 1878, ore 14,55 (per. ore 5,35 del 25).

    Négociations à Vienne portaient sur les quatre points suivants posés par la Porte: reconnaissance de souveraineté du Sultan; limitation du temps de l'occupation; administration ottomane; et alliance défensive. Le Cabinet autrichien ayant repoussé ces deux derniers et Ca:ratheodory manquant d'instructions, force a été de suspendre les pourparlers. Zichy a été aujourd'hui inviter Savfet à modifier ses conditions et lui annoncer que l'Autriche est décidée à passer outre. Un grand Conseiil la été tenu aujourd'bui meme pou·r déHbetrer ilà-deiSSUS. On dgnore encore ·résultat, mats on est di1sposé à croire ·que rra Subldme Porte renoncera aux deux points refusés pa:r le Cabinet Autrichien. Zichy m'a di:t que 1es troupes entreront probablement le 29.

    (l) Cfr. n. 343.

    357

    IL CONSOLE A RAGUSA, DURANDO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 62. Gravosa, 24 Luglio 1878 (per. il 29).

    Il moto albanese, di cui il R. Console di Scutari ha fatto relazione testè a V. E., non pa~mi •che abbia per nniaa ,e prmcip1ail.e ,cal\lJsa di opporsi a]1a presa di possesso per parte del Montenegro dei territori meridionali, che il recente congresso di Berlino ha assegnati a quest'ultimo. Se mi hanno bene informato, sembrerebbe che i mussulmani albanesi tendono colle loro manifestazioni ad imporre alla Porta che si rispettino i loro privilegi, e non si applichino quelle novità, ~e quail.li. VIi nuooorebbe'l'o. Quindi l'opposiZJtone al Montenegro è più un pretesto che causa. Perocchè codesta opposizione sarebbe stata assai più opportuna quando ferveva la guerra, quando i Montenegrini da Antivari si erano distesi a DCI1cigno, ed er,éllllo quasd. alJ1a v]sta di Scutard. Al1Lora gLi .AI~banesi non la fecero, o l'a :fiecero ,cOISÌ debole ,che fu ,ag,evole ai Montenegriill.i iiJ. contener:J!i ,con pochi.ssime forZJe. Dippiù 'CortJesta opposizione ha ora meno ragioni dii esseTe, dappoichè i territori concessi dal congresso di Berlino sono molto più limitati di quelli che il trattato di Santo Stefano accordava. Il Governo locale soffia poi nella agitazione, distribuisce armi e munizioni come ha fatto sul principio del giugno ora scorso. A far rumore sull'importanza del moto albanese vi concorre il clero cattoliico, ill qua1Le 'aVIaro 1ilntolil•errullte 'Lasciato Libero dati 1turrchi di 1Jag1iegg.tare B. suo gregge 1senm iìrooo dii llieggi vede che in An~iVIaci e •sui •CattoLici dei cikcondiario sa:rà diiv•el'ISiaiiilente tOOIUJto in soggeZJione dal Mon<too,egro ohe a suo tempo nel SUO acrltico ternttori!o ':Jil'enÒ glià senz;a dgU:aJrdi ']Je mtemperanZJe del CleTO Ol'todOISSO. Infine aiutano a magnificare l'agitazione gli agenti austriaci sostenuti dall'arcivescovo cattolico di Antivari, dai gesuiti di Scutari, e da quei molti preti sia stranieri che indigeni i quali figurano fare zelo per l'Austria che li regala come fanno zelo per le altre Potenze che loro accordano soccorsi. Da Mostar mi fu scritto che gli indigeni mussulmani sono provvisti a dovizia di armi dai depositi del Governo turco: e da confidenza di speciale importanza fui ieri informato che molti ufficiali e soldati dell'armata ottomana in Erzegovina e Bosnia cominciano a vestirsi da basci-buzuk. Tutto dà a credere che per ora stia nelle velleità del Governo turco di rinnovare in quelle due provincie una seconda dell'insurrezione del Rodope. Intanto gli austriaci per quanto concerne la Dalmazia hanno di nuovo mutato piano di campagna. Per entrare in Erzegovina non si tenterà più da parecchi punti nè da Cattaro nè da Ragusa; l'ordine per ora è di marciare per la v:all<le del!La Na1rent,a, e pel Pro.log vLa Sinin. Cosicchè •tutte 'le truppe che si erano con tanto dispendio concentrate in Ragusa tutte le bestie da soma i viveri i buoi saranno trasportati a Spalato da dove già vennero. L'altro giorno ne venne avviso telegrafico e quest'oggi si aspettano i grossi piroscafi del Lloyd per incomincLa,re d:l movimento, ossia disfare il già fatto.

    Confermando i miei rapporti dal numero 57 a queLlo del pre.sente rapporto, di cui ignoro l'arrivo...

    399

    358

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 92. Vienna, 25 luglio 1878, ore 15,28 (per. ore 16).

    Nouvelles plus détaillées portées par journaux d'Italie et correspondances de:s jowmaux .autrrichiens ·Slllr meeting à Rome et autre:s vil:leJ3, et manifestations populaires dans les rues donnent une importance qu'on ne saurait se dtssimuier au :co'll!r'arnt si dJh-.ect•ement host1Ie à il'Autriche, qui chaque jour •se développe dava:n:ta.ge, mais nous •condui::na :fata:lemen:t à des compil.i<c:ati:onls ,incalculables. Les difficultés que le Gouvernement du Roi rencontre à couper court à ·ce mouvement porteDJt, j•e ne pui.s :le cacher, a:tteinte à son pTestige à J.'étTanr ger. J.e :conjUII'e ·le Gouvemement du Ro:i ne :pas :trop ta•rder de man:iéfe~& :pubi1iquenJJent par un :acte de vigueucr 1,;on :i1ntention b:ien ar:rétée de conserV1ecr ila pa:ix entrre :J.e:s deux pays ·empechant toute ultér1eme maDJifesta:t:ion de :l'Itailii:e • kredenta •. Chaque jour qui passe aggmave Ja situa:t:ion et tend à 1a r:endre lirréparabLe.

    Je :pr·ie V. E. de :croire que mes paroles sont nuHement :le reflét de l',influence locale. Depuis plusieurs jours je m'abstiens de tout contact avec le Ministre des Affaires Etrangères, car tout ce que je pourrais dire en présence de ce qui se passe en Italie n'aurait aucune chance d'ètre apprécié à sa juste valeur et ne pourrait que provoquer des observations pénibles pour notre dignité.

    359

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    T. 474. Roma, 25 luglio 1878, ore 23.

    Je ne saurais assez regretter l'impression facheuse que les récits exagérés des journaux et leur appréciation erronée de ce qui se passe chez nous produit en Autriche. L'agitation actuelle est l'oeuvre d'une minorité insignifiante, d'une m1nodté host~l:e •au Gouv&nement. Ce S&•ait de :l:a plus haute :injusti:ce que de ·faire pes& sur nous :1a responsabillilté de manife.Sitations que nous désapprouvons, que nous sommes résolus de ne pas tolérer si elles dépassent la limite de la loi, mais contre lesquelles nous ne saurions employer le remède dangereux des mesures illégales. L'Ambassadeur d'Allemagne qui a été me voir avant hier, reconnaissait, lui aussi, que notre attitude était des plus correctes. Pour ce qui concerne la démonstration de dimanche soir, je vais vous envoye:r copie du rapport par lequel le questeur m'a rendu compte de sa conversation avec le Baron de Gravenegg. Ce dernier, ainsi Que je l'ai déjà télégraphié à V. E., a admis que l'autorité avait amplement fait son devoir. Je compte, camme toujoUII's, pour di:ssiper toute préven:tion non fondée, sur le ·Concours efficace de V. E.

    360

    IL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, SALVINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 184. Budapest, 25 luglio 1878 (per. il 29).

    Si,amo Ln pi·ena agitaz~one 'ell!etto11a1e. Tutti :i Collegj sono gio~rnailmenrbe il teatro di adunanze popolari, in generale ordinate e pacifiche, nelle quali l'ex-Deputato o :il nuovo 'Oandtidéllto 1etspongono i tloro rendticoltlito, o ~riispe•ttivamenrte i loro programmi.

    Non si può prevedere fin d'ora l'esito delle elezioni, che avranno luogo quasi tutte nelil:a p11ima metà del prossimo agosto. Si ltliota però che in mol,ti coi1Jl:egj sa,ranno del.etti ,gli 'antichi Deputati, ma che illl molltti a:Uri ancora avverll"à (l'ellez1one e JJa II1Le~ezdone d:i ·oandtildati dell'opposizli,one J"l~nnilta, l1.1a quale molto ISli ad!opel1a per diV'eillilre maggiooéllllz.a ed abbattere il Miltliiste11o Tilsza; e non è del tutto improbabil1e ~che :11iesoa, tin. quanto .che .non può negtarsi che ,anche iil Signor 'TILsz:a abbia non poco perduto di quella popolarità di cui godeva nei primi tempi del suo avvenimento al potere.

    Il nuovo Ausgleich coll'Austria non ha soddisfatto le speranze che eransi :l'm~se ~qppo vivamente suscitate negliil aJillimi degLi Ungheresi. La occupazdone della Bosnia e della Erzegovina è ogni dì più impopolare, e nei discorsi che in quetsti g~orni sono ,stéllti temuti nei Oomizj ·ellettomilii taile occupazrione è s:bata condannata e d:Lchi,arr:éllta dannosa :agl',iJnteressi delil'Ungheria anche dagLi oratori i più moderati ed i più seri del partito liberale governativo. Essa è stata solo difesa dal Ministro Presidente e dagli altri Ministri suoi Colleghi. Lo stesso Presidente della Camera e qualche Deputato assolutamente ligio al Governo, per non ·condtanna:11lia taperta.men,te, 'Si :sono dkhriéllralt:i mcompetenti a g'iudka~re derUa sua opportunità e delle sue ·conseguenze.

    Eg,lJi è per.oiò ·Che tcon 'sorPII"esa mi v•edo iln dovell"e di segnalare a V. E. la commozione che hanno qua in questi giorni risvegliato nell'opinione e nella stampa ungherese le recenti ed attuali agitazioni italiane.

    Un giornale di opposizione, quasi repubblicano come l'Egyertes espettor·ava jeri ~com~tumet1ie ·contro l'a nazione ·e contro ,iJl Governo ,iJtalitani, fino a tacoilare quella di esser d'accordo colla Russia nell'inimicizia verso l'Ungheria, e questo di pusillanimità perchè non impedisce o reprime quelle agitazioni. Sullo stesso tono ed egualmente assurdi sono varj articoli di altri giornali più o meno, avanZiatti; ~ed ,anche di que:Ui che, .i!n odlto 'élllJl'oocupazLone d~l!a Bosnita e dell'Erzegovina sembrarono tempo indietro dar ragione alle ·cospirazioni italiane.

    Mi 1semb11arno .iJn:fa,tti :ilncoerentti quegl:i Unghere,si ~che fanno pompa fino ail ridicolo di sentimenti di nazionalità, che hanno sempre osteggiato la politica del Conte Andrassy, che non lasciano passare occasione di dar sforzo alla loro rivalità contro l'altra metà della Monarchia; che hanno tanto strepitato in Pa,r}amooto e fuori per gl'dmpedlimenti arrecati dal Signoll" TI:sza atlil'eseriCliztLn del diritto di riunione, e che ora si mostrano ad un tratto teneri dell'integrità della rivale, nel mentre appunto che questa è alla vigilia di fare un importante acquisto di territorio, ed ingiuriano il Governo italiano, che per rispetto allo Statuto, non impecliisce :i meetings dltaLiani.

    Quanto a me io mi faccio uno scrupolo di osservare un contegno il più riservato e prudente, e spero che presto si dileguerà ogni causa di questi malumori.

    361

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 94. Costantinopoli, 26 luglio 1878, ore 12,10 (per. ore 12,45).

    Jusqu'à hier au soir aucune entente ne :s'était étab11e ei!lltre :La Porte et Je Gouvel1Ilement autr1chi·en. SaV'fet a clJit à Laya.rd que t1es dernières nouve11:es de Bosnile pwtent que :les tf\oupes arutl"icruennes sont tsur ile point d'ent~er et que la popuLartion se prépare à une rés1stance éner~ique. Conduriot1s a fati.t sa communioat1on à ila :Sublime Porte. L'Ambassadeur de F111ance eStt :le seul qui a:it reçu des 111.1lStJr'Ulcti:ons d'·appuyer demande de la Grèce, mai 1hl n'a pas encore iia:it la démarche, lllli moi non p:lus. A :La Porte on prépare un Mém~andum dans :leqruel seront

    :eonsignées les objections à la rectifìcation de frontière que les plénipotentiaires Ottomans au Congrès s'éta:i:entt réservés de présenter. On vient de :lìrui!re un nouvel envoi de troupes à Salonique et à Prevesa. Il me revient qu'à la Porte on n'est pas tout à fait décidé à ratifìer le traité de Berlin.

    362

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 95. Vienna, 26 luglio 1878, ore 17,20 (per. ore 18).

    V. E. peut étre sur que je ne néglige aucune occasion pour atténuer impression produite ici par les démonstrations de l'• Italia irredenta •. J e dois dire que j,e ·constate que :J'attitude du Comte Andirassy et 'le 1angage qu'.i!l me résu1te qu'il tient à notre égard est empreint de beaucoup de délicatesse vis-à-vis du Gouvernement du Roi. Gravenegg a télégraphié hier que V. E., ainsi que le Cabinet, se déo~élll'lailt 1soù:idiallire de l'oeuVII'e dies Blén!ipotentiakes lita~iens au Congrès, ce qui a fait ici bonne impression, mais dans les cercles de la Cour et dans ceux militaires l'opinion est très montée contre nous et d'un moment à l'autre on pourrait exercer sur Andrassy une pression à laquelle je doute qu'il saurait résister.

    363

    L'ONOREVOLE MUSSI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. S. N. Roma, 26 luglio 1878.

    Fin dal 14 febbraio u.s. io ho presentato, dietro sua domanda, all'On. Depretis allora Presidente del Consiglio e Ministro per gli Affari Esteri un Pro·memoria ~sulle 'cose dii Tuntsi e ,sUJlla lilllea di ~condotta, che a mio 'avviso e1ra a tenersi ne1i ,f1apporti ~col.Jlia .Reggenza.

    Più tardi, 1'11 aprile, invitato dall'On. Cairoli, Presidente del Consiglio, io ,scri;ssi nna breve Memoria (1), 1a qua:le spiegava e <Diassumeva iLe p11oporste da me fatte all'On. Depretis, e le idee sulla questione Tunisina scambiate ed accettate.

    Queste proposte, giova avvertirlo, erano il frutto di osservazioni da me raccolte a Tunisi nei momenti d'ozio del dicembre 1877, e non potevano quindi essere accompagnate o rinforzate da dati esatti sulla situazione, nè presentare quella precisione che solo con attento e maturo esame, e con validi ed opportuni aiuti, si ottiene.

    Aoc~ennavano bensì ail,1;a ~condizione generatle del!la nostra colonia, matSSima al paragone della francese; ai bisogni più sentiti e più invocati, alla necessitàt ed ai modi di apportarvi alcun pronto rimedio. Soprattutto poi si collegavano ad un ordine di idee più generale, alla urgenza cioè di impedire che la Tunisia,, ricca di terre e di commerci, posta di fronte a noi, divenga di fatto una provincia francese, e che per tal guisa non solo venga chiusa in faccia la porta d'Africa, ma fors'anca dal porto di Biserta sorga contro noi una minaccia.

    In seguito a questa Memoria, io tenni informato il Ministero di taluni e gravi fatti che si compievano a Tunisi in questi mesi, i quali non hanno certo migliorato la condizione dell'Italia, mentre aumentarono indubbiamente l'influenza francese. Cito, a cagion d'esempio, la congiunzione della linea ferroviaria tunisina coll'algerina, ed il recente viaggio a Parigi di Mustapha-ben-Ismail, favorito Ministro di S. A.

    Nell'indicare poi adesso i punti principali sui quali mi permetto richiamare l'attenzione del Ministero ~e richiedere le sue istruzioni, io devo naturalmente, e 'I1ipetere ·illl pall'te l'e proposte già ,contenute neLle due Memorie ,sopra :illldJica,te, e I'Tiserbarmi di fare 'su queste 1stesse proposte, appena i mezzi ed lill tempo ilo permettano, più 11arghe indagiiDi e più esatte conclusioni.

    Riserbando ad altro luogo le questioni strettamente politiche, io proporrei, fin d'ora, nell'interesse della colonia, e di quella legittima posizione che l'Italia deve avere a T~un~si, le seguenti mtsure ~che a 'linee generali vo indicando:

    l) concedere al Collegio italiano ed alla Scuola femminile un maggior assegno, che potrebbe stare fra le 4 e le 6 mila lire: e ciò affinchè possa sostenere

    la concorrenza delle scuole francesi largamente sussidiate dal loro Governo, le quali oggi attirano a sè, colla gratuità o col buon mercato gran parte della gioventù araba ed ebrea. Sarebbe deplorevole che la lingua italiana, l'unica finora intesa, fra le straniere, dai tunisini, fosse, come in Egitto, soppiantata dalla francese. E colla lingua, ognun sa, vengono e i commerci, e i contatti e l'influenza.

    2) Studiare i modi per ristabilire una linea telegrafica tra l'Italia e la Tunisia, chiedendo al Bardo il terreno e le autorizzazioni necessarie. Attualmente la sola Francia ha questo servizio.

    La vicinanza delle nostre coste e qualche facilitazione che potrebbe essere accordata dal Governo, darebbero a questa linea il modo di rivaleggiare colla francese.

    3) Pigliando 1per punto di partenza il servizio fatto dai vapori deLla Società Rubattino, indagare l'utilità di estendere il nostro sistema postale anche ad alcune città importanti della Tunisia, oltre la capitale, come a Susa, a Sfax, a Monastir, ov'e 'sono Vi1ce Consolli o Agenti Coorola:11i. Il mov1men1Jo dei vagl1ia, specialmente, potrebbe essere, da alcune informazioni da me assunte, importante.

    E così pure studiare, se in queste località, è utile e possibile l'estendere anche la futura linea telegrafica.

    4) Cerca,re, colla debtta pl!"udenza, ~che un certo numero di italiani, di buona fama, siena addetti agli uffici delle amministrazioni locali o della Corte, nei quali, per ora, l'elemento francese tende a predominare. Parimenti tentare che nelle maggiori imprese industriali o commerciali non siano esclusi od estranei gli italiani.

    5) Riferil'e !Sulla possibilità di fondare a Tunisi una colonia agricola italiana. Concessioni di terre si fanno quotidianamente, massime ai francesi e lungo le linee ferroviarie: e nulla vieta, in massima, che una colonia di questo genere, pos,sa fondarsi.

    Non dico i vantaggi che verrebbero all'Italia: dirò invece, come ebbi a notame aLl'On. Depretis, che La mirtJezza del dima ~tU!liiSilno, lia fa,ciJ1iltà dei passaggi, la bontà del suolo assicurerebbero a questa colonia un lieto avvenire. Nè dovrebbe destare le resistenze del Governo tunisino, a cui anzi deve importare che un qualche equilibrio si faccia tra le diverse nazioni, e che dalla colonia avrebbe il vantaggio di veder introdotti buoni sistemi agricoli, dei quali è quasi priva la Tunisia.

    Non nascondo però che in questa faccenda conviene andare con molta precauzione per non destar sospetti, e per non convertire in speculazione di pochi ciò che deve essere diretto all'interesse generale. Ad ogni modo converrebbe anzitutto, e colla dovuta ·cautela, studiare la località, che e per le strade e per la vicinanza e per la natura del suolo, fosse la più adatta allo scopo.

    6) È nota l'organizzazione di quella Commissione finanziaria ·che amministra tanta parte delle pubbliche entrate della Reggenza, e che perciò ha ivi la più alta influenza. Ad essa sono legati moltissimi interessi italiani, ed in essa, com'è pur noto, prevale l'influenza francese.

    Contro questa Commissione si levarono molti lamenti, che trovansi anche pubbl<kati •im 1a1cuni opuscooi. Specila11men1Je ;la 'Si accusa di spende1re rtroppe somme nella Amministrazione, e di non presentare resoconti chiari e giustificati a sufficienza.

    Tali fatti e la voce della pubblica opinione potrebbero consigliare una salutare revisione d,i questa Commissione, per vedere se è il caso o di alcune riforme

    o di alcune cautele. E in questa circostanza potrebbe forse presentarsi il destro di correggere alcuni dazi o diritti erariali che inceppano il nostro commercio e contro i quali ha già scritto il benemerito Console De Gubernatis fin dal 1867.

    Su questi punti fin d'ora credo richiamare l'attenzione del Ministero: altri suggerirà lo studio degli uomini e delle cose sul luogo.

    (l) Cfr. n. 72.

    364

    L'ONOREVOLE MUSSI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. s. N. Roma, 26 luglio 1878.

    La posizione politica della Tunisia si può così riassumere: da una parte, continui e perseveranti atti della Francia per aumentare la sua influenza e per amministrare tutte le forze vere e vive del paese -dall'altra la resistenza che vi oppone una parte notevole dei nazionali.

    Le a1tre potenze, ·ailmeno per ora, tengono una condotta, o neutra o indifferente: però, dal lato d'Inghilterra, vigilantissima.

    La Francia, anca in mezzo ai suoi più gravi imbarazzi, non ha mai tolto l'occhio dalla Tunisia. Vi spende somme rilevanti nelle scuole, nella posta: ha garantito l'interesse delle ferrovie tunisine, e le ha congiunte alle sue: tiene nella Commissione finanziaria posto privilegiato: va cercando ed ottenendo le migliori concessioni e di terre e di miniere: ha messi cittadini francesi in parecchi posti già elevati, e da ultimo con onori e cortesie esagerate ha tratto a Parigi il favorito di S. A., il Ministro Guardasigilli, col quale corre voce (che mie informazioni credono abbastanza vera) che la Francia abbia stipulato la concessione d'un deposito di carbone a Biserta.

    Biserta, per la Francia che non ha porti adatti nella costa africana, è il punto massimo dei suoi desideri. Colla spesa di alcuni milioni potrebbe divental·e, per la eccezionale sua posizione, uno dei più formidabili porti militari.

    Si aggiunga che la Francia è trascinata a seguire questa politica quasi di invasione, dalla necessità di sorvegliare e frenare, occorrendo, nella Reggenza, quelilo 1sph1~to [l)az:~onal1e dii !11Lbel:lione, i!l quale da fun1si potrebbe comuntic~aorsi nelil!a vidna Algeni;a, od rn '!1un:.~si pi'epamal1si o 11ifugg~e.

    Contro tale politica il Bardo ha poche e scarse resistenze. Non appoggiato sufficientemente, stretto dalla vicinanza della dominazione francese, egli vi si

    abbandona, benchè talvolta a ma<Hncuore, e temporegglliando, finchè gli è possibile, come è avvenuto nell'ultima concessione delle ferrovie.

    Tuttavia parecchi uomini influenti del luogo, che a mia informazione avrebbero anche roti appogg.i, pensarono di salvare H .loro paese da questo cont>inuo ed irruente predominio, proponendo un progetto di indipendenza o di neutralità sulle seguenti basi:

    a) dichiarare Biserta porto franco commerciale, aperto naturalmente a tutti, e concedere ad una Società Internazionale, tanto l'onere delle spese occorrenti a ristabilire convenientemente il porto, quanto il vantaggio dei diritti marittimi da discutersi;

    b) a questa Soaietà concede,re anche una pLaga di ternimorio cilroostaillte, con obblligo di ·oanailrizZiare J.a Mejerda, che è fiume di quena nkca contrada, dkigendone le acque a scopo di irrigazione;

    c) garantire l'indipendenza dello Stato di Tunisi, sotto l'egida delle Potenze; d) promulgare un Codice che assicuri la proprietà e la libertà, con tribunali misti, come gli egiziani; e) accordare una specie di Costituzione per l'ordinamento dei Comuni, ecc.

    Questo progetto è assai accarezzato da parecchi notabili, i quali lo giudicano ·come l'unico mezzo di porre argine alla Francia. E, da quanto si assicura, vi fu un momento, in cui la Francia stessa, od almeno il suo Console Generale a Tunisi, sospettando o d'Italia o d'altri, fece buon viso a questo progetto, di cui ebbe piena conoscenza.

    Certo importa su questo punto avere una chiara linea di condotta, sia che

    il progetto abbia realmente molti ed autorevoli fautori, come mi è lecito credere,

    sia che vogliasi addirittura iniziarlo. E non v'è poi dubbio che la Potenza, la

    quale se ne facesse promotrice, acquisterebbe nella Tunisia una posizione favo

    revolissima, che, almeno nei primi momenti potrebbe essere utilmente sfruttata

    nell'interesse generale.

    È però anche certo che questo progetto creerebbe una posizione, se attuato,

    a cui la solennità dell'atto e la garanzia delle Potenze, e i nuovi interessi

    darebbero una singolare solidità: n è quindi sarebbe facile il mutarla nell'avve

    nire. Ed è parimenti certo, che in questa Tunisia indipendente, alla lunga più

    potrebbe, come oggi, il più forte o nell'imporre, o nel fare.

    Ad ogni modo è gravissima quistione, che merita di essere scandagliata

    attentamente, e valutata poscia in tutte le sue conseguenze.

    Forse la Francia, in questo momento, e dopo il Congresso, sarà meno di

    sposta ad accettare proposte di simil fatta.

    Dal complesso però di queste notizie risulta chiaro che l'Italia non ha nella

    Tunisia un posto rispondente, e che la Francia ve ne ha uno preponderante.

    Le condizioni attuali della nostra politica generale ci impongono, a mio

    credere, di evitare tutto ciò che possa creare od urti o diffidenze colla Francia:

    ma resta pur sempre un campo libero d'azione, del quale noi dobbiamo valerci,

    per ristabilire fin dove è possibile la nostra influenza, preparando nel tempo

    stesso in Tunisia gli elementi necessari per un miglior avvenire, e mettendoci

    in grado di essere pronti ad ogni soluzione.

    Quanto a ciò che, senza attendere alcuno, ci è fin d'ora permesso, io ho fatto breve cenno ID aLtra Memoria (l), con pall'i. dalta: quanto poi aillla prepa!razione deLl',avvenill'e, <ll'edo valga se·guire con prudenz;a queste manifestallioil!Ì delilo sptrirto nazionale 'bnnilsmo, dii ·C'Uii ho parlato, e favocr-~re m ogni modo ila mag.gior espansione dei nostri interessi, d'ogni genere.

    Più larghe spiegazioni potranno darsi a suo tempo.

    365

    IL CONSOLE A JANINA, ZERBONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 12Q. Janina, 26 Luglio 1878 (per. il 3 agosto).

    La notizia della cessione di parte del territorio della Tessalia e dell'Epiro al~1a Gll'ecm, di.vu:lgaltasi 1immedii1811lamente anche ID questa Città, aveva prodotto i medesimi effetti, che ho notati a Prevesa. I cristiani, fuori di loro stessi per la gioj·a, s'abbalndonarono a dlilmoSÌJI1azioni di ·canti e g!r1da nei pubblitci rirtrovi e di congratulazioni ufficiali al Consolato Elleno: e tali dimostrazioni non potevano a meno di irritare gli animi dei Mussulmani, i quali avevano formato progetti di incendj e di massacri. Fortunatamente le notizie ulteriori non così ridenti e sicure e le parole assennate e prudenti di persone influenti poterono calmare l'esaltazione degli uni e l'ira degli altri, e lo spirito pubblico potè ben tosto ritornare a quell1o ,startJo dii a1spettatJiva e di 111igua1Tdo, ch'aveva fin'oca COillltx'addlistinta ila condotta polit1ca deglii abitanrt:i di questa Cirttà.

    n gi:Oil"nale uffio~ale dii Ja[]!ina di questa 1settimana annundava che la Porrta non arv.rebbe ceduto 1\.liil prumo di tell"r·eno 'Bil Vliocmo : ma non è ciò qruellilo che alla gi:oja prhndera fece subeiDIIlrall"e 1'affii2'1iJone e l'abbattimento. I Cri:stiallli ben conoscono che alla decisione dell'Europa riunita non è la Turchia quello che possa ostare, ma hanno grandissimo ~timore che l1a Città di Jm:!Jina, abirtarta .per la ·pQÙ rilevante parte da essi e le vicine regioni di Zagori, Metzoro e Lacca, dove non un solo maomettano ha dimora, abbiano a rimanere sotto l'antico giogo. In tal caso Jarnna, .che da ,seoolii è 1stata ilia il.'egina deilil'Epilro e ·come tale ebbe lr'Ìinomanza per fiorito commercio, sarebbe condannata alla sua ruina, poichè il centro politico del Vilajetto sarebbe per necessità di cose trasportato a Berat e le sue 1J11ansallion:i commwciJa.Li, diggià quasi int&·amen·te cessate coll'Mbanlia dopo, l'apertura del Porto di Santi Quaranta, diverrebbero insignificanti anche colla Tessaglia e col rimanente Epiro per effetto della barriera doganale che la dividerebbe da qu€1Jile proVIincie, le qUJa:li l'hanno fi.n'ora a'1imentata.

    La linea di Calamà fissata per estremo confine occidentale all'ingrandimento di Grec,ia, ha non poco soddis:lìatto g]i Albanesi e sedati i loro sdegnd. E,ssi

    rendono grazie al Congresso, che siasi rispettato il loro territorio, ed è molto dubbio, che in caso di guerra tra la Grecia e la Turchia essi vogliano sacrificare i loro uomini ed i loro danari per questa. Il nuovo Valì, Rassim Pascià, che gode fama di molta astuzia, come tutti quelli, che hanno per libidine di potere rinnegata la propria religione, ma che non accorgendosi che tutto erasi cambiato 1ntonno ra tlud, ha rmaugurarto dll rSU:O rEiecondo GoV'ermo di Jall1iina cor1l'alt1Jt1co dJLs:potismo dando ordini ed opponendosi ad atti di esclusiva competenza dell'Autorità Giudiziaria, e corroborando per tal modo la credenza che le promesse di riforme e di frarnchirgi>e son pa!'ole vuote di ,senso in Turchira, ha :flat:to venrirre a Janina ed ancom ve H mantÌ'ene, ri Bey ri più ~ragguaJ!'devdLi dL Albania. El'arno starti iJ!lvitarti ~anche MaLik Pascià di :Uibohovo e Mustafà Pascià di Va~ona con tre successivi telegrammi; ma si scusarono e mandarono in loro vece i loro figli. Rassim Pascià ha dimandato ai Bey che dovessero fare rientrare sotto le insegne i numerosi disertori fra i redif e mustafezà albanesi, e dovessero somministrare al Governo un corpo da otto a dieci mila Bazi-Bozuk: ma quelli gli risposero che Og:Illi tentativo ra il1Ì'g1Uardo de' fugg~aschi non aV!'ebbe avuta rrurtra conseguenza, che di aumentare il già enorme brigantaggio, e che in quanto si riferiva alla seconda richiesta era loro impossibile di aderirvi, essendo proibito l'arruolamento d'irregolari, i quali non avrebbero potuto non essere riconosciuti ancorchè nascosti sotto l'uniforme di gendarmi come insinuava il Governatore.

    Si sospetta che il vero motivo della chiamata e del trattenimento dei Bey albanesi a Janina sia di averli come in una specie di ostaggio. Anche la nuova truppa, ,che è rutimamente sbarcata a Prevesa rsotto r~l rcomando di Hamdi Pascià, inviato a sostituire Abdi Pascià, il quale l'altra settimana è partito per Costantinopoli rimpianto da tutti per la sua grande moderazione e saggezza nelle trascorse critiche circostanze, e da me fatto accompagnare, in segno d'onoranza, dal R. Dragomanno e da due Cavaf per lungo tratto di cammino, anche questa truppa, dico, la quale annunciasi ammontare a settemila uomini, si crede destinata, non tanto come venne propalato dall'autorità locale, a reprimere il brigantaggio e respingere una eventuale invasione greca, quanto a rendere vani tentativi di rivolta, che si temono prossimi in Albania. Questa opinione è ,suffmgata da~l :liatto ~che .un'a parte di quelrLa truppa è stata ddretta sopra Santi Quaranta e Valona, luoghi non i più indicati per raggiungere gli scopi pretesi.

    Dalle mie informazioni particolari, che sono attinte a fonti dirette, risulta che i Bey sono persuasi di due cose. Essi non dubitano punto, che, ove non si adope!'Lno 'in tempo, gLi Allbarn€iS1l dovl'arr:mo, a non molto andare, aocettare !l'abbarrita unione coLla G!'eoira, deLia quaile già veggono ri l'irnati maneggri e ~conoscono rle :insidiose offerte, e che rla '!1urchi:a, stremata di forze e di danari, ed incapace di nuova robusta vita, non può essere per loro che una fonte di dissan

    guamento e di ruina. Eglino perciò sembrerebbero aver deciso, per prevenire queste conseguenze egualmente per loro funeste, di ribellarsi all'autorità del Sultano e di costituire un Governo provvisorio proclamando l'unione all'Italia. Ben ,sanno rche fin'ora non ebbero dia essa ~allcuno rincoraggiramento dn questo senso: ma dopo la cessione di Cipro all'Inghilterra e specialmente dopo l'incorporazione della Bosnia e dell'Erzegovina all'Austria, sono persuasi che l'interesse de1:La propl'ira d!Hesa ~~a spilngerà ad esaudi11e le :Loro ral'dentri asp~raZJioni.

    Essi affermano che l'Italia non può ignorare le pericolose conseguenze del suo rifiuto, la prima delle quali sarebbe quella di costringerli, quantunque senz'al·CUna simpatia, a gettarsi coi loro due milioni di anime e coll'esteso loro 1ito~ale •SUJl:l'Adiiìi'atko ,iJn br.aocio a1l11'Aust11La •e ·che IliOn V'orrà permettere che ILa sua rivale si renda per tale modo signora di quel mare e le sia una continua e terribile minaccia per tutta la lunghezza del suo fianco orientale.

    Non di·sconoscono pure 'l'dJI!ISJaz,Labt1e ,sete d',acqutsto e più ancora iLa potenza della natura delle cose, che sforzerà l'Austria ad accogliere favorevolmente quelLa offe111Ja, che 'essi c.redono sa11ebbe starta 1]mprovvidamente respinroa dall'Italia.

    In mezzo a tanta esaltazione degli spiriti ed a tanto urto d'interessi il brigantaggio non poteva incontrare epoca più favorevole per rafforzare le sue radici ed estendere i suoi rami.

    Ne' miJei passati rapporti i:o non mancai di ·riJma,rca~e a,lJl'E. V. iill mma•coioso progredire di questa piaga, la quale ora ha coperto tutto il paese dalle ·coste dell'Adriatico fino agli ultimi limiti della Tessaglia. È divenuto ormai impos

    .sibile di riferire tutti i fatti di ladronaggio e di violenza e di anarchia, che ogni giomo sono se~nalati. Le colonne del GtornaJ1e uffiaiJa1e dii Jand:na delilia scorsa setti:mana ne sono z.~ppe e sta1nno 1sul mio ·sc11ilttojo liista!IlZ'e dii bor~arte, llinvase da bande d'assa:s1s1ni, 'ooiLl:e quaili si dimandano urgenti •soccorsi. l!ncendj di oa1se e di messi, uccisioni di uomini, disonoramento di donne, ricatti, imposizione di taglie esorbitanti, occupazioni e saccheggi di villaggi sono avvenimenti d'ogni ~iorno. In qualisi1asi dLreziJone le ,srtmde sono pel'corse da mailfatto11i e 'lia ckc-Wazione non è più possibile se non in grosse carovane. Coll'albanese è commisto il ladron greco ed il valacco. Scorazzano in comitive di sessanta sino a cento bandiJti. Molite famig!lJiJe de' più lontani vi1Uaggi •si ~~ono [li:pa,rate a J'anina, ed anche 1in vicinanz,a di quest1a Oi.ttà si veggono •trapaJssa["e :firequenrti bande, qua1si ad avvertimento di qualche prossimo incendio ed assalto.

    I cittadini ne sono spaventati, e non azzardansi a rimaner fuori alla campagna dopo 'tl tramonta1re de1l sole. L'·autoriJtà ha spediJto ne' luoghi più miJna,coLarti tutta la scarsa truppa, di cui disponeva, ma i soldati o si uniscono coi masnadieri, o li temono, o ne sono battuti. Per tal modo al flagello del Brigantaggio s'aggiunge quel:Lo del miJJJLta:re ed 111 misel'o •contado deV'e a·c,con:llenttaT,e, :iJns:iJeme alle prepotenze di quello, le non minori esigenze di questo. Il prestigio dell'autorità e della legge è svanito: gli ufficiali incaricati dell'esazione dei tributi sono maltrattati e scacciati; il disordine, la confusione, la dissoluzione regna dovunque. Tanto divallamento d'anarchia non può spiegarsi col solo amore di guadagno, ma vuolsi ch'esso sia stato cercato e venga mantenuto segretamente in Albania dai bey stessi onde aver un pretesto di legittimare il progettato loro distacco dalla Turchia, e dai Greci nelle altre provincie cristiane per indurla più facilmente alla cessione colla prospettiva dell'impossibilità di governarle.

    Accusandole ricevuta del riverito di Lei dispaccio 16 dell'andante mese di questa ser'ie... (1).

    (l) Cfr. n. 363.

    (l) Non pubblicato.

    366

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    T. 97. Costantinopoli, 27 luglio 1878, ore 0,50 (per. ore 3,30)..

    Voici les bases de l'arrangement proposé à la Turquie par l'Autriche: Gouvernement Autrichien lancera une proclamation aux populations bosniaques pour leur annoncer que fes troupes entrent aV>ec le mandat de l'Europe et du consenrtement de l•a Pwte. Les dro1ts souverams du SUJJ:tan •selrorut reconnus par échange de Notes. La Sublime Porte pourra, si elle le veut, déclarer pour sa part qu'ellile ·COllls1dère occupation comme oprovi:soire. Gouvernement Autr1ch!ien admettra pour le moment des :flonctionnar1res Ottoman:s dans l'admin~stiDation. C'est sur ·ces bases que JJa Portre déi•1bère depuis deux jours sans avoiT encore prtiJs de décision. Il me .réswte que l'Autriche refuse toujoum de .condure un trnité d'afli!aJJJce défensive, mais rse~ra~it d~sposée à prometta-e que dans le cas de menarce· de ·La patr.t du Montenegro ou de r:La Servie contre la Poo-te eJilre .s'interpose~ralit pour que pail'eiille menace n'·a~t ·paiS de suite. L'entil'ée des trorupes Autr1chiennes patrait fixée pour rle 2r8, rnaJlgii'é 'J.'objection de l•a Sublime POii'te que Je til'arité n'a pa:s encore été ratifié.

    J'apprends à l'instant d'une manière positive que lorsque Conduriotis a fait sa communication à Savfet ce dernier lui a àemandé s'il était également chargé de proposer un traité d'alliance défensive. A quoi Conduriotis répondit qu'il n'avait pas d'instructions à cet égard.

    367

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, A UMBERTO I

    (Museo Civico Pavia, Carte Cairoli)

    T. s. N. Roma, 27 luglio 1878, ore 18,30.

    Secondo un telegrrnmma deU'Incar.icarto d'Affari di V. M. a Costan.tiJnoprohl (l) i diritti sovrani del Sultano saranno dall'Austria riconosciuti con uno scambio di note e la Sublime Porta sarà libera di dichiarare per parte sua carattere provvisorio dell'occupazione. Saranno pel momento mantenuti funzionari ottomani nell'amministrazione.

    L'Austria ricusa alleanza difensiva promettendo solo di interporsi in caso di aggressione serba o montenegrina.

    Pare che anche la Grecta ,sia stata scanda~liata dal:la Turchi1a pe!r un'alleanza. Ho r}'onore di ·Conferrm.are a VostDa MaeSJtà mia pa•rtenza domani nel pomeriggio. Sarò a To:rino a disposiZJione deUa Mae3tà Vostra lunedì mattina alle 8 e mezzo.

    (l) Cfr. n. 366.

    368

    IL VICE CONSOLE A PREVESA, CORTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. 27. Prevesa, 27 luglio 1878 (per. l' 1 agosto).

    Le truppe, il di cui arrivo ebbi l'onore di annunziare all'E. V. col mio rapporto n. 26 (l) furono inviate parte in Janina e parte distribuite in Santi Quaranta, Selegon, Arta e Prevesa. Ebbi frequenti colloqui coi vari generali e principalmente col muchir Hamdi pascià e dagli stessi mi persuasi che la Turchia non è affatto disposta a cedere anche una piccola parte di queste provincie alla Grecia. L'ex-millli:stro •anZJi meco ·così si espresse: • Da11a Russia siamo stati barbtuti ed è giuocoforza che le cediamo territori, ma la Grecia se li vuole venga a prenderseli sulla punta delle nostre spade. Per la Turchia è una questione di principio di rifiutare qualsiasi volontaria concessione specialmente per queste provincie che da circa 400 anni le appartengono per diritto di conquista. Se il fatto di ·es.:;ere i MusuJ~man1i ]n appena 'sensibiLe m~noranm !'~spetto ai Crri:stiani e non per interessi ma per numero, potesse essere considerato a favore della Grecia come titolo 'a possesso non vi sarebbe ragione di negaJI'I1e m prima •Hnea lo stesso Costant~nopohl • . Le popo1aZJroni Albanesi .sono alquanto rassi.oul'ate suUa loro sorte dopo l'arrivo delle truppe e mi consta che hanno per ora sospeso ulteriori pratiche presso l'Austria per ottenere un protettorato od una annessione anzichè cadere nelle mani della Grecia. Mi consta però che Abdim bey già presidente del comitato dii difesa 'illl Janma, :fratelll.o del Vepel bey e membxo de,JJ1a famLgida degl:i Akmeddlmo, che ·come ebbi! l'onor·e dii riferi.Jre nei precedeiiJJti mpporti avea in sue mani il potere civile in Epiro, qui giunse da Costantinopoli coll'intenzione di soUev.al'e le popo1aZJioni Al~ban~i nel .caso 'che l'Epi.Jro fosse ·ceduto alila GreCiia; egli ebbe a quanto mi si assicura, frequenti colloqui e promesse per parte dei Consol,ati d'Austrila dii Corfù e dii Prevesa. A questo proposito l'E.V. non ignora che fin dal 1854 l'Austria avea preparato tutti i piani per l'occupazione di queste provincie, piani che furono riveduti da dilstmti uffiz,i,ali di ,stato ma.ggtol'e •che accompagnavano S. M. l'Imperatore q_uando parecchi anni or sono venne a visitare le rovine di Azin e di Nicopoli. Io credo quindi che ove non siavi opposizione per parte dell'Italia l'Albania e l'Epiro subiranno fra breve la sorte della Bosnia e dell'Erzegovina. Ed in tale opini.one ·sono confermato dla1:l'annessione de~1a foJ'tezza di Spi:tZJa chiave dell'Mbania Superiore alla Dalmazia e dal particolare accordo fatto riguardo al porto di Anthnarl'i •che pl'iverà Venez;iJa del solo commercio ·che .in Ord•e•nte tutto;ra le restava, voglio dire colla città di Scutari. Accordando la polizia del porto a'1le Autol'~tà Austdache e negando Ll dkitto di •ancooa.gg~o ai nost11i ilegni da

    guerra riescirà difficile di proteggere efficacemente da eventuali soprusi gli interessi del nostro commercio e di fronte al continuo protezionismo che go

    !l) Non pubblicato.

    dra:nno i ba.tte11i del Lloyd AuS!triaco i nostri legni mercantili dovranno nella concorrenza necessariamente soccombere. Io sono certo però che con opportund 'accolrd!i o ta!Li per<Lco[,i .si siano .scongiuraH od anzi »·i ,sia !in •tal gutsa per noi aperta la via di acquistare senza spargimento di sangue in un tempo più

    o ·meno prossimo }e due provi1nde Italiane ·che tut1tora giacciono ~sotto U dominio Aus1mi,aco.

    L'Austria decidendosi ad occupare la Bosnia e l'Erzegovina ha accettato di divenke un rimpero SJJavo del Sud e dovrà knmancabBmente in un tempo più

    o meno prossimo perdere 1le provi:nde Tedesche ed ItarHane. Scomponendo in:Ea1tti •l'impe·ro Austl'iaco 'secondo ,le nazionalità abbi1amo:

    di Tedeschi . 9.000.000;

    di Tzechi, Moravi e Slovacchi . 7.000.000;

    di Ruteni 3.200.000;

    di Pola·cchi • 2.500.000;

    di Croati e Serbi 3.000.000;

    di Sloveni 1.000.000;

    di Magiari 6.000.000;

    di Latini Romeni 3.000.000;

    di Italiani 800.000;

    di Israeliti 1.500.000.

    L'elemento Slavo è quindi in gran maggioranza, solo i Magiari per la speciale divisione adottata e per la loro unità politica potranno forse preservare i lovo dil'itti ·come finooa :fiecero. La Cislceitharnia e spec.ial:mente gJ1i elùementd Tedeschi ed Ita~iani sentono tutto 1i[ peso del duaJiismo pagando 1iìl 70 % deUe spese. Occupando la Bosnia vi saranno altre spese e restando, come è naturale, queste provilnoi:e incorpom!Jte ·aù. ·regno di San Stefano gli elementi T·edeS!chi ed Ita11all1li saranno anco~a maggio~rmente sacrificati ·e Vi,enn1a .cederà a PeS!th Trieste e Fiume. Se l'amore per la dinastia, e per Vienna l'onore di essere capitale di un grande impero, per i continui sacrifizi pecuniari diminuiranno, le provincie Italtkune e Tedesche 1S1i ~staocher·anno daù. nuovo 1impero ·i cui confin;i tendono a Salonicco, ed in tale congiuntura non resterà all'Italia che a persuadere la GermanJi•a ·che T.rieste non è indispensabile pello sbocco dei suoi plt""odortt.i nel Mar Mediterraneo.

    P. S. -Sapendo ·che potrà diventar gtrave la questione debbo l'i:flelt""ire atll'E.

    V. che ·i1l Dr. Cai'ignani ConsOlle d'Austria ;in Corfù fu qui gravemente hétlsltonato da tre sudditi Elleni sotto pretesto di una tresca amorosa che il suaccennato avrebbe iniziato colla moglie di uno dei tre assalitori. Vi fu scambio di note virulente fra i Consolati di Grecia e di Austria e credo che quest'ultimo sia nel torto. Intanto la procedura giudiziaria continua e le note consolari furono· rimesse 'aille Lega~ioni di .Atene •e Costantinopoli (1).

    (l) Annotazione marginale: • Al Conte Corti e a Vienna 5-8-78 •.

    369

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    T. 478. Roma, 28 luglio 1878, ore 17,25.

    Hier au soir à onze heures deux cent individus environ s'étaient réunis sur la piace • Madama » croyant l'endroit favorable pour se soustraire à la police. Une démonstration en faveur de l'« Italia irredenta • s'annonça effectivement aux cris habituels; lorque les gardes parurent, et comme l'heure avancée les autor·tsa1it 0111 procéda à 'l',a;rrrestartJ1ol11 des mene:urs. Sur troLs personne,s arrètée:s une était un agent républicain, l'autre un des redacteurs de l'Osservatore Romano et le troisième un affilié de l'association catholique, Société ultramontaine connue pour la violence de ses sentiments contre le Gouvernement du Roi. Le fait ~confirme ,l,a eomplJi,ei<té du parti déri<oal que 1'0111 avait déjà signalée à

    V. E. lors de la démonstration de la place Colonna.

    Le Président du Conseil qui est enfin parti ce matin pour rejoindre le Roi a reçu une visite d'adieu du Baron Gravenegg auquel il a communiqué ce qui précède.

    Le Comte Corti ne m'a pas encore fait connaitre l'époque de son retour à Rome.

    370

    L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 101. Pietroburgo, 28 luglio 1878, ore 17,50 (per. ore 20,10)..

    Empereur a signé et ratifié hier le traité de Berlin.

    371

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. rr. 1205. Terapia, 28 luglio 1878 (per. il 6 agosto).

    Ebbi or ora la visita di un notabile Albanese cattolico del quale, per riguardo alla di lui posizione di funzionario della Porta, V. E. mi permetterà di non proferire il nome. Appena scambiate le prime frasi d'uso egli imprese a parlarmi del suo paese nei seguenti termini:

    « I Oapi Albanosi radnnarti,si ·a PI'Iisrend hanno prestato ·SOI1enne giuramento di combattere per la difesa del suolo natio contro le usurpazioni della Serbia, del Montenegro e della Grecia, per la salvaguardia dei privilegi aviti conculcati dal Governo del Sultano.

    413·

    Il popolo Albane1se facendo tacere gli antichi rancooi si è affrate,l,lato nel santo amor di patria; e Musulmani, Ortodossi, Latini s'accingono ora concordi ad impugnare le armi a tutela dei loro comuni diritti. Micidiale sarà certamente la iotta; ma quale ne sarà il risultato? Abbandonata dall'Europa, aggredita da t<JJnti nemi,oi, 'l'AlbanJi'a dopo accan,rta resi,stenza dovrà fink pe.r soccombere. In previ,sione del!Ia sorte che glii prepara l'avveni're, il popo[o Albanese anz,id1è cadere sotto il giogo dei nemici avidi di dividersene le spoglie. è pronto a fare il sacrifi·oio deliiJa propria autonomia ed a darsi in braccto a quella Potenza Europe,a che ne vog~l!ia 'aJ!!sume11e l'a tutela. È verso la nazione 1tw1Ji,an,a che gli Albanesi volgono di preferenza lo sguardo, e qualora potessero contare sull'azione protet:tri,ce de:!JJ.'Hal>1a essi 'non esiterebbero un so1o istante ad invocaria.

    In nome mio e di parecchi miei compaesani vengo a chiedere se il Governo Italiano sarebbe disposto ad accogliere la nostra preghiera ed a soddisfare ai nostri voti •.

    Risposi al mio interlocutore che l'Italia non potrebbe a meno d'essere grata ail popolo Albanese per la .simpatia e 1la fiducia che esso l>e man,ifesta, ed alle quali ricambia col più vivo interesse pella sua prosperità; ma che in quanto ad un eventuale appoggio per parte del Governo del Re io non mi trovava in grado di fornirgli la menoma nozione.

    Richiesto delJJ,a mi'a apprezZJiazione personale, aggliunsi che ilspi<!'landosi ai suoi sentimenti d'amicizia pel popolo Albanese, ed al desiderio di vedere ristabilita la tranquillità in Levante, il Governo del Re !ungi dall'approvare e dal volere secondare il movimento che si prepara in Albania non poteva che deplorarlo amaramente; che del resto l'azione essenzialmente pacificatrice esercitata dall'Italia in Levante, l'atteggiamento disinteressato da essa osservato al Congresso di Berlino, ed i principì stessi ai quali s'informa la sua politica nazionale mi fornivano sufficiente argomento per dubitare che il Governo del Re risponderebbe affermativamente ad un appello del popolo Albanese.

    Dopo avere diffusamente ragionato sull'importanza che avrebbe il possesso dell'Albania per gli interessi politici e commerciali dell'Italia, il mio interlocutore mi pregò di volere in modv riservatissimo interpellare il Governo del Re circa le sue disposizioni al riguardo; se cioè qualora l'Albania implorasse la protezione deWita,lJira, questa consenHrebbe di tutela·rne g1i ilnteressi ed in quale misura.

    372

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 105. Vienna, 29 luglio 1878, ore 17,10 (per. ore 18,15).

    Une avantgarde de troupes Autnichiennes e!St éntrée hier en Bosnie du còte de GnadiJsca san1s qu'un a;ecord préalable ait pu etre conclu eTI>t~re le Cabinet Autrichien et la Porte. Le consentement du Sultan dont il est fait mention dans la proclamation ,autri,chienne a pour base l'acceptation en pl1Lnoipe de la Turquie con:tenue dans le tmité de Berlin.

    373

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    Vienna, 29 luglio 1878 (per. l' 1 agosto).

    Ringrazio l'E.V. per le informazioni che Le piacque porgermi sulle misure di d:iJf€Ga che 1hl Gowr:no Austri,a·co sta prendendo nel T·~Dolo me11idionale: non dubito che esse verranno in seguito meglio completate, giacchè parmi evidente non si manchetrà di f·are •in quelLa zon,a di 'te11rirtorilo, ·che ~ià 'costiltuLsce una fortissima posiz;ione 1sWactegica per •l'aggressione, tutto ciò che ocCOI1re per render1a quanto possibile del pari forte per la difesa. Disposizioni difensive uguali il Gowr:no Impoomle sta •anche da a·ssai tempo prendendo S'U!lla costa Da.lmata, fra le quali va evidentemente annoverata la chiusura della rada di Kleck e del canale di Stagno piccolo a mezzo di torpedini, di cui suppongo, le nostre autorità consolari in Dalmazia avranno avuto ·conoscenza a mezzo delle I. R. Autorità marittime: giornali ufficiosi di stamane confermano d'altronde esplicitamente questo mio apprezzamento.

    Non credo poi dover passare sotto silenzio, risultare dalle più attendibili notizie che si hanno sulla effettuatasi mobilitazione, allo scopo dell'occupazione della Bosnia,. che la forza che venne posta sul piede di guerra nelle regioni che confinano con quelle Provincie, ascende a circa 90 mila uomini. Una taL forza è certamente superiore allo scopo a cui mostra di essere destinata; una parte quindi di essa, e probabilmente 30 mila uomini, potrebbe servire di nucleo ad un Corpo, che eventualmente avrebbesi a formare con diverso intento. Se non vado errato, questa apparente riserva del Corpo d'occupazione sarebbe· precisamente costituita dalle truppe in maggior numero che in altre località concentrote a Grad~sca, 'sotto 1~1 .comélllldo del R11ilncipe di Wulfltemberg: quella. posizione essendo quella che meglio si presta ad un rapido movimento tanto· verso il Sud quanto verso l'Ovest.

    374

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, A MILANO

    T. 484. Roma, 31 luglio 1878, ore 17,20 ..

    L'ambassadeur d'Allemagne qui devait partir ce matin pour un congé de deux mois a remi1s à demadn son dépavt pour venir me communiquer [·e télégrmnme suivan1t qu'1iJl vena,iJt de recevoir de son Gouver:nement • Le p11iJnce de Bismar·ck dési1r·e que Vous ne l1ad1ssiez pas de doute à Rome sur l'imp,ress:Lon fort pénibl·e que produtsent à Ber,l:iJn les ·attaques auxqueltles •est en butte le comte Corti en Ital.iie à cau!le de S'OO att<i,tude au congrès. Ces attaques ne peuvenrt servirr qu'à ébran'l'er •notre ·concfianc'e dans le développement polliitique et dans il'avernir de l'Italte. Le comte Corrti a su g1agner les s)"Jllpathd,es et 1l1e respe'ct de rtorus ses collègues au congrès, qui ont reconnu en lui un véritable homme d'état et un patriote avisé. mfu.ilt du torrt à l'Ita1ie qu'au 1l!ieu de .le :remerrcier, on accueHle avec des attaques insensées précisement ce méme ministre qui a su inspirer aux autres Gouve11nemenrtJs d'Europe une .confiance piedne e1t entiè11e dans Ja powiltique italienne. J'ajoute que la partie de la presse allemande qui nous est arnie, continue à tenir un l•angage ,aillJaJlogue aux vue.> expo:sées dans ce télégr:amme •. Dans l'absence de V.E. l'ambassadeur d'Allemagne m'a annoncé qu'il croyait de son devoiJr de faire pa1rt de ce qui précède 1au M:ilni,stre de l'Intérieur.

    375

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A MILANO

    T. 485. Roma, 31 luglio 1878, ore 17,20.

    De Serajevo •et de Gonstant1nople ·sont ·arrivés en date du 30 et du 3·1 •Courant les télégDamme:s :suivants: • Télégraphe et poste, i:nterrompus pendant quatre jours, étant retablis, j'ai l'honneur d'annoncer à V. E. que le 28 sang1an.te révolut1on a éc1até à Se!"lajevo. Gouvernement et ~a forteresse •sont 'aux mains de la populace. Gouverneur, Moustechar, Cadi sont prisonniers. Ils invitent les consuls à :l:es IEIUivre. Ceux-ci ont tous r·efusé. Gouvernement proviÌiso:ire a reçu du gouverneur 1nves:ui:ture de pouvoir exécuHf. Croatie organi19e rési:staDJce aux troupes autrichiennes q_ui ont passé frontière Dimanche •.

    • Chargé d'affaires allemand a fait aujourd'hui démarches à la Porte relativement à la Bosnie. Safvet lui a répondu que le Gouvernement ottoman accepte en principe l'occupaMon, mais qu'on délibère ·encore sur les condit.ions d'une entente et que we retard ·est :oausé par .I'effervescenoe qui :règne parmi lles populations bosn1aques. La Porte :av•al1t le 21 prévenu :le GouvePnement .aUemand que 1es ratifications du tl"lai:té :ne pourPai!ent pas ar:dver à Be111illl le jour fixé pour l'échange des !l'a<tifioa:ti:ons et qu'e1le demandait une pro,longat:i<on du terme de qu:inze jours. Chmrgé d',affadJres allemand ·a par ordre de son GouvePnement communiqué aujourd'hui ·en créponse que ,la prolonga:tion ne sauraM étre accordée que si la Porte se met préalablement en règle avec tous les Gouvernements signatalicres ».

    376

    L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 117. Pietroburgo, 31 luglio 1878, ore 17,30 (per. ore 19).

    En réponse à la demande de sursis de la Porte communiquée par l'Allemagne, Gouvernement Russe a répondu que pour sa part il se tenait aux stipulations du traité et serait prét à échanger les ratilìcations le 3 Aout, et que si quelque évéDJement fàcheux se produisait ensui:te 1la vesponsabilité en retomberait sur le Gouvernement Ottoman.

    377

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A MILANO

    T. 492. Roma, l agosto 1878, ore 23,25.

    Chargé d'affa:kes à Pete11sbourg télégraphi:e que :1a Russ~e Hent ·absoilument à échanger 1les ratli!f1cations :le trois, et comme tout :le monde pa11airt ètre maintenant de la mème opinion, je m'abstiens de donner exécution au télégramme par 1equel V. E. m'o11donit1Je d':aP.JilJoncer que nous accordons un délla:i de 15 joul'1s (1), ·da:ns .~a persua~ston que V. E. se I'anger:a à l'av.is des aut:!'1es puLs:sances d'échaJnger :les ratHìcatJions aprè.s demain, en '.~aLssant protoco}e ouvert pour .la Turquie. J'attends donc vm nouvelles instructions.

    378

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 1211. Terapia, 1 agosto 1878 (per. l' 8).

    Conformandomi alle istruzioni da V. E. impartitemi col telegramma del 22 ol'1a :scor.so :1ugl:io (2) ho ·coito ~.eri ·l'occasione d!i una mia V\Lsi:ta ·al Gran V:iZ<k per condurre :seco :liui :il discorso sug]ii a:ffiari de11'Albaiil11i:a. Non ebbi difficoltà a persuadere S. A. che gli avvenimenti che colà si preparano sono tali da creare le più gravi complicazioni pel Governo del Sultano. • L'Albania diverrà una nuova Bosnia per noi »! esclamò Safvet Pacha -• Dal momento che tali sono le prevLsioni di V. A., per qua,l mot:ivo -gl:i. :ch~esi :i:o, -:]Ja Porta: non s'adopera a reprimere quei moti prima di esserne sopraffatta come lo fu in Bosnia ed in Erzegovina? •. Il Gran Vizir mi rispose che lo stato d'anarchia che regna fra l!e ·tdbù Aolbanesi non ha al:cun {lara:Uere sovversivo •Contro ['aurto:r:ità de-l Sultano, ma è dovuto unicamente al malcontento per le decisioni prese dal Congresso a loro riguardo; se le Grandi Potenze non avessero sacrificato l'Albania alle aspirazioni della Serbia, del Montenegro e della Grecia, nessun disordine si sarebbe prodotto in quella provincia. Replicai a S. A. che i torbidi in Albania non datano da questi ultimi tempi, ma durano da mesi e mesi e se ora si son fatti più gravi si è per colpa delle Autorità che non cercarono e non cercano di parvi riparo. Safvet Pascà mi dichiarò allora che per ristabilire l'ordine in quelle località sarebbe indispensabile l'invio di molte truppe; ma che il Governo, assalito com'è da mille imbarazzi, non è in grado di prendere una simile misura.

    Mi è or ora comunicato in via confidenziale un dispaccio che la S. Porta ha testè indirizzato ai suoi Rappresentanti all'estero, e che si riferisce appunto all'argomento della mia conversazione con Safvet Pacha. Credo conveniente di

  • Cfr. t. 122 del 1° agosto non pubblicato.
  • Cfr. n. 341.
  • 417

    trasmetterne qui unita copia a V. E. nella supposizione che non Le ne sarà: data comunicazione testuale da Turkan-Bey. Questo documento svela ai m1e1 occhi il proposito della Porta di volersi esimere da una parte degli impegni assunti, col pretesto di una resistenza popolare da essa stessa indubbiamente provocata ed indirettamente sostenuta.

    ALLEGATO.

    SAFVET PACHA AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI TURCHI ALL'ESTERO

    Aux termes du traité de Berlin, le Gouvernement Impérial s'est engagé à céder tant à la Serbie et au Montenegro en Europe qu'à la Russie en Asie, certaines parties de territoire appartenant à l'Empire Ottoman. Vous n'ignorez pas que plusieurs de ces territoires et les plus importants n'ont point été conquis par les armes. et sont encore en notre possession.

    Au moment où les Etats susdits se disposent à s'en emparer il est de notre devoir de prévenir les Cabinets de l'Europe des événements aux quels cette prdse de possession peut éventuellement donner lieu.

    Or il résulte d'informations précises et irréfutables parvenues à la S. Porte que les populations de plusieurs d'entre les districts annexés, Musulmans et Chrétiens, sont fermement résolues à s'opposer, meme par les armes, à l'incorporation de leurs territoires à des pays qui n'ont avec eux, aucun rapport de langue, de moeurs ni de nationalité.

    En ce qui concerne la Serbie et le Montenegro ce ne sont pas seulement les. habitants des districts destinés à etre annexés qui ont pris la résolution mentionnée plus haut, mais aussi ceux des districts circonvoisins restant sous notre domination qui font cause commune avec leurs frères. On peut comprendre notamment. dans cette catégorie les districts de Novi-Bazar, Leniza, Debré, Cachlidja, Pristina,, Mitrovitza, Ipek, Yakova, Halkan, Delen, Lom, etc.

    Une Assemblée de notables des suddits districts a eu lieu récemment à Prizrend en vue d'arreter toutes les mesures propres à assurer la resistance. Ces populations ont attendu, avant d'agir, de connaitre les résolutions du Congrès, mais aujourd'hui que ces résolutions leur sont connues, ·elles ne déguisent plus projets et se préparent ouvertement à la lutte.

    Nos Autorités, depuis Iongtemps déjà, n'ont cessé de leur présenter des observations pour les arreter sur cette pente, mais toutes leurs recommandations sont restées sans effet; ces populations ne voulant ·tenir aucun compte des nécessités politiques qui ont obligé le Gouvernement Impérial à se soumettre aux décisions du Congrès, elles ont seulement promis de ne pas prendre l'offensive, mais en déclarant que elles défendraient leurs districts jusqu'à la dernière extrémité, dès qu'hls seraient envahis, et qu'elles .chasseraient meme l'étranger de ceux déjà occcupés ou périraient jusqu'au dernier homme.

    Nous sommes en outre informés par nos Autorités qu'à l'heure présente deux cent quarante mille Ghuéques sont organisés militairement et préts à marcher au secours de leurs corréligionaires.

    Les dispositions que je Vous signale dans ces districts de la Turquie d'Europe existent au meme degré en Asie parmi les Lazes. Ceux-ci ont également résolu de s'opposer par la force, à l'occupation par les Russes de la ville de Batoum et des territoires Asiatiques cédés à la Russie.

    La S. Porte impuissante à prévenir oomme à empécher ces maux et justement inquiète des conséquences qui en résulteraient, ne peut que signaler à l'Europe les faits ci-dessus pour dégager sa responsabilité vis-à-vis d'Elle.

    Vous voudrez donc bien, M. l'Ambassadeur, Vous en expHquer dans ·ce sensr lorsque l'occasion s'en présentera, avec le Gouvernement près du quel Vous étes. accrédité, et appeler toute Son attention sur la gravité des événements à prévoir,

    (l) (2)
    379

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Carte Robilant)

    L. P. Milano, 2 agosto 1878.

    Finalmente trovo bastante animo per scriverti qualche verso.

    Curtopa:Ssi ebbe l'mcar~co di rte[}Jer<1li a giorno de(Ll,e cose di Betr1lllino, di ~cui io non ebbi nè il tempo nè il cuore di farti parola. Ma puoi immaginarti quanto ebbi a soffrire a dover fare la sola politica possibile in quella situazione se si volevano salvare l'onore e la reputazione d'Italia, ed essere fatto segno della più atroce gueré!1a senza 'che ,a11cu:no mi direndesse. Imperocchè ila drri,tta trovava IJ.'occasione ~oppo buona per <JJtbacca!l'e iil M~n1stero, e ILa ,si:nJ1stra aVJeVla 'inizli!aJto gl'i attacchi. Mto {JaDo amtoo, r1lieni a mente ,che ~ill v;el'o inizà,atore di questa gueNa che si mi!solise TIJelil'ag1iJtaziJone per 1l'Itruia ,LNedenrtJa 'IllOIIl. è alitri 'Che' TomnieU1i, il qUJaJ}e VIi J>avorÒ dia dJUJe a[}JDli .ooill',ardore 1Che ISélii, ~ed ID que1SII;i UlJtimi r!Jempi, aggiung,endosi ail!l'anhlca l"!abbila llia 111ecente sete dii Vlendertta, si fece a vomiltare tutto quel vel,eno che 1apparV1e Illel Popolo Romano. F,iJgUJrati che pochi ~omi prima di 'péiii"Itire per Beclilno aV'endo ilo doma,ndato aJl Gabinetto di ~consegnarmi (per darvi ancora una corsa) le corrispondenze confidenziali delle Ambasciate sulla questione dellia Bosnia, mi Vlenne I"Lsposto 'che esse non 1st troV'aVJano negli ar

    chiVli poilchè da un mese 1ill. Conte Tornie]J]Ji li 'aveVIa ~est\l'latti e pol'tati a oa~sa del Signor Depretis. Ed ora capirai come la Riforma pubblichi anche la ·data di que]le corvilspondenze.

    Finito quel divertimento di Berlino io me ne tornai in patria, ed in conseguenza d'un telegramma trovato a Monaco, ne andai direttamente a Torino presso S. M. Come puoi comprendere in seguito al passato, più ancora in presenza d'una agitazione lasciata sviluppare dal Governo, che già aveva paralizzato tutto quello che io avevo fatto a Berlìno, e minacciava di peggio, io ero ben risoluto a lasciare il Ministero, e lo dichiarai categoricamente al momento del mio arrivo. Ma S. M. che approvava completamente l'operato, insistette perchè non dessi seguito alla mia risoluzione. Tirai innanzi fino all'arrivo di Cairoli, e gli feci la stessa dichiarazione. Ma con Cairoli è impossibile di mai venirne ad una conclusione, irJJeihl,e cose pilcool>e come 11Jet1le g:rcsse. L',agtirbaZJione però ,si è ~calmata, e questa che era la mia più valida ragione quasi mi sfugge. Eppure io non ne posso

    più, ~ahle infinite lllJOj'e 1si aggiunge 101I'a La maJl fe1rma saill.ute, ~che oon V'a di ~male in peggio. Basta, io non so proprio Quel che avverrà di me. Pel momento il mio sogno sarebbe d'andarmene lungi dalla politica e dagli affari, d'andarmi a riposare, e soprattutto di separarmi da colleghi nei quali non posso avere la menoma confidenza e simpatia. E Dio esaudisca i miei voti, chè non ho in fin dei conti commesso nessun deHtto pe1r ~es>:le['"e ~condannato a questa tort,UJra, ~chè ~i pa,s1salbi quattro mesi Jiasce11anno n,el milo 'animo l'imoress~one più d01lorosa de>liJ.,a mirct v~ita.

    P.S. -Fammi il piacere di scrivermi direttamente qui a Milano in forma particoml'e (L'.imrpressione si ha attua~lmente a Vienna dell'HatU:a, e del suo Govetrno. Cairoli continua ad avere l'interim degli Esteri.

    380

    IL CONSOLE A JANINA, ZERBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 121. Janina, 2 agosto 1878 (per. l' 8).

    Il R. Console a Prevesa avrà già dato contezza all'E.V. delle truppe ottomane nuovamente sbarcate in quel Porto. A me non resta di riferirle se non che una buona parte delle medesime trasportata ad Arta venne colà distribuita nei punti più strategici e fino negli ultimi villaggi confinanti col territorio Greco. Altri grossi distaccamenti, oltre quelli di Valona e di Santi Quaranta, sarebbero stati inviati a Fanari, Parga, Murto, Margariti e Paramitia, località tutte che fronteggiano il mare Jonio. Da siffatte disposizioni sembrerebbe che la spedizione di queste nuove truppe non tanto avesse per movente una temuta insurreZiione in Albani1a, come Lo .scrivevo nel rappo·Tfto dena settdma·na paiSISalta, quanto la determinazione presa di opporsi energicamente ad una invasione Ellenica in esecuzione forzata del Trattato di Berlino. Questo movimento militare e 1'ai"Tivo 1a Jianina, •avvenuto neUa giornata di 'ie'l'i, de[ Musdr Hamb:i Pascdà, nuovo Gov,erna•to~re Gene11aie M'i1H<tare deU'Epiro -A:lbania, hanno ben portu.to rialzare l'animo dei Musulmani a rinnovate speranze sulla conservazione di questo territorio sotto lo scettro del Sultano; ma i numerosissimi Cristiani sono pienamente tranquilli e sicuri sulla decisione del Congresso, in quanto li riguarda, e aspettano con pazienza e fiducia, che le due Potenze, le quali principalmente hanno perorato la loro ·causa, affrettino l'aurora di quel giorno, che· spezzerà le loro catene e li riunirà all'antica madre.

    In quesrto ·:Wa1ttempo 1i Bey Albanesi, ·che sono tuttav•ia t.ratt.enut,i a Ja.nJna da Rassim Pascià senza un ben chiaro scopo, e che non poterono essere da lui persuasi a prestare al Governo uomini e danaro, tengono continuamente radunanza o11a in ·cas1a de,lJI'uno ora dell'altro su •aiTgomenti Tlilsgliardam.rtli il1a lo!I1o paiÌLr·i•a. Nell'unione del1l1e •loro volontà .e<ot,ii non hanno più alcun timOTe deill' Autor•irtà Governativa, e quanta questa loro unione sia il prova il fatto d'un telegramma giunto ultimamente a Ja,nilna dal rimoto paese dei Ghe·ghi nel qua•Ie em de•tto ch'essi erano pronti a muovere armati in numerose falangi ove il Vali avesse creduto di tenere jn ostagg1i i •Capi de1l'Albania, griusta ·la voce che ,s'.eil'a PII'Opagata sino in quelle regioni. Una delle deliberazioni prese dai Bey Albanesi nelle succitate riunioni fu la compilazione d'una petizione, che doveva essere mandata direttamente alla Porta e nella quale si dimandava, che in vista della cessione di una parte di territorio alla Grecia si dovesse costituire in Albania un nuovo Vil.ajetto ·comprendernte •l'attuale A1ta 'e Bassa Albani•a, Jan,iln.a, Sallonicchio e Mona•stk eon sede a Bemt o Tirana. Lo scopo di questo progetto. era di cominciare a gettare insensibilmente e all'ombra delle leggi dell'Impero le fondamenta di un Principato, che alla prima favorevole occasione si sarebbe dichLara1to indipendente: ma a combatterlo sor·sero .s:peC!ia.lmente Sabr:i-Bey, ,j,J più intelligente dei Grandi Albanesi e Nachi-Bey, figlio del più ricco di loro, i quali credono di non potere salvare la loro nazionalità e di provvedere al'.

    420

    bene della loro patria, che unendosi o mettendosi sotto la protezione di una Potenza Europea, e dinnanzi alla loro opposizione il progetto venne abbandonato.

    La sicurezza pubblica in questo Vilajetto non accenna punto a farsi men trilste: contmuano 'le 'agg:]}essiond, di bande. :le imposizioni di tag:l'i'e e i l}i1catti su vca~sta <scala. La ,ta_,uppa ,iJnviata ~cnntro d~ 3sse non ha da,to finol!"a alcun 111sultato. È ~credenza generale che l'ordine e la tranquillità non possano essere ricondotbi 1m queste provcinoi,e se non co!2:::> stabiil:1mento del nuovo Governo. Intanto le popolazioni che soffrono egualmente dei banditi e dei soldati sopportano pazientemente le calamità, alle quali sono esposte, e non osano nemmen più alzare lamenti, che non sono ascoltati, nè invocare aiuti, che non vengono d'alcuna parte.

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    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 900. Vienna, 2 agosto 1878 (per. il 12).

    L'E.V. col suo ossequiato dispaccio della presente serie S. N. datato da Be]}lino 12 ,lug1Lo ,corcrente 'anno (1), nell'informarmli ~avere nelle ,sue conversazioni col Conte Andr3Jssy 'tro~éllto oppwtundrtà di fur ~cadere til d~scorso sUi1la questtom.e dell'Aussa, che lascia tuttora incerta l'estrema parte del nostro confine Orien

    -tale, m'invitava a riprendere i negoziati in proposito col Governo I. e R., profittando dehle buone dilsposi:donli manHestate ~al :]}iguardo dal Conte Andrassy, onde assicurarci un favorevole esito a quella questione.

    Anzi tutto come di ragione, mi dichiaro pronto ad adempiere gli ordini impartitimi onde però essere in grado di corrispondere alla fiducia dimostratami in questa circostanza, converrebbe che io avessi perfetta conoscenza delle rag:iJoni 'che ,iJndussero 11 R. Governo a prendel'e :l'ini2liati:~a .]n una ver,tenz:a, ·che indubbiamente il Governo Imperiale solo ha ogni interesse a vedere ultimata: poichè per ~conto nostro non abbiamo, ch'io mi sappia, interessi materiali che soffrano dalla anche indefinita prolungazione dell'attuale stato di cose, mentre che considerando il fatto da altro punto di vista, non saprei vedere inconvenienti, acchè la nostra frontiera orientale continui a rimanere priva di una .sanzione avente carattere di atto internazionale.

    Non mi acci!ngerò a svolgere qui nuoV"amente le considerazioni V"a11Le comprovanti ~~1 mio asserto 'intovno agl'dnteressi marter,LaH Aust:ri:aci 'lesi dal presente stato di cose e che evidentemente il sarebbero ben peggio ancora se la soluzione della questione fosse quale noi con fondata ragione pretendiamo; neppure ripeterò le ragioni che fanno sì che nessun effettivo interesse materiale

    nostro (astrazione fatta del vantaggio che si può ricavare dal danno del vicino} è leso dalla conservazione dello statu qua, nè soffrirebbe in conseguenza della soluzione pretesa dall'Austria. Tutto ciò è largamente svolto nei precedenti miei rapporti su questa vertenza e non può lasciar dubbio in chi voglia giudicare

    spassionatamente.

    A fronte di una tale situazione confesso francamente che ho sempre evitato di giungere allo scioglimento della questione, sembrandomi più opportuno tenerla in serbo per la circostanza in cui la nostra arrendevolezza potesse pretendere al contraccambio su di una qualche altra questione anche d'ordine del tutto diverso, ma di maggior interesse per noi.

    Questa mia tattica era d'altronde talmente naturale e chiara quindi che il Governo Imperiale dal canto suo spiava l'occasione opportuna di proporci l'effettuazione di questo atto di libero scambio da me ideato. Mi risulta infatti. che a tale prezzo si fosse pensato farci pagare l'adesione alla nostra pretesa relativamente ai matrimoni celebrati dinanzi ai nostri Consoli in Austria da sudditi italiani, senonchè propizie circostanze mi resero possibile di ottenere l'appianamento dellla vel'tenz,a .matl'imonri'a,le, senza doverrla pagrure con COIWeiSSiionà di ,soMa, e quindi d:l Governo Austri,aco dovette XIÌisencare a miglioc tempo a proporci l'accarezzato contratto.

    L'iniziativa essendo stata presa dal R. Governo devo quindi credere che da parte nostra si abbia un qualche vantaggio da ottenere in contraccambio della nostra arrendevolezza, vantaggio che evidentemente deve essere di una certa entità, poichè essenzialmente in questo momento premerebbe assai all'Austria il poter mostra<re 'ai Friul<ani 1ad essa 'soggetti, 1.llll a<tto 'internazionale ·che fa cessare qualsiasi incertezza sulla definitiva delimitazione del confine fra i due Stati in quella zona di territorio. Mi premerebbe essere con precisione a giorno di ciò, poLchè ,saprei così 1se ho :da manten(me IÌiil modo a,ssol:uto ,i,l pnnto di vista sempre sostenuto in base alla ragione giuridica dal R. Governo, oppure se il corrispettivo, col quale la nostra arrendevolezza sarà pagata, è tale da farci rinunciare al nostro diritto ad accondiscendere alle pretese del Gabinetto di Vienna.

    Non saprei poi in verità chiudere questo mio rapporto senza permettermi di far presente all'E. V. che nelle attuali circostanze, posto che vi sia interesse nostro a soddisfare ai desideri dell'Austria su quella questione, non saprei vedere la possibilità di far concessione maggiore dell'accettazione del confine quale fu sempre d:a noi, ,coh buon dLri<tto, preteso. Il fa:re una cessione di ,1Jerrirtorio a noi spettante, ancorchè questo sia più fittizio che reale, non sembrerebbemi indicato in questi momenti. D'altronde una soluzione qualunque siasi, sarebbe già troppo moralmente vantaggiosa per l'Austria, come dissi più sopra, perchè occorra dal canto nostro di maggiormente largheggiare: ben inteso che, se la proposta viene da parte sua, non avessimo ammessibile ragione per rifiutarci ad accettare la soluzione che sempre fu da noi pretesa.

    Mentve starò ,in attesa delJ.e ·indioa~ioni che l'E. V. v.orrà forni1rmi per ·con-veniente adempimento del!l'affidatomi mandato ...

    (l) Cfr. n. 294.

    382

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    'T. 503. Roma, 3 agosto 1878, ore 16,05.

    M. de KeudeH, ma~iJntenanrt pa~rti en c:mgé, ·est venu rtl y a d!eux joucr.-s me communiquer un télégramme par lequel le cabinet de Berlin le chargeait de nous faire connaitre la pénible impression qu'inspiraient au chancelier les attaques diJI"i.gées rconwe l!e Oomte Oooti patr Ila presse rttaJl:iJenne, et de nous déclM"er qu'une pareille agitation ne pouvait qu'ébranler en Allemagne la confiance en la poli

    bique ,iJtaJiienJne. Le Plrésident du conseiiJ. à qllli j'ai transmi1s ~e ·sens de ce télégrmmme, me charge (l) aujourd'hui de faire à V. E. la communication suivante: • Nous .sommes heureux de voir Bismark rendre hommage au mérite et à l'oeuvre patriotique d!e mon rcohlègue 1e milniJstre oos ra:ffiai:res étrangères. Les déolara·tions de

    S.A. sont d'autant plus précieuses pour nous qu'elles s'appliquent non seulement à l'·a~ttiltud!e pel1SOiiliilielilie du Comte Co11ti. mails encore à .la polilttque que i!Jes plenipotenrtilai:res du Roi ont :liaiilte au Congrès et dont le rcab<inet tOIUt ren:tier réclame solidarité. Nous dédaignons le langage inconvenant que la passion de parti diete aux j<mmaux ,dJont rl'hostirliilté contre ae Gouvememenrt est d'ameurs un fa:it connu. NoU!S déploronrs rCependralnt que rdes ra.ttaraues >reprouvées pacr.-·immense majorité du pa)lls a1ilent pu 1ilnrspilrer à BiJsmwck des préoccupat1ons que J',ambassadeur d'Al1emagne peut ·1ui-meme diilsstper par :son témoignage autorosé et imparti:al •.

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    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    'T. 139/130. Londra, 3 agosto 1878, ore 23,30 (per. ore 2,05 del 4).

    La discussion de la Chambre des Communes sur la motion du Gouvernement ·que j'avais transmise à V. E. le 22 Juillet s'est terminée la nuit passée par une victoire du Gouvernement. Le résultat du vote 338 contre 195 a donné au Mini.stère une majorité de 143. Les discours de Gladstone, de Cross, de Lowe, Lord

    Manners, de Forster et de Hartington ont excité ces jours derniers l'intéret du pays. Vers la fin du débat le Chancelier de l'Echiquier fit un exposé de la politique du Gouvernement. Voici les points les plus saillants de son discours:

    l o -Le Trra•ité de Berll!illl ra 'rendu à .)!a Turqui•e ISél ;poSitùJ<m de ga['diienne des -détroits et de Constantinople qui lui avait été confi.ée par le traité de Paris et enlevée par le traité de Santo Stefano. La Turquie delivrée des provinces qu'elle n'était pas à méme de bien administrer avait été rendue assez forte pour remplir ses devoirs envers l'Europe; 2" -Le Gouvernement anglais en donnant de bons conseils à la Grèce l'avait préservée des dangers de la guerre et avait

    obtenu pour cette dernière à Berlin tout ce qui était possible d'obtenir; 3° -La Convention du 4 Juin entre l'Angleterre et la Turquie avait été stipulée dans le mème but que le traité de Berlin. Elle donnait à l'Empire turc des espérances de ·stabi1l1ité. De notre dJté 1cette Con'\'ention ~avait 'eu vue de protéger l1.e1s COIIDffiUnications de la Grande Bretagne avec les Indes, d'assurer le pouvoir anglais sur cet Empire et au lieu d'augmenter .les responsabilités de l'Angleterre ne faisait que les reconnaitre; 4° -Outre cette Convention le Gouvernement n'avait pris d'autl'e 'engageme,nt 1Seoret; 5° -Quant à J,a Convenrbion avec SchouVlatloff tl'Angtleterl'e ava,iJt ,a,g>i ,avec .J'appr,oba,tion des autres Puissance1s. A de:Eaut de cette Cooventioo 11e Congrès n'auratit pu 1se ,réuni,r ou réussir dan,s :son but. La Ftr~ce et l'Autriche sont entrées au Congrès avec des Conventions secrètes qui n'ont pas été revélées; 6° -Afin que ·la Turquile so1t ·assez focte 'en Ais[e pour g,a["dJe,r les endl'oirts qui touchent de près 1aux i1ntérèts 'ang:Iais 1i[ :llaudrait que il'admmrustration de ces provinces soit améliorée. Des reformes étaient nécessaires dans le revenu de l'Etat, dans le système judiciaire et dans celui de la poliee. L'Angleterre n'avait aucune idée de rivalité ou de desseins égo:istes et espérait obtenir

    l'approbation des autres puissances et l'appui du peuple.

    (l) Con il t. 131 Milano 2 agosto 1878 non pubblicato.

    384

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 27, pp. 4-5).

    R. 2129 . Berlino, 3 agosto 1878 (per. il 7).

    .A!insi que j'avai's eu so1i:n d'en prévenÌ[" V. E., M. de RadoWiitz, qui

    rempiace en ce moment pour 1Ies afiad.res po1irtiques S. E. M. de Bu1ow, a

    adressé hier ,aux treprés,enrtan,ts des Puissances ,si·gnar!Ja1Ì["e,s du T,rad,té de Bed:iJn

    l'invitation de se réunir aujourd'hui, au Palais .du Chancelier de l'Empire afin

    de procéder à l'éehange des ratifications de ce Traité. Le mème jour, je recevais

    le télégramme par 'l!equel V. E. m'autol'i,sait à ~effeduer 'l'échange cles vatmca

    tions, ~en m',assodant à 1la déds1on qui 'sel'a;tt pr·1se ~en commun à J'ég,ard du

    dél:ali que 1l,a Subl1ime Poc,te avait demandé.

    La :réunion a eu lieu aujourd'hui et, ainsi que je viens de le télégraprier, les

    ratifications ont été échangées entre les represéntants de l'Italie, de l'Allemagne,

    de l'Autriche-Hongrie, de la France, de la Grande Bretagne et de la Russie.

    Quant à Ja Turquie, Je p:wtocole de ,la séanoe 'a fadt mention de 11a décltM'artd'on de

    l'Ambassadeur ottoman, que le Sultan avait également ratifié le Traité du 13

    Juillet 1878 et qu'il le considérait camme valable à partir de la date d'aujour

    d'hui. Sadoullah Bey annonçait en outre que les instruments de la Ratification

    de Son Souvemin serad,ent échangés dans un délJa,i de quinze jours.

    J'ai l'honneur de joindre ici une copie du Procès-Verbal d'échange, et je

    me réserve de transmettre 'PaiT 1le couru-ier de Cahinet qui il'ev1endra sous peru

    de St. Pét'e!1sbourg, l'oc'Ì:ginal du Procès-Verbal muni de1s cachets de1s sigoorbadres,.

    ainsi que les instruments de ratification destinés à l'Italie.

    ALLEGATO.

    PROCES VERBAL (Copia)

    Les Soussignés s'étant réunis pour procéder à l'échange des Ratifications du Traité conclu à Berlin le 13 Juillet 1878, les Instruments de ces Ratifications confirmant le dit Traité, ont été produits par les Représentants de Sa Majesté le Roi d'Italie; Sa Majesté l'Empereur d'Allemagne, Roi de Prusse; S:a Majesté l'Empereur d'Autriche, Roi de Boheme etc. etc. Roi .Apostolique de Hongrie; Son Excellence le Président de la Répuplique Française; Sa Majesté la Reine du Royaume Uni de la Grande Bretagne et d'Irlande, Impératrice des Indes, et Sa Majesté l'Empereur de toutes les Russies, et ayant été, après examen, trouvés en bonne et diìJe forme, l'échange en a été opéré.

    L'Ambassadeur de Turquie, tout en exprimant les regrets de la S. Porte de ce que les instruments de ratification n'ont pu etre expédiés à temps, annonce qu'il est autorisé à déclarer que Sa Majesté l'Empereur des Ottomans a également ratifié le Traité du 13 Juillet 1878, et qu'Elle le considère comme valable à partir de ila date d'aujourd'hui.

    Sadoullah Bey annonce en outre qu'il sera procédé à l'échange des Instruments dc Ratification tures dans un délai de quinze jours. En foi de quoi les Soussignés ont dressé le présent Procès Verbal, qu'ils ont revetu du Sceau de leurs armes. Fait à Berlin, le troisième jour du Mois d'Aout de l'an Mil huit cent soixantedix-huit.

    Signé: LAUNAY -RADOWITZ -MAYR

    -MOUY -ODO RUSSELL

    ARAPOFF -SADOULLAH

    385

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    T. 508. Roma, 4 agosto 1878, ore 18,15.

    Les nouvelles que nous recevons de Serajevo et de Raguse continuent à etre excessivement graves, Serajevo serait toujours au comble de l'anarchie. Sans intervention des consuls les autorités auraient été massacrées et ont enfin été expulsées avec le consul autrichien et les principaux de sa colonie. Aujourd'hui on nous mande qu'à Mostar, le gouverneur et le mufti ont été égorgés, que la conduite des Autrichiens à Banjaluka est contraire aux promesses de la proclamation et que la situation empire à chaque instant. De Constantinople nous parvient l'information que les populations bosniaques se portent en masse vers les défilés pour s'opposer à la marche des Autrichiens. Dans un grand conseil présidé hier par le Sultan on aurait décidé d'en venir à un arrangement avec l'Autriche, à la condition de conclure une convention et de fixer la durée de l'occupation.

    42S

    386

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 901. Vienna, 4 agosto 1878 (per. il 12).

    Daochè :tl Conte Andrassy fece rdto11no a Vienna non ebbi occasiJOne d':tncontrarlo, nè credetti procurarmi un'udienza, poichè non sarebbe stato conveniente ciò fare senza trarne occasione per toccare seco Lui il delicatissimo tasto delle dimostrazioni contro l'Austria promosse in questi ultimi tempi dalla Associazione dell' • Italia inedenta •. Una particolare riserva in proposito parvemi mi fosse imposta dalle circostanze a tutela della nostra dignità e l'osservai tanto più facilmente che non ricevetti dall'E. V. nè da S. E. il Presidente del Consiglio durante la sua reggenza del Ministero Affari Esteri, istruzioni che mi imponessero una diversa attitudine.

    Mi è però noto iill .ltnguagg.io t'enuto in queh1a occasione dal Conte Ancirlalssy, giacchè con tutti quelli fra i miei colleghi che ebbero a scandagliare il suo apprezzamento al riguardo Egli si espresse nel modo seguente: • A fronte della condotta così leale e corretta osservata dal Gabinetto del Quirinale a riguardo di quello di Vienna durante il Congresso, sarebbe sommamente indelicato da parte nostra il non tener conto delle difficoltà contro le quali deve lottare il Ministero Italiano ed aumentarle ancora rivolgendogli reclami a proposito di manifestazioni che se in apparenza sono dirette contro di noi, hanno la loro vera punta rivolta alla Monarchia Sabauda ed all'attuale Ministero •.

    Queste ,i,den<t1che pa'l'Ole rDÌipetevami 1ill Barone Orczy, :nell'occasione che incidentalmente parlando seco Lui della impressione prodotta nei vari Stati d'Eu

    ropa dal il"iisulitato del Congresso di Be11Lm·o, ·le manifesta~ioni popolaa1i ItaMane venivano pure superficialmente accennate.

    Come di ragione, non lasciai sfuggire occasione di chiarire indirettamente g~l'intendimenlti del R. GoV'ell'll1o e •così pure le ·con:sidei1aZÌiolni a OUJi lia sua condotta ebbe ad informarsi: e mi risulta che le considerazioni da me svolte con persone che sapevo le avrebbero ripetute, incontrarono sempre un per lo meno apparente favorevole apprezzamento.

    Stando dunque ai fatti quali constano, non possiamo a meno di essere soddisfatti dell'attitudine cosl riguardosa e piena di tatto, osservata dal Governo Ausko-Ung~a<!1i:co a •nostro IDigJUardo IÌJn questa rspilnosa ·circostanza. A mio a:vvdiso però, s'ingannerebbe grandemente chi credesse che l'accaduto non abbia a lasciare qui un profondo e durevole malumore contro di noi. La questione del Trentino, poichè di quella di Trieste non è neppure il caso di parlare, si è fatta grossa sì in Austria che in Ungheria. Non v'ha nella Monarchia chi non abbia il convincimento che l'Italia non aspetta se non l'occasione propizia per rivendicare a sè quel territorio; e per contro il respingere con tutti i mezzi quella !1cstra pretesa è il solo concetto veramente universalmente popolare nell'AustriaUY!gheria al giorno d'oggi.

    All'indomani della firma del Trattato di Berlino premeva al Conte And::-assy di non provocare ·con un pas3o avventato una crisi in ltali1a, dovendo E·g1i anzi tutto desiderare che ll'ope;rra dei nostri plenilipotenziarr:iJi al Con~resso fosse approvata ool Governo e ['laJ1lilfìcarta da Re Umberto. Olltre a .ciò è ewderube che •la Mona11chi1a Acus1mo-Ungarica tlroVJandoSli ,il!l questo momernto ilimpiglJ1alba ne!Iila grave ed incerta avventura dell'occupazione della Bosnia, avrebbe commesso una notevole imprudenza, tanto dal punto di vista politico che da quello militare, provocandosi una complicazione alle spalle, che avrebbe potuto grandemente compromettere la così incompleta opera del Congresso di Berlino. Una somma pruden~a quindi •ere .imposta dalhle owcostan~ ai Conte Andra.ssy e •con molto tatto, convien dirlo, Egli seppe attenervisi. Ma con tutto ciò è dover nostro non chiudere gli occhi sui pericoli che ci potrebbero mina·cciare da un momento all'altro. D'ora in avanti il mantenimento delle apparenti buone relazioni coll'Italia, non sarà più se non una questione d'opportunità. Alla prima occasione che l'Austria ravviserà favorevole, essa non mancherà di mostrarci che l'accaduto negli scorsi giorni non le è passato di memoria. Basterà un incidente qualunque anche di lievissima importanza per provocare uno scoppio. Teniamoci quindi preparati per quel giorno, poichè se anche la scadenza non dovesse essere prossima, essa è però fuori d'ogni dubbio ad un determinato conveniente momento.

    387

    IL CONSOLE A SCUTARI, BERIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 359. Scutari, 4 agosto 1878 (per. il 17).

    II Governo AuSÌ['o-Ungari:co per mezzo del 1suo Ambasoi·ator•e ~€131SO iLa S. Sede si ["ivolise non ha •g'Uial1i léllllla Congl'egaZJLOIJJer dd P11opa~anda ·ed accusò lÌ Fret:i F;rarncescani Mtssiona["j delll' AlbRIIJJia di mene ~nivdl!U2lionarie ed ostii!li all'Ausrtria (sic); rchii!ese qui!ndli rche ad Mi!ssiona;rj Ita!ldani sieno ISOstittuilti MilssiOOiarj Austrfrlaci.

    L'Albania è finor·a Missione della Provincia Italiana di S. Francesco.

    Il Superiore Generale dell'Ordine cui fu data partecipazione dell'accusa non tardò a smentirla, ed il Governo stesso Austro-Ungarico riconobbe essere insussistente.

    TuttaviJa Jio rstesso Pa,dre Superiore Generale il!lViitò testé ri suoli Oon:flraWIJlli ad essere circospetti rper.chè ailllia Provmc1a Itall!ilana dlelil'Ordine non s1a tolta questa importante Missione che Frati italiani mantennero, santificarono in tempi tristL!!Simi e dailila quale •o~na l'Austria vorrebbe rsoppliantalre gl'Ital1iarnli.

    Il motivo di questa diffidenza e malvolere dell'Austria è troppo evidente perchè io mi dispensi dal rilevarlo.

    P.S. -Il PadTe Rilerba•ttista da Verolavecchia athJ!almenrte missiOillario jn: Pr~seil'endi mi inVIi'a rlettera che aoeiludo (l) riJn rCU!i narra ~re at1rua;lli ·oondlizdonli. di

    queil paese. Glti a.J1banesi 'res1stemnno, ·s'opporranno a~lti Austrt~oi ed ai Montene

    _grini. Questi ultimi dal canto loro rifiutano di retrocedere Dulcigno (malgrado 1e pressioni austriache) se prlima non è 1Loro ceduto Podgolritza, Spuz, Guss,:-'l,ie e gH ,aJit11i pa:es1i. I DUJldgnoti ,contenti dc!. Govemo monrbenegrino fanno d~mostraz1oni 1in favore del medesimo. Il Pao::.~ià nostro 1in questi ultbimi g:io·rni fu a Podgol11tza ,e nonchè dimostr'a'r'e intenztione di cedere que1i1a oitttà ·e quel territol1io fece ,a,Iz,are nuove fortlifì,oaz,ioni. B~chi buzuk albanesi furono attelati lungo il lago verso Vmka 1e Copldk . .AJ1td b~chi buzuk furono :attel!ati lungo La frontiera di Anamalik ~suHa deska dello Ba!3na.

    (l) Non si pubblica.

    388

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Vienna, 4 agosto 1878.

    Ricevo in Questo momento la tua lettera del 2 (1). Ti sono proprio gratissimo ,di avermi scritto aspettavo con tanta impazienza una tua lettera per avere notizie tue un po' precise. Nulla mi dici d'una lettera ch'io ti scrissi tosto dopo il tuo ritorno in Italia, e ,che ti spedii a Roma nel piego diretto al Ministero, spero l'avrai avuta. In quella lettera ti scrivevo di non ritirarti, e ti confermo oggi lo stesso suggerimento. Tutti gli uomini seri d'Europa ti stimano e simpatizzano con te e credi a me altrettanto si può dire per l'Italia ben inteso esclusi i farabutti che pur rtroppo non sono pochi nel nostro bel paese. Oapisco che iii mi:o consiglio equivale a dirti di rimanere sulla breccia dove ti trovi ben si capisce con poco gusto; ma niuno meglio di me può consigliartelo poiché io pure mi trovo ,sUJli!la brecda e non da ie11i. Ciò che mi 'scrivi su TOil1Ili1ei1H me ll:o ero immagi,nato, non 1Sitamo dunque che al principio dello ~soooda11o.

    Desideri ch'io ti scriva l'impressione che si ha attualmente in Vienna dell'Italia e del suo Governo; ciò mi prova che contrariamente a quanto speravo non ti furono comunicati i miei telegrammi degli ultimi tempi. Ad ogni modo eccomi a servirti. L'agitazione che il Governo tollerò promuovesse l'Associazione dell'Italia irredenta, mentre senza chiasso di sorta la si poteva arrestare sul suo nascere rovinò completamente la nostra situazione qui. Come di ragione .si ha in questo momento a Vienna bien d'autres chats à fouetter, e quindi il ·Governo tace e mostra quasi di non accorgersi di ciò che succede da noi, ma credi a me che conosco Questo Paese, non ci perderemo nulla ad aspettare! Al momento opportuno pagheremo 1e'3 pòts cassés. L'i,!'II'i,taz:iorne ~contJ'o di noi è si,a ,in Austria che in Ungheria immensa ed universale. Nessuno del resto dubita che

    più o meno presto le armi dovranno risolvere la questione. Come capirai per conto mio faccio il morto, poichè i ragionamenti che si fanno da noi, per dimostrare che tutto ciò che succede non si può impedire non oltrepassando i limiti deHa ·legalità, non avrebbero conso di sorta m questa p~azz'a. Anziitutto devo evitare spiegazioni provocanti che potrebbero singolarmente aggravare la situazione, quindi non mi procurai ancora l'onore di vedere Andrassy dacchè fece ritorno a Vienna.

    Data questa situazione capirai come il tuo ritiro in questo momento e la venuta d1n tua vece al lVIin~stero, d'un fa,vabutto, g,~acchè nn ,aJJtro successOII'e ,a,l tuo posto col Ministero attuale non me lo saprei immaginare, aggraverebbe ancora sommamente la già cosi tesa posizione. Dunque per amor di patria, fatti animo, conserva il portafoglio, ritorna a Roma e sostieni col mezzo di un qualunque giornale l'iniqua lotta che ti fu bandita. Durar a lungo così non è possibile, scommetto che peggio che mai ognuno dei miei colleghi fa la politica propria del che non tarderemo a veder le brutte conseguenze. Ciò che mi dici de11a tua saJLute mi r1ncreSice moLto, .poichè p~ima condiizione per soSitene,re una lotta si è di essere in buona salute, anzi tutto dunque curati. Spero questa lettera ti troverà ancora a Milano, fammi subito sapere se accompagnerai S. lVI. a Venezia e dove andrai dopo, affinchè possa continuare a scriverti.

    (l) Cfr. n. 379.

    389

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL CONSOLE A SERAJEVO, USIGLI

    T. 509. Roma, 5 agosto 1878, ore 14,45.

    Une dépéche de I'agence Havas annonce que de graves dissentiments ont éclaté entre les Consuls autrichien et Italien en Bosnie. Je considère cette nouvelle comme tout à fait dénuée de fondement, mais je désire que vous m'en d0111niez de suirte 1l'assurance pour pouvoir .lJa démentill."" d,mméd1arement.

    390

    IL MINISTRO RESIDENTE A TANGERI, SCOVASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 144. Tangeri, 5 agosto 1878, ore 9,55 (per. ore 17).

    Le danger pour ies villes du littoral étant éloigné besoin immédiat de la présence d'un navire de guer.re a cessé. Ces nouve1Lles arrivèrent aujourd'hui.

    429

    16 ·-Documenti Dinlomatici -Serie II .. Vol. X

    391

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    Londra, 5 agosto 1878 (per. il 10).

    Col mio teleg.ramma del tre ·corrente n. 130 (1), ho avuto l'onore di annunlliacre a<ll'E. V. :l'esito della votazdone che ebbe ll.uogo neù:la notte da·l 2 ai 3 •COI'Irelnte agosto, nella Camera dei Comuni, sulla mozione di Lord Hartington avente pecr oggetto di dichiarare che le prerogative del parlamento erano state manomesse per il modo con cui il Governo aveva conchiuso un trattato che si dichiara essere il principio di un nuovo sistema di politica. Il nobile Lord censurava ugualmente la persistenza del Governo a non dare precise informazioni sul modo col quale sacrebbero sopportati gli onerosi impegni assunti dallo Stato in vktù d~Ha Convenzione del 4 Giugno p.p. conchiusa coHa TUI'chi,a .

    Il risultato della votazione fu il seguente:

    voti favorevoli alla mozione di Lord Hartington 195

    voti contra.riii ali.La mo21ione ·cioè :favorevoli •al Ministero 338

    maggioranza in favore del Mm:~stero . 143

    Con questa vota21ione, può oramai cons1derarr-si come chiusa l1a dJ~scusstone che durò per molti giorni nei due rami del Parlamento, intorno alla quistione di Oriente.

    G1i oratori, da ambo ;}e parti, avevano già esposto i 1lo,ro argomentJi pro o contro 'm procedere del Gov•erno ne' disco11si ·da essi p.ronunz.i:arti nei Meetings che, :in In.ghiJJtera, sogHono precedere Je grondi bavtagilde pariam€II1Jtall'li; per cui si poteva già prevedere l'esito di questa ultima, tanto più che la gran maggioranza dell'opinione pubblica si era già pronunziata in favore della politica di Lord Beaconsfield.

    I discorsi di quel primo Ministro furono, come al solito, abili, umoristici e talvoLta pungenti. EgJii wanciò le sue più ·acute frecce c0111tro il suo rivaLe il Signor Gl,adstone :iQ quai!Je, a :sua vdlrta non 1lo !l"isparmiò; donde ebbe origdJne, fra quei due uomini di Stato, un rincrescevole scambio di lettere acrimoniose. Non è il caso di riandare sopra i discorsi che furono pronunziati in questa occasione dagli oratori dei due partiti; basta accennare che la discussione venne riassunta con molta chiarezza e molto buonsenso dal Cancelliere dello scacchiere che ribattè tutti gli appunti fatti alla politica del Ministero. Egli specialmente si appL~cò a respmge1re ,iJ} :rimprovero d'incostituzionalità mosso contro di esso, per la Convenzione anglo-turca del 4 giugno p.p.

    Per dimostrare che nulla vi era d'irregolare nel modo con cui era stata stipulata tale Convenzione, egli ricordò che, nel 1856, quando il Congresso si riunì in Parigi, l'Inghilterra, la Francia e l'Austria vi si presentarono con accordi speciali e particolari fra di loro, i quali dieaero luogo al cosidetto TripaTtite

    'Treaty che fu conchiuso mentre sedeva il Congresso e che non venne comu

    ni~ato al PaJrJ,amento Britanndco, se non dopo la sua rabifica2'lione.

    Il Gabinetto, come gli si venne rimproverato, ha evitato di entrare in discussione sui mezzi che egli si propone di impiegare per proteggere la ·Turchia e procurare il miglioramento amministrativo di quell'Impero. Il mi

    nistero non ha forse ancora concretato le sue idee in proposito; ma intanto è ·evidente che egli vuole lasciare il paese sotto la favorevole impressione della guerra evitata, della pace ottenuta, e della incruenta conquista fatto. dell'Isola <li Cipro, dopochè gli immensi apparecchi militari sviluppati facevano considerare la guerra come inevitabile.

    Si dice intanto che, per non chiedere sussidi al parlamento, il Ministero si .limiterà per ora a provvedere a che le diverse provincie della Turchia siano ammi:ni,strate da GovernatOI!'Ii onesti e protetllii contro gLi in,trighii del Sel'll'ag11o. Si procurerà d'interessare gli speculatori inglesi nella costruzione di ferrovie nell'Asia Minore, destinate specialmente ad unire le sponde del mare di Levante col Golfo Poos1co. Talli. costrumonri non potranno probabhlmente effettuélll1si senza .che il Governo assicuri un minimum d'interesse agli azionisti. Ma si suppone che tale garanzia non incontrerà molti oppositori nel parlamento imperocchè gli .speculatori di tutti i partiti vi si troveranno interessati.

    Intanto si potrà pl"ocedere a nuove eleZILoni 1le quali es,;endo fatte sotto 'le liet.e i!n:llluenze che tuttol'a prevalgono, desci,l'anno favorevoli, ·si spera, all'-attua1e :amministrazione.

    Più ta1rdi probabiJ1mente, 'si 1senrti.rà •la necessiJtà di provvedere •ID modo efficace, aHa sicurezza deLle provincie Turche sia per .a,sSi.ourare IÌ!l ·transito lungo le ferroV!ie iY1i •costrutte coi .capita[i •inglesi, sia per 'sorV!egldare .i Ru:ssi. Si prevede

    già che, a tal uopo, un forte esercito sarà indispensabile. Allora nuovi pesi graviteranno sullo Stato. Da alcuni si calcola che il protettorato, per essere efficace, non costerà meno di dieci milioni sterline all'anno, la quale somma si può però .ottenere con aumenti d'imposta non troppo onerosi e che lasceranno il bilancio passivo dell'Inghilterra ancora inferiore a quello della Francia, la quale, quantunque prosperosa assai, rimane però meno ricca della Gran Bretagna.

    Tuttavia questo sarà il quarto d'ora di Rabelais. Ma prima che giunga ci vorrà ancora del tempo, ed ,iJntanto 1U partito ·che Oll'a govce•ma .spera di consolidarsi, per lunghi anni ancora al potere.

    Mi limito ad accennare queste opinioni più ragionevoli che ora corrono intorno alle conseguenze dell'impegno assunto dal Governo inglese. Ma mi astengo dal,nuJ~la .pronosttcare .suilll'esito fmalle dii quesba vertenza orne!llta!le; ogni giudizio al riguardo sarebbe forse prematuro e l'avvenire dipenderà molto dal contegno della Turchia stessa.

    Intanto si scorge che il Gabinetto inglese sente che tutto non è finito, ed .egli cerca di attutire i sentimenti di irritazione destati in Francia per il trattato di Berlino e la Convenzione del 4 giugno. Si parla ognora di compensi che le sarebbero offerti, fra i quali Tunisi. Queste sono per ora semplici voci, semplici indizi che è opportuno di raccogliere senza però darvi una soverchia importanza.

    In quanto a Tunisi, io sono indotto a credere che la cessione di quella Reggenza alla FrancLa incontrerebbe opposizionri per paTte de'ILa Germania ed

    anche per parte dell'opinione pubblica in Inghilterra, benchè alcuni giornali asseriscano che Tundsi sia 'stato esib1to ru Signor Waddington, dal Ma~r•chese dii SaLisbury.

    Io fondo questa mia opinione sopra una circostanza di fatto della quale, da più di un anno io resi informato codesto Ministero riferendogli una conversazione che io aveva avuto, in proposito, col Conte di Derby, allora Ministro per gli Affari Esteri. Domandai al Nobile Lord se l'Inghilterra avrebbe potuto vedere, senza inquietudine, la Francia estendere il suo dominio di Algeria nella Tunisia; occupare l'importante Baja di Biserta; trasformarla in porto militare e diventare così, mediante questo porto e quello di Tolone che gli sta di fronte sull'altra sponda del Mediterraneo, diventare dico, padrona delle acque di quel Mare ed in conseguenza della via delle Indie.

    Il Nobile Lord si mostrò assai preoccupato di una tale eventualità e mi lasciò vedere che una simile combinazione non sarebbe stata molto gradita dall'Inghilterra.

    Non posso parlare delle idee del Marchese di Salisbury riguardo a Tunisi, imperocchè non conoscendo le intenzioni di codesto Ministero in proposito, io non mi sono ·creduto autordzmrto a di:scorre1re ool nobile Lord sop1ra un rtlailce argomento; ma ho stimato ·che fosse opportuno d'·.informare la E .V. di queste circostanze •come di •cose 1SUI]le quali ·com~:iene porta~re qualche attenZI10ille.

    (l) Cfr. n. 383.

    392

    IL CONSOLE A RAGUSA, DURANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 65. Gravosa, 5 agosto 1878 (per. il 10).

    Il Segretario del Principe Signor Duby essendo in congedo e non sapendosi a quando ·11 11itorno, io penSJai di rivolgermi 'aJl Voivoda Radonid1 awt:mte di campo di S. A. per far pervenire a Cettigne il senso del telegramma da V. E. speditomi drl 22 luglio scor.so (1), e ghl. scviJssi la ,seguente lette~ra.

    • Il me vient de Scutari que l'occupation imminente par les Montenegrins des dLstvicts assignés à 'La P["'Lnoipauté pa~r !Le •cong.rès de BerHn, fOUirlilli.Jt le p~rétexte à une agitatiOill qui tend à 'Se généralise~r en A:lbarnie, et qui poUil'l'laltt bierntòt dégénérer en revo1te. Je 'sUJLs d'autre part 1informé que .cette agitatJiJon eSit en grande parti'e excitée et fomentée par ceux .qui espèrent d'avantages dans iLes troub1es de cette ·contrée.

    A mon avis c'est dans cet ·encouragement qu'H y a danger; evidemmoot on travaille à faire naìtre des nouvelles complications pour legitimer peut ètre des inte:rventions.

    Or ne ~croyez vous pa,s, M. [e Voivode, qu',i[ ,Sei'lad.rt plus pa:-udent de ne pas se presser trop à prendl'e p(liiiS:e<ssLon <!es nouveaux d1strid!s a[baitlialis et dans tous :les {las de n'y .procédea:-qu'avec bien des preoautions? Si vous :paa:-tagez ces observa~tions .ill sea:-a,it bien de les 1soumettr:e à Son A1tesse; si non, mai,te1s comme si je ne vous ai rien écrit.

    Si vous pe['lllettez, je co!'lr,espondrai avec vous pa'l'ticul<ièreme~nt dlaitlis 1Jourt ce qUJi. n'admet pas lia ~orme offic1ellie; et je vous prie de ne voia:-dans IC.lette démarche que le g11and 1intéa:-èt que je porrte au vadJ11ant Monténégro, .et mon dévouemeiiJJt à Son .t\1tesse et à ,ga fami:1le.

    Agréez etc. etc. •.

    Il Voivoda Radonich mi riJSpose coli1a 'seguen,te lett&a:

    • J'a:i eu le :p1a~sia:-die :reoevoi.r voiiDe ,lettre; ert !Si je n'a~i 'pa!S répondu jusqu'à présent, une excurs~on, que je vdeills de :fiaia:-e du còté de Rie1ia ~avec Son Aillteisse, en a été le seui empechement.

    Malg,ré sa focme privée j'ad :pr~~s ,lJa ·1ibea:-té de 1a 'soumettre à Son Al~sse, qui me charge de vous exprimer ses remerciments pour les communications que vous avez bien voulu me faire. En outre le Prince me charge de vous informer que les nouve:1les, qui vous 1sont paJrvenue1s l'eilia1Jiveme~IJJt à la pa:-ochame oocupation d es terrains qui nous assigne le traité de Berlin du còté de l'Albanie, so n t complètement 1mexactes. Soo .Ailrt:Jesse n'a jama~ ,songé à faiire occuper :oos terii"Iitoires avant le terme fixé pour leur évacuation par les troupes ottomanes. Ainsi donc les brui11s, qui 01nt pu oia:-cuLer da~ns ce SE!IllS ,SOilJt denrués de :fionde:tl1lelllt, et ne peuvent etre propagés qu'à dessein, afin de predisposer l'opinion publique à nota:-e désavantage, et à dwsorédiiter 1l'.in:filuenoe que nous aVO!IlS daJIIJJs ~ces pays. Mais malgré tous les efforts des agitateurs je puis vous assurer qu'aucun pretexte ne ser1a founni de nota:-e pa1rt ~non seruLemerut pOUJr légit1·mer une inltervenrtion de la part de qui que ce soit; mais meme pour donner Iieu à la moindre protestation fondée. Bien au contraire toutes les mesures sont prises pour empecher la momdre COI];J,i,stoo enriJrie itliOUS et oos autorités ert 'lles mécontents qui ISOnt ,<fulstd!nés à deveitliir nos futru11s 1suj'ets. Malgré que 1ce prete~te n'e~tstea:-a pas pour :fiomemea:une agWation ou une II"'eV'o:IIte nous sommes persuadés que :J'on rlll1ame quelques comp1iJcaltions, mails au moins on saura qu'aucun moiù:f ISé!l'reux ne pourTa ~es provoquer de notre còté.

    J'accepte avec empressement l'aimable proposition que vous avez bien voulu me :fiatre suggérer ~aru 1sujet de lllJotre :future :ClOfl"'reiSpondialnce qui e~clueralit toute forme officielle. Connaissant l'intéret que vous n'avez cessé de témoigner à notre pays, elle me permettra d'avoir recours plus franchement à vos bons conseii1s pour tout ce qui peut l'iiiJJtéa:-esser, et vous me permettrez d'en abuser tourtes les fots que l'occas1on s'en préseitlitera.

    Agréez etc. etc. •.

    Ieri sera passò per Gravosa il colonnello Thoemel agente diplomatico presso il Principe. Dalla lunga conversazione che ebbi con lui mi sembra che esso ritorni in Montenegro come in missione ordinaria durante il critico attuale periodo dell'occupazione austriaca in Bosnia ed Erzegovina: ma senza scopo speciale. Il colonnello mi disse che per quanto il soggiorno in Montenegro fosse in

    tutti i tempi disagiato, tuttavia egli non ne era malcontento, perocchè pensasse di prepararsi per tempo e con calma alla prossima campagna della delimitazione; le operazioni della quale si cominceranno probabilmente sul principio del prossimo settembre.

    (l) Cfr. n. 342.

    393

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A MILANO

    T. 513. Roma, 6 agosto 1878, ore 0,20.

    Ce matin agence Stefani m'envoya un télégramme Havas de Vienne, annonçont qu'à Serajevo une dissention avait éclaté entre consulat autrichien et it11lien, et que ce dernier poussait les habitants à la révolte. J'ai empeché la publication de ce télégramme et j'ai en meme temps télégraphié à Serajevo pour demander des explications afin de pouvoir contredire un fait qui me paraissait dénué de fondement. Je n'ai pas encore reçu de réponse mais ayant fait des recherches j'ai trouvé qu'un rapport de Serajevo arrivé à la direction consulaire faisait mention d'un conflit qui en réalité avait eu lieu entre un capitaine d'état major attaché au consulat autrichien en qualité de vice consul et notre drogman. Celui-ci, nommé l'année dernière par le· consul Perrod est un sujet autrichien de tendances slaves exaltées qui a obtenu le protectorat italien, et cela, à ce qui parait, avant sa nomination, procédé dont la légalité est douteuse. M. Perrod n'a fait aucune mention de ces circonstances au Ministère .en communiquant la nomination de M. Petranovic qui aujourd'hui s'est rendu notoire par ses violences contre l'autorité des Autrichiens.

    Je venais de lire ce rapport, lorsque le baron de Gravenegg est venu me communliquer un télégramme par llequel ,.i,ndvassy se plaint de l'attirtude de notre consul à Serajevo qui, d'après des renseignements parvenus à Vienne, ne serait pas favorable à l'occupation autrichienne. Andrassy ajoutait que camme il éta1t pEmsuadé que :l'attitude de notre consul n'étaliJt pas conforme aJUX Ldées du Comte Corti et du Gouvernement ita1ien, ;u exprima,irt l'espok que l'on aJura,it conseLllé à ce fonot.Lonn,afure de oonLr une ~conduLte oorreote et qui n:e donnàt ;pas lieu à des complications dans les graves moments actuels. J'ai répondu au Baron Gravenegg qu'il ne fallait pas confondre la conduite du drogman avec celle du consul qui au contraire n'avait cessé de donner des conseils de prudence ainsi qu'il résulte de son rapport, que nous allions demander immédiatement des éclaircissements ul:térieurs et que le Gouvernement du Roi était décidé à remplir loyalement ses obligations internationales. Le Baron de Gravenegg m'a remercié se déclal,ant ,satLsfatt de oos déolamttons.

    Avant de revecoir la communication du Baron de Gravenegg, j'avais déjà écrit au comte de Robilant pour lui envoyer le rapport de Serajevo et le mettre à meme de donner au besoin des explications. Je vous envoye par la poste copie de ces deux pièces. Je viens maintenant de télégraphier ce qui précède à notre ambassadeur à Vienne.

    J'arttends les insÌ['uccti<ms de V. E. et en meme ·temps je me peTme•ts de iui faire remarquer que si l'on doit pourvoir à l'éloignement de M. Petranovic, malgré que cela ne nous rut pas été demandé par Gouvemement autTichien, dr! farudratt Je fa'Ì1!'e avec beaucoup de ménagemelllt, sott pour :Les égm-ds dus à l'opdn<i:Oill pubiique, soit pour •la ,sfireté de M. Petr<moV!ic et de sa familllie qud ser,ait exposé à un danger réel s'il vena1it à etre ·abandOIIlné 'sailiS prrotection en BoSllli'e (1).

    394

    IL CONSOLE A RAGUSA, DURANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T .149. Ragusa, 6 agosto 1878, ore 16 (per. ore 17,55).

    La nouvelle s'est repandue en ville que les Autrichiens sont entrés à Mostar sans résistance.

    395

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 27, p. 8).

    R. 2130. Berlino, 6 agosto 1878 (per. il 10).

    Ainsi que j'ai eu l'honneur de l'annoncer, l'échange des ratifications du Traité de Berlin a eu lieu Samedi dernier. Jusqu'à la dernière heure, le Cabinet de Berlin se trouvait dans une pénible incertitude sur les dispositions de la Turquie, * qui semblait vouloir donner une preuve de plus des procédés dilatoires, qui constituent le fond de sa tactique diplomatique * (2). La Sublime Porte désirait ajourner une sanction définitive. Ses ouvertures ayant été péremptoirement déclinées ici, elle a fini par déclarer que le Sultan avait apposé sa signature à l'instrument de paix et que, dès lors, tout en se réservant de faire parvenir à Berlin dans un délai de quinze jours !es documents en retard, il reconnaissait que le Traité du 13 Juillet était exécutoire.

    * D'après des avis parvenus indirectement à la Chancellerie Impériale, on avait lieu de croire que cette déclaration serait accompagnée d'une protestation cOIIltre il'entrée de:3 tToupes a;utr~chiennes dai!1JS la Bosnie et l'Herzégovi.ne avanrt que le mandat européen, accol!'dé à cet effet aru Cabinet de Vienne, n'eut été consacré par l'échange des ratifications, et avant qu'une entente préalable et directe n'eut été établie entre les deux principaux intéréssés, au moins en ce qui concernait les détails. Sadoullah Bey n'a pas tardé à se convaincre que d'ici, non seulement il ne recevrait aucun encouragement à cet égard, mais que le

  • Lo stesso giorno il console a Serajevo fu invitato ad una maggiore prudenza (t. 148, non pubblicato).
  • I brani fra asterischi sono omessi in LV 27.
  • P11ilnce de B1smar~ck éta~t tout à fa~t décidé à user oon mf1uence et • de toutes les forces de l'Allemagne • (expressions de M. de Radowitz) pour assurer sans aucun délai la mise en vigueur du Traité. M. de Radowitz avait l'instruction formelle, le cas échéant, de passer outre sur les observations ou résistances de la Turquie, et d'engager les autres Puissances à agir de mème. Il s'était assuré le concours du représentant de l'Angleterre. Si Sadoullah Bey avait protesté, Lord Odo Russell s'était engagé à présenter une contre-protestation. C'est là une preuve de plus combien la Grande Bretagne, à l'exemple de l'Allemagne, avait hàte de régulariser la situation et s'appliquait, entre autre, à écarter toute entrave à la politique autrichienne.

    Quoiqu'il en soit, l'Ambassadeur ottoman, s'étant borné à la déclaration susmentionnée, aucune difficulté n'a surgi, et je n'ai eu qu'à me conformer aux instructions de V. E. *.

    (l) (2)
    396

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A MILANO

    T. 516. Roma, 7 agosto 1878, ore 13,15.

    Le chargé d'affakes de Grèoe est venu me diJl'e que M. Delyam11i l'a interrogé de Y,ierme pour savoiJl' si dimanche prochadn V. E. sere encore à Veni!Se, et H attend une réponse. M. Papparigopoulo m'a remis en outre copie de nouveaux télég~rammes de rson GouvernemEnt constatant La continuation des massacres dall]s lres provmoes limiltrophes. Comme le télég~raphe annonçan ces jours derniers que l'ambassadeur de France à Constantinople insistait pour que la Porte donne nne prompte exécutiOIIl à .la l'eotifioartiOIIl de frontière tsuggérée par le congrès en faveur de la Grèce, en donnant compte au baron Galvagna de la oommuJnJtoatiOill Papparr1gopou1o, je l'rai invitté à seconder Les démarches :flrançaises si en effet elles existent, en conformité d'instructions déjà à lui transmises par le Président du Conseil.

    397

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A VENEZIA

    T. 518. Roma, 7 agosto 1878, ore 17.

    Le général Cialdini télégraphie ce qui suit: • L'escadre française de la Manche rprarrarit d!evoir se !t'érmilr dans les earux de ~a Méd1terrranée. La réunlion de ces deux flottes formera une escadre puissante. Quelques journaux en donnant La nouveliLe de cette conceil1ltmt1on de forrees marl'LtLmes, ajoutent comme explication que cela se rattache à la question de Tunis. C'est probablement inexact, mais j'ai le pressentiment qu'il y a quelque chose en l'air que je ne parviens pas à saisir, d'autant plus que depuis quelques jours, je ne vois à peu près p€rsonne. En attendant, ne serait-il pas prudent d'ètre bien renseigné de tout ce qui se passe et se dit à Alger? Ne èonviendrait-il pas d'y envoyer un officier de marine adroit et intelligent? •· V. E. sait que sur l'avis du président du conseil, l'escadre du lévant a été rappelée pour toute éventualité. V. E. pourra savoir par le Ministre de la Marine où elle se trouve actuellement. J'ai cru utile de télégraphier au général Menabrea pour lui dire de prendre très prudemment des renseignements.

    398

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 524. Roma, 7 agosto 1878, ore 22,48.

    Je remercie vivement V. E. des renseignements qu'Elle nous donne et que j'ai de su1te communiqués au Prés1de[}Jt du conseil, sachant iLe pr,ix qu'hl y attache. Moi aussi j'ai le pressentiment que quelque chose piane dans l'air. Depuis quelque temps notre escadre a été rappelée du lévant, en vue des éventualités qui paraissent se préparer. Il est superflu que j'ajoute que toute circonstance se rattachant aux projets de la France dans la Méditerranée est pour nous d'un intérèt suprème en ce moment. J'adresse ce soir par la poste une lettre particulière à V. E.

    399

    IL CONSOLE A SALONICCO, TRABAUDI FOSCARINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 319. Salonicco, 7 agosto 1878 (per. il 13).

    Nel mio rappor·to S. N. oidirato del 31 lugHo (l) ho fatta una dse~rva alla

    quaile compio co[ presente.

    Avendo notato un certo movimento nei Capi del partito politico del Quar

    tier Greco ebbi occasione di trovarmi con uno fra i principali di esso, e gli chiesi

    quale fosse a parer suo il modo più acconcio di trarre partito delle stipulazioni

    del trattato di Berlino per il futuro assetto di questi paesi.

    Egli mi rispose che un ordine di cose di semplici riforme sotto la dipen

    denza turca non inspirerebbe alcuna fiducia e non incontrerebbe che difficoltà

    pratkhe di ese·cUZiione e d1uttanz,e; e ·che la soJ,a condizd.one pot::!St1bii1e di benes

    sere per questo paese sta nella partenza dei turchi; e qualunque modo che

    riuscisse a questo risultato sarebbe accettabile.

    Egli aggiunse che l'agitazione promossa dal brigantaggio in alcune regioni

    non era che il prodromo di una combinazione di guerrillas che avrebbe mante

    nuto il paese in sommossa fino a che il momento venisse di avere un radicale

    camb1amento di .condiZJioni. Forse un'estensione del:la occupazione austriaca? chiesi io; al che rispose che un fatto simile non presentava che una prospettiva di continue lotte e conflitti coi bulgari da una parte, e col sentimento Ellenico diatWa1tm. Egli non tralasciò di espdmere la speranza che la Squadra Jta,lt~ana faccia ritorno in queste acque ad assicurare le popolazioni con una materiale protezione.

    La stessa persona, quale, ripeto, è fra i principali notabHi del paese e del QuartLer Greco venne a<kun<i giorni dopo ,a visitarmi e mi d1sse ch'egH può guarentire nel modo più sicuro che una forza di ventimila uomini potrebbe essere messa al momento sotto le armi qualora vi fosse una occupazione estera dell1 Macedonia dalla parte del mare; ed agli ordini dell'occupante. Egli faceva inoltre di nuovo cenno al movimento insurrezionale delle regioni occidentali, attualmente qualificato come brigantaggio. Io gli osservai a questo riguardo che cotali insurrezioni quando non abbiano una sicura base di operazioni son destinate a cedere dinanzi ad una forza armata reprimente; e come esempio gli addussi l'ultimo moto insurrezionale dei distretti fra l'Olimpo e la Vistrissa mancante al tutto di una base d'operazione e di rifornimenti. Egli annuì, e disse di più che in esso avevan mano ed occhio persone di non s1cura fede, che cioè han molte relazioni ed interessi coi turchi; cosa nota questa, perchè quei cotali hanno proprietà in quei luoghi, e ne prendevano occasione a trattare ora cogli insorti ora coi turchi. Ma egli osservò che il famoso capobanda Calogheros è a disposizione lo1·o (cioè di lui che parlava e dei suoi amici tutti membri del Comitato greco) e promise di astenersi da qualunque atto brigantesco, bensì di dar tutta l'opera sua a promuovere e sostenere l'insurrezione. Ma tutto questo non aver probabilità di buon successo senza una occupazione di Salonicco per parte del mare. Io gli feci notare che la posizione strategica dei Rodope essendo ~~n maJIJJo ai turchi (che sempre gelosamente curn,rono a che l'elemento cristiano non vi si propagasse) un'occupazione di Salonicco dovrebbe, per la sicurezza delle popolazioni, concordare con una libera comunicazione <:oll'Albania, tenere cioè i passaggi di Metzovo e di Ohrida verso Elbassan, nonchè verso i Monti Schav; senza di che il paese sarebbe esposto a molte lotte nell'interno. Egli pareva fare grande calcolo della forza di 20 mila uomini, greci ~ndigeni, che dJl paese potrebbe offrire; cioè otto mm,a daJ. paese che sta al .sud di Serres, comp,resa 'lta Cald.dJLca; otto m~lJa fra Oalstoria e Monastir; ed altri quattro mila da Monastir a Serres. Questi uomini abbisognerebbero di essere forniti di armi. Chiestogli in via di discorso se questo sarebbe un ele·· mento mobilizzabile, egli disse di sì, osservando però che il maggior partito a trarne sarebbe di tenerli a difesa delle loro case e villaggi.

    Egli infine fece esplicita allusione ad una occupazione Italiana, come quella che per i vincoli di amicizia colla Grecia, sarebbe la più simpatica e la pL:t rassicurante per il paese; ma bisognerebbe, egli disse che l'occupazione ur'!a volta fatta non lasciasse poi il paese di nuovo alle prese coi turchi, perchè ne risulterebbe alilora uno stermin~o dei CdstraJIJJi. • Una occupaz1one nel senso di cui si parla, e che è l'unica che possa cadere in supposizione, disse egli, cioè nel senso di proteggere il paese in caso di pericolo escluderebbe evidentemente l'idea di abbandonado indiferòo agE stessi ::J constmiM pericoli ".

    Ho riferito questo discorso (al quale ebbi cura di dare un carattere di semplice conversazione, affatto privata) perchè la persona che mi parlava è di molta influenza fra i Greci del paese; ed egli mi parlava con marcata con\'inzione. Senza però esagemme l'importanza, ·sono poi di parere che qtmJiunque occupazione il corso degli avvenimenti avesse a portare per la sicurezza di questi paesi e per assicurarne la tranquillità dovrebbe limitare di molto l'armamento degli indigeni, almeno al principio. Una occupazione poi di Salonicco, dovrebbe concomitare con un movimento dai porti di Vallona e di Durazzo, onde assicurare in propria mano i passi dall'Albania alla Macedonia; visto che l'elemento turco neU'interno del paese si mostra sovr'eccirtato e d•tsposto alàa lotta.

    I soldati turchi che attraversano i villaggi nella strada da Salonicco per recarsi verso i distretti occidentali commettono brutalità e violenze, quali in passato commettevano i basoi bozouc, spog1l!iando anca le Chiese.

    I recl,ami piovono a[ Konak dai paesi all'tintemo contro [e soldatesche. Uno di essi, datato dalle Montagne dell'Olimpo lì 25 luglio, raccoglie in genere tutti i lagni delle popolazioni circonvicine, ma finisce col chiedere l'allontanamento dei Circa,ssi, e la reJ)IDeslsione dell:le bande b:rd~g,anlbesche, promettendo al,lora il ritorno alle case e la ripresa dei lavori. Questo reclamo non è firmato, e si ebbe cura di farne tener copia a questo come agli altri Consolati.

    L'origine di questo reclamo non si potrebbe attestare precisamente; ma concorda colle intenzioni, che ha l'autorità locale, di far partire i Circassi del villaggio di Tohovo e dei dintorni di Catherini. Mi si assicura che il Consolato Inglese siasi adoperato a tal proposito collo scopo, si dice, di far metter giù le armi agli insorti, e mostrare che essi anzichè contro 11 Governo Turco eransi mossi contro l'elemento indisciplinato dei Circassi. Alcuni capi Circassi di quel villaggio furon veduti giorni sono nel Consolato Inglese.

    L'Autorità locale, mi si assicura, che non presti molta fede a che gli insorti cedano dinanzi all'allontanamento dei Circassi. Il Valì avrebbe però detto che così gli insorti non avranno più il pretesto di porre a carico dei Circassi e dei turchi le aggressioni che commettono essi stessi.

    (l) Non pubblicato.

    400

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 904. Vienna, 7 agosto 1878 (per. il 17)..

    L'attitudine spiegata dal Gabinetto di V1enna a fronte di quello di Pietroburga negli ultimi tempi, se non creò uno stato di assoluta tensione nelle relazioni fra i due Governi, non v'ha dubbio però che gro.ndemente le raffreddò: al che contribuì pure non poco l'ostilità spiegata contro l'Austria-Ungheria dalla stampa Russa.

    L'Ambasciatore Russo Signor di NoV!ikoff, che da parecchi anni non si err-a allontanato da Vienna che per pochi giorni, ricevette un congedo di due mesi.

    439

    Noto il fatto senza volervi dare soverchia importanza. Prima della sua partenm rperò dJl Conte Andrassy recavasi a fal."lg1i '"tsHa: liJ. colloquio ch'ebbero in quella occasione mi fu riferito nel modo seguente.

    Il Primo Ministro Imperiale porse all'Ambasciatore Russo le migliori assicuranze dei suoi pacifici anzi amichevoli intendimenti a riguardo del Gabinetto di Pietroburgo. Egli asserì essere assolutamente infondate le voci corse di trattative di alleanza fra l'Austria e la Turchia, mediante la definitiva cessione della Bosnia, su basi analoghe a quelle su cui riposa il Trattato Anglo-Turco: dichiarò anzi recisamente non volerne a niuno prezzo, il mandato avuto dall'Europa e nulla più essergli ampiamente sufficiente.

    Nel corso della conversazione, discorrendo delle forze mobilizzate dall'Impero Austvo-Unga11tco, acc€'Il1Ilò wLe ·truppe ,ifn numero maggiore del consueto concentrate in Transilvania e disse che per conto suo sarebbe prontissimo a vid~e fin d'ffi"la sUJl. piede nmmaJle iLe forze 'che prestdìtooo quel:La Provm·ci,a; ma la conservazione dello stato attuale essere imposta dall'opinione pubblica in Ungheria, che il linguaggio così aggressivo della stampa russa mantiene in uno stato di abbastanza giustificata eccitazione.

    Non mi rj;su1ta che il Signor di Now.ikof abbta soiL1evato prectse obteZJioni a questi ~ragionamenti deJ. Conte Andrassy, e molito probabillmente ~·uno e l'altro si saranno lasciati, affidando al tempo ed alle circostanze la cura dell'ulterior svolgimento della fase in cui sono entrate le relazioni fra i due Stati. Credo però non andare errato dicendo: che con particolare diffidenza si tiene a Pietroburgo l'occhio aperto sui preparativi militari che l'Austria continua a fare non solo in Transilvania, ma anche in Galizia, dove l'Arciduca Guglielmo, Ispettore Generale d'Artiglieria, e l'Arciduca Alberto, Ispettore supremo dell'Esercito, si recarono in questi giorni a scopo di straordinarie Ispezioni. Si dà pure non poca importanza alla ripresa con molta attività, mi si assicura, dei lavori di fortificaZJtone illlltorno a ~M·covia, avvenuta ·irn questi ulttmi tempi. Non essendovi fondi in bilancio destinati a tale scopo, è probabile che le spese di quei lavori siano anch'esse coperte dai noti 60 milioni, che però andando di quel passo vedranno presto la fine.

    401

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, pp. 266-267).

    R. 520. Alessandria, 7 agosto 1878 (per. il 17).

    * Con rapporto del 15 mese scorso di N. 515 (1), ebbi l'onore di comunicare all'E. V. le disbruzioni tel!egmafiche che questo Co]1ega Ingle.se ebbe da Lord Sa1tsbury, tra le quaLi queliLa di consig:Lta11e 1a 001mmtssione d'·mchiesta a non soll•ev!llre questlioni e .conflitti che pote1ssero rende,re anCOir più difficil!e la posiZJrone del Khedive * (2).

  • Cfr. n. 310.
  • I brani fra asterischi sono omessi in LV 26.
  • Ora dù. Signor V>iVi·an, a rtiJto1o di oonsigLiJo, ha dtohta·I"ato a>l Khedive che per pervenire all'assetto definitivo della Finanza, non bastano i 200.000 feddani dii teNe da·td. da1He famigl!iJe, e SliJa assolutamente necessélll1io ·ch'Egli :liacota cessione a.l Govemo di tutte Ile propr~ietà che tuttaviJa rilmangono aHe Principesse ed ai Pdndpi.

    Il Khedive *ne è stato costernato, tanto più ch'Egli crede il Signor Vivian precursore di idee preconcette dei Signori Wilson e Baring. Egli * ha incominciato per rispondere che non commetterà giammai volontariamente un atto simile di spoliazione arbitraria, * ma a giudicare dal passato di Questi due ultimi anni, Egli stesso deve scorgere che se la Commissione d'inchiesta facesse questa proposta, coll'assenso dei Governi di Francia e d'Inghilterra, non. gli sarebbe possibile di resistere.

    Mi è pé1111sa questione assaJ iJmportante per dllilederne ,iJnformazioni al Sig1110r HamveUi. Questi mi ha scrd.tto .che i Signori WiLson •e BM'iJng esprimono !idee da veri energumeni allorchè discorrono accademicamente di queste faccende, ma che in Commissione sono molto più assennati, e che finora non si è pronunciato molto su questa questione. Esser Egli convinto che la Commissione non farà mai proposte che il Khedive possa legalmente rifiutare, essendo i Principi e Principesse legittimi proprietari dei loro beni. Mi ha inoltre informato * che dopo la Conferenza officiosa con gli Agenti, che ho riferito col mio rapporto di N. 518 1a CommiJSsione n0111 si è più adunata: •Che ·hl Si>gnor Whlson lavora da sè, probabilmente ad esaminare i bilanci: che l'esame del debito fluttuante è compiuto: che 1hl rappol"to genel'laile dal Signor BLipères e suo, ohe 1Si VOI"rebbe presentare ad un tempo al Khedive ed agli Agenti, è pronto: ma intanto il Presidente deUa CommiJssiJone 'invece di acceLerare una definizione, oosì >ÌJmpazientemente attesa dal paese, temporeggia visibilmente.

    Nella Commissione predominano due correnti. *I Signori Blignières e Baravelli sono d'accordo * (l) che pel debito esistente, e pel deficit dell'anno, occorre ricorrere al credito, all'appoggio però di serie garanzie. Ritengono possibile il farlo, ed allora non accorrerebbero riduzioni a danno d'alcuno, ma soltanto una buona amministrazione. Invece gli * Inglesi * (2) sostengono sempre che si dovrà fare una riduzione sull'interesse dell'unificato. Questa conclusione sarebbe in evtdente conltcr-adizione con l'ttdea ·che maniilestano dii doversi forza.ve ùil Khedive a dane >tutti 1i bei!lii deJ1a famig11Jia, perchè non si potrebbero imporne nuovi e maggiori sacrifici ai creditori.

    Il temporeggiamento che si vede nella Commissione si scorge anche dal lato del Khedive, ed è mia convinzione che da una parte e dall'altra si vuoi at~tendere J.'a~.rri:vo di Nuba~r Pasoià. Dailla Commissione si ·crede che Nubar ·sarà l'esecutore delle deliberazioni che prenderà, e dal Khedive si spera che Nubar potrà guidare la Commissione in quei limiti ch'Egli ritiene ragionevoli.

    Si annunzia l'arrivo di Nubar per il 15 corrente. Dal Khedive mi è stato confermato che Nubar ha avuto diverse conferenze col Signor Waddington e con Lord Salisbury; sicchè è da presumersi che Egli venga con un programma approvato da quei due Governi. Egli non ha accettata nessuna posizione uffi

    (2} In LV 26: • altri •·

    c1a,1e, e ~i è ri,serbato ad acceUaria ,se si stabHtrà un perfetto accordo rtra l'e sue· vedute e quelle del Khedive.

    Il Console Generale di Germania ha tenuto al Khedive lo stesso linguaggio del Signoif ViVIian sUil:la nece,ssirtà dii dover cedere a:i oreditori tutte le proprietà della famiglia. * Con la differenza però che l'Agente inglese lo consiglia, almenoper H momento, come atto spontaneo dei donatori, mentre 1'Agente alemanno ha fatto sentire che gli sarebbe imposto dalle Potenze *.

    Il Khedive gli ha fatto osservare che non potrebbe farsi istrumento di un atto di spoliazione arbitraria verso la sua famiglia, che possiede legittimamente le sue proprietà, e che un atto simile sarebbe riprovato e dall'opinione pubblica,

    e dalle Potenze, che si sono tanto adoperate per introdurre in Egitto la civiltà e la giustizia. * A Questo il Barone de Saurma ha ripreso che ad un Principe in Oriente è permesso di fare ciò che non è permesso farsi in Europa *.

    lo veggo ;soo-gere minacdosa questa qu~sttone, e perciò prego l'E. V. a VOÙHsi benignare d~ ordinarmi, * anche nell'assoluto riserbo in cui mi terrò *, che attitudine e linguaggio io debba usare coi miei Col:leghi se, come nO!!l ne ho dubb~o,. tenessero discorso a questo riguardo.

    (l) (2)

    (l) In LV 26: • credono gli uni •·

    402

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI

    T. 160. Groppello, 8 agosto 1878, ore 15,45 (per. ore 18,35)..

    I miei piu VIVI ringraziamenti pel suo telegramma di ieri. Io approvo le misure che Ella ha prese d'urgenza ed i telegrammi che ha spediti a Londra e a Parigi. Oredo che si dovlrebbe domandare a Cialdind. quali sono preaisamente> i giornali di Parigi che collegano la concentrazione della flotta francese alla quistione di Tunisi. Vogliate telegrafare a Cialdini i nostri ringraziamenti per le informazioni che ci ha date ed aggiungere che come sempre noi contiamo· quasi esclusivamente su di lui e sulle dichiarazioni di Gambetta.

    Divido anch'io la sua opinione sul mandare a Algeri un ufficiale di Marina

    o anche meglio di Stato Maggiore. Ma questa missione essendo delle più delicate la scelta deve cadere sopra un ufficiale intelligente assai circospetto. Se il Ministro della Ma!I"ina è ancorn asseaJ~te vogJii:arte concertaTv·i con Aeton che ne riferirà al suo Capo e occorrendo anche al Ministro della Guerra. Raccomandi al Signor Mussi di esercitare la più grande vigilanza. Trovandosi sui luoghi e nelle vicinanze di Algeri potrebbe con ogni segreto e senza sollevare diffidenza per parte delle Autorità francesi procurarsi informazioni abbastanza esatte ed inviare al bisogno qualche persona di fiducia. Gli raccomandi principalmente il più gran segreto e di agire con prudenza.

    Anch'io credo uH1e 'l'a concentrazione de1la nostra squadra, m1sura che del resto era già stata proposta pel passato. Ne ho telegrafate a S. M., tanto più. che non ho cifrante con Corlli e che iil Ministro delila Ma.rina trovalildosi a Ve

    442

    nezia gli sarà facile di prendere d'accordo con S. M. e il Conte Corti le dispo

    sizioni necessarie (1).

    Vogliate anche ripetere a Menabrea d'avere gli occhi bene aperti e d'informarci sulle disposizioni del Governo Inglese. Nelle circostanze attuali credo di doverla avvertire che Nigra che ho visto a Milano preferirebbe alla pubblicazione delia circol<l!l"e un dtscorrso pronun7JÌiato da me 'in una occasione qualunque. Il Signor Bardesono che Ella vedrà fra poco a Roma è dello stesso avviso temendo che la circolare sia troppo debole per l'interno e troppo energica per l'estero. Si ,compiaccia dunque d'esaminare con Corti e Malvano se nelle nuove -condizioni che ci sono fatte dalla politica estera non converrebbe soprassedere dalla pubblicazione della circolare. In questo caso io pronunzierò il mio discorso nel mese di Settembre. Devo però dirle che il Consiglio dei Ministri tenuto a Milano ha approvato l'idea e la redazione della Circolare.

    Corti mi ha detto ieri prima della sua partenza per Venezia che sarebbe .a Roma, ma egli desidera che la cosa sia segreta fra noi.

    La ringrazio del passaporto e Le scrivo oggi.

    403

    UMBERTO I AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    'T. U. S. N. Venezia, 8 agosto 1878, ore 19,25 (per. ore 8,25 del 9).

    Ringrazio suo telegramma ho preso conoscenza del dispaccio di Cialdini e -conferito coi Ministri degli Affari Esteri e Marina si manderà Algeri abile ufficiale intanto ella potrà insistere presso Cialdini che può meglio di chicchessia trovarsi in grado conoscere vera situazione, di fornire possibili ragguagli. Col

    oifrar1o che EHa t:iene con me può ,covrispondere anche co•l Ministro deg'l1i Affari E:steri. Abbi•a cura della sua salute e mi mai!1Jdi notizJe.

    404

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 2133. Berlino, 8 agosto 1878 (per. il 16).

    J'ai cru à propos de donner lecture à M. De Radowitz, chargé en l'absence du Secrétaire d'Etat de recevoir les communications politiques, du télégramme de V. E. en date du 3 de ce Mo1s (2).

    M. De Radowitz s'est ernp:mssé de me déc1M"er que !>e Cabinet de Be·rHn voyait avec la plus grande satisfaction notre gouvernement se rendre solidaire de 1a condui•te de ses plénipotentiJaiJres du!'ant ile Congrès. Leur oeuvre avait

  • L'assenso del re per la missione di ricognizione, attribuita poi al tenente Parent, ·veniva comunicato con un telespresso da Venezia il 9 agosto. Cfr. anche n. 397.
  • Cfr. n. 382.
  • été des plus utiles, dans le sens de la paix et de la conciliation entre tant d'intéréts divergents. Le Prince de Bismarck les avait vus à l'oeuvre et pourrait, luiaussi, en porter bon témoignage. C'est pourquoi il avait été très pénibilement impressLonné d'apprendrre par l<es joUII'naux, avant que M. De Keudell eut eu le temps de signaler la véritable portée du mouvement de certains esprits contre nos plénipotent1i1a.ires, que S. E. M. cle Comte Corrti serait menacé dans sa posi.tton. Ce fut alors, sans vouloir pour autant s'immiscer en rien dans nos affaires intérieure,s, que, cedant à un bon sentiment, Je chancelier chargeait l'Ambassadeur d'Allemagne de nous laisser entendre que, si une pareille agitation atteignailt .Je but qu'e>lle sembladt se proposer, cela ne pourrait que ébranler la confiance dans la politique italienne.

    M. De Hadowtitz ajouta,iJt que la Riforma da'ilJs scm numéro 197, du 31 juFI,let, contena'it une lettre datée de Ber<lin, mad,ntenant l'exactitude des révé,1a<tions faites sur M. Crd,spti et sur son voyage ·en P;:-asse en 1877. Il alla.Lt paraitre dans la Norddeutsche Allgemeine Zeitung une réponse, écrite de Rome méme par le· correspondiaJnt de ce journal, qui donnai•t le démen<ti Je p1us formetl à 1a Rifo-rma. Cet artiol:e se trouve en effet dans Je Numé!'o 184 (6 Aout) de la Ga:l!ette Allemande préoitée, en méme <temps qu'une déclacration du rédacteur en chef,

    M. Pindter.

    Lors méme que je ,tJins.se à rester •compilètement en dehors d'nn•e pareille polémique, j'a1i cru opporrtnn d'émettre l'espoilr que M. Pindter, dans sa réplique, montrerait plus de mesure et de tact, que dans un article précédent publié le 31 juillet (N. 179), dont le l•aJngage commmatoilre ava:i:t été aussitòt relevé parla presse française. Il pouvait convenir passagèrement au Cabinet de Berlin de mettre en première ligne les intéréts de l'Autriche. Je ne voulais pas soulever une discussion à ce sujet. Mais ce n'était pas là une raison suffisante pour sortir des bornes de la courtoisie, et notamment de qualifier de ridicules des aspimtions qui, en ce qui conoome du moÌIIlls une rectifficatton de :Erontières vers le Tren~tno et l'Lsonzo, n'ont l'ien de ridicule. Il est tout natureJ que l'ItaHe ne·

    renonce pa,s à ['obten<ilr un joUJr de 'l'Aut!11che, d1ans un but de comp1ète séoutn1té, en invoquant I'a:x>iòme que iLes bonnes frontières font ·les bons voÌisins. Là où l'on doit diffél'er d'a~Ìis, c'est ce but ne ISaJUl'alit etre a:tteint par J.'agitation des meetifng:s. Je II"egretJtaiÌIS donc qu'un journal qui longtemps a passé pour etre un organe officieux, se soit permis de telles invectives et de telles menaces en répondant à des journaux qui, en Ytalie, n'ont pas le meme caractère.

    La correspondance que je signaì'lis à M. de Radowitz avait complètement échappé à son attention. Il se fit soun..'ttre par un des employés de son bureau les derniers numéros du jouma1l et, ap1'ès <avoli~r pvis •CGDnaicssance de l'Article, il n'hésitait pas à partager entièrement mon avis sur ces excès de langage. II ne manquerait pas d'en faire l'observatim. à M. Pindter, pour les rectifications nécessaires. Elles ont paru dans le Numéro 186, du 8 Aoùt. Je m'abstiens d'en jo.indre 1Ìioi ·le ·tex>te, car je sats que t1e MLn.'stère est abonné à cette :fieuille. A cette occasion, M. de Radowitz m'a répété •lUe le Moniteur de l'Empire et la Provinzial Correspondenz étaient 1es •Seuls or;~anes du Gouvernement, et que la Norddeutsche .4llgemeine Zeitung 1se bornadt ~ llui iréserver une pl·ace dans ses colonnes, pour teHe ou telh~ autre insertLon.

    Qu'hl me so:.t permi1s d'ajouter que M. Plilnd1Jer, malg.ré mon oppos1tion, a été décoré de l'ordre de la Couronne d'Italie, sous le règne du Roi Vietar Emmanuel.

    Je dois aus,si témoigner ·Combien j'ai été surp~is que 0.1a Riforma diu 31 juillet, dans une prétendue ·co'I'respondance de Ber1in, reV'eDJant sur we sujet tra<ité l.l:l1le foi1s déjà dai!]s son numéro du 21 du meme mo'~'• a~it ·dté à l'appui de ses asserHon1s les dates de trois de mes ·I~appol'ts et de deux télégrammes ch>iffrés adres;;és ·au Milnistère. Que devie~nt la sureté de no:3 Archiiv·e,s? Farut-hl, •en écrivant ses dépeches, que 1l'Agent Dip1lomatique us•e de ·réHcences, de cmlinte que ses récits ne so~ent exploités dans un ·intérèt de part.i? Le scandale causé par le .Jiyre • Un po' più di luce "• n'·a-t-H paJs été un aV'e•r1J1ssement saluta~ire? Que1le ·Conii-ance les Gouvernem·ents étrangeT~s auront-i1ls en nous, .s'dil,s ne peuvent pas compter sur une entière di•scrétion?

    Je ne doute pas que le Ministère des Affaires Etrangères aura déjà ouvert une enquete, pour découv;I11r l'auteur de sembl.Jables abus. Pu~sque J.e d~plomate ne peut se défendre lui-méme, il serait de toute justice de ne pas tolérer que sa position soit rendue plus délicate encore par des indiscrétions, entourées d'ad.J.leurs de tant de réticences de nature à pl.acer 1ses act€13 sous un faux jour. Sauf ce qui concerne mes communications avec le Prince de Bismarck ou avec les différents Secrétaires d'Etat, je ne craindrais nullement, je désirerais meme, que le re•ste de ma co!l1respondanee fiì.t 1ivré à 1la publ!}ci,té. Mais ce soin ne saurait appartenir qu'au Gouvernement camme tel.

    (l) (2)
    405

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A VENEZIA

    T. 528. Roma, 9 agosto 1878, ore 12,30.

    Comte de RobiJant télégraphie (l) -ce qui suilt: • maprès des •iln:Eorma<tlions. de bonne soru:ree que j.e v;1ens de I'ecevoir, l·es batahlo.OII11s des •chaSSleurs de la landwehir, du Ty;rol dJu N. l au N. 18 sont appetlés sous le1s •a,rmes. On dl~t également que les réserves des bataillons du régiment chasseurs de l'Empereur sont égalemel!]t .appelées. Torut c•e•l,a du :reste pom"Ta:n ètre .conséquenee de l1a coneentr•ation d!es tvoupes pour les manoeuvres qui doivent, d'après :les joru:rnaux, avoir !Lieu prrochainem.ent dans 1les environs de F1·anzenjest. Le Gouvemement ne manque pas de moyens pour contròler exactitud!e de •Ces 1iJnformatioll1Js. J e pr:ie

    V. E. de me ·commnniquer pui•s ·ceHes qu'EHe aura pu se pll'ocurer à •ce p:ropos •. J'irai imméd!taJtement en fa.ire part aux mini:stres de 1a guerre et de .l'•i,ntérieur pour assumer informations demandées.

    445·

    (l) Con t. 162 dell'8 agosto, ore 16,50, per. ore 18,15.

    406

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI

    T. 165. Vienna, 9 agosto 1878, ore 17,35 (per. ore 18,15).

    Accord entre Porte et Autriche sur occupation Bosnie parait près de se conclure, Cabinet 'autP1chten ayant ,consenti à ce que 'sur fortePesses pavil1lon Tu:rc flotte à còté de celui d'Autriche et s'engageant, s'il y avait excédant dans recettes de la Province, à le verser au Trésor Turc. On s'attend, néammoins, à trouver résistance à Serajevo.

    407

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    D. 721. Roma, 9 agosto 1878.

    Con telegramma del 3 corrente (l) io informava l'E. V. della comunicazione fattami dal Signor de KeudeH relativamente .alLa penosa impressllion,e prodotta a Berlino dagli attacchi diretti da una parte della stampa italiana contro il conte Corti a causa déliJ.,a sua attitudine a:l Congr.esso e ,lJa pregava di :flalr perverure al Gabinetto di Berlino la risposta che S. E. il Presidente del Consiglio aveva stimato di fare a quella comunicazione. Affinchè ne consti in questo carteggio, ho l'onore di qui tra,scPivere integralmente ill testo del telegmmma •spedLto da Berlino al Sign()[' de Keudell, e del quaLe S. E. mi ha dato lettU!l'la:

    • Le PPince de B~smarck désire que vous ne ·laissLez pas de doute à Rome sur l'impression fort pénible que .produisent à Berlin les attaques auxquelles est en butte le ·comte Corti en Italie, à cause de son attitude au Congrès. Ces attaques ne peuvent ,servilr qu'à ebran1er notre confiance dan1s l1e déve1Loppement politique et dans d'avenir de l'Italie. Le comte Corti a su gagner les sympathies et le respect de tous ses collègues au Congrès, qui ont reconnu en lui un védtab1e homme d'état et un patrLote av1sé. H :fia,irt du tort à l'Lta1He qu'au Lieu de le remercier, on accueille avec des attaques insensées précisément ce meme ministre qui a su ,iJnspill'er aux autres Gouvernements d'Eu:rope une confiance pleine et entière dans la politique italienne. J'ajoute que la partie de la presse allemande qui nous est arnie, continue à tenir un langage analogue aux vues exposées dans ce télégramme •.

    (l) Cfr. n. 382.

    408

    IL CONSOLE A .JANINA, ZERBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 122. Janina, 9 agosto 1878 (per. il 15).

    Nel corso della corrente settimana provenivano a Janina da Prevesa due battaglioni di truppa regolare della complessiva forza di 800 uomini e duecento cinquanta circassi di cavalleria. Dicesi che altri fanti ed altri cavalli siano per giungere dalla medesima città..

    Dopo le assicurazioni date da lettere private, da quasi tutti i giornali ed anche in qualche Parlamento ognuno si meraviglia di tanto apparato di nuoye forz·e ÌIIl Epwo, po1chè nessuno crede che a,a quesb10llle di J,m1!1na non sd1a tale, qualunque sia la pertinacia delle parti, da legittimare una guerra. E questa meraviglia viene aumentata dal sapersi che gli ottomani erigono in Tessaglia nuoV1e :fiortificazioll!i e l'afformno le esistenti. NOlll si sa poi concepire come in quella Provincia Consoli inglesi, secondo quanto leggesi in qualche giornale e venne qui propalato dal Console austriaco sopra rapporto del suo Agente in Volo, vadano ll"accog1iendo dii città jn 'città, 1sebbene ne'i modi poco attendlibHi da essi usarti ed a tutti noti, fiii"me constatanti la volontà deNa popolazdone avversa aùù'nniolne oolilla GII"<ecia e ad ogni cambiamento di Gov€Q"'lo.

    Iù nuovo Govel'TIIatore md·l!ita.re Hamdy P·31SC1ià m rma visita, che mi foce,. esternò l'idea, che lo straordinario agglomeramento di truppe agguerrite in questa Provincia avesse per scopo la caccia e la distruzione del brigantaggio, a cui si oorebbe aocilnto appena che avrebbe potuto ben distinguerne iLa na·tura. Ma le batterie sbarcate coll'altra truppa a Prevesa, e l'invio di un corpo di. cavalleria da impiegarsi in luoghi ove a malapena può arrivare l'agile bersagliere, non danno che scarso peso alle sue parole.

    L'opinione generale pertanto la quale non può ammettere la non esecuzione del trattato di Berlino per quanto concerne la cessione di territorio alla Grecm, almeno ne' ristretti !Limitti delLa ldnea di Volo, Lar<issa, Ar1Ja e Prevesa,. ritorna da capo a,i sospetti dappa-ima ·concepiti, che l'e nuove 'imponenti fo:rze sieno destinate ad occupare e custodire l'Albania, dove si temono progetti di rivolta e dove le truppe esistenti, composte tutte quante d'albanesi, non presenterebbero sufficienti guarantligie dii :fiedeltà. Ha :fìatto invero non poca impres:;>ione suhla generaìlità drulJa popolaz,ione ed una assai spia,cevol<e ·sull'animo degJ,i albaneSii [a condotta tenuta da~l Mus·oi1r Hamdy Pasoià veMo alcuni deà 1oro Bey in occasione che questi erano da lui andati per offrirgli i loro omaggi. Non chE additare loro di sedersi ed offrire, secondo il costume orientale, zigaretto e caffè, neppur si degnò di guardarli, ed, esciti daJJ1a ,galla, fe.ce 1ocr:-o d'ire, che se avessero continuato a tenere adunanze, ed indirizzare istanze e telegrammi al Governo, egli li avrebbe arrestati ed esigliati al Yemen, avendo pieni ed assoluti poteri per tutto ciò che riguardava l'ordine e la sicurezza pubblica. In seguito a sì scortese [1Ì!oevimen,to, non pochi de' Oapi albanesi a:bbandon,arono immediatamente Janina, e, ritornati ai loro focolari, non saranno essi certamente apostoli di pace e di soggezione fra i loro concittadini. Essi ben si avveggono

    44T

    che qualche cosa si sta preparando nel segreto contro di loro e che la purgazione del paese dal brigantaggio è un puro pretesto per mascherare un recondito disegno.

    Le impreo;e de' bri~élJnti proseguirono indilsturbate: si caLcoLa che ve ne siano circa 4500 tra A:lbama, Epdrro e Te3sag1ia. Anche Le bande Gveche, che avevano fìn'ora conservato un carattere politico, pare che abbiano cominciato a darsi al saccheggio ed alle imposizioni in danaro. L'avvicinarsi dell'inverno, che le obbligherà ad abbandonare le sicure stanze delle alte montagne, e, scese alla pianura, a scindersi in deboli drappelli ed a nascondersi, ed il presentimento di una prossima fine della questione Ellenica le consiglia a premunirsi contro i bisognd deLl'avvendlre, sila pure a spese de' Cvis:tLani e dei lOI"o connazionali. Perciò l'anarchia, che in queste parti ebbe principio colle devastazioni di Licursi e collo scioglimento dalle carceri dei malfattori e degli assassini ottomani continua a signoreggiare dovunque da padrona e solo coll'arrivo della nevosa stag:i!<me e coillla defìndzùone dei nuovi confìnli Greci sarà lecirto di godere di qualche tranquillità, e di qualche sicurezza.

    409

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Berline, 9 agosto 187 8.

    Je ,reg.rette d'apprendre par votre lettre du 2 aout (l) que l'état de votre santé Wallisse à dési!l'er, et que vous ètes encore sous il'mfluence des mèmes p!I"éoccupati<ms dont vous m'e1Il11Jre.teniez dci. Il me semble cependant que sous ce dernier 11apport l•a situation s'est un peu amé11orée. A l'a·~Ltation des meeti!ng:s a succédé un calme l'ela·tif qui n'est plus troublé -si tant est qu'il l'a•it jamais été sérieusement -que par les articles de la Riforma, contre lesquels les démenrtis pileuvent de Berliin. n me parait àonc que vous deV\I11ez puilser dans cet apaÌisement des partils un nouveil argument pour conserver votre portefeUIÌille et pour vous présenter à l•a pl'ochaine réunion des Chambres. Autrement certames gens ne manqueJ'Iari•ent pas en vous VD)"ant jeter le manche après il:a cognée, d'attribwerr votre détermination au motif que vous au:l'liez voulu vous soustf!aire à 1a resp<msabiiliité de la poawtique ·suivd'e au Congrès.

    Je ne comprends pas moins que le coeur saigne, que l'esprit s'irrite du langage de certains journaux. Je m'en rends d'autant mieux compte par tout ce que j'ai souffert moi aussi en, lisant par exemple que l'Italie avait été

    • vilement • représentée au Congrès ecc. ecc.

    Comme antidote, je n'ai reçu qu'une dépéche qui ressemblait fort à celle qu'on ·adresserai:t à un simpl:e attaché de Légat,1on pour l:ui bire prendre patience.

    Vous me parlez de la Riforma s'appuyant sur quelques unes de mes dépéches dont ce Journal cite méme les dates. J'ai écrit officiellement au Ministère que je ne doutais pas qu'il aurait ouvert une enqu.éte pour découvrir l'auteur d'abus aussi criants.

    Je ne puts supposer d'etre, avec 1l:e Géném·l Menabrea, comme vous le dites dans votre leiJtre, ·l',Ldol1e de :La gauche, tandLs que vous ser1ez ile bouc émissatre de la polli1J1que au Congrès. On a eu som de m'envoyer nombre de journaux. Ce que il'on me brùLait sous 'le nez n'étaLt pas de l'encens, car de tout ce que l'on d~t. meme Lorsque votre nom seu:l figure, je pvends ma part.

    Si donc en m'écrivant vous avez eu la pensée que je veuille me soustraire aux désagréments qui sont la récompense imméritée de la situation dans laque11e nous nous soonmes trouvés l!"éUillLs, vous m'avez faLt un toi'It non moLns immérilté. Vous savez mLeux que persOilllle que je sacrifìe ~tout à mon devoiT et que l'approbation du Roi vaut pour moi tout les sacrifìces.

    J'ai reçu l'avts que M . .Albecr-ti:llli a été desti:lllé ici en quailiLté d'aJtta·ché honoraire. Je vous remercie d'avoir accueillie ma demande d'avoir un renfort à cette Ambassade.

    Permettez-moi de vous rappeler votre promesse de faire entrer dans le CabLnet poJ.iM1ique, M. TugJin1i tT'avaiJliLeur mteLLLgent et sur. Ne pourriez-vous pas dès à présent, donner J,es msilruc1JLons nécéssadres au Comte Maffei?

    J'ai encore à vous remercier de la lettre que vous m'avez écrite de Munich. Le 22 Juillet, j'ai envoyé la lampe en fer au Prince Reuss. Il m'en a accusé récepti:on. Ans[ qu'H résuLte de la note ci-jomte du commLssionnaire Le!S ~ais de transport de Rome ici ont été de v:Lngt ma~~s et 60 p:tiermmgs, pour Jiralis divers 2 mar~s 45 p:fennLngs, so,it 23 ma<rl~s ~et 5 p:liooni:ng:s, soilt 218 Jirancs 80 centimes en or, que vous pourriez faire rembourser à Turin chez mon fondé de pouvotr M. Fermex, banquLecr-.

    On m'écvilt qu',rm journail Il Corriere della .Sera parle d'une prochaine fournée de Sénateurs parmi lesquels j'aurais la chance d'étre compris. Comme

    M. OaLroll:i a encore l'iilntel'im du MLnistè.J:'e des Affaill."'e:s Etrangères, je l:ui ai écrit pour rappeler que déjà sous le règne du Roi Victor Emmanuel j'avais été présenté et que j'avais respectueusement décliné.

    Ce serait sans doute un honneur pour moi d'etre, ·comme mon Père l'a été, membre de 'La lère Chambre. Mais vu mes :11cmotLons dtpilomatiques, je ne pouvais accepter une place qu'en._ réalité ne serait qu'une sinécure. D'ailleurs si je devais exceptionnellement siéger, je ne pourrais, en qualité de fonctionnaire public, prendre part aux discussions avec cette indépendance que seule donne 'aJU vote nn c~ctèl'e consoiencteux. J'•ai donc prd.é M. Oailroilii de tel!lJtr compte de ces observations dans le cas où la nouvelle du journal aurait quelque apparence de vérité. Je ne voudrais pas qu'on me mit une seconde fois dans la pénible position de dire non.

    Vous avez les compliments de Madame Launay.

    (l) Non pubblicata.

    410

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 531. Roma, 10 agosto 1878, ore 18,15.

    Le Président du conseil me charge de Vous télégraphier ce qui suit: • Je :remercie vivement V. E. de ses rensei<gnerments au sujet de Trmdis. Nous comptons, ·comme toujours, sur votr'e concoums ailnsi que sur les décl•arat,1ons de Gambetta. Conformément au conseil de V. E. nous avons fait partir pour Alger le 1ieutenant de va~3seau Pa~ent, un des offio~ens 1es .p1us dilstingués et .Les plus adroits de notre marine, parlant le français comme sa propre langue et d'une discrétion à toute épreuve. Ayant pris part à l'expédition suédoise au pòle nord et s'étant toujours occupé de questions géographiques, il figure de voyager· pour son propre compte, en vertu d'un congé, avec le but d'étudier sur les lieux la question des Schotts algériens et tunisiens, une question dont le monde scientifìque se préoccupe beaucoup et dont l'étude, de la part de M. Parent, doit paraitre une chose bien naturelle •.

    411

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    (Ed. in LV 27, p. 7).

    D. 722. Roma, 10 agosto 1878.

    1!1 30 1uglio scorso il Stgnor de Keudelil, per IÌ!Il:caroco avuto111e dlal suo Goverr:o, mi ·iln:formava che [:a Subl>ime Porta, di 29 delilo stesso mese, aveva chiesto al Gabinetto di Berlino una proroga allo scambio delle ratifìche del Trattato, allegando che la traduzione non era pronta, e riservandosi di indicare ulteriormente il tempo di cui avrebbe abbisognato. E, soggiungeva, il Governo Imperiale aveva risposto al rappresentante del sultano che per prendere una simile· C:eterminazione si richiedeva il consenso di tutte le Potenze, e che a tale scopo· la Sublime Porta doveva mettersi in diretta ·comunicazione con gli altri Gabinetti. Il Governo di Berlino si proponeva di invitare tutte le Potenze a scambiare le ratifìche entro il termine fissato del 3 agosto, lasciando alla Porta la responsabilità delle conseguenze del suo rifiuto, nel caso che essa non ottenesse una dilazione in tempo utile.

    L'ambasciatore di Germania mi esprimeva il desiderio di conoscere il modo di vedere del R. Governo a questo proposito.

    Il giorno seguente il Ministro di Turchia mi annunciava che la Porta, per motivi di forza maggiore non potendo scambiare le ratifiche del Trattato nel termine stabilito, desiderava che il R. Governo acconsentisse alla proposta di ritardarne lo ·scambio di 15 gto<rni.

    Dopo aver preso in proposito gli ordini di S. E. il Ministro, ho risposto tanto al Signor de Keude:ll che 'al ll'éippreseatanrte ottomano che dil Governo del

    Re se ne rimetteva interamente a ciò che a questo riguardo sarebbero per decidere le altre Potenze.

    Della risposta fatta a Turkhan bey l'E.V. è stata informata con mio telegramma dello stesso giorno. Tutte le altre Potenze essendosi trovate d'accordo nel mantenere la data del 3 agosto fissata per lo scambio delle ratifiche, lasciando il protocollo aperto per la Turchia, io autorizzava l'E.V. col mio telegramma del 2 correnroe, a scambia~ l·e m.tifi·che nel giomo predetto e ad aSisoc1aMi a quelle misure che potessero venire adottate relativamente alla domanda della Turchia.

    E, V. E., .col <>Uo te1egr.amma del 3 ·corrente (1), mi iinformava d!ell'.efliettuatoSJi. scambio delle ratifiche fra i rappresentanti delle grandi Potenze e della dichiarazione dell'Ambasciatore ottomano, consegnata nel protocollo di quella seduta, che cioè il sultano aveva firmato le ratifi.che, che si riservava di procedere allo scambio delle stesse tra 15 giorni, considerando però il Trattato come valido da quello stesso giorno.

    Ho creduto bene che di quanto precede rimanga traccia nella corrispondenza del Ministero con codesta Ambasciata.

    412

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A UMBERTO I

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 11 agosto 1878.

    Ieri ebbi una •11.1lllgla ·conferenz•a .col Sig~n~r Zanardelli, a'l quale esposi Le m:e idee sulla politica estera dell'Italia in Europa ed in Africa, non omettendo di toccare anche dell'interna e dei pericoli ai quali si andava incontro. S. E. vede tutto in rosa, l'Austria non può adombrarsi delle aspirazioni del patriottismo d'Italia. Gli Albanesi sospirano l'unione all'Italia, gli Africani non sospirano, ma se gLi ·aLtri prendOII1o 1s'ha da pt'endere ·&~che no!Ì. Ed a:1l'ilnte•rno Le •Cose non potrebbero andare meglio. E così ci separammo ciascuno della sua opinione. Nessuna ulteriore notizia è comparsa nè da Parigi, nè da Londra, nè da Tunisi, riguardo alla questione Tunisina. Ma è per me chiaro che la Francia non farà nulla senza essersi previamente intesa col Bey di Tunisi, chè non siamo più ai tempi di VlikliQlls per limpadronÌJl'Si delJ1'1a1Ltrui allmeno .senza pretesto. È adunque da Pa11ig1i o da Tuni!si .che s'avrebbero 'ad avel'e de11e notiz1e esatte, e nell'uno e nell'altro di questi luoghi abbiamo agenti che godono della piena confidenza del P.ros1dente del ConsigJ.io. I.l S1ig1nor Cwiro1i te1l•egmfò di ·Soprassedere al!la pubbLtcaZJione de]La • Oilrco1are •. Rlaccomandando ali1a attenz,tone di V. M. l'U:lllito riassunto di un articolo (2) della Presse giornale officioso di Vienna che il Conte Robilant ci ha mandato come eco dei sentimenti che animano il Governo Austro-Ungarico sulla questione della irredenta...

    \2) Non pubblicato.

    (l) Non pubblicato, ma cfr. il rapporto edito al n. 384.

    413

    L'AMBASCIATORE A BERLJNO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    R. CONFIDENZIALE 2135. Berlino, 11 agosto 1878.

    Par mon télégramme du 16 iuillet (l) et d'après les instructions de S. E. le Comte Corti, je recommandais au Gouvernement du Roi d'avoir l'oeil ouvert à Paris relativement à des combinaisons éventuelles se rattachant à la Tunisie.

    M. le Comt'e Corti ~se ré:Je<rvait d'en écrire, lui-méme, 'a V. E.

    Depu1s 'lors, et tout récemment, j'a,i eu à ce sujet nn ·en,tretien avec moa CoHègue d'Angleterre. Je ·lui parla,is des ·conversa,tions que j'avad!S eues dans les derniers jours du · Congrès avec Lord Salisbury, auquel j'exprimais le regret que le Gouvernement Anglais ne nous eut au moins pas épargné la surprlse d'apprendre par la simple vaie des journaux la nouvelle de la Convention relative à l'occupation de l'ile de Chypre. Le Chef du Foreign Office expliquait la chose de son mieux, et laissait entendre à mots couverts que l'Italie à son tour pourrait songer à un agrandissement vers Tripoli ou Tunis (2). Je n'étais pas autol'rsé à aborder une di'S'cussion à ce sujert. Il faud!fla,it d',abmd exammer si nos conditions actuelles conseilleraient de tourner nos vues vers ces parages, de semblables annexions entraìnant à de's dépen1ses considéoob1es, qui kouveraient un mei1Heur emploi pour déve~oppell" nos ressources intérieuJres. Mads je n'hésitais pas à émettre l'avis personnel que, s'il se manifestait ailleurs quelque tendance à modifier le status quo, les exigences de notre position géographique ne nous permettraient pas de consentir à des changements, qui porteraient une trDp .grave atteinte à nos 1ég,itime's 'intérets. Je n'aVIa~s pas be50Ì!ll d:e :liaire cremairquell" au Ma<rq~is Saili1sbury que mieux vaudro,it également, aru pomrt de vue Ang.1rus, que l'ItaWi'e 1se for:tifiàt dans la Méditwranée de préfé!I"enoe à 11a F1rnnce. 1il ·en cO!llvenait, tout en ~a1léguant que le ·11ttoraJ. de 'oette mer étadrt a~ssez étendu pour que J,a Fran·ce, aussi bi,en que 1'Itald:e, y trouva·ssent ~au belsoin des compensations.

    Lord Odo Russell me dit, en y mettant une certaine insistance, que le Gouvernement du Roi aura,it grandement [1ai,son de fixer son aJtten,1Jion sur ce point. Les idées de la France pour une prise de possession de la Tunisie, ou tout au moins pour un protectorat, avaient fait des progrès très notables, et il faudrai,t av.i!ser à ne pa<> se l·ai·sser su:rprendre par iLes événements.

    M. de Radovltz a Heu de cwire que des insmuati10nrs Olllrt été :liadtes à M. WaddLngton, qui a déelilllé d'entrer en pourpaTlers, meme académiques. Le Cabinet de VensaiUes, dans sa compns1tion actuelle ne se sorucirerait llluiLement de succomber à de pareilles tentations. Il est vrai qu'un changement de Ministère pourrait amener à cet égard aussi un retour vers une politique qui, de longue date, préparait le terrain à réunir la Tunisie aux possessions Algériennes.

  • Cfr. n. 311.
  • Il 10 luglio 1878 Cairoli ne aveva scritto al Corti che si trovava a Berlino ponendo• in rilievo il nesso fra i due problemi. Cfr. n. 281.
  • Nous savons au reste que l'Allemagne préfèrerait, elle-aussi, que la Tunisie fut plutòt entre nos mains qu'entre celles de la France. Ce ne serait certes pas du còté du Cabinet de Berlin, que nous rencontrerions une opposition.

    Je crois de mon devoir de communiquer ces détails à V. E. Il est évident que nous Tlle saurions nous prèter à ce que ,}a Régence devint UJne province frança:ilse, pour serv.iJr au betsoiJn de base d'opératton, soit pour organiser des insurrec1liJons sur notre terri,toire, sott pour gèner de plus en pl'l.11s, en cas de guer11e, nos mouvements da:ns i!Ja Méditerranée. La France nOUJs ensm-re déjà suffisamment vers La Savoile, Ntce, le Haut-DauphiiJné, ila Corse etc., pour que nous h11i ila:ts,sions prendre d'autre1s pos~tions stra:tégiques à notre détriment.

    Il appartient au Gouvernement de juger s'il ne conviendrait pas de nous expliquer nettement à Paris, pour qu'on ne puisse mettre en doute que nous tenons à ce que lte ,srtJatus qruo soiJt respecté. A moms de convootises démesurées, ia France devrait reconnaitre qu'elle a, dans le nord de l'Afrique, assez d'espace pour donner libre carrière à son activité.

    (l) (2)
    414

    IL VICE CONSOLE A PREVESA, CORTE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI.

    R. CONFIDENZIALE 29. Prevesa, 11 agosto 1878 (per. il 15).

    Solo da pochi giorni circola qui l'estratto del protocollo n. 13 del Congresso riempiJendo di g1oja IJ.'elemento greco e dii mestizìia l'e,lemento turco ed albanese che non sa persuadersi come le Potenze abbiano potuto invitare la Turchia a cedere la più gran parte dell'Epiro e della Tessaglia alla Grecia contro le aspirazioni della maggioranza delle popolazioni e dimenticando i sacrosanti di1r~tti di propri1età e di nazion:aH.tà. lo ignoro se ben Sii appO!llgano nei loro apprezzamenti, siccome però, dato che la Turchia volontariamente o forzatamente acconsenta, 1a pa,rte a cede11si ne1l'Epilro appartiene qua1si esclusivamente alla circoscrizione di questo viceconsolato io mi trovo obbligato a riferire i

    .sintomi allarmanti che qui scorgo, onde non mi si possa in seguito imputare

    a colpa il mio silenzio e si abbia l'agio di prevenire le gravi complicazioni che

    sarebbero l'inevitabile risultato della cessione di questo distretto alla Grecia.

    Da Abdim bey già presidente deLLa oommitssi-one di difesa in Janma ho potuto confidenzialmente ottenere questi ragguagli sicuri. Vi fu in Costantinopoli sotto la sua presidenza una grande riunione dei più ricchi ed influenti bey dell'Albania e dell'Epiro fra i quali Raouf bey proprietario della città e dintorni di Praga e se non erro attuale muchtesar del gran Visir, Abdul bey, Mustafà bey, Mehmed Ali bey e tanti altri i quali muniti di regolare mandato per parte di tutti i capi assenti hanno presentato una petizione alla Sublime Porta protestando contro qualsiasi cessione del territorio dell'Epiro alla Grecia e dichiarando che in caso di abbandono avrebbero preso le armi per difendersi da soli. Egli stesso fece cenno per via telegrafica di questa protesta a Lord Beaconsfield ed al Congresso (l'E. V. potrà facilmente constatare la veridicità dell'asserzione). Segretamente poi si convenne che in caso di cessione per parte della Turchia queste provincie si sarebbero difese e poscia spontaneamente date in balia dell'Italia colla sola riserva che venisse assicurata la libertà del loro· culto.

    Nustref bey mi disse e seppi pure altrimenti che in questi giorni si era tenuto un cotlllsimiil·e comttato in Jailllma composto dii più di sessanta bey. In ess<> si era rinnovata una petizione alla Sublime Porta con una protesta condizionale. In previsione poi di una possibile pross,ima occupazione per parte della Grecia si è scelta una commissione per recarsi in Italia ed offrire questo paese a S. M., ed ognuno poi si è quotizzato per rilevanti somme onde addivenire a compera d'armi ed arruolamenti di soldati. Interrogatolo su quali risorse contassero mi as~Icurò che tutti i capi e solda'td. dei batta,gliiOIIli Albanesi erano pronti !in il.oro favore e che potevano inoltre fa,r assegno su cilroa 80.000 baschi bouzouk. Con queste forze e col coraggio che contraddtstmgrue glti .A!lbailllesi g'lWarrltiva ed in ciò sono del suo avviso, che non solo avrebbero difeso il loro paese ma se le potenze estere non si opponessero sarebbero giunti sino ad Atene.

    Non vi ha dubbio quindi che se si tocca l'Epiro una grande effusione di sangue avrà luogo e la Turchia per fini politici la coadiuverà segretamente per dimostrare all'Europa che le pretese della Grecia erano assurde e che falsa era 1 'esposizi,one :f!atta sune aspkazioni di questi popolti.

    Si avrà così per risultato quanto appunto si voleva evitare. Ciò però non è tutto. L'Italia non vuol intervenire ma intanto questi sono in corrispondenza co11i A1baine:si costì domiomati i qua,1i hanno promeSISO che avrebbero impegnato ,tutta la locro !influenza per i!ndur11e ;tl Govemo HaLi!ano ad a~iutarLi. Mi risulta anzi che sono già pervenute somme assai rilevanti e che se si permetteranno gli arruolamenti molti accorreranno a difendere la patria dei loro avi.. Disturbi seri saranno quindi inevitabili, nè meno gravi saranno se il Governo vorrà prendere misure severe per impedire questi soccorsi, giacchè se per simpati!a ed interesse si sono rivolti ,a noi, pi!uttosto dii ~cadere neiile malllli dehla Grecia, offriranno, come alcuni già fecero, il loro paese all'Austria che accetterà di buon grado quanto noi rifiutiamo, ma che son certo, non vorremmo passasse ad una potenza marittima resa in tal guisa padrona di tutto un versante dell'Adriatico e di un buon tratto del mar Ionio col porto di Prevesa che dopo quello di Rio Janeiro è il più bello ed ampio che io conosca.

    E che agogni il possesso di queste provincie non v'ha dubbio, giacchè oltre i sussidi aooo1rdati a queste Chiese cattoLiche e ilii a.ttmi d.ndiZJi ~che ebbi \l'onore di rassegnare prima d'ora all'E. V., le premure che da qualche tempo dimostrano ,i consol'i austrti,aoi coi capi Albanesi, a:lii'eque1111ti coLloqui che da ;Loro sollecitano, come pure l'arrivo di vari emissari fra i quali il Signor Padovani di Ragusa stato per tanto tempo impiegato presso H COIIl:So1ato dii Jallllina ed ~[ Si~:nor Dr. Schmidt Ungherese medico m11itarre al servizio de11a Turchla mi oonf&mano in questa .clredenza.

    Per allontanare questi pericoli immediati parmi che una sola via possa seguirsi ed è quella di mantenere in Tessaglia se si vuole, i confini tracciati dal Congres,so e di sospendere quai;:oiasi cessione in Epia-o. Invece del t00"1l'€11lte Ca:Lamas prendendo per limite n fiume Aspropotamos, I'imontandolo si,no ali Pl'eiSISi:

    del monte Smingos e di là seguendo la catena dell'Agrufo sino al torrente Kalengi eonfluente del Salamvria (Peneo) si annetterebbe alla Grecia la più bella parte della Tessaglia con una popolazione di oltre 200.000 abitanti quasi tutti cristiani ortodossi, e la tema di una rivolta albanese sarebbe scongiurata.

    Lasciando invece per confine il fiume Calamas proposto dal Congresso sarebbero ceduti alla Grecia circa 600 villaggi dell'Epiro nei quali la maggioranza sarebbe albanese ed anzi ve ne sarebbero 170 circa inchiusi nel Sangiaccato di Prevesa e dipendenti dai piccoli centri di Margariti, Filiates, Paramitia composti quasi esclusivamente di Musulmani fanatici all'eccesso.

    Malgrado il consiglio delle potenze la Turchia non vorrà cedere Ianina che è ·:La ·oapiJta1e del viJl,ayet e centl'o di tanti mteressi MiusUJlmani, meno ancora, i distretti di Grev'ena, KonliJtza, Met~ovo e Delvilno che non sono compreSii neE·a

    linea tracciata dal congresso.

    Quale sarà allora la sorte di Prevesa e di tutti i villaggi ceduti alla Grecia. Prevesa che V1ive pei contl'abbandi oolll'Aoamanila e pel commercio di trarJJS~to per Janin.a, oentro EpkQ e '11essagl~ila, cesserà, per oausa deLla dogana, dii esserne lo scalo, e sarà sostituita da Sejada, Santi Quaranta e Vallona. I villaggi poi che vivono quasi esclusivamente di pastorizia come l'E. V. scorgerà dal mio rapporto

  • n. 22 come potl'anno, senza pag.are •i diilrotti di entrata, dnV1iare i loro greg~i ai patsooli abituali d'estate swlllie montag!IJJe di Delvilno Gravena KonMZia e Metzovo che apparterranno alla Turchia? E che sarà di Ianina stessa se per esser ceduta cesserà di essere il centro del commercio di tutto l'Epiro superiore che convergerà inevitabilmente ad Argirocastro e Berat. Effusione di sangue, ingiustizia evidente, squilibrio finanziario in permanenza e pericolo di complicazioni sarebbero le inevitabili conseguenze della progettata cessione di questi territori .alla Grecia.
  • P. S. -Il Signor Conte Dembinski console d'Austria in questa città e già vicecOllJSo:Le per 14 ·anni ÌIIl Limo pretsso Serajevo ooede che :La re:si,stenza delle truppe Austriache sia colà dovuta alle istigazioni del Signor Petranovich commes:;o del ronsol.ato Itailiano in quella città ed ass1cura ·che ,saTà impiccato ove cada ne1lJ,e mani deg1i Amtnraai.
  • 415

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, p. 267).

    R. 521. Cairo, 11 agosto 1878 (per. il 17).

    Alcune notizie * datemi dal Signor Baravelli * (l) mi hanno consigliato di recarmi in questa Capitale per assicurarmi dei fatti e renderne all'E. V. esatto conto.

    Il Signor Wilson ha portato in discussione nella Commissione la questione delia Divendii<caZJione di tutti d beni de11a F'amigl,iJa V•Lcerea1e. La discussione è stata piuttosto tempestosa. * I Signori des Blignières e Baravelli * (2) vi si oppo

  • In LV 26: « pervenutemi dal Cairo >.
  • I:1 LV 26: « alcuni commissari >.
  • sero calorosamente, e perché non credono necessaria una misura così estrema, che per attuarla non si potrebbe far altrimenti che aver ricorso ai tribunali, e perchè ammettendo il principio della rivendicazione non sarebbe possibile limitarlo ai beni de:lil.a Famig1Ji,a, ma doverlo estendere a tutti d. Pascià, ed :in generale a tutti <i proprietarri indigell11i ricchi del paese, che tutti debbcmo le worro !!:'icchezze alla generosità della dinastia, e specialmente di Questo Vicerè. * È stato sempre il sistema in Oriente, e soprattutto in Egitto * (1). Essi proposero invece di rendere i1l Khedive responsabi:le deilla sua runmnslrr"azione perchè abbta a supplire del proprio a quel deficit che le rendite dello Stato non potrebbero pagare ai credito.rd.

    * I Signori Baring e Krammer aderirono a questa proposta * (2), purché la

    responsabilità che s'intendeva far pesare sul Khedive, non risultasse effimera. Il signor Wilson fu tenace nella sua opinione; ma il rapporto generale

    * dei Signori Blignières e Baravelli * (1), che oggi sarà messo ai voti, è stato redatto nel senso voluto dalla maggioranza. * E ;p1resa in considerazione la a:ise:rva dei Signori Baring e Krammer * (1), conclude col dire che i beni della Famiglia Vicereale saranno affidati ad un'Amministrazione di Europei !Per poterr garantiTe la possibilità che dovessero ~supplire agli impegni presi coi ~creditori rper deficienza delle rendite dello Stato.

    *Da quanto mi ha riferito il Signor Baravelli, e da altri indizi che non mi sono sfuggiti, mi sembra ormai evidente, che più della Francia, l'Inghilterra si prevale della posizione finanziaria del paese per sciogliere nel suo interesse deHe ·importanti quistion,i poHrtiche. Il suo scopo, almeno quello dei Signori Vivtan ·e WiJltSon, sa.rebbe di foczare indirettamente 1i[ Khedlive ad abdllioa~re in favore :del figl:io, Mohammed Tewfik Pascià, cdl quale, in realtà, i vetri governanti del paese :sa,rebbero d'l WHson e Nubar Pascià.

    Il Khedive ha traveduta questa idea per qualche allusione fattagli dall'Agente Austriaco. Io credo ch'Egli non v:i si pieghe!I'à g,tammad, a ~costo di qualunque sacrifizio; nè un'abdicazione volontaria è possibile attendersi da un Principe Musulmano, anche per principio di religione. Ne è risultato che il Khedive ha preso in sospetto il figlio.

    Ciò che sorprende si è che l'elemento francese si è allontanato dal paese, quasi che per un accordo con l'Inghilterra, questa debba essere l'esecutrice dei piani convenuti.

    Il Barone d es Miche! .è partito in congedo, e l'Agenzia è rimasta affidata ad un semplice addetto di legazione. Il Console d'Alessandria è partito, e la gerenz:a di quel Con:sol,ato è data ad un semplike Canoerlitere; il Signo!I' de Blignière:s, Commissa,rio deHa Cassa del debito nubb!Lico, e Membro de:l:la Commissio.."le d'inchiesta, terminato il primo rappo-rto genera,le sulle F&na~e, parte dimani per Ja Fva!)da.

    E rimarcherò inoltre che il Collega d'Austria ha ottenuto un congedo, e quello di Germania si accinge ad una escursione in Si:ria * (1). È opinione * dei quattro Commissari * (3) che questo ra~porto sarà il primo ed ultimo lavoro della Commis:sione d'inchiesta, e arrivando Nubar, tra es:so ed

  • Omesso in LV 26.
  • In LV 26: • Questa proposta incontrò l"adesione di molti •.
  • In LV 26: « di molti commissari •.
  • il Wilson si divideranno il potere per mettere in esecuzione il programma, di cui Nubar dev'essere il portatore.

    L'E. V. giudicherà se dovrà ammettersi questo diritto esclusivo, di introdurre in Egitto una riforma finanziaria ed amministrativa. Come ho già rapportato, io ho dinfocr:mato e il Khedive, ed i SdgnOII'li V1ivllian e Wiilisoo delle d:ntenzioni del R. Governo a questo riguardo. Ma mi veggo costretto di ripetere che questo programma sarà imposto, come non può esser dubbio, al Khedive, e che perciò non è su questi che potrebbero essere efficaci sia delle riserve, sia delle opposizioni.

    (l) (2) (l) (2) (3)
    416

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 2138. Berlino, 12 agosto 1878 (per. il 17).

    Les nouV1eillle.:; reçues de la Bosnie et de 'l'Herzégovd:ne, prm1venrt combieu."'l. ava~ient ra,1son ceux qud prévoyai,ent que il'ocoupaJt1on de ,CE$ Prov~1nces ménagm·a,1t de ~graves mécomptes à J.'Autriche-Hongrie. L'agi<tat1on qui se manifeste da,ns 1l'Alban~te, et Ies excèi3 qui se cooru:nettent .dans !es monts Rhodopes, démontrent aussi que la pacification de la péninsule des Balkans présenie de· très graves difficultés. On ne parviendra à les surmonter, que si !es Puissances sont unanimes pour excercer une pression à Constantinople. Telle est la manière de voilr de M. de Radowitz.

    Si les Plénipotentiaires italiens au Congrès devaient rechercher des suffrages ailleurs que dans le pays, je pourrais citer les impressions de deu~ de mes Collègues.

    Lord Odo Russell me disait en effet, qu'une autre attitude de notre part, n'aurait eu pour résultat que de donner une plus grande étendue au mandat confié à l'Autriche-Hongrie dans la Turquie d'Europe. La France et l'Angleterre étaient en effet disposées à aller plus Ioin encore, pour assurer à l'Autriche· une position qui lui permit d'opposer une barrière solide aux empiètements directs ou indirects de la Russie.

    Le Comte Sohouva~ow, m'aya!l.'lJt fait V11Sirtle ces joull'is dooniers en repassanrt à Berlin pour se rendre en congé, affirmait de son còté que nous aurions vainement rtenté de modifier iles d1spos1tions du Cong~rès SUll' le ròle et iLa part II'éservés à l'Autriche. La Russie aurait certainement vu avec un secret plaisir se produire un courant contraire. Mais, étant liée elle-meme par une Convention avec le Cabinet Austro-Hongrois, elle n'aurait pu se livrer à un écart quelconque. Dans cette Convention il n'était pas stipulé sans doute que l'Autriche s'attribuerait le droit de tenir aussi garnison, et d'avoir des routes militaires et commeroLaJ,es, sur toute l'étendue du Sandjak de Novd Bazacr:, :lia1sant parlie· de l'ancien Vilayet de Bosnie. Sur ce point, les Plénipotentiaires Russes avaient élevé rn1e réserve, qu'<ils n'ont pas tardé à 1feltire~r après s'etre oonvaincus de· la parfa1te entente entre la France, l'A:ng1eterre et 1l'Au1Jriche. D'ad:Nieurs, le· Prince de Bisn1ar·ck lles poussait à tlaisser cette Pu~ssance • ,s'enfertrer. dans cette·

    457'

    direction. Eux-auso1i étaien:t l'objet de violentes or.itiques, mais iols avoa•ient le sentiment d'avoilr remp1i ·OOnscienoLeusement leur devoir.

    Je n'entends nullement me retrancher derrière ces opinions dans le but d'une justdfication. Je n.e puds que me référer à ma cor•respnndance offioLelle prise dans son ensemble, et non dans les extraits si incomplets du « Livre Vert •. J'y trouverais à foison des armes non seulement pour la défense, mais pour une .attaque. Malheureusement c'est là un procédé reprouvé par toutes les saines traditions de la Diplomatie.

    417

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 905. Vienna, 12 agosto 1878 (per. il 17).

    I negoziati fra la Porta ed il Gabinetto di Vienna relativi all'occupazione della Bosnia, interrotti e poi ripresi, continuano tuttora senza accennare ancora ad una definitiva conclusione, le istruzioni che il Plenipotenziario turco riceve, non essendo mai nè precise nè complete. Non è però a dire che il Governo austro-ungatt'liCO ll!Oill sLi andato innaJnzi nel campo deHe •Ooo,cesstiond, giacchè ·come telegrafavo il 9 corrente ed oggi nuovamente all'E. V. il Conte Andrassy dichiarassi pronto a riconoscere il mantenimento della Sovranità della Porta sul1a Bosnta, dandovi espressLone col :flar inalber·are, a quanto dtoevami .iJ1 Barone Orczy, la bandiera turca a fianco di quella austro-ungarica ovunque questa sventolerà in Bosnia, e consentendo a stabilire il principio che l'eccedente delle entrate della provincia sulle spese necessarie alla sua amministrazione sarebbe versata nelle casse turche. Di più, larghe assicuranze egli è disposto a dare, per quanto riflette la conservazione del personale amministrativo turco, senza però, ben inteso, assumere in proposito tassativo impegno. Il Governo Imperiale inoltre non si rifiuta a dichiarare l'occupazione non dover avere che un carattere provvisorio, ma però non intende cedere alla pretesa fin qui sempre accampata dalla Porta, di limitar preventivamente la durata dell'occupazione. Nel corso deùJLa .conversaz.tone .al ·riguardo ch'•io ·ebbi ogg1i .col Bwon:e Orezy revv1sa<i opportuno :llargJJi l'osservazLone, che viste quelle conoi.liianti disposiztioni del Gabinetto di Vienna, la Porta agirebbe prudentemente firmando attualmente una convenzione, che mostravo dubitare si accetterebbe ancora dal Governo austroungarico, il giorno in cui la bandiera Imperiale sventolerebbe su Serajevo; ma a quegte mie parole S. E. !'ILspose senza esLta1re, che ·ciò nulla ·Cambierebbe alla questione, e che il giorno in cui le truppe Imperiali si sarebbero in qualunque modo rese padrone di tutta la Bosnia, il Conte Andrassy non muterebbe le basi della convenzione che pur sempre desidererebbe firmare colla Porta, non volendo assolutamente che l'occupazione possa assumere l'aspetto d'una conquista.

    Sembrandomi opportuno per l'importanza dell'argomento che queste manifestazioni degli intendimenti austriaci nella grave quistione di cui è caso, trodno posto nelle corrispondenze ufficiali di questa R. Ambasciata col R. Ministero. ho creduto bene non !imitarmi ai cenni già trasmessi per via telegrafica.

    418

    L'ONOREVOLE MUSSI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. l. Tunisi, 12 agosto 1878 (per. il 18).

    In un paese dove nè la pubblica opinione esiste, nè è ordinata pel Governo alcun'altra forza o nobiliare, o mHitare, od almeno burocratica, ma tut<to invece posa sul capriccio personale del Sovrano, conviene per forza che la politica, quando hl Sowarno non ha mente super.iore, si produca ne' compLotti, e che a volerla seguire occorra di necessità e studiarli e talvolta imitarli.

    Di queiSbi complotti, o de' loro sospetti o pTogetti, è tutta piena 1a ts.ocietà tunisina, e la mia venuta non è certo quella che li ha diminuiti. Tanto più crescono, in quanto è generale il sentimento della deboLezza dello Stato, e non scarso il presentimento di veder presto la conquista straniera metter fine a tutto. Tali idee, a poco a poco, sono penetrate nello stesso ambiente della Corte, dove malgrado la solita indolenza, e malgrado il pericolo di incontrare la collera del Bey, i migliori, tra le paure del presente e quelle dell'avvenire, cercano un rimedio al male.

    Naturalmente poi tutto questo mondo di sospetti si collega, per le cose estere, a1la po1i.ttitoa :firanoose, e ;per l!e Interne a Moustapha-ben-I,sma,il, Ministro Guardasigilli (Pahob-el-Taba) e favorito del Bey.

    Moustapha è uomo di nessuna coltura e di scarsa intelligenza naturale. Ha viva J'ambiz'LO!tle, la prodigail,ità, e per r-imba•lzo la ·rapadtà: non ha vivo nessun altro sentimento: meno di tutti la lealtà.

    Ma sull'animo del Bey esercita un impero che nessuno ha mai sognato di contrastargLi. E.~l,i però sente, dl GuaTdasdgilllii, che, morto il Bey, resterebbe esposto a tutti i nemici, tanti press'a poco quanti sono i tunisini: epperò tentò in Italia quest'anno (dicono col consenso dello stesso Bey) di ottenere, per difesa, la cittadinanza italiana.

    Non l'ebbe: e tornato a Tunisi fu specialmente attorniato dal Console francese che gil<i fece acoe·tta·re tutto que•l viaggio a Pa~i~i, •con .sLngo1arrd. onoYi, che V. E. già conosce. Lì cominciarono le voci e i sospetti sullo scopo del viaggio e sul suo risultato. Fatto è che Moustapha, restituendosi a Tunisi, traver:sò rapidaanenrte J.'I·ta!ltia senza fermaJrsi in aloun luogo; e qui posoLa affettò il parlare, quasi malcontento, delle cose francesi.

    Non sembra probabile che la Francia, la quale conosce il valore pratico di Moustapha, non lo abbia accontentato nel suo desiderio della cittadinanza: ed è probabile invece che il Guardasigilli o per calcolo d'interessi, o per errore di mente o d'altro sia stato trascinato a dichiararsi complice della politica francese.

    Quando io giunsi alla Goletta, il Console francese, signor Roustan partiva. Partiva dopo un lunghissimo colloquio col Guardasigilli, e colla promessa insolita di tornare presto. Subito dopo si sparse voce che Moustapha dovea esser

    ·nominato PrLmo Mmi!stro: voce, per vel"ità, che da molto tempo si ripete e che lo stesso Moustapha ha l'abilità di mettere in giro. La nomina a Ministro credo sia più lontana di quello che Moustapha pensi: ma è sempre fra le cose possibili. Circa poi all'attitudine del Console Roustan ed agli intendimenti che si prestano alla Francia, ecco qualche informazione.

    La po1i1Jkla :firances•e, l'E. V. g.ià lo sa, si riduce 1n Tunisi ad un sol punto: invadere sempre. Non potendosi invadere militarmente, si invade amministrativamente, economicamente, ed a ciò giova soprattutto l'abbondanza e l'audacia dei capitali francesi. Miniere, pesca, ferrovie, terre si cercano assiduamente, massime verso la frontiera francese e attorno alla Megerda ch'è l'unico vero fiume della Tunisia.

    Dicesi pwoiò che ~1 Si,gnor Roustan sia andato a Parigi per aver .ist;ru~ioillli od altro sull'affare Sancy, :su quello dell'Auvergne, e pel debito pubblico tunisino.

    Per l'Auvergne non trattasi che di una indennità da pagarsi dal Bey: ma la ·concessione fatta al signor Conte Sancy è cosa seria e di non piccola cons~guenza. Essa riguarda circa 7000 ettari della miglior terra, a Sidi-Taib, attorno alla Megerda e presso alla ferrovia: ettari che il Sancy aveva avuti, a patto di coltivalfi:Li a pooo a poco, mantenendo sulla term :stabtlmente un certo nwnero di bestiame. Non avendo il Sancy serbati i patti, fu dichiarata sciolta la concessione, ed ora il Roustan cerca rattoppare la cosa e trovare i capitali necessari.

    Anche l'affare del Debito pubblico tunisino è gravissimo. Si crede che per tal scopo sia partito, diretto a Parigi, anche il Gueilli, ispettore generale delle finanze tunisine, che lasciò l'Africa, or è poco, dicendo di andare in Svizzera. Se la Fll'aiilCiia g~iung·esse a mettel'si d.n stato e luogo dei creditori tunisini, e se riuscisse ad amministrare le rendite ora affidate alla Commissione finanziaria, non v'ha dubbio che l'occupazione della Tunisia sarebbe di fatto compiuta. Ma su questo argomento tornerò in altra mia.

    V'ha invece chi assicura essere il Roustan andato a prendere le ultime istruzioni per ciò che rimane a fare. E secondo tali voci la Francia vorrebbe, ad imitazione inglese, chiedere alla Tunisia Tabarca (ricca di miniere e di legnami) e Biserta, garantendo, per compenso, l'indipendenza del resto.

    A certuni sembra persino che la Francia, per avere titolo di intervento,

    non rifugga da favorire disordini, e che a tale scopo adoperi un certo Mattei,

    suo Agente Consollare, conosciuti8o:limo fra gli arabi, e venuto qui ad audien

    dum verbum.

    È assai difficile veder chiaro il fondo a tutte queste supposizioni: nè, giunto

    da una sola settimana, io oso pronunciare giudizio. Certo è solo che le intenzioni

    della Francia, sien le une o le altre, son tutte nemiche alla Tunisia ed al

    nostro interesse.

    Era poi mio progetto di lasciar correre un po' di tempo, per scandagliare

    il terreno, prima di occuparmi di cose veramente politiche, ed intanto volgere

    l'attenzione alle cose interne della Colonia, delle quali è margine a buono

    ed utile lavoro: ma il dispaccio cifrato del 9 corrente (l) di V. E. mi ha tolto da

    questa linea di condotta.

    46~

    Come risposi, non evvi qui alcun indizio di una imminente calata. Nessuno la sospetta, e la stessa assenza del Console francese, da questo lato, assicUJl'a. Tuttawa, cako1atndo che UJ!la flotta od UJil Corpo d'armata han sempre bisogno di vettovagliarsi, ho fatto indagare se in alcun fondaco o stabilimento ci fosse segno di ampie e speciali forniture. Nulla di nulla, per ora.

    Ed ora che ho riferito sulle voci che specialmente corrono, dirò a V. E. quale a mio avviso, in questi preliminari, sia la condotta a tenersi.

    Non è possibile obliare il Guardasigilli. Amico è una forza, nemico una debolezza. Epperò, prima d'ogni azione, bisogna proprio cominciare da lui, per assicurarsi se realmente è legato alla Francia.

    A questo intento io penso offrirgli, colla debita prudenza, e salve s'intende le decisioni di V. E. la cittadinanza italiana.

    Se d!l M()ll.liSÌapha poss1edle già que:JJla :li~anoerse ,SJi mostrerà poco ardente a questa offerta, e forse cercherà qualche espediente per allontanarla -altrimenti la accetterà, ·come una tavola di salute. Potrebbe darsi, lo confesso, che, astuto e sleale, si pigliasse e l'una e l'altra: ma è cattivo gioco, sctl quale io cercherò di illuminarlo.

    F·atto poi questo •SJCatndlagl:ilo, e ve,~Hioa,ta per induzione la cosa, resta H dilemma. O il Guardasigilli non ha patti colla Francia, ed io vorrei cercare ogni maniera di legarlo a noi, almeno, per ora, adoperandolo a combattere di sottomano i progetti e l'influenza francese, presso il Bey, a favorire quegli interessi italiani che spero poter promuovere, ed a discutere le basi del progetto di Indipendenza. Col Guardasigilli complice, anche gli altri oseranno un po' più.

    Se poi !1"11oonrosoossi dnvece che Moustapha ben-Ismail è legato alla F·rancia, allora la tattica è tutta a mutare, e convien cercare ogni maniera di impedirgli il potere.

    Non può farsi gran conto dell'attuale Primo Ministro, che serve Moustapha, e :rd:pete di essere stanco e dii volersi rli:til'all"e. Di tutti g.J:i aLtr.i funz~onari nessuno oserebbe dire una parola: e quelli stessi che già mi han fatto conoscere segretamente i loro sentimenti devoti all'Italia ed all'indipendenza del loro paese, mi pregano in pari tempo, di tacer di loro, per timore della loro vita.

    Non mi resterebbe quindi che la via diretta del Bey; che veramente è via lunga e difficile, perchè di rado e sempre spiate sono le udienze. Ma è anche vero che oCJil1dunebbe dirdltto aili1o •scopo: è vero ·ch',iJo potre•i parlare al Bey il linguaggio di suoi interessi, e che in questo mi potrebbe giovare l'opera di qualche altra Potenza, all'uopo interrogata e preparata dall'E. V.

    Ad ogni modo, mi sembra, che importi anzitutto impedire che questa idea d'Indilpendenza (che Le (li:~oo:stanze lililMc:ano come J,a migl•1or soluzione) venga proposta alla Tunisia da altri prima che da noi, affine di non perdere i frutti che l':1niziativa trarrà se•co, e che l'interesse nazionale ci cons,ig!Ji:a a non trascurare.

    Eccole, Signor M1l11Ìis1Jro, iLe miJe prime ·impressioni e ·i miei dise·gni. S'Ella H approva, vista la urgenza del caso, massime per la cittadinanza a Moustapha, La prego di farmene un cenno per telegrafo.

    461

    17 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

    (l) Non pubblicato.

    419

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Carte Robilant)

    L. P. Berlino, 12 agosto 1878.

    J'aurais voulu vous écrire par l'entremise du Marquis Bisio, mais les journaux ayant annoncé votre départ pour l'Italie, je ne savais pas si vous étiez déjà de retour. Je profite maintenant du Courrier Signoroni pour vous remercier de votre lettre du 9 Juin. Peu après ont commencé mes jours de rude épreuve, mon ascension au Calvaire. Le Comte Corti pensait comme vous sur les forces de l'Autriche; il m'a dit à plusieurs reprises que la volonté du Roi très formelle était que nous sortions du Congrès les amis de l'Autriche. Après avoir sondé le terrain, il avait acquis la conviction que nous ne serions appuyés par personne da!llS une opposition que1conque à ~'occupation de La Bosnie et de l'Herzégovune. La RU!SSiie au11a!it entendu ·certainement avec pla.listir une note d~s•cord:ante, mais ltiée comme e11e l'ét~ par la convention de Re1chstadt elle ne nous aurait pas soutenus. La France et l'Angleterre faisaient cause commune sur ce point voulant ménager à l'Autriche une forte position pour entraver les empiètements du panslavisme dans la Turquie d'Europe. Une attitude accentuée de notre part, les aurait poussées à aUer plus loin encore dans ce sens. Ll est vrali. que cette convention ne prévoya,it pas que le Oabdnet Austro-Hongrois s'attl'libuerait aussi [e droit de g.~son et d'avoir des ll'outes commerciales et militaires sur toute l'étendue du Sandjak de Novibazar. Tout d'abord les plénipotentiaires russes ont fait des :réserves sur ce point, mais ils les ont retirées quand il se sont aperçus qu'elles resteraient sans effet. D'aM1eurs le Pdnce de B::rma:rck [es poussa!1t à Ja.tsser 1'Autl'iche • s'enjerre1· • dans cette direction. Aurions-nous pu au moins faire quelques réserves sur la durée de l'occupation en demandant par exemple qu'elle fut limitée à la meme durée que l'occupation russe en Bulgarie, et que le nombre des troupes fut également déterminé? A cet égard aussi, nous n'aurions pas trouvé d'appui; nous exposer à un refus eut été greve; j'·ai eu ma•mtes fois [a démangealison de prendre une attitude plus nette, mais le Comte Corti m'en dissuadait. Tout en disant qu'il tenait à se concerter avec moi, que j'étais sa garantie, il laissait entendre qu'en cas de désaccord il donnerait sa démission. C'eut été un scandale, le renversement de toute dlise~ip1~ne. Jil étalit We Mm,i•stre des Affiali,res Etrangères, lors meme qu'il fUt moins ancien que moi dans la carrière et mon inférieur comme rang diplomatique. Au reste nous nous sommes trouvés au Congrès en présence de ròles distribués à l'avance, d'engagements déjà pris en dehors de nous. Notre situation était bien celle indiquée dans le livre vert; nous entrions au Congrès libres de tout engagement. Cet aveu me semble naif, car c'étai·t préoisément notre tor·t que de nous présenter sans a·oc01:rds préaiLaWes ... Bref 1la situation étalit i•vréparahlement compromise. H ne s'agissait plws que de chercher autant que posstible à sauv·er les appaa:-ences. C'est ·ce qui a été faH par J'interpella.tion que nous avons adressée, ainsi que vous l'aurez ~u dans Ies protocoles, au Comte Andra•ssy. Pour l'encOI'poration de Spitza. à la Dal

    matie mème interpellation. Dans les Comités de rédaction et de délimitation dont j'étJad;s membre, j'wi •ta..ché d'~nt'I'oduil'e quelques pllT'ases Lim1tatives; persmme ne m'a secondé. A còté de ·ceia ·LI •a faJlLu tmvtaii1ler pendant tout un mois comme un nègre. J'ai refoulé tout amour propre en restant en seconde ligne; c'est à ,peme si j'1ai pu prendre ·la pal'Oile une dizaine de foLs pour qu'on ne me rangeàt pas parmi les canards muets dont quelques échantillons figuraient dans l'assemblée.

    La récompense de tout cela a été une grèle de or1tiques les plus révoltantes de :la part des partils avancés, et une ·tl'ès :lia~ible dé:liense du parti modéré, enchanté que les apparences fussent contraires au Ministère Cairoli. Après 40 ans de service je ne m'attendais pas à de telles éclaboussures. J'en prendrais encore mon parti si ces attaques n'atteignaient que ma personne toujours prfète à se sacrifier pour !es intérèts du Roi et du Pays. Mais cette agitation des meetmg.s il"ilsqua~1t :l!ort de rwus fuWe pel'dre •le ·seul bénéfi·oe non à déda·igner, que nous avions recueilli de notre conduite au Congrès, à savoir celui que l'Italie, la première fois qu'elle siégeait comme telle dans l'aréopage, s'était mon~rée comme un élément d'ordre, de paix et de conciliation. Sous ce rapport le Comte Andrassy ne pourra dire du mal de nous.

    H y aura:it 1ong à di•re; quand nous nous revel'l'ons nous oauserons là dessus. C'est vraiment dommage que le diplomate ne puisse crier la vérité pour mettre de son bord l'opmton publliique égarée. Je puLsel'ais alors dans mon arsenal des a.rmeil non pour wa défense, llliéliLs pour <l'attaque. Ces armes se trouveraient dans ma •correspondance depuis et avant 1870, où j'ai souvent conseillé une aut11e pol,it1que que •oo1le que ~nous avons SUJivie.

    En 'attendaint que nous nous il"'encontr·ions, je \nous donne ces déta:iLs confiden

    tielis. J,e ne 'crois pas que :le Comte Col'ti :liasse un long séjour à la ConsuLta. Il ma

    nifeste ·tl'op de hàr1Je ·de rent11er danls 1a ·Cal"lrière à Q'étl"lang·er. J'a.i che•rché à lféagk

    •contre cette tendance. Il aurait l'air de fuir les responsabilités, et de ne pas oser aborder la tribune pour expliquer sa politique au Congrès. S'il ne m'écoutait pas il manquerait à la fois de dignité et de patriotisme.

    420

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 185/132. Londra, 13 agosto 1878, ore 21 (per. ore 23).

    Ay.!liDt 'eu 'aujoul"ld'hui ·l'occaston de voir Sal!Lsbury, j'.ai porté ·la convel'sation sur le bruit relatif à la concentration de la flotte française dans la Méditerranée, dans le but de s'emparer de Tunis, dont il était question dans le télégramme de

    V. E. en date du 8 •courant (1).

    Il m'a dit qu'il ne croyait pas à la réalité d'un tel propos, d'autant mème qu'ayant entretenu à Berlin le Ministre des Affaires Etrangères français à ce sujet, celui-d lui avait donné l'assurance, la plus positive, que la France n'avait aucune intention.

    Marquis de Salisbury m'a paru assez préoccupé de la marche des affaires à Constantinople et dans les prOVIinces turques. 11 pense, ,comme moi, que la rési,stance qu'éprouvent les .Aru.trd,chiens ~en BoS'Illie et en HerrzégoV"ine en justifiera l'annexion définitive de leur part.

    Marquts de Sal,tobury ~parl aprrès demain pour J,a France, où [,J v'a rejoin.dlre sa famhlle. Son absence sera de p1usi1eul1s 1sema:ines.

    (l) Non pubblicato.

    421

    IL CONSOLE GENERALE AD ALGERI, S. AGABIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 186. Algeri, 13 agosto 1878, ore 23,21 (per. ore 24).

    Escadre française attendue à Alger. Les journaux prétendent que la concentration de ces forces se rattache à la question de Tunis.

    422

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 13 agosto 1878.

    Je reçoi:s à l'inst~ant vortre iJ.e,ttl'e du 9 (l) ,et je rréponds de ,su[t:e. Rden ne pouvait etre 1plus éloigné de ma pensée que de C'l'Oire que VOUS VOUléz faire peser sur moi toute ;Ja responsabhlité de notre action au Congl'ès. J,e conna1ts tl'op bten 1a noble,sse de votre caJI'actère pour avok jamad,s pu pens:er de :la sorrrte. Le fait dont j'ai fait mention et sur lequel je désirais quelques éclaircissements, c'était ~celui de vos deux mpports :sur 1la m~s.sdon Ordispli, du 20 et 27, sur à~esquels s'est fondée en dernier Iieu toute la polémique Crispi, et C. Cette polémique est devenue si 'ardente, que J.e M,inLstè11e a été sommé de tous còtés de publier ces deux dépèches. Il se11a do1nc difficil1e qu'eààes ne para&ssent pas un de ,oes jours (en excluant en tout cas ce qui regarde la France). Que dites-vous de cela? Au faLt j'a'i déjà reçu l'ordl'e d',en haut :lli,eu, et du Préstden:t de la :lia:ke. J',ai pou11ta,nt p11~s sur moi d',attendre, ,et H me 'swatt agréable de 1savo~r ,ce que vous en pensez. I'l s'ag,i[o,adt :si,mplement de 1la fa1ire parait,r:e à l'étr:a1ngerr. Vous avez beau dire que je dois rester pour ne pas avoir l'air de me soustraire aux explications à donner aux Chambres. Mais je voudrais vous voir rester dans un Cabinet qui laisse plein et libre course à une agitation, qui compromet 1a Mon'a'r,chi<e et la paix de 'l'Ita,l.Jie 'et par là vous ~rendre so11daJke de:s rtwri:blies conséquences qui peuvent en dériver. C'est ce qui me fait frémir. Ma santé aussi est complètement délabrée. Je ne puis presque plus marcher, tant mes forces se sont affaiblies. Depuis deux mais j'ai vieilli de dix ans. Je n'en peux plus car la lutte que j'a,i à souten1ir <E~st au-dessus des force's hum8Jines.

    (l) Cfr. n. 409.

    423

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Vienna, 13 agosto 1878.

    Non ti posso dire quanto fui lieto di ricevere il tuo primo telegramma da Roma, da <cui ebbi 1l·a notizia de'l •tuo ·dtormo a~La OonsUJlta. Ne proVIai sommo piacere per te ed anche non poco pel servizio, giacchè si cominciava a perdere .intie,l'a,mente Ia bussoia, <La nav.e 'essendo pr,iv;a del ,suo Cap~tano. Ho 'ricevuta la circolare firmata Cairoli relativa all'attitudine dell'Italia al Congresso, pagina più dolorosa 1SU1l1la ,stoil1ia del nostro Baese non :llu ancora sc:dtta, ~l presente Ministro e tanto meno tu poi devi averne la responsabilità. Se fossi stato ascoltato quando si era in tempo, avressimo evitato se non tutto il male, indubbiamente almeno le beffe, e sarebbe stato non poco. A questo proposito non ti posso nascondere che son proprio addolorato della sciocchissima figura che mi tocca fare nel fibro verde, poichè mentre son io principalmente a cui spettava chiarir da molto tempo la situazione per quanto ha tratto alla occupazione del!la Bosni1a, sono pl'eoi1 sa~nente 1i1l 1solo che appall'entemente tacque ·in modo assoluto. Ben ·capi,sco che ·chi !s'intenda di .simHi pubbli<oaZJion'i si pel'suaderà faci1Iment·e che il!a co:sa non ,sta .precisamente ·in que,i termi·ni, ma <la massa non vede al di là di ciò che legge, e quindi son persuaso che a quest'ora l'opinione pubbl!tca mi g~udka moito sever,amente, e ·SÌ ·che ·collpevole non lo .sono, e ben il sai tu che devi aver letto i troppi gridi di allarme ch'io gettai per trattenere i due m~ni!steri DepreHs dal buttar,si nell'abbilsso 'che •si soaVIavano 1510rtto 1i piedi. Bada che io non intendo con queste parole muovere in modo assoluto rimprovero 1al compiiia,tore del Libro v;erde, ciò ·che è ,gucce's'so questa volta a ·mio riguardo, si verificherà sempre in simili pubblicazioni ad usum delphini, ma nel santuario dell'amicizia non ho saputo trattenermi da un grido di dolore, e non dubito lo capirai.

    Ma passiamo ad altro. Anzitutto sembrerebbemi necessario che tutti i nostri Consoli ed Agenti Consolari sia in Dalmazia che nella rimanente penisola dei Balcani ricevessero istruzioni ben precise sul contegno che devono tenere a fronte delle conseguenze del Trattato di Berlino, a dispetto di ciò quei signori chi più chi meno si lascerà andare a fare una politica dell'avvenire, cose di cui già si scorgono i sintomi, con grave danno per le nostre relazioni colle altre Potenze. Perdonami questo suggerimento, ma proprio sembrami urgente far qualche cosa ~n tal senso. Avendo tu il1i,assunto testè 'l'e redin·i del M1in,i•srtero pa1rTebbemi potrebbe ·an·che eso1er i1l easo che mi rivolgess1i un dilspacdo inVIitandomi 'a porgere al Conte Andrassy, quelle spiegazioni che il Governo crederà sull'attitudine da esso serbata a fronte dell'agitazione per l'Italia irredenta, chiarendo al tempo stesso i nostri leali intendimenti intorno all'operato del Congresso. Bada che fino a ora mi tenni muto come una statua, le informazioni che mi si mandarono, essendo esplicitamente dette non essere che per mio uso e consumo. Sembrami che si potrebbe tanto p1u uscir alquanto da quelle riserve che in fin dei conti, nuHa fin qULi. ·Ci fu cMesto, nuilJla rei rsi rchiede, rla nO!Str>a dignità quindi è salV'a.

    Non bisogna però nasconderei, e credo avertelo già detto, che l'irritazione popolare è somma contro di noi tanto in Austria quanto in Ungheria tutti capiscono che in questo momento nulla si potrebbe fare contro di noi, con tutto ciò si freme di impazienza di farci la guerra. Evidentemente il Governo tace non potendo ·collll,a Bosnia rsulWe braccira pensare a tri:rall'lsi sulle spalle una guerra con ·l'Ltallia, ma... nu~la d perderemo per aver ,aspettato ·se J.'Austda non va di barracca ciò che non credo ancora per ora. Indubbiamente però essa si trova attualmente in assai mal passo, non essendovi chi non veda fin d'ora chiaramente, che l'occupazione della Bosnia costerà per lungo tempo molti uomini e molto denaro, del che l'opinione pubblica mostrasi agi!ta•tLssima, red ~ndi1~osta in sommo grado contro il Governo. Ventimila viennesi sono già fin d'ora in Bosnia, ti lascio a pensare il gusto che ne provano le povere famiglie, tanto più che coll'organizzazione territoriale ed il servizio obbligatorio, trattandosi d'una mobilitazione parziale il grave peso trovasi inegualmente distribuito.

    Questo maJrumore ·anche è usu1iruttato .cont·ro di noi, essendoVii chi \SUSSUrra alla plebe, che se il Governo chiamò le riserve per andar in Bosnia si fu perchè costretto a las·ciare intatta la maggior parte dell'esercito attivo per far fronte ad una probabile aggressione dell'Italia. Ciò mi fu ripetuto da molte parti!

    I giJorna1i nostni .insistono :m questi giorni su prossimi cambiamenti su vasta scala nell'alto personale diplomatico, già si capisce siamo tutti imbecilli, bisogna dunque cacciarci via, e far posto agl'uomini dell'avvenire. Dimmi se c'è qu:alche cosra sul tappeto ·in ~quest'ordiirne di ddee, ben inteso ·che :i giJomarlri dicono anche che ti rifiuti a far da Erode con i rimbambiti, che quindi sarà..... Zanardelli che si assumerà quell'incarico. Insomma saran fiati ma quel che è certo si è che la diplomazia è molto à la baisse in Italia, parmi vicino il momento in cui dovremo lasciare che gl'Imbriani ed altri mitingai si facciano avanti.

    Reuss mi ha pa'l'1a.!Jo molto ami.chevoimente di te. Eg1i desLderava aJl pa.r

    di me nel tuo mteresse ·che non lasciassi in questo momento ·11 portafog1ro, fu

    quindi assai lieto di saperti tornato a Roma. Non conosco ancora la Princi

    pessa ma piace assai a mia moglie che venne a visitare alla Bri.ihl due giorni

    dopo ri!l ·suo ~mriViO, empressement moLto amabillre e che proVia aLtresì ·ch'Essa

    intende ra,ccettarre rca,rrément Ja sua posiz,Lone di Ambasciatrice. Così facendo

    si può essere certi che tutti andranno a gara ad usargli i maggiori riguardi.

    Ecco dunque nominato il segretario di Stato di Sua Santità. Qui si tenevano

    quasi •si·curi rohe Gia sceUa sarrebbe caduta sul Jarcobinri, O:rczy me .1o disse ,iJn modo

    così preciso che ben capii erasi fatto da Vienna il possibile in favore di quella

    candi1da·turn. Non ho più notiz1e di Curtoparssi, c01sa ne rsuccede, '!'1torna ra Vrienna

    oppure avrà la promozione e dove?

    Insomma carissimo se puoi farmi un po' di luce su tutto ciò di cui ti

    scrìvo mi faTai un V'ero ~rosso piJa,cere, poichè proprto vivo neHe tenebre ra:sso

    lute da molto tempo. Desidererei anche sapere perchè la circolare Cairoli seb

    bene porti la data del 20 luglio ci fu soltanto spedita ora, mi immagino che

    ciò fu il! rllisultato d'UIIl .compromesso conchtuso fra voi due a MHarno.

    424

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'ONOREVOLE MUSSI, A TUNISI

    T. 543. Roma, 14 agosto 1878, ore 11,45.

    Je vous remercie de votre télégramme du 11 (1). Ambassadeur du Roi à Londres ayant sondé confidentiellement lord Salisbury au sujet des projets attribués à tLa ~rance, rCe d€11'nlier lui a répondu qu'iJl llle rcroyait pa1s à rlra réalliJté de ce projet, d'autant plus qu'ayant entretenu à Berlin le ministre des affaires étrangères de France, celui-ci lui avait donné l'assurance la plus positive que la France n'avait aucune intention de ce genre. Je vous préviens très-confidentier11emenlt que M. Parrent, ilieutenant de vallisseau, Ulll des officiel'ls lres ,pLus dnitelligents et les plus adroits de notre marine, fait en ce moment une tournée en Algérire. Irl figure d'etre en congé et de vOUJ1otr étud:ier pour son propre compte la question des Schotss algériens et tunisiens. M. Parent ayant pris part à l'expédition suédoise au pòle et s'étant toujours occupé avec passion de la science géographique, son excuvsion à Alger ne (peut pa1s donner de l'ombrage. Il est probable que M. Parent poussera jusqu'à Tunis et qu'il vous priera de me transmettre, soit par le télégraphe, soit par poste, les renseignements qu'il aura pu recueillir.

    425

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Carte Robilant)

    L. P. Roma, 14 agosto 1878.

    Mille grazie ~er la tua carissima del 4 corrente (2). Hai un bel dire che debbo rimanere sulla breccia. Ma come si fà a subire gli effetti di una situazione che fu rcre,ata duranta Ira mira assen2a, che è IÌill roontradizione rCOill r)ia poli'bilca da me seguita a Berlino e che credo essere la sola buona per l'Italia, che tutti i buoni deplorano? E nota rche questa ,siltuaZJ1one mri artJtem'lirsce per rl''int€'1'1!1o ~ancor più che per l'estero. Ed io avrei a dividere le responsabilità di tanti errori? Aggiungi che la mia salute va di male in peggio. Il ritorno a Roma, la vista di queHe te1Jr,e aule, dil rresto, mi diedero Ulll rtal ·tracol1lo ~che mi trascino a stento d'una ~in altra rsal,a. lrl medi,co .iJnstste pe~vchè men vada al rpiù prersto a Vichy, lontano da ogni ,preoc~cupazione. E ti asskuro rChe non ne posso più, poichè le forze umane hanno un limite. Faresti bene a scrivere il dispaccio 901 che ci sarà utile, non rcaipii bene il 900 (3). Come :poteva venirti in ca:po che si trattasse di un aggiustamento non vantaggioso per noi! Il vero scopo di quei

  • Non pubblicato.
  • Cfr. n. 388.
  • Cfr. nn. 381 e 386.
  • pourparters ez,a quel11o di trusta~ i:l terreno ,e non aLtro. Ne uscì quelLo che t1 scr:i:ssi. Che mi 'era 'stato tsugge!l"li:to da talune di queste autodtà pri!llla delila mia partenza. Ne!J>e pl'esenti 1cong~unture naturailmente non ,c'è ,che da :Ila~ ,cadere le cose e non se ne parli più. Ma ti ripeto l'idea era di sciogliere la questione secondo ,i nost11i dnte!'lessi. Non ho lena di scl'livel"'ti di più per oggi, daJmmi presto notizie di costì.

    P. S. -Mi dici ,che i tuoi ,colleghi fanno 'ciaJscuno la sua poldJtLca. SaUo Iddio ,che poli:t1i:ca fanno! QueNo di Bari,g:i dmte,rl'og:ato ,sopl'a una questitone !iJmportante ~teleg:m:lìa che qua1l,che 'COiS'a di 'Sel'1o ,c'è, 'm'a non sa ~cosa si:a pe,rchè da parecchi g:i,ornli ~non vede ne's'suno. QueUo di Londz,a dice ~che è colpa mia se non 'Ottenni :l'fiedenta a B~Hno, che :i Plenipoten:t'li:ari ingLesi ,l',aveVTano dm tasca per noi. Quel di Pietroburgo gira le regioni occidentali, quel di Berlino è rimasto di ~c<Uttdvo umme. E con questa diplomal'lia s'ha da fa,re deltLa po1Ji1Ji,ca estera... Biuttosto H ciabattino.

    (l) (2) (3)
    426

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL CONSOLE GENERALE A BEIRUT, MACCIO'

    T. 551. Roma, 15 agosto 1878, ore 11,30.

    La ~eonVTenti:on du 4 j,ui:n ett le firman impérial laissant i:ntacte 'La souverai:neté du Sultrun sur l'He de Chypre, 1Le Vice Consul du Roi ne doi:t T'ien cha:nger dans son ~cérémoni:a1I. 1!1 doi:t en outre conti~nuer ,les rapports :soit avec Les ~autorités ottoma:nes, ta:nt qu'ehles :llonctionnent, soit 1avec 1es employés b!'li>tanniques qui auront, à nos yeux, le caractère de mandataires de l'administration ottomane. Je vous ai écrit à ce sujet.

    427

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 546. Roma, 15 agosto 1878, ore 11,55.

    Général Menabrea nous écrit (1), au sujet de Tunis, en termes rassurants. L'agent du Roi à Tuni:s tsignale (2) au cont,raire des bruits vagues mais toujours d'un ,car,actère inquiétant. On dit entre autres que le consuia:t :lll'ançai:s empeche l'a pub~icaJtLon de 'l'agence Havas à cause des nouveUes 'concernant Tunis (3). Le consul général du Roi à Alger annonce que l'escadre française est attendue ( 4).

  • Cfr. n. 420.
  • Cfr. n. 418.
  • T, 190 del 14 agosto non pubblicato.
  • (l) (2) (3)

    (4) Cfr. n. 421.

    428

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 194. Parigi, 15 agosto 1878, ore 17,20 (per. ore 18,45).

    Bar ·lie rtemps .qui ·courr:t 1itl est •sage à nous de nous tenJk ·surr no3 gal'des. N ne faut négUger, aujourd'hui, aucun ind1ce pour évitell" d'èt·re •SU~pris et joué. Je ne manquerai certainement pas, de mon coté, de fournir à V. E. les nouvehles et les rrenooignements que je pourrai, mads après :tout j',ad toujours la conviction que la France ne fera rien, du moins pour cette année.

    Demain je vous écrirai de nouveau à cet égard. Un journal du matin dit que les deux escadres françaises réunies devront exécuter des grandes manoeuvres dans les eaux de la Corse.

    429

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A UMBERTO I

    (Archivio Corti)

    Roma, 15 agosto 1878.

    Ho l'onore di sottometterre alla Maestà Vostra le copie di due ra.pporti testè giunti dal Conte Rohilant. Il prrimo (A) è assai notevole, venendo da una per30lla seria ·come il Conte Robilant. Il secondo (B) riguarda certi ;propositi tenuti dal Duca di Cumberland. Senonchè sta d'i fatto ·che la notificazione dlella morte dell'ex Re di Hannover venne a Vostra Maestà e •si sta prepm-ando una risposta di semplLce condoglianza che il Conte di Launay stesso consigliò di spediTe al Duca. Questa risposta sarà tra breve sottoposta alla fi•rnna di Vostra Maestà. Sempre sHenZJio ·sulil'affare di Tnnisi dall'ambascdtaita dJi. Pa~igti. Nè maggror1i ragguagLi .si rkevono da T•u:nti1sà. La Maestà Vostrra si ll:lam:menta •come ·iii SLgnor Bulow mi di1sse •a Berlin:o, •evLdeilltemeillte da parte detl Principe Bismalrck • Bourquoi ne prendriez-vous prus TUIIllis? • Giunto a Roma, tt1orvai ril Mlin~imro delil'a Mar~ma léliSJsai preoooupa,to delLa spedizione di 'ImipOil!i e •cel'oaiJ di dndurV'i Ia .calma emettendo tserrli dubbi 'Sull'es1e•cUZJione dii qUJel progetto. Ed ora ·compiéilre un dlis;:>accio assai Ì!ffipol'tante del Conte De Launay, nel quaile ISIOillO lrlife~r~itd dei coliloquli da •esso avuti •con Lord Satliisbury •e Lord Odo RusseLl, i quailii co1111Siigiliilano pu11e di •stéllre .aWerta da queilùJe parti. H •corne De Launay fintsce col saggtio rugge!11mento d'•a:pi1Ìli1SJi francamente 1col Governo di Fr~anCJÌJa dn prop01sLto. E questo è pure l'aVV'Ìiso •che mi perrn.itsi di esporre a Vostra Maestà di•scorn.-endo dei soggetto, 1mpemcchè, malg11adlo hl cattirvo •esempLo da1Jo dal,l'lngM1tewa, non mi pare f11a P•ortenze amiche ,s'abbiJa 'a :llatre una pol:i1liJca d'escamotage. Mra •Come si :fia a spiegarsi a Par1gi? Unis1co alla piresente COIP'ia di questo rapporto del Conte De Launay (C). Unisco eziandio copm di un telegrramma del Generale Menabrea,

    che tratta del med!eslirmo a1rg1omento iJ. qua•1e però non parmi ·sufficiente per farci dormi:r sonni ty:,anqui111Ji, e ·ciò è ma:J.'lcato (D). Io iaccio quel poco che posso in rma situazione che non fu creata da me ma contro d1i me.

    Il PDmcipe d!i Montenegro ·aveV'a 1Lnvitato •Ìin questi giorni ~l nostro Console a Ragusa (accreditato eziandio presso S. A.) a trasferirsi a Cettigne per ricevervi comunicazioni confidenziali. Invitai il Cav. Durando a non abbandonare il suo posto nella presente congiuntura. L'affare di Sarajevo fu composto in modo conV'eniente (1).

    430

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 2146. Berlino, 15 agosto 1878 (per. il 18).

    Il segreto dei negoziati di Kissingen tra il Principe di Bismarck e Monsignor Ma.sel,La è tuttoy:,a ·così ben 1se!l'bato, che non 1sarà ,senza :interesse per :l'E. V. di leggere attentamente quanto ne ·scrisse per 1a p11Lma voaa li:l foglio ufficioso de1l GabLnetto di Berù.Lno.

    Ho pey:,tanto •l'onore di tDasmetterLe qui unito .iJl numem di ieri del>La Provinzial Correspondenz.

    A dir vero l'articolo al quale alludo non accenna punto alle ·Condizioni sulle quali volgerebbero i negoziati, secondo accennai nel mio rapporto N. 2137 (2). Però ,H tema 'che 1l!a Provinzial Correspondenz si propone, quello cioè dd dJi.mostrare che il Principe di Bismarck, nel prestarsi ad un accordo con il Vaticano per stabilire fra la Germania e la S. Sede un modus vivendi, non dà una smentita a se medesimo ed alla politica del Governo Tedesco, ma adempie invece il programma che manifestò sempre di volere seguire, anche nei momenti in cui la lotta ferveva vivissima.

    La sua politica il Principe di Bismarck la definì quando disse al Reichstag

    • Siate senza tema; a Canossa noi non ci andremo •. E rammentando tali parole, l'a Provinzial Correspondenz ·cita ralcuni passi di a1tDi discorsi del Oanool>lillere dehl'Impero, i quali proverebbero che non .si VJa a Oanossa.

    Il Principe di Bismarck dichiarò a più riprese che il Governo non sosterebbe mai dal ricercare, come era suo dovere, le vie di una conciliazione. Nel 1875 osservò che condizione essenziale per ottenere la pace fra lo Stato e la Chiesa, era di colmare la breccia che, grazie ad una eccessiva fiducia verso La Chiesa, 1sli em prodotta rneli1a legiJs1aZJione .civile: ed aggiunse ,che, non appena una ta1Le by:,ecoia fosse chiusa, egli si ·sarebbe adopey:,ato con ogni sforzo per la

  • Nell'Archivio di Corti allegato a questo rapporto si trova il seguente estratto dì una lettera di Corti a Cairoli: • ... Posto che tu hai il desiderio di intrattenere primieramente il Mussi dello stato delle cose, il quale fu completamente mutato in seguito alle franche e leali dichiarazioni fatteci dal Governo Francese, io credo non ci sia tempo da perdere per fargli intendere la verità •.
  • Non pubblicato.
  • pace. Si troV~avano nehla •sto:rlia Papi bell!ige11i e Pontefi.tci pacifici. EI'Ia da spel'are che verrebbe di nuovo ill hm"no di 1.1IIl Ponrtefice pacifico. 111 Br1mipe dli BiSil1all'ck ·sperava del paTii dii. ilncont11are aliLoM un Antone1l:i, ·abba!Sta.nl'la perspi,oace per •agevoliBJre da pa~te sua l•a pace •con dil poteTe civile.

    Secondo ·la Provinzial Correspondenz, Leone XIII sembraVIél dov.ere 'essere il Pontefice così invocato, mentre il defunto Cardinale Franchi pareva animato dei medeslimi senrtimencbi di conci<l,i;az~one ·che ;avevamo ~ià an:imato 1tl Oarddlnale Antonelli.

    S evidente che il giornale ufficioso nel fare un simile ragionamento deve avere in mira la giustificazione di un accordo con la S. Sede, che sarebbe probabile e prossimo.

    La Provinzial Correspondenz termina però dicerndo ·Che itl buon successo dei negoziati in discorso è tal cosa che non dipende solamente dal Principe di Bi1smarck. E •con ciò llaiscia dlivedere ·che li negozmi stessi sono ·per iJJo meno tuttora in uno stadio preliminare ed incerto.

    (l) (2)
    431

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 723/120. Londra, 15 agosto 187 8 (per. il 19).

    Come io ebbi l'onore di annunziare a V. E. col mio telegramma N. 132 del13 •COII'rente (l) ho veduto LoTd SwtsbUTY 1prilma deLLa •sua partenza ·pe'l' Dieppe dove egli si reca a raggiungere la sua famiglia per rimanere assente circa tre settimane.

    Affine di poter rispondere in modo alquanto esplicito al telegramma di

    V. E. •iln data delll'8 •COTII'Ietnte (2.) ;portali con ;Lui ;il dJilscoTiso ;sulla forza deliLa Flrlancia e SUilJlie voci mes01e •in gdiro 'ci'l'ca •i :progetti dii queilll.a potenza, dd ~rirumre .tutta La sua flotta neil MedliteTI!'atneo 'é1Jl•1o scopo ·di oocupa~re quail·che nuova posi.z1Ìione marittima e più probabilmente la Tunisia, all'annessione della quale il Governo francese è spinto specialmente dalle autorità militari stesse che amministrano l'Algeria:

    Il Nobile Lord mi rispose d'ignorare che la flotta francese dovesse riunirsi rnetl MedlilterM~neo; mi dl~sse che, men<tre em a Berilino ,iJn occasione del Oongresso, eglii aveVJa par11Jato a•l Signor Waddiln~<m dei progetti attribuitili alilla FI'Ianoia 'sulla Tuni1sila, ma •che il Stgnor Waddlilngton glii aveva dlichiLarato che itl Governo fmncese :non DIUJtJriva nessun pll'ogetto dJi ilall :liatta.

    Parlando al Marchese di Salisbury della occupazione per parte della Francia della Baia di Biserta che, unitamente a Tolone, darebbe a quella potenza una preponderanza decisa nel Mediterraneo, il Nobile Lord mi parve assai meno

  • Cfr. n. 420.
  • Non pubblicato.
  • 471

    allarmato di tali conseguenze di quello che mi si mostrava, un anno fa, n Conte di Derby quando io chiamava la di lui attenzione sul medesimo argomento.

    Tuttavia ill M8Jl'chese dii SaJliilsbury, :dconoscendo ·che un tal ilatto 1sarebbe un nuovo smembramento della Turchia, mi disse che preferiva lo • statu quo • a qualsiasi altra combinazione.

    Egli mi parlò dell'incremento rapido ed incessante della forza ·e della ricchezza della Francia in modo simpatico anzichè no, e che corrisponde al linguaggio benevolo tenuto dal primo ministro verso quella potenza.

    Lord Salisbury si mostrò con me assai preoccupato del mal Governo che regna a Costantinopoli e che lascia temere nuove complicazioni nell'Impero Ottomano.

    La resistenza inaspettata che la Bosnia e l'Erzegovina oppongono alla occupazione per parte dell'Austria, fa presumere, anche al nobile Lord, che una tale occupazione debba trasformarsi in annessione definitiva.

    Da questa ·conv:ersaZiilone del<l:a qua~e do hl rilasSU!Ilto a V. E., mi :pare emergere ~che i,l Gabilnetto in~Le~e si pl'eoccupa •assa'i delJl:e cose d'or:iente, e che, iJn vista delle complicazioni che possono sorgere, egli cerca di amicarsi la Francia, intantochè gli oratori e gli organi del Governo proclamano con molta insistenza che il trattato di Berlino deve assicurare per molti anni la pace del mondo.

    (l) (2)
    432

    L'ONOREVOLE MUSSI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 3. Tunisi, 15 agosto 1878 (per. il 20).

    In seguito alle notizie ed istruzioni contenute nel dispaccio cifrato del 9

    com:ent:e deLl'E. V. (l) 1io mli ,aff,rebtai jeri ·ad avv:entiJre per 1lelegr:aJlo (2) ·Che noi da tre ~iorni eravamo p11ivi di dli!spacoi de1l'Havas. Ho saputo daLle :stesse persone ~che dlir:igono qui il :serviz:Lo dell'HaVias ·Che l'ufficio telegrafi·co (un!i:co in

    tutta lia Reggenm, e wanc:ese) (3) ·aveva 011dine di non ·comunicar:e dlispa:cc:i di natur:a polii1JLca.

    Ed è questa una delle due condizioni a cui è soggetta la colonia europea, costretta a subire le leggi e i capricci dell'amministrazione telegrafica, la quale pe' suoi interessi e dietro ordine del Consolato francese interrompe ogni comunicazione coll'Europa.

    J:eri sera 'Però vennero 1i dilspacoi del 13 e ,stamane queliH del 14 (4). Stamane ebbi anche visita da Sir Richard Wood, Agente e Console Generale inglese. Egli colse l'occasione per dichiararmi essere autorizzato a smentire uffi..cialmente

  • Non pubblicato.
  • T. 190 del 14 agosto, non pubblicato.
  • L'almanacco Gotha del '78 dichiara che in Tunisi vi è un telegrafo italiano e uno francese.
  • E' pubblicato solo un telegramma dal 14 al n. 424.
  • 472

    tutte le voci corse sulla complicità dell'Inghilterra nelle aspirazioni francesi verso La Tums~a. L'Inght1terrra, a detta delil'Agelllte, non ha interesse 1ad ajutare una politica che rimette in discussione tutto il problema orientale.

    Oontempor~aneamente 111Ìioev~evo <il di,spaooi'O .cifrato d'ogg.i di V. È. (l) ma con moLte ·cifre ·cosi mal tr:asmesse da l.'lenderlo ~~n a1cunJi punti ,inlinte11igibile. Però ho intese le cose principali, delle quali sono lieto: e pel resto eseguirò

    quanto l'E.V. mi indica.

    P. S. -Al!lie ore 6 pomerl~d~ane mi ginnge il secondo dilspaccio d'oggi di

    V. E. (l) dil quale modiHoa ·1e no1Jiz,te del p11imo. In ~seguito a ciò io parto per la Goletta ove meglio spero compiere il mio ufficio.

    (l) (2) (3) (4)
    433

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'ONOREVOLE SELLA

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 16 agosto 1878.

    Eccomi di ritorno a Roma, dopo aver passato due mesi più duri della mia vita, tanto ·che la mia salute ne è completamente affranta. Io non voglio tediarla con i dettagli di questa triste istoria, ch'ella ben conosce. La lotta fu tl'la l1a poHtica dii pa,oe, di amtai2lia ·con tutte ,}e Potenze, 1sopratutto 'col>Le vicine, e quindi di conciliazione, di sviluppo, di buona economia all'interno che io feci a Berlino; e dall'altra parte la politica di agitazione per provincie appartenenti agli altri stati, politica di avventure che potrebbero trascinare l'Itali~a nehl'abilsso. Sfol'ltunatamente, me,ntl'le io :liacevo 1a prima a Bw1ino, il Governo ha lasciato agitarsi la seconda, ed a quest'ora, la posizione da me fatta all'Italia a Berlino è completamente sciupata, e l'Italia si trova in pessima posizione e situazione in faccia all'Europa, e sopratutto all'Austria. Io le confesso che mi sento pochissimo disposto a subire ora le conseguenze di una agitazione, il cui inventore e strumento principale fu veramente il di lei collega del Consiglio Provinciale. Vi si innestarono poscia i Repubblicani, ma dopo il mio 'l'iitoono ho dovuto persuade,rmi lrn modo :ind'ubbiio ·ohie TornlieJ.ilii fu lia anima di quelle polemiche, che si tradussero nei meetings, ed indi nelle dimostrazioni delle lagune e di piazza Colonna. Ma qualunque sia l'origine ora mi trovo innanzi ad una situazione cui non solo non ho contribuito, ma contro la qua:1e ,anzd 1lottai 'con tutte llie mi-e forze, ma lotta1i solo, che la fata,lità de'l!l<a posizione mia ebbe quest'effetto.

    Oaro SeLla .io non ne ;posso più, 1la salute è 'sempre anda,ta peggiorando ed ora 'sono ·completamente esausto di :forze e traso:~o i più mtserli giorni ·che !Si possa d:mmag.inare. Pazienza anCOI"Ia ·la mia persOilla, ma associaTe itl mro nome ad una po~irti1ca di 1icenz•a, che 1Comprome1Jte l'Itaa.1~a ,aJ<I'estell'o ed a1l',mtemo, è cosa che troppo mi ~ripugna. Per-ò a:spetto .Oa1~oli .che deve :liar rttorno V1Ell1SO H 25 del presente. E poi... d1l meditoo vruo~e •che V!ada a Vtichy, e me ne andireli anche neltl'ave['lo se potessi.

    (l) Non pubblicato.

    434

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 907. Vienna, 16 agosto 1878 (per. il 20).

    Le not.iz,ie pervenute mquesti u'lltimi •templi diall'Eserotto che opera in BoSlliÌJa ed Erzegovina, sebbene incomplete e non sempre ben precise, non poterono a meno d'impressionare assai sinistramente le popolazioni della Monarchia. L'occupazione di quelle Provincie Turche non fu mai desiderata dalla grande maggioranZ!a deg1i Austro-Ungheresi, ma neppu11e i pi:ù ooclisi avversa~ri dii qruéN'impresa si emno axrestatd awl'•idea ·che que1l'avventul'a d',tgnote, p& non dii!re pericolose conseguenze per la Monarchia, dovesse essere iniziata con una vera guerra, i di cui effetti non potranno se non aggravare i temuti pericoli per l'avvenire. Chi parrebbe poi s'aspettasse meno ancora a dover intraprendere operazioni assolutamente di guerra, si è il Comando dell'Esercito che è entrato in Bosnia: infatti tutto dimostrerebbe che, facendo fidanza nel lavorio preparatorio operatosi di !lunga mano 'su quelle popolazioni cLa Agenti aus1JI1iaci, i ~H Impedatli e ·Chi ha da Viie~ ·l'ailita m<mo .sulJ~ diTeZJtone dell'<impiresa, ~nitenevano non doversi rtmaittare d'altll"o che di una ma11oia mH1~re resa b~ì difficille e penosa dalle circostanze d'ogni genere speciali a quel Paese, ma nulla più. Il risveglio da quel sogno fu duro assai. Le notizie che giungono dal campo, sebbene, come dissi, siano combinate di maniera a tranquillare gli spiriti, pure la verità, almeno in parte, trapela. Così non fu possibile dare soddisfacente spiegazione all'operato dalla 20a Divisione che i bollettini ufficiali annunciano ora essersi dovuta nuovamente ripiegare combattendo verso il confine austriaco per varie ragioni ed anche perchè accerchiata dagli insorti! Di questa divisione, comandata dal T. M. Conte Szapary si parla grandemente in questi giorni: e da persona che ha mezzo di essere bene informata mi fu detto che all'inazione in cui incontestabilmente fu tenuta per alcun tempo dal suo Capo non satrebbero esrtranei ti fatti d'ammutmamento fm queUlle truppe turtte Ungheresi, di cui fecero cenno alcuni giorni fa giornali di Pesth: ripeto ciò che mi fu detto, senza, ben inteso, guarentire la cosa. Constami poi da sicure infor

    mazioTI!i 'avute che hl Corpo p11inoipa'lie sotto glii ord:inli dilretti del F.Z.M. FW!ippowitch, essendosi inoltrato nel Paese senza mantenere occupate le posizioni atte a guarentire il sicuro possesso della strada percorsa si trovò per alcuni giorni eone sue comun,kaz,iond 'con Brody tagliate dagoJ,i it!llsoa:-ti, o meg1io ancora

    da numerosi predoni che rendevano impossibile il transito per quella via ai convogli di vettovaglie ed a quelli di malati e feriti da rimandarsi in patria. Per parare all'inconveniente furono immediatamente spediti da Vienna due barttag,lJiOIIlii dJnOO!l'IÌJoatli odi ,Liberare queLLa ,stvada e di tutelame 1a silcurezza per l'avveilltl"e. Intanto 1Sii 1sta prepall'lando ~a mobiLiltéwione. di due nuove div,Lsioni e non saranno le ultime truppe che varcheranno quel confine dell'Impero, giacchè più nesSUJno dubilta .in oggi ·che, malgvado 'l'assooso ,che finalmente 1a Po11ta mostm dare 'Ì!n 'ex'tl'e,mils ,alJl'oocupazilone Au:stvi,aca, a;i fuoil~i ed anche ai cannoni rresterà ancora la parola per molto tempo in quelle desolate Provincie. Risultami poi che il numero degli ammalati che il corpo d'operazione manda di continuo agli Spedali dell'Austria e dell'Ungheria ec·cede non poco quello che dovrebbe essere, anche tenuto conto degli strapazzi sofferti da quelle truppe. A quanto pare, sembra .che sul principio della campagna non si sia abbastanza badato al fatto che molti soldati si procuravano volontariamente dissenterie, facili a svilupparsi in simili circostanze, per essere rimandati a curarsi in patria: tale cosa si sarebbe prodotta su vasta scala. Non v'ha dubbio che l'Austria finirà per aver ragione degli insorti, ma indubbiamente ciò si verificherà in un tempo non breve e con tali sacrifici d'uomini e di denaro da esserle causa di grave debolezza per molti anni. Nel caso poi non affatto imprevedibile che il Gabinetto di Vienna fosse trascinato dallo svolgersi delle circostanze a dovere necessavÌialmenrte estendlet11e più t!Jardli :La ISUJa azione milliiltare alLa Serbia ed al Montenegro, le conseguenz,e potl'lebbel"' 'essetme bn 'altrimenti ·gl'aVIi. Di questa eventua1Htà g,ià

    facevo cenno in precedenti miei rapporti, anteriori al Congresso, e non parmi che quanto è successo fin qui sia di natura a scemarne la probabilità.

    435

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    .R. 908. Vienna, 16 agosto 1878 (per. il 20).

    A conferma del mio telegramma di poco fa (l) pregiomi riferirle quanto segue:

    In conseguenza dello sfregio fatto al R. Stemma dell'Ufficio Consolare di Zara, di cui l'E. V. avrà avuto conoscenza direttamente dal Comm. Bruno prima ch'io le telegrafassi le mie impressioni al riguardo, il Barone Orczy, senza ch'io facessi cenno di sorta con chicchessia di quell'affare, venne ieri a farmi visita e non avendomi trovato in casa ritornò oggi. S. E. mostravami un rapporto del Governatore Generale della Dalmazia in cui l'accaduto è riferito negli stessi termini coi quali ne dava contezza il R. Agente a Zara. Il Barone Rodich soggiungeva non poter credere la cosa essere l'opera di un partito, essendo bastata l'azione di un solo individuo per compiere quel fatto: assicurava però avere

    immediatamente ordinato un'inchiesta e riservarsi a riferirne il risultato. Il Barone Orczy aggiungevami quindi che intanto, mentre si riservava di comunicarmi quelle ulteriori informazioni che l'inchiesta avrebbe fornito, era venuto per esprimermi il vivo rincrescimento del Governo Imperiale per il così spiacevole incidente. Soggiungeva poi che del resto siccome egual sfregio era stato fatto aMo stemma eNer11ico, che pure ha una ·cvoce, sebbene in diVIemo •campo, non si poteva sin d'ora essere bene sicuri a quale dei due stati il colpevole aveva voluto recare offesa.

    Risposi a S. E. che non avrei mancato di far tosto pervenire al R. Governo l'espressione del rincrescimento del Governo Imperiale, di cui erasi reso interprete con me e che non dubitava sarebbe accolta con grato animo: che d'altronde per parte mia non avevo dato all'accaduto maggior importanza di quanta ne meritava, sapendo troppo bene per nostra propria esperienza, qual parte convien fare nei tempi attuali alle passioni scatenate un po' ovunque.

    S. E. nel !asciarmi un momento dopo mi ripeteva ancora una volta l'espressione dei regréts del Governo Imperiale pel fatto verificatosi, assicurandomi che m'avrebbe comunicato il risultato dell'incominciata inchiesta.

    Il teJ.egvamma ,che •l'E. V. rcompia:cevasi ~ivolgermi ·te11i (l) rSU quest'a~rgomento mi fa persuaso che V. E. rr"raVVIÌISerà •COme me ·Che ril pa;SSO .spollJÌianeél'IIlJOO;te ed rm modo •COSÌ rCOrr"tese :fu.tto lin questa ciJrcostan:~ja a rDJOI~O rliguardo dal Governo Imperiale, a similitudine di ciò che era stato da noi fatto in un caso che presenta qualche analogia con questo, sebbene avesse maggior gravità, è atto a chiudere l'incidente in modo per noi soddisfacente.

    (l) Non pubblicato.

    436

    L'ONOREVOLE MUSSI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 4. Goletta, 16 agosto 1878 (per il 20).

    Facendo rseguito al1la mia rettera dii :ieni, S&i'e PoUttoa n. 3 (2), aVVIerto l'E. V. ·che mercoLedì un battello a v;apore, guar~sta :fva:ncese, destilnato a vig:iJLare da Bonra a Birserta, è entvato ilnsolitamerllte a1Lla Goletta rlilmOil'IChiando una barca che rsi dJi,ce addetta ,aLia pesca del •Coval!J.o e prroesa in 'contravver12lione. Il batt.elr1o è ~niparttto stama:ne.

    Da mie informazioni particolari mi risulta che questo piroscafo ha sbarcato un ufficiale di marina che portava dispacci pel Console francese.

    Stamane poi volendo in alcun modo chiarire, o cercare di chiarire i molti dubbi che ·i di1spa:cci di V. E. e ile mie notizie rd:i qui vanno a:ccumulrando mi recai a far visita al primo Ministro di S. Altezza.

    Gli dissi che io non aveva notizie ufficiali da comunicargli, ma che desiderava informare il mio Governo sulle tante voci che correvano. Aggiunsi che

  • Non pubblicato.
  • Cfr. n. 432.
  • veramente io non potevo prestar fede a quanto sussurravasi sul conto della Francia e dei suoi accordi colla Tunisia, non essendomi lecito dubitare della lealtà della Francia e della sua amicizia verso l'Italia, e non potendo poi supporre la Tunisia così improvvida da rischiare in un complotto segreto la sua indipendenza e la sua dinastia. Ma notai ,che lettere venute da Algeri mi avvertivano aspettarsi là la flotta francese, la quale, a detta dei giornali d'Europa stava radunandosi da varie parti, e a detta dei giornali algerini aveva intenzioni ostili verso la Tunisia.

    Chiesi perciò leali spiegazioni a nome di un paese che desidera sinceramente vedere la Tunisia libera e felice.

    Il Ministro rispose: Ignorare completamente queste notizie; non conoscere egli che gli articoli di taluni giornali ai quali non dava peso: essere pronto ad unirsi meco nella vigilanza.

    Ho chiesto allora una udienza al Bey, la quale mi sarà accordata fra pochi ~iJ01mi, a~te'so che og~i 'l'a OOII'te ,sta ISlog,gli,ando dalifla Goletta per tovna~:e al Bardo: ed in questa confusione le visite sono impossibili.

    Telegrafo a V. E. il colloquio avuto col primo Ministro. Stasera poi intendo abboccarmi con Sir Wood Agente Inglese per indagare se Egli, che deve essere assai informato, vuole dare notizie.

    (l) (2)
    437

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Berlino, 16 agosto 1878.

    Je vou:s l'emeroie de ~re1l1ettre du 13 qUii m'est parverrue ce :martin (1). DaiillS une de mes dernie11s elrlitretdieiills ave'c M. de RadowiJtz, J'intérina,ire de M. de Bmow, je i1ui 1a~i.s si~alé ila pressiJon qui de ,différents còtés ,s'exeroaiJt sur notre Mimistère pom iLa publicaltJiJon. de deux de mes dépeches ,se référlam au VOY'age à Bevliin. et à Ga~elin. de M. Or:i:spi. Si nOlliS nous rtmouv~Oilis dians [e cas de tenir compte de cette pression, nous ne livrerions rien à la publicité à cet égard, sans nous etre entendus préalablement avec le Prince de Bismarck.

    En recevant aujourd'hui votre lettre mais sans y faire aucune allusion, j'ai nouvellement pa1rlé à M. de Radowitz 1sur le meme 1sujet. J'ignora1s quelle serait éventuellement la décision de mon gouvernement, mais s'il écoutait mon aVIts wl 1se pron.OIIllceratt neUement ~conif,re '\me :semblabl'e pubi1~ca,tJion.

    Si rien ne s'oppose à ce que chaque gouvernement fasse connaitre par la presse, quand il le juge opportun, ses vues sur telle ou telle autre question, mais il n'est pas admissible de mettre le public au courant de conversations d'agents officiels ou officieux avec le chef d'un cabinet étranger; à moins que celui-ci y consente.

    C'est là entre cabinets amis un égard qu'on se doit réciproquement; y manquer ce serait s'exposer à perdre toute confìance et à voir se tarir la source de précieuses informations.

    M. de Radowlitz m'·a dilt qu'.i!l s'•empresse.rai!t de prendre •l'av~s du Prii!nee de Bismarck. A cet effet je lui ai une fois encore• donné lecture de mon rapport du 20 septembre N. 1898 et du 27 septembre N. 1899. Il ne trouvait rien à redire contre le premier rapport. On pourrait tout au plus si telle était notre manière de voir omettre dans une publication le passage relatif à la France et au Vatican.

    Ll commenoe par ·ces mots: • En effet d'•après ll.e réctt de M. Cr:~spi, etc. • et qui finit par oes <mo<ts: • M. C11tspi s'est appLtqué à combattre cette .supposition •. Pour mon compte je demanderais la suppression des phrases depuis

    • j'av;ais eu •soÌIIl de l'av•el1t~r... • jusqu'à • où 111 •importe de pénétrer ses vues •.

    Quant au second rapport N. 1899 il faudrait absolument sauter le passage des considérations commençant par l es mots • Je souligne à dessein les mots amis de l'Allemagne... • .etc. fìn:i<ssant par Lets mots: • Lors-meme que 24 heures auparavant S. A. déclinait nettement d'en parler au Ministre Austro-Hongrois •.

    TeL.Le était .auss1i l'opÌ!Illron de M. de Radowitz qui •a11ai!t en éoo~e sans retard au Prince de Bismarck en se réservant de me communiquer la réponse. Pour agk en ·toute •Loy•auté j'ai mème offert à M. de Radowttz de La1sser •entre ses mains la minute de ces rapports. Il ne l'a pas trouvé nécessaire se fìant entièrement à sa mémoire.

    Si je n'étais pas en cause, si j'étais complètement hors de jeu, je ne tachemils pas moilns à agilr de la ma·n:ière •l•a pLus •COrreote ...

    La Riforma faisait allusion à un autre rapport du 25 septembre. Il n'y avait à cette date qu'un .télégramme chiffré résuma•Illt ·oe que j'ai écrit deux jours p1us tard par mon .11apport préotté N. 1899. Le 27 •septemb11e je trouV'e aussi. un rappol't N. 1900 •ayant tra:ilt aux attentions dont M. 011ispi aV'ait été ici J.'objet de la part des notabilités parlementaires, et de la Cour du Prince Impérial.

    La Riforma ·cite égaJlement 1La date du 11 octobre. C'est •ceLle d'un télégramme chiffré auquel se référait ma dépeche du lendemain N. 1909. Je me prononça1s contre Le projet de M. CriJspi de •Se .rendre aussi à V1terme, et je consei!Ll<a1s de GJa1sser ·au Comte de Robi•l•ant 1e soÌIIl d'y dé]:)1aYJer J.e 1lermin, et d'apaiser Les espvits.

    J'ignore quelle sera la réponse du Prince de Bismarck. Mais je pense, vous qui avez les traditions de la carrière, que vous trouverez mon procédé correct et loyal.

    Il faut savoir appliquer aux autres la mème mesure dont on voudrait qu'en semblab1es •conjondures ·on usàt envers nous~mème. J,e ne doute pa·s que vous attendrez ·cette réponse av•ant de I1ien faire publier. J,e ne m'exp:Liqrue pas pourrquoi V'Ortts servi.riez d'un jouvna•l pa,ra1ssant à l'ét!'anger. Pourquoi ne paJs vous serV'k du Diritto ou de il'Italie?

    Tàchez de ne pas vou:s préocouper outre mesure. Les ~~nconvéni:ents, iles danger•s que vous •signa<Iez ser•aient encol'e p1us à 'redouter si vous quittJiez 1e M1nistère. Soignez V'otre •santé. Moi :aussi je me sems très il<a:s. Après 40 an•s de .serv1ce, il est navrant de me voir attaqué de la sorte, mème par ceux qui devraient savok que depui:s :1ongtemps j'ava:1s représenté :!es ,iJnconvénients die J,a poilii.Jtique de vos prédécesseu11s depu~s et avant 1870, n'ayant pas de programme bien déterminé.

    Veuillez ne pas oublier mes propositions de décorations pour le personnel de cette Ambassade. Si nous ne sommes pas parvenus à satisfaire certains courants de l'opinion soit disant publique, ce n'est pas une raison pour juger indignes de récompense ceux qui ont travaillé avec nous. Quand on ne demande rien pour soi, il est plus facile de recommander les autres.

    (l) Cfr. n. 422.

    438

    L'ONOREVOLE MUSSI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 204. Tunisi, 17 agosto 1878, ore 9,37 (per. ore 18,10).

    Vice Consul Anglais, dans une conversation particulière, me fit observer qu'il n'est pas la première fois que la flotte française vient ici pour rai.son d'évolution militaire, et montrer son pavillon. Il croit que la réunion de l'escadre f11ançad1se dan:s Jes :eaux d'Algérlie n',auratt :a:utre but. Le Goovernement anglais désire conserver le statu quo à Tunis avec intégrité territoriale de la Turquie.

    439

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 205. Parigi, 17 agosto 1878, ore 18,30 (per. ore 20).

    M. Waddirngton est venu hiler :au soiln et va ~ePM"tir demaiiln pour quellque temps. Je viens de le voir, et il m'a paru opportun d'aborder, à bout portant, l'affaire de la concentration des escadres françaises dans la Méditerranée et le but caché qu'on y prete. M. Waddington avec la plus grande effusion m'a donné sa parrole d'honneurr, ~que l'e Gouvemement :lirança,iJs n',ava~it aucunement pensé à l'occupation de Tunis, et que cette question n'était jamais venue en discussion de nature meme passagère.

    H 'a ajouté que :si plus tard, :en vue des com,;'équen~ces produiJtes parr le Oongrès de Berlin, l'occupation de Tunis, ou de tout autre point dans la Méditerranée, pouvait paraitre nécessaire à la France, avant tout elle communiquerait ses projets à l'Italie, et agirait en plein accord avec elle, dans la persuasion que l'Italie aurait aussi droit, dans ce cas, à occuper quelque point d'une importance proportionnelle.

    Demain je dois voir M. Gambetta.

    440

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'ONOREVOLE BONGHI

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 17 agosto 1878.

    Tu mi hai sempre dimostrato tanta benevoLenz~a ~che ,io vog~io oggi apriri~ un poohi~no del mio animo. Ho iLetto un ~al"ti<colo I[]Jelila Perseveranza dd IÌ!erli nel quale mi paJre di ricon01scel"e ,i,l 'tuo 'arguto stLLe, 'ed ,Ln :esso son deibte dei!Jle cose giustissime. Figurati se a Berlino m'ero dato cura di indagare le disposizioni di Btsmar,ck, deg,l,i !inglesi ,ed ,anche di Andrassy r~iguardo 'al Trel111lino. lil. :fiatto è che, 1se VIi aveSJsi fatto :La più lontana allusione ~nel Congresso 'i Pllenipotenzdia:rii Italiani avrebbero subito una sorte che l'Italia se ne sarebbe trovata innanzi al diillemma del diiJsonore o del1l1a guel"ra. Ma tu ben sai ~che per ora nè ~'Imperatore nè la Corte, nè alcun membro del Governo vuol intender parlar di cedere un pohlioe del telil"Ìitor:io delil'Impero. Ne è cer,tamente qua!Ilido .And:rassy è costr~etto ,a ~soeglitel"e :lì!"a i due maLi, H minore (che è pur gréliilide) d'occupare la Bosnia e l'Erzegovina, che s'attenterebbe a proporre la 'cessione di quelle p:rovincie. Sono aberrazioni alle quali si è venuti a forza di agitarsi per provare 'che l'Italia fu umiliata mentre essa non fu umiliata che dagli inspiratori del PopoLo Romano deHa Riforma 'e Compagnia. L'Irfla]i,a non fu più um~liialta delila Germani1a e de11a Fl"anda, poi,chè nessuno mai pl"etese prima del Oong:resso che s'andasse a Berlino a reclamare un pezzo di Turchia, nè alcuno ebbe un pezzo di Turchia e l'Austria non ricevette che il mandato di pacificare (?) la Bosnia

    mentve 1la ,sovmnità tev:rd:torta1e resta ,inta,tta til~i al di,vitto pubbl:1oo.

    Ma è pi,utt,mrto di un ~altl'o soggetto che vdlievo :intrattene:rti. Lo 'sol'liitto:re

    deH'ta!"1JLco1o dice che ,io non ho fa,tto nu11a dura!Illte tre mesi (che ~sono pdiutto

    sto due), dJJe pl'ecedettero 1La l'iun:Lone del Congl"esso. M,a ,santi numi! Si dimen

    tica dunque che nel pl"inoilp1o dii Apl'i!le e per ,aLcune settimane appresso :Le p:ro

    babiliiltà diel Congl'esso e!"atno pa:1essocchè 'compLetamente sv;a!Illite, pel r:iJfiuto dehla

    Russia di sottometteve tutto ,iJl tl'attato di Santo Ste:lìano e 1a gue:rl'a ,sembl1ava

    immilnente.

    OI"a, ti r:ammenti ,che :sman1oso deside!"io esilstesse ,in queil tempo ìiln It.aMa

    di non prendere parte a quel conflitto; tanto che quando fu detto per errore

    che l'Italia era stata invitata dalla Germania a prendere parte alla mediazione,

    v:i fu una 'commozione gene11ale ~che ebbe un',eoo ne11La Camel!'a. BoteVIa alilo:ra il Gove,l"no legaTisi ~coH'una o 'ootlll'a1tl"a d~Lle parti ~contEli[]Jdenti? U!n tal fatto non :solo sal"ebbe ,stato :in .contmddizione col!l'unai[]JiJme senticrnento deLLa Nazione, ma 'avl'ebbe benilssimo potuto fornire queil:La goccia che maal!caVIa ,per pvovooare H conmtto. Venne poi lia mediazione Ger:rnanka J,a qua1le, non senza grav:i diftkoltà, ii"iuscì 'a rli,an!Illoda'l"e J.,e trattartli:v;e, e fu spi:eoato ,J',Ìlnvtto lélll Congresso, 1]1 quale 1aveV1a a tl"adunaii1si pochi gilomi 1appl"esso. Ma anche tatio~ra e:ra for,se 1stcuro i:l mantenimento d~11a pace? Ben iltmgi deWessere :sicuro, 1i più Ell"ano d'avv;1so ~che 1i1l Congresso non ,appi"odel"ebbe, essendo ,la prima v011ta che un Congr:esso di pa,ce si ,piJuniva, pl"ima che 1La ~guerra ~scoppiasse. E ti posso ass~ourare ,che anche durante lÌ[ Congresso, fino a che fu ,supe11ata la difficoltà di Batoum, ,si fu 'assai <incerti ,sUJl. ,suo ,r~suJltato, 'ed 1iln ,cevti momenti 1Si ~cved!ette vevamffillte che se ne andasse in fumo. Vedi adunque che an~che nel Congvesso sarebbe ~stato pertoo1oso di ,schi!erall'oi francamente daH'una o da,Ll'aHrn parte, tanto più ;eSJsendo manifesto che tal'e condotta da partte di una deLLe rtre Potenze che si preiSentavano ~come neu1IDa1i, 1a'V11'ebbe potuto aV'ere per ~eff,etto di far mancare H Congresso, e que11a Potenm av;I'ebbe assunto una graV'IÌssima responsabilità 'ilnnan2Ji all'Eul'o,pa ~ed aUa Stol'ila. Questo fu '~l ~sent~mento soprottutto ~che 1aiii!ilmò H P11ilnoipe Bi1smarck dul'ante quei lavori ~tantochè malgrndo tutto queLlo ,che fu detto, }a Russia non fu soddisfatta del1l,a condotta della Germanila, 1SUUa qua1Ie ilacev;a ,i:l pri!Ilicipal 'oOIII!to. M,i;o ~caro Bonghi ,cr,edi 'ohe la condotta dell'ltaliila 1al Oon~esso fu qua1~e doV'eVa 'esser~e l:a prima v;o~ta 'Che essa si presffilltava una ,ed 'ilndilpende:nt1e ad un gran congresso ,europeo, ed 'essa vLscosse l'approvazione di tutte 11e Potenz,e, 1ill ~che non era cosa agevoliLssLma. Nè scorda 'che essa ~era compLetamente di!sarmata.

    Ora l'Europa Orientale è entrata in una nuova fase, le alleanze sono tuttav;ila din stato di incertezza e forse di tl'ansi2Jiìone, wa 'oa,duta dell'Impero Ottomano non è seguilta, e 'l'Ita,l:La è 1perfettamente wibera di sceg:Li<eve queLLe aUeanz,e e di seguire quella via, 'che 'crederà 'conveniente lP€' 'Suoi interessi. Senonchè la nosÌII'a ,posi2Jioile iln Europa :llu 1indi gvandemente 'compromessa dai g,rJidi di dolol'e, da:Ue 'I1ilp11oV'eVio~i man;ifestaztoni che segu:wono e che furono mopportunamente waso~ate isegui,I'e 1sen:?Ja una pubblica pa'I'Ol'a di bilasilmo. Innanzi a questa nuova e pericolosa situazione è assai arduo di scegliere il miglior cammino, tanto più a11duo per chd nOIIl sa se aV'rebbe a domilna~1a per dieci g1orni 10 per tre mesi. OLtre 'a ,che 1La mia salute è taLmente affranta, che più a ilnngo non posso andare innanzi. E Dio mi salvi presto da questo ricatto.

    441

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Bruhl, 17 agosto 1878.

    Son persuaso che l'incidente di Zara non ti sarà riuscito spiacevole, fu propl11o ~cacio 'SUi nostri maccheroni ~sebbene 'a dir iill vero fu un po' 'caoito su tutti i maccheroni! Il pegg,io ,si è ,che parmi non ,gi :fÌJ11Jilsoa dal far ma~eohe1rOIII!i IÌn ,casa nostra, or qua or là vengono fuori meet1ng 1che hanno 'speSSio per ,dJi!ret1ta conseguenza una passeggiata popolare nei dintorni del Consolato d'Austria ove la città ove ha luogo il meeting ne sii dotata. Basterebbe dunque una disposizione preventiva mal eombinata dalla questura ,per lasciar succede're un nuovo scandalo colle sue spiacevoli conseguenze. Dai miei telegrammi e rapporti ed anche dai giornali avrai rilevato che l'opinione pubblica in Austria ed in Ungheria è sommamente impensierita, in conseguenza dell'andamento preso dalla avventura Bosniaca. T<i diLrò ~anzi ~che i g10l'III!ali un po' per pat!'iottismo ed un po~ per timore dei ·sequestl1i che .cascano 1SU di essi come la grandine, sono un pallidissimo riflesso della pubblica inquietudine che regna qui in questi giorni. Del resto non .c'è da .r,tdere per nessuno, poichè non ronviene fal'ISIÌ. 1il1hmi101I1e; il secondo atto della questione d'Oriente è cominciato senza neppure lasciare i cinque minuti di riposo necessari ai cantanti ed ai macchinisti. A proposito i giornali nostri ed esteri fanno un gran parlare della missione a Tunisi del Mussi! Si potrebbe sapere quaikosa, non fosse altro che per averne norma nel modo di tener la boc·ca chiusa sentendone [parlare? Ad ogni modo ~ero che l'esempio di ciò che succede in Bosnia non ci invoglierà ad andar cercar m Afrilca similli rogne da wattwe.

    Dad giomaili ~taliiiani vedo che ·sei poco bene m salute, dovresti andm-a qualche non llont<mo bagno per 'cural'tli senza laSCJiar aggravaTe ill male. Ad ogni modo mallltienti di buon umore...

    442

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Carte Robilant)

    L. P. Roma, 18 agosto 1878.

    l'l •corriere mi portò 11a tua .car,issÌima del 13 corrente (l) di cui ti ringrazio. R~sponderò ora brevemelll'be ·éill'le dùve11s:e domande ·che mi fwi. La (l~~colare Oa!~ol'i twdò a venire a tue mani perchè tardarono a redd:gerla. E se sapessi di quanto la mu1JiJJai! Anche taile e quail.e .~o non l'avrei maJi firmata, :imperocchè iJ tuooo doloroso fu dato dagli autori, non dalla realtà delle cose, e le beffe ce le andammo a cercar noi senza necessità. Cosa impediva infatti che uscissimo dal congresso con d1gniltà, e che mantenessimo appresso un contegno callmo e ragionevole come fece la Francia? Salvo ad adottare appresso quella linea di condotta che crederemmo opportuna. Ed invece si fece la politica pacifica al congresso, e poi tutto si compromise lasciaJndo suscitare quelJa mallaugrt:lli"ata agitazione, che tanto discredito ci valse in tutta Europa. Ti dirò anzi che quella circolare fu scritta per essere immediatamente pubblicata, e poi si credette opp&tuno di ;OO:prassedere. Deside11erei mi fa.cessi conoscere il tuo avv]so 11igua,rdo a questa pubb!Ji,caztone quanto più ·so~ledtamente potrai. QUaJnto al libro verde devo diTti ·che esso fu messo •a'ssieme da TornieHii, Je pll'ove T€S/Ìiarono indi per ben due mesi nelle mani di Depretis, poscia nuovamente fra quelle di Tornielli, ed esso fu poi messo in luce durante la mia assenza. I presenti furono d'avviso, che, trattandosi principalmente dell'amministrazione di quei Signori, non conveniva opporsi alle loro esigenze. Ed io dovetti lasciar fare. Del resto ti posso ,a,ssicUII"IaTe 'che iiJJiJUn bi.la.simo fu espresso r:iguwdo allla 'paJI1Ìie 'che ti r,iguard:a nè nei giornali nè v:erba~lmente da a1cuno. Ha:i perfettamente ll"lag:ione 'in queili1o did 11ig:uardo ai ConsoLi, ed ho già dato gwi ordini opportuni, perchè siano diramate ammonizioni a tutti quelli che le meritano. Pel dispaccio

    dii ·cui mi par:l!i oimca i .receruti 'avven~menti, 1e da dnd~rtzzarsi a te, .io sono pure

    del 'tuo avviso e m'.mtenderò con OaiToli rm proposito appena ·Sila dii ll'litorno, il che sarà il 26 corrente.

    Non v'è una parola di vero nelle voci corse di mutamenti diplomatici. Cialdini e Menabrea non hanno alcuna voglia di abbandonare i loro posti. Nigra vorrebbe bensì ritornare a Parigi, ma s'accontenta di quello che ha. Nè si può muovere De Launay. Se Zanardelli ha qualche velleità in proposito, certamente non ne fece motto con me. Ti dirò tuttavia fra noi che è assai difficile di far della politica estera seria con questa diplomazia. Ma la posizione mia è di gran lunga troppo precarl'ia per provvedrerv:i. Mettilli. ne' miei piedi e cap,irai.

    (l) Cfr. n. 423.

    443

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 209. Parigi, 19 agosto 1878, ore 11 (per. ore 0,15 del 12).

    M. Gambetta est V'enu me v>oir b:i!er aru rsoir. Ll m'1a renouvelé la ,pJIUis :llormelile déclaration que 1e GouV'€tl'nement ,ootuel et ,Je .grand parti !l'épubHcam ne .se hm..ceront jamais dans l'aventure de l'occupation de Tunis. Il m'a prié de vous dire que le Congrès de Berlin, parmi ses résultats, devait avoir celui de nous unir davantage, et nous faire marcher ensemble, surtout dans la question d'Orient. De meme que M. Waddington, il a ajouté aussi que, si jamais il devenait nécessaire, en vue de l'avenk, de p:rendJ."Ie des mesures de précauti!on dam,,s La Méditeimanée, J.'on procéderalit de p]Jem aocord 1avec nous, •Call' dll :ne pouvait ~convendr à la F1rnnce de rse 1ìaire de l'Itail1e un 'en:nemi k:réooncil~~able.

    Je v>ous écl'l~s pour mJieux déve1opp& à V. E. mes deux télégrtamme~s d'a'VIaiilt hier (l) et d'aujourçll'hui. n me parrait, en attendant, que les déclarations des MM. Waddington et Gambetta soient de nature à rassurer le Gouvernement du Roi.

    444

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL CONSOLE A SCUTARI, BERIO (2)

    D. 394. Roma, 19 agosto 1878.

    I pregiati rapporti di Lei mi sono regolarmente pervenuti fino al N. 359, in data del 4 di questo mese (3). La lettura di essi e segnatamente di quello segnato col n. 358 in data 21 luglio (4), mi ha fatto rconoscere quanto grave sia la .condlizi!one di ,codeste regioni e a quaLi eventuaillità poosa soggiace<rv<i J[ mantenwento deili1a prubb1tca qutete.

  • Cfr. n. 439.
  • Analogo dispaccio venne inviato in pari data a .Janina, Salonicco e Prevesa.
  • Cfr. n. 387.
  • Cfr. n. 337.
  • Mi torna quindi opportuna la occasione per ricordarle le raccomandazioni di riserbo e di prudenza che già a più riprese Le furono impartite. Il Governo del Re vuole bensì seguire, con la più assidua vigilanza, lo svolgersi degli avvenimenti, e Le sa quindi grado di ogni notizia che Ella possa fornirgli. Però sopra-ttutto a lliO:Ì pr·eme di .rimanere a.Wdnfuori da qua1s.ivog~l!ia complJicazione e di evitare altresì il pericolo che agli Agenti di S. M., anche solo per compiacente ascolto prestato a suggestioni o progetti altrui, possano ascriversi intendimenti d~sform.i da que1l',atteggi,amento ·in cui vog;J.tamo mantenerd.

    (l) (2) (3) (4)
    445

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. RR. 436. Parigi, 19 agosto 1878 (per. il 22).

    Sapendo che dil Signor W•add~ngton doveVIa giungere a Parigi nel pomeriggiÌIO di venerdì 16, per ripartire nella sera del dì seguente, mi adoprai per avere seco •lui un ·abboccamento, •Che •Ln:tlatti ·ebbe luogo }eri J',a•ltro poco dopo ~e 4 p. m.

    Desiderando condurlo ad una spiegazione gli chiesi addirittura cosa significasse la riunione della squadra francese del Mediterraneo a quella della Manica nelle acque di Corsica o di Algeri e s'io dovessi prestar fede a quei giornali che hanno indicato l'occupazione di Tunisi come obbiettivo al concentramento di codeste forze marittime.

    Con sembiante aff•a,tto naturale e con tuono amichevole i'l Signor Waddmgt.on

    mi Tli,spose, ·che Ì'l ·concentramento •era voluto dal Mmìstro deLla Marina per

    ragioni di puro dettaglio. Che la quistione di Tunisi non era mai stata posta

    sul tappeto e che non se n'era nemmeno parlato a guisa di passeggiera conver

    sazione nel Consiglio dei Ministri. Aggiunse che se in seguito alla posizione

    fatta alle Potenze mediterranee dal Congresso di Berlino e sovratutto dal Trat

    tato angLo-turco, ,sorgesse lia necessttà, o 11a •conveillienza, di prendere quaiLche

    misura di precauzione nel bacino del Mediterraneo a tutela degli interessi

    francesi, non si farebbe mai nulla, assolutamente nulla, senza previo e pieno

    accordo coll'Italia.

    Aggiunse che, a parer suo, si perde sovente in profondità ed in forza ciò

    che si guadagna in estensione e superficie; che Algeri è un inciampo, un peso,

    una debolezza per la Francia; quindi esser egli personalmente contrario all'ac

    quisto di Tunisi. Purtuttavia, seguitò, l'avviso altrui potrebbe prevalere; ma

    Lo, V1i do •La parolia d'onore •Che ,stiflo a quando ·io farò parte de'l Governo Fran

    cese, nulla di simile sarà tentato, niuna occupazione avrà luogo di Tunisi o di

    a~1tro prunto •senza andare di •COncerto ·con Voi, •senza pvi,ma rli•cOIIliOisoere •il

    diritto che avrebbe l'Italia di occupare un altro punto d'importanza relativa e

    proporzionata.

    Ieri sul ta1rdi venne dia me 1hl Signor Gambett.a, a•l quaù1e ilio de1sider.ava parLa

    re nuovamente di quèst'a.rgomento. Eglii mi rjnnovò con magg~or ·ca.lore ed ·esparn

    sione le assicurazioni già datemi tempo addietro, che il Governo Francese attualmente al potere ed il partito repubblicano che lo sostiene non avevano pensato mai all'occupazione di Tunisi; cosa che non entrava punto nelle loro viste. E se mai arrivasse giorno in cui fossero condotti ad occuparsi di un simile progetto, essi si porrebbero anzitutto d'accordo coll'Italia, non potendo convenire alla Francia di farsene una nemica irreconciliabile. Egli mi pregò di dire al Governo del Re che, a parer suo, fra i vari risultati del Congresso di Berlino spicca la necessità per Francia ed Italia di unirsi sempre più, massime poi nella quistione orientale e mediterranea.

    Le dichiarazioni somigliantissime di questi due uomini politici mi sembrano assai rassicuranti, perchè le credo sincere. Com'ebbi a dire altre volte all'E.V., l'interesse supremo del momento attuale si è di condurre a buon fine l'Esposizione e di .Lavorra~e nei Consigli ~ne11al1i. onde ~a T'ieilezrLone di nuovd Senatori ricada sul partito repubblicano.

    Verrà poi la grossa quistione di preparare nell'anno prossimo la soluzione a dars.i al,settennato de1l mare•s,cdaHo di Mac-Mahon, qUJLst,Lone ·che assorbtrà tutte le forze v.ive deliia Francia. Non è quando si trova dn ·condizionJ. simili che un paese, che un Governo, che un partito potrebbe arrischiare un passo come quello dell'occupazione di Tunisi. V. E. sa al pari di me che le grandi lotte interne rendono impotenti gli Stati all'estero.

    Or dunque reputo logico il conchiudere che la Francia non potrà, non oserà, far nulla sino a che non abbia risolta la quistione principalissima del Governo che vorrà darsi, allo spirare del settennato.

    Io ritengo quindi sincere, come dissi, le dichiarazioni dell'uno e dell'altro e mi <CO/Ilfermo semptre più neHa mia 1idea, che non abbiamo nulla a temere daUa Francia, almeno per ora.

    Ciò premesso, sono però d'avviso, che si debba ·continuare a tener gli occhi ben aperti, a raccogliere diligentemente tutte le notizie, a pesare con pazienza ogni •più ·leggdero ind.iz,io 'in for~a del proverbio aiill1JLco che, 1Se jjl fida1rsi è bene, il non fidarsi è meglio.

    P. S. -Il Signor Gambetta destdera e crede che 111 GoveTno vo;rrà esaudirLo mandando cioè una squadra francese 'a fa~si vedere nei vradi porrti della G!'ecia.

    446

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 910. Vienna, 19 agosto 1878 (per. il 22).

    Mentre quasi tutti i giornali dell'Austria e dell'Ungheria ed anche molti organi ufficiosi, non esclusi quei fogli esteri stretti da speciali legami al Press Bureau di Vienna, insistono sulla connivenza e quasi partecipazione anzi della Serbi.a e del Montenegro aU'insurrezione deliLa Bosnia, 1il Governo I. R. ·affie,rma altamente che la condotta che i Governi di quei due Principati osservano a fronte di quell'insurrezione è altrettanto l·ea,le quanto corretta. La MontagsRevue di ied contiene a[cune l'lighe .iJn tal semo che sono evctdenteme'I1te un comundcarto. Di tal si!llgolare :llartito non sarebbe possibile !l"endersi •ragione se non si ponesse mente a[1e va•r~e •COl'lrenrti, a cui anche la stampa ufficiosa deilùa Monarchia si ispira.

    447

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Eld. in LV 26, p. 269)

    R. 522. Alessandria, 19 agosto 1878 (per. il 25).

    In questo momento *il Signor Baravelli mi ha rimesso una* (l) copia del rapporto della CommJssione d'inchiesta, che sarà oggi o dimani presentato al Khedive dal Signor Wilson, venuto per quest'o~getto da Cairo.

    L'immediata partenza del postale per Brindisi, mi ha appena dato il tempo di poterlo percorrere in fretta, e perciò debbo !imitarmi a trasmetterlo semplicemente all'E. V.

    Ho creduto urgente di sottoporlo all'esame di V. E. perchè con questo stesso vapore i Signori Baring e K·rammer, membri della Commissione d'inchiesta, partono per Londra e Vienna per presentarlo ai loro Governi. A Parigi e Berlino il rapporto è spedito da questi miei Colleghi.

    Il rapporto mette alla luce tutte le irregolarità, tutti gli abusi, tutte le vessazioni e spoliazioni dell'attuale Amministrazione, e ne fa ricadere tutta la responsabilità sul Khedive, che ha in sè solo concentrato tutto il potere. E da questa responsabilità ne ritrae che per poter porre un riparo alle condizioni lamentevoli del paese, e render possibile un assetto definitivo delle finanze, è condizione sine qua non che tutte le proprietà, di qualsiasi natura, di tutta la famiglia Khediviale sieno cedute allo Stato.

    Questa conclusione ,sJ doveva prevedeve .fin dal ma-ggio sco11so *(rappoil'to 15 maggio, N. 499)* (2), e non poteasi ulteriormente dubitarne allorché il Vicerè, oppresso daHe ·comp[,icazioni che si aocumu[avano, ha r<ichiamato Nubar Pascià. Era eVIidente che questi sarebbe g·iunto •con un programma prestabihlto, qu.eQlo ch'Egli •Stesso dettava al S<ignor Willson, •a•Llorchè venne in Egitto a far pocte della Comm1ssliJOne d'ilnchiesta.

    Infatti Nubar, *col quale ho avuta una conversazione amichevole e confidenziale* (2), ha dichiarato al Khedive espHcitamente che l'unico mezzo per salvar sè e la .sua dinastia, è l'accettazione !PUra e semplice di tutte le condus•ioni della Commissione d'inchiesta, e di una orifonma amministrativa che lo spogli di quel potere assoluto ed a11bitrario ·che fin ogJgi ha eser.citato. A queste condlizioni Nubar accetterebbe ,dJi rielllitvare a fall" pavte del Governo EgJi~iano.

    Il Principe Ereditario, e la Principessa Fatma, figlia del Khedive, hanno volontan1amente offerto iJJa cessione dii tutti i Joro beni. H resto della Famil~ia non sembra propenso a seguirne l'esempio.

    Per mantenermi in quella riserva, che m'impongono le istruzioni dell'E. V.,

  • In LV 26: • mi fu rimessa •.
  • Omesso in LV 26.
  • in questi giorni mi astengo di vedere il Khedive, onde non mi si facci appunto per qualsiasi determinazione Egli possa prendere.

    *Dopo le dichiarazioni di Nubar il KhediVIe è rcaduto in un vero stato di abbattimento e costernazione, che si vede riflesso su tutto ]l'elemento tul'co* (1). Nubar stesso mi ha detto, che tra oggi e domani dovrà assolutamente decidersi, e che se nol farà volontariamente, dovrà cedere ad una pressione alla quale non potrà ,resistere *facendo allusione ai Governi di Francia e Inghilterra.

    Brego J.'E. V. V'olermi condolllatre rl:a preoipilta2lione rCOIIl J,a quale !le diÌII'ILgo iJl presente rapporto... * (1).

    (l) (2)
    448

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'ONOREVOLE MUSSI, A TUNISI

    T. 557. Roma, 20 agosto 1878, ore 17,20.

    J'ai reçu vos quatre ,premiers rapports (2) et j·e vous en remereie. Je ne saum~s 'Cependant pas a~ssez vous engag·er à vous méfier rsoit de votre ,cohlègue angl].w~s d!ont I'attirtude à noti"'e éga,vd a toujou11s été rdouteuse, .soit des mirn~stres du Bey lui-1mème. Notre ròle actuel est de su:rveiller attentivement ce qui se passe. Toute démarche dkecte pou11rait donner l'éveil et 11endre plus difficile encore votre tache. Le projet de créer à la Tunilsie une 1situati!on mdépendìa:nte ne serait évidemment rposstble que le jour où l'assiette politique de.s pays ottomans subimtt une modifica1Jion radi,carlre. Ce ·serailt, oo101Il moi, de la plus h!arute ,imprudence que d'en parler aujourd'hui. Je vous prie donc de n'en souffier à personne, au Bey moins encore qu'à tout autre. Je vous écris au sujet de la naturalisation italienne que Mustapha Ben Ismail avait sollicité en février dernwr. Veuillrlez rattendre ma dépeche avant de ltoucher à ce sujet. Nious Q\"Ol]S reçu de Paris des déclarations oftkielles qui nous rassurent assez, du moins quant à présent, à l'égard des vues françaises sur Tunis.

    449

    UMBERTO I AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Museo Civico Pavia, Carte Cairoli)

    T.s. N. Torino, 20 agosto 1878.

    Ebbi lungo ~coHoquio con Corti che mi ~con:llerrm.ò quanto V. E. già ,sa. Pienamente d'accordo con Lei sulla situazione io divido stesso rincrescimento.

    Prego considerare gravità situazione stessa che suscitando rimostranze per pavte de]l'AustriLa potrebbe dar luogo ~complicazioni più gravi per rsue conseguenze. Mi tenga al corrente delle risoluzioni del Governo.

    Ringraziandola dei suoi dispacci faccio voti per pronto ristabilimento.

    Col desiderio di vivede111a al più presto possi:bile.

  • Omesso in LV 26.
  • Cfr. nn. 418, 432, 436. Il R. 2 non è pubblicato.
  • (l) (2)
    450

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 438. Parigi, 20 agosto 1878 (per. il 23).

    Rispondendo alle varie interrogazioni che gli feci circa gli apprezzamenti e gli intendimenti del Governo Francese concernenti la formazione e la riunione deHe differenti CommiJSs~oni ,pl'ev~ste dal Cong,resso di Berlino, il Signor Waddington mi dirige in data del 18 Agosto una lettera di cui mi affretto di mandare copia ,a~1l'E. V.

    Unita una lette,ra particolare del Barone Marochetti per la E. V.

    ALLEGATO.

    WADDINGTON A CIALDINI

    Parigi, 18 agosto 1878.

    V. E. m'a exprimé le désir de ,connaitre la manière de voir et les intentions du Gouvernement français en ce qui concerne la formation et la réunion des différents commissions prévues par le Congrès de Berlin.

    Ainsi que j'ai eu l'honneur de Vous l'exposer dans l'entretien que j'ai eu hier avec V. E., sur ce sujet, le Gouvernement de le République est d'avis qu'il y a lieu, d'après l'artide 2 du Traité, de nommer pour la délimitation de la Bulgarie une Commission spéciale dans laquelle les Puissances signataires seront représentées et que la meme Commission, dont l'oeuvre principale est de tracer la frontière commune à la Bulgarie et à la Roumélie Orientale, doit etre en outre chargée de fixer les autres points de la frontière de cette meme province.

    Il me parait d'ailleurs conforme à l'esprit du Traité que la délimitation du Monténégro 'et celle de Ia Servie, en tant qu'elle ne se confond pas avec la délimitation de la Bulgarie, soit confiée à deux autres Commissions spéciales.

    L'article 18 stipule, d'autre part, qu'une Commission Européenne sera formée pour élaborer, d'accord avec la Porte Ottomane, l'organisation de la Roumélie Orientale. Cette Commission aura a déterminer dans un délai de trois mois, les pouvoirs et les attributions du Gouvernement Général ainsi que le régime administratif judiciaire et financier de la Province; elle sera aussi appelée à administrer d'ac,cord ave,c la Porte les fìnances de la province jusqu'à l'achèvement de la nouvelle organisation (art. 19). Enfìn, l'art. 23 lui réserve la mission de donner son avis sur les projets d'organisation qui seront élaborés dans les autres parties de la Turquie d'Europe, pour lesquelles une organisation particulière n'a pas été prévue par le Congrès.

    Le Gouvernement de la République pense avec celui de S. M. l'Empereur de Russie que le point d'attache des Commissions à instituer pour la Bulgarie et la Roumélie Orientale pow:rait etre à Constantinople, et celui des commissions à former pour la Servie et le Monténégro, à Belgrade et à Raguse. Les Commissaires devraient, ainsd que le propose le Cabinet de St. Pétersbourg, etre rendus le 13 Septembre prochain au lieu de leur réunion. Le Gouvernement Russe suggère également que dans le travail des délimitations, les résolutions devraient etre prises à 1\unanimité, sous rése:rve qu'en cas de divergence absolue, le désacco:rd serait déféré à la Conférence des Représentants des Puissances signataires à Con

    stantinople. Sans avoir aucun parti pris contre cette manière de procéder, nous nous demandons cependant s'il ne serait pas préférable pour faciliter la tàche des Commissaires de s'en rapporter au jugement de la Majorité, et la présence au sein de la Commission de plusieurs Puissances désintéressées dans les questions qu'elle aura à résoudre semble recommander particulièrement cette combinaison.

    Le Gouvernement français n'a point encore arreté entièrement ses décisions pour le choix des hommes qu'il convient d'appeler à faire partie de ces différentes commissions; il pense toutefois que l'importance de la tàche confiée à la Commission de la Roumélie Orientale exige des fonctionnaires d'un rang assez élevé et ayant pour le moins le grade de Consul Général.

    Quant à ceux qui devront etre délégués, en vertu de l'art. 6, par la France, l'Allemagne, l'Autriche, la Grande-Bretagne et l'Italie à l'effet d'assister, avec le commissaire ottoman, le Commissaire Impérial Russe chargé de l'Administration provisoire de la Bulgarie, les Puissances les choisiront sans doute parmi leurs Agents consulaires et le Gouvernement français se propose de munir dans ce but de pouvoirs spéciaux un de ses ConsuJ.c; en Turquie.

    451

    L'AMBASCIATORE A BERL:INO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Berlino, 20 agosto 1878.

    J'ai eu ce matin la visite de M. de Radowitz. Il avait rendu compte au Prince de Bismarck de notre conversation dont je vous ai écrit par ma lettre particulière du 16 aout (1). Le Chancelier avant de ~se ;pronOilJcer sur l'étendue de rlra publr1ca:tion à :llair!le sUJr rl'inoident Crdspi, déstrnri!t avodJr rune ~copie de mes dépèches du 20 et 27 rseptembre 1877.

    Je n'ai pas hésité, en suite d'un sentiment de loyauté que vous saurez appréoier, à répondre à roe désirr. J'renvoie rdOD!C à M. de Radowitz une coplie que j'ai faite moi-meme de mes minutes, en omettant les paragmphes que je vous ai déjà signalés, omission sur laquelle je suis d'accord avec M. de Radowitz. J'en ai fait faire une seconde copie que je vous transmets ci-jointe pour que vous puissiez procéder à la publication sur un avis télégraphique de ma part dans le cas où le Prince Bismarck ne soulèverait pas d'objections sur la teneur telle queile de ces documents.

    Il est dane bien entendu qu'il faut attendre un nouvel avis de mon còté avant de publier.

    Vous avez eu l'obligeance de me donner votre photographie. Voici la mienne. Elle vous apporte mes meilleurs voeux pour l'homme privé et pour le fonctionnaire de l'Etat.

    Merci d'avoir approuvé mes propositions de décoration pour le personnel de cette Ambassade e pour le Chev. Casarone-Lima.

    Quant à nous ,plénipotentia.ires nous ne récoltons que des avanies. Il est vrai que le sentiment d'avoir rempli son devoir envers le Roi et le Pays emporte avec lui la meilleure des récompenses.

    .T·e me .souvdens à ·ce propos que ·dans mon éduca:tilon on m'a toujours ooprésentées ·comme très .immomles <les fables de Berquin dans •lesqueihles .La V'eriu est toujours <récompensée damis •ce monde.

    Le 24 nous aurons ki les fetes de ma.ria,ge de la Princesse Marie fille ainée du Prince et de la Princesse Frédéric-Charles de Prusse avec le Prince Henry des Pays-Bas. .J'espère que le Roi et la Reine enverront des télégrammes de félw~ta1Jions.

    (l) Cfr. n. 437.

    452

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Bruhl, 20 agosto 1878.

    La mi.a precedente <lettera (l) e11a impostata allLoochè mi pervenne iLa tua del 14 (2). Oiò che mi .dJiJoi deLle •tue condizioni :fisilche •e mora~i mi rdlncresce grandemente per te e per liJl,paese, poochè mi fa d~sperare che tu possa <ancora restare <a :Lun·go al!la ConsuLta. I <tuoi mgionamenhl mi addoLorano ma mi ·persUJadono, oapilsoo anch',iJo ·che •non ti •senti più dii til'are imltanzli. Però ,ge ti :fosse possibile d'<aooare a V<1chy, di ~1posarti almeno per un mese fo.rse durante quel tempo ·le ·cose potrebbero anche prendere una migLiore piega, msomma vedli. che a mall~do ·tutto non so mssegna11mi a perdel'e ogni spemnza, poichè ,iJl tuo :rurtri.ro illn questo momento sa<rebbe un V'ero dilsastl'o. 'Di ·confesso ·che ·ciò che mi dìioi. mto11no a quel t<ale milo dispaccio n. 900 (3) .mveoe dd cmamtre ilie mie &dee me Le ·confonde anoora maggilocrnente; VIi ha -in quell'affiare un ·equivoco cile non deLudderemo se non aJJ,oochè potr.emo •spie.garoi a vi:va voce. Per ,intamJo vedo dal tuo diJspa•CCiJO iJn proposito •Che iSi deve <COIDSÌiderare ['affiare <SiCCome tombé dans J.'eau, e non parl:aT>ne più, però till guailo .sa<rebbe ,ge qui pigliassero l:a oosa se11iamente iln mano, most.Ttandosi '!:l1sposti a concederci •ciò .che <sempl'e abbiamo preteso, e ·che ora non sa,rebbe più affiatto di nostra conV'enilenm <acootta,l'e. lin rtaJl caso però potl'essiJmo fa·l'e •come 1i Turchi nego2lim'e •e non •conchtuder mai. Qud gli affari continuano ad andar assai maluccio. Che cancro per l'Austria, si è quella Bosnia ·Che i nostri avversari pretendevano dovesse farla strapotente. È molto diffi:o~1e sapere tLa ver1~tà in mez:ZiO •a1le tante menzogne ·che tsi <spargono a 1seoonda degli interessi diversi dei vari partiti, ma certo si è che l'affare è grave assai. Que~la ·div;iJsiJone Szapatry è stat'a si può dir <scmacciJa:ta dagl'.ilnsort.d, tse •ciò ·che si dice è vero essa avrebbe perduto sedici pezzi d'artiglieria. Alla chetichella

  • Cfr. n. 44L
  • Cfr. n. 425.
  • si mobilizzano Reggimenti sopra Reggimenti e per poco che continui così finiranno per avere in quella provincia un 200 mila uomini. Il diavolo poi è che per molto tempo non .potranno 'rit1ra.rli po1chè ,la lotta :non :sarà affatto IS!pe:nta col<l'occupazione di Sarajevo 'e deg:lii ,altni .pr<incipalii ,CIOOJ1mi, LI :ma!Wmore ~come g.ià ti d1i1ssi è ·~and1ssimo qui e ile 'conseguenze potrebbero non tajrdJaf!'e a farsi sentire. ·

    Bello il quadro che mi tracci dell'attività diplomatica dei miei colleghi, il peggio ,si è ch'esso è esatto. In quanto a quello di Par1gi l'ho constatato nei pochi giorni che fui colà, la sua esistenza vi è ignorata proprio come se non es1stesse al mondo. In quanto 'a quello di Londa:1a non VIi. ha dubbio ch'egilli. è rilmbamb1to, egli è però pedcoloso .poi!chè ·si ha ora ,in Ita:I,ia chi .se ne fa un'arma. Insomma stiamo male in tutto in questi momenti gravissimi, per fortuna che guaa:1dando a·ttorno rJJon vedo ·chi !Stili bene, e ciò è 1ill milo solo ,conforto.

    Abb1amo qui riJl Gene11ale Grant che dà noie eone sue assurde pretese pretendendo il trattamento di un ex Re, ragionandone col Ministro d'America gli ho posto sottocchio l'esempio di Re Amedeo che lasciato il Trono di Spagna è ritornato ·dii ·essere .H Duca d'Aosta ·com'era pri1ma, ma ciò rJJon Jo persuase g11an 'chè: del resto ila Corte ha deoiso di ·ConsiderarLo ~s1oc·ome un Americain de distincmon e nulla più, e prendendo ciò a base la questione si semplifica anche per noi. Non rispondermi, ti stancherebbe ed hai troppo poco tempo da dare alla corrispondenza privata.

    (l) (2)

    (3) Cfr. n. 381.

    453

    L'ONOREVOLE MUSSI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 5. Tunisi, 20-21 agosto 1878 (per. il 25).

    Conrfe11mo alil'E. V. 1il mio d<iisp.accio dirato del 17 ,corrente (1).

    Recatomi, Ia .sel'a del 16, da Sii!' Wood, Agente IngJese, 'e condot1Jo dJ. dliooorioo sulle notizie ch'io dissi aver ricevuto d'Algeria clrca l'arrivo della flotta francese, l'Agente Inglese fece osservare che tali apparizioni navali nelle acque d'Africa non erano un fatto nuovo: Che la Francia avea costume di compiere tratto tratto, anche a titolo d'istruzione, queste evoluzioni, le quali lasciavano sempre il tempo che trovavano, malgrado il gran rumore che le precedea, e finivano con i saluti solenni resi alla bandiera e le decorazioni accordate dal Bey. Aggiunse ciò che m'avea già detto nel suo colloquio del 15 corrente, di cui ho dato ,iJI 'sunto a V. E. ne}lla mia Jette11a deLLo stesso g1orno ,sooie PoWi!tiica n. 3 (2), cioè che l'Inghilterra non poteva permettere fosse tolta la Tunisia dal suo stato attuatle, atteso che dò 'avrebbe apemo \l'adito a•nche ·ai desideri :i!tatldani e il'limessa quindi sul tappeto una nuova divisione dell'Impero.

    Il g1omo 18, ·ebbi poi ~i,sLta dal ·primo Inte~prete di Sua ALtezza dl Signor Conti, 1il quale mi ,m.ferì che H Bey mi era grato delil1a premura mostrata, ma

  • Cfr. n. 438.
  • Cfr. n. 432.
  • che nuHa poteva .g~ustifioa,l1e fino ad o11a ·1e voci 1le quali col'II'evano nei giomalil: e nel paese.

    Ogg:i poi fui dcevuto da Sua Altezza al quale p!1esenmi Je mie :liel!~ciltazJtoni pel :suo X~iltomo nella ·oapi1lal,e. Gild feci ·cenno di quanto av:ea a\l'l.lto oocas~one di espol111e 1al pr1icrno Miilnilstl"' 1001 gi<omo 16 •OOrTente, e mi dichilaMi Heto delLa :risposta avuta. Sua Altezza fu oltre ogni dire cortese verso l'Italia. Disse che conosceva i rumori e le notizie messe in giro, e le sapeva grandi ed estese, ma molto più grande essere la sua amicizia verso l'Italia ed il Suo Re. Mi assicurò che Egli non avrebbe abbandonata l'unica politica per Lui possibile, quella di essere in giusta pace con tutte le Potenze, non permettendo, per quanto è in lui, che una so1la soverchi. Ad ogni modo fida,re .egl:i nel:l'ItaJ,ia ·Culi 1o legavano speciali sentimenti di affetto.

    Uguali sentimenti mi espresse il Ministro Guardasigilli Mustafa Ben Ismail nella visita che Egli mi fece l'altro ieri.

    Tutte queste di·chila~amoni hanno certo un peso, massime quell~e dd Sua Altezza a •CUli 1ilndirettamente 110 ·ebbi modo .di :liar dnltendere quanto sa1t1ebbe pericoLoso ,iJl buttarlsi :ne1le braocLa di •una ·conV'enZJione :lil1ancese. Ed è mio avvilso che veramente qui nella Corte del Bardo (eccezione fatta di quanto riguarda Mustafa Ben Lsmail su cui 1non oso pronuncilal'e giludiz~o) non s1avi a•l•cnna 'compllicità colLa F•11anc~a. Questo però •non è •che un soLo lliato del prt>blema.

    DeV'o confessare che nel paese 1e voci di nna prossima prepotenza francese durano ostinate, mantenute specialmente dal tenore superbo dei giornali, nonchè da11e notiz:i<e che •arrivano dii Franci<a e d'Alge11ia, .come ne è saggio <H Moniteur d'ALger deil 2-8 1uglio •che S. E. 1ill Generale Cia1diln:i, •Con ·genti'l·e sua l!ettern mi mandò da Parigi.

    Il Console francese col quale ebbi un colloquio fu naturalmente molto riservato. Ma so che qui si aspetta e presto il Console generale Roustan, il quale sarà accompagnato dall'Illustre Ferdinando de Lesseps. Vuolsi che quest'ultimo

    venga per ono11a:re e t:mspootare •in F.rlancia tlie cen•ooi del padre. Questo però ha da essere un pl'etesto: .più probabi<1e è che .ar:riV'i .col cap~tano Roudlalime per rdtentare :studj e prove negli Sciatt.

    Codesti Sciatt vogliono dire un mare interno che da Gabes va con una curva al sud dell'Algeria, e deve farla diventare il centro del commercio del Fezan. E politicamente, per quanto riguarda Tunisi, vogliono dire il secondo braccio della tenaglia.

    Perocchè a Nord-Ovest la Francia ha oramai la sua linea ferroviaria, tutta piena di •agenti, di operaj, di p~cco1i viiHaggi :frlancesi. A Sud-Ovest, •cogli Sciatt, avrebbe una nuova edizione dell'Istmo di Suez, con basi ben più sicure. La Tunisia resterebbe serrata fra le due imprese.

    Per mia parte quindi e quando piaccia a V. E., cercherò oppormi ad ogni modo a quest'impresa almeno per ora.

    Sia poi che trattisi di questi Sciatt, oppure dei disegni relativi a Biserta, cui sono sempre rivolti i desideri di Francia, certo è che l'arrivo del Console Roustan e del Lesseps sono giudicati forieri di qualche progetto di questo

    genere.

    l}ffi"i è pa!l'tilto per Gabèis un campo miJLttare dii ,oiJrca 1500 uomini ~con una batte11ia dJ 'cannoni. Il campo ~comandato dal generale Setl11m s'<i1ngrosserà come è l'uso lungo la costa e nel Schel, ed è destinato a levare l'imposte ed a richiamare all'ordine le tribù arabe, massime quella degli Homama, sulla frontiera Tripolitana.

    A giorni si aspetta sempre anche la nomina di Mustafa Ben Ismail a primo Ministro. Intanto io ho disposto in guisa che la dimanda di cittadinanza ,]1Ja,1Iana mi sia fatta da Lui; e 1così la p!1ooeduDa divtene più dignitosa ed è sempre in facoltà del Governo accontentarla o respingerla. Io però non posso tacere che, date le circostanze attuali, non esiterei un minuto a darla.

    Ha sollevato molte dicerie e forse darà luogo a qualche discussione la condotta de'l Signor Oassas, regg~ente dil Consol•ato Gooeral,e di Franc1a. Ecco<llie :il motivo: Evvi qui una Società • Dumergue e Krieger • diretta da questi due Signo11i, l'uno Jirance,se, prussi,al!lJo l'altro. F1ino ,ad ora :l~a Soc1età fu sotto la giurisdizione francese, ma adesso essendo scaduto il termine della durata della Società, ed essendo stata rinnovata per altri tre anni, la Società si mise sotto la g1ul'lilsdizlione delil'Impero germanico, ,hl ~cui Oon!Sole Genera,le Stg<llior Tulin de ~lia Tunis1a è ~ass,ente. Il Console Cassas fece aOO,or~a ,una drcol,a:r:e ai ~commercianti francesi dichiarando che la Società Dumergue & Krieger non appartiene più a nessuna giurisdizione. Non alla francese che ha abbandonato; e neppure a]1a germanica perchè dii. Consolato dii Frlanda non Tiiconosce nel Si<giiJ.OO" Conversano l'autorità di Rappresentante consolare dell'Impero d'Allemagna.

    Ora è a notarsi ~che il Signor Tulin :prima di ,parti!re avvertì tutti i Consoli, e quindi anche il francese, di lasciare a suo legale rappresentante il Signor Convel'lsano: ~e tutti i ConsOihl ,compreso ill Signor Roustan, allora tin Tunti,si, apposero la firma alla notificazione.

    Di tutto ciò dil Signor Goover.sano, che è '1tali1ano, ha fatto un ~ra,pparto al Governo germanko, e la diJUa Dumergue & Kdeger ch&e;de ora, ,pe1r queHa circolare, danni ed interessi.

    Finisco questa lettera avvertendo che nello scopo di avere notizie possibilmente esatte sulla costa orientale della Reggenza e massime sulla situazione della colonia italiana in Susa, dove è desiderabile si possa aprire un ufficio di Post1a ed una 'scuola, 'ÌIO ho fatto venil'e a Tun!i!Si, per pochi giorni, H R. Vice COilisoie Stgnor Venanz,i. Mi approfitto poi del1la sua preisen:zJa per mteressarlo a darmi notizie da Susa circa il campo militare che oggi è partito, e delle resistenze che può incontrare e specialmente della natura della ribellione scoppiata, a cui taluni vogliono dare un carattere politico.

    21 agosto 1878.

    P. S. -Un momento prima della partenza della Posta ricevo il dispaccio, in ritardo, di jeri, di V. E. (1).

    Inutile dire che eseguirò fedelmente le istruzioni in esso contenute. Mi riserbo solo di dare alcune spiegazioni col prossimo postale di Palermo.

    493

    18 --Documenti Di:9!omatici -Serie II -Vol. X

    (l) (2)

    (l) Cfr. n. 448.

    454

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 233. Costantinopoli, 22 agosto 1878, ore 21,25 (per. ore 7,27 del 23).-

    Zichy a fairt à l'a Porte ,commU!Illication par ,lJaqueHe Cabinet Austro-Hon.groisdécla[""e que, si le Gouvernement Ottoman ne ,ge déc1de pas à rég.ler la que:;;tion bosniaque, l'Autriche-Hongrie considérera l'occupation comme une conquete.

    A la suite de cette communication un Grand Conseil a été tenu à la S. Porte et, malgré les efforts conciliants de Safvet Pacha, il y a été résolu de repousser l'arrangement.

    455

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO

    (Ed. in LV 26, rp. 268)

    D. 247. Roma, 22 agosto 1878.

    Mi sono giunti simuLtaneamente 1i rapporti di Lei -in da,ta del 7 e dell'll Agosto, NN. 520 e 521 dellla Sei'Iie Politica (1).

    La conclusione, riferitami col secondo di questi rapporti, dell'incidente relativo alla pressione che volevasi esercitare sul Vicerè, perchè abbandonasse al tesoro tutti i beni dei principi e delle principesse della sua famiglia, mi dilspensa dal porger:Le ~e ilsWuzioni -che, a questo ~iguardo, ELla mi ·chiedeVIél col primo rapporto. Piuttosto mi giova di meglio -chiarire il concetto che già ebbi ad esprimerle in altri dispacci, circa la partecipazione dell'Italia in quelle nuove combinazioni per cui si volesse provvedere all'assetto delle cose finanziarie nel Vicereame.

    A noi non conviene di uscire, nella fase presente, dal riserbo in cui finora ci mantenemmo. Nè d'aUra parte, possiam-o ·Lusingar-ci ·che la nostra opposizione a quegl1i accordi -che, ·aU',infuori del:l'Ita1ia, fossero pl'eSi, v-alga ad àmpedkne l'attuazione. Due considerazioni però, sono evidenti, e tali dovrebbero sopratutto apparire agli occhi del Vicerè. L'una è che, tra le Potenze aventi costì gli interessi maggiori, l'Italia è la sola che, nelle questioni egiziane tragga la ispirazione da intendimenti affatto disinteressati ed imparziali non essendo noi solleciti che di vedere codesto paese avviarsi verso un avvenire politicameDteed economicamente ordinato e sicuro. L'altra considerazione (della quale la esperienza di questi ultimi anni ha oramai dimostrato la efficacia) è questa: che non vi può essere, nel Vicereame, stabile regime finanziario, se questo, anzkhè essere opera ·concorde 'e !leaLmente -dibattuta tra i'l Khédive e i Govenni europei, sila effetto di .intrigo bancario, e di preva1lenza i•ndebitamente attribuita a questo o a quello tra i varii gruppi di interessi che in Egitto si contendono i·l campo.

    Non è quindi, per noi, il caso di enunciare, al Cairo o altrove, proteste o ds.erve. Nostro iJntento deve iJnvece ·essere quelilo dii fa:r comprendere cmì al Khédive, ·come ·ai Govemi ,iJmparzia:1i, che La ·oooperazJ1one del•l'J.talJi,a, per la forza stessa del1e cose, riesce ·eLemento tndi•spensabUe di Tiusoirta per ,i disegni con cui si voglita ·salvare il V.icereame da maggiori pedcolii e comp1~caz~oni.

    (l) Cfr. nn. 401 e 415.

    456

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 22 agosto 1878.

    J'·a•i eu .le pl:aJtsir de ·reoevoiJr votre bonne lettre du 16 coura~nt {1). Naturellemffilt je n'•avaJiJS 11ren :fiailt à J'éga,rd de 1ia publiiloartloon dont vous me pall1lez. Je suiJs trop vieux dans le métier pour commettre de pareilles bévues, meme en ayant des ordlres ·supérieul"IS à cet égard. J',attenooali en tout cas, vos commnnicatiJons ultérieures et en attencmnt, je prends note de vos restrictions. J'espère bien .que tout .cela .ser~ira de :règùe pour d',autres, •car, pour mon .oompte, j'en ali par aessus les yeux de tout et compte me retirer sous peu. N'en souffiez mot à personne. Mais apres mure considération, j'en suis à cette conclusion. Commeni: voulez-vous que je reste dans une position, qui m'obligerait un jour à si~ger au '~.ne des Ministres, lorsque mes collègues auraient à defendre la Uberté de réUillion, .lia 'l:iberté .la~iJs:;ée .aux meetmg1s de precher pour ,ntal!ta i'l'redenta, de jeter les anathèmes contre les Plén~potentiatres au Congrès? Ma consl!iP..lCe, la dignité de mon caractère répugnent à cette licence, contre laquelle le code •contient des a•rtilcles bien clains. Pensez-y, et vous comprendrez que .ta position serait impossible. Et je sais d'ailleurs, qu'aussitòt que la Chambre sera ouvert•e, La dlroiJte va a~ttaquer ifu"ès ~ivement le MiJniJstère •là-dessus. Mats je vous dis ceci pour vous seul, et •afin que vous compreniez ·ce qui :pourrait ar;river.

    457

    L'ONOREVOLE MUSSI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE S. N. Tunisi, 22 agosto 1878 (per. il 27).

    Quando si discussero brevemente i termini generali della mia missione, l'E. V. trovavasi a Berlino: ed essi furono quindi esaminati col Presidente del Con,sigl:io, pr•e.òiente LI Comm. Malvano. Oiò unicamenrte ricordo per chiedere H

    permesso, dn ~ilsposta al dispacoilo ·oif11ato dii V. E. del g10'1"'lo 20 corLt"ente (1), di

    esporre alcune osservazioni con una libertà di idee e di apprezzamento, che

    dalla gentilezza e dal patriottismo di V. E. mi sarà certo perdonata, e che ad

    ogni modo finirà con questa lettera.

    In seguito, e fino a che durerà la mia missione, io adempirò al mio ufficio,

    com'è il costume gerarchico, sapendo benissimo a chi, ed unicamente, il Re

    ed il Parlamento hanno data la direzione e la responsabilità degli affari.

    Anzitutto farò tesoro dei consigli che riguardano la necessità di essere

    diffidenti, massime a chi vive fra gente infida. Io mi sono, fino ad ora, limitato

    a riferire all'E. V. le notizie che mano mano raccoglievo e le risposte avute

    dall'Agente .inglese, daJ. Mini19Wo tun~smo e da Sua .M1Jezza. Non le ho prese

    tutte per testi di verità, ma ho creduto utile trasmetterle, sia per debito d'ufficio,

    sia perchè da esse si può sempre trarre qualche lume coordinandole ad altre

    notizie ed interpretandole coi confronti.

    Gravissima quistione è quella dell'indipendenza tunisina, alla quale naturalmente si collega tutta la nostra linea di condotta nella Reggenza. V. E. trova che il disegno della Indipendenza è imprudentissimo nelle attuali condizioni, e preferisce invece ch'io non mi mova, che osservi, che aspetti. L'autorità dell'E. V., gli alti motivi che certo l'hanno consigliata, e quel più elevato e sicuro modo di intendere le ragioni e le necessità della politica generale, che solo nel Ministero può trovarsi, danno al concetto dell'E. V. un grandissimo peso.

    Però conviene tener conto anche delle singole necessità dei singoli fatti. Ed è di questo ch'io desidero ragionare.

    Appena dirò che il progetto dell'Indipendenza fu discusso a Roma, prima ch'io partissi: e che senza di ciò io non ne avrei parlato, come mi è occorso di fare nei miei rapporti, come di cosa conosciuta.

    Farò invece osservare che a Tunisi noi non abbiamo nè molta libertà di tempo, nè molta libertà di moto. Oramai ogni nostra aspettazione significherà quasi •sempre .perdita. La posizione della FTancia è taile che o~ni g,Lorno porta a lei incremento, e agli altri diminuzione. La Francia può benissimo aspettare, perehè 'si è di già •condotta a tal punto che IÌ'l ·co11so natura•le de1le co•se va rutto a suo beneficio: noi no.

    Ho già scritto di questa situazione anormale, ·che per diverse guise si manifesta. Basterebbe a dimostrarla la linea ferroviaria francese da Tunisi alla frontiera algerina, linea a doppio scopo, militare e commerciale, ed attorno alla quale, cioè per la percorrenza di un terzo dello Stato, si raggruppano ostinatamente gli interessi francesi e vi si estendono ogni giorno. Tanta è l'audacia di questa posizione e di questa politica, che in un prossimo mutamento dii Minilstero, è pronosti:cata 1a nomin1a di Elials Mussalilii 'a Dfurettore deg~i E.stel'li od a P11imo Interprete -notando ·che .questo Signore, cacciato maLamente e per male cause dal Ministero, è l'anima dannata del Consolato di Francia, cui è legato in ogni modo, ed a cui deve l'esser stato richiamato in servizio.

    Oggi poi, come già •ebbi 'a scrivere, •si pall'lla de1l'.imminente all'II'Iivo deJ Signor Roustan e di Lesseps, pieno di progetti e di riserve insidiose, dei Chatts, di Tabarca, di Bi1serta, del Debirto Pubblico, dei teiTeni Sancy, ecc. ecc.

    Non sarà tutta tempesta: ma sarà sempre un aumento ad una posizione già privilegiata. Contro un taJl,e :stato dii 'cose, 'il nostro 'aspetta,re potrebbe conduroi ad ~es1ser testimoni impotenti dell'altrui prepotenza.

    Io capisco benissimo, ,che in tutta questa lotta d'influenza la politica francese è 'stata splendtdamenrte ajutata da11a :ÌIIllte'lilitgenza e da1l pa:tr,1orllttsmo dei suoi 'capi'tali: e se :flosse possi:biù,e spedire qui un ,c,a,r1Lco di banch:ierd ed lilndustriali, si farebbe utile resistenza, malgrado che molte posizioni importanti steno già occupate. Pur 'troppo dò [}JOn essendo attuabille, noi dobbi:amo con qualche 1spediente poLitico ·guadagnar quello ·Che non possiamo acqutst:a~re [}jeJHa lotta economtca.

    Il problema è tutto lì: ammesso, s'intende, ciò che per me è indiscutibile, anzi VJiltaJle, ~che ctoè ,imporrti 'ailitamente ,a1l'I,ta~li:a :che la Tunilisia IliOill divenrt:d dii fatto o di diritto una prefettura francese.

    Con tale premessa, io non vedo che due soluzioni possibili -o invader la Trmilsia -o neut!1a]izzar,l:a. AJ.tra vta non ,c'è: 1perocchè !il J'asciada com'è, sotto 11'ilnva1sione :ammilnistrarbiVla ed •economilca delila Franci,a, produrrà pru-il'I,tal:ia gli :stessi ·effetti d'una occupazione francese: e :tra br1evissimo tempo.

    E troppo bel sogno quello di annettere la Tunisia all'Italia: ma ci porterebbe direttamente ad una ostilità colla Francia. Tuttavia se una speranza su questo esilstesse, capirei aNotra ,la poliiltLca d'aspettativa. Non avendo, pur :trooppo (i"peoi,aJmenrtle dopo :i col!loquj :dii Roma) :ragione a1ctma dii abbaooonarmi :a tale speranza, io credo che rimanga il solo progetto di rendere la Tunisia indipendente, con Biserta porto commerciale aperto a tutti. Garantita poi l'indipendenza di Tunisi, esso, per ragione naturale di difesa, si allontanerebbe dalla FrélJ[}Jcia; .e no:i, 1ch:e av,remo riniZJi,ata !!'<impresa, o1trechè aveT aSISli:curatli ·i nost!I'Ii interessi generali, piglieremo anche nella Reggenza quel posto che ora non abbiamo, e che nel periodo delle trattative converrebbe prudentemente preparare. In ogni caso, una barriera contro la Francia.

    Comprendo :le gra.VIi objez:i:onli ~che 1si IÌ[}JCOrnt:ram:o, 'e di di,ritto 1i[JJ1Je["naz1ionale

    e di difficoltà pratiche. E però da ricordare che questo concetto della Indipendenza fu per ,mol,tJi anni .qua:si 'appJ.i.ca,to ·PI'a:tli!camente daiHa F~ranclia, prima ç,he, Keredlin:e ~col suo fa,moso fiTmano (che gl:i VlaLse J'.ilnimic:iz.ia del:la F<ran.cda e dell'Italia, e fu ,cagione della sua caduta) tentasse rimettere la Tunisia ai piedi della Porta: che questo progetto, or fa pochi mesi, quando si temevano le intenzioni italiane, prima del Congresso, era ben accetto al Consolato francese, che voleva appoggiarlo. Soprattutto poi , è utile notare, che questo progetto viene a togliere una grave ragione di litigio fra due Potenze amiche e mediterran:e:e, ad ·evi<tare l'urto nJeeessaruo de' loro interessi, ,ad ·impedire >infine che Biserta diventi una minaccia o per gli uni o per gli altri.

    Anche queste, parmi, sono gravi ragioni, le quali dovrebbero essere apprez

    zate anche dall'Inghiterra, che toglierebbe a Malta la pericolosa rivalità di

    Bioorlta, :cons:aerando quest'ul1Ji:mo porto ,ai 1soli usi :commerciali.

    Quall1to poi ·ai riguardii ver:so la T~ur·chta, non è m1stero che ques:tii ~r~iguardi, anche in ciò che concernono la Tunisia, non furono un gran freno. E forse v'ha, fra le Potenze, chi ama aver occasione di mostrare verso l'Italia le sue simpatie.

    Ad ogni modo l'Italia ha pur diritto di provvedere ai suoi interessi, quando tutti gli altri vi provvedono, e quando l'azione nostra si limita a pratiche per una soluzione pacifica.

    Devo altresì ayvertire che questo progetto di Indipendenza ha fautori nello stesso paese, nè è cosa inventata da me, bensì nata per la natura delle cose. e ch'io potei osservare fin dal novembre del passato anno. A molti influenti di qui duole veder la Reggenza avviata precipitosamente al dominio francese, antipatico come sempre: e a tutti gli indigeni o agiati o semicolti sorride poi la speranza che assieme ad un mutamento politico venga la pubblicazione d'un codice il quale garantisca la libertà e la proprietà.

    Queste sono, Eccellenza, le mie osservazioni. La politica d'aspettativa ha in sè il pericolo di permettere alla Francia di prendere tale posizione, dalla quale non sarà più possibile levarla, anco se più tardi, il progetto d'Indipendenza si effettuasse -il pericolo quindi per noi d'arrivar troppo tardi, quando la nostra porta d'Africa ci sarà chiusa in faccia ed armata da chi ha già i nostri passi occidentali.

    Fmtsco come ho commciato, chiedendo scusa della mia 'licenza...

    (l) Cfr. n. 437.

    (l) Cfr. n. 448.

    458

    IL CONSOLE GENERALE A CALCUTTA, GALLIAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 21. Calcutta, 22 agosto 1878 (per. il 18 settembre).

    Avendo sempre a cuore la massLma esattezza m qu.al!lto asser~sco ne' miei rapporti, mi affretto fare una correzione nel recente del 20 corrente N. 20, di questa Serie (1), ove parlando dell'Herat, io dioeJVa: ch'er-asi reso indipendente daJ>l'Adi~Lstan, sLn dal 1826.

    Difatti ciò avvenne in quell'anno, ma dopo continue lotte finì nel 1867, per ricadere sotto il dominio dell'Emiro dell'Afganistan, per cui, oggidì fa parte integrante del suo Stato.

    Il Generale Sir Neville Chamberlain che sin'ora comandava in capo, le armi de~la Residenza dii Madras, Lasciò quella •città per SLmla U l 7, all1o scopo d!i r1oeV1ere 1Le ,i,struZJLoni necessa11ie, per la ·missione •affida1Jag1i presso ·l'Emilro, la quale, forma oggetto del precitato mio rapporto.

    Sembra che il Governo Indo-Britannico si limiterà a chiedere l'autorizza2lione che un Agente pQILLtico •mgù:ese, che qui ·chiamano Residente, sia acereditato permanentemente pres~o l'Emiro, come usasi fare con tutti gli altri prinoilpi Indiani, e oiò per spial"e tutte Ie 1om azioni, e provvedere per tempo, anche eo:Ul-a forza se oocol1l'e, a tutto quanto potrebb'e3sere contra•rio agl'Lnteressi Bri1ta[lJni·oi. La presenza a Cabul di questo residente avrà per p11Lncipa·le

    scopo di sventare le mene russe e fare che l'Emiro si sottometta di buon animo,

    o di cattivo, alile volontà dJel.La poL1ttca Britanni,ca. Nel .oaso poi questi 1Si ost,inasse a non volerlo, gli si dichiarerà la guerra e si occuperà l'Herat e Candahar, gran città commerciale nel centro dell'Afganistan, presso alla riva sinistra dell'Argandab, la principale de' Durani, avente sessanta mila abitanti circa, divisa ""i va,rj quarl~wi, peil'" •le diver.se naz.ioni, e considera·ta come una del:le più belle parti dell'Asia.

    (l) Non pubblicatC;,

    459

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A UMBERTO I

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 23 agosto 1878.

    Ho l'onore dii fail'" tenere qui unirta a Vostra Maestà copia di un mpporto del Genma,le Ci~l'ldini (1), pel quale sono compl1etate ·le notiz,ie già fornite per te'legrafo da S. E. di'ca l'affare di Tnnisi.

    Del :re:slto nuUa di nuovo. G1i AustviJa,oi .oontinuan,o ad incont'I'are glrandlilsE•ima difficoltà neJ.La Bosnia, e ·pare che la Jotta sarà Lunga ed os1Jinata. Ciò servi-rà a fur ·apri!l"e glli occhi a quehl,i che 'invidia~Tono !l'incremento di poten:z;a che ne verrebbe aH'Impero. Se pure aprono mai giLi occhi quelli che non vonno vedere.

    460

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Carte Robilant)

    L. P. Roma, 23 agosto 1878.

    Stamane mi giunse la tua carissima del 20 co=ente (2) e ti rispondo subito. Tu sa1i quanto valore io dia a1i tuoi ·consiglii e quanto •ami dii servire fedeLmente !i-1 mio paese. Naturalmente quest'idea d'andare a Vichy a far la cura e riposarmi per poi tornare a riprendere la soma fu da me assai meditata, tanto più che essa è rnl desideratum di Cali!l"oilli. Ma mi fa fremere Ia pil'ospettiva dii dovermi trovare, sul bel principio della sessione, quando i rappresentanti di destra attac~ cheranno a fondo il Ministero d'aver lasciata piena libertà ai meetings di compromettere 111 .pTiil!oipio mona•rch1co di mettere a grav·e 'repentagliio le nosltre reiazioni estere, d'agitare il paese in un senso pericolosissimo, seduto sul banco dei Ministri e solidare della difesa che questi avranno a fare di quella condotta. Già ebbi una prova del'Le ;sensazioni che 1si provano 1in queRe false posi2l1olni quando ZanardeHii difese 'ill meelting del tealtTo A!l"genrtirna. E qui :siÌ tratt.a di

    12) Cfr. n.-452.

    cose ben più gravi, di cose che più specialmente riguardano il mio dicastero; che più! Si tratta di meetings ne' quali il mio nome fu trascinato nel fango, perfino :liatto segno aJl patr:iJottico assassinio. P•ensa aJlilia posizione in ·cui mi troverei su ql.llel ban~co, e di!mmi •Se vovvesti tvovavti dn siffatta ,situaz;Lone. Alrroge che ·al mio •Cal'attel'e non conv•engono nè le ·continue imperti,nenze te1eg,l'a·fi.che deWi:l!lustJre Ge,ner:ale C., nè le missiJooi del Signor Mussi. La vem !l'agione per la quale quelsti fu mandato :llu pevchè aveva fame e gLi si è voluto dar da mangi,are, ma ~ntanto col pretesto dii guadagnarsi hl pane ne :lia deliie grosse e potrebbe benissimo compromettere il Governo. E poi quei nostri Consoli di Levante, quel di Janina sopratutto, se potessi fare la mia volontà vorrei levarli; ma come si fa :iln mezz;o a questi elementi? E poi la nave :se ne va a fondo ed è megliio dii levarsene a tempo. Il Generale Grant fece le stesse storie in tutti i paesi. Non c'è che da !asciarlo tranquillo, e poi se ne torna a fare il cittadino del nuovo mondo.

    Scr:i\nimi presto...

    (l) Cfr. n. 445.

    461

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, rp. 344)

    R. 523. Alessandria, 23 agosto 1878 (per. il 29).

    In questo momento Rliaz Pascià, 'ad Inte11im Mmistvo per glii Aff,ari Esteri, mi ha informato *confidenzialmente* (l) che il Khedive, *vedendo l'im:possibilità di poter !I1e1Sistere alle pressioni che lo minacciano* si è deciso di accettare le conclusioni della Commissione d'inchiesta, *e far cessione allo stato di tutte le proprietà della Famiglia*. La riforma amministrativa :sarà affidata a Nubar Pascià che avrà l'incarico di formare il nuovo Gabinetto. Questa riforma avrà per base .l:a !l'esponsabilliiità de1i M:ilnilstl'i. I ·l'elativi decl'eti :saranno, a quanto mi 'ru;;sicurò, firm'a,tJi oggi, .e 'comunicati offi·cilalmenlte diimani al Signor 'WiiJLson, P,l'esidente delil:a Commissione d'inchiesta. Rilaz P,ascià mi ha 1inoltre sogginnto che si trattano negoz;ia,ti pe11chè :ill Signor Wilson enrbl"i nel nuovo Gabinetto, ·come M~nd:stro delle Finanze.

    462

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 243. Parigi, 25 agosto 1878, ore 11,45 (per. ore 13,30).

    M. Waddington m'a dit hier qu'il allait m'écrire pour demander à reprendre négoci·atLoos .pour un ·nouveau tl'aité de •oommevce et, en meme temps, pour demander à établir de suite entre les deux Etats un modus vivendi sur le pied de la nalj)ion 'la plus :liavo11~sée, valable ju3qu'à ,1a conclusi:on et ratifi.cation du Traité.

    (l) Le parole fra asterischi sono omesse in LV 26.

    463

    L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Berlino, 25 agosto 1878.

    Je fais suite à mers lettres !Parttculières des 16 et 20 aout (1).

    En me rendant hier à Postdam pour la solennité du mariage de la Princesse Marie de Prusse avec le Prince Henry des Pays-Bas, je me suis rencontré avere M. de Radov:itz. Le Pr1nce de Bismar~ck me remerrdaH de lia pal!':liaite loyauté de mon mode d'agir. Il ~econnaissait l'ex;aditude de ce qui se trouvait dans mes rapports des 20 et 27 septembre 1877. Un sentiment de courtoisie assez nature! vis-à-vis du Président de notre chambre des députés qui lui était recommandé, avait induit S. A. à recevoir la visite de M. Cr~s,pi -, mais le Pri:nJce n'aVlait nuHement rentendu fail11e de la poLirtJique •avec M. Odrspi. S',iJ. y avait eu lieu de négocier, c'eut été par mon entremise. La conversation entre eux avait donc eu un caractère privé. Dans ces conditions le chancelier désirait que l'on s'ahsrtint de publier mes rapports ;précités.

    La Riforma ou M. Ol'i1spi ne manqueraileiillt pa:s de ~continuer ila poilérruique, et le Prince se croirait à son tour obligé de faire des contre-publications qu'il convenait d'éviter en coupant ainsi court aux commentaires. Il tenait cependant à ce que personne ne sut qu'il avait été interpellé à ce sujet. Il donnait donc à M. de Radow:itz rl'irnstructton de me dil11e que l''intér:inad.re de M. de Builow connaissait assez la manière de voir du Prince, pour nous déconseiller toute publication de ce genre dans notre intéret mutue!.

    M. de Radow:iltz ajoutait qu'avec rl'ailson j'aVtadls suppi!'Imé •de mes deux rapports ostensiblres (dont vous avez aussi copie) certains passage:sr ayant trait entre autres à la F'I1an•ce et •au Vrarti:can. Il :liaut :supposer d'a:près La Riforma que

    M. Cl'Ìispi o chi per esso a rlu mes rr1appo!1ts o11i,ginaux. Il pourrarit .souteiliÌlr qu'ils sont tronqués, ecc. ecc. Mais ce qu'il ne saurait soutenir sans manquer à la vérité, ce serait d'avoir reçu d'ici un encouragement à oser poser ce qu'il appelle la question italienne.

    J'ai expliqué à mon tour que je ne vous avais rien laissé ignorer sur l',envoi d'une rcop1e ders ,rrapports à Ki,ssingen ret que je vous aV!a,is T'ecomma.ndé lOl'S méme que ce fut superflu de différer rtoute pubi]ilc,artion jusqu'à rl'1all'll1ivée de la réponse du Chancelier.

    Je devais dane de toute manière continuer à rester fidèle dans mes récits; maJ~3 je m',erngargeali:s à vous pr1ier de ~tenilr ~compte de !l'avis du Prr1nce de Bilismall'rck, avi1s que nous représenrterd!O[IJS à qui de droi1t ~comme venrant de M. de R~adbwdtz lui-meme.

    Pour ree qui me concerne je me range entièrement à ~cet avis. Si je suis opposé à ,ce qu'on révè~re rl'es détarhls d'un ,e,ntr~etien d'un Minli,stll''e des Affafu.-es Etrangères avec un agent diplomatique et autorisé, je le suis tout autant et meme p}US 1€'ThCOife tS'IÌI} IS'aglit d''Ull le!lllt!letiJen 'eill'tre Un personnage n'ayaffi poiJnrl;

    de mandat officiel et le Prince de Bismarck. Cela rentre dans le domaine privé et une pubLioation 'seratt •aussi d'ndélitoate que de fa~re ·imprimer, sans l'a:sse:ltiment préalable des deux correspondants une lettre particulière.

    Au •reste so]t di]t en pa,ssant 11e prétendu V'O)"age d'ag>rément à Berlin de

    M. Crispi m'a .souvera~nement déplu.

    Il ne saurait plaire à un chef de mission de voir un dilettante et mème un homme de métier, se mèler de faire de la politique dans le poste qu'on occupe et dans lequel tant qu'on y est maintenu, on a le droit de prétendre à une .confiance entière et exclusive de son gouvernement.

    J'e :regrette mème de n'avoi1r pu évH.er dans cet 1nc1dent le ròle de s:mplc rapporteur. J'espère que votre santé s'améltore, et qu'a,]nsi vous pourrez cont.tnuer à diriger nostre politique.

    (l) Cfr. nn. 437 e 451.

    464

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL VICE CONSOLE A BUCAREST, PIRRONE

    D. CONFIDENZIALE 185. Roma, 26 agosto 1878.

    Sono grato ·a1lia S. V. ILlustrtssima d'avevmi diìerwo, ·col rapporto ·confidenziale del 18 Agosto N. 898 (1), 1e difficoltà di cui ,codesto Governo crede di doversi preoccupare, pvtma di acctngersi a •I1~solvel'e 1La questtone deg>Li I~sme1it.i ]n ·conformità à:i dò ·che fu deliibevato nel Congresso. Satrebbe, an~i, t11a gli ,scopi del viaggio testè inka,preso dal Signor Cogalnieeano, quello di s,candagliare, a questo proposHo, gLi tntendimeruti dei varti Gabinetti.

    P·er quanto ci •concenne, 'la S. V. l!HustriJsgtma pokà d]chiarare, avendone la

    occasione, che noi si:amo fel'mi nel voler la ·esecuztone •integl'ale dei patti concordati a Ber1ino. E poilchè 1Ìil Governo Prino1pesco ,sembl'a annettere mol:to preg~o al soHecLto stabHiment.o, tra ·i due paesi, di rela~toni drp1omarb1che d'ordine più elevato, non sarà fuori di luogo di lasciare comprendere che, a questo riguardo, una decisione, da parte nostra, sarà naturalmente subordinata alla fedele esecuzione, da parte della Rumania, degli accordi stipulati a Berlino.

    465

    L'ONOREVOLE MUSSI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 6. Tunisi, 26 agosto 1878 (per. l' 1 settembre).

    Confevmo all'E. V. i miei disrpacci del 24 e del 2,6 corrente (2.). Ciò ·che dia mo~to 'tempo ·Si <11spe1J1Jav;a ·avvenne i~l 24 del corrente mese, nel qual giorno Sua Altezza, accettate le dimissioni, non molto spontanee, di Moham

    (l} Non pubblicato.

    med-Ka.snadar, elevò a~ grado dii P11imo MilnhrtTo, Mmdstmo per gLi Affa<rd. Este·r[

    e Presidente della Commissione Finanziaria il Guardasigilli Moustapha-ben

    Ismail.

    Altre nomine, per ora, non sono conosciute, benchè sia certo che avverè'anno. Ma ad ogni modo hanno :poco valore, o solo per le cose interne. La nomina del generale Elias Mussalli a Direttore degli Affari Esteri o ad Interprete di S. A. era stata pur annunciata e da molti data per certa. Io ho creduto dover mio accennare subito al nuovo Primo Ministro che tale nomina avrebbe prodotto cattiva impressione; ed ebbi risposta che il generale Mussalli non sarebbe nominato nè Direttore, nè Interprete, bensì in un posto intermediario. Ore pffi"ò che è ar11ivato ill Console Generale di Frnncia a cui_ il Mussal'l.i è legatissimo, convien aspettare prima di credere.

    Si:r Wood, venuto dopo di me, non ebbe, pa<rlando del Muss:a:JJli, uguM mi

    sura. Dichiarò che se fosse costui nominato o Direttore od Interprete, eg•lt si

    troverà probabilmente nella necessità di domandare al Bey che gli indichi

    una persona ·c011la qua:l·e •aver rapporti, non volendo aV1er a che fa•11e ·con un

    uomo H~to <al Consolato dii F11aJI11cia, e pubbLi·ca•men•te rkonnsciuto ladro.

    Le previsioni poi che si fanno sul conto del nuovo Primo Ministro non s:mo, .m •genere, molto 1iavorevol1i. La ·sua avidità, la sua inespel'ienza ed <il ·timore che si attorni di gente ma:Inota, suscitano apprensione. Del resto lo si crede · legato dnterameillte ·a11La FrnTI<cia: ed è questo, come l'E. V. conosce, anche un mio vecchio sospetto, peranco non dissipato.

    Tuttavia egli mostra voler tenere ottimi e speciali rapporti coll'Italia, a cui si dichiara amico; del che, naturalmente, io lo lodo, incoraggiandolo a tale politica, che presto si vedrà alla prova. Ma non sono andato più in là: ed ho interrotto anche un discorso relativo alla cittadinanza che giorni sono s'era cominciato: tanto più che la lettera dell'E. V. annunciatami per telegrafo il. giorno 20 (l) non è anc01ra venuta.

    Jil giomo 215 è arTivato a Tun~si hl Signor Pa~ent, luogotenente dìi vascetl~o, dii cui l'E. V. mi •avea armnnci•ato la p11ossima venuta. E~Li ha visitata l'Algerila, raccolte notizie; ed assicura che non ha trovato nessun preparativo militare, di nessun genere, e che anzi 1i reg~imenti sono deboH e sprovvisti dìi bassi. uffizliaJ.i.

    Avendo presso me un così distinto uffiZJiale ho creduto opportuno pre~al'l!odi una breve escuxs~one fino a Bise11ta, per avere un'idea •somma11ila, ma vera, di quel porto ·che è oggetto a così vivi de:sdderj. Ho •anche dovuto :llorntilre aù Signm Pa11ent urna som·ma dii L•Lre 500-oro eSJsendo egl!i, attuaLmente, •sprovVIitstodi denaro. Ha .la1scilartlo una 11icevuta, che sa~rà debitamente oonteg-gi,ata.

    Con una corvetta, che nel registro del porto della Goletta, fu annunciata come corazzata, Oomam,dall]te Mtkhaud, •av:ente 213 uomini d'equ~paggio e 10· cannoni, e proveniente da Ajaccio, è arrivato oggi il Console Generale di Francia Signor Roustan. Non è •con •lui <LI Lesseps, come si •credeva, itl quale, però, è atteso fra breve. Forse il Roustan vuole prima preparare col Governo tunisino tutti gli opportuni accordi.

    È pure aspettata, fra breve, a detta dei giornali e degli stessi uomini della corvetta, c Champ~ai!ll ., ·che !SCesero ·a terra, wa ISquadoo francese. A qwsto proposito io non posso tacere che l'apparizione di qualche legno da guerra serve sempre a mantenere presso questi Arabi e presso la stessa Corte del Bardo una idea salutare della potenza e della risolutezza dello Stato che invia i vascelli. Ordinariamente le maggiori concessioni sono fatte quando una squadra è per venire od è venuta: nè forse in quest'occasione si romperà la regola.

    Sarebbe altamente desiderabile che l'Italia la quale certo ha in Tunisia interessi secondi a nessuno ed è lo Stato europeo più vicino, tenesse qui, od almeno spedisse tratto tratto qualche legno di guerra. A cagion d'esempio potrebbe ven:ilr qui .iii • Guilscardo • che è •ancoraJto, con poco 1serv~izilo a PaJ:ermo, e che basterebbe a tener presente l'Italia. Nelle attuali condizioni sarebbe poi una fortuna.

    La notizia del Choleoo scoppiato al Marocco ha iiatto l'ladnna<re, per posdomani, la Commissione Sanitaria, di cui fan parte tutti i Consoli. Veramente la notizia è giunta improvvisa, ed ha bisogno di esser meglio chiarita. Ad ogni modo si discuteranno le misure opportune ad impedire possibilmente il flagello,

    o ad affrontarlo con minor danno. Facile però a capirsi, che nelle condizioni di questo paese, è quasi impossibile, dalla parte di terra, sorvegliare efficacemente tutta la frontiera algerina, qualora il morbo dal Marocco si estendesse all'Algeria.

    (2) Non pubblicati.

    (l) Cfr. n. 448.

    466

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    Costantinopoli, 27 agosto 1878, ore 23,12 (per. ore 3 del 28).

    Il me revient de très bonne source et d'une manière ·confidentielle qu'au Congll'ès 11es Bléni!poten11i,atres 01Jtomans, 'avant de ·communiquer we consentement de la Porte à l'occupation de la Bosnie, s'étaient fait délivrer par les PlénipotentiJa,ilrels 'éiiUJStro-hongll'oi!s une déc1arat1on portant la •reconnailssance de la souveraineté du Sultan et de l'occupation provisoire.

    467

    L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 208. Atene, 27 agosto 1878 (per. il 3 settembre).

    !Il Signor Del)"anni è venuto, 1ieri, a vilsita1rmi. Mi pa1rlò delle 'ass1cura:zJiloni benevole per la Grecia ch'egli aveva raccolte nel suo viaggio presso le varie Cor1Ji EU<ropee, ·e mi esp11esse particoLarmente •La 'sua grata .soddilsfamone ,per la c0!1tese a·cooglien:~~a ·che gLi era stata :liatta daHe Loro Ma•està in V·enez1ila, e, in Roma, dall'E. V.

    Quanto, però, allo scopo essenziale della sua missione, il Ministro degli

    Affari Esteri non cela le inquietudini che desta in lui la resistenza opposta

    dalla Porta ad ogni idea di una cessione territoriale in favore della Grecia. Il

    memorandum indirizzato dalla Turchia alle potenze su tale quistione, non è

    qui noto se lll!on per la pubbLi:oazi:on!e futtan!e dali ~il01l"'ll8111i, e ::Le pl'latichie condotte

    dal Signor Cundiuriotis a Costantinopoli, non sono riooc.ite, finora, a provocare

    alcuna risposta diretta, nemmeno negativa. Per la qual cosa, il Governo Elle

    nico si trova assai imbarazzato circa la condotta che gli conviene ulterior

    mente adottare.

    Protestando del suo proposito di seguire fedelmente la procedura tracciata dlal Oongre~sso, dil Signor Delyalll!ni .mtenderebbe ora dii passa['·e ra·l!la tSecolll!da fase preveduta dall'art. XXIV del Trattato di Berlino, promuovendo, cioè, la mediazione deJrLe PotenZJe. Eg1i mi rsogg1Un!se, ranZJi, ·Che nn quarLche suggerimento in tal senso gli sarebbe dianzi pervenuto da Berlino, nonchè per l'intermediario dell'Incaricato d'Affari Ellenico in Roma, in seguito a una conversazione che questi avrebbe avuto al riguardo con l'E. V. Ma la singolare situazione che in questa vertenza si è creata alla Grecia, rende malagevole anche la scelta della forma in cui la desiderata mediazione potrà essere acconciamente invocata. Si attenderà a quanto sembra, il ritorno del Presidente del Consiglio, per ven1Jir1a!'le i termmi di nna []Ota rche, .all'uopo, :sarebbe inviata agli Agenti Ellenici all'estero.

    Quanto poi rall'oeffetto pratico •Che quel rpa!SSO SR['à per prodUJI1l"e, pur troppo gravi sono i dubbi dai quali questo Governo è preoccupato. Alla attitudine francamente simpatica dell'Italia e della Francia, e a quella piuttosto favorevole della Germania e della Russia, fa riscontro l'estrema riserva dei Gabinetti di Londra e di Vienna. Il quale contegno dalla parte, in ispecie, dell'Inghilterra, cagiona qui la più penosa impressione; poichè, se è vero che quel Governo si € sempre astenuto da ogni promessa in vista di un qualsiasi ingrandimento territoriale, non può negarsi peraltro, che il carattere dell'azione moderatrice da esso esercitata in Grecia durante tutto il periodo delle ostilità in Oriente, incoraggiava le concepite speranze di un concorso più efficace di quello che oggi 110 rSi vede prestare rÌ[l :tiavore delJ1a rCaiUJSa e.IJ1Jelll!i:ca.

    A questo riguardo mi fu qui riferito, al Ministero degli Esteri, il seguente particolare. Nei giorni che seguirono la comunicazione alla Porta della nota ellenica relativa alla rettificazione delle frontiere, pervenne a questo Gabinetto, dal pro:pri:o Agente i:n Londra, La notizia che i:l Marchese di Sail:i:>~bury aveva roommesso all'Ambasciatore britannico in Costantinopoli di appoggiare le domande deLla G:mciJa. Senonchè, rhl Sign!or L•ayard, ,iJnterpelrlrato i!n propos1to dal Signor Cundudoti:s, raV"rebbe dapprirnoipilo .negato assolutamente di aver rd1oevuto O!I'dine aLcuno di tarl nrartu!'la; bensì, ·di fl'onte ra nuove •e più ·st!I'in·genti ,iJntwrogaZJLonii dJerl Rappresentante El1eni:co, eg;lJi ammLse poso1a che quaLcosa ·di simtLe glri rera .stato sor1itto, ma ·che si trattaV"a .sofLtam..to di 1istruZ1:Uoni generiche, le qua•H non Io rabiJJi:tavano ad ·esegu:ke ia1cun paJSiso !Spec:UarLe prerSSO r1a Sublime Porta.

    ALtro argomento, e non mtimo, dii Vliw apprensione •sorge poi, pel Governo Gl'eco, dal:le cornseguernz:e p!'obabi1i de~lia Tepr~essiorne armata che in quersto momento le truppe austro-ungariche sono costrette ad esercitare nelle provincie di Bosnia ed Erzegovina. Non solo si teme che l'esempio di quanto accade colà possa, anche nel caso più favorevole di un accordo col Governo ottomano, provocare contro la Grecia una resistenza locale dell'elemento mussulmano nei territori che si tratta di annettere al Regno; ma si scorge con inquietudine il prossimo pericolo di una immigrazione delle bellicose tribù che la vittoria dell'esercito Imperiale scaccierà innanzi a sè, e che, invadendo in gran numero le fi·n~time •re.g<i<onìi potrebbero crea•rvi, nell'Epiro speci·almente, la più grave delle situazioni. Il Governo Ellenico si chiede, non senza ragione, con quali forze esso potrebbe, all'occasione, affrontare una resistenza del genere di quella che da un mese in qua tiene in iscacco 100 mila uomini di truppe regolari austriache.

    468

    L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. R. 209. Atene, 27 agosto 1878 (per. il 3 settembre) (1)..

    Riierendomi a quanto è accennato nel mio (precedente rapporto (2), relativamente al contegno assai riservato in cui ora si mantiene verso la Grecia il Governo Austro-Ungall'ÌJCO, credo non Ìlnutille men21ionare una cil'costanza che, per via confidenziale, è venuta, in questi giorni, a mia cognizione.

    Da informazioni che ho motivo di ritenere fondate, risulterebbe che,. durante lo scorso inverno, mentre ferveva la guerra, il Gabinetto di Vienna era, in massima, disposto a veder di buon occhio un qualsiasi movimento ellenico, più ancora che non si credesse generalmente. L'attitudine decisamente benevola di queSJto Rappresentante Austro-Ungatrlireo -che fu notata nel carteggio della R. Legazione -sarebbe stata, secondo quelle notizie retrospettive, l'effetto di esplicite istruzioni del Conte Andrassy, il quale, senza consigliare apertamente un'aggressione, desiderava però si lasciasse intendere al Governo Greco che una politica più energica non sarebbe stata, per parte· sua, disapprovata. E noto abbastanza quanto poco siasi saputo qui approfittare di quella favorevole situazione. Ora poi, in ispecie dopo il Congresso, il linguaggio del Gabinetto di Vienna si è mutato radicalmente. Nella visita che il signor Delyanni fece, in Vienna, al Conte Andrassy, quest'ultimo, in risposta a un'interrogazione del suo interlocutore, il quale chiedeva fino a qual punto potesse la Grecia sperare di essere sostenuta nella sua controversia colla Sublime Porta, gli dichiarò nel modo più reciso che il Governo Ellenico doveva asso1utamente .rinuncli•a.re all'~dea ·che a1cuna fl'a [e potenze folss;e mari per coadjuvare, altrimenti che per le vie pacifiche, le rettificazioni territoriali dal Congresso rn·ccomanda·te. E, neilrr1a medesima ·circoSJtanz1a, ~J. M1iniLstro Austro-Ungarico man1ifestò anzi al Signor De1lyanni 1a sfavorevoLe dmpreSJS:ione da lui p!'ovata, nel sentire che il Gabinetto di Atene, prima ancora che fossero scambiate le ratifiche

  • Annotazione marginale: • A Vienna 13/9178 •.
  • Cfr. n. 467.
  • del Trattato di Berlino, già si era peritato a invitare senz'altro la Turchia a procedere alla nomina di Commissari, per la esecuzione di una cessione territoriale di cui ancora non era ammesso formalmente il principio.

    So che, a prestare maggior peso alle ora accennate dichiarazioni, il Conte Andrassy ne ha fatto, recentemente, oggetto di particolari istruzioni dirette alla Legazione I. e R. in Atene.

    (l) (2)
    469

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Bruhl, 27 agosto 1878.

    Ho sott'occhio la tua lettera del 23 (1). Ciò che mi scrivi mi addolora tanto più che propll'lio non mi sento di trattenerti ,diaJ. prendere ~~e rilsol~toni a cui parmi sii prossimo ad appigliarti. Ti sono proprio grato per la fiducia che mi hai sempre dimostrato, e di cui mi dai nuova prova nell'attuale gravissimo momento, ma ciò precisamente mi pone in serissimo imbarazzo. Consigliandoti .oggi difficilmente saprei farlo diversamente da come agirei io se mi trovassi nei tuoi panni; d'altra !Parte non entro a dire, che l'interesse del Paese trovasi in contraddizione col tuo in questa circostanza. Sta di fatto che la politica da noi seguita 'a:W:interno :in questi ultimi tempi, ha •compromesso .irreparabil1men.te quella che mercè la tua esperienza e saviezza abbiamo procurato di praticare aLl'estero. l1l da,saccordo :l'm quelle due ·condotte . è taLe ·che ben vedo 1Ji trovi nelil'impossibiilità di divide1re coi t.uoi •CoLleghi sì graVle responsab~lttà. Sta d'altronde di fatto che, in una situazione come l'attuale l'azione del Ministro degli Affa11:1i Esteri, è impoSJslibile non solo s'Egli non ha una •cornplle·ta wibertà di mano, ma dkò di più :senza ch'Egii esemirt:Ji una aZJ10Ilie prepondeoc-1ante nel Gabirnetto. Se quindi non credi di poter riuscire a far mutare radicalmente l'andamento delle cose all'interno, ritirati oggi senza aspettar domani, poichè restando comprometteresti gravemente la tua persona, senza convien pur dirlo vantaggio di sorta pel Paese. Indubbiamente col tuo ritiro andiamo incontro ad un cataclisma, ma da quanto mi scrivi comprendo, che restando non lo eviteremo. Sarebbe perciò necessario tanto nell'interesse tuo che del paese, che ritirandoti le ragioni della tua risoluzione non potessero essere erroneamente interpretate. Sul miglior mezzo di illuminare l'opinione pubblica, non sono in grado di darti suggerimento, non ~conosco i fili che fanno muovere da noi quelle macchine, mentre a te devono essere noti col duro tirocinio che già hai fatto della vita pubbld·ca 1in ItaUa. Mi domandi se vorrei troVlarmi io sul banco Moinilsterd!ale il giorno in cui il governo verrà interpellato alla Camera a proposito dei meetings'? Francamente ti risponderò che a niun patto mi ci vorrei trovare, i miei dispacci su quel1l1a questtone, provano i1l mio modo di vedere al riguardo.

    Oiò ·che mi diloi deoHa mi!ssLon'e del Mussi mi stupisce poiJchè sebbene JJa Jeggerezz,a dei nostri così det:t.i uomini di stato nel kat!tla,re la po•Htica eSJte.ra mi

    sii ben nota, non mi sarei però immaginato di gaieté de coeur, e che senza un'idea qual.isiasi ,sd. potesse ·creare nuove cause dii grav·e diffidenza confu-o di noi ol1tre J.e tante che g.ià e·s~stono. Ho quindi ·Cl'edt11lo .anch':iJo che qualche cosa di dnsensa~ si •Wamava a Tund!si. Vedo (lhe arvevo !p()31io gi!UJStamente :hl dd.rto ,sulLa iPilaga, ::tiacendoti cenno della necessità di dar in modo previo la battuta ai nostri Consoli di Levante, ma comprendo che nelle tue circostanze lasci correre anche ciò. Grazie mille pel tuo telegramma del 24 che m'indica il linguaggio che dovrei eventuaiLmente tenere •col Kogailini:ceano, a milo aVV!~~o nota più giusta non si saflebbe potuta trovare. Qui niente di nuovo salvo che le preoc•cupaz~mlli per le conseguenze dell'avventura Bosniaca si fanno sempre più grosse, e c'è di chè. Del resto ·ciò che succede fu da me preveduto da rassa:i •tempo, sebbene in verirtà in minori proporZJ~O!Ilii.

    Non vedo ancora ,iJndiiZJi di sorta .che si peooi da noi a pl'ovvedere ad. posti d!i. Bukarest e di BelgTado, IÌinitJanto hai fatto un pr~imo movimento dd. segretari. Avrei però desiderato veder De Mmilino col!Lo•cato in quaLche buco potchè così temo molto 10 'l"imandii a V1ienna al11ol'lchè 0tl!l'topa.ssi awà 1a promoZJi•one. Se

    1

    potessi 'ancora prima dii tl:asci,aTe dJl Mimistero promuovere CU!'l"topa•ssi e manda!l" qui Balbi, sa·rebbe una gran bel,1a cosa, non dtco un servizio che mi l'enderesti, poilchè non sono Wiìatto persuaso di tpoter lt"iJmanerre a lungo qui dopo che avrad. abbandonato la Consuilrta.

    P. S. -La PTincipessa di Reuss 'ti manda i suoi sa.1uti e ti ·consigJJia a cerca,!'le al'l~a migliore di qu~lil·a dei sette .colli.

    (l) Cfr. n. 460

    470

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 257. Vienna, 28 agosto 1878, ore 17,40 (per. ore 20,10).

    Le Ministre des affaires étrangères de Roumanie est am,ivé et parti, hier, je crois, pour Paris, fort peu satisfait, à ce qu'on m'assure, de l'entretien qu'il a eu avec 1e Ministre de's affaire:s étrangères impéri•aL H n'·a podnt cherché à me vo1Lr. n drcule rid ·le bruit que ,]!e ·comte Andrassy aurai:t donné sta dém1ssion. Je ne crois pas le fait exact; mais il est certain qu'il y a désaccord entre lui et l'Empereur, S. M. voulant, en présence des faits qui se passent en Bosnie, l'annexion pure et •simple, tandi:s que le comte tient ferme à voulo1r une ·convention avec la Porte.

    La situation, du reste, se fait de jour en jour plus grave, tant au point de vue mHiJta1ire, camme au point de vue de l'attiltude hosttle à l'occupation, qui se prononce chaque jour davantage en Hongrie. Il y a baisse aujourd'hui à la bourse. Le bruit que •la 2.Qème dd.vision avaLt été prilse par }es 1insurgés ne m'a pas été confirmé par des sources compétentes. Je crois la nouvelle absolument infondée.

    471

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 565. Roma, 28 agosto 1878, ore 23,45.

    Le ministre de la guerre regrette que notre mission militaire ne soit pas adrrnise aux manoeuvres les plus intéressantes, 'celle du fi•m• et du 7•"'• COI'!PS. Je laisse a V. E. de juger s'il est encoi·e possible et convenable de faire une démarche afin qu:e notr•e mLss1on, padagée en deux ~I'Ioupes, pui,sse assdlste~r à toutes les manoeuwe.> pour lesqueliles la demalll!dle a été présentée. La mi,s.sdon reçoit instruction de se rendre directement à Paris où, se présentant à V. E. elile pourra {lonnaitre ·Ce qui va Hre définLtiv.ement décLdé.

    472

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 28 agosto 1878.

    J'•ai vos LeH1res pa•r·t1cU!J.,Lères jusqu'à cehl'e du 25 coru:!'lant (1). Rien ne sera donc publdé ·tant que j.e :se•mi ILei. Cette décils~on llie m'éto[}Jne laucunement. n vaudratt poUTtarn mi,eux 'dle n'e pa•s 1Lancer •ces phi'Iases à 'te,ntatiVJe qui 1sur des espri1s serieux n'ont pas grande prise, mais sur d'autres font un certain effet et d'une phl'ase liancée .académiquement, ISavo~ merrre palr ,iJronte, .iJI,s fin:tsslelll!t pour en :llab:t41quer une offil'e. E1st-•ce CI'Iilspi [ui~meme qui vous a pi'Iié de :llairre ces deux r.apports, ou ooen est-·ce pour le •so11n que nous 1avons de ~ooseLgner nos GouveTnemelll!ts sur ·tout ce qui :se passe dans 11a ju!'lilsdJLct1on? J'a:i préparé une Gce<ttr'e sur Ile Congrès de BeTLm que je voudirads publier. Ma11'S .si je 1JI'ouvaLs moyen de débirte~r un discours cela me serait plus agréable. Cairoli doit arriver ici demain et on déaLde~ra alors •ce qu'1~l y •a à fa~e, maLs il est Li.mposs1b1e de prolonger !Le 1Silence. Ma santé s'est améliorée par suite d'une cure tres sévère que je viens de faire. Tout reste don·c en 1suspens pom ·ce qui me regarde (2). L'•affa,~e Mussi contlinue à grossir. Il n'a décidément aucune mission. Mais camme il n'a aucui).e connruLssance du métteT 1iil. :fiaLt un taJs de betLses qui pour~a1e1nt finilr pour compromettJre :Le Gouvernemelll!t. Moi je il,ui ·ai donné des 1LnstmetLoi11!'! •très sévère,s ,conrtre lesqueliles il •Se Tévolrt~e. Nous verrons ce que d1~a 1le Frésideflllt. En meme rtemps nous avons reçus les assurances !es plus satisfaisantes de Paris à l'égard de la mème affaire de Tunis. Les Autl'ichiens s'amusent avec 1eur ;pacifkation de la Bosnie. Ils n'ont que ce qu'ils méritent.

  • Cfr. n. 463.
  • Nella minuta a questo punto c'era la seguente frase, poi cancellata. c Très bien considéré il n'est pas bien que je m'en aille sans avoir donné des explications •.
  • 509·

    (l) (2)
    473

    IL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, SALVINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 187. Budapest, 28 agosto 1878 (per. l' 1 settembre).

    I Governanti dell'Austria-Ungheria non hanno davvero da compiacersi del mandato 1I'Ikevu:to ~al Congl'lesso di Be1:11~no, nè c'è da iln~idliarne1i quand'anche tale mandato fosse per risolversi nello acquisto definitivo della Bosnia e dell'Erzegovina.

    Oltre i ·saoi1ifizj di .sangue e di denaro che ta·le occupa.z&one ha già ·costato a tutt'oggi, e che costerà ancora, e le complicazioni che saranno forse per scatui1ilme, e~gl:i è da ~tenersi certamente in gran conto ·ill pl"ofondo e ~sempre orescente dissenso che essa ha sollevato fra le popolazioni ed il Governo, e che negli Ungheresi eman~a da:l ;~en1Jimento deHa propria conservazione e dla:l ti,more di perdere la loro supremazia sulle altre nazionalità del regno.

    Prescindendo dalle vociferazioni pubbliche e della stampa, questo dissenso si è di recente manifestato per mezzo di alcuni fatti di cui non occorre dimostrare l'importanza.

    Primieramente cioè per mezzo dei ballottaggi che ebber luogo giovedì scorso nei due Collegi elettorali del IV e IX Circondario di questa capitale, sui quaH, contro l:a aspettazione e 1e prev~s1oni genel'laJli, l'1UJsc1rono ~e1eHii :i due candidati dell'opposizione, cioè uno della opposizione 1'iunita, e l'altro di estrerruz sinistra.

    E secondariamente coi rifiuti opposti dai Comitati di Pest e di S.omogy agLi ol'dilni ct,el Govel"no dii foi1ni:re ·ciascuno 500 carri dia trasporti a due cavaUi pel se,rvizio del:l'armat•a di occupaZJiJone.

    Sia che il servizio dei trasporti militari sia imperfettamente organizzato. sia che siasi mancato di previdenza, è un :fatto che l'esercito d'occupazione ha rr.olto sofferto per mancanza di viveri e di munizioni.

    l!n ·seguito di ~ciò questo Signor Ministro de11a Guerra, :flacente funz·ioni di M~ni,stro .del:l'Interno iln assenm del Mini:stro Presidente parttto per Oo:tenda, fu posto nel ·ca:so di trasmettel'e a ciascuno dei V'ice Gesp'ann dei Comitati di Pest, Batus, Baranya, Somogy e TorontaJl l'ol"dilne dii approntare e diilr•ig,ere entro breve spazio di tempo 500 carri a due oava11i aHa vo1t'a dii Brod, oioè oi:rca 3000 di questi veicoli.

    Il Com~tato dii Pest confermò nella seduta di jeni il reitemto rifiuto che !l V1ce Gespann aveva opposto agE ordini del Ministro, deHberò di rimetter l'affare 'a•l:la pro:31sima Dieta, e d'inviare alla Dieta stessa una petiz,ione per far cessare l'occupazione.

    I·l Vi1ce Ges:pann, che è stato sospeso dal M1ni!sbro, depose ·l'ufficio, ma fu oggetto di applausi per parte dei membri del Comitato e del pubblico.

    Il Comitato di Somogy oppose un rifiuto ancor più reciso all'ordine ministeriale, dichiarando non potersi prestare alla esecuzione di un ordine che era l'effetto della imprevidenza governativa.

    Il giornalismo discute molto su questi rifiuti quello dell'opposizione natu· ralmente li loda, ma il giornalismo ufficioso avverte i Comitati recalcitranti della responsabilità in cui incorrono coll'impedire il vettovagliamento dell'esercito, ed esser forse cagione così di disgrazie e rovesci.

    Ogni giorno la popolazione di questa città assiste in folla e con interesse alla partenza o al passaggio di convogli di truppe che pel basso Danubio e per la Sava si recano a Sissek e di là sul teatro delle operazioni militari. Negli ultimi otto giorni sono partiti dì qui tre reggimenti di fanteria e varie truppe dì altre armi. Sì annunzia il passaggio dì 70 schLepp carichi di truppe provenienti d:aJil.'al,to Danubio. In questo cant~ere de,l!lia Società di navigazione sono stati finora allestiti e sono già dì qua partiti una trentina di questi schLepp con truppe, e se ne allestiscono ancora una sessantina con 14 rimorchiatori a vapore. Si calcola che la Società avrà eseguito alla fine dei conti il trasporto di almenc 80 mila uomini.

    Si fanno le più strane congetture rispetto a questo dispiego di forze che per l'occu,pazione della Bosnia e dell'Erzegovina sembrano trQPipe e danno forza aHe dkerie ·che vorrebbero f\ar credere ·a d~sastri moLto più gJrlav;i dii quelli già annunziati.

    Si era sparsa jerli, e con una -certa peo:;s~stenza, 1La voce deililla di~m~ssi!nae del Conte Andrassy, ma i giornali ufficiosi si sono affrettati a smentirla, ed il Pester Lloyd 'a dim01stra~ne la 'mveriJSi:migl!ianm.

    La continuata chiamata delle riserve e dei soldati in congedo illimitata ha messo lo .scompiglio e la desolazione in •centinaja di famiglie. È agevole il credere quanto ciò accresca il malumore in tutte le classi della popolazione.

    Dappertutto si aprono soscrizioni per soccorsi alle famiglie dei mobilizzati e si fanno inviti per collette, in specie di filacce, pei feriti. Sono stati mobilizzati varj battaglioni e varj squadroni d'i Honved, alcuni dei quali sono già partiti pel teatro dell'occupazione.

    P. S. -II precedente mio rapporto di questa serie doveva portare il N. 136 .. Prego perdona·re la cHmentican:m.

    474

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 263. Costantinopoli. 29 agosto 1878, ore 10,10 (per. ore 22,45).

    Les dernières instructions envoyées à Caratheodory Pacha sont d'accepter les conrkeprooposit:ions du comte Anldrassy, à 1a seul!e condiitlion d'y .ajouter, ·comme p~éambUJle, Ia décloamtion signée à BerHn par leG trori!s pléni!patenti•ad~es· austro-hor.~ois. On croit savoir ici que le Cahinet de Vienne refuse:ra.

    51 L

    475

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 914. Vienna, 29 agosto 1878 (per. l' 1 settembre).

    Taluni fatti per se stessi di rilevanza minore meritano attenzione come

    sintomo di uno ,sta1Jo dii cose. È pei"oiò che io ·Cl"edo ut~~e :lilm" ·O~ aihl.'E. V. ·della resistenza opposta in più comitati Ungheresi alla requisizione di carri, ·Cavalli e cocchieri ordinata dal Governo I. R. pel treno dell'Eser·cito combattente nella Bosnia. I • Vtce-Gespan •, i quali sono gli impiegati più alti, nomitllati per e1e2)i,<me, protestlm"<mo •tutti più o meno Vlivamente ·al pl"ovvedimenrbo governativo nei comitati in cui esso avrebbe dovuto avere eseguimento. Ma ove la resistenza fu più accentuata e diede causa a dimostrazioni politiche più gravi, si fu nel comitato di Pest. All'ingiunzione del Ministero il Vtce GeSiiJan di questo Comitato oppose un rifiuto: egli non ubbidì neppure al susseguente ordine ,perentorio del Governo, trasmessogli dall' • Obe~geSIPan • (impiegato nom~nato da'l Re, deLegato del potere esecutivo e ·in certo modo ·anaLogo a~l nostro Prefetto), ma Io sottQPose alla Congregazione del Comitato, cioè alla sua rappresentanza costituita per metà dai maggiori contribuenti per metà eletti per la durata di sei anni. Il Governo sospese il Vtce-Gespan Signor Toldva;ry e lo

    .sottopose a Consiglio disciplinare: ma la Congregazione del Comitato lo accolse al ·suo 'appa,l"ire e 'approvò il •suo operato. La pl"oposta del Signor GuLLneQ" dii pirotestare presso il Reichstag contro il provvedimento governativo fu accettata dBJll'Assembl!ea. Ma ,oiò non basta. Dopo un dilsoooso VIÌIOl'e'nto del Bél!Vone Pronay contro la politica estera in generale del Governo, la congregazione accettò senza dilscUJ>Jsione La p:wposta diel Signor Flay: d1i protestare contro 11a 'condotta del Governo per ave!"e approV'ato 'che ,iJl Mii!nilstero per g]Ji Aff,lm"i E1stelri s1Lasi fatto dare dall'Europa un mandato che impose all'Ungheria sacrifici incalcolabili di sangue e denaro e può condurre la nazione alla rovina: di fare quindi istanza presso il Reichstag perchè l'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina sia sospesa e le truppe richiamate.

    Que,st'atteggi,amento del!l!e rappresentan2)e di comLtati Unghere1si è grave perchè il comitato è da tempi antichissimi la base dello stato e si è in essi che batte il cuore della nazione. Il comune in Ungheria ha generalmente, e all'infuori delle così dette città regie libere, una rilevanza secondaria; il comitato, cioè la provincia è il perno dell'amministrazione. Il Governo non prese ancora ufficialmente atteggiamento nanti queste dimostrazioni; sembra però accertato che l'amminjstrazione stessa militare ne sia impensierita e che tenti ora procurarsi i materiali pel treno, non più per mezzo di requisizioni ma per libero accordo e per ciò spera ottenere il concorso delle rappresentanze comitati.

    L'atteggiamento sì risoluto degli impiegati e delle rappresentanze dei comitati non lascia dubbio sul malcontento prodotto in. Ungheria dall'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina e ancor più dal modo in cui fu eseguita. Il Conte Andrassy tenta quindi di addivenire anche sì tardi ad un accordo colla Turchia e probabilmente Egli riuscirà, almeno pel momento, a sormontare le difficoltà della sua posiziOne, perchè la caduta di lui, sino ad un certo punto guarentigta aglii unghe11esi, potrebbe essere causa dii esplos1QII1Ji pe11Lcolose.

    Ad onrta che quest'argomento sLa già 1st,ato toccato t11a attmi dal Signor Comm. Salvini, nel suo rapporto N. 187 in data del 28 agosto, ho creduto mio dovere svolgerlo nel presente maggiormente, in considerazione della sua rilevanza.

    476

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, pp. 345-346)

    R. 524. Alessandria, 29 agosto 1878 (per. il 6 settembre) (1).

    Col .precedente mio l!"ap!Porto del 23 ~co11rente (2.) *e con telegramma del

    24* (3), ho avuto l'onore d'info11mare l'E. V. ,che H Khedive ha a~ccettate le con

    clusioni diel rapporto delila Commissione d',incMesta, ed ha ~cedute alaJo Stato

    tutte tle ,propl1ietà dimmob~li~al"li 'sue e della F~amigl~a. Quest'atto si è ,comptuto

    sotto forma di un d~SCOI1SO del Khediv~e all Signor w,t1son, Vii!ce Presidente del,la

    Commtssione, ,che è stato pubbHcato neUa Gazzetta UfficiaLe, deUa qua:le ne

    rimetto qui unLto un esempLa,l'le.

    Nubar Pascià ha accettato allora l'incarico di formare un nuovo Gabinetto,

    ,che sarà il seguente:

    Nubar Pascià, Presidente del Consiglio, e Ministro degli Esteri, e di

    Giustizia;

    Riaz Pascià, dell'Interno;

    Raghib Basaià, deLLa Guerm;

    Alì Pascià Mubarak, dell'Istruzione pubblica;

    Zabet Pascià, ad interim, delle Finanze;

    z,abet p,ascià, ad 1mter1im, dei Lavod PubbLici.

    La Gazzetta Ufficiale ,che pubblicherà domani i decreti, li farà seguire da

    una nota, che i due Dtoastel'i deLla Finanza e dei Lavori Pubbl~ci sono affidati

    a Ministri provvisori perchè i titolari, un inglese (il Wìlson) ed un francese non

    hanno potuto accettarli prima d'averne l'autorizzazione dai loro rispettivi

    Governi.

    *Queste informazioni ho avute dal Cairo confidenzialmente dal Capo del

    Gabinetto del Khed'ive* (4).

    lel'ii ho avuto occasione di vedere i Signo11i V~ivian e W<i1Lson, ed ent11ambi mi

    hanno discorso senza nessun mistero su questi fatti avvenuti. Il Wil:son non

    attende infatti che l'autorizzazione del suo Governo per far parte del nuovo

    Gabinetto. Ma per il momento la difficoltà consiste che il Govermo Inglese con

    senti,rebbe di 1a,sa]ar rLibero li1l Wd1Lson 'ad ,accetta,re, ma ~che ll'Hìuterebbe 'la l'espon

    sabilità di autorizzarlo ad accettare, conservandogli la posizione che occupa a

    Londra, ed i diritti che ne derivano, condizioni dimandate dal Wilson. Nes

    suna decisione defiDJitiva è stata presa ancora. *Il Signor Vivian, che considera

  • Annotazin'le marginale del documento: • Spedito a Londra e Parigi 21/9/78 •·
  • Cfr. n. 461.
  • Non pubblicato.
  • I brani fra asterischi sono omessi in LV 26.
  • come condizione essenziale della riuscita della nuova combinazione, la nomina

    del Wilson per riacquistare all'Egitto il credito perduto, mi ha detto franca

    mente ch'Egli parte dimani espressamente per Londra, per scongiurare il suo

    Governo ad a·cconsent~re ali1e d~mande del w~~~son O!nde non :lla~r naufraga•re

    tutta l'opera fatta. Se ciò avesse fatalmente a succedere, Egli è convinto che

    la Francia lo vedrebbe con soddisfazione, ed interverrebbe essa direttamente

    per impadronirsi della posizione. Questo Collega non è sicuro di riescire, e ne

    vede anzi molto dubbia •la possibilità, perchè, mi ha ripetuto ancora, H Governo

    inglese non ha voluto, e non vuole immischiarsi nelle quistioni finanziarie

    dell'Egitto, ed assumerne la menoma responsabilità. E mi ha assicurato che

    da quella parte nessuna pressione è stata fatta ·sul Khedive per la risoluzione

    che ha presa sul rapporto della Commissione d'inchiesta. Mi ha soggiunto in

    fine che l'esitanza del suo Governo può dipendere dalla tema di susdtare qual

    che questione :padamentare*.

    Anche il Wilson parte dimani per Londra. Dai suoi discorsi mi è sembrato·

    ritrarne ch'Egli sia deciso ad accettare il portafoglio offertogli, anche che non

    riesca ad ottenere dal suo Governo un'autorizzazione ufficiale. Scopo princi

    pale del suo viaggio, mi disse, esser quello di negoziare un imprestito sulle

    proprtetà cedut.e daLLa FamigLia vi,cereale per pagare ·tutto H debi.to fluttuante.

    Si fu ieri per la prima volta che intesi parlare della nomina di un fran

    cetse al Ministero dei Lavori pubblici. Ne dimandai rai SiJgno11i Vtiv~an e Wd1Lson, ti

    quali mi risposero di non saperne nulla. Ed il Vivian mi soggiunse che Nubar

    era determinato di non cedere a che gli fosse imposta la sceHa dei membri del

    nuovo Gabinetto, e voler essere Hbero di prenderli ove Egli lo giudicasse utile

    e necessario.

    È per me fuori d'ogni dubbio che il Khedive non abbia accettate volontariamente le conclusioni della Commissione d'inchiesta; *nè posso m·edere che :::-.rubar vi sia riescito per la forza delle sue pe·rsruasioni*. Il Khedive ha dovuto cedere ad una pressione violenta ed a minacce molto serie. *Dovendo ·credere al Signor VtiVl~rn non sarebbero venute ·da~l'InghiH:errn, .ed aiLlor.a non potrebbero csrser giunte che dalla parte di F.rancia*.

    1

    In tutto ·~l ·COI'so precipLtato di questi uLtimri avvenimenti mi sono tenuto· lontano, e nel [più grande riserbo, *e non sa·rà che vedendo il Khedive, partito per Cairo, che potrò forse penetrare dove Nubar Pascià disponeva di tanta forza 1per imporgli il programma che gli ha fatto accettare*.

    (l) (2) (3) (4)
    477

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, A UMBERTO I

    (Museo Civico Pavia, Carte Cairoli)

    T. Roma, 31 agosto 1878, ore 16.

    RJi:petendo espressione mia gra•tLtudline per benevoLenza de11a Maestà V o:::tra, aggiungo riverente •augu11io m questo giorno de1lta péWÌie!lza per rle manowe del prode eseTcito. Trovai tutto qui procedere regoJ•a•rmente. Co•rti però deltiberato pronu:ndare di•sco11so, cer:ca~do ·egLi occas1:one, fo•rs.e in Torino. M.htii!str,i benchè convinti •mopportuniltà sua rLsoLuzione, e ·di gran 1u:ng<a prefe:ribiJLe p111oa:-oga pil'ematu:ro ed i·soLato d~scor.so ud~ono .!'accolt<i consi:gLio 1etrt<u:ra, •apprrov•ando in masolima meno •aLcune :li11asi spec~almente ove d!Lce: • ~~nco•nsUILte dlimostr,aZJionri dl~inu:wono ·cred~to ItaL~a •. p,arul'e ·non giuste, non ·co•nsentanee alLa verità, al decoro del paese e del GoVierno. Avendo eg•1i ·dlid11ilarato differire 11ilsposta dopo Suo ·=ivo M•i:Lallio, oredo debilto mio avverti11ne confidenZii<ailmente La lVLae:SJtà Vost11a, sicuro :che Suo oonsi<gl!Ìio avrà provvida efficacia, e il'!~usrnrà pe11su:adere Oor•lli ·oonVielli•enza differi>re difesa fino aUa non ·remota ma<ni:festaZIÌiOilie del!lia so1ida<l1ietà coLlettiva del lVHnilstero. Scrivo.

    478

    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, A UMBERTO I

    (Museo Civico Pavia, Carte Cairoli)

    L. P. Roma, 31 agosto 1878.

    Sc11ivo per compLetare il telegramma ch'ebbi l'ono:re d',iJndkizzare ora •a1Lla Maestà Vostm (1). Anche ·La lettem deve av,ere per 'ei:-Jordii!o <i '!1itngrazilamentri ·che r1peto con cuor·e dey;oto aHa Maestà Vost11a assicLIDandio :che netllia sua somma bontà e neLLe preZiiose :attestazioni deLLa :su:a fiducia trovo •H più efficace iJncor:aggilamento •ed ·hl più •soave conforto neLLe difficcHà e neiLl<e ·ama•rezze inerenti all':alto ufficio.

    Nel ·campo po:Liltico domina .ora una qu:ilete profonda ·che :lia ·sperare fini,te Le dimostrazioni dei :comiZii per l'ItaJ1ia .irredenta. Quel:la di S. Agata FeLtria fu probabi1lmente l'UJL1Jilma :scmHl1a dell'innocua agitazione. Za.naa:-det!Jlti :i:nv:i.g:iila e p11ende Pil''ecauZJiiOIJJi efficaci ·Speaila1mente ove l'opera J,atente de!1l',internazionraLismo può tvadu:rsi in qualche pazzo tentativo. La poLemica I>JU:i :flat;ùi d'Amidosso è quasi :esaudta e ,l',ilncllltesta :pl'overà quailJto furono ingli:u:ste 11e aceu:se d':impa:-ev;idenz.a 1ancilate contro ill Mlinilstl'o deLl'Interno.

    Come telegl'a,:fiaJi :a@<a M1aestà Vost11a dJl •C01nte Co1'1Ji con gr:a<nde so11presa del conte M:affei ·che r!iltortnò ·con me e del ·comm. Mailva:no .che non ·si mosse illegl:i soo11si g1io:rni da Roma, ha :deNbel'ato ·di pronuncila<re u:n dilsoori.SIO. Dovendo :eercare l'occasione voleva rivolgersi al sindaco di Pavia comm. Arnaboldi, che non conosce persona1Lmente, per :lia11'Si o.ffi11ilre un p11anzo 1i:n '11ilstretto ·m"oochio uffi:cia:Le; ma 11iconoscilu:to :Le diffi.oo:Ltà del progetto ·che quando anche :liosse 'attu:abil1e darebbe appigLio per :La 1soeLta deLl':mv;ito a non beneViO:Li :commenti, e pur quehla del luogo forse ·a :spi-aoevohl 'incidenti, pe:nsò ·a Mantova o Torino. Anche in queste due città abbondano gLi •OI:-Jtacoli, La di •CU:i prospettiVia :però non ·1o sgomenta. N è 11Ìiusci::rono 1a diJssuade11lo .le osse1rvaZJion:i di Z:a<na1rde11l1i e degìlii altri miei coLleghi :su1l'iilnopportUJnJità di un disco11so iJsolato che 11ÌISVieg1iJerebbe 1La quasi spenta poLemica, mentre, di!oono essi, è des1derabi•1e che prenda con quello del

    PreSJidente del Consig:liio la :soJ:enne affermazJione deJJla soli1da11ietà matliigllltamenrte messa rin dubbio dailila .stampa taVV1ersa.

    L'On. Corti !!!esse irl dlisco11so rche :flu :in matssdma appm~atto benchè rriltrenuto inefficace contl1o ila rsilst:emartJioa opposi2'lione di nemllioi ·ohe non 111ifugg:01I10 dailil'aTma rtgnobi!l·e delLa ·mernzognra. Ma v'hatnno ralcnn'e :liDasi rche dll Mn1sr1Jerro non può rapprovrarl'e per:chè ·infligger.ebbero al paese che ha rdarto rtaJ.Il'r1Je prroVTe dii buon ·senso nna condanna non meritata. L'ag1itazi!one firttizila e 'Senza eco rdi una minol1anza ·senza seg:uLto non può essere imputata rarhlra naz,Lcme; quindi il dire che le inconsulte manifestazioni hanno danneggiato iL credito deLL'Italia è nn'etrrronea affermazione che uscita dal labbro d'un Minis:t·ro sandrebbe le !ingiuste accuse dei pochi osttl:i rstranLel'i g:ioDnalri. Siccome :l'On. Ooir'lli prrese tempo a rJrspondere volli telegrafare alla Maestà Vostra confidando nel provvido ·consigl:io che riusotrà a dLssuaderlo darlil'irnsirstere suHe fra,si poco conVTenienti e fo11se irndurilo a diffeDire :H discwso poco opporhl!Ilo.

    (l) Cfr. n. 477.

    479

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 270. Costantinopoli, l settembre 1878, ore 18 (per. ore 19,25).

    Je tiens de bonne source que l'Autriche-Hongrie refuse de reconnaitre la souveraineté du Sultan en Bosnie et d'admettre la provisoireté de l'occupation..

    480

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    D. CONFIDENZIALE 338. Roma, l settembre 1878.

    Singolarissima importanza hanno le dichiarazioni che, rispetto alle cose tunisine l'E. V. ha riferito dapprima, coi telegrammi del 17 e del 19 e indi col rapporto -oonfidenz:La1e del 19 Agosto N. 436 (1), avendorlre ll'aoco1te illl quei g:ilorni, così dal Ministro francese degli Affari Esteri, come dal Signor Gambetta.

    Dal Rappor.to delil'E. V. •eme,rge ,an2l~tutto come, 'e H IVItinriJstro WaddiJn.gton e ·tl Signor Gambetta, siano ·contr:ari a qua,l,sivogl,ita pernstero dii occupazrLone della Reggenza di Tunrisri. Ne emerge tinorltre l'impegno formale derl Signor Wraddington reso arncor più ~efficace daH'oprmione autorevole de1l Signorr Gambe1Jta, che, a•nche in avvenire, e mutando le circostanze, la Francia ~on farà nulla, in quanto concerne i suoi interessi nel bacino del Mediterraneo >enza previo e pieno accordo coll'Italia.

    Di fronte a simili dichiarazioni svanisce, almeno per ora, secondochè giustamente avverte la E. V., ogni nostro timore. Noi crediamo inoltre che sia

    .debilto n~oswo, IIlJon IsoLo dii poll'g·ffi'le speoiJaJ~i ['liiilJgraZii.amemi così ail. Signor Wad

    .dJJJngton •come laJl S1gnor Ga~mbetta, ma alitresì dii ·coor1spondere :con pari schiilettezza aU.a :Sch1ett.ezza d:elila FDaiilJcLa, il:aJsoLando Jintendere che, .aiilJche da pa['l!;e nostl!'a, nulla eventualmente si farebbe, o si progetterebbe, senza avere prima iniziato uno scambio di idee con codesto Governo. La quale dichiarazione, per la quale lascio interamente al discernimento della E. V. di scegliere il tempo e i·l modo, ha va:1ore p11a1Jilco ·e ·conc11eto 1ilnquantochè, :come non è 1ig'noto •al1a E. V., non ci sono mancate negli ultimi tempi, le suggestioni a disegni aventi per obiettivo Tunisi od altro punto del littorale Nord-Africano.

    (l) Cfr. nn. 439, 443 e 445.

    481

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'ONOREVOLE MUSSI, A TUNISI

    D. 2. Roma, 1 settembre 1878.

    Le cons1deraz1oni che ila S. V. Hlustri~ss1ma ha svolto nel suo rapporto confidenzilaJ1e del 22 agQsto (1), per dimostrare 1La urgellZia di una aZJione più efficace, neLLa Tunilsila, da part.e de1l'lrtaùiila, hanno senza dubbio grandLssimo peso, ed itl Ministero Le è ben grato :dello avergliele es;poste con quella schiettezza :che si addJ1oeV!a a]l'iimportanza d:e.lJl',argomento.

    l!n sostaJUZa 11Ja S. V. ]j]l!UstrdJsstma, conco11de neLlo ammettea-e che sit."lgolare prudenza debba adoperarsi nei rapporti, così coi colleghi, come coi Ministri del Bey, most11a, d'aUra parte, d'essere .sopra:ttutto preoccupato da:l dubbio che glii 1i:ndugi possaiilJo compromettffi'le vteppiù nna situazione g.ià fatta~i. pe:r noi, ardua •assai. La S. V. Illilustr~ssima op1neDebbe, iJn CO[}Jseguenza, che la inizlia.tiva nost11a, pre:sso 1l:o •stesso Gove,mo del Bey, ·a favwe di cea-to progetto mteso a .costituire la reggenza in una •condizione di pe!I'fetta indipendenza, possa farci riguadagn1a1re .~l te::r,reno pwduto, nel tempo stesso che l!a a:ttuaz,ton;e del progetto :ci :guaJrenhl!'lebbe ,efficacemente •contro ·i d'Lsegni e g!Li ,iJnva:d:imentii di aJm-'a

    Potenz;a.

    Non vorrei certo disconoscere •Che, d;n nn futuro assetto poìlilitJko dei domi:ni

    ottomani, lia procl:amaz,~one delilia indipendenZJa de,l!la Ttlillii.sia possa essere, tra

    1

    le ·combi:!llaZJtoni ilmma.gi:nabhli, :e, sopratutto m condiroitlito di una eventUJale annesstone alil:a Fcr~ancia, quelJLa che megllio cor11~sponda ali nostri mteress:i. Ma questo, che, fin d'om, può essere tema di studio, è soggetto troppo delicato pe:rchè .se ne possa .trattare :d:iplJoma:tioamEmte, anche 'ID forma strettamente confidenziale ed uffio~osa, iJn fi~o a ,tanto che non v'ha chi pensi a n;u1la 1i:nnovar•e ne111e condiZJioni di dl]['l~tto pubbLico ne1:1e quali sono costitu~ti <tutti ti ·presenti dominhl del SilltaiilJo. Ad ogni modo, poi è man1:1iesto, a,glJi occhi nostri., che ~mplludent~òisLma :cosa 'sarebbe teneme drllsco11so ·coi Mii:!ll~stri del Bey, suLLa dliJsC!'e:zt1one de' qua~i non possiamo punto :liare un assegnamento qualJsiJasi. Un dilscorso di Lei, tn questa mater·ila, Tlilpetuto alli'Agente di F1rancLa, ne susciterebbe inev.iJtabil

    mente }e diffidenze. Imperocchè 1H fatto stesso deiL1o avere noi voluto pl'endereuna se~reta tiniZJi·ativa non potrebbe non 'appa!1i["e come l'tindtiZJio di una poiJiJti.ca meno amLchevole e provocherebbe supposiz-ioni eccedenti tiJl vero ed anche discordanti dal vero.

    Qum1ti nostri 'ConV'Ì!ncLmenti si sono, del '!'esto, V'Leppiù raffe["mati in noi, in questi ~Ì!O["Illi, per effetto delle d1chiaJrazioni ·che J'Amba1scLata di S. M. ·a Parigi ha raccolto, così dal Signor Waddington, come dal Signor Gambetta. Qui acchiudo, a titolo di ·comnnicaztone ,riserwJJta, copia del Rappol'to del Gener,ale Cialdini (1). Il Gabinetto :francese, me11cé la parola del Signor Waddington, non ha ~eso, è vero, !',impegno di nulla voler ·intraprendere, nè ora, nè poti nella Tunisfi,a. M·a appaDi1sce •escluso, tintanto, .Ll pe11Lcolo di una aZJione immedJLata; e, dii più, ha V'a1loa'e ·i·neontl'astabi~e .1a promessa ~o1enne ·che nul,Jta si :farebbe mai dal!lta Fmncia sen:z.a ,previo concerto ·e pieno accordo deH'Itta1ia. È chiJa,ro che, di fronte a simile dichiarazione, alla quale dobbiamo naturalmente corrispondere con pa111i ISichiettezz,a, più ~che ma'i si fa necessaria, da pa(rte nostre, una condotta cometta e al1iena da tutto ciò che possa avei'e, in Tunisia, H ca,ratte,I'e e iLa apparenza di un intl'igo.

    Confidando che anche al11a S. V. l1l1ustl'i'ssima questi co,ncetti paj,ano ,conformi aLlce esigenze del,1a ;situazione, Sta'rei lieto se ELLa vo,lesse poc~rmene Jia ce,rtezza.

    P. S. ~ Ag~iungo, ad ogni buon fine, copi,a del dispacoio ·che dire,ssi dn risposta al R. Ambasciatore a Parigi (2).

    (l) Cfr. n. 457.

    482

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 915. Vienna, l settembre 1878 (per. il 4).

    Il Barone Orczy parlando me:;o delle varie commissioni che in conseguenza del Trattato di Berlino dovranno fra pochi giorni funzionare nella penisola dei Balcani, dicevami. il Gabinetto di Pietroburgo aver manifestato l'idea che la va-lidità delle loro deliberazioni dovesse essere subordinata all'unanimità dei voti a ·cui dovrebbero essere prese; il Conte Andrassy però essere opposto a quell'idea, e ravvisar preferibile il principio della maggioranza dei voti quale era stata applicata con buon successo dalle commissioni di delimitazione che ebbero a tracciare nel 76 i limiti per l'armistizio colla Turchia della Serbia e del Montenegro.

    n sistema dell'unanimità dei voti tenderebbe invece a rendere impossibiLi ,j dsu1ta~ti prtatici di queltle commissioni o~ni qualvolrta per qua1si<l!si Ta~Lone non garbassero ad una delle grandi Potenze.

    Ho creduto potesse interessare l'E. V. di conoscere le vedute del Governo Imperiale su questa speciale questione pel caso in cui H Governo Russo avesse avuto a scandagliare in proposito gli intendimenti del R. Governo.

  • Cfr. n. 445.
  • Cfr. n. 480.
  • (l) (2)
    483

    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    Terapia, l settembre 1878 (per. il 10).

    Ll notab1le .Ailbanese ,che fu <argomento del m1o mpporrto N. 1205 del 28 lug11o <SCOI'so (1), ~i è oggJi pre~1enta:to ·dii nuovo ·a me per cOIIloscoce l<a r<~sposta di

    V. E. sulla domanda che a nome dei suoi compatrioti egli aveva per mio mezzo rivolta al Governo del Re.

    Va1endomi delle istruzioni contenute nel riverito dispaccio dell'E. V. N. 703 del 13 <agosto (2) di1SSii <a qu:e11a persona che mGoVlwno IrtaL~a,no era stato assai sensibile alla prova di fiducia datagli dal popolo Albanese per la cui prosperità faceVla ~ca1d~ssimi Vloti; ma ·che lliigto ai prino~pi <su ~ou:i è oosa·ta il!a nostre .poLitica nazionale, politica essenzialmente pacifica e disinteressata, esso non poteva secondare i desideri espressi dalle popolazioni Albanesi per un eventuale protettorato dell'Italia.

    Questa risposta parve produrre una penosa Impressione sul mio interlocutore il quale non mi nascose che i suoi compatrioti avevan fondato moltissima speranza su una favorevole accoglienza della loro domanda; e che ora, dopo la ripulsa del Governo Italiano null'altro appoggio rimaneva loro che ·le proprie forze. Lesa Mi suoi d:~iltrtli dJaQ ~trattato di BeDLmo l'.AI1balnilla è dsoLuta a di1fendere colle armi aUa mano l'integrità del suo territorio da qualunque parte venga l'aggressione dal Montenegro, dalla Serbia, dalla Grecia o dall'Austria.

    • L'integrità territoriale è questione di vita o di morte per noi. O l'Albania deve ,res1ta11e .com'è, d1n possesso dei ~suoi V'el"li ·confi<ni, od è ~destinata d!ll breve tempo a sparilre preda dei ,suoi <i!llgordi Vlidni • .

    RepHcai che a torto crederebbero le popolazioni Albanesi di attirarsi le 's1mpartie e ,r,appogglio deLLe Grandi Potenze quall!OM •OOTI mconsideDati propooirt.i

    venissero a turbare l'ordine di cose ·con tanto stento creato dal Trattato di

    Berlli!llo per <la .paaificaZJione de11'0111ente.

    L'Albania anzichè neila lotta dovrebbe ricercare la propria salvezza nel

    pacifico sviluppo delle sue istituzioni.

    Mi confidò allora H mio interlocutore che è nell'intenzione de1 popolo Al

    banese d'd,ndirizzilllrsi •ahl'Europa per ottenere l 0 ) che si<a garanti~ta l'dnrtegrli.ltà

    del territorio; 2•) che sia accordata un'Amministrazione separata; 3") che la

    lingua albanese sia dichiarata lingua ufficiale; 4") che sia istituita una milizia

    locale. Se le Potenze aderiranno a queste domande l'Albania cesserà d'essere

    una minaccia per la pace deli'Oriente, e rimarrà tranquilla sotto lo scettro del

    :Sultano.

  • Cfr. n. 371.
  • Non r>ubblicato
  • 5l9

    (l) (2)
    484

    UMBERTO I AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Museo Civico Pavia, Carte Cairoli)

    T. Monza, 3 settembre 1878..

    Ringrazio per lettera (l) e norbizrie.

    Ho fatto insistenze presso Corti e credo potere sperare desista per ora idea pronunciare discorso in attesa di quello che pronuncerà V. E.

    485

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 575. Roma, 4 settembre 1878, ore 18,15.

    En réponse au télégram:me de V. E. du 25 aout (2), S. E. le p1résident du conseirl me ·charrge de vous en off.rir ·ses ~emerdements et de vous dire que ~e Gouvernement du Roi est fort hew-eux d'apprendre les bonnes oo!ij)ositions du cabinet de Voosra1i1l;les à l'égard de ·la reprise des négooiarHolllis pour 1J..e rtmadrté de •Commer,ce. Nous avoos dane l'espoir que le GouV'emement :llran~s voudll1a envoyer b~entòt à Rome ·les délégués de>IÌ!inés à -stipuler un nouv·el accord. Le gouVIoonemenrt du Roi est cependant cont11arire en pr1noi!pe d'établii!r ·tout de sui.Jte nn modus vivendi sur ~e pied de la nation Ja pLus favoi'Iilsée. C'.est rlà une lidée fixe du maa-qUJÌis de· Noailles que nous avons toujour:s combattue et que nous regrettons de voir partagée maintenant par M. Waddington. Nous \'lommes convaincus que ce s:erait-là une so1uti•on nuirsiblre sous tous les il'apports à ·1a prompte rcono1uston du tLI'alité que nous avons à .coeur de conduire .J.e plus tòt possilble à bonne fin.

    Il serait par conséquent à désirer que V. E. put décider M. Waddington à ne pa~s s'éca!I'ter de Ira première proposlirtion qud eonSiilstairt daDJs la a-epll'lilse pure· et rsimple des négociations, et à eX!Pédier prochainement en Italie ses plénipo-· tentiaires.

    486

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    T. 576. Roma, 4 settembre 1878, ore 22,25.

    Le président du ·conseH me charrge d'exp11imer à V. E. ile Vlif regl1ert qui 1ui inspire le l'etarrd que rl'oo veut apporter à Vienne rdans ·La IStilpUILatruon de nofuoe,

  • Cfr. n. 478.
  • Cfr. n. 462.
  • traité de commerce. M. Cairoli prie par conséquent V. E. de déployer sa haute influence de la manière qui lui paraitra plus utile, afin de pousser ·les ministres d'AuwiJche-Hon•grie à harter autant que possilb1e Ja :rep1'1~sle dies négoc~artions. Le gouverne,ment du Roi déSii~·e,ra,it beaucoup d'en veniJr ~omptement à une conclusion pour en saisir 1e pa!rlement aussHòt ap~ès 'son ouve,rture.

    (l) (2)
    487

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 922. Vienna, 4 settembre 1878 (per. l' 8).

    Le agenzie telegrafiche vanno ripetendo a quasi rego,lari intervalli la notiZJi,a, che ilia Oonvenzilone Aust!I'o-Turca, rel,a1liva ailll'occupaZiilone delll'a BoSilliLa, se già non è firmata è però sul punto di esserlo. Ciò fa sì che di quando in quando ritengo mio dovere riferilre rtelegraficamente alla E. V. 'che detta convenzione continua a trovarsi allo stato di difficilissima gestazione.

    Il plellllÌiportenz:i<l!rd:o stmordilll'all'1io Turco ~all'1ateodory Pachà annuncia irequentemente l'arrivo di nuove istruzioni ed è ricevuto dal Conte And:mssy per comuni·~.g~ilellie : ma que1ste i:struZJ1on:.:. trovansi 1€l.:1sere 'sempil'e 'Conformi alle prime, anzi !Perfettamente 'consone a quelle che ispirarono, a quanto mi si assicura, le dichiarazioni che detto plenipotenz,iario già ebbe a fare al Congresso. Intanto gli avvenimenti si svolgono in Bosnia e naturalmente mutano la piega che il Conte Andrassy è disposto a dare ai negoziati.

    Attualmente pare che due ~siano ·le difficoltà principaH che si oppongono alla conclusione. La prima si è, la Hmitazione della durata dell'occupazione· che la Porta pretende venga fissata con precisione -in quell'accordo, domanda a cui il Gabinetto di Vienna rifiutasi red·samente di aderire, il Mandato Europeo cond:errl.rtoglii dal Gon.gresso non :liacando dd 'oiò parol,a, ogJ!lli ooocessione in tal senso quindi uscendo sì dalla lettera che dallo spirito del mandato stesso.

    La seconda poi ·e non meno grave a mio avviso, sebbene sia questione puramenrbe dd foll"IIlla, è morthnata. daLla ,conoe,ssione 'lwcefJtata dali Conte Andrassy sUil p11moipio ded negoZIÌ!alti, dntomo ~aili1a bandiera Turca, ~ch'Egli accoosenrtiva di lasciare inalberare a fianco di queHa austriaca sui fortilizi delle Provincie· occupate e che oggi ,iJl GabiJne,tto di V;ienllllél 11iltiJra, ,]JimLtandosi a 'CO!Ilcedere che· lo stendardo ottomano venga innalzato sulle Moschee i venerdì durante le ore della pre,ghiera dei Mussulmani. Il Barone Ovczy nel farmi ·cenno della cosa, poneva in rilievo Je mutate circostanze, osservando che se la concessione del contemporaneo inalberamento della bandiera Turca sui fo·rti era ammissibile allorchè si riteneva ·che questi sarebbero stati consegnati direttamente alle forze Imperiali, più non lo era affatto oggi che il :llatto ha dimostrato quanto spargimento di sangue costi l'occupazione di ognuno di essi. In verità si capiscel',esigenza messa aV1anti e gag.Li,ardamente ,so31Jenuta lin questa :liacoonda dal partito millilta!re, appog.giÌiato IÌil ·Cliò, ben si può diJre, dahl'opiniJone pubbWi!ca dn Au-

    Slli

    st~La: non è però men vero che 'l'aver p:r•uma JiartJto que~La concessione e II'it~I"arla ogg1i, dà .somma IÌiffipOl'tanza aLl'dnoide!:''te. 1nfattli quelLa ·o~rcostanza .jmpl.Jtca a mio a~Lso, .}Ja tra,sformaZJLone vtrtua1P deLla occupa2ltone ·m una conquLst:a, cioè ne11a ~a~ssione.

    Ad ogiilli modo però sta di Jiatto che il Conte Andrassy annette impoi"tanza 'E'omma acchè una ·convenZJ1one ·Comunq1temente compilata si conchtuda, onde adempiere la lettera del Trattato di Berlino e togliere così ogni possibile pretesto alla Russia di ~trovarne dal canto suo a svincolarsi dalla stretta osservanza di quel patto. H Ministro Imperiale poi è anche in ciò animato dal desiderio di acquietare gli spiriti in Ungheria, togliendo all'attuale guerra il predso carattere di un •oonfllirtJto coJ!La Turchi:a, a ·CUli ·i Magiari si mostrano sempre a vvei"s~ssimi.

    Se le mie informazioni sono esatte i Gabinetti di Berlino e di Londra si studiano tutti e due d'influire sull'andamento di questi negoziati, ma in diverso senso però. Da Berlino si consiglierebbe a Vienna di non dar soverchia importanza a stringere quegli accordi e di progredire senz'altro celeremente nell'occupazione. Da Londra invece si cercherebbe d'influenzare ambe le parti onde condurle prontamente a reciproche concessioni, atte a produrre il desiderato accordo: ho però luogo di credere che il Governo Britannico sia inclinato a trovare eccessive le pretese accampate dal Gabinetto di Vienna e quindi non pienamente giustificate.

    Intanto gli apparecchi mHitari procedono in Austria con somma attività; la mobilitazione segue H suo corso come se la Monai"chia si trovasse impigliata in una guerra con una grande potenza. I convogli che portano truppe, salmerie e mezzi di trasporto verso il Sud si seguono gli uni agli altri. Verità vuole si dica che il Paese, in questa parte della Monarchia almeno, sopporta i gravissimi sacrifici che gli sono imposti per una causa che proprio non raccog.Jie le simpatie dell'immensa maggioranza, se non con slancio, con una dignitosa arrendevolezza però, proprio meritevole di grande considerazione e che prova una volta di più quanto ·rispettata e potente sia la voce del Sovrano e del Suo Governo sugl'·animi degLi Austr~aci.

    488

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, pp. 349-350)

    R. 526. Cairo, 5 settembre 1878 (per. il 13).

    Nubar Pa,scià mi ha ·Lnformato che hl Signor Remder, gerente l'Agenzia francese, jerù. per ordine del .suo Gov.err..J gli ha espresso de~lie ·11~mostranze a:ssai risentite perchè H Khedive nelle difficoltà in cui si trova non abbia fatto appello alla benevolenza della Francia, e che si sia rivolto soltanto all'Inghilterra.

    Nubar gli ha risposto che se intendeva alludere alla dimanda fatta al Governo IngLese di a.utorizzall'e .iJl Signor WiLson di en1l11are nel nuovo Gabmetto, Egli dovea d~chiavarglli che ha accettato l'incai"Lco affida·tog·~i dal Khedlive col

    t.:.,..,

    fermo intendimento di governare con l'elemento nazionale; di voler mantenere l!ibera ed ,iJndipendente !'·autonomia dé!Jl'Eglirtto, e di vOiler eS1ser Libero di pre:::ldere, quoodo g1i necesSiitasse, l'elemenk> ~straniero, senza dilstinz;ione dii !11!az;ionalità, là dove credea:ebbe e3ser uti,Le al paese.

    A questa risposta di Nubar, il Signor Reinder ha replicato ·che stando così le cose, Egli doveva dichiarargli che la Francia non accetta ,i principi sui quaH s':i!ntende basare la Lriforma ammi:nrilstl1athna, ed 1ilnte,nde ptrendere le più a1mpie risewe.

    A tentativ·i deJ. 1\Hnristro Egiziano di chiaTii,re questa di<chi:amz'.ione, 1i:l Signor Reinder ha soggiunto aver ordini di non discutere. Nubar basandosi su:Na importanza d€1l fa:tto, ha ~chiesto :wl'l'Agente francese di :oomuni1oar.gLi per 1i:sci1itto gli mtendimenti del suo Governo. A che ,iJl Signor Reilnder ha ll1ils,posto che ne avrebbe ·chie:sta ,l'·auto11izzazlione.

    *Nel ·ra:ccontaa:mi quanto precede, Nubar mi ha assicurato* (.1) che l'intendimento della Francia è di dividersi con l'Inghilterra il potere in Egitto, e metter da parte tutte le altre Potenze.

    ''Tanto Nubar Pascià, ·che il Signor Lascelles, Segretario di Legazione inglese ad Atene, gerente di quest'Agenz,ia durante l'assenza del Signor Vivian, il quale mi ha ·confell1ma,ta ,la diilchi:araz:Ì!on<> del Signor RJeilnder, entr1ambi ne ,.;;ono molto allarmati ed inquieti perchè temono che il Governo Inglese, già esitante, di fronte 'a:l:Ia pre:tes'a messa 1iJnnan2'!i da11a Fran,ciia, non autor1izzerà .11 Sigìnor WHson ad accettare il Ministero offertogli dal Khedive* (2).

    Nubar non si dissimula, che non accettando H Wilson, che può solo rilevare il credito finanziario dell'Eg.itto, tutto il suo edificio crolle:rà. D'altra parte se il Wilson accetterà, e la Francia esigerà la sua pretesa, tutte le grandi Potenze avranno ed invocheranno lo stesso diritto, e l'Egitto governato da un Governo internazionale perderà ogni autonomia.

    Questo stato di eose mi è parso ~così gr1ave <ehe ho ~creduto jeri •i!nformarne l'E. V. per telegrafo.

    È assai arduo ,prevedere una soluzione a tante complicazioni. *Mi fermerò soLtanto sUJl11a possibtlttà che ~la Francia ottengìa ciò che dima!ll!da, e che un Francese sia 'chiamato a far ipa:rte del nuovo Gabinetto* (2).

    Es1taiJJte sempre 'ad elsprimere un'opinione, 'la posiz;1one de1Le cose pre:>de un tal andamento sull'avvenire di questo paese, e suH'avveni,re dei nostri interessi, che mi fo ardito far sentire la mia debole voce. Abbandonare l'Egitto a discrezione della Francia ed Inghilterra, non solo si perderebbe il terreno acquistato, ma non vi sarebbe più speranza di ritorno. Finchè si trattava di progetti di trattative per un assetto delle Finanze, la nostra attitudine non poteva essere che quella di un assoluto riserbo; ma ora si tratta di un'invasione del J)otere che deciderà i futuri destini del paese. Mi è difficile credere che l'Austria, la Ge,rmania, e forse *o<ra :particolarmente* (3) la Russia, !Sii possino accontentare di veder ~cader l'Egitto sotto l'influenza assoluta ed esclusiva della Francia e dell'Inghilterra, e l'E. V. mi permetta di poter dire che noi meno delle altre Potenze dovressimo accontentarcene.

  • In LV 26: • pare».
  • Il brano fra asterischi è omesso in LV 26.
  • In LV 26: «anche •·
  • Reclamando lo stesso diritto incontestabile dall'Inghilterra e daHa Francia ·Qttenuto, ne risulterebbe o che tutte le Potenze si ·ritirerebbero per lasciar l'Egitto viver '!-ella sua propria forza, o tutte entrerebbero su di un piede di eguaglianza per prepararne i futuri destini.

    *Sento grande l'ardimento mio a voler pronunciare un giudizio su questione di tanta importanza, ma mi affido alla benevolenza dell'E, V. che saprà interpretare i sentimenti che l'hanno dettato* (1).

    (l) (2) (3)
    489

    UMBERTO I AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Museo Civico Pavia, Carte Cairoli)

    T. Milano, 8 settembre 1878, ore 23,40 (per. ore 7,30 del 9).

    La ringra2'li!o del suo telegramma. QUJi tutto pvooede ottimamente. Ho la sodd~sfazione di dirle aver ottenuto che Ministro Affari E,steri non farà discorso che dopo aver par,lato con lei. Ho firma~o e fatto rimettere al Ministro della ·GueJ.V~a •ill de•oveto 111eliativo al. Mi!nJ~stevo Ag!vicolitu~a.

    490

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, pp. 350-351)

    R. 527. Alessandria, 8 settembre 1878 (per. il 15).

    *In continuazione al mio !Precedente rapjporto del 5 coNente (2), ·col quale ho avuto l'onore d'informare l'E. V. delle riserve prese dal Governo Francese sul nuovo sistema d'amministrazione che H Gabinetto Egiziano si propone d'introdu:r:re, e dell!e Tlichi•este dii Nubar Pasoià al Signor Remder dii fOI'muiliarl1e per ilsoviltto, mi arreco a pvermUJva dii comUillioare alil'E. V. lie •ilstvuzJiJoni g1ilulnltle dn proposilto ·da Pa11i•g1i, secondo dò che Nubar stesso mi ha Ili:liertilto j·ell1i sern 'Pil1Lma di lasciar Cairo* (1).

    1U Signor Reilnder ,iJn •nome del suo Govemo ha detto a Nubar •che J:e di1chi!arazioni fattegli sul nuovo sistema di amministrazione non intendeva che fossero considerate come un ovdine; ma come una prevenzione di non alienarsi la benevolenza del Governo Francese, e ferirne l'amor proprio e ·la suscettibilità; che per conseguenza non •credeva necessal1Lo di •autoriz2'lare 1hl •suo Ag~ente dii :liall1IlJe una comunicazione per iscritto, e si limitava di autorizzarlo a discutere sulla convenienza dei principi che esso Nubar ·credeva di dover seguire.

    Credo inutile di rapportare tutti i dettagli della conversazione passata tra essd. Il Signor Remder ha ~Sostenuto oo1omsamente •che J.'Eg~itto non deve nsoul'llir'e thl Gov;erno fu1lllllJoe1se: ·che non può non aver •11iiOOIIso •a liui dJn momenrti dli.ffioilhl, e ·d'ÌmllllllJdJa,rne dJ. conoollso e JJa ·oooperaZJi!one : ·che •m !lllessun modo glii •oonvliJene di ferirne l'amor proprio e la dignità.

    Con non meno ·calore Nubar ha sostenuto i suoi principi di voler mantenere intatta l'autonomia indipendente dell'Egitto; di voler governare con un -Governo EgiZJi•ano: e dti vOler esser •liibero di .prende11e l'•elemenrto stranli•ero

  • Il brano fra asterischi è omesso in LV 26.
  • Cfr. n. 488.
  • che potrà essere utile al paese, dove lo crederà senza distinzione di nazionalità, e •senza ·esigenza delGJe Potenze; che il Wilson non è imposto dal Governo Inglese, e che lo ha dimandato perchè lo crede utile e necessario all'Egitto.

    *Dopo lungo dibattimento il Signor Reindier conchiuse col dire: • nous finirons pour nous entendre •. E da ,sua ·parrrtP Nubar ~ilspose • ~orsque je !I"eCOIIliiliad,trei necessakes et uthles à ['Egy:prt;e les ·serV'kes d'nn :flral!lçallis, je ne !l'accepterad jama~s du Gouvernement françails, mais je le demanderai à la France •.

    Tanto Nubar 'che il Si:gnor Lascelles, gerente inglese, malgrado il linguaggio più mite del Signor Remdecr:-Titengono che ~~1 Gov:ermo fu'ancese non desd1stell.'à da]le p['ete1se messe mn'an:lli. E Nubar sente ,che 1in questo ·caso ·sarebbe dm.possibhle dii poter Tlesistecr:-e, .tal[)jto più che è oonv:mto 'che ;iii. Governo lngilese non potrebbe per questo intortbidare le buone relazioni con quello di Frai[)Jcia, e piuttosto accetterebbe le idee F1rancesi 1dli entrare in Egitto a [pari passo* (1).

    Nubar ne è molto inquieto e scoraggiato perchè vede in tutto ciò grandi ostacoli all'autorizzazione del Governo Britannico per ·la nomina del Wilson, o almeno un gran ritardo finchè l'incidente sollevato dalla Francia non abbia una soluzione, ed intanto si avvicina !rapidamente la scadenza de1la cedula del debito unificato al l o novembre. Ed è ormai fuori di dubbio, che se per quell'epoca non sarà conchiuso un imprestito sulle proprietà della famiglia vicereale, l"etrocesse ali1o Stato, gr,a:zJi:e aJlilia fiduaila •che ILa I[)JOmJma deil Signor w,t1son lin~pkerebbe in Inghilterra, il Governo Egiziano sarà nell'impossibilità di pagare la cedula semestrale, ed il nuovo Gabinetto ne riceverebbe un colpo mortale.

    l!n questa duro .aa.temativa, •e temendo dii ·cadere dopo di aver ·concepite e date tante s1peranze di un bell'avvenire, *io temo di aver indovinato che Nubar sta preparando il terreno per una transazione e salvare le apparenze e delle esigenze del Governo francese, e quelle dei principi da lui emessi ·con tanta ene'r'gia. Voglia l'E. V. ,considera,re, e tral'!re le [pOSSiJbili ·conseguenze dalle parole e dell Signor Remder 'e dii Nubar, ~he ho sottoliilneate. Gl',iJntend~menti deìl. Governo francese sono di aver la mano nel potere amministrativo -quelli di Nubar di non subire la pressione di nessun Governo. Ora se per tacito accordo, Nubar I"Laonosce utirlii •e necessari per l'Eg:Ltto d se!I'V\ÌZJÌ dii un francese, e di motu proprio, come ha proceduto per Wilson con l'Inghilterra, lo dimanda alla Francia, il Governo Francese otterrebbe il suo scopo, e certamente non si fermerebbe su di un giuoco di parole.

    E questo mio sospetto è sorto non solo daUa conversazione di Nubar col

    Signor Rei:nder ma a1nche diaa. :lìatto ,seguente. COillliabol"atol'!e dii NubaOC" per .la ri

    forma giudizia1ria, e redattore dei Codici, fu dl Signor Manoury, avvocato

    fra[}Joose.

    Caduto Nubar nel 74, ttl M<anoury 'Si è T'i!ticr:-ato in Fmnda, ove è deputato

    alla Camera.

    Appena sorto l'incidente francese di cui si tmtta, Nubar, ostensibilmente

    per aj~tall'llo ad estendere 'sugH 1mdigeni 1La gLu11~sdi:zJi:one dei nuovi Thibtmailli, ha

    chiamato il Manoury. Ma non potrebbe invece essere coll'intendimento di avere

    alla mano un Francese di sua scelta, e sua creatura, quando il tacito accordo,

    525

    19 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

    di sopra accennato, avesse luogo? La sceHa però sotto tuUi i rapporti sarebbe di poca lode al Presidente del Colllsiglio* (1).

    Ed in previdenza di ciò, che mi sembra la soluzione della questione che si agita, io ritengo, nella mia debole opinione, più che mai necessario che noi non doV!ressimo uiteTitormenrte tenerci, e :fiarci tenere .tn disparle, lo che era saggio consiglio finchè si è trattato di progetti vaghi ed incerti.

    Sarebbe certamente di nostro interesse che l'Egitto potesse vivere di vita propria, e governarsi da sè, libero da ogni influenza straniera. Questo sarebbe il risultato desiderabile a nostro vantaggio, e per la nostra situazione politica, e pei nostri interessi, e per la nostra Colonia, numerosa ed importante quanto qualunque altra, e per il nostro Commevcio, ;radldqppiato in questi ultimi quattro anni, come sarà dimostrato da una statistica che avrò la soddisfaz·ione .di rimettere all'E. V. appena sarà pubblicata. Ma se le condizioni finanziarie del paese hanno suJsoi,tarto una qutstrone po]iJttoa, ed impongono ailll'E~i.Jtto dii arssog~sti almeno tempol'ariamenJte, a[.!'influenm, ed aztone dik~ta dii Govetr1111i strr:anderi, io non saprei comprendere, *a meno che non vi siena ragioni che non conosco, e ·Che non debbo conoscere* (21), rpe11chè questo potere debba esser *usurpato* (3) da uno o da due Governi soltanto, quando tutti gli altri hanno in questo (paese gli stessi svariati, interessi a proteggere e difendere. In vista di queste considerazioni, che ho appena a•c•cennate, mi permetta l'E. V., *·e la sup(pUco perdonavmi tanto ardimento* (2), di esprimere l'opinione che sotto tutti i rap(porti a noi non conviene di rimanere impassibili !'jpettatori dii questi avvenimenti, e che aibbiano tutto interesse di seguire l'attitudine della Francia. In tutti i casi non avressimo nulla a perdere e tutto a ,guad'agnare. *In questi fPélesi* (4) non ibisogna mai far scorgere che non si dà importanza ad un diritto di eguaglianza con le altre Potenze. Si può volontariamente rinunciare, ma è necessario constatarlo e per n presente e per l'avvenire.

    Esprimo quest'opinione per dovere. Ora attenderò gli ordini e le istruzioni dell'E. V., che vista la precipitazione con cui corrono gli avvenimenti sarei ben lieto poterli ricevere telegraficamente.

    *Trovandomi in Cako non ho potuto esimermi di far visita al Khedive, ben deciso di restringerla nei più stretti limiti di pura convenienza. Sua Altezza ha saputo rispettare la mia riservatezza, e mi ha discorso superfic.ialmente degli avvenimenti in corso. Sull'argomento della retrocessione dei beni della famiglia, si è mostrato lieto di aver potuto concorrere con tanto sa·crificio a far cessare una posizione che tanto danneggia n paese. Egli sperava però che la Commissione d'inchiesta si sarebbe limitata a chiedere la retroces•sione dei beni acquistati da lui, e si è espresso assai amaramente per averlo obbligato a dare anche qruehli avuti .in erecli<tà dal :padre e daùJ'avo, •ch'E.~ ha diiVIÌISO .tra ri figl.Ji.

    Per mia parte ho voluto soltanto tentare di sapere a quale pressione ha ceduto al programma dii Nubar; ed EgJJi mi ha detto che dl Signor ViVIian c a rarison de dire que ni son Gouvernement n~i rl!ui ont jjaJist Ultle pressilon officiJehle ouverte, mais Dieu sait le reste •* (2).

  • In LV 26, invece del branco fra asterischi: «Io credo che Nubar pascià stia preparando il terreno per una transazione •.
  • Il brano fra asterischi è omesso in LV 26.
  • In LV 26: c composto •·
  • In LV 26: c A parer mio •.
  • 526

    (l) (2)

    (l) In LV 26, invece del brano fra asterischi: • Non pare probabile che il Governo francese desista dalle pretese messe innanzi. E Nubar pascià sente che in questo caso sarebbe impossibile di poter resistere >>.

    (l) (2) (3) (4)
    491

    IL VICE CONSOLE A TOLONE, BERTONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI (l)

    R. s. N. Tolone, 9 settembre 1878 (per. il 22).

    Ho l'onore di informare l'E. V. che è annunciato -l'arrivo della Squadra d'evoluzione francese in questo porto per i primi giorni del prossimo venturo 01:Jtobre.

    Continuano nei dintorni di questa città i lavori di fortificazione ed altri, che già ebbi a segnalare all'E. V. in precedenti miei rapporti. Inoltre si è intrapresa la costruzione di una strada carrozzabile per accedere con lungo giro alla vetta del monte, detto: Biin de quatre heures il quale sorge all'ovest della città, dirimpetto al fort Rouge, all'imboccatura della valle denominata di Revest a Dardenne; su quella vetta sarà poi eretto un fortilizio.

    Si è parimenti posto mano alla ·costruzione di una nuova batteria sopra un colle di mediocre altezza che travasi circa a metà della via che dal Comune della Seyne conduce a due monti gemelli, posti in riva al mare, uno dei quali porta un semaforo e l'altro il Santuario detto de la Bonne Mère.

    Da quel colle si domina il seno di mare posto al sud delle cosidette SabLettes, istmo (artificiale credo) con cui l'isola di St. Mandr.ier è unità al continente. Quel seno, se ho bene inteso ciò ·che mi fu riferito, è considerato ora siccome il punto più debole della difesa di Tolone, stante 1 progressi fatti dalle artiglierie e dalle corazzate. Sembra che una corazzata come il Duilio presentandosi ad una certa distanza dalle Sablettes potrebbe fulminare la città sfidando impunemente il fuoco dei forti, per·chè troppo lontani, e quello delle batterie più vicine, perchè troppo basse e mal armate. La nuova batteria collocata più alto, ed armata d1 potenti cannoni da costa come quelli della nuova Batteria di Balaguier, riempirebbe quella la·cuna nella difesa avendo un'azione più estesa ed efficace.

    492

    IL TENENTE DI VASCELLO PARENT AL MINISTRO DELLA MARINA, DI BROCCHETTI (2)

    R. S. N. Roma, 9 settembre 1878.

    Il giorno 9 agosto, ricevuti ,gli ordini e ·le istruzioni tanto del Segretario generale della Marina, quanto di quello degli Esteri, sono partito dLrigendomi su Tolione, il.'un1Loo porrbo mlillJLtal'e deltla F.ralillo1a 1sul MedLter:r:anJeo, neil. quatle .per conseguenZJa satl'ebbem ~stati ,Lfl ·oor·so •gJli :armatmooti necessari per una ·spedi:ZJ~one a TutnLsi. Per ·causa dei guasti oagionatti daJLlie piogge 1aJlilia ferrov>ia ocoidenta!le liigure, sono .giunto 1a TOÙJ<me soliamenrbe ·hl g1iomo 11.

  • Annotazione marginale: • Alla Marina 28/9/78. Alla Guerra 28/9/78 •·
  • Questo rapporto venne comunicato dal Ministro della Marina al Consiglio dei Ministri il 10 settembre.
  • Per attingere informazioni precise senza destare sospetti, ho noleggiato successivamente due barche per fare delle bordeggiate nella gran rada: giovandomi della mia conoscenza della lingua francese, mi era facile fare il bagnante novizio e fare chiacchera,re i barcaiuoli, i quali erano vecchi marinai, perfettamente al corrente di ciò che accade in Arsenale e dei movimenti deUa squadra, della quale sospirano il ritorno. Ho saputo da essi, e l'ho verificato in seguito, che la massima calma dominava e che nell'Arsenale non VIi ooa altro allìilamento 1in ICO!I'so che quel:lo dellla co~zZJata d:i 2° oodillnle • La Vt.ctorieuse •, destinata quale bastimento ammiraglio della Squadra del Pacifico, che ltno1tre vi er~a iJ.',inCl'OC1atol'e di la l()liaJSse, < 111 Tourvdill1e • , m dlilsponibilità dopo le ultime crociere di prova. Sulla rada non vi era che il solo

    • Cassard •, ex-yacht imperiale, ridotto ad avviso.

    Avendo saputo dai barcaiuoli ,che l'entrata era da qualche tempo libera in .AI'sena1e dal11e 2 alle 4 pomerl1d~ane. l'ho vdislirtato accompagllliato da un soldato dd :llarnter,1a ma'!1irna ed ho verificato <l'esa<ttezZJa delle 1m:llorma~ond. avute, doè ,cbJe nell'arsenale regnava la massima caLma e che il lavoro più importante in corso era quello della costruzione del nuovo bacino del Missisey.

    Nelle mie bordeggiate, le mie guide mi hanno fatto vedere la nuova batteria composta di 8 o 10 cannoni da 27 centimetri, che è stata eretta ultimamente sulle alture dietro la Grande Tour e che comanda la gran rada. I p31l'apetti ,sono in ter,ra ed 1i pezZJi, pos<ti ,1n b31l'betta, SOIIl!O separ1a<ti da for,ti,ssime traverse di terra, nella pal'te inferiore delle quali sono posti i magazzini e gli alloggi. Secondo le informazioni avute, esse erano state collaudate poco tempo prima e gli affusti si erano comportati molto male, poichè alcuni pezzi erano stati scavalcati. Ho veduto pure i lavori della diga che deve chiudere l'entrata della piccola rada: il braccio settentrionale parte proprio dall'estremità della P.ta pipady, quello opposto parte dall'estremità orientale dell'ospedale di Saint Mandrier; i lavori sono principiati da poco e spinti molto attivamente. Vi sono delle mede, che indicano le estremità dei moli in costruzione.

    Ho veduto altresì che erano esatte le informazioni che mi avevano dato

    a Parigi sull'organizzazione della difesa subacquea fissa degli Arsenali marit

    timi della Francia. Sul braccio orientale che chiude la vecchia Darsena, sono

    disposti molti ginnoti di ogni dimensione: ne notai molti capaci di contenere

    anche più di una tonnellata di polvere: essi sono forse più di un centinaio,

    tenuti dipinti a minio e tutti numerati.

    A Tolone si parlava pure della riunione delle Squadre: la ragione data ufficialmente era quella dell'ispezione annua: i barcaiuoli stessi la davano come una ragione poco seria e credevano che vi fosse qualche cosa di molto più importante per aria.

    Da Tolone mi sono diretto a Marsiglia per imbarcarmi per l'Algeria. Pri

    ma di partire, ho scritto al Conte Maffei, ragguagliandolo sulla mia visita a

    Tolone e sulle impressioni che ne riportavo. Il 13 ho lasciato Marsiglia ed il

    15 sono giunto ad Algeri, facendo la traversata sul vapore • Canrobert • della Compagnia Valery. Secondo 'le convenzioni postali, la traversata fra Algeri e Marsiglia lunga 417 miglia si deve fare in 40 ore al massimo: i vapori

    528

    del Valery la compiono generalmente in tempo più breve: col • Canrobert • abbiamo impiegato 32 ore, il che dà una media di 12.8 all'ora. Su questi vapori ho trovato adottata una misura molto savia per i casi di abbordo così frequenti in questi ultimi tempi: in ogni cuccetta, sotto al capezzale, il viaggiatore trova una cintura di salvataggio. Inoltre questi ,postali sono muniti di una barca a vapore sistemata sul passavanti come le altre lancie: esse sono di legno e devono essere molto leggere poichè le grue che le alzano sono poco più .grosse di queiJtle deltle 1a1ltre ,tmba!r(laZI~oni: esse hanno già ll'eso dmpoctanti servizi in occasione ,di avarie per andare a terra a chi'edere soccorso.

    Giunto in Algeri, secondo gli accordi presi col Segretario Generale degli Affari Esteri, Conte Maffei, io mi rivestiva del ca,rattere di viaggiatore dilettante, venuto per studiare la questione degli Schott algerini, questione che m'interessava come membro della Società geografica italiana, la quale sinora se ne è molto occupata. Mun1~tomi a Marstg,lJila di quan~to potei trovail'e dii 'stampato a tal dguardo, io ne avea una sufficiente infarinatura per sostenere la parte pxesa. In Alge~i, ho v~sitato il Console genexale Si1gnor di S. Agabio: e med~~mte liti Vi,ce-Con~;;~oi!Je Si,gnOLr Fossati-Ria!IDe,ni, dal qual1e ebbi ognli gener'e di cortesia, sono stato introdotto nel circolo di ALgeri, ove mi sono trovato a cont,atto <~:Jon molti uffiZJiai!Ji superd,oni frnnce1si e :lira glii ~alrtmi, ~cOI genooll!le Te~ssier, comandante interinalmente della Divisione di Algeri durante la licenza del Comll!lldaa:tte ,effettivo.

    In Algeri mi sono fe11mato quattro giorni, girando sempre, parlando con tutti; in seguito mi sono imbarcato sul vapore che fa la costa orientale e ho visitato i porti di Djelli, Bougie, Philtppeville e Bona, capi-luoghi dei distretti militari. Da Philippeville, ho fatto anche una corsa sino a Costantina, il capoluogo della provincia limitrofa della Tunisia.

    Da tutte queUe escursioni e da tutte le informazioni prese, ho potuto convincermi che non vi era nessun preparativo militare o di altro genere che potesse indicare l'intenzione immediata di impadroni,rsi della Tunisia. Il Gove,rnél!tore geneTa,le Chanzy era in F,I1alll,oLa ove ~ass~steV'a 'ailile 'sedute dleQ Consiglio Generale del suo dipartimento. Oltr·e al Chanzy, erano in licenza sul continente, i generali comandanti le divisioni, compreso quello della Divisione di Costantina. Nelle autorità civili era lo stesso. In tutti i corpi dell'esercito stanZJiato ,in Alg·ex,ia, si prnc.edeva al lttoenZJita,mento delila oliasse che avea finito il suo tempo di servizio. Ogni giorno, i soLdati licenziati giungevano in Algeri dall'interno della provincia di Algeri, per imbarcarsi e rimpatriare. Col • Vannina », sul quale ho percorso una parte della costa, si raecoglievano in tutti 1i porti ,j I]Ji,eenzi,ati dei coirpi del:lia proVIma~a di CostalllJt~na. Neil. treno col quaJle sono tol'nato da Costarnti,na, ve n'exano 'almetno duece,nto ·ehe IS''i:mba,l'Cia,rono per IÌ'Ì,mpat,r,iJare da Bon~a. :Ue il'e,a]iut1Je diestmte a [11m:r;AiaZZiall'l€ ]la classe congedata non erano ancora giunte: l'eser.cito non era dunque punto pronto per una occupazione e tutto mostrava che non si pensava ad una prossima campagna impossibile con effettivo ridotto e senza Capi.

    Noterò incidentalmente come la le.gge testè votata dalle camere francesi pe1r migl,io!I'a,re la cnndinione dei .sotto-uffiZJi1ailii e rtratteneir,li 1atl sell'V~1o non abbd1a quest'anno almeno dato i risultati che se ne aspettavano: in tutti i covpi, quasi tutti 1i IOOÌitO-UffiziaJJ.i •Che finivano IÌ1l J!Ol'O serV:lZil!O hainJno rofìu1Jato dii OOll'1Jraa're nuova ferma malgrado i vantaggi accordati a loro: mi è sta·to detto che per questo :liatto, un reg,gÌ!menroo di ~uaVIi ha perduto di un 'ooLpo 75 sotto-uffiZJiJaLi, tutti insomma quelli ,che finivano il loro tempo, senza una sola eccezione.

    Quando sono arrivato in Algeri, la Divisione Navale dell'Oceano, che l'avea toc.cato, era partita da due giorni: tutti e persino l'aiutante di bandiera del Contr'ammiraglio, direttore della Marina in Algeria, assicuravano che essa era diretta per Bona, ove dovea riunirsi colla squadra di evoluzione del Mediterraneo. Invece dopo alcuni giorni, si è saputo che essa era andata ad Ajaccio a raggiungere la Squadra. In Algeri come a Tolone, lo scopo uffizialmente dichiarato per questa concentrazione di forze, era quello dell'ispezione annua del Comandante in Capo. Questa ragione che sarebbe buona in tempi normali, non è .suffidente in un'epoca di COSIPkazioni e di ddffidenze generali fra i vari popoli, come l'attuale. È probabile che allorquando essa fu ordinata, la Francia pensasse seriamente se non all'occupazione di Tuni.si a prenderne il protettorato e che vi abbia rinunziato in presenza del cattivo effetto che tale atto avrebbe prodotto in Italia. Se non è per Tuni.si, a quale scopo dunque tale concentrazione, la quale ha destato tanti sospetti? Per me, ritengo che questa concentrazione è stata fatta per pigliare il protettorato di Tunisi. L'accordo della Stampa algerina è troppo unanime su quella quistione. Durante il mio soggiorno in Algeri, ogni giorno non v'era un giornale che non contenesse una qualche riga per l'occupazione od il protettorato della Tunisia. L'uno annunziava ·che una parte notabile degli abitanti della Tunisia chiedevano il protettorato francese, l'altro annunziava che quella terra era stata offerta alla Francia a Berlino, etc.: insomma ognuno avea sempre qualche riga a quel riguardo e la loro ·concordia su questo argomento è tanto più meravigliosa che su tutti gli altri argomenti la stampa algerina è divisa in mille partH'i che 1si combattono ·con una v1owenza senZJa pa11i. Era dunque da •sospettaTs>i che fosse stata data come una parola d'ordine su quella quistione, tanto più che il monitore uffiziale della Colonia riportava quelle notizie e fece una volta soltanto una dichiarazione molto vaga per smentire i progetti attribuiti alla Francia. Nell'elemento civile, a giudicare dalla stampa, l'occupazione od il protettorato della Tunisia è desiderato e vagheggiato: lo si desidera per acquistare terre fertilissime e poi siccome ai francesi sono necessarie frasi altosonanti, si parla dell'alta missione civilizzatrice da compiere nell'Africa...

    Nell'elemento militare, l'occupazione di parte della Tunisia è ritenuta necessaria, ma in generale non si ·crede che ne sia venuto il momento. Non è in Africa che la parte seria dell'Esercito vuole fare .conquista per ora: essa pensa invece alla ripresa delle provincie perdute sul Reno. È stato il Maresciallo Mac Mahon, mentre ·era governa,toce deM'.A!lge,r,1a, che ha oreato, ·si può di['e, quel progetto di annessione di tutta od almeno di una parte della Tunisia. In quelil\~poca, 1a sottomissione dei Kabi!l'i ·non era pedettamente compiuta e le tribù insorte della provincia di Costantina trovavano facilmente ricovero nella vicina Tunisia. Le frontiere fra i due paesi sono molto male definite e difficili a guardarsi. Oltre al trovare ricovero e protezione nelle tribù limitrofe, i Kab~Li vli dcevevano de11e armi e dellle mulll'iZJ1oni, '1'1mportaZJ1one delle qua(JJi è severamente proibita in Algeria. Ora questo bisogno di annessione per questi

    530

    motivi è cessato perchè dopo l'insurrezione del 1871, le tribù sono state completamente sottomesse e schiacciate. Sembra che per ora almeno si sia rinunziato ad una conquista e che si sia invece cambiato tattica, cercando di ottenere per ora. il dominio della Tunisia coll'influenza diretta degli agenti ed impadronendosi indirettamente del Governo del paese colla direzione dei suoi interessi economici. Per dirla in una parola, sembra che l'obiettivo attuale sia di fare del Bey di Tunisi un vero Rajah indiano sotto la protezione francese.

    Acquistata de visu la ·convinzione che non v'era in Algeria il minimo movimento di truppe o di altro genere •che potesse giustificare il sospetto di una prossima invasione nella vicina Tunisia, ho lasciato quelle acque e da Bona mi sono recato a Tunisi per comunicare queste mie impressioni al Ministero degli Affari Esteri, per mezzo dell'Agente Politico, Onorevole Mussi, il quale era informato della missione affidatami.

    Prima di tornare in Italia, l'onorevole Mussi mi ha pregato di recarmi a Biserta per vedere se le condizioni di quel luogo erano tali da giustificare i desideri di conquista che si attribuiscono alla Francia a suo rigual'do.

    Durante due giorni, ho percorso il mare piccolo di Biserta in barca noleg~~ata, facendo scarndagLi 1e p1g:li~ando ;mformazroni SUJ1La radia SIÌia diaJl nostro agente .consol:a•re, cav. Oa['pena, vecchio cap1ta,no ffi!€['Can.t1le ·stabHitOVIi da 14 anni, sia dalle barche ·coralline che vi approdano per fare viveri o per tirarsi ~n ·t.erlra per l'lipulirv;i la •oal'lena.

    La •rada di Bi•serta è p01.3ta a tre mig,fi;a •al 'sud del Capo Guerlra, estremità rocciosa che la ripara dai venti da ponente a tramontana, i quali sono i più violenti su quella ·costa durante la stagione invernale. La rada è aperta ai venti di tramontana a levante: ma da quel quadrante si hanno raramente venti molto forti. Del resto, po1i, ,iJl fondo, d:i s1abbi'a ed ,aJga, è ecooltlenJte ten1tore e ·secondo le mfocmaz1toni .avute, ;lJa 'l'ada è 'Sii•cUI"i•ss1ma 'con tutti i .tempi. !Il mi~liiore ancoraggio è a N.E. della città a mezzo miglio di distanza in fondo da 10 a 15 metri.

    La .città di Biserta ha alle spalle un mare piccolo, vastissimo bacino paragonabile a quello di Taranto sotto ogni riguardo. Questo mare piccolo sbocca nel mare per mezzo di un canale lungo circa 4 miglia. Sulle sponde della foce del Canale è eretta Biserta, appoggiata a colline sulle quali si innalzano vecchi forti che una volta la difendevano. Alla sua foce, il canale ha una profondità che varia da 2 a 3 metri e che lo rende praticabile per le sole rparanzelle e per 1e bal'che ·corarl,line . .A!lJe @a1l1l:e delJ;a ·città, nel pU!Il!to ove 'sono 's1tua1Je le pescherie, il canale ha pochissima profondità, tale che una lancia v'inca.glia facilmente. La sua larghezza nella città ed in quella parte varia da 50 a 150 metri: la corrente è fortissima in certi momenti e cambia regolarmente colla luna.

    Al di là, cioè, dentro delle pescherie, il canale si allarga e corre fino al mare piccolo variando in larghezza da mezzo miglio a più di un mj,glio e la sua profondità varia da 3 metri vicino alla sponda a 7 ed 8 metri nel centro: il fondo è di sabbia finissima analoga a quella che forma le dune che si trovano sulle rive della rada e la quale ha interrotto poco a poco la foce del canale. Questo •cana1le, •coLle sue lilllsenacture e ·col~.1a •sua ,P!'ofond1tà ·sembrn •che ;sia ;stato creato per diventare un porto di l" ordine: esso deve esserlo già stato in tempi

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    remoti a giudicare dalle rovine che si trovano sulle sue rive. Il mare piccolo interno ha una estensione di più di 30 miglia di circonferenza: esso ha la forma. di un triangolo: la base posta sul lato Nol'd nella direzione Est-ovest ha circa 7 migiLLa di llunghezZJa .e iLa sUJa ailitezZJa 1sarà dà ·CILroa 5 miglita. La sUJa prro:llondlttà vaDia da 4 ,a -6 meti'Ii. Al dii là dii questo mare ptooooo, ve!'ISO Ponente, 1sepall'altone da un ,tstmo, tDoV1asi !hl il;ago dii 'acqua dol·ce di Djebel Jsk·el >che ha dma 8 mtgJ1~a dalil'E,st alll'OV1est e 3 da NOTd a Sud: neHa stagtone del1Le piogge, d1l suo 'liiV1elilo cresce ed ·esso ·si soa!'lioa nell mare pLocol!o.

    Come già dissi, si ha nel braccio o canale, che dal mare piccolo va al mare, un porto naturale vastissimo ed abbastanza profondo. Il restituire alla parte estrema del braccio una profondità conveniente per renderlo navigabile da

    , grossi legni, o, meglio ancora, forse, tagliarne un nuovo braccio nella lingua di terra che divide a mezzogiorno di Biserta il mare piccolo dal grande, non mi sembra ·cosa nè difficile nè dispendiosa, essendo il terreno di sabbia. Ciò facendo Biserta diventa un porto di l o ol'dine mercantile e militare. Il mare piccolo è ·circondato da piccole colline sulle quali sarebbe facile stabilire la difesa terrestre. E quando si considera la costa algerina, si intende facilmente che la Francia desideri il possesso di quel porto. Su tutta la sua costa, essa non ha un buon porto, qUJe1.Lo dii Al:ge[1i. malg~ado :i m11J1()1111i :spe,si, è II'IiJst!'letto ed d!nabbordabile quando il maestrale soffia con violenza. I moli fatti per creare un porto a Philippeville sono stati distrutti dai marosi nello scorso inverno e sette grosse navi furono buttate sulle calate interne e naufragarono. Su tutta la ·costa non si trova una rada sicura di poggiata contro la traversia di quelle coste, il maestrale.

    La Tunisia ha invece vicino a Capo Bianco, il mare piccolo e la rada di Biserta e, più al sud, a poche miglia, v'è porto Farina, eccellente ancoraggio riparato dai venti del 4o e del l o quadrante. Si aggiunga che la Tunisia è in queLl'a pa1rte t1I'1aversata dalil''Uiilko vero fiume 'Che 'estste ne1l'Afr,1ca da CeUJta a Capo Bon, la Med-jerda: che essa è molto più fertile dell'Algeria; che contiene ricche miniere e vastissime foreste nell'interno ed a Tabarga vicino a La Calle; ed è naturale che la Francia desideri annettersi una terra simile.

    Il mare piccolo di Biserta è al pari di quello di Taranto di una straordinaria ricchezza per i suoi prodotti: basti il dire che esso è appaltato ad un indigeno per un canone annuo di 158.000 piastre tunisine. L'appaltatore ne ricava un benefizio netto annuo di 80.000 piastre. In mano a pescatori napoletani, coadiuvati da .capitali per avere mezzi di trasporto, esso potrebbe rendei'e 4 o 5 y{)llite. dii più. La pesca s'i iia soLamente V1Loùno •aJlilia ]oce e V1i 1si pesca

    allol'chè il pesce scende al mare per depositare le sue uova. Ogni mese cambia lia 'speaiie de1l pesce 'che scende; ma ,1a pe,:>ca più dmpo!'ìalnte è queBa dei muggini, colle uova dei quali si fa una bottarga molto pregiata. I dintorni del mare piccolo sono inoltre fertilissimi: le colline sono coperte da bellissimi oliveti. L'olivo cresce rigoglioso e senza coltura: la vite vi dà eccellenti prodotti. Insomma credo che sia difficile vedere radunate in un solo punto tante ricchezze naturali. Se l'Italia avesse in Tunisia l'influenza ·che dovrebbe avervi per l'importanza della sua ~colonia od avesse almeno quella che la Francia vi ha di già, sarebbe da farsi concedere il mare piccolo di Biserta colle terre adiacenti per formarvi una doppia colonia agricola e peschereccia che non potrebbe non diventar.e r.icchiJEJstma e p['ospera. La Fv~mcila ha, per esempdio ottenuto per <i!l. Conte Sancy, sulle sponde della Med-jerda, in regione fertilissima, una conce:sstOJlie di 7000 ettami di ·terrerlli: non possJi,amo qudooi anche noi ottenere una equi\naLente ·COillJcessiJone.

    Con quella gita a Biserta, ho considerato terminata la mia missione e sono tornato. Pmtma di terunilniarr-e, mi pffi'"metta ii.'E. V. di e~spol'lle ile limiJ['lelssioni che ho riportate dal mio soggiorno in Tunisia, tanto più che esse si collegano con ciò che avanzai ,poc'anzi sul nuovo obiettivo francese, e di sottoporle alcune proposte che sono l'espressione dei destderi della nostra maggiore colonia.

    In Tunisia la colonia europea dominante è l'italiana. L'italiana è la sola Lingua éhe vi 1si partlia e ~che gl'dind1g,eni conoscano. Riù di 40.000 'sono d. nostni connazionali ivi stabiliti e fra di essi si contano i più grossi commercianti, i principali banchieri, i medici e gli avvocati più rinomati, insomma quanto la colonia europea conta di più onorevole e di più autorevole. Tutte le altre colonie europee sommate insieme non giungono alla metà della colonia italiana.

    Tenuto conto dell'importanza di una tale colonia e tenuto conto altresì che la nostra attività commerciale non può avere sbocchi che al Sud nell'Africa, essendo circondati al Nord da popoli presentemente più ricchi e più industriali di noi, è doloroso il vedere che nella Tunisia l'influenza italiana non sia la preponderante. È po,sts'ibile di pwmettere .che altri 'comandli in una twra rposta a ;poche miglia dalla Stcilia, della quale si scorgono le vette in bella gio.rnata? Eppure da aLcuni 1anllli è ·così. La Franoi!a, po1oo a poco, 'ha 'acqUi~stata la m!llSsi!ma influenza presso il Governo tunisino: essa si è fatto concedere una linea di ferrovie ·che congiunge Tunisi coll'Algeria, traversando regioni ricche per fertilità di suolo e per miniere, col diritto di potere costruire tronchi laterali di 50 chilometri di lunghezza. Lungo questa ferrovia essa si fece fare delle grandi conoe,ssi!Qn,i di ·tetDre[}Ji ·ed ti!nsi!ste per ottenere Ila concessilone d~eiLle mindleTe che si troVlano ,1Jungh'·essa: etssa ha 1in mano ,j tellegrafi.

    1

    Le finanze della Tunisia sono in sua mano :per mezzo dell'ispettore gene

    rale della Commissione di sorveglianza il quale è francese ed è il vero ministro

    delle finanze.

    La Francia ha ottenuto tutto ciò con molti mezzi. Prima di tutto il Go

    verno ha spinto in quelle regioni i capitali nazionali •adoprando ora la leva del

    patriottismo, arra quella dell'inte~resse. Ma soVlrattutto esso ha tenuto sempre

    aillto r.hl 1suo 'prestigrio di :fironte a quehle popolaziom con una poWi.tdtca 1abille ed etne!l."

    gica. Anche nei suoi momenti più difficili, essa ha sempre fatto mostra della

    sua forza, facendo toccare Tunisi dalle sue forze navali. Il Console va e viene

    con legni da guerra ~che gli prodigano saluti e la voce del cannone è l'unica

    che sia sentita da quei Governi deboli ed inerti.

    L']j1Ja1Jila, da quail.che lanJnO, w perdendo ogllli ,influenza; è nna V'Ooe !UIIllaiiliÌime

    nella colonia che lo proclama e che lo lamenta. Da molti vecchi italiani, intesi

    dire che la Sardegna ed il regno di Napoli erano più ascoltati di quello che

    lo fosse in questi ultimi tempi il Regno d'Italia. Vi sia pure in ciò dell'esage

    razione: ma i fatti che ho sottoposto alle considerazioni dell'E. V. mostrano che la Francia ha intrapresa la conquista finanziaria e morale della Tunisia e che essa è vicino ad a·verla ottenuta.

    Noi, invece, sembriamo da alcuni anni esserci disinteressati a quella regione per noi tanto importante. Di rado le nostre navi visitano quelle spiagge e mostrano che l'Italia ha a11mi per fare valere il suo buon diritto. Il nostro console va e viene come un tapino sui postali: la sua autorità morale non è mai proclamata col tuono delle artiglierie. Tanto ci siamo disinteressati che l'apparire di una nave militare italiana in quelle acque sarebbe l'oggetto di commenti e di sospetti, mentre dovrebbe essere ritenuta come cosa naturale.

    La Marina Militare, in ciò dicendo esprimo anche un voto della colonia, potrebbe ogni tanto comparire in quelle acque, ove ci chiamano tanti interessi da proteggere; essa potrebbe anche trasportare il nostro agente sia nelle sue gite in Italia, sia nelle sue escursioni, dando così una prova palpabile per tutti della sua importanza e del conto che si fa della nostra colonia nella madre patria.

    In quest'epoca di sospetti reciproci fra le nazioni, è delicato comparire con forze navali in un qualche punto, specialmente ove si ha perduto l'abitudine di andare. Ma poco alla volta si potrebbe r1pigliare il perduto, comparendo prima con un legno d!i poggiata, poi periodicamente e finalmente ·colla nostra squadra intera.

    !Il • Gui,sca:rdo • potrebbe poi :serv:i1re perr !La missione del console: essa sarebbe utilissima: ho veduto, coi miei propri occhi, l'effetto prodotto dall'arrivo de<L!'avv:~so • Champi~aJirn • <Clol consoLe di Frnncia.

    Gl'Italit3Jilli deliJJa nostra ·colonLa hanno ora mol1la 'speranza nell'iingegnJO e nell'attività del nuovo agente On. Mussi. Sperano che esso riacquisterà una parte almeno della influenza perduta: esso lo farà se sarà validamente appoggiato.

    (l) (2)
    493

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO

    T. 591. Roma, 10 settembre 1878, ore 11.

    En réponse à votl'e télégramme du 4 (l) S. E. 1le oomte Corti a:ctue1lement en congé me ·charrge de vous engager pour 'l·e moment à ·contmuer dans l'attitude prudente que nous gardons dans les affn1res d'Eg~te, sans entraver l'action de la France surtout si cette action n'est pas directement contraire aux intérets italiens.

    (l) Non pubblicato, ma cfr. n. 488.

    494

    L'ONOREVOLE MUSSI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 10. Tunisi, 10 settembre 1878 (per. il 16).

    Ho ricevuto il riverito foglio di V. E. in data l settembre corrente, serie Politica n. 2 (l), e i due allegati che erano uniti: mi uniformerò alle avute istruzioni.

    A conferma però di quanto ebbi l'onore di esprimere nel mio rapporto confid!oozl~ale de11 22 agosto (2), 'devo 1avvertJ~e ·che :la Società :Dran,aese della fierroviia tun~siiJJa-'allgerma ha aperto :trarttativ·e per •COmpemre wa furrovtila da Ttmliilsi 1 al1~a GoLetta, 'che è fin'otra m mano d'Ing:~esi; e 'che un'alttra società franoetse è pme m 1Jl'latta,1Jive per S'UOOedea:e aù!la Società .mg:1ese del gaz. Su1Lo .stesso propoS]to gtova notifiea~re •che un llU0\110 fran,oose, mStgnor GIDand, ingegnere dell~e mtniletre, fu, in ,seguito agli ac:covda IP•resi dal Console d'i FTancia fin dall'apii'ile u. s., nomi:nato ,ti1Jgegnere 'capo dlel GoV1ernQ Tnntsdno. EgLi è 'armivato questa se:ttimaJIJJa, e fu già presentato a Sua Al1tezza. Anche un ·ail~o d!ngegnere, il. Signor Gou\11et ~che pareva avesse abbandonato il suo ufficio di ingegnere capo presso il Municipio di Tunisi, ha invece abbandonato adesso le sue occupazioni e speculazioni e si è restituito in questi giorni al suo posto, nel timore che altri, forse un italiano, l'occupasse.

    Sono tutti passi, più o meno g~randi, d'una marom ·Lenta, ma cOllltmua.

    Il generale Kheredine, di cui parla H mio ultimo rapporto d!el 3 corrente Serie Politi-ca n. 8 (3), ha voluto .afirettare la sua partenza. Egli si imJbar,ca domani, col postale france,se, per Mansiglia, e di là a Costantinc:woli.

    Continuano i più sottili commenti su questo viaggio, il quale, conforme già avvertii, significa per molti una nuova minaccia di politica turca. Di questo avV1tso sd mostra 1anche :hl 00lliso1e Geneva1e dii Franoia, Si,gnor Roustan, ool qua11e ebbi l'altro ieri un lungo colloquio. Egli dice che il Kheredine tenterà di rinforzare il firmano del 1868, non riconosciuto dalla Francia, ed accettato con riserva dall'Italia.

    Veramente non parmi questo il momento opportuno per la Turchia di fare una ripresa d'iniziativa o di autorità in Tunisia. Bisognerebbe supporre che in questa poiLirtica J.'ajutasse J.'IinghilLtoora, perSUiasa dellil'!i:mpor:tanza strate~~oa deLm Tunisia sul Mediterraneo e decisa a resistere alle tendenze francesi od italiane,

    o a mettervi delle condizioni.

    L'Agente ·itn~lese non Jia mi1stero 1a Tun,Lsi dii queste che egl]ii d11ilama IIllecessiJtà IngLesi, e lll!on è ·OOI"to da parte ·sua 1che mancano glii 'eco~eillti 1aJ1la sua patria.

    Veda l'E. V. se è il caso di chiedere a tempo opportuno qualche notizia alla nostra Legazione dì Costantinopoli (4).

  • Cfr. n. 481.
  • Cfr. n. 457.
  • Non pubblicato.
  • Annotazione marginale: • A Cospoli 21/9/78 •·
  • Questo intanto posso assicurare, che il generale Kheredine, non si recò a11a vdrsilta di 'congedo da Sua AilitezZJa, 'e che i'l Signor Roustan ,si adoperò iJn ogni modo, 'ed rinVIaiilJo, pvesso ,iJl Bey, affinchè il geneva1e fosse rlicevuto da S. A. e maXl!dato a Oostantmopo1i ,a spese del Governo rtunilsino, e come funzionario de1l;o Stato.

    Sua Altezza non volle intendere: ed il Kheredine parte quindi con disposizioni certo non benevole verso il Bardo e la sua .politica.

    (l) (2) (3) (4)
    495

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 803/127. Londra, 12 settembre 1878 (per. il 15).

    Facendo seguito ai miei telegrammi N. 140 e 141 (1), ho l'onore di rendiere conto a V. E. della ~conversazione che ieri io ebbi col Marchese di Salisbury.

    Sapendo ~oh'eg.Jri non maoeva che un'appa,vizione a Londva e dovev'a MOii"nare a Dieppe a raggiungere la sua famiglia, profittai di tale circostanza per parlare di diverse ·COse che si riferiscono alla vertente quistione d'Oriente.

    Io chiesi al nobile Lord se egli persisteva tuttora a non associarsi alla proposta del Gabinetto germanico, dietro la quale ognuna delle Potenze segnatarie del Trattato di Berlino dovrebbe indirizzare una nota identica alla Turchia, per ilndur!La 'ad eseguke, senza mdugio, ·le ·concliiziiQinJi impostel!e dail!l'anzide<tto Trattato.

    Il marchese di Salisbury mi rispose che, ora più che mai, persisteva nel suo rifiuto d'associarsi a tale proposta, ch'egli non ravvisava in alcun modo giustificata, specialmente in questo momento in cui la Porta aveva ceduto Batoum, e mentre il recente atroce omicidio di Mehemet Alì, che comandava le forze della Turchia, dimostra abbastanza che quel Governo non è sufficientemente forte per farsi dovunque ubbidire nei propri domini; per cui l'intimazione proposta dal Gabinetto di Berlino equivarrebbe a domandare una cosa impossibile.

    Quando più tardi il Governo Turco r1piglierà la sua autorità, il Gabinetto Br.i<t:aJIIlJUico [JJO'fi dilssentilrà ~certo ,dJal ~concorr,ere ·cogl'i 'al:t11i per l'esatta 'el3ecuzilone del Trattato.

    Quest'argomento conduceva naturalmente a parlare del Montenegro, dove la resistenza organizzata delle popolazioni, il di cui territorio dovrebbe essere annesso a que~ PIDinaipato, ~~de, per ora, peir1co1oso anzi r1mpossibil1e, 'che si possa procedere alla delimitazione delle nuove fu"ontiere. Jnpperciò il Marchese ài Salisbuey mi disse che il Governo Inglese av,rebbe bensì nominato un Commis\Sario a tale oggetto ma che non lo avrebbe mandato sui luoghi se non quando sarebbe cessata l'attuale agitazione; e la operazione di delimitazione avrebbe potuto effettua11si senza pericolo.

    La nuova delimitazione delle frontiere della Grecia presenta, senza dubbio, difficoltà analoghe; tuttavia avendo chiesto a Lord Salisbury se egli avesse già ri1oevuto 'lia OwcoLare detlla Greda, alil'mdlwiz2lo de]Le Potenze, <annunz1ata dai ,g~omailii, 'e~i mi 'oosse dJJe nu11a e:~a fin0r1a perv:enuto ,in propoSiilto; che però se le domande della Grecia saranno contenute nei Hmiti del Trattato, egli era d'avviso che le Potenze firmatarie non potrebbero rifiutarsi ad interporre la loro mediazione affinchè quella parte del Trattato non incontrasse resistenza dal lato della Porta.

    La conversazione si portò anche sull'acerba resistenza contro la quale l'Austria è ·costretta a lottare per la occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina. Lord SaL~sbury mi .dJiJSise 'ch'egli, ,sospettando .talJi difficoLtà, ne ,aveva prevenuto il Conte Andrassy, il ,quale non vi volle ·credere, e si fece illusioni al riguardo. Ora, disse il nobile Lord, è ·Chiaro che l'Austria si è assunto un arduo impegno, nell'interesse dell'Europa stessa; e quindi egli lasciava sottintendere che le se ne dovesse tener conto.

    Colsi quest'occasione per chiedergli se vi fosse qualche fondamento nelle voci propalate da aLcune Riviste diplomatiche di un accordo fra l'Austria e la Russia, dietro il quale questa non farebbe opposizione a che l'Austria estendesse fino al mare Egeo la sua occupazione, ·che si cambierebbe in annessione definitiva, purchè lasciasse la Russia stessa libera di agire a suo beneplacito al di là dei confini dell'occupazione austriaca.

    Lord Salisbury mi disse che questa era voce antica e nulla, finora, era venuto a ·confe=ar~lia, che però, OV'e ·l;a ,cosa •avesse quaJ1che :llondamento, l'InghiJ.terra si sarebbe energicamente opposta ad ogni combinazione di questo genere.

    Da 1diò mi paire <che ,sj 'possa ,inJdul"'re 'che, rmentre dii Gabinetto B~iltaiim.ico è pronto a combattere una qualsiasi alleanza, più o meno diretta, fra la Russia e l'Austria, esso però è disposto a tener lar.go conto a quest'ultima dei sagrifizi che dessa fa per l'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina, purchè però non si lasci tentare dalle seduzioni moscovite.

    Durante questo colloquio non ho mancato, conformemente alle istruzioni di V. E., di rappresentare la politica dell'Italia come dettata dal sincero desiderio di vedere mantenuto, fra le diverse Potenze, un perfetto accol'do per la leale esecuzione del Trattato di Berlino.

    Incidentalmente si parlò anche dell'Egitto, il di cui Governo, con Nubar Pascià, entra in una nuova fase che desta la soddisfazione e Ie speranze della City. Lord Salisbury, in ciò concorde colla politica del suo predecessore, mi d:Lsse 'Che :iii Gove~no Ingliese non partec1paw 'dlwettalmente per nuJJJ,a 1m ttlitto ciò che succedeva in Egitto, benchè facesse dei voti per il felice successo dei nuovi ordinamenti.

    11 Signor RJiV'ers Wd11Json, ,ag,g1nnse eg·lii, em venuto in Ingh~Uerma per <chie

    dere un ,congedo di due 'anni, ,con facoltà di mettel'si a diilsposiztone del ~edive,

    e questo ,congedo glii sarà 'accordato; ma i1l Govemo Britannico non vuole ailitl"li!

    menti. ~mmLschilarsi ne1l'amm1nilstrazione deLl'Egitto.

    Non ho ·creduto opportuno di spingere oltre la conversazione sopra un tale

    argomento, visto che io non aveva istruzioni al riguardo, e non avrei, proba

    bilmente, potuto ottenere altre risposte più esplicite della precedente. Ma, comunque sia, non si può disconoscere che la parte vitale del Governo Egizio, cioè la Finanza, si troverà oramai in mano degli Inglesi; si lascia alla Francia un'ombra di soddisfazione e d'ingerenza coll'abbandonarle, da quanto si dice, la direzione dei lavori pubblici; e tuttociò si manipola senza troppo preoccuparsi deJile a1ltl"e naZiiollli ·Che hamlo 1anche :int.ere~ssi importanti in quel paese.

    (l) Non pubblicati.

    496

    L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 217. Atene, 12 settembre 1878 (per. il 17).

    Con un Decreto pubblicato l'altro ieri, questo Ministro della Guerra ha vichi,amato 1sotto ile armi ,glii uffiiOiJallii, ~sotto~uffi.oÌiéclJi e -srodartJi, che, lin gra.Ziia del~e licenze consentite negli ultimi tempi, nell'occasione del raccolto, si trovavano in congedo provvisorio, alle loro case.

    Codesta misura che, d'altronde, non offre per se stessa nulla di anormale, rientra nella ·Categoria di quelle 1che, 'col mio raworto del 6 Settembre (1), ebbi già l'onore di preaccennare all'E. V., come indizio dell'intenzione del Governo Ellenico, di mantenere l'esercito, per quanto, almeno, ciò è possibile, in un discreto assetto. Il Signor Deil.yanni mi disse aver egli stesso contribuito all'adozione di codesto indirizzo, non sembrandogli prudente, nelle attuali circostanze, quella certa rilassatezza che, al suo arrivo in patria, egli credeva aver osservato nell'andamento delle cose militari.

    Anche ,iiJ. Signor Cumund~ols è orè di NOirillO ,ailiJ.a ~oapiltale, ed ha ripreso, colla gestione del suo Dicastero, la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Avendo io avuto, quest'oggi, l'onore d'intrattenermi seco, egli pure fece allusione alle misure di precauzione che il Governo ritiene indispensabile di adottare, palesando ad un tempo le inquietudini destate nell'animo suo dal contegno della Turchia e dai preparativi di resistenza ai quali essa procede nelle vicine provinoie, ,sia ~con di:sposi.z\LOIIlli dii ordine milldJtare, sila suso:itlmdo gllii odi deglJi €ilementi indigeni più ostili all'ellenismo. • Al .punto cui sono ridotte le cose, mi soggiunse S. E., non è possibile per la Grecia di indietreggiare: ma, se, esaurita la fase ora iniziata della mediazione europea, si scoprisse evidente la necessità di un'azione coattiva, e se la Grecia fosse condotta ad impegnarvisi, quale sarebbe l'attitudine delle potenze? •.

    Non ho mestieri di assicurare V. E. che, informandomi alla stretta riserva che mi è imposta dalle 'precise istruzioni del R. Governo, mi sono astenuto da qua1sivoglia apprezzamento sovra un punto così delicato. Bensì, credo mio dovere riferire quelle parole del Presidente del Consiglio, ,perchè riflettono un sentimento che comincia a manifestarsi nelle sfere governative di qui, e che si paJesa ,iJn modo pJ.ù 1aperlo a!Ilche i:n queii.Wa rpaa:rte dellila pubbil.ooa opinOOne, che finora, e in ispecie dopo le deliberazioni del Congresso, maggiormente inclinava a moderati consigli, inspirandosi a una certa fiducia nell'avvenire (2).

  • Non pubblicato.
  • Annotazione marginale: c Approvare linguaggio tenuto •.
  • (l) (2)
    497

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 600. Roma, 13 settembre 1878, ore 14,40.

    En me référant aux dernières communications télégraphiques échangées avec cette ambassade et aux ouvertures faites par le gouvernement français au :sujet des nouvelles ,stiJpulaJtilons commercila1les, je voUJs prie de demander au mm1stèl"'e des aff,aJilres étrtangères à que~Le époqUJe rJes délégués fu'lam.çails Vliendront à Rome pom repl"'endre ,I,es négoci,ations, en ajoutant qu'ill est de l';iJntéret des deux gouvernements de hater autant que possible ce moment afin de pouvoir présenter à leurs parlements un projet définitif.

    498

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, MENABREA, A PARIGI, OIALDINII, A VIENNA, DI ROBILANT, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, COLLOBIANO

    (Ed. in LV 27, p. 738)

    D. Roma, 13 settembre 1878.

    L'Lnoorlilooto d'Affa!"li d1i Grecia mi ha jerù colllllmllilooto un ><:liJispaccio ~ailflcolare col quale il Gabinetto di Atene in .presenza della dsposta evasiva che hanno avuto fin qui le sue istanze presso la Sublime Porta per ottenere la rettificazione di frontiera contemplata nell'Articolo 24 del Trattato di Berlino, si rivolge alle Potenze firmatarie di esso, credendo il momento venuto di invocare la loro mediazione a termini dell'Articolo stesso.

    Mii ~reco a premUJI1a di WaJsmetter~e aHa S. V. I:LlUJstr,iJssilma 'copia dd! quel documento e Le sarò particolarmente obbligato se potrà sollecitamente informarmi sull'accoglienza ~che ~codesto Gabinetto si propone di fare a tale domanda, circa la quale noi ~crediamo conveniente· si stabilisca un prònto e completo accordo fra le Potenze.

    499

    IL REGGENTE IL CONSOLATO A FIUME, REVEST, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 90. Fiume, 13 settembre 1878.

    Les llOIUV'elilies du raamp ISOOt hOJ.,I"ibles: ljl par!1aìt que 'La brigade du Général Zac a été presque anéantie: plusieurs officiers sont mutilés; on attend ici un convoi d'environ 400 blessés. Le mécontentement contre le Gouvernement est général.

    On m',assme que l'Empereur a été très mal 1reçu à Gratz: cm lUJi a :llait !!Omprendre l'impopularité de cette guerre.

    500

    IL CONSOLE AD ADEN, BIENENFELD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. S. N. Aden, 13 settembre 1878 (per. il 25).

    Ho l'onore di portare alla conoscenza di V. E. che tre settimane or sono, il Governatore, Generale Loch, inviò a Berbera un vaporetto appartenente al Governo delle Indie colla scusa di arrangiare certe .difficoltà, riguardo a tassa che devono pagare le barche per ancoraggio al loro arrivo.

    Siccome questa scusa mi sembrò aver la medesima apparenza di quella accampata nel 1876, riguardo ai montoni di Socotra (e pel qual fatto mio fratello ebbe l'onore di rendere avvisato S. E. Melegari in quell'epoca ministro degLi affiaTi estel'i, •con .sua [ettera 7 febbmvo 1876), ·così dio ·credetti bene di prendere certe informazioni anche pella presente spedizione, confidenzialmente mi viene assicurato che il Governo Britannico non sia lontano d'intendersi coll'Egitto pella cessione di Zeila, Berbera, Bulhar e probabilmente anche del Harrar, è naturale che il Governo Inglese non si impadronirà di forza, egli non si allontanerà dal suo sistema pacifico, e ne prenderà possesso soltanto per far un piacere a S. A. il Vice Re, semprechè le informazioni che il Governo locale sta prendendo sulle risorse dei paesi etc. etc. rieschino di sua soddisfazione.

    L'isola di Socotra benchè acquistata non fu mai occupata, e non c'è idea che la occupdino pel momento, IIl!Oil Jlo far~anno che nel caso di btsogno (1).

    501

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL CONSOLE A SCUTARI, BERIO

    T. 607. Renna, 14 settembre 1878, ore 22,30.

    En meme temps que votre téllégl"'arnme (2) j'ai il'eQU des pliamtes ISérlileuses au 1sujet de vofu.-e conduvte. P<mr [e momeiil!t je me borneJ:iad à vous expri!mer l'emba,rras daiil!s i!Jeque[ se rbrouve ~e milmstère paJ:r i!Je :lia1Lt de oes plialmtes. VOUJS ne pouvez pas ignorer que le Gouvernement du Roi est fermement décidé à s'abstenir de toute intervention dans ce pay·s. Veuillez conformer strictement votre conduite à ces instructions.

  • Annotazione marginale: c Ringraziare chiedere ulteriori notizie •.
  • Non pubblicato.
  • (l) (2)
    502

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO

    T. 609. Roma, 15 settembre 1878, ore 23,45.

    Votre télég:rarmrme d'aujouvd'hui (l) et votre 'l':ilp[port du 5 (2) qui m'est parvenu hiier mettent ila quest~oo de la réoTganiSarttoo du miln'i.Jstooe égy;ptilen torut à :fiat1t tsous un nouve,au jorur. Je v.ais ·dema•nder 'immédii~temellllt dies liootlruc1Jioii1s 'aU 'cormte Corti qui 'etst 1absen:t en ce momenrt. Mai.Js 1en ~attendlanrt 1sa répOOISe veuillez me télégraphier pour cormpléter nos renseignements:

    l •. Si une démarche de notre part pour faire entrer aussi dans le nouveau Oabmet nn li'tat1ilen 1Setiìwit ag:réée ~~ ·le KediiVIe et patr Nubar Pacha. 2°. Si dans ile 'cas ,affimn,a,tif, vous ser-iez à meme de désigne1r une pe[1soone capable et adaptée parmi les fonctionnaires italiens résidants en Egypte.

    3•. Si vous pouvez réellement, et consciencieusement conseiller au Gouvernement du Roi de sortir de sa réserve habituelle et de prendre une pareille détermina,1Jiorn porur La SaiUvega~:rde de .ses lintérètl3.

    503

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Carte Robilant)

    L. P. Bellagio, 15 settembre 1878.

    Debbo continuarti la mia istoria. Quando tornò a Roma il Presidente del Consiglio io ,gli dichiarai che non potevo restare più a lungo silenzioso, ma egli obiettava che voleva assolutamente parlar lui prima di me affine di stabilire categoricamente la solidarietà del Ministero colla politica fatta a Berlino. Io insistetti, però non essendo caduti d'accordo, io partii il 2 settembre pel Nord d'HallJiJa. Qrui li mi!eù amici, e ·Più ancora S. M. mi per!suase~o essere mio interesse di lasciar 'parlare dapprima il Presidente poichè, se io avessi a lasciare il Ministero in seguito al mio discorso (il che era possibilissimo) i miei colleghi non si darebbero certamente la pena d'assumere alcuna solidarietà.

    S. M. telegr:afava ·i.Jmmedii.Jammente a Roma, ed il Presidente trispondeva che farebbe la sua orazione nei primi giorni di ottobre. Io mi decisi allora a !asciarlo patrlare, e rimasi in questo soggiorno di delizia a curare il corpo e lo spirito. Dopo che conoscerò il ·discorso di Cairoli si vedrà quello s'avrà a fare. E frattanto la mia salute si è assai migliorata.

    Posdomani o mercoledì lascerò queste 'sponde per vedere altri miei amici poichè non vorrei tornare a Roma che verso la fine del mese. Tu potrai però semp~re sarivermi a Roma, ,chè dii là 'sempre mi mandano le OQITI'Itspoodenze.

    Del resto tutto è tranquillo in Italia pel momento, ma si preparé;lnO grandi burrasche, dalle quali potrà uscire qualcosa di più sereno.

  • Non pubblicato.
  • Cfr. n. 488.
  • Il presente stato non può ·durare al di là del Natale, ed io son sempre deoLso a cogH<eve 1a p:nima occasione per :~spiegaTe ,hl volo, foss'aliloo per andare a piantar cavoli.

    Sai che la proposta germanica di fare quell'intemerata alla Porta cadde nell'acqua. E veramente non ne vidi mai l'opportunità. Del resto quel Governo comprese che, l'Inghilterra non volendosi prestare, .la dimostrazione avrebbe avuto l'effetto contrario.

    È :poi V'enut:a la ·oi:rcol<all"e Greca, e questi ,effileni:sti V'Ol'rebbero che l'Itailiia facesse del chia,sso. Ma io sono avverso a commettere delle imprudenze che potrebbero condurci a risultati penosi, ed ipcoraggiare i Greci in una via che potrebbe riuscire funesta ai loro interessi. L'azione Europea fu regolata di concerto dal trattato di Berlino, e le Potenze devono procedere d'a,ccordo. Questa mi pare la sola politica onesta e patriottica, sebbene essa possa valere nuovi dmprow111i 'a ,chi r1a fa.

    SCJI'iv1mi dd coteste ,cose ...

    (l) (2)
    504

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 930. Vienna, 15 settembre 1878 (per. il 18).

    La Wienerabendpost d'avan.t'teri ebbe l't.intEmdilmen11Jo dii smen.tmre la notizia data da giornald ufficiosi del trasfertmento del quartier generale del

    F.Z.M. F1~lrippoV'1c da Seraj:evo a Brood, di ,cUli liio dliiscorreva neJ. mto !rarpporfto di questa Serie n. 92,8 in data del 13 settembre corrente (1). Se non che la smentita del giornale semi-ufficiale non smentisce; ammette il trasferimento degli uffici del quartier generale a Brood e accentua solamente che il Generale Filippovic rimarrà pel momento (zunachst) a Serajevo.

    Come di leggeri s'intende, questa smentita e la mezza misura ordinata non fecero che peggiorare l'effetto già prodotto dalla notizia del trasporto del quarti,er ~~ene11al1e, ad onta dii tutti ri motivi dii natura milldtare ,addo:ttd. per gliustificarlo. Si giudica che la mezza misura avrà tutti i danni tanto della rimanenza come del trasferimento del quartier generale senza averne i vantaggi; sembra d:no1tre, e ~non :a tovto, che :la :sment~ta :si:a fatta UDJioarrneillte per cailim:are La pessi:ma ri:mpressi,Oill'e fatta negli animi dal primiJtivo an~nune>io, ch'ebbe eZIÌialil· dio per ,effetto un ulteriore fol'te ,ribasso :a1La bo11sa.

    In fatto non si può d~soonoscere che ril malcontento per le ,conseguenze emer~enti dahl'oc:c:up:az:ione deLla Bosnia si arcoentua sempre maggi<mmente :atnJche tra gli austriaci tedeschi, ad onta della forma sempre tranquilla e legale in cui si esprime. Persino militari e dtplomatici non nascondono la loro disapprovazione. Si teme, perdurando lo stato di cose attuale, una catastrofe finanziaria e l'estensione dell'occupazione al di là dei limiti voluti dal Governo stesso; si è quindi allarmati per le conseguenze che si produrrebbero nella politica estera e segnatamente, anche ne.Lla ipotesi migliore, nelrl'rinterna, per un raggruppamento diverso dall'attuale delle nazionalità dell'Impero.

    (l) Non pubblicato.

    505

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO

    T. 611. Roma, 16 settembre 1878, ore 12,05 (1).

    Le comte Corti est d'aVJts qu'hl :faut ahsolument défendlre nos m,tfuoétrs en pré.:Jence de la ,si.JtUJaltton qUii se prépare. Iil me semble que vous pourrez donc t~enÌir à Nubar Pa:cha à peu près lLe mème l:!llil~ag:e que :celLui 1Je;nu pa:r Je consul de F:11ance, en ~:fiaLsa:nt vailoiÌir ~comme hl :est ,i;mport!llilt pOUJr l'E,gypte de ne pas s'ruiéner l:e :concou11s :Lmpa:rtLal' de ~l'Ita11e au miJMeu des ilnfluences rivales et ilntéressées de l:a France et de J'Ang1etel111e.

    En tous les cas, en réponse à votre télégramme, je vous prie de faire comprendre avec tact et habilité, combien le fait de la préférence donnée à la France et à l'Anglete11re a péniblement imprr-essionné le Gouvernement du Roi. Enfin il faudrait trouver le moyen d'offrir à l'Italie une plus ampie sauvegarde de ses intérèts, et je crois que pour cela il vaut mieux agir au Caire qu'à Londrres et à Paris où on nous répondra que l'action gouvernementale reste étrangè:re à :l'administration intérieure de ~'Egypte.

    506

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

    T. 612. Roma, 16 settembre 1878, ore 17.

    Les renseignements que V. E. donne par son rapport du 12 septembre sur l'attitude de l'Angleterre (2) dans la phase qui s'ouvre soudainement en Egypte sont fort intéressants et s'accordent avec les nouvelles qui nous parviennent du Oaill1e. NQIUJS ne sommes point indifférellllts au monopo[Le que se prépatrent I'Anglete11re et la France, et notre agent en Egypte s'occupe activeme1111t de sauve~a:rder nos dm.térets mena~cés. Je tiendirlai V. E. aru courant de la :solLutron. qui pOUI1ra nous etre iLa plius :f!avorabLe d:an:s l'espoÌir qu'ehle voudra bien m'accorder l'appui de sa haute intluence auprès du Gouvernement de la Reine.

    507

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL COMMISSARIO PER LA DELIMITAZWNE DELLE FRONTIERE DEL MONTENEGRO, OTTOLENGHI

    D. 425. Roma, 16 settembre 1878.

    Mi pregio di farle conoscere che per designazione del mio Collega Ministro della guel'ra la S. V. Ihlus1mLssima è stata presceLta come commissarillo del R. Go

  • Nel registro il telegramma è datato 15 settembre ma si tratta di un errore poiché il
  • n. 502 in cui Maffei afferma di dover chiedere istruzioni a Corti che si trova a Bellagio è del 15 settembre, ore 23,45. Nel n. 512 De Martino fa riferimento a questo telegrammi' come « telegramma di V. E. del 16 corrente •·
  • Cfr. n. 495.
  • verno per La deLLmita:ljtone del1Ie nuoV'e frontiere del P.rincipato di Montenegro quaLi vennero stabtliite dati Cong.resso d1i Bel'liiJno.

    Anzichè porgerle minute istruzioni, per le quali farebbero difetto acconci elementi, le rimetto ·copia dei documenti dallo studio dei quali la S. V. potrà attingere la norma della condotta che avrà a seguire in seno alla Commissione. Sono de8SJÌ: l o ill T~attato dli BerliLno, 2° 1i protocoLLi del Con~e1sso di Be~Lilno, 3° un rapporto sulla frontiera del Montenegro del Delegato italiano colonnello Del Mayno il quale fece parte della Commissione tecnica che a Berlino preparava la materia per le deliberazioni del Congresso circa la frontiera.

    I criteri che dovranno guidarla nelle discussioni alle quali sarà chiamato a prender parte si riassumono in questi due concetti fondamentali: fedele, equa e leale applicazione degli accordi di Berlino; atteggiamento imparziale ed ispirato dal desiderio di riuscire ad un giusto componimento degli interessi divergenti che si troveranno in presenza. I colleghi di Francia e di Germania saranno, secondo ogni verosimiglianza, animati da sentimenti conformi e tali da agevolare l'opera amichevole del Commissario italiano.

    La presente missione di Lei spettando alle competenze del Ministero degli esteri, Ella vorrà carteggiare direttamente con questo Ministero mandando però un duplicato della sua corrispondenza alla R. Legazione in Costantinopoli. Nella previsione di carteggi telegrafici tra la S. V. ed il R. Ministero Le sarà consegnata un'apposita cifra colla quale potrà anche corrispondere occorrendo e colla R. Legazione a Costantinopoli e coi suoi colleghi membri delle commissioni di delimitazione della Bulgaria e della Serbia.

    Le spese della mis·sione di Lei andranno a carico del bilancio di questo Ministero e saranno rimborsate sulla presentazione della corrispondente lista. Intanto fu disposto perchè dalla cassa del Ministero Le sia antidpata in conto delle spese .stesse la somma di L. 3.000 in carta.

    Certo ·come .sono ·che ,la S. V. l!11ust~ilssima saprà <interamente ·soddisflare a1I'aspettaZJilone del R. GoVlerno, altro non mi ~ilmane che offe,r,Lrle ...

    (l) (2)
    508

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 614. Roma, 17 settembre 1878, ore 12.

    Puisque V. E. est de retour à Paris je la supplie avec instance d'avoir une entrevue avec MM. Waddlilngton ~et Gambetta, 'si V. E. iLe ~crolit, au ruj,et des affaires de l'Egypte qui deviennent excessivement graves pour nous. Depuis le télégmmme que j'•ai eu l'honneur d'envoY'er à V. E. iLa s1tuation s'est tout à fait dessinée à notre désavantage. Je dois dire ici qu'en recevant le télégramme par lequel V. E. m'annonçait que pour le moment on ne pourrait rien faire, nous avons télégraphié à JJJotre <agent au CaLre de ,se conduLre ave1c J:a piliujs grande prudence et de ne pas entraver les vues de la France surtout si elles

    ne portaient pas d'·atteinte ~aux ;mtérèts itaJLi,ens. Notre ~attLtude lllJe pouvait dolllJc pas ètre plus 1oyale, et je dési<rerais que V. E. fit bien rema['que!l' ce poilnt à

    M. Waddington. ·

    Ma1s il s'agit mamtenant d'.introduire dans le Oabine't egyptren des min~stves •ang(l:ais et :frrançais, ,et de nous '1a1~sser complètement à l'éoar·t. Oe sffi"iéllit désastreux, si nous nous laissons écl'aser à Tunis et en Egypte, l'influence italienne dans la Méditerranée restera comp1ètement détruite. Outre au devoir ·~mpérl~eux que nous avoos de ~so'.ltenir un itntéret nati:onaii. de prem~er O!t'dre, dans l'état actuel de l'opinion rpublique en Italie, cet incident égyptien tel qu'il est aujourd'hui serait un échec sérieux pour le Cabinet Cairoli. Notre agent au Caire a reçu l'ordre de faire d'actives démarches contre l'exclusion dans laquelle nous serions placés, et je ·communiquerai à V. E. le résultat de ses efforts. Mais il ne faut pas se dissimuler que le noeud de la question est pour nous à Paris bien plus qu'au Caire et à Londres d'autant rplus que Lord Salisbury est en France et qu'on lui attribue de fréquents entretiens avec M. Waddlmgton. Je prdie donc V. E. au nom du Présildent d!u Conseil de b~en voUI1oir établir cette entente covdiale avec le Gouvernement français que nous désirons avoir, et que V. E. elle-meme recommande comme base de notre politique sur le littoral de la Méditerranée.

    Je crois ·convenable d'•infonner V. E. que l'Angleterre prétend n'avoir eu aucune pw-:t dans ·le ·choix de M. Wil1son 'comme milnilstre des fina.nces égyptiennes. Nous savons cependant que ceci est tout à fait inexact.

    509

    L'ONOREVOLE MUSSI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 12. Tunisi, 17 settembre 1878 (per. il 22).

    Recatomi je11i •a :flar v.is~a al ConsoLe Genem,le di F~anci1a, ebbi seco lui uno scambio di amichevoli spiegazioni. Dopo aver premesso che le due nazioni non dovevano avere intenzioni tra loro ostili, e dopo aver riconosciuto l'opportunità di mettersi d'accordo sopra alcuni punti, che egualmente interessano e la Francia e l'Italia nei loro rapporti colla Tunisia, il Signor Roustan venne dicendo che egli intendeva occuparsi unicamente delle cose amministrative dei suoi nazionali e dei loro affari correnti, nei quali sperava che i suoi colleghi non gli muoverebbero ostacoli, pronto a render loro il ricambio d'eguale riserva negli affari amministrativi di loro spettanza.

    Benchè io intendessi le sue allusioni, lo invitai a spiegarsi ed egli parlò allora dell'affare Auvergne, di quello Sancy e per ·contrapposto di quello Vandoni. Avvertì che nella vertenza dell'Auvergne, anche l'onore della bandiera era impegnato, che la somma di indennità •chiesta dalla. Francia era stata ridotta a circa 300.000 (trecento mila) franchi, la quale se non fosse soddisfatta, potrebbe bene la Francia mandare provvisoriamente soldati a Taba11ca e far pagare ai ricchi abitatori dell'isola e della costa, quel denaro che il Bey non sa loro •ca'Wlre. Quanto poi ai terreni concessi all. Oonte Sancy, ·coruielsiSò che hl contratto era veramente scaduto, ma aggiunse che anche il Bey alla sua volta non aveva tenuti tutti i patti, e ehe intenzione del Conte Sancy ed un poco anche dci Govwno E1mncese 'era di ,alùJevave 1in questa vasta pvopri1età una buona l'aZZJa di ·cavalili incrocLa;tJi, .con beneficio ,an,che deil rpaese.

    Dovetti rispondere che non avrei mai consigliato una esecuzione militare allo scopo di riscuotere l'indennità chiesta al Governo Tunisino per l'affare dell'Auvergne, attesochè ciò avrebbe mutato radicalmente il carattere della vertenza e sollevata tutta intera la questione tunisina in Italia e forse anche in Inghilterra. Nè potei ammettere che la concessione Sancy fosse a considerarsi solo come un fatto amministrativo e di indole interna, del quale nessuno dovesse oc,cuparsi, perchè trattavasi di una vasta estensione di terre date dal Sovrano di un pi,ccoLo Stato don UJn luogo ecceZJionalmente :liavorevole e coo 10011dizioni eccezionali.

    Da ultimo mi piacque avvertire che non potevasi fare alcun confronto tra l'affar'e Auvergne e queHo V:andoni. Pe1r l'Auvergne, gettato e infranto sulla costa dalla tempesta, la Francia fissava e imponeva senza alcun sindacato una somma non piccola, mentre per Vandoni l'Italia chiedeva solo un tribunale.

    Malgrado questa differenza di apprezzamenti, il colloquio parve dissipare molti equivoci, mantenuti ad arte da gente, doloroso a dirsi, italiana, e che è tutta intesa a guastare le cose itaLiane.

    Nei miei rapporti • Serie Politica • n. 8, 10 del corrente mese (l) io ho già informato l'E. V. di quanto riguarda il generale di Keredine. Ora leggo nei giornali, a 1proposito di questo generale, che S. A. non ha chiesto il parere del raiJIPresentante italiano su oiò ,che era a farsi.

    Sua Altezza ,non chiese ill parere di aicuno. Fu Sir Wood che preparò segretamente ~tl ""~ni,agg1o di K~eredine, ,e ,certo non per far piacere a Sua AltezZJa; e fu Roustan ,che cer,cò invano di ottenere pel generale un'udienza dal Bey.

    L'amicizia personale di questi due agenti verso l'antico primo Ministro, spiega il loro intervento. Io non aveva titolo alcuno di questo genere: e sapevo già in anticipazione quale frutto avrebbe ottenuto il Signor Roustan dal suo intervento.

    Le notizie, che ricevo dalla costa orientale, sono concordi nell'asserire che i Oatd (P~efertti) del nuovo Ministro, ~cogl,iendo occaslione dai buooli. rraccoiltli di questo anno van facendo ~ogliazioni di ogni genere, le quali mentre impoveriscono ,g}i Arabi, toLgono loro anche i mezzi di saldare tutti i debiti da loro contratti, massime verso italiani, nelle annate decorse.

    Io ho ricevuto su tale argomento reclami ed informazioni, per le quali non mancherò di chiedere giustizia fra breve presso il Governo locale.

    510

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO

    T. 617. Roma, 18 settembre 1878, ore 15,20.

    J,e vous engage à prendre aote des déc,lacrartio.'lS qu'on vous a :fladltes au sujet de 1'ad:mdisi&1on d'un 1iltaill1ell daoo le mirusÌ>èl'e. Je ne moils pas qu'à Parìils on renoncera à la prétention de désigner le fonctionnaire français qui fera par

    tie du Cabinet Egyptien mais il est bien clair qu'on ne l'avouera jamais. Soit à Banils qu'à Londire>s on nous dlilt que l'on n'en sad:t l'ien, que l'on veut la.~sser pleine et entière liberté d'action au Khedive, et on simulera toujours de se tenir à l'écart. A nos yeux la question importante n'est pas celle-là. Pour nous la présence dans ·le nouveau mmilstère d'un angLails et d'un :f11ançats dott suffire à établir notre droit à réclamer le meme privilège en faveur d'un italien. Maintenant, surtout, que vous avez soulevé la question il ne faut plus l'abandonner, et il faut réussir pour le maintien de notre prestige. Ce n'est certes pas nous qui .ayOills •contrlibué à ·laisser 1s'étab1ir un pa!l"eeill étalt de choses. Mais, du moment que le Gouvernement egyptten n'est pas assez ·iJndépendant, pour s'affranchLr d'une immixtion étl1ai11Jgère ;il il'JJe doLt :pa!s exc1ul'e l'Italli•e .•Te v;ails •communiquer votre télégramme (l) à Paris, quoique par les nouvelles que je reçois de l'·ambassadeur du Roi le Cabmet :li11ançails :lieinrt d'avoLr seulement dies renseignements fort vagues, sur ce qui se passe au Caire.

    (l) Cfr. n. 494; il rapporto n. 8 non è pubblicato.

    511

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI

    (Ed. in LV 27, pp. 18-19)

    D. 735. Roma, 18 settembre 1878.

    Segno riceV'Uta aLJJa S. V. B1ustl11ss1ma dei te11egrammi e ·dei :vappocti per mezzo dei quaLi ·eli1a mi ·annundava •Con una Jso1leciltudine di •cW lia :rmgl'azillo, il:a viso1uz;i0i11Je del Gabilnet•to di Boolimo di p!'oporl1e aUe Potenze un',azione :iJn comune, •affine di .spiil'lJg.ere ·lia Subliime Porta a una più :l!edel!e •esecuZii•Oil'JJe del patto europeo di :r;eceil'JJte fi•rmato.

    Col mio telegramma delli 10 corrente (2) infatti io partecipai alla S. V. l'adesione nostra alle entrature fatteci a tale riguardo e la forma in cui essa era concepita. Tutti i particolari di questo incidente diplomatico, che non sortì effetto favorevole pel rifiuto opposto dall'Inghilterra, vennero poscia da me riferiti alla

    R. Legazione in Costantinopoli con dispaccio delli 14 settembre (2) di cui immedtatamente rtrasmisi una copia al1a S. V. IDustililssima.

    Facendo seguito a tale comunicazione, reputo opportuno portare a conoscimento di lei che ieri questo signor incaricato d'affari di Germania veniva a espormi ,iJI •Contenuto di un aJtro diilspaccto, ·~n culi ;iJl suo Gov•e•rno pa1ssa din il"aJ3Segna, •senza .a,.ggd.ungervi ·commenti, ,1e I11sposte pervenutegl:i ,mtovno al:l'din.V'ito da esso d:ilramato 1aJi van1i Gab1netti.

    L'Austria avrebbe tosto manifestata la sua più ampia approvazione, emettendo in pari tempo il parere che sarebbe stato opportuno tradurre in atto, il più prontamente possibile, il divisato passo collettivo.

  • Non pubblicato, ma cfr. n. 513.
  • Non pubblicato.
  • La Russia si sarebbe limitata a esprimere la sua incondizionata adesione.

    La Francia invece, dopo di essersi pronunciata favorevole in massima alla proposta di cui trattasi, avrebbe quindi foTmulata qualche riserva, allo scopo di sospendere il suo definitivo consenso fino al momento in cui le fossero conosciute le deliberazioni delle altre Potenze.

    Compendiando le ragioni sulle quali l'Inghilterra motivò il rifiuto, il dispac.cio tedesco di cui il signor Derenthall mi dava comunkazione, diceva in sostanza che il Governo della Regina trovava prematura la misura contemplata dal Gabinetto di Berlino e di troppo grave portata. Essere inoltre opinione del Governo della Regina che l'attuale debolezza della Porta non le permetta di eseguire più prontamente gli impegni assunti.

    La risposta infine dell'Italia è riportata nei termini precisi in cui venne da noi espressa e che son noti alla S. V.

    Reputo 1intanto 1COIUVeilliente rinforma,re Ira s. v. ri,su1tanni da fonte che ho ragioni di credere esatta, avere l'Austria-Ungheria palesato il suo rammarico al Governo inglese per gli ostacoli da esso sollevati contro le idee del Gabinetto di Berlino, mandando così a vuoto il divisamento da questo suggerito.

    Non so fino a che punto siffatta insistenza del Governo austro-ungarico potrebbe contribuire a far rinascere il progetto di esercitare una pressione a Costantin<~poli. Con telegramma del 12 .corrente e con rarprporto del dì a[J;presso (l) la S. V. accenna però alla probabilità che la Germania non sia per lasciare sfuggire l'occasione di rinnovare alle Potenze la proposta attualmente abbandonata per mancanza di unanimità, e le sarò .grato se vorrà tenermi accuratamente informato di tutto ciò che si connette con questo importante argomento.

    (l) (l)
    512

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA

    D. 428. Roma, 18 settembre 1878.

    Il Ministro di Turchia mi ha dato oggi lettura di un telegramma del suo Governo col quale la S. Porta, respingendo ogni solidarietà negli ultimi dolorosi avvenimenti di cui furono teatro la Bosnia-Erzegovina ed alcune località finitime alla Serbia ed al Montenegro, ne rigetta la responsabilità su quelle popolazioni, che in preda ad un impulso irresistibile hanno sconosciuta la legittima autorità i cui rappresentanti furono le prime vittime del loro furore.

    I!n BOSI!lliìa itl tempo 'awebbe :liatto difetto aJ. Govemo Imperila[e per dlntoulcare negli abitanti il sentimento della suprema necessità cui debbono assoggettarsi e tutti gli sforzi suoi per impedire sanguinosi conflitti colle truppe austroungariche chiamate ad occupare il paese sarebbero risultati impotenti. Ciò nondimeno la Sublime Porta avrebbe mezzo di dimostrare, se qualche dubbio potesse sorgere a questo proposito, che essa fece quanto le circostanze le per

    mettevano per prevenire quella esplosione, e che è almeno riuscita a restringere il movimento insurrezionale ad un limitato numero di distretti.

    Nelle regioni situate al Nord dell'Albania, di cui una parte dev'essere riunita alla Serbia ed al Montenegro, una effervescenza non meno grande nè meno spontanea si sarebbe impadronita della popolazione, che surse in armi per impedire la realizzazione di quelle misure che dovevano separarla dai suoi compatriotti e correligionari. Alcuni fra questi esaltati, trascinati dalla passione, girumero perr.sililJo a r'enc:ievsi 'l'lei di uno spaventevo1e mts:l!aroto 'sulLa perrsona del Muchir Mehemed Alì pascià, spedito dalla Porta per calmàre gli spiriti e disporli a sottomettersi alle decisioni del Congresso europeo. Ma i colpevoli riceveranno la punizione che hanno meritata. La Sublime Porta sarebbe fermamente decisa a fare rispettare in quelle contrade la sua autorità in modo da potere assicurare nel .più breve termine possibile il convenuto scambio di territorio.

    In quel documento il Governo imperiale tiene sopratutto a far constare che esso non è venuto meno ad alcuno dei suoi doveri internazionali, e che ebbe costantemente in mira l'esecuzione delle disposizioni del trattato di Berlino; che se i fatti non risposero alla sua aspettativa, esso non potrebbe in alcun modo esserne chiamato responsabile e l'Europa terrà conto delle difficoltà d'ogni genere che ebbe a sormontare. La Turchia ha la coscienza della propria lealtà ed è_ pronta a darne, occorrendo, le prove le più convincenti, ed essa spera che le Potenze presteranno fede alle sue dichiarazioni.

    Mi sono limitato a prendere atto di tale comunicazione, di cui ho qui dato un sunto particolareggiato alla S. V. affinchè ne consti in questo carteggio.

    (l) Non pubblicati.

    513

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, pp. 354-356).

    R. 528. Cairo, 18 settembre 1878 (per. il 25).

    Con ,tele~oomma del 15 .cor;rente (l) ho ,~nfOI'Imato ll'E. V. 'Che 1SaJI'Iei partito per Oako onde poter ·i<nformarre esattamente l'E. V. se ;il v,icerè e Nubar avrebbero a,ccolto :liavorevtolmente '1a d]mandia che anche un :ita,Liano fosse Ticmesto a far parte del nuovo Gabinetto. * Intanto diedi evasione al secondo e terzo quesito. E qui debbo confermare all'E. V. che tra i funzionari italiani al servizio dell'Egitto nessuno sarebbe adattato ad esser portato come nostro candidato. Qualunque potesse essere il Ministero che gli sarebbe affidato, quando ciò fosse, sarebbe di necessità assoluta che la persona chiamatavi non solo fosse dotata di conoscenze speciali dell'Amministrazione che avrebbe a dirigere, ma fosse tale individualità che pei suoi meriti generali sapesse imporsi piuttosto che subire l'ascendente dei Colleghi. E negli italiani al servizio dell'Egitto nessuno

    sarebbe a quest'altezza. Nè quand'anche V1i fosse, sarebbe convendente 'il patrocinarlo, poichè per esser stato al servizio del Khedive, sarebbe assai arduo di poter inspirare fiducia d'indipendenza.

    Al terzo quesito hanno ampiamente risposto i miei rapporti del 5 ed 8 corrente (l) *, e nel suddetto mio telegramma ho confermato la mia opinione di uscke dalla 11ilsterva ,segui1ta fin'oggi che non sa,rebbe più giustificata di :fironte agli avvenimenti che si spiegano.

    Giunto in Cairo vi ho trovato il telegramma di V. E. del 16 corrente (2) che mi ha precisato la risoluzione dell'E. V. di doversi assolutamente difendere i nostri interessi in presenza della situazione che si prepara, ed il linguaggio a tenere al Khedive e Nubar.

    Mi permetta l'E. V. di esprimerle i miei più vivi ringraziamenti per aver presa in considerazione la mia piccola opinione.

    Le mie relazioni e col Khedive e con Nubar sono in tali termini che non ho dovuto far sforzo di grande abilità per fedelmente eseguire gli ordini dell'E. V.

    Ho veduto prima Nubar, al quale, con termini però assai amichevoli, gli ho tenuto lo stesso linguag.gio dell'Agente francese, e gli ho fatto vedere sotto la sua vera luce, l'intendimento del R. Governo, svolgendogli gli argomenti accennati nel telegramma dell'E. V. del 16 corrente.

    *La conversazione con Nubar si è divisa in due parti distinte: l'una officiosa ed amichevole, l'altra officiale.

    Nella prima Nubar si è mostrato lieto della determinazione del R. Governo. Ma conoscendo il suo intendimento, che è quello di aprire l'Egitto ad un'invasione mascherata esclusivamente inglese, malgrado che abbia abbondato nel senso degli argomenti da me svolti, si può sospettare che in fondo Egli non desiderebbe che l'Italia prendesse parte allo scioglimento dei problemi che aV1ranno a decLdere dehl'avveni1re dell'E.gi>tto, ma spererebbe ·Che la mossa dell'Italia potesse decidere la Francia, che vuoi dividere con la sola Inghilterra l'influenza da esercitarsi in Egitto, a desistere dall'esigenza di voler introdotta la sua azione diretta governativa nelle riforme che si vogliono introdurre.

    Desistendo la Francia, e potendo Egli, Nubar, chiamare nel nuovo Gabinetto nn francese di sua <sc€il~a. •a lui devoto, qua•le •sarebbe .i1l Signo!I" Couvet, di.rettore della scuola tecnica di Parigi, e debitore a lui della posizione che occuperebbe, l'azione francese sarebbe nulla e Nubar con il Wilson dominerebbero la situazione. Pare che il Governo francese si sia avveduto della trama.

    Entrati nell:a seconda !Parte della conversazione, *Nubar ha voluto incominciare per farmi conoscere lo stato vero delle cose.

    Il Governo francese persiste a non voler ammettere che Nubar, seguendo i principi da lui messi innanzi (riferiti nel mio rapporto del 5 corrente) possa chiamare a sua scelta un Francese nel nuovo Gabinetto, ma intende designarlo. Il Gove11no dtng!l.e.se ha ,a,ccoodato rarl S1gnor W1iwson un congedo perchè possa accettare il Ministero delle Finanze, ma ha chiesto al Khedive di non nominarlo

  • Cfr. nn. 488 e 490. I brani fra asterischi sono omessi in LV 26.
  • Cfr. n. 505.
  • finchè non abbia appianata la questione francese. In questo stato di cose, non avendo fin oggi es~o. Nubar, vLoe\IIÙta una Cl'liJ®osta :aJllia J:etteva diretta al Sig1nor Reinder, con la quale chiede negli stessi termini usati per il Wilson, che il Siwnor Couvet :s~a auto11izz,ato :ad :accettave nn Mlllnd:stero, que]lo dei l.av~i pub

    1

    blici, mi ha detto che non poteva darmi una rispo•sta officiale finchè non avesse una risposta definitiva della Francia, poichè se la Francia insiste nel suo proponimento, il diritto e le esigenze dell'Italia sarebbero incontestabili; ma qualora la Francia desistesse, Egli spererebbe che l'Italia, patrocinatrice sempre della indipendenza, dell'autonomia dell'Egitto, vorrebbe !asciarlo indipendente.

    In questo momento d'incertezza sulla definitiva risoluzione della Francla, ho creduto di non inoltravmi troppo, e far so11gere subito una quistione, e perciò mi sono ·liimi:tato ad osservarglii ·che tin ,seguito di quanto 1si è passato ·con la Francia, e ch'Egli stesso ne ha informato e me, ed altri Colleghi, in qualunque modo un Francese entrasse nel nuovo Gabinetto, non si potrebbe mai ammettere che :f1osse illn ba,se de' suoi p11incipi dii JJi:be<rtà dii •SCeg1~&e iJ.',e1emento europeo dove lo credesse utile, e senza distinzione di nazionalità, ma sarebbe sempre considerato come un ministro imposto dalla Francia. Che per conseguenza non si attenuerebbe affatto la posizione delle cose di fronte alle altre Potenze.

    * Nubar non ha potuto celarmi quanto sia scoraggiato per l'abbandono, come Egli dice, dell'Inghilterra, che gli vieta di nominare definitivamente il Wilson, benchè autorizzato ad accettare il posto offertogli.

    Egli scorge in ciò il fermo proponimento del Gabinetto Britannico di non voler menomamente opporsi alle esigenze della Francia, e che piuttosto di far nascere una scissione accetterà le idee di Parigi. Nubar vede perciò tutto il suo sistema com1promesso, e tutti i suoi piani minacciati. * Intanto il solo ritardo alla nomina del Wilson mette il nuovo Ministero in una posizione: assai diffici:1e -il credito non si d1eva -un .impvestilto illJOill può •Oon1mattavsi -llie !Sicadenre .si avv,Loi,nano, e nel futuro mese si devono pag1llll'e Lilre Stel'lilne 2.700.000.iLe .casse delil'E'r'al'io vuote -le pel'Ce2lioni nuJil.e, :Le lilmposte essendo 'state pagate :an:ticipa:te ,sino a fin d':anlfiJo per pagwe ,Ja •ooduJJa 'semestl'al'e del 1° ma,ggdo scovso -ed :11 nuovo Gabinetto :11iilormatore, ,J.:ewato 'dal :suo pvog1!1amma, lllJon può r.imettere ,in V11gore .11 ISI1stema •COel'citivo di :esaZlioni :che in ~oasi ana:loghi adope11ava ,La pa:ssata Amm1nistrazi:one.

    A queste difficoltà si aggiunge un forte dis,senso tra il Khedive e Nubar per regolarizzare la cessione dei beni della famiglia Vicereale, su i quali si vuoi trattare l'imprestito. Nubar chiede i Hodgets (titoli di proprietà) che dovrà dare in garanzia all'imprestito, ed il Khedive per darli chiede in cambio un titolo che assicuri e a lui ed ai suoi la lista civile convenuta. Nubar esige i primi, e rifiuta il secondo finchè la Commissione d'inchiesta non abbia compiuto il suo lavoro.

    Dopo aver chiarita la posizione delle cose con Nubar, ho veduto il Khedive, al quale, più in sucdnto, ho ripetuto lo stesso linguaggio. Sua Altezza* con quella confidenza di cui mi onora, ma con impegno da mia parte del più gran secreto, si è mostrato lietissimo che l'Italia portando nel nuovo Gabinetto un elemento disinteressato ed imparziale, non lo abbandoni a due Potenze che lo annienterebbero nelle loro lotte di rivalità d'influenza. Ma siccome egli si è prescritta l'attitudine la più passiva verso Nubar, onde non essere accusato di contrariare il nuovo sistema di amministrazione, come risposta officiale * mi ha pregato di intendermi col Presidente del Consiglio.

    Stando 'così a:e 'cose, ,che ho raccennate rall'E. v. rCOn teleg,ramma di jetrri (1), confer,mo l'opinione espressavi rche rsar,ebbe per noi di g,rande 'imporl:anza ,che ~a Francia persista nell'idea di far entrare nel nuovo Gabinetto un francese indipendente, * e non ligrio e devoto a Nubar, * per bilanciare la preponderanza inglese. E per1sistendo otterrà, senza il menomo dubbio, quanto vorrà. Ed in questo caso il nostiro elemento sarà rkhiesto, come il solo perno d'equilibrio sul quale potrà reggersi il nuovo sistema.

    * A titolo di sempHce informazione, rapporto le ultime parole di Nubar, che non possono però ritenersi come un impegno: • Si la France me fait passer sous les fourches Caud'ines, je vous donnerai le Ministère de la Justice • *

    (l) Non pubblicato.

    (l) (2)
    514

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT (Carte Robilant)

    L. P. Roma, 19 settembre 1878.

    Ti ringrazio infinitamente per la interessante e amichevole lettera che mi hai rrivolto. Corrieri, come sai, non ne ,abbi,amo che ila belilezza di due, e questi si muovono 'soltanto nelle grandissime circostanze.

    Appena saran tornati e Corti e Malvano, ho intenzione di propor loro di organizzar un servizio regolare tra Udine e Vienna, avvegnachè ciò mi sembri indispensrabiile. Adesso, intanto, approfitto del:La partenza del Comm. EUena per intrattenermi teco con piena libertà.

    So per filo e per ~segno quanto pe11kolosa e mal consiglJi,ata ,Siia Sltarta l:a politica che per ben due anni fu fatta alla Consulta, principalmente ad istigazione del mio predecessore. Politica fatale, che non approdò a nulla, e che generò in tutti il sospetto di mire ambiziose da parte nostra. Ora, purtroppo, il male è fatto. Il trattato di Berlino che produsse tanto malcontento in Europa, destò in Italia anche un maggior rancore, perchè gli animi, sin dal 1876, subirono poco a poco l'influenza delle idee che prevalevano alla Consulta, e tutto era prepatr'ato pe'r ~condurei oo'esp1osione dei meetin,gs recenti, che tanto male hanno prodotto, e potranno forse produrre ancora per nostra disgrazia. Perfino la destra coi suoi giornali, tra cui primeggiò l'Opinione per ragioni di partito, mise su Jia marl,augurata questione del Tr,entino, ~a quale purtroppo oggi esiste, e a un momento dato verrà ad imporsi a noi, volere o non volere. Questo è

    il vero stato delle cose, il negarlo sarebbe follia, e tu, più di qualunque altro, sei persuaso di ciò. Lo si scorge ad ogni linea dei tuoi pregevolissimi rapporti.

    Cosa fatta, capo ha, e mi pare inutile, anzi pericoloso, il perdersi in geremLadii :sopra 'iLa stor1i'a do1oro:s:a deUa nostra pol!irbioo estera ill>eli due passati anni. A mio avviso non havvi che una sola via aperta: quella di prepararci. Come esordio alla preparazione seria che vorrei fare, impedirei con mano ferrea qualunque meeting o dimostrazione di piazza per l'Italia irredenta. Poco m'importerebbero le infantili manifestazioni repubblicane, le quali non mettono in rilievo che la nullità di un partito che in Italia, per ora, non attecchisce. Ma assolutamente sarei inesorabile contro ·chi turba le nostre relazioni all'estero e se la legge attuale non basta, la rifarei per essere armato dei poteri necessari. Sicuro in tal guisa di non aver più il pericolo di fornire materia alle graziose polemiche della stampa austriaca, e posto il paese in una situazione corretta al punto di vista internazionale, penserei agli armamenti, per me sola àncora di salvezza che ci rimanga. Non vorrei che i miei armamenti avessero l'aria di una minaccia o di una aggressione per chicchessia, nè vorrei dar loro proporzioni superiori a quel che a noi si addice. Ma vorrei semplicemente tradurre in atto ciò che finora non esiste che sulla carta, e riparare ciò che, nella mia opinione fu il più grave errore commesso dalla Destra in generale e da Ricotti in particolare, quello cioè di aver fatto dei quadri per un esercito e per un impianto militare, a sostenere i quali sarebbero stati necessari bilanci dii ~gnan lunga supert~i '8Jl,1e meschtne somme chreste al P1atr1lamernto. Sd. pQ[lno allegar ragioni di economia. Ma prima di divenir ricca, l'Italia avrebbe dovuto esser fatta forte. Oggi poi non è nè una cosa nè l'altra! Io credo che con un credito straordinario di 100 milioni per .completare l'armamento· e provvedere a qualche opera di fortificazione ove le nostre frontiere non son che un vano nome, e con un aumento annuo di 20 milioni sul bilancio della guerra, si poti'Iebbe fua:-moUo. Oredlilo pure, queste son l'e ddee ogg,i ipl'eV1a,Jenl'bi in I:ta[ia, e quel partito che adottasse siffatto programma, ben inteso adottando anche l'·alltra <CQ[ldJiZJione sine qua non di impedia:-~e dimQ:>1maziO[llÌ antic-austmia,che, sarebbe ben presto il più popolare che abbia esi,stito dal Conte Cavour in poi. Del resto, appena il paese si accorgesse che il Governo non sta colle mani alla cintola, e vedesse che, per usare la frase adesso di moda, provvede a tener le polveri asciutte, l'agitazione si dileguerebbe per incanto, poichè ognuno capirebbe che, suonata l'ora della nuova alzata di scudi ci troveremmo in buone condizioni. Questo è precisamente il punto su cui sono in disaccordo con Corti. Egli è di parere che la sola politica possibile per l'Italia, sia quella di esser sempre e in qualunque circostanza in buoni rapporti con l'Austria; e, se in tal gu~sa tsi può g~ungere al T~re:ntLno, ben~e qutdem. Se a[ 'co:nrtrar,io ciò non si potrà conseguire, ll'assegnar(li aG.;1ora ,in santa pace. Io rt1ispetto iLe opinioni di Cortli. ,e come amico e come subol'dinato. Non voglio neppur discutere se forse non sarebbe stato meglio che codesto ordine d'idee avesse avuto il sopravvento. Ma ciò che ti posso ben dire è ·che oggi si vede assai chiaramente essere tal programma una impossibilità assoluta. La questione del Trentino ritornerà fatalmente a galla. Io ne sono altrettanto certo, come lo sono di scrivere a uno dei miei migliori amici in questo istante, e con simile convinzione in corpo, se avessi influenza di sorta sul Governo trionferebbe il sistema che ti ho esposto,

    e che si compendia in un rigoroso mantenimento di relazioni correttissime all'estero, ed eseguimento all'interno di quella organizzazione militare di cui abbiam solo le basi. Tutto io sacrificherei per raggiungere siffatto ideale. Allora io non dubito che afHuirebbero gli amici. Naturalmente tutto questo andrebbe coadiuvato da una buona diplomazia. Ma ~sgraziatamente tra i nostri ambasciatori vi ha solo mio amico Robilant, in cui s'incontri quel raro accoppiamento di zelo e alta intelligenza che fanno di un diplomatico uno dei più utili servitori dello Stato, massime in momenti come gli attuali.

    A Parigi e a Londra puoi addirittura far conto come se non ci fosse nesswno. Da Prietroburgo, ,io V1idi nna volta solo La rsordJttUJI"Ia dii Nigra, e si fu in quel famoso rapporto che chiude il libro verde e in cui dichiarasi che l'Italia presentasi al Congresso ... libera da qualunque impegno.

    A Berlino poi pare che invece di un ambasciatore d'Italia vi sia un dabben'uomo interamente sotto la pantofola del Principe di Bismarck, davanti al quale non osa neppur sollevar il ciglio. Almen così dice Corti.

    Eppur Dio sa se mai fuvvi momento dal 1866 in poi in cui l'Italia avrebbe abbisognato di un'azione diplomatica attiva ed avveduta nei grandi centri della politica Europea! Come tu ben dici, io del pari ,confido nella nostra famosa stella. Del resto io son d'avviso che dev'essere sotto l'influsso di essa che gli austriaci sono entrati in quella benedetta Bosnia, la quale, ove non esistesse, av11ebbe dovuto essere rinventata per H benefi:oto de11'Hrar1ila. Oiò mi; Irlilcwda un motto dii Birsmarck 'al Congresso di Be11Hno: • Ladissez •, dioev<a ,egi!Ji, • lies arutrichiens s'engouffrer dans la péninsule des Balcans! Le Comte Andrassy ne savait jamais se décider à y entrer. Il aurait voulu que la Bosnile et l'Herzégovine lui tombassrent dans :I!a bourche .comme des arlouettes tourtes ~ròties. Miarils ~enroore :llallait-il tenir la bouche ouverte, et moi j'étais prèt à la lui ouwir toute grande, et mème à J:a ~ui tenri:r bien fermée ,ensuJi.te, pour ètre ,sur que lra bouohée rsern av,arlée! •.

    Insomma io non posso credere che l'uomo il quale ha fatto l'unità germanica, possa aver altro obiettivo all'infuori di quello di rivendicare ogni particella di territorio tedesco, e di trasferire per conseguenza la sede dell'edificio austro-ungarico da Vienna a Pest. Io non so nel fondo se quel giorno sarà fortunato per noi. Ma dò che mi par chiaro è che delle occasioni rimangono ancora a questo mondo per chi sa coglierle e nonostante le sue rodomontate, restano all'Austria dei bei gatti a pelare oltre a quello che oggi ha per le mani.

    Oiò non perrtarnto ,J'I,tarlda deve ,essere rsagg.ila re prudente, :arrmaT!si non per

    attaccare ma per difendersi, e se sa fare, il Trentina sarà suo ben più presto

    che non si pensi. Del resto la fatalità ha rimesso quella questione sul tappeto,

    e questa volta, purtroppo non scomparirà più. Dunque, à mauvais jeu bonne

    mine.

    Ma parliamo d'altro! Mi par d'averti seccato abbastanza colsì.

    Al Ministero della guerrra si desidererebbe mandarti un attaché militare.

    Ma come si fa? Quanto a inviarti poi un ebreo da qui, per quel poco che starò

    alla Consulta sii certo che lo eviterò.

    Hai letto :La :lìamosa 'coro1spoodenza del Temps ,iJn <CUi Cairoli :lìa wa sua pro

    fessione di fede? A parte parecchie inesattezze che furon contraddette dall'uf

    ficioso Diritto e da altri non meno uffidosi giornali, rpare a me che le parole messe in bocca al nostro Presidente del Consiglio fossero poi nel fondo molto moderate e assennate. Ma il bello è che quel corrispondente viennese del noto foglio Parigino, è un ciarlatano di prima sfera, per non dir peggio. Figurati che si presentò con un sotterfugio al buon Cairoli come se venisse a nome mio, e, ammesso tosto alla sua presenza, gli disse di essere intimo con Andrassy, il quale appunto desiderava fare sonde1· il Governo Italiano per di lui mezzo. Così è che il canevas della convel1Sazione rid:erita è esatto, ma l'altro vi ri,camò sopra a suo talento. È assolutamente falso per esempio che Cairoli abbia mai usato riguardo all'occupazione della Bosnia i riflessi che gli sono attribuiti.

    Saprai poi che non solo Zanardelli non fu presente alla conversazione, ma che non vide mai il fantastico corrispondente.

    Il momento di dirti addio è venuto per oggi. Ti chieggo scusa per questo interminabile letterone e nella speranza di riceverne presto uno in contraccambio da te...

    P. S. -Sta pur tr,anquitMo che mai reclameremo un'rilndenni:tà o qualisivogl'ta altra ·cosa per M dJiJsg~M2litato Pevi'od.

    Se non sarebbe ben visto un nostro attaché militare a Vienna, che rimane a fatr qui tl'Haymel1le? Pu~oppo è una ver.iltà; li.tn Austria non si vuol render giustizia alla nostra moderazione.

    Il solo del Corpo Diplomatico che abbia le grandi entrate da tutti i ministri, che s'incontri per le scale della Consulta a tutte le ore è il Gravenegg.

    Sarai contento che non abbia più a seccarti per la commissione montenegrina. Mi spiace ,però di aver sospesa la partenza dell'Ottolenghi, proprio quando hai detto che avrebbe potuto darti utili informazioni militari. Vuoi che si provi a rimandarlo?

    (l) Non pubblicato

    515

    IL REGGENTE IL CONSOLATO A FIUME, REVEST, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 91. Piume, 19 settembre 1878 (per. il 21).

    Due convog1l.i di oi<rca trec·ento feriti atr::rlivarono fin'ora da Segilia per vrra di nave ed altri se ne aspettano; essi appartengono al corpo del Generale Zach e sono quasi tutti rinviati ad altri ospedali per fa:-posto a quelli che dovranuo sopraggiungere. La maggior parte di essi sono colpiti alle mani ed ai piedi; un Ufficiale ferito, col quale m'intrattenni, raccontava che fra gli insorti di Bikacs vi erano molte truppe regolari turche dirette da Ufficiali e bene esercitate al maneggio del moschetto e del cannone, la disciplina però non arriva al punto da risparmiare i feriti ed i prigionieri che sono spietatamente uccisi, i 'Soldati Austmta,oi din:llerooirti ~aHta JOI'o volta funno ati1lrett1léliillto ~contro [ pii1i,g!~OilliÌteTIÌ insorti per cui le sevizie che si esercitano sui caduti e le sorprese per finirli danno a questa guerra (che tale può oramai chiamarsi) un carattere di feroce esterminio.

    La popolazione di Fiume accoglie i feriti con ogni sorta di riguardi, offrendo al loro sbarco sigari e bibite e accompagnandoli poi con pietoso raccoglimento all'Ospedale. Un comitato costituitosi per raccogliere offerte in denaro ed in natura è stato largamente provveduto di mezzi per lenire con ogni possibile conforto i patimenti di quei miseri.

    Il contegno di pietosa carità di questa popolazione verso i sofferenti è veramente edificante e mi 'l;)iace qui di tributargliene i meritati encomi.

    516

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Vienna, 19 settembre 1878.

    Ho ricevuto la tua lettera del 15 corrente da Bellaggio (l) e ti rispondo come me lo indichi a Roma. Ho pure conversato a lungo con Curtopassi, la situazione si è quindi '11~scMwa,ta ai miei ·occhi. Iil pall'ltito 'a 10UJi ti 1sei ~arppiJgldiaJto, di 1arsc1arr parrlarre pr:ima Ca:ilro~i e posoila dii teiller tu rm dilsoooc>so pwmi V'emmente sotto OgJlli a:spetto wl m1giliiiore. A proposito deliLa tua futuOC'a nomma, 10l1edo dii dover 1'11chilamarre La ~tua attenzdione sul di!scol'so tenuto dail Gilarcomeill1i 1ai suoi eLettord, dm esso Vii ha nn perliodo :fiatto ·per impl'e!Ssilonarre i milnchiloni 'che sono d. più, e parmi non sarebbe fuor di proposito venisse da te rilevato. Parlando del Congresso, egli dice • Io m'ero lusingato che sarebbesi potuto trovar modo di esporre convenientemente lo stato presente d'Italia, rispetto alla sua frontiera terrestre e marittima d'Oriente e i molti pericoli più gravi ed ingenti che le sarebbero derivati dalle importanti annessioni consentite al suo vicino..... Invece a Berlino facemmo una figura inferiore a quella che fece il piccolo Biemonte nel Congmss:o ·di Parigi, ,sebbene l'IrtJalia sili oggi gl'ande Potenza •. Lì 'sta precisamente Ja carstronel'iia, una gDande Poten:m non si può permettere ciò che è lecito ad un piccolo stato, questi ,può mandare gridi di dolore e far intendere che all'occasione saprà approfittare delle circostanze per soddi,sfare le sue aspirazioni i suoi bisogni. Un grande stato invece non può senza mettere in rilievo la sua impotenza (ciò che abbiamo troppo fatto in questi ultimi due anni) lasciarsi andare a simili manifestazioni. Un grande Stato non può affeoc>ma111e di t.rovall'si dai!li!liegg.iJarto dat~La ,gi1JUJaz1one ,che glii 1si :fia 1senza mettere la mano sull'elsa della spada e gridare Alto-là. Agendo diversamente si perde ogni ·considerazione. Non ti pare che ho ragione? Combatti quindi quell'argomentazione emanazione del partito di destra che in quest'occasione crede di farr nn ISam,ifi·cÌ!o mcruento ,a,Ll'Itall.Jia 'imèedenta, e ll'enderad. un nuoV1o ,servdz1o a~l Paese aprendogli gli occhi. Veniamo ora ad un'altra questione che francamente ·ti pr,egherei di toccare nel rtuo discorso. Iii ~cOI'Il'liispondente del Temps riferisce una conversazione vera o falsa ch'egli avrebbe avuto con Cairoli, e questi gli avrebbe detto:, • ... que jusque au dernier moment les Cabinets de V·1enne 'et de Berliin O[)Jt 'arssuré :l'Ital1ile contre l'éventualiirté de l'occupartion de la Bosnie ,et de l'Herzégovine; l'Italiie n'a pu et dù rcroi:re à cette occupartion

    que la V'eille du j our où l1e matndat a été donné à J.'Autl'ILche par ~e Oongrès •. La pdma ·paa:ile è 1ilndubbiamente non vera, ma a me poco 1importa 1si di~ca, m quanto a1ltl!a seconda è assolutameiJJte non vera, mi ·nuoce gl'lavemente 1Si possa credere, potchè ·l'op!n~Lone rprubM.ica rimall"\l"à così pel'lsuasa •Che io non ho nè preveduto nè veduto ciò che si preparava, mentre basta dar un'occhiata alla m1a cori11spondenza •col Mi.nilstero per coovri.JoeiJJrsi che da due atnni 1.i:o non feci altro se non profetizzare, affermare anzi l'annessione della Bosnia e dell'Erzegovina anche indicando la forma colla quale si effettuerebbe. Di più accennavo già a quel fatto allorchè l'Imperatore di Russia venne a Vienna nel 1873! Molti di quei miei dispacci devono esserti passati sotto gli occhi, sai quindi meglio di chiunQue che una parte soltanto post factum [sic]. Che quel che è certo si è il Libro verde avendo completamente taciuto sulla mia attività (et pour cause) durante tutto lo svolgimento della questione d'Oriente, e Cairoli avendo testè detto che l'Italia • ..... n'a pu et du croire à cette occupation que la veille du jour:.... • io faccio una figura proprio .impossibile. Ti sarei quindi immensamente .grato •se potessi trovaJr modo che Ca~~o]i ·nel 'suo dilscorso dicesse una qualche parola che scagionasse la mia gravissima responsabilità in questa faccenda, e 'se Lui non V'orrà .dJill'lla non 11i •sarà difficil~e •cohlocar .tu un per~iodo nel tuo discorso che mi dia la soddisfazione che credo di meritare. Ho detto e non dubito che in un modo .o nell'altro troverai modo di esaudirmi.

    Approvai grandemente la risposta da noi fatta alla proposta Germanica di :llar nn dntervento aL:La Porta. Dobbiamo, parmi, prenderua a .rego!1a deLla nostra ·condotta nelJ.'•attuale :fìa,se. Quando .c'è il.'laccordo dii tutti anche noi ci siamo, se una delle Potenze si astiene non deve più essere affar nostro. Parmi che conformemente a ciò dobbiamo anche regolarci nella questione Greca, tanto più che in questa sembrami che tutte le Potenze si astengano salvo la Francia che nutre qualche velleità d'azione, ma finirà per far come le altre.

    Indubbiamente è sana politica per noi sostenere le aspirazioni Elleniche, ma non è questo il momento per noi di farla utilmente quindi acqua in bocca, come dici benissimo è la sola politica onesta e patriottica.

    Qui gli affari vanno assai alla diavola, !il malumore nel Paese tanto in Austria che in Ungheria è immenso e si sfoga contro Andrassy, la cui posizione potrebbe cominciare ad essere seriamente scossa. Se le truppe Austriache riporteranno in questi ·giorni un qualche ·grosso successo in Bosnia come si spwa 'nei ci["'coH miLitami, s'·andrà ancor avranti nn pochiilno, ma se V'i fosse ~ perdita d'uomilni e poco 11ÌISUJltato, la bur:r:a:sca potrebbe scoppotarre. Come successore d'Andrassy parlasi del Semogey capo dei conservatori Ungheresi, poteva fargli torto l'ostilità della Germania, ma Bismarck lo ha testè amnistiato a Gastem quilndi qooH'osta•colo fu ·tolto. In questo momento mi 'cap!i<ta sott'occhio un telegramma da Roma, che dtce il Diritto confe11mare l'autenUcità del co11oqui,o rifenito da1l Temps :Wa H CairoH ed •m cor11ispondenrbe di quel ~iOI"ll'aale. Stando così la cosa mi è assolutamente indispensabile che l'uno o l'altro mi scagliontat'e dailiJ.',a.ocusa ·che tutti hanno diritto ·dii :tìarmi d!i nU'LLa aver prevedrwto niente saputo, di non aver insomma informato il Governo come lo dovevo. Se non sarò lavato da quella taccia dovrò provvedere io altrimenti a salvare la mia responsabilità, ma ne sarei addolorato.

    557

    20 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

    (l) Cfr. n. 503.

    517

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA

    (Ed. in LV 27, p. 19).

    D. 430. Roma, 20 settembre 1878.

    Siccome già la S. V. ne venne da me ragguagliata, l'Incaricato d'Affari di Russia mi ha dato ieri comunicazione dii un telegramma, col quale il suo Governo domanda alle Potenze sottoscrittrici del Trattato di Berlino, di volere associarsi alle pratLche ·che hl P.:rooci:pe Loba!Iloff ir1ceverà d.stru:z.done di fare per ottenere dalla Sublime Porta la consegna immediata al Montenegro della fortezza di Podgorizza.

    L'urgenza di questa misura sarebbe motivata dal pericolo che quella fortezza cada in mano dei montanari albanesi che tJrovansi in armi nei dintorni, eventualità questa che trarrebbe seco le più gravi complicazioni e consumere~be le deboli risorse del Montenegro obbligato di rimanere continuamente sulla difesa.

    In detto telegramma circolare il Governo russo fa risaltare che la consegna di Podgorizza è un'operazione puramente militare, la quale non ha alcun rapporto colle condizioni eccezionali dello spirito pubblico in quella località.

    Il Gabinetto di Pietroburgo conchiude infine col dichiarare che si crede tanto più giustificato a indirizzare simile domanda agli altri Gabinetti, che esso ha or ora consentito a ritardare la riunione della Commissione di delimitazione che avrebbe potuto, a suo credere, metter fine all'attuale deplorevole stato di cose.

    Ho l'isposto al Signoér Schewitch ·che awei subiJto autorizzato ~a S. V. lliustl'iiS:S1ma ad appoggiare quei pa!9Si che ·codesto Ambasciatore avrebbe avuto Jincatric-o dii eseguitre, di ·Con~o coi Rappresenrtanrtli delll.e <kandi Potenze, ed mfatti col mio telegramma d'oggi ho ·invita•to la S. V. ad ag1iire !in tail senso.

    518

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA

    D. 431. Roma, 21 settembre 1878.

    II R. Governo è stato informato dall'Agenzia in Tunisi della partenza per Costantinopoli del generale Kheredine, chiamato colà da un ordine del Sultano.

    È noto che questo generale di origine circassa, partigiano fanatico della Turchia, è quello stesso che si adoperò a compilare e poscia a fare accettare al Bey il firmano del 1868, e che in questa sua politica fu potentemente appoggiato dall'Inghilterra. Egli è perciò che a questo suo viaggio vuolsi attribuiére uno scopo pold<tic-o. Vi ha anzi chi pretende che eg1i miri a rafforzare il firmano del 1868 e per conseguenza l'influenza della Corte Alto Sovrana nella Reg~enza, valendosi anche questa volta della protezione dell'Inghilterra, persuasa dell'.importanza strategica della Tuni:sia nel bacino del Mediterraneo e decisa a resilste~e alle tendenze :lirancesi ed italiane.

    E questa supposizione acquista ora anche maggiore importanza dal fatto che rhl. g,Emtell1aJ1e Khielredirne pwtriva da Tun~si ;Eienza aver p~eso oomrrvia,to dal Bey che non volle ll"tiiceverlo, e !POrtando quindi seco a Costantinopoli disrposi2'Jirond ,poco benevole verso ;iii Bardo ,e la .sua poHttoa.

    Gli interessi importantissimi che ha l'Italia nella Reggenza le impongono il dovere di seguire ·con occhio vigile gli avvenimenti che si vanno svolgendo in quelle contrade. Sarebbe quindi desiderio del R. Governo di poter conoscere quale è il vero scopo del viaggio del generale Kheredine e quale ne sarà il risultato. È però necessario che la S. V. nel cercare di procurarsi in proposito i desiderati ragguagli, proceda colla maggiore circospezione e prudenza per non svegliare diffidenze ed erronei sospetti circa gli intendimenti dell'Italia.

    519

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO

    (Ed. in L V 26, pp. 352-353).

    D. 249. Roma, 21 settembre 1878.

    Coi :suoi ,pregiati <~"~apporti del 29 'e 30 Agosto (l) l:a S. V. II:lustrtssima, portando a conoscimento mw ~che Nubar Pasoià ~accetta\éa l'rmoar]co. di. formare H Ministero egiziano, segnalavami pure che, oltre al signor Rivers Wilson, sarebbe anche stato chiamato un francese a far parte della nuova amministrazione.

    Nonostarnte J.1a :moor,tezza ch'E>Bra dioe\éarmi ~egna~e tuttora ~mtorno a dò, io non frapposi indugio ad invocare l'attenzione del R. Ambasciatore a Parigi sopra questo fatto affine di avere qualche sohiadmento sull'attitudine che dal Gabinetto di Versailles intendevasi serbare in proposito.

    Senonchè S. E. il Generale Cialdini tosto rispondeva che, * essendo egli sul punto di partire per un breve congedo * (2), e non essendo in quel torno a Parigi il Mitnistro degrlii Afl5a:l1i Este11i, :era mestileri differiiDe qua:1unque pratka :tl"la:trtlandosi di argomento troppo delicato per conferirne con altri che con S. E. il Stgnor Wraddmgrton. Apprav:we però n nostro :di\éilsamento di voler procedere d'accordo ·col Governo fraDJoose nella quest~one d'Egriltto.

    In simile :stato di :cose, * siccome la S. V. non mi taceva che non :sarebbe se non quando il Khedive fotsrse torna,to al Oa:ilro ~ch'Elira 'Si troverebbe m grado di penetrare da qual lato venisse a Nubar Pascià la forza di cui si servì per far aacettacr-e il prQp:rio rprogramrrna a Sua Altez.za, * stimai opportuno invitarla a continuare a Ttimanere ~in qu~l ,r,iJserbo che formò :la base del nostro contegno in Eg.itto :m questi u1timi anni.

  • E' edito solo il rapporto del 29 agosto al n. 476.
  • I brani fra asterischi sono omessi in LV 26.
  • Le condizioni radicalmente mutate che il corso precipitoso degli eventi

    ha creato costà, ci imponevano invero un atteggiamento· diverso: ma in pari

    tempo era indispensabile ben ponderare la risoluzione nostra, per poterla quindi

    sostenere con fermezza ed energia.

    Sopratutto a noi premeva non pregiudicare alcuna questione. Se a Nubar

    Pascià veniva fatto di riuscire ad assicurarsi la più ampia libertà d'azione,

    noi non avevamo certo a dolercene. Ma, da un altro lato, ci importava lasciar

    la •situaZJione :svitlupparsi da se stessa, non oste.g.~ilando l'azdm1e deilla Fran.c<ia,

    massime se essa non offendeva gli interessi italiani, e ciò per valerci quindi

    di qualunque precedente per stabilire da parte nostra il diritto a richiedere

    parità di trattamento.

    Nel warttempo mi girmgevano poi i rappor:ti di Lei in da~ta dei!. 5 e del

    1'8 coNente (l) ;i quaJ,i dilssilpavano ogni dubbile·zza •che ~in me potesse e5lilstere. Peli"

    cui, maLgrado che, per le ragioni sovra e!>p.oste non fosse stato possilbile avere

    le desiate spiegazioni col Governo francese, io non tardai, coi miei telegrammi

    del 15 corrente (2) e dei ,giorni susseguenti, a dare i,struzioni alla S. V. dii uscire

    francamente da·l riseiTbo, e di dkhial'are, tanto 1a S. A. dll Khedive, quanto a

    Nuball" P·ascià che, se veniva a verificarsi l'ingresso nel Gabilnetto egtizd,ano di un

    francese e di nn ,in~se. dil. Governo del Re Teolamerebbe che ,si desse ,anche un

    portafoglio ad un italiano.

    Nulla potrebbe a noi maggiormente convenire che l'indipendenza del Gabinetto egiziano fosse illimitata. Ma se invece di ciò vi sarà al Cairo una lotta d'influenze 1St11aniere •Che parel:izzerà ·gli atti del Governo del Khediiv•e a detrimento di ail.tre NaZJioni, •gil.d ~interessi 'che abbiamo dn Egiit.to sono sì esteSii. e d[ data sì antica, che c'incombe l'obbligo di tutelarli, e non potremmo altrimenti farlo, tranne coll'ottenere lo •stesso privilegio che vuolsi accordare all'Inghilterra ed alla Francia.

    In vista di raggiungere questo intento non ho omesso di far osservare alla S. V. come, data la situazione che og.gi preva~e, sarebbe vantaggioso pel Governo Egizi1ano stesso l'avere nel suo Gahlnetto ~che il.'eil.emenrto !Ltail.dano; imperocchè l'azione .perfettamente disinteressata di esso eserciterebbe, in più d'una circostanza, una influenza salutare in mezZJo ai ,conflitti * che non mancheranno di sorgere tra i membri inglesi e francesi *.

    Col telegramma del 17 corrente (3) la S. V. rkonfermandomi essere ogni questiJone •rela.tiva a11a •composd2J1one del Gabinetto tuttavda .p€[l!dlente, mi a~ccennava che, se in definitiva il Governo egiziano dovrà cedere all'esigenza francese e accettare un Ministro da essa designato, i nostri diritti diverrebbero incontestabili. Esprimere però Nubar Pascià la speranza che, ove la Francia desistesse dal suo proposito, da noi non verrebbe accampata ulteriore pretesa. A ciò io m'affrettai dii rep<Ucare col mio dispaccio telegraiiico del 18 corrente (4) esortando la S. V. a prender atto immediatamente dell'impegno assunto dal KhediiV1e e dail suo pl'imo MindJstro; ma ll"accomandandole contempomneamente di far ben comprendere ad entrambi che, agli occhi del Governo del Re, il

  • Cfr. nn. 488 e 490.
  • Cfr. n. 502.
  • Non pubblicato.
  • Cfr. n. 510.
  • semprHce fatto deUa presenza di un FI"ance-se e di un Inglese nel Mdn~s,tero Eg.t. ziano basterà, qualunque ne sia la causa, a stabilire il diritto nostro.

    Non posso ora che qui ripe,tede le medesime i'struz;to:rui, avveglliaehè ci ,risuLti, siccome già comunicai a V. S., che S. E. il generale Cialdini, * di ritorno a Parigi, *non rkevette dal Signor Waddington che delle risposte evasive e tendenti a far credere che il Governo francese non intenda a<ssumere alcuna ingerenza in simile faccenda * ed Ella sa se questo sia conforone al vero *.

    Da Londr,a parimenti ci giunge noti;z;ia che i1l prd,ncipratl'e Seg~retado di Stato per gli Affad E1stwi deUa Regina affetta di !J:',ipudia:re qua,lunque pa~rteei,paZiione aHa nomina del Signor W1IIson.

    Egli è dunque chiaro che il Governo di Francia e quello d'Inghillterra diffio:,JJmente confesseranno la pressione che hanno esea:-dta:ta sopr,a H Khedive, e noi, per conseguenza, dovremo spiegare molta insistenza affine di non lasciar collocare ~Ia que,sHone costà sopr'a un tenreno diverso da quello che Le ho indicato.

    (l) (2) (l) (2) (3) (4)
    520

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO

    (Ed. in LV 26, pp. 353-354).

    D. 250. Roma, 21 settembre 1878.

    F~acendo seguito ~al mio pre,cedente l'apporto (1), CJTedo urgem.,te di ben fissare l'attenzione della S. V. sul linguaggio che tengono i Ministri degli esteri di Francia e d'Inghilterra intorno alle questioni che solleva la formazione del Gabinetto egiziano.

    · Dati ~complesso deUe mie comunicazioni E}ll,a già ha avuto campo di rd~evare come dai Gabinetti di Versailles e di St. James si cerchi a persuadere il R. Governo che la Francia e l'Inghilterra, volendo lasciare piena ed intera libe11tà d',a;z;ione a,J Khedive, mantengano una completa a.srtens,ione negWic aff,ari interni dell'Egitto, limitandosi a far voti pel felice successo dei nuovi ordinamenti.

    In un re,cente colloquio però, avendo S. E. ill Generale Oia,ldhlli in,SiiJstito presso 11 Signor Waddington per avere da 1ui qualche afiìeDma;z;io:rue più n1etta e precisa, quest'ultilmo, * uscendo dalla sua abituaie riserva, avrebbe dichiarato non essere punto rassicurato sulle intenzioni di Nubar Pascià a·:endo motivo di sospettare che quel primo Ministro sostenuto dall'Inghilteri·a e da un certo gruppo di finanzieri francesi ed inglesi, tramasse la rov.ina della dinastia attuale. Quanto poi alla parte che Nubar Pascià vorrebbe accordare alla Francia nella 'composizione del nuovo Mini:stero, il SLgnor Waddington * (2) confessava al nostro Ambasciatore che il Gabinetto di Versailles non intendeva imporre al Vicerè la scelta di una persona, ma desiderava che quel cittadino francese che sarà desi,gnato ù1iberamente dal Khedive goda ne'l tempo stesso la fiducia

  • Cfr. n. 519.
  • I brani fra asterischi sono omessi in LV 26.
  • della Repubblica. S. E. poi si proponeva di ritornare su questo argomento in un'altra prossima conferenza, dopo aver ricevuto nuove informazioni da Londra e dal Cairo.

    L'assenm da Londra di Lord Sa1iJsbury ha 1impedilto finom ,a S. E. rill Generale Menabrea di conoscere i veri intendimenti di quel Gabinetto. Ma in una convemsazilone che hl R. Ambasciratore ebbe ,oon ril Capo del Forei,gn Office, prdma del!La sua partenz,a per la Flmnoi~. ov;e l"lilsiederà ancora qualche tempo, SUJa Signoria di!sse nniJoaanente che ri~ Signor VViHson aveva ,chiesto un congedo di due anni oon faoor1tà di mettersi a diJsposizione del Khedli:ve ,e ,che questo congedo gli sarebbe stato accordato.

    Riservandomi di fornire alla S. V. tutte quelle informazioni che perverranno in seguito a notizia del R. Governo, ho creduto intanto opportuno comunicarle per sua nol."lma, * a titolo d'informazione strettamente confidenziale, gli importanti * partkolari che precedono e sui quali mi sarà grato conoscere l'apprezzamento della S. V.

    (l) (2)
    521

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, pp. 356-357).

    R. 529. Alessandria, 22 settembre 1878 (per. il 29).

    Ho 'l'onore di conf!erma,l'e a1hl'E. V. H mio telegramma del 19 corrente (l) in risposta al suo del giorno (precedente (2).

    * È fo11se ammissibile che il Governo Inglese possa dissimulare la parte presa a dirigere la situazione delle cose che si prepara in Egitto, ed alla nomiJna deil Signor W,iJlson ,a Ministro deLLe FiJnanre, dappoichè non può ooilJSta,tarsi nessun atto ufficiale da parte sua. E nel mio raiJIPorto dell'8 corrente ho citate Ie paroLe del Khedi:ve a questo Diguardo: • M. Vihnilan a ["a;ison de dire que ni san Gouvernement ni lui m'ont fait une pression officielle, mais Dieu sait le reste •.

    Ma che a Parigi si voglia egualmente dissimulare, ed asserire di voler lascilare pirena ,ed IÌ'ntera Jiibertà al Khedive, sono smentiti da faltt1 che ,si sono passati qui ,senza mi,stero e 1senz;a dissilmul,azione. I miei rapporti del 5, 8 e 18 corrente (3), che riferiscono esattamente quanto mi è stato comunkato d!al Khedive, da Nubar, e ~conrermato da'l Signor LasceLl1€1s, Agente :iJnglese, debbono convincere l'E. V. che il Governo francese officialmente ha preteso e pretende che Nubar nomini nel suo Gabinetto un francese, e non di sua scelta, ma che gli sarà designato* (4).

    Dai miei telegrammi, e dai miei rapporti, l'E. V. avrà ugualmente osservato come io abbia chiaramente posta la questione con Nubar sull'ammissione

  • Non pubblicato.
  • Cfr. n. 510.
  • Cfr. nn. 488, 490 e 513.
  • I brani fra asterischi sono omessi in LV 26.
  • 562

    di un Francese nel nuovo Gabinetto, e come in qualunque modo ne deriverebbe quella di un italiano.

    Stando così le cose, e non essendo ancor sciolta la questione Francese, mi son permesso chiedere all'E. V. di attendere questa soluzione, che traccerebbe per noi la via da seguirsi.

    *Nubar ha tro~po interesse ~er non alienami la benevolenza del R. Governo. Tutto dù ,suo nuovo sÌ!Stema di am.milndlstrazione è batsarto su dii nna larga modificazione della riforma giudiziaria. Egli sa quanto deve all'Italia per aver potuto introdurre in Egitto questa riforma, e deve comprendere quanto può l'Italia contribuire a rendere possibili o impossibili i suoi progetti*.

    In esecuzione degli ordini datimi dall'E. V. con telegramma del 18 corrente di prender atto delle dichiarazioni fattemi sull'ammissione di un italiano nel nuovo Ministero, ho diretto a Nubar Pascià la nota verbale, che rimetto in copia.

    ALLEGATO.

    DE MARTINO A NUBAR PASCIÀ (Copia)

    NOTA VERBALE. Alessandria, 20 settembre 1878.

    Le 16 courant, le soussigné a eu l'honneur de fake à S. E. Nubar Pacha, Président du Conseil, Ministre des Affaires Etrangères, la communication suivante:

    Qu'en présence de la situation qui se prépare en Egyipte, le Gouvernement de Sa Majesté le Roi a été péniblement impressionné de la préférence donnée à deux seules Puissances de venir en aide à l'Egypte dans la difficile position financière et administrative, dans la quelle il se trouve, lorsque l'Italie, animée des sentiments les plus désintéressés, lui a preté en tout temps, et dans toutes les circonstances où les intérets du pays ont été en jeu, le concours le plus bienveillant et impartiel. Que le Gouvernement Egyptien devrait comprendre de quelle importance serait pour lui, au milieu dangereux d'influences rivales et intéressées, de ne pas s'aliéner la sympathie et l'appui de l'Ttalie, *qui seradt le seui élément pour assurer, dans un temps plus ou moins rapproché, l'indépendance de son autonomie*. Enfin que le Gouvernement Egyptien doit se convaincre que si l'Italie n'aura pas une sauvegarde de ses intérets aussi ampie et assurée que l'auront des autres Puissances, il doit s'attendre que dans toutes les circonstances qui ne tarderont pas à surgir, le Gouvernement Italien, loin de lui preter son concours bienveillant comme par le passé, conservera son entière liberté d'action, et n'aura pour guide que la ferme résolution de sauvegardler exdusivement ses prop<res intérets.

    S. E. Nubar Pacha a loyalement communiqué au soussigné et son système de nouvelle administration, et la situation réelle des choses. Le système adopté de

    S. E. Nubar Pacha était de conserver libre et indépendante l'autonomie de l'Egypte. Et reconnaissant la nécéssité d'avoir à se servir de l'élément étranger, il entendait etre libre de le choisir où il le croyait utile au pays, sans distinction de nationalité. La situation des choses est la suivante.

    Le Gouvernement français, s'opposant à l'appHcation de ce système, prétend de désigner un français qui doit étre appelé à faire part du nouveau Cabinet. S. E. Nubar Pacha a adressé à l'Agent français une lettre pour demander au Gouvernement français de vouloir autoriser M. Cauvet à accepter le Ministère des tra

    vaux publics, lettre écrite dans les memes termes de celle adressée à l'Agent Anglais à l'égard de M. Wilson. N'ayant encor.e reçu une répoiJJSe à cette lettre, qui fixera la résolution définitive de la France, S. E. Nubar Pacha a cru de ne pouvoi<r ~pas donner une réponse au soussigné, parceque si :la France persiste dans sa rprétention, le drolit de l'Italie de voir appelé un Italien dans le nouveau Cabinet, serait incontestable, pendant que si la France ~en désiste, il espérerait que le Gouvernement de Sa Majesté continuerait à lui préter son concours bienveillant pour maintenir indépendante l'autonomie de l'Egy;pte, et le lai:sserait libre d'appliquer son système dans la nouvelle administration.

    Sans entamer une discussion, et soulever une question prématurée, le soussigné s'est borné à faire observer à S. E. Nubar Pacha, qu'après le réfus de la France d'adhérer à son système, et la prétention connue à vouloir désigner un français dans le nouveau Cabinet, de quelque manière maintenant la question serait vidée, on ne pourrait admettre que S. E. Nubar Pacha a été libre dans son choix et on considérerait l'admission d'un frança>is dans 1e nouveau Ministère comme imposée par la France.

    En effet le soussigné a l'honneur de communiquer aujourd'hui à S. E. Nubar Pacha que telle est l'opinion de son Gouvernement.

    Certainement ·Ce n',est pas l'Italie qui a contribué à laisser s'établir un pareil état de choses. Mais du moment que le Gouvernement Egyptien n'est pas assez indépendant pour s'affranchir d'un immixtion étrangère, et que deux étrangers seraient appelés à entrer dans le nouveau Ministère, il ne peut pas exclure l'Italie, et le Gouvernement de Sa Majesté a pleine confiance qu'il saura dignement correspondre à la bienveillance et à la sympathie que l'Italie a démontré toujours à l'Egypte.

    (l) (2) (3) (4)
    522

    IL VICE CONSOLE A BONA, DE GOYZUETA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. s. N. Bona, 22 settembre 1878 (per. il 2 ottobre) (1).

    Ho l'onore dii dJi,ri,gere ,aJ1l'a S. V. H1ustrtssima 1ill presenrte fog'lio con urgenza

    trattandosi di notizie di qualche interesse.

    Le squadre francesi dell'Atlantico e del Mediterraneo dopo avere operata

    la loro congiunzione in Ajaccio sono giunte in questo porto formandone una

    soia forte di .dod,i>cà >corazz,ate ed un avVtiso ~sotto ~~1 ~coma,ndo de'l V,iJoe Ammi

    raglio Dampierre d'Hornoy.

    In conformità degli ordini questa squadra resterà qualche giorno in queste

    acque dove vi sarà un'ispezione; questo però sarebbe il pretesto. Mi si dice

    invece ·come cosa certa che sia venuta per la questione della Tunisia per es

    sere più dappresso alla Reggenza, e che resterà qui qualche tempo.

    (l) Annotazione marginale: • Alla Marina 5/10/78 •.

    523

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

    T. 643. Roma, 23 settembre 1878, ore 18,15.

    Ayant 1aussi télég.rap[]ié à !l'ambaSISiadeur d1u Roi à Pamiis [e brutt qui m'értllli.t signa[é par [e ba['on Ga!l.Vlagna à propos de Jia ·cess~on de (À"ète à iLa GII"èoe, j'afi l'honneUII" d',iJnfo['melf V. E. que 1l!e génèm[ OitaildJiJni en a pamlé à M. Waddtngton, et il paraitrait que ce projet a été réeilement conçu par lord Salisbury.

    M. Waddlitngton y sem.it :liav&able à •CondtLt~on que La Por:te .reconn,a:i,Sise pa-éalabliement en pl'.iJnoipe 1e devoiQ" d'acoo11derr à 1a Grèce une rectifi•ootion de :firontières et qu'elile cède en mème ·temps une pall."rt~e de iLa ThessaJJ.de ert une pertite partie de l'Epire. Cependant ce projet n'est jusqu'à à présent qu'à l'état de simples pourparlers.

    524

    L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 2169. Berlino, 23 settembre 1878 (per. il 26) (1).

    Le poil"go 1i miei Ttin,grnz,iamenti per i dJtspacoi della S&re Pollittoa, n.wnell"!i

    734 e 735, 1in •diaJt,a 18 e 19 'co11ren1te (2), ed uniforman.domii aillia !I11senna contentuta

    nel mto !l'app&to n. !U5·8, del!. 10 (3), ho <l'onorre d:i tmsmettell"Le 1Q!I1a sotto :liasoia

    il resoconto stenografico della 4" e s• seduta del Reichstag nelle quali ebbe

    luogo la prima lettura della leg.ge contro i socialisti democratici.

    Nel suddetto rapporto esposi alcune considerazioni sulla discussione pre

    liminare del progetto di legge in discorso.

    Non voglio oggi trascurare di segnalare ancora a V. E. uno dei punti del

    discorso del Cancelliere lmperiale, riprodotto in esteso nel resoconto stenogra

    fico della 5" seduta, il quale è degno di molta attenzione, quantunque non

    abbia una relazione diretta con l'argomento del socialismo. Intendo accennare

    a1J',a[1usilone 'Che :hl Ptr<iooipe di BilsmaJIICk fuoe ail gl~omaJle dil. Times.

    Non è d'uopo che io ripeta qui le rivelazioni più o meno veridiche del

    COI"II1~sponden.te Blowiltz 1che tin. questi gio11ni furon.o rbanto .commenrtalte dJaJHa

    stampa. L'incidente del 1875, i timori di una nuova guerra franco-tedesca che

    a quell'epoca commossero l'opinione pubblica, il merito che si attribuì allora

    ati Gabinetti di S. p,iJetroburgo •e di Londm d<i aVlell"e d•ontanatto 1!l. nembo dii

    guerra che si addensava sull'Europa, non poterono a meno di lasciare dietro

    di sè qualche rancore, che le polemiche .giornalistiche contribuirono ad ina

    sprire. Però, ·gli interessi politici reciproci della Russia e della Germania, te

    nendo strettamente uniti fra di loro i due Paesi, fecero sì che il malumore

  • Annotazioni marginali: c Trasmettere all'Interno •; c Interno 28/9178 •.
  • II d. 735 è edito al n. 511.
  • Non pubblicato.
  • in discorso prendesse un carattere piuttosto personale. Così almeno se ne dimostrarono persuasi d'allora in poi la pubblica opinione ed i circoli politici. L'argomento però era troppo delicato, perchè se ne parlasse apertamente, e le congetture che si fecero, e si fanno tuttora, non debbono essere accolte senza molta precauzione.

    In tale stato dii •COL:le, il coLloquio r:ifooito dal Times nel quale 1iil. Principe di B1small'ck ·si sal'ebbe espresso col cormi,spondente del Times in un modo così sfavore~ole ed 'aspro .sul conto del Px:i'll!Cipe Gortchakow, rilsvegWiò tutte le antLche 'supposizionli. E si aspettav.a con quaLche ailiSJiJa dò che :n'a~bbero detto 'i fog:ti uffich)ls,i, c qual'e attitudine av;rebbe preso in proposirt:o questo Gabinetto.

    L'aspettazione fu alquanto delusa per coloro i quali speravano uno scandalo. Ciò che ebbe luogo è invece assai degno di nota per chi vuole ricavarne un elemento di sano giudizio sulla situazione politica.

    Mentre i fog:lii anche .importanti dei vari:i partiti commentavano i f\aiCCO'Ilti del cornispondente del Times sotto l'a•spetto ,1Jim~t!llto de1Ie pell'so:ne, Ja N.D.A. Zeitung del 22 ·COrll'enrte, n. 225, ne feoe a'l'gomento di un articolo, ·che ognuno ritiene per ufficioso, scopo del quale si è di dimostrare che la politica osservata dal Governo Tedesco non ha subìto l'influenza di un rancore per dò che il Principe Gortchacow fece nel 1875, nè per la tendenza che durante i cinque anni i quali precedettero l'ultima guerra la stampa ~Tussa dimostrò, provocando la soddisfazione della Francia ed il rammarico della Germania, giustamente fumpens1erita deHo ,stato deille cose. La N.D.A. Zeitung, pur dimosttaJ!lJdo molta benevolenza per 1Ìil 'oo~rspondente del Times, ·combatte i suoi apprezZJamenti sulla parte umiliante che toccò alla Russia nel Congresso di Berlino, afferma che la Germania ne favorì in ogni miglior modo gl'interessi, e che la politica russa ottenne soddisfacentissimo risultato, .di cui essa va debitrice al valore de' suoi eserciti ed all'abilità del Conte Schouvalow. Di quanto concerne personalmente il Principe Gortchacow, non una parola, all'infuori di un giudizio generale sulle ·Cose riferite dal Blowitz: il quale Taocontò c molto di giusto e molto dii nuoV'o, ·ma ,m oiò ·Che .scrisse 111 g:iJusto non è nuovo ed li.il nuovo l!lJOIIl è giusto •.

    Quanto alle parole del Principe di Bismarck, dette nella 5" seduta del Re~chsta,g, esse ,sono ,le seguenti. Il Cancelliere Impell'ilatle .contestava tiJa verodtà dii moLti fatti •che 1ill 1socLa,1ilsta Bebel aveva asseriti per d!imostrare che dn altri tempi il Principe di Bismar·ck aveva intavolato relazioni e trattative con il partito dei socialisti. Il Principe disse fra le altre cose: c Se l'on. Bebel avesse inventato egli medesimo un siffatto insieme di vero e di· falso, egli avrebbe forse un talento bastante per diventare un corrispondente del Times

    o di qualche altro grande giornale •.

    Mettendo pertanto insieme ciò che scdsse il foglio al quale si attribuisce un carattere ufficioso, e l'allusione fatta nel Reichstag dal Cancelliere Imperiale, è facile di vedere che qui si annette molta importanza a non lasciar credere che i fatti del 1875 abbiano influito sull'attitudine osservata di poi dal Governo T·edesco ver'SIO :Ia Russia, o che l'amicizia la quale vincolia i due Stati sia per ciò attualmente menomata. Ma che, per quanto concerne il Prin

    cipe Gortchacow, non si stima di dovere raddrizzare la piega che prese l'opinione pubblica, la quale pone fra di essi in opposizione i due Cancellieri, e le loro tendenze personali.

    Se tale è realmente la situazione, la presenza del Principe Gortchacow a capo della politica russa non potrà a meno di esercitare sui rapporti della Germania con la Russia un'influenza, che le relazioni d'intima amicizia dei due Sovrani e l'interesse dei due Stati non basteranno forse a controbilanciare in ogni circostanza.

    (l) (2) (3)
    525

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'INCARLCATO D'AFFARI AD ATENE, PANSA

    D.l59. Roma, 24 settembre 1878.

    Dal R. Incaricato d'Affari a Costantinopoli sono stato informato che Lord Salisbury avrebbe proposto al Gabinetto di Versailles la cessione di Creta alla Grecia in cambio della rettificazione di frontiera neU'Epiro.

    Avendo dato di questa notizia confidenziale comunicazione al R. Ambasciatore a Parigi, S. E. il .generale Cialdini mi ha ora fatto conoscere che, in realtà un'iniziativa di simile natura era stata presa da Lord Salisbury, nelle sue conversazioni con il signor Waddington, questi si sarebbe mostrato favorevole ·all'idea di Lord Salisbury, alla condizione, però, che la Turchia riconoscesse anzitutto formalmente il diritto della Grecia ad una rettificazione di frontiera, e che essa cedesse nel tempo stesso una parte della Tessa.glia ed una piccola parte dell'Epiro.

    Il R. Ambasciatore aggiunge che a questo riguardo non avrebbero però avuto luogo che semplici discorsi preliminari. Nessuna decisione è stata presa finora dalle potenze firmatarie del trattato di Berlino circa la domanda di mediazione del Gabinetto di Atene. Questo, rita·ndo viene generalmente attribuito in primo luogo alla circostanza che la circolare greca, statami consegnata il 12 corrente e da me tosto trasmessa alla S. V. con il mio dispaccio del 14, non potè essere comunicata al Gabinetto di St. James avanti del 19; in secondo luogo all'assenza da Londra di Lord Salisbury il quale non vi farà ritorno che fra qualche settimana.

    Dalle informazioni pervenute al R. Ministero risulterebbe che nessun Governo ha manifestato ancora l'intenzione di assumere un'iniziativa in siffatta questione. Il Gabinetto di Berlino avrebbe lasciato chiaramente intendere che, per quanto concerne detta nota del Signor Delyanni, la Germania avrebbe aspettato che una qualche proposta fosse formulata dai Governi i quali nel Congresso furono i promotori di un voto in favore della Grecia.

    Il signor Waddington, secondo che espresse al generale Cialdini, mentre si dimostra proclive a non separare la sua azione da quella dell'Italia, sembra di avvtso du;~ non .sta conventente pl'leotpttrure :una lr'1so1:uztone nell1o starto arttuale delle cose.

    Ho creduto bene partecipare queste notizie alla S. V., a titolo di informa

    zione strettamente confidenziale.

    526

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Carte RobHant)

    L. P. Milano, 24 settembre 1878.

    Stamane r:Loevetrbi 'La tua oatrdlssiana del 19 (1). Le osrse:rvazi!ond. che tu mi fai sulle ·cose dre avll'ebbero a dicrrsi sono giuste, e ne terrò ·conto. Ma qUJélnJto ai!. parn.gone tra ill 56 red dil. 78, \sono rargomernrtJi deltoaJttssimi e ne' quaiLi sarebbe dliffiohle d'entrarre, se non rsi è proV'ocarti :da una disOUJssione poo1amental!'.e ed ancOI!'a sarebbe da far11si roon gJI1a:nde pl'UJden,za. Ll bene del!IJO Stato, e dellle nostre reliazi!on~i coll'Ausrt:rrria mi sta atssaJi più a (lUK)II"e dei ·successi perrsonalii.

    Due giorni sono andai a ved&e Cairoli a Belgirate soprattutto per parla,rgli di quel mailaug;uraJto affrare del Temps. Egùri ~~regò nel modo più categorico d'aver detto in quella occasione che noi ignoravamo fino all'ultimo momento che gli austriaci occuperebbero la Bosnia, allegando in favore della sua asserzione d'aver detto il contrario :nella Circolare. E puoi star sicuro che io e probabilmente anche lui coglieremo la prima occasione per affermare il contrario. Del resto stai pur tranquillo per la tua reputazione, chè tu l'hai superiore a tutti gli aLt11i Ambarsciato11i nostri, ed ri!o non cesso di proclamélll"llo con tutti.

    Sono venuto qui per vedere il Re e poi partire per Roma, ma sfortunatamente t11ovai rche SUJa Maestà era 'ita a Tortno. Glii ,teleg.l18J:fjai stamane per sapere se debbo aspettarlo, se no venerdì sarò nella Città eterna, aspettando con ansietà l'occa,sione per uscire fuor dal pelago.

    527

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 27, p. 24).

    R. 936. Vienna, 24 settembre 1878 (per. il 27).

    Sono in grado di portare a conoscenza dell'E. V. alcuni particolari riferentisi all'accettazione per parte del Gabinetto di Vienna della domanda Russa di fare a!W)oggiare a Costantinopoli i passi che l'Ambasciatore dello Tzar sarebbe :per farvi, onde ottenere la pronta consegna di Podgoritza al Principe del Montenegro. Constami che la circolare telegrafica en cZair, diretta al riguardo dalla Cancelleria di Pietrobul'go alle Ambasciate presso le grandi Potenze, a ·cui si ~riferisce il dispaccio dell'E. V. del 21 'corrente n. 650 (2), fu preceduta da una confidenziale interpellanza diretta dall'Incaricato d'Affari Russo a Vrie:nna, Si,gnm de Fonton, ati Oonrte Andr:lissy e fu rso1tal!l!to diiramata liJn. seguito aiil.'adesione da questa :esprerssravi. H Conte Andrassy però nell'accettare 1n pl'in

  • Cfr. n. 516.
  • Non pubblicato.
  • cLpio l'ellltratUTa rUSSia lasciava intendere des,iderare, n Gabinetto di Londra si assooi'a,sse esso pure a queU'a2:1ione, e .fon;~e subordtnava a quel :~)atto l;a sua effettiva coOIPerazione: ciò però non sono in grado di cerziorarlo in modo assoluto, come neppure l'esattezza del fatto parimenti riferitomi che la Germania insistesse onde anche senza il concorso della Gran Bretagna le tre corti Imperiali facessero sentire la loro voce a Costantinopoli in favore del Montene~ro. Sta dii fatto che ,u COilite Andrassy ufficiò personalmente S1r H. Eli1iot, affmchè persuadesse !hl suo Gove~no a non d~staccarsi dag<l'a1tri Gabitnettli li.n questa questione. Tali pratiche avrebbero sortito favorevole risultato, giacchè il Barone Ca1~ce dLceVlami IÌer'i, l'Ambasoilatore Bl'lttal!lilliJoo avergili poco prdma comun:tcato copia deil te1egrmmma d:ilretto da Lood Saldisbury a M. Layard, in cui in termini ben precisi lo si invitava ad appoggiare i passi che il Principe Lobanoff sarebbe per :tiare su quella spec1BJ1e questiOille. Ho luogo di credere, senza pote.rlo guarentire che dopo ciò soltanto furono spedite le necessarie istruzioni al Conte Zichy nel senso desiderato dalla Russia. Nell'ordine dei fatti tutto ciò non avrebbe grande importanza, ma nella situazione attuale parmi meriti si presti attenzione al concetto che sembra abbia ispirato gli intendLmenti d~l Cnnte Andrassy, queHo oiloè di far cosa ~rad!1ta ~aJJlia Russia, senza però provocaìfe una II!JUova causa àli d!Lstacco deilil'Ingh~lteflra da1l'aZ1ione dei Gabinetti Imperiali, in ordine all'esecuzione del Trattato di Berlino.

    (l) (2)
    528

    IL MINISTRO RESIDENTE A TANGERI, SCOVASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. R. 237. Tangeri. 24 settembre 1878 (per. il 20 ottobre).

    A continuazione del paragrafo riguardante la politica attuale di questo Mi,nistro di Spa,gna contenuto nel mio Rapporto d'jeri (N. 236 di queslla serie) (1), sottometto all'E. V. le seguenti rifie3sLoni.

    Dimostrai in quel paragrafo che il Ministro suddetto esagera grandemente lo sta,to perturba,to di quest'Impero, ed una prov~a d!i esagerazione l'abbiruno avuta d:ai Consolli di Spagna di Saffi e Mogador ti quaLi domandano ad,uto, mentre gli altri loro Colleghi neppure fanno cenno dell'ombra d'un pericolo, ed un'altra prova è questa che il Ministro Romea mi disse che il corriere spagnuolo era stato fermato e derubato quattro volte nel territorio d'Angera, quando dalle informazioni assunte risulta che non è stato fermato che una sol volta, e potrei citarne benaltre, che taccio per brevità.

    Quindi con queste esagerazioni ripetute ed aumentate dai giornali Spagnuoli, riprodotte dalla Stampa europea, si direbbe che si vuol traviare l'opinione ,pubblica speci~e 1n I1spagna, sulla vera s~tua:zJione 'Ì!Diterna dJi questo paese, e prepararla ad un avvenimento. Mi hanno riferito che alcuni giornali di Ma

    drid rappresentano il Marocco come un Impero che non è più possibile di consoLtdare, che si srawia e cade a brani, che non ha più vilta[lità, non elementi di conservazione. Del resto questo è l'avviso dello stesso Signor Romea.

    È necessario ricordare che questo Rappresentante di Spagna mi ha detto che il suo Governo voleva assolutamente che gli Angeresi fossero subito castigati; che si punisse il delinquente che ha ferito mortalmente i due spagnuoli, marito e moglie, il qua<le non si è ancora potuto scoprire. Ch'egli cercava di persuadere il Ministro di Madrid, che la cosa era quasi imposmbile perchè in quest0 momento il Governo di Tangeri si trovava troppo sprovvisto di forze, e lo esortava ad aspettare si migliorasse l'attuale stato di cose. Dopo ciò si fa rilasciare dal Signqr Bargash, Ministro degli Affari Esteri, una dichiarazione constatante che il Governo di Tangeri è impotente a ridurre all'obbedienza tanto gli Angeresi, quanto le kabile dipendenti da questo Governatore.

    Poscia viene la nota c a1ssez l'aide • (sic) sw11Jta daJ. Signorr" Romea a Sid Mussa, ed inviata a Mogador colla goletta la c Ligera • onde la ricevesse più presto. Questa nota e questa premura non si accordano punto colla calma ch'egLi, dtceva, tentava d'infondere al suo Governo.

    Conviene aJtresì ricOO'CÙalre gl'intrighi deli1e aru'bor1iltà di Ceruta per dmdurre alcuni villaggi prossimi alla frontiera di quel presidio a mettersi sotto la protezione della Spa~ (v. hl mio Rapporto di questa se11ie N. 227).

    Il desiderio (da quanto mi è stato riferito) del Governo di Madrid di rettificare nuovamente }a fronr1JÌietl1a di Ceuta onde tentare di oomPQ'OOde["€ neri limiti della medesima una piccola spiaggia che si trova nel territorio del confine marocchino.

    I conrti·nui at.tr11li prodotti délllLe esigenze qtta!Sii sempa-e mdebite deMe auto

    rità miHtari di Ceuta.

    Ch::: la quistione dì Santa Cruz de mar pequefio è tuttora pendente.

    Ch'io rammento avermi detto il Signor Merry y Coloro, or fanno otto o

    nove anni, quando si trovava Ministro Plenipotenziario di Spagna in Tangeri, che • racquisto del Marocco per parte delLa Spagna è una quistione di tempo; quando si risolverd la quistione d'oriente si risolverd anche questa di Marocco •. Di fatti abbiamo rima100ato l'anno scortSlO che la polJirtJ1ca deli1a SPéllgma in Marocco era molto accentuata, e direi quasi aggressiva, e pertanto qui si è creduto che si cercava ogni mezzo per far sorgere una quistione di Marocco, forse coll'intenzione di presentarla al Congresso che si sarebbe occupato della quistione d'Oriente, ma questo Rappresentante di Spagna non riuscì a provocarla. Il Signor Merry si è dunque ingannato nelle sue previsioni perchè la quistione d'Oriente è stata trattata. mentre che quella di Marocco non è ancor nata, ma è probabile che il suo Governo non abbia rinunciato a crearla per farla valere a suo tempo.

    E finalmente non bisogna dimenticare che nel 1859, quando la tranquillità interma de11a Spagna era seriamente minacciata dai par:titi politici, O'Donnel trovò opportuno di dichiarare la guerra al Marocco. Questa guerra procacciò alla Spagna un poco di gloria, centoventicinque milioni ed un quarto di franchi a titolo d'indermi,tà, un terreno importan,te per 1a sua situaztone, che rese più forte la po\S!krione di Ce,uta; un piccolo terriJtOII"Iio sul Httora.le marocchino dirimpetto alle Canarie (Santa Cruz de mar pequefio) ed una grande influenza in quest'Impero, ed allontanò per diversi anni dalla Spagna il nembo che minacciava la sua pace interna, ma stuzzicò le sue ambiziose aspirazioni verso il Marocco. Riflettendo a tutte queste cose ed alla circostanza che attualmente la pace interna della Spagna è minacciata da una rivoluzione repubblicana; che la guerra civile è terminata nella penisola; che l'isola di Cuba è pacificata, e conseguentemente che il Governo spagnuolo può disporre di tutte le sue forze, sono inclinato a credere possibile ch'esso abbia la velleità, appoggiandosi alla dichiarazione d'impotenza del Governo di Tangeri rilasciata dal Ministro Bargash, sulla inerzia e sulla debolezza del Governo sceriffiano, e sullo specd:oso pretesto che i<l. D~stretto d'Angera, peoohè tooca a:Lle porte di Ceuta, nello stato d'anarchia in cui è possa compromettere la tranquillità e la sicu-· rezza dii quel Pres1diio, abbm, diko la velileità dii fare dn Angera quello che l'Austria-Ungheria fa in Bosnia e nell'Erzegovina, cioè intervenire, anche senza consenso, per ristabilirvi l'ordine, ma forse non l'autorità dell'Imperatore sceriffiano. Se ciò accadesse perchè l'intervenzione possa trionfare degli Angeresi, sa;rebbe necesSaJrio che 1e wuppe spagnuo1e uscendo tda Ceuta s'impossessassero -del monte detto de las monas (de1le saimmre) e di queLle altre montagne che confinano col Pascialato di Tetuan dal lato sud, ed al fiume • Uad Lian • dalla parte dell'Ovest; ma questa sarebbe un'ardua impresa che costerebbe troppo cara alla Spagna, poichè gli Angeresi sono sì abili bellicosi e di esperimentato valore. Il Governo spagnuolo dunque potrebbe evitare di esporsi a tanta perdita di tempo, di uomini e di denaro limitando la sua intervenzione al solo monte de las monas.

    Padrona di questa montagna la Spagna occuperébbe una posizione formidabile nello stretto di rimpetto al suo Capo Carnero, e la metà delle grandi diffiooil,tà ·che un esercito dov;rebbe ·superare per reoaTsi da Ceuta a Tangeri scomparirebbero.

    Devo però far rimarcare che a me non risulta che siasi aumentata la guarnigione dii Ceuta, nè che sda.nsi esegu,~ti o ,prepwatd m<>vimenti di truppe che aocenni•no ad aumeTIJtarJJa, ma Caditce, Talriflla ed Al1geo~as sono così v,i,aine a Ceuta che in poche ore possono getta;re m qu€11 presidio alcune migJldaiiJa dri uomini, e poi il Governo spagnuolo potrèbbe aumentare quella guarnigione secretamente alla spicciolata.

    Forse le mie induzioni sono troppo pessimiste, forse tutto ciò non è che un'evoluzione senza conseguenza det Ministro Romea non ispirata dal suo Governo, oppure non sono che :liaH.aai ·apparenze, e che nel fondo il Signor Romea crede in buona fede che .veramente la situazione è allarmànte, ma comunque le cose siano io credo adempiere al mio dovere informando l'E. V. di quanto occorre e delle mie apprensioni.

    Non ho .potuto saper nulla da questo Ministro degli Affari Esteri intorno alle sue impressioni 'I1Ìlgua'I1dro ai •giudiÌi2'Ji del Signor Romea SU!Ua situaZ!ilone interna del paese, e circa alla nota scritta da quest'ultimo a Sid Mussa, perchè non potendo io disporre in questo momento d'un Interprete di carriera il signor Bargash non osa aprir la bocca a delle confidenze in presenza d'un Interprete di questo paese, e per lo stesso motivo ho dovuto interrompere la mia corrispondenza privata con Sid Mussa. Quindi l'E. V. scol'ge quanto sia urgente che il Cavaliere Mirabile venga rimpiazzato.

    (l) Non pubblicato.

    529

    IL SEGRETARIO GENE-RALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL VICE CONSOLE A BUCAREST, PIRRONE

    D. 186. Roma, 25 settembre 1878.

    Le segno ricevuta del suo pregiato rapporto politico N. 903, e La ringrazio di ciò che Ella mi ha riferito a proposito dei documenti relativi alle dichiarazioni del Governo rumeno circa l'osservanza per parte sua delle clausole del Trattato di Berlino.

    Dalla lettura di siffrai!bi documenti, che non ha guarri mi rsono rstatli comuruioati in rCOpia dar! reggente ù',agenzia ~rumeilla qUJÌ arocre:dJitratJa, io ebbi a riJLe~are ~con p~acea-e rche cote~to Go~vno rSÌ add.dlmostm con ililm;tra frenehezza dfuspostlo a rCon:forma['si federlmenrte ailllre 151t1pulrazioni derl predetto 'IImrttarto. Di fvonrte a queste sincere intenzricond. ma[lri:f!estate rCOSÌ solennemeiillte da[ Gabinetto prÌillcipesco, noi confid1amo· che esso pom:à ogni SUJa cura perrché tal,i S'UOri sch1etti propositi abbtano a dcev:ere dali fartti Ila più completa conferma.

    Nella conversazione che su di ciò io ebbi col precitato agente diplomatico, mi ~sono espresso in questo senso, e ne informo la S. V. per norma del linguaggio di Lei.

    530

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 839/132. Londra, 25 settembre 1878 (per. il 29).

    In questo momento in cui i principali Ministri sono assenti da Londra è difficile di avere qualche notizia positiva, se non dopo il fatto co=piuto, intorno alle quistioni politiche che ci possono interessare.

    Ooil mio rapporto n. 127 di qUJesta senie :iJn. diam 12 comrente (1), io rendeva conto a V. E. dell'ultima convel'sazione che io aveva avuto con Lord Salisbury e che ebbe per principale oggetto di chiedergli il parere del Gabinetto Inglese intorno alla prOIP<>sta fatta dal Principe di Bismarck di un'azione comune dellJ.e .proteiilZe firmartall11e dleil trattato dii Bertlino, per spingere ~~a TuTchia ad eseguire le condizioni imposte da quel trattato. Come ne informai l'E. V. la Inghilterra ~dichiarò che il momento era inopportuno per fare tali intimazioni.

    Posteriormente, due giorni sono, dall'Ambasciatore di Germania Conte

    di Munster, il quale nel suo ritorno dal continente fece una apparizione di un

    giorno a Londra, io seppi che il suo Governo non si mostrava nullaffatto

    malcontento di quel rifiuto dell'Inghilterra e che il Prindpe di Bi~smarck

    non aveva inoltrato la sua proposta che per • acquit de conscience •, in sua

    qualità di presidente del congresso.

    Non si sa ancora la risposta che sarà fatta dal • Foreign Office • alla circolare colla quale la Grecia chiede la mediazione delle Potenze per la rettificazione delle frontiere. A questo proposito debbo dire che nulla ho sentito dire che alluda ad una seria intenzione di fare cedere l'isola di Creta alla Grecia in cambio della rettificazione delle frontiere la quale sembra presentare quaJ.che diffi,co1tà a motivo d€l1la res~stenza di una pa1rte dii quelle po[pdllazinni.

    I giornali Inglesi al contrario scrivono che gli abitanti dell'isola di Creta non desiderano affatto la loro unione alla Grecia, ·e si lascia intendere che ad ogni modo essi preferirebbero la protezione dell'Inghilterra. Ma ciò non osta a che il Marchese di Salisbury abbia potuto, durante il suo soggiorno in Francia, mettere avanti l'idea dell'annessione di Candia alla Grecia, nelle sue convei's,azlioni col S~gnor w,add:mgton, come .aveV1a già :lìalbto a Be11~Lno, 11~spetlbo a Tunisi, quando egli domandava a quel ministro se la Francia avrebbe trovato di sua convenienza l'occupazione di quella reggenza; del che io informai V. E. ·col mio 111apporlo pollilti,co N. 120 del 15 'ag01sto ulrtJimo 'soo:nso (1). N Gabinetto Inglese ha mostrato che egli non si rifiuta ad agire verso la Porta per ottenere la esecuzione del trattato, poichè anche esso ha fatto uffici presso di questa affinchè la piazza di Podgoritza fosse senza indugio, consegnata al Monteneg~ro (V1eda te1legramma n. 144 del 20 corrente) (2). Ma si può scorgere che desso è poco propenso ad un'azione collettiva e vuole riservarsi un'azione più libera.

    Si osserva ·che il Ministero conserva il massimo segreto intorno all'in

    tenziOIIlle del GoV1erno. Billsogna pur di:re che de1SISO si rtrova iiil Wlla :liase di

    preoccupazioni. Il protettorato della Turchia Asiatica che l'Inghilterra si è

    assunto presenta difficoltà tanto per pavte del GoV1erno Turco, che dia[ Laito

    delle popolazioni. Un tale protettorato richiederà probabilmente, non pochi

    sacrifizi ed il possesso stesso dell'isola di Cipro non corrisponde a tutte le

    speranze avute; per cui si parla della occupazione di qualche altra isola più

    acconcia per il ricovero della flotta. La Marineria vorrebbe quella di MytiLene,

    altri si contenterebbero di quella di Tenedos vicina allo stretto dei Dardanelli.

    Ma queste sono per ora semplici voci le quali però mi furono riferite

    come non prive di fondamento da un personaggio ordinariamente bene in

    fol'mato.

    A queste preoccupazioni si ag.giunge quella più recente destata dal rifiuto

    dell'Emiro del Cabul di ricevere l'ambasciata Inglese. I giornali più autorevoli

    di Londra considerano questo fatto come un grave dnsulto aU'Inghilterra il

    di cui onore richiede che il Cabul sia occupato dalle forze Britanniche a meno

    che l'Emiro receda da quel divieto e si sottometta. Pare che nell'India l'emo

    zione sia assai più grande ancora che in Inghilterra dove però la borsa,

    quantunque alquanto rimessa dalla p11ima scossa prodotta da quella notizia,

    sta tuttora sotto l'influenza delle conseguenze che ne possono derivare.

    U111a potenrte spediZ!io'DJe contro il'Afgha111iJs1Jan Eli constdera m conseguenza

    come inevitabile, ma stante la ~stagione inoltrata, questa non potrebbe proba

    bilmente avere luogo prima della prossima primavera. In quel frattempo

  • Cfr. n. 431.
  • Non pubblicato.
  • l'Inghilterra prenderà le sue precauzioni per la sicur~zza del suo impero delle Indie ed è anche possibile che l'Emiro si pieghi a migliori consigli.

    Intanto malgrado il trattato di Berlino, le diffidenze contro la Russia non hanno cessato; epperciò non è da maravigliare se l'Inghilterra cerchi di amicarsi le potenze colle quali i suoi interessi in Europa si trovano in maggiore contatto, fra .le quali la Francia è certamente la prima, per cui non è da mettersi in dubbio che a questa si faranno molte concessioni anche i.n Egitto purchè però ivi la supremazia effettiva dell'Inghilterra non ne sia scemata.

    Anche l'Austria sempre titubante nei suoi rapporti colla Russia, è oggetto di particolari viguardi per parte dell'Inghilterra la quale, per rende:rla, se non favorevoLe, per lo m€no non ostile, condiilscenderà a molte cose meillJo :lloll'se al!la occupa2lione di Sa1on1cco ove questa fosse nei progetti del Gabinetto Aust:roUnga:r-Lco.

    In quanto all'ItaLia, essa non ha cessato di essere simpatica all'Inghilterra in generale, ma in questo paese di calcolatori le nazioni si valutano in peso d'oro ed Ln forza di cavalli-vapore; del1a form Ill!iilJi:tare se ne tiene meno conto perchè si suppone che dessa abbia bisogno dei due primi elementi per manifestarsi; per cui non bisogna dissimularsi che fra la gente della City che rappresenta il positivismo del paese ed in conseguenza anche presso il Governo Inglese l'Italia è apprezzata meno del proprio valore specialmente perchè non si scorge ancora un assesto finanziario definitivo stando essa tuttora sotto l'incubo del ·corso forzoso, e perchè le ultime inconsulte agitazioni che ebbero luogo nonchè le poco soddisfacenti condizioni della sicurezza pubblica in alcune parti d'Italia, hanno destato l'opinione che forse il nostro Governo non ha ancora acquistato la forza necessaria per vincere gli elementi dissolventi che più o meno travagliano tutte le nazioni.

    Ma è da sperare che tali impressioni meno favorevoli non tarderanno a dilssipal'lsi e che il'Ii!1Jghi1Lt.el'lro, al pa:ri delile aù.we potenre, si persuaderà che l'Italia è anche essa una grande nazione, più una forse che qualsiasi altra in Europa e della quale è d'uopo tenere gran conto nei calcoli della politka.

    Questo mio rapporto serve di complemento ai miei telegrammi nn. 143, 144, 145, 146 in data 19, 21, 23 e 24 cwrente (1).

    (l) Cfr. n. 495.

    (l) (2)
    531

    L'ONOREVOLE MUSSI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE S. N. Tunisi, 25 settembre 1878 (per. il 29).

    Nel mLo rappo['11;o di je11i -affani in genere n. 1265 -(2) io ho esposto a

    V. E., con alcune considerazioni tutte le pratiche fatte e le note scambiate inutilmente per terminare la vertenza Vandoni.

  • Non pubblicati.
  • Non pubblicato.
  • Jeri sera poi, nell'ora pm tarda, venn'e da me H Stgnor Conti primo interprete di Sua Altezza, mandato espre,ssamente dal suo Signore per ru,petermi la preghiera di comnn~care a V. E. la nota tnnisin.a del 22 corrente. Questo però fu un pretesto: veramente egli venne per indagare se nel Consolato d'Italia c'erano segni di procella, che è in fondo temutissima.

    Io seguitai a ripetere che ero assai dolente della condotta del Bardo, la quale metteva in pericoloso giuoco e per leggerissima causa seri e comuni interessi. E privatamente aJ Si,gnor Conti dissi molte cose, che pubb[:Lcamente non posso: tra le quali dtssi che l'enorme sacrificio a cui allude Sua Altezza diventa ben piccola cosa quando ha per correttivo la clausola, veramente enorme, di poter scegliere e nominare a suo unico capriccio nella Alta Magistratura d'uno Stato di ventisette milioni i tre soH gU.udici, che devono sentenziare.

    Nei giorni passati, si è pure presentato da me un altro funzionario, de' principali, per proporre una transazione particolare nella vertenza Vandoni. Ed io che volentieri vedrei finita senza scandali o rumori questa vertenza, accolsi, ad referendum, l'a propo,3ta, dichtarra[}do pell'Ò che doveva esSiell'e trattata col Cav. Grande Reggente il Consolato, che difatti subito informai. Ma il Conte Vandoni da me avV1i1sato, assolutamente II'I1firutò.

    Attualmente non è possibile, a mio giudizio, tornare addietro. Ne sarebbe assai vulnerata la nostra posizione nella Reggenza e verrebbe tolta al Bardo ogni salutare idea della potenza italiana. Ma considerando le comunicaztorui fattemi da V. E. co1la nota 1° covrenrt:e • Sell'lie Poliiitrlca n. 2 • e qualora le condiizdO'Illi. generaù'i delila nostrra pol~tca non permettano più larga azione, io credo che siavi margine ancora a trattative. Mi permetto sottoporre all'alto esame di V. E. una proposta. Il Ministero potrebbe spedirmi subito una Nota appositamente preparata, la quale deplori la condotta tunisina, m'inviti a parlar alto e mi autorizzi da ultimo a tutelare secondo le circostanze, la dignità del nome italiano.

    Io farei leggere questa nota a Sua Altezm, che aspetta una rLsposta, e che ne rimarrebbe scosso malgrado la sua naturale ostinazione. S'intende che io prego in tal caso V. E. di darmi in altra nota e per mia norma istruzioni predse.

    Qualora poi questa libertà d'azione !asciatami di fronte al Governo Tunisino non basti a condurre una conclusione, può combinarsi qualche giorno più tardi l'invio d'una nave qualunque da guerra che verrebbe a far compagn,ta al ChampLain, sempre ancoll'ato nella rnda dii Tu:n:isi .

    Queste mosse, a mio avviso, sono sufficienti, essendo io certo che malgrado la ostentata loro fierezza, havvi al Bardo gran timore di perdere l'appoggto ~ta[iano, e di trovarsi esposti a tutte le vOilontà francesi.

    Nel ca,so poi cliò non bastasse, vedrà l'E. V. se l'It:alita può spmg,ersli ,più olitre a motivo di questa vertenza e provvedere da sè, oppure se meglio giovi conCOll'dare una az,ione comune deli1e vcavre Potenze sul Govemo Tnn~smo ~occhè, bisogna dirlo subito, ci condurrà inevitabilmente a dover tollerare e forse appoggiare in altre e vicine occasioni le pretese ben maggiori del,la Francia

    o dell'Inghilterra nei loro affari tunisini.

    (l) (2)
    532

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 938. Vienna, 27 settembre 1878 (per. il 30).

    Ll Pester Loyd ne:l fax cenno delle ma[1ovre effettuatesi in quesrtd. g1omi in Tiro·lo, diJCe ch'esse non mima.cciJavano nessuno ma che però sono un evellltual•e avv~so! IndubbilamenJte :fiu questo l'intendimento che ful Govemo Imperdialle ebbe nell'ordma~e quell'i<nusditaJta concentraZJione di truppe ilil quelLa regione, a cui l'Imperatore vohle dare maggior importanza recandosi a presen2li.:we Je esercirtaZlioni marLg.rodo 1e gra>ni raglioni di •srtato che r1o fanno l'i.manere a V·iJenna quest'anno. S. M. F\rlalillcesco Gmseppe si fece inoLtre accompagnare da uno stuo[o di membl'i deUa rea.sa dimperl1ÌiaJle, ilocchè non ebbe mai fin qui a praJtkarsi irn a~ltre <1[1aJ1oghe o~costanze anche •in occasione di conoontraz.iOliJJi di ben maggior numero di truppe. Evridentemente si V'011e ·con quel fatto dimostrare, che maJ1grado JJa guerra ·che rsi rsta rc01mbattendo in Bosnia non ·Si .perde di vilsta dil T·irolo e Vii si srta preparaJti a tutti ri possibili eventi.

    533

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 940. Vienna, 27 settembre 1878 (l) (per. il 30).

    Il malcontento in Ungheria in conseguenza dell'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina ed essenzia·lmente pel modo col quale ebbe a compiersi va crescendo. È .generalmente approvato in verità il partito preso dal Governo di impedire i meeting, che si voleva riunire per chiedere il richiamo delle truppe I. R. da quelle Provincie, ma ciò non vuole affatto dire che il Governo acquisti per ciò aderenti alla sua politica.

    OLtre ai saorrifi·ai che anche il'Ungheria è chiilamata a sopportaa:-e :iJn causa delLa presente guea:-a:-a, ·è .pure causa dii g•I'avri pensriooi pei Magilari l'avvelillire di curi sono mmaccirati col notevroile accrescimento deg1ld s1avd, che lra Monarchia sta acquilsrtando iÌIIl quehle nuove Provrmcie. Le DelegaZJi<mi quest'anno si rmniranno a Pest, e 1sebben•e, •come già d~Slsi 'Ìrn pre•cedente mio rappo1rto, non VIi sia gmn 'che da temere delrla ,l.Joa:-o opposiZJtone, pure è cerlo che ti'l. mezzo iÌIIl cui si troveranno influirà non poco ad imprimere alle loro dis,cussioni un carattere agro. A disarmaJ.1e ,a[meno irn palrte questa opposiZiione, mi si diceva j.e11i, da pe:11sona che è a parte deglri intendimenti d~l Governo, sri vogJ,ia prima de1hla :11i:untone deLle

    DeJ.eg,aziOilli mettere sUJl piede di pace ,l'eserdto delila Bosnd,a, ir'rmandando a casa i rilserv~isti, miiSUJ~a che produmebbe senza dubbio ottima IÌJmpressione neLle due pal'lti deliLa MonaJrchia. I successi ottenuti datlile a1:rnni Imperda,lii din questi giornd sembra assilcu11ilno l'a prO!llta cessazione de11e ope.mztoni di guerra in BoSillia ed Erzeg\ovm (bene Meso che pel ter11itoriJo di Novi-Ba:mr non si faJrebbe nuilila sino all'anno venturo) e quindi facilitino l'adempimento della precitata misura, che diminuendo notevoLmente la forza avrebbe pure il vantaggio di agevolare il vettovagliamento della rimanente. Non conviene però neppure dissimularsi che la cessazione dell'effettiva guerra non implica l'assoluto pacifico possesso del Paese; e per conto mio credo difficile si possa questo assicurare durante l'inverno guarentendo la libertà delle comunicazioni, con un esercito minore di centocinquantamila uomini. Ad ogni modo contentando anche le Delegazioni non si taciterà i Pa~rlamenti, che pr~ma di votare gli ilngenrtli fundli pur sempre ooco~rreiillti, vol'.l'anno essere edificati oon certezz;a sul futuro a;ssetto, 'che sarrà ,dato a quehle PlroV'in,cie, e .p011ranno così iii Gove!1Uo nel più g\raV'e :lira tutrtll. gll'IÌ!mbaJrazzi, costringendoLo a pronunciarni prematuramente sopra sì grave questione.

    (l) Sic, ma il R. 939 [cfr. n. 5.35] reca la data 28 settembre.

    534

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Vienna, 27 settembre 1878.

    Ho r1cevuto la tua lettera del 2,4 (l) e 'Supa:>ongo che questa ti troverà a Roma. Ti rilngl1a!Zlilo per :le parole woppo ·per me gentdl1i che mi rivOilgeshl; IÌ!o non dubirto che chi ha piena ·conoscenza del modo col quale la nostra politica estera si è svolta liJn questi ulrbi:mi annri vorrà :r,1conosce['le che non ho :llarllliito ali. mio dovere di inJ'm·mare coscien:ciosamente e reiteratamente dii goVI&!Ilo ma ile persone a giorno delle segrete cose sono una infima minoranza. T·engo quindi assa:i non si :liaocila 1in.1Jorno al mto· nome La 1eggendla cui dà coopo ila nota conversaZJiKme con iii COIU1isponden:te del Temps che ·iii Govel'Illo non ebbe da me informazioni di ~sorta sugli intendimenti del Gabinetto di Vienna. Non tengo a che mi si creda un abile diplomatico ma desidero non aver fama di agente ·iJmbeoilli1e, v01hlà tout! Del resto :fa,coio a;ss:egno 'su quanto mi ha~i scriiltt<> e son persuaso che almeno troverai modo di porre in sodo il Governo era a giorno di quanto gli occorreva sapere. Cairoli ha bel dire che la sua circolave a;ttesrlla .hl fatto, ma questa non è destma>ta alla pubb1Loità, e quindi non illumina se non le menti che anche senza quella luce già vedrebbero chiaro. .A propoE,iJto del co:rcrilspondente del Temps si seppe qui che egl>i si &a pTeva1so de1l nome di Andra:ssy, per faa:"si :r~LoeV1ere da Oailro1i ed 1:1 conte era poi

    a:ssai spi.aC€'ll!te. A e>iò tConfeTma,re mi fu posta sottocchio iel'1i una lettera che que!l:l'.individuo iSCII"'.Lsse ad Andrassy .i•ecr J'altro per chiedeTgli udienza oode comunicargli le sue li.lffiiPI"e'ssit!:J.nii suiH'Ita,ltia. Ln quel fo~ltio è detto: • J'espè!re que

    V. E. voudra bien se tsouveiliÌII" que je ll.w a.i été présenté il y a koi.ls mais à une réunion chez le Comte de Vogtié • lo che esclude assolutamente qualsiasi relazione frn iii Ministro ImperiiJéJ!l,e deglti Affari Esteni e [ui, .ptrlima che egl:i si recasse in Italia. Ma v'ha .di più e si è che Andcrassy non ·ricordasi affatto d'i aver mai incOIIltl'ato queil'l'indiVI1duo. Ad op modo poi Andii"assy ·che non ama oonV'&'sall" ·coi ~1o~rnaùiilsti 1!1ifiutotssi creci:samente di accOI'Tdarglti il:a chiesta udieiilZia, ed anzi me lo fece.sapeme anche facendomi comunicare la lettera di cui è caso.

    Da tutto ciò em$ge 1che tutto quel pettegolezzo non ebbe CO/Iltseguenza di sorla a Vienna ma mi !immagino che in Ital!1a non. sarà ·co,sì, poichè da noi son predsamente quelU gli incidenti che più J.mpressionano l'opinione pubblica. Intanto quel corrispondente si vendica di noi lasciando telegrammi del genere dii que1lio che faceV1a maTCI~él!l!'e a Gorizia una banda di 500 voilcOIIltall"li che posda fu nidotta 'a 50 e qtl!mdti :col te[e~amma di1rettomi da Mtaffed a O! Coovellllgo CO/Il te .essecr col.;ta deili1oart~ssima di facr confronti fra la nostra situazdollle ai!. Congresso di Parigi e quella al Congresso di Berlino, ma una [parola in pTO[>osito coil. tatto che ti dJ.stiJilJgu:e potres:bi ben di!'Ia. Ben so che ·i>l bene del:lo Sta,to ti fa pome 'ID non (lUDanza ti successi persona1i, ma permettimi che ti ditca che m questo :caso la ·tua penson;a tS'immedel;:tima collo Stato, chi fel'1isce te c•oil.pdisce pucr n,ta,l1a. Del resto •seti mtgltio:r ~Lud:tce di me d:i oiò che cOIIlvenga d1re o tacere e quindi non 'agg!iU[),gere.i pa~rola.

    Ho veduto lungamente Haymer1e che mi di:ce prossima la pa·rtenza pecr Roma, :lo tll"ovai nervosilssimo, egLi è 'impressionato daHa vicin:anza deiJJla sUta abitazJ.one ·cohla pi:az.za Colorma :focolare dd tutte le diimostraztiolllii !iJrredenrbi:sie. Qua[sia·si scaii1Jdìai!Jo anche 1ieve 1m qu~lrla ilocaliità dovras;Ji e~irtare ·anzi tutto se abbkuno cél!Da ILa nostm d:ignt~à. Nel conso deJJla CO/Ilversazione Haymenle lagnOSSii anohe meco ·che in oonseguenza d!elile c(IJamo~rose offese fatte atltl'Austtrlia a Venezlita prima, e Roma qudndi, ed tm molte ·ailttre ·ailttà le inchieste annu'!lJciate 'll!on abooano prodotto oonsegt\.ltenze dii sorta e nessun ·colpevole rs1a ·stato p1m~o. Ciò mi fu detto tSOlttanto linCILdenitallmen~, ma sta di :fa1Jto ·che 1la tra~O'll!e non è da pali"t:e nostr:a. Non ·credo possibille lllè tp:e1r ora nè per un po' di tempo !I'Iilstabii!We rei~ ZÌIOIIliÌ. ·cordJiailii, ts1cucre, collil.'Auts1mi.a ma ciò :a cui dobbiamo tendere è dii evtiltare glii. urti, tdi da:re tempo 'ail tempo dii esecrci1Jare J.a sua aziOIIlie oailmante. Ben so quanto rtu ddVi1da tiil. milo modo d:i vedere ·Se ti dioo tutto ciò si è qudndd. unJ.oaoameiJJte perehè ho bilsogno di apnire ll'·animo mio con ch!i mi intende. Non compl'omettiamo :ill1repa~Dabiil!meTIJte ,l'avvel!lJire mentire an•c()[l"a rsiamo in tempo, ecco tutto oiò ·che •si può :flarr-e per rul momento.

    P. S. Ricevo dn questo momento il telegramma che il Presidente del ConsigJ.io mi fece ~i:volgere ·da MW'fe!i, ti .perego a niconfermacrgilii i mieli sentiti ringreZJitamenti ~ià espoossigilii pecr teilegcrafo poco fa. Non oo dove Watddington abbia pescato la notizia data a Cialdini su A. Qui non se ne parla segno che nessuno !4itiene 1a cosa p11ossima ,sebbene tutto siii posstbiile bastando petr compiere quel fatto il bon plaisir d'un solo.

    (l) Cfr. n. 526.

    535

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    Vienna, 28 settembre 1878 (per. il 30).

    Si è molto parlato in questi ultimi tempi nella stampa di questa Monarchia, ed anche in quella estera, della più o meno probabile permanenza al potere del Oome Andnlissy, a fuèOillte deillle COillJSeguenze 'a mlii ['Austr:ila-Ungher:La andò inoonrtl"o nelù.'adempie1re w malr:lida,to ~ch'essa 1"1uscì ,ad ottenere .da~l Cong,resso di Berlino per l'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina. Nel tenere di ciò discorso i giornali e gli uomini politici parmi non dilettano abbastanza che il man1Jenllimento del Conte Andrassy al posto ·ch'esso ODCUipéi .glià da quasi sette anni, ,oopende, si può dire, 'eso1usivamen1:e dalila ·conservazione o meno del!1a fiduc1a m Lui fin qui: 111Lposta dal Sowano. Inlia~tti ill Miilnli1st111o deglli. Affari E1stemi Sfugge ~al ISIDdiaaato ,dJiretto dei due Blllll11armenti ·e non deve ir\iispondiere dei suOli atti che all'Imperatore ed alle Delegazioni, che sebbene siano un'emanazione costituzionale dei poteri parlamentari, ciò non di meno pel modo col quale sono composte non che pel sistema che ne regge il funzionamento, come già più volte ebbi occasione di ripetere, non pos·sono esercitare un'efficace opposizione al Governo e tanto meno abbattere un Ministro ed indicare alla Corona i personaggi a cui il Paese vedrebbe con fiducia affidati :i portafogli degli affari comuni. Ben a :raglione quindi paJr:mli dll Conte Andirassy poteva~si esprumere come il fece alcuni giorni fa con un mio collega, assicurandolo essere senza apprensione di 'SOI'Itla ·su1l',apprezz:amento ·che ~e prossime DeLega~ioni :llarebbero deillla po1:iltLaa da lui ,seguita ·ed 'essen~ilallmente sUJlil',aN1 endev011ez~a dei Del:egatli a votare i fondi che necessariamente si dovrà richiedere loro per pagare le spese già fatte, oltre i noti 60 milioni, e provvedere alle ulteriori.

    Non è però possibile dissimularsi che l'opinione pubblica mostrassi in questi u11JLmi rtempi assai osbille 'a>l Oonte Andrassy: non gllii 1si 111improvera di aver voluto l'occupazione della Bosnia, poichè si sa che vi fu contrar.io per lungo tempo, ma di ,essersi a ta~ 11igu!Wdo amreso m volere del! Sovl1alr:lio, 'ed mOiltre, aìll1orehè la cosa fu decisa, di non aver preveduto le resistenze e non saputo escogitare i mez2li ratti a vilncel"le senza dil ISIOLUJpLo di delllaXIi e lo rSpial'giÌimento di sangue a cui s'andò incontro senza paterne prevedere il termine.

    In quanto al primo appunto parmi evidente che il Sovrano non possa esserne ,iJmpressLonato, g~acché rsta di fatto che iill. Conte Andrassy n.el cedere ai suoi voleri, altra riserva non fece se non quella di procurarsi il mandato Europeo, 'che iJUfattri ottrenne. Per 1oiò ·che si !11L:lle11iJSce ail secondo glraV'ame,

    S. M. F.rancesco Giuseppe •aVI11ebbe :l!ovse potuto pirrestarvi orecchiio, se iLa resistenza opposta dai Bosniaci ed Erzegovesi avesse continuato a porre l.n pericolo il prestigio militare della Monarchia: ma al punto in cui ·già so n giunte le cose di quella guerra, si può fin d'ora dire che prima dell'inverno ciò che chiamasi vera guerra avrà fatto il suo tempo in quelle Provincie e

    quindi almeno l'autorità militare Imperiale vi sarà stabilita senza timori di serì pericoli, così dunque parmi scomparsa pel momento la necessità a fronte della quale l'Imperatore potevasi trovare da un momento all'altro di sacrdlì.care dJ Conte Andrassy, onde tog11ere di mezzo I'a sua responoobiÌillità che altrimenti avrebbe potuto essere tratta in causa dal crescente malcontento dei suoi popoli. Una certa qual reazione contro la corrente d'opposizione al Governo sta già manifestandosi, essenzialmente al di qua della Leytha, in conseguenza delle insensate manifestazioni che il partito avanzato in Unghelnia si sforza dii provocar-e contro tlia poU1itka dlel Conte Andtréllssy, spingendosi sino a volere il richiamo dell'esercito d'occupazione. Con tutto ciò il Governo avrebbe grave torto se s'illudesse a segno di credere, che tutte 1e d!Lff1co1tà g·ross:e saranno sormonrtJate medlliante ii possesso miiiitare deUa Bosnia e dell'Erzegovina, la necessità di mantenere in quelle Provincie una forZJa dii un cenl1:1ina}o dii m'G:le uomini forse per assai tempo e le diiff~coiltà d'ogni genere che il Governo troverà ad impiantare e far funzionare in quelle sì travagliate provincie un'amministrazione regolare, sono ostacoli con

    tro ai quali la nave dello stato avrà ad incontrare più e più volte avarie non lievi e che anche nelle migliori ipotesi osteranno per assai tempo acché l'Impero Austro-Ungarico raccolga dal conseguito aumento di territorio e di popolazione quei frutti che ne sperava. Ma m'accorgo che discorrendo dell'occupazione ragiono come se invece si trattasse di una definitiva annessione: la causa di ciò si è che più nessuno qui dubita che, malgrado qualsiasi conven

    zione si possa ancora conchiudere colla Porta, venga il giorno in cui le

    Aquile Lmperiali si ritirino da quelle Provincie, conquistate a prezzo di tanti

    sacriclìici di uomini e dii denaro.

    536

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 941. Vienna, 28 settembre 1878 (per. l' 1 ottobre).

    Un giornale di Berlino, in base ad informazioni avute da Vienna, aveva rHlemilto che 1H Colllte .Andlrassy rilse[\11ava per ,sé, m caso avesse dovruto i!lasclilare il portafoglio, il posto d'Ambasciatore presso la Corte di Berlino, che il Conte Karoly sta per abbandonare, essendo destinato a rimpiazzare il Conte Beust a Lond11a. Il Fremdenblatt 11ilsponde a quelLa notÌIZIÌia nonché ad a!Ltre dllicerde sUJ1:1e cause ·che motivano dJl movimento diplomatico di 'cui è caso, col comunicato che rravV'iso 'Convellliente trasmettere ahl'E.V. (1), tanto più che ho buona ragione di ritenere sia stato dettato dal Ministro stesso. Con quel comunicato si V'olle 1iln p~urii tempo ·confutare Ia dlliceria OO!t'sa che iil Conte Andrassy poiiJeiSJSe ritirarsi in questo momento e lo si fa in termini assai vivi; inoltre si aggiunge

    che quando quell'eventualità avesse a verificarsi, la sola linea di ritirata del Conte Andirassy sarebbe <Sui ~suoi possessi dii Terebes, cosa di cui pe!l:' conto mio non ho mai dubitato.

    (l) Non pubblicato.

    537

    L'ONOREVOLE MUSSI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE S. N. Tunisi, 28 settembre 1878 (per. il 3 ottobre).

    Credo opportuno far seguito alla mia lettera Confidenziale, S. N., del 25 COI"'ronte (l), comunioancdo a V. E. ~Lcune notiz,ie e oo-P'siderazJioni re.Icative aLla vertenza Vandoni.

    Bisogna pr,emettere che ,i,l dispaccio di V. E. del 20 corrente, dettato in italiano, fu trasmesso, come al solito, dall'Ufficio telegrafico francese al SiJgno!l:' Roustan, che subiJt,o 'lo fece conoscere al Ba1rdo.

    Al Bardo quindi si aspettava qualcosa di serio: e rimasero un po' meravigliati, allorché io, pur dicendo tutto quello che era a dirsi non oltrepassai i confini d'una calda discussione, in cui le minacce erano appena adombrate.

    Ciò fu oggetto a dtfferenti giudizj. ALcuni lodarono la moderaZiione mila, altri la stimarono non solo debolezza mia, ma del Governo italiano. Chi più soffia in quest'ultimo apprezzamento, benché di sottomano, è il Console Generale di Francia, il quale desidera o far credere l'Italia impotente,

    o lspiJngerJa avanti per metter1a dn sospetto a Sua Al1tezza, oppure vede!I:'Ja impegnata seDi,amente dn un confld;tto quaLsiasi colla Tu:ntiJsia, neliia speranza di condUII'!re 'la nostra poLitica ad un J.nsluocesso, o ad aprire il'èra de,lile VJj,olenze, ch'egli spera più largamente di sfruttare.

    In considerazione di tutto ciò io ho creduto tenere una condotta, la quale ebbe H vantaggio di chiarl,re a Sua ALtezza '1o stato dn1tero delLe cose, senza pregi:udilcare o impegnare le future dei!JibemZILoni di V. E.

    Se si parte dalle necessità della prudenza, o di procedere per gradi, io

    ho già avuto l'onore di esporre a V. E. il mio avviso su ciò che rimane a farsi.

    E devo ripetere che una conciliazione, ottenuta senza ricorrere a mezzi estremi,

    giova, in tale ipotesi, più d'ogni altro mezzo, perché ci lascia raggiungere

    onorevolmente wl nost~ro scopo, con nessun ajuto o compJ.,iJcità d'altri, e quindi

    senza vincolare la nostra libertà d'azione nelle varie questioni tunisine.

    Ma se l'Italia appena potesse iniziare qui una politica attiva e risoluta,

    quale l'orgoglio e l'interesse d'ogni italiano può desiderare, e parata all'eve

    nienze che in OI'Lente loli preparano tu1tora, ,In tal oaso V. E. sa qua1Li sarebbero,

    e con qual cuore, i miei umili consigli.

    Avverto altresì V. E. essermi vi:fier1to da buona fonte, che Sua Al1tezza intende 'Incar1care o spedire a Roma qualche pevsona per 1svolgere gH argomenti già

    contenuti nella Nota tunisina del 22 corrente, ch'io ho trasmessa in copia

    al.tl'E. V. Dicesi anzd che a questa mlilss~one ~a destdnato alllche J'Avv. Spezzafumo, noto al Ministero, e Segretario dell'attuale Primo Ministro Moustaphaben-Ismail, nel tempo della sua dimora a Roma.

    Alrtre perscme, pur addentnx> al1e seg!rete cose del Ba!rdo, mi a~sdcu!rano che Sua .AJ:tezza qUallldo si vede•sse pa.-oprio costretto a p!rendere un:a decilsione, diichiarerà di defooire a S. M. dù. Re d'ItailiiJa 1a nomina dei tlre ru-bitl'l. E soggiungono che, in questo caso, toccherà a S. E. dù. Oornm. Confol'ti, Ministro Gua!rdas[gilli, di scegliere, a nome del Re, gli arbitri.

    Vi sarebbe forse qualcosa a dire sulla natura e convenienza di questo progetto: ma per ora è una semplice voce, ed io mi limito a preavvisare V. E.

    Chiudo questa ~Lettera notando che SiJr Wood, la cui finezza è ben nota, si lagna adesso della poca intimità ch'io ho su lui, e mi fa sapere ch'egli può eiS!Selr mio aihleato oontlro molte pretese :firalllCesL Ed è vero !l'odio suo persomllie contro la Francia: come è vero che per contrariarla cerca ora la mia alleanza, mell'istessa guisa che cercherebbe forse la francese per contrariare la politicra j,1laJliJan:a, se ciò gtlti fosse neoosS8!11io.

    Io non m[ presto che me.dJiooremente a queste manOVII""e. La situa7Jione d'altronde è inutile celarla: siamo qui in tre, in una giostra a·perta, con scopi ed interessi diversi. È quindi assai difficile che tra noi sia sincero accordo. Tutto ciò che sembra accordo è o tregua o inganno, essendo la forza delle cose l!!llperiore anche al senno degli uomini.

    (l) Cfr. n. 53L

    538

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, pp. 359-360)

    R. 530. Cairo, 28 settembre 1878 (per. il 6 ottobre).

    Dopo aver rimessa a Nubar P8!Sioià 1a nota verbaile che ho unlito in copda ai mio ultimo rapporto di N. 5·29 (l), sono venuto m Cadrro, ed ho avuta una lunga comerenza col Signor Presidente del Consiglio. Questi mi ha ripetuto *cdò che avevo saputo dal mio Collega Inglese, doè* (2), che la Francia persiste nelle sue pretenzioni, e mi ha ;pregato perciò di non insistere ad avere una risposta finché quella questione non sia definitivamente sciolta.

    Mi è sorto però vagamente il dubbio che l'Inghilterra possa consigliare Nubar" a non ced~e fuoillmente aiHa nos1IDa dtimanda, e questo d:ubbdo mi è nato per *avermi chiesto il Signor Lascelles, che Nubar non muove passo senza consultare* (3), se il R. Governo persÌ!Stevebbe ad esigere che un italiano 'entrasse

  • Cfr. n. 521.
  • I brani fra asterischi sono omess1 m LV 26.
  • In LV 26: • essermi stato chiesto •·
  • nel nuovo Gabinetto qualora la Francia accettasse apparentemente le idee di Nubar di esser libero di chiamare degli stranieri senza l'ingerenza dei loro Governi.

    Oltre che non possa supporsi ·che la Francia desista ormai dalle sue pretese, ho risposto *al Signor Lascelles* che non sarebbe più ammissibile il voler credere che Nubar agisca indipendentemente dalla pressione del Governo francese; ma che in ogni modo dal fatto che un inglese ed un francese sarebbero chiamati nel nuovo Gabinetto, ne deriverebbe il diritto all'Italia di chiedere che un italiano ne faccia parte.

    *Ho visto chiaramente ·che questo Collega non è rimasto soddisfatto di questa mia risposta*.

    In questo momento la questione con la Francia non è più e sulla sua ingerenz;a a vol!ere un :lli'ancese n€11 nuovo GabinJe,tto, e suillla soelJba de~La persona, ma sulle attribuzioni del Ministero dei lavori pubblici, che Nubar ha offerto. La Francia vuole un'ingerenza diretta nell'amministrazione finanziaria, e chiede che le Ferrovie, le Dogane, e il porto d'Alessandria, sieno dipendenti da quel Ministero. Ora queste Amministrazioni Nubar le ha messe sotto gli ordini diretti del SLgnor Wil1son, Ministro deùiLe F·Lnanz.e, come ['E. V. vedrà daLla sua Lettera a1l Signor VìiVILan, per chiedere •che •i!l W~h>on fosse autodzzato ad accettare il Ministero offertogli.

    E farò osservare che Nubar non poteva dare queste amministrazioni neppure al Wilson perché in forza del Decreto del 18 novembre 1876 che le costituisce come garanzia del debito privilegiato, sono e debbono esser rette da una amministrazione indipendente composta di due inglesi, un francese e due egiziani. Sicché a qualunque violazione di quel Decreto dovrà opporsi la Cassa del debito pubblico.

    Con Nubar la conversazione è stata molto amichevole, ma molto esplicita da parte mia sulle conseguenze della menoma esitanza da parte sua ad accordarci quella stessa ampia e sicura garanzia dei nostri interessi che sarebbe accordata ad altre Potenze. E .gli ho dichiarato, ben più esplicitamente che nella nota verbale, che qualora il Vicerè ed il suo Governo avessero sì poca saggezza d'escludere l'Italia, ben lungi dal trovare quella benevolenza e quella simpatia che è .stata loro tanto utUe in tutte le oocatsioni per riconoscere e consolidare l'autonomia egiziana, potrebbero esser certi che il R. Governo saprebbe non cedere il menomo dei suoi diritti, e far ·loro risentire gli effetti della sua giusta irritazione.

    Questa mattina ho veduto il Khedive. Egli mi ha detto *confidenzialmente* che la questione francese non si agita più direttamente con Nubar, ma tra Parigi e Londra, ove si discutono, *.con quakhe .ii'ritazione*, le attribuzioni che il Governo francese intende sieno date al suo Ministro nel Gabinetto Egiziano. E pare che il Governo Inglese non sia molto arrendevole a spogliarsi della esclusiva ingerenza nelle cose finanziarie. Mi ha sog.giunto inoltre che notizie ricevute da Londra e da Parigi accertano che non è possibile negoziare l'imprestito su i beni retroceduti allo Stato, se non è pienamente decisa l'entrata del Ministro francese nel nuovo Gabinetto.

    *Discorrendo quindi sulla dimanda da me avanzata, mi permetta l'E. V. ripeterle le parole testuali che il Khedive mi ha dette nel modo il più confidenz,ia,le: « Mon cher de Martino vous savez mieux que personne de queH~ mai!llière j'ai du subir ·l'état dei.s choses qui se prépare, et pourtant je dois faire bonne mine à mauvais jeu. Mon ròle n'est pas seulement passif, mais je do1is forcément paraitre tout disposé à seconder Nubar, et dans ses pil'ojets, et dans ses principes, pour qu'on ne rejette sur moi la responsabilité d'un insuccés. Pa·r conséquent :apparem,ment je d01i1s me montrer contrad.re à vot•re demande, pour que lui, et ·le Gouvernement Anglais, ne puissent croire à un accord entre nous. Ma1is p:our l'amour de D1eu que l'ItaLie n'abandonne pas l'Egypte à la merci de ces deux Puissances. Que l'Italie se cabre, et Elle obtiendra ce qu'Elle voudra, Nubar sait très bien que l'opposition de l'Italie le fairait échouer dans ses projets de modification de la reforme judiciaire, d'imposer des taxes sur ·les étrangers, ecc. ecc. Et la France qui s'est cabrée pour empecher une influence exclusive anglaise, et peut-ètre quelque arrière-pensée encore plus prononcée, certainement vous appuyera à exiger votre juste demande •*.

    La questione delle attribuzioni del Ministero offerto ad un francese, trattandosi e dovendosi decidere tra Londra e Parigi, io non saprei come potrebbesi ancor dire che si vuol J:asciare •piena e libera l'azione del Vicerè.

    *Ho ring·raziato il Khedive per la ·Confidenza ·che ha in me; ma gli ho osservato che se per il momento gli conveniva di non urtare le idee di Nubar, qualora dovesse sorgere la minaccia di un conflitto, Egli non potrebbe abdicare interamente alla posizione di Capo dello Stato, e nutrivo piena fiducia che la sua parola sarebbe intervenuta per evitarlo.

    LI Signor De Lex, Agente e Console Generalle di RuS1s1ia, appena ~iunrto è venuto a vedermi, e mi ha dichiarato che non avendo grandi interessi politici in Egitto, per ordine del suo Governo, Egli si metteva a mia disposizione sempre che io credessi utile il mio concorso ed il suo appoggio.

    Il Signor Krammer, Commissario austriaco alla Cass·a del debito pubblico, dn congedo a V·ierm•a, ha scfii,tto ultimamente a•l Signor Baravelld di aver fortemente sostenuto presso al suo Governo la necessità di un pieno accordo tra l'Austria, •l'Ita1l1ia e h Germani•a, per 1e cose d'Egitto, e che aveva ra~oni da credere che le sue parole fossero state prese in molta considerazione, al punto che il Gabinetto di Vienna potesse prenderne l'iniziativa presso il

    R. Governo e quello di Berlino*.

    (l) (2) (3)
    539

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

    D. 475. Roma, 29 settembre 1878.

    Il Reggente il R. Consolato in Aden riferisce. con rapporto del 13 corrente (1), di aver motivo di credere che l'Inghilterra miri ad un amichevole

    accordo coll'Egitto per farsi cedere Geila, Berbera, Bulbar e fors'anche Harrar. Per ·cura del governatore di Aden si starebbero prendendo, in vista di questa cessione, delle segrete informazioni sulle risorse del paese.

    Richiamo l'attenzione di V. E. su questa notizia di cui non le mancherà modo di verificare l'esattezza (1). Allo stesso R. Console fu fatto speciale invito di vigilare e riferire quant'altro venisse a sapere a questo proposito.

    (l) Cfr. n. 500.

    540

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 30 settembre 1878.

    Ti mando qui unita la copia di una confidenziale indirizzatami dal Signor Mussi e che ra,ocoonando alla tua seria attenzione. Ti rammenteTai che :fiim. da1l pcr-ii111cip1o :io ti dicevo che lil Signor Mussi era glià st!llto a Tundsi per quest'affalre del Vandoni ·che !LI Mim.diSitero •Sa booiJssimo essere un affa['e di pessimo carattere. Ed ora vedi in che posizione mette il Governo, minacciando il Bey e consigliandoci perfino di mandare una forza armata a Tunisi per sostenere i reclami che ponna bensì essere difesi con calma, ma che certamente sono tali da far ben torto al Governo se vengono più in luce. La stampa continua a preoccurp,arsene seriamente, e se non •ci si p['Ovved!e con :lleT·meZ2la, oi camà addosso una vera tempesta e ['aVTemo merit•ata, polkhé è un p!l'eoedente pernioi!osdssimo que[il.o dd ave<re a1genti sospeHii dii essere dmpld!earbi dn affari pl'livatli. Io ho g·ià nn agenrte •conso[a,re abi,le ed espelt'•1menta•to, che portrebbe oooUJpl:llt'e quel posto nel modo più onorevole e conforme agli interessi ed alla dignità del Governo. Posto che tu hai il def'iderio di intrattenere primieramente il Mussi dello stato delle cose il quale fu completamente mutato in seguito alle franche e lea[li dichli•a!I'Iaz,iJoni fatteci dai!. Gove!l'no F·rancese, io c•redo non ci sia tempo da perdere per fargli intendere la verità. Fi.gurati che deplorevole effetto prod'liJI'l'ebbe in EUII'opa in generaiLe, ed in FTaniCii'a lin pa!l"biJoo[a:re, se ['I1ailiia facesse nelle presenti congiunture una dimostrazione armata a Tunisi allegando questo bell'af:llaT·e del v,andoll1ii. Io sento dn ogni oa1so dii. dovexe di [av&mi le mani. Del .resto nuli1a di nuovo. Si co11111lim.uano glli scambi dii te,:Le,grnmmi 11ig.u&do aOO'Egitto, ed ogg,i n·e ho mandato uno ai Genernile Menabrea per invlitall'l1o a far qua1Lcosa, poiché sa'l'ebbe un grave linconvenJi!e!rl!te di p!l'ocede'l'e all'insaputa del Governo Inglese il quale ha la facoltà di farci assai bene ed anche assai ma1le. Ho vi!sto li[ Sign·or Keudel1l liil quale è preooouparbissimo delile n013tll'e relaZJioni co~l'Aust:da. Ti sa'l'ei grarto se voLessi dl:llrmi notimie deiHa tua salute e .di.'l'lmi se haJi ·combinato quakosa dii p!"oposi!to ci!l'CI:l itl tuo dJLscooso a Pavia.

    585

    (l) A questo dispaccio veniva risposto che • l'Inghilterra non aveva alcuna intenzione di tale natura •, (R. 137 5 ottobre 1878).

    541

    IL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, SALVINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R.l88. Budapest, 30 settembre 1878 (per. il 5 ottobre).

    Col ComiZJio popolatre, tenuto jerti in questa capitaLe nel ptazZiaiLe annesso al locale del Tiro a segno, si è tentato di provocare una pubblica dimostrazione contro l'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina.

    Ma, comnnque ocr.-,gélJI]izz;a~o da varj Depurtati di estl'ema sÌIIll~s1Jra e iloro aderenti ed elettori, è riuscito a ben poca cosa, dopo essere stato pomposamente annunziato. Alcuni giornali parlano di diecimila persone, ma come testimone oculare posso attestare che certamente la riunione non giungeva a tremila persone, e la più parte erano curiosi :senza alcun entusiasmo.

    Infatti il tempo non era ormai più bene scelto. L'esito delle operazioni miiliitar.i da <C}UJail!che g~or:no taJssati .Jìavol:'evo1e, e JJa notiZJ~a. giunta appnnto jeri, della presa di Livno, la quale, non rimanendo più da occupare che il pascia1a~o dii Novi-Bazar, 'si rotme abbi1a a segiil!are pecr.-quest'anno lill iflermÌIIlle dehla campagna, e dar quindi luogo al richiamo di una buona parte dell'esercito di occupazione, avevano già versato una certa calma negli animi.

    Se fosse stato tenuto nei primi tempi in cui le operazioni militari erano riuscite infelici, il meeting avrebbe per certo potuto assumere l'aspetto di una imponente manifestazione del pubblico malcontento. Ma oramai se ne era lasciato passare l'opportunità.

    Fu presieduto dal noto Deputato Helfy, e vi furono approvate tre risoluzioni: Colla 1• si protesta contro l'occupazione e si domanda il richiamo del!1e truppe; ~cotli1a 2a iEii 'espl'ime il voto che à:l Govel'llo sia messo m stato di accusa; colla 3• si determina di eleggere una Deputazione col mandato di rec,arsi a comunicare al Ministro Presidente la protesta e la domanda contenute nella 1", e ,si affida al Presidente del Comizio l'incarico di esporre aHa Camera dei Deputati, in forma di petizione, il voto espresso nella 2•. Il Signor Tisza ad invito del Deputato Helfy aveva stabilito di ricevere la Deputazione la sera stessa alle 8, ma di ciò ,l'avvtso non giunse alla Deputazione che alle 8 1/2, sicché ihl trtiJoev,~mento 1!1lon poté ,aver JJuogo.

    Tranne qualche grido di abbasso, Andrassy, abbasso Tisza, il Comizio si mantenne calmo ed ordinato, e si sciolse poi in mezzo alla indifferenza dei più.

    Ma 'contrasti :serj e dii gl'ave illJaJtUJI'a VIi 'SatraJI11!110 pur troppo nehle due mete e nelle Delegazioni, specialmente rispetto alla questione economica, tanto più che si 'l'liltiene esse['e i 60 millioni che ful'ono concessi per 'Spese rrri1itari di difesa ed espressamente non per l'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina, non solo esauriti ma sorpassati d'assai, e che molti ancora ne bisognano per mantenere e continuare l'occupazione, e per introdurre nelle provincie occupate, ove tutto è da .Jìa,re, li migl!ioramentti ~che ne hanno costiltu:ito Jo scopo e debbono esserne la giustificazione.

    Se anche si finirà per accordare altri crediti, certo se ne sentiranno delle belle, e poi il difficile sarà trovare i capitali nelle condizioni generali del credito ed in quelle speciali dell'Austria e dell'Ungheria.

    E non sono a tal uopo una circostanza favorevole i nuovi dissensi che sono di recente. insorti tra i Governi delle due parti della monarchia, e fra gli altri quello rispetto alla ferrovia di ·Cui il Militare ritiene necessaria la costruzione tra Sissek e Novi. Non sono soltanto scrupoli costituzionali che inducono i Ministri ungarici ad opporsi a tale costruzione, ma egli è anche, e questa è forse la ragione principale, il timore che quella linea possa dar origine ad altra in direzione di Salonicco che passerebbe sul territorio austriaco, mentre gli ungheresi vogliono che questa passi per l'Ungheria.

    Che gravi discussioni trovinsi già sul tappeto si ·sa e lo dimostra la partenza pro-Vi.:enna, ·avvenuta jerli, del Signor •msm. Gli tei'II'à dietro tra breve ihl Mm~stro deltl.e Fmanze Stgnor Szelll, ill. quaLe perr-ò di-celm essere assai dd. malumore perché prevede che l'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina, che vuolsi abbia •a matl.~ncuore accettata, necessLterà nuo'V'i. aggravj i qua(]d comprometteranno grandemente l'opera di riparazione delle Finanze ungheresi da lui iniziata; talché non si crede improbabile la sua dimissione, di cui si è già parlato, come del resto di fronte a certe eventualità non si crede improbabile neppure una .crisi ministeriale totale.

    La stampa ungherese ha da qualche tempo cessato dalle sue invettive contro l'Italia. Io non ho dato importanza alcuna a queste aberrazioni, perché sapeva bene che prendevano la loro intonazione dai giornali di Vienna, ed essere fuochi di paglia alimentati da fantastiche e artificiali supposizioni. Ma ciò mi ha convinto e sempre più d:imostmto a quatl.i delusiOllli. si esporrebbe che in Italia credesse di poter fare affidanza, in caso di lotta coll'Austria, su1Jle .su,pposte simpatie de.g~Li Ungheresi per l'Itall1iand..

    Vapertwra delJ.a Dieta nngaJilLca, salvo •casi impreVIisti, sarebbe :ffi,ssata pel 17 del corrente.

    È imminente la nomina del Conte Giulio Szapary a Ministro d'Agricoltura, Industria e Commercio. Esso fu già Ministro dell'Interno nel Ministero deakista Bitto.

    542

    IL CONSOLE GENERALE AD ALGERI, DI S. AGABIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. S. N. Algeri, 30 settembre 1878 (per. il 5 ottobre).

    Mìi affroetto parteciparLe che è giunta :nel Porto di Bona ia squadra :!lrancese, sotto gli ordini del Vice Ammiraglio Dampierre D'Hornoy. Si ritiene comunemente che tutta questa imponente forza navale non sia estranea, del tutto, alla soluzione della questione Tunisina.

    543

    UMBERTO I AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    T. Monza, 2 ottobre 1878.

    Rilng;!'la~io Sua i!Jettem e notiZJie ·che lillWa mi ha mafndaJte ·col tel,eg:ramma. NeliLa conrferenza 1che ho avuto con Cairoli fu ,stabiLito che eg;li :liarà thl .suo diiscolìS\O 'ill 15 'c<mrente :a P•av:i:a. Pa,rua'i 'élll Presidente n:~lJa,tJivament·e a[ Mussi, mi sembra ch'eg;li sia del suo parere.

    544

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

    (Ed. in LV 26, p. 35,8)

    D. 478. Roma, 2 ottobre 1878.

    Avéllllt'jefr1i ebbi ['onore di [1ivo1g;ere ailil'E. V. nn telegìl'lamma (l) per Slign:ifi.carle come il generale Cialdini m'avesse fatto conoscere essere in corso fra i Governi di Francia e d'Inghilterra dei negoziati diretti in ordine all'introduzione di persone appartenenti a quelle nazioni nel Governo egizio, allo scopo di procacciarsi la maggior influenza negli atti di questo, e pregarla in pari tempo di seguire dappresso queste trattative e di procurare di far intendere ai ministri inglesi le ragioni per le quali dall'istante che elementi esteri avevano ad entrare a far parte del Governo egizio, l'Italia non poteva essere !·asciata all'infuori.

    Il Governo del Re, infatti, ha avuto cura, tostoché gli fu nota l'eventualità dell'introduzione di due ministri esteri nel Gabinetto del Cairo, di dare le idonee istruzioni al comm. De Martino per invitarlo ·ad interporre presso Nubar Pascià e presso S. A. il Khedive, se facesse d'uopo i più caldi offici allo scopo di sostenere efficacemente i nostri giusti reclami. Desiderando tuttavia di procedere in ogni cosa d'accordo col Governo britannico, ha creduto opportuno di pregare l'E. V. di manifestare francamente ai ministri della Regina i nostri intendimenti in proposito e le sarò grato se vorrà a suo tempo farmi conoscere il risultato delle sue pratiche.

    Ierse•m poi comparve ii1l te[egramma (l) che !l'E. V. s1L compiaceva ~indirizzarmi sulla materia, pel q_uale la prego di aggradire i miei distinti ringraziamenti.

    Per più ampia informazione di lei accludo una copia delle istruzioni impartite al nostro agente al Cairo (2), in risposta ai rapporti del medesimo rivolti al R. Ministero e che già vennero comunicati a V. E.

    (l) Non pubblicato.

    545

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 858/135. Londra, 2 ottobre 1878 (per. il 6).

    La recente lettera del Papa Leone XIII al Cardinale Nina ha destato una viva attenzione in Inghilterra, ed ha suscitato, per parte della stampa u1t~montana, com'era da aspetta,rsi, Uilla vecrude,scenza d'~ngiull"lie, dii minacce e di calunnie, contro l'Italia. Fra i fogli di questo colore si distingue quello intirtoliarto The Tablet, RiV1i1sta ebdomadiavi<a, scd,tta CO!ll una c·ert:a abillli,tà e ch'è letta a,ss:ati, anche dali non Cattolici.

    Nel suo N. del 28 Setrtembre ultimo, dove [,1 Tablet si occupa moHo delle cose del nostro paese, v'è da notare un articolo intitolato • Property of the Religious Orders in Italy • che pl1imeggi'a sopre g1H. altl'i per le sue pe!l":liide e calunniose insinuazioni contro il nostro Governo, insinuazioni tali da produrre sfavorevoli impressioni ·in Inghilterra anche fra le persone che non dividano le opinioni di quel periodico.

    Io lo trasmetto, quest'oggi, al Ministero per mezzo della posta. L'E. V. scorgerà che il Tablet .attinge le sue inspirazioni da un giornale di Milano, intito~a.to Lo Spettatore e conchiudendo, come cosa certa, che i fO!lldi de•l CuilJto sono distolti dalla loro destinazione per usi tutt'altro che religiosi, termina col dire:

    • Non è cosa facile il concepire una più terribile accusa contro alcuna amministrazione che questa di una totale malversazione, sopra un'enorme scala, di fondi destinati a mantenere poveri uomini e donne senza appoggio, che furOtlllo p11ima derubati iln nome deLl'a :IliaZJ1one e sono quindi ~aJsciati morlire di fame, affinché questa sregolatezza possa fiorire •.

    Tali calunniose imputazioni non dovrebbero rimanere senza confutazione; ma, a quest'uopo, più che le parole valgono i fatti, e, secondo il mio subordinato parere, uno dei mezzi che potrebbero giovare ad illuminare l'opinione, anche in Italia, sarebbe quello di destinare le rendite dei Benefizi vacanti, o conside!l"'ati come ta11i, al mig1io!l"1amento, nei vLspetthni ComU!ni o Dioce•s1i, delle ScuoLe m:liantiilli, e prlima'l'lie de,l!Le Par-rocchie povere ed, in genera1le, de~lti StabHimenti di Benef1cenza.

    Questo è un semplice suggerimento che mi si presenta alla mente come pratico ed efficace, e ch'io sottopongo •aJJ:la saviezz·a dei R. Governo.

  • Non pubblicato.
  • Cfr. n. 519.
  • 589

    21 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

    (l) (2)
    546

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    D. 351. Roma, 3 ottobre 1878.

    A quanto mi riferisce il R. Vice Console in Larnaca, le autorità inglesi residenti in Cipro pare abbiano in animo di non riconoscere in quell'isola i privilegi e le attribuzioni ·giurisdizionali sancite dalle capitolazioni in favore degli agenti esteri stabiliti nell'Impero Ottomano. In un colloquio privato che il predetto R. funzionario ebbe testé col Colonnello White, questi disse che considerava Cipro come terra inglese e che ·avrebbe applicato le leg.gi ed i regolamenti senza eccezione di sorta. Quanto ai diritti ed ai privilegi giurisdizionali attribuiti ai Consoli esteri, egli non aveva ancora ricevuto istruzioni in proposito dal suo Governo.

    Aggiunge il Vice Console di S. M. che al Caimacanato seggono tuttora i gtudic:i ·turchi sotto iLa prestdenza de[ Signor Warrrus; e focse per qwail.che mese verrà l'lilspetltato questo sta·to provvisorio se non che quanto a[[ra g1iurilsdliZ1ione penale dei consoli esteri pare che essa trovisi abolita di fatto.

    Di fronte a questo stato precario delle cose di quell'isola e alle incertezze in cui si trovano attualmente i Consoli esteri per ciò che concerne l'osservanza dei loro diritti ·giurisdizionali, il R. Governo prova il bisogno di tracciare una linea di condotta al proprio Agente in Larnaca affinchè questi sia in grado di mantenere incolume il diritto di .giurisdizione fin qui rispettato dal Governo Ottomano.

    Ma prima di impartire al nostro Vice Console le opportune norme in proposito, io Le sarei riconoscente se l'E. V. volesse farmi conoscere in che modo il Governo francese pensa di mettere in salvo i privilegi ed i diritti giurisdizionali del proprio Console nell'isola di Cipro e quale condotta intende che debba questi tenere in simile circostanza.

    La ringrazio anticipatamente di ciò che Le sarà dato di procurarmi su tale argomento...

    547

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 946. Vienna, 3 ottobre 1878 (per. il 6).

    Non giova farsi illusioni, la questione del Trentino è all'ordine del giorno sì in Italia che in Austria-Ungheria, e mentre potrebbe da un momento all'altro compromettere le relazioni fra i due Governi, ha già indubbiamente intorbidato quelle a mala pena stabilitesi fra i popoli dei due Stati su di un piede d'almeno apparente cordialità. Con ciò non intendo dire sia quella, questione che come si suoi dire si imponga d'ora in avanti, poichè ciò non è ammissibile se ~on pe!" le questio111i d'linteresse VJitale che di:VIidono due stati, Lacchè a mio avviso non è il caso per questa. Ad ogni modo ritengo non solo necessario ma anzi urgente esaminare spassionatamente quale sia la reciproca situazione dei due Stati in conseguenza di un tal fatto e crederei mancare al mio dovere se non comunicassi all'E. V. i miei apprezzamenti al riguardo che poggiano su di un non interrotto ed attento studio da me fatto su sì grave argomento, dacchè ho l'onore di rappresentare l'Italia a Vienna cioè da oltre sette anni.

    Non occcrre parmi mi addentri a svolgere le ragioni che fanno desiderare all'Italia d'annettersi il Trentina esse sono troppo naturali e furono abbastanza ripetute perchè io possa immaginarmi di metterne in luce qualcheduna nuova: mi basterà il dire, che nessuno più di me ammette il fondamento in linea di fatto di quei desideri e vorrebbe trovarsi in grado di cooperare in qualsiasi maniera alla loro realizzazione. Del pari però non accetto la base giuridica che molti in Italia vorrebbero dare a queste nostre aspirazioni: ove questa sussistesse d:i necesSiità dovrebbesi ri,conoscere eguale dliritto a tutte le altre nazioni di ii"IiVJendÌICare tiJl pOissesso dii que1i termitorili Vlioirni abtiJtati da popoiLi de1~la stessa loro nazionalità parlanti la loro lingua, e siccome non v'ha stato nel mondo che non possa, volendolo, sollevare pretese di tale natura altrettanto fondate quanto le nostre, sorgerebbero tali e tanti conflitti internazionali che la pace sul globo terrestre non sarebbe più per lungo volger d'anni se non un pio desiderio, tanto più perchè a causa delle sovraposizioni di razza in varii territorii, difficile assai riesce tracciare ovunque con sicurezza la linea precisa che segue ciò che chiamerò lo spartinazionalità.

    Guai poi se oltre a questo si corresse dietro a rintracciare lo spartirazze perr segna["le dll confine degl.Ji Stati: l'opera dei T~~:atrtati di Santo Ste:tiarn.o e di Berlino poscia sono la migliore prova dei pericoli a cui si andrebbe incontro.

    Ma lasciando il campo delle astrazioni per entrare in quello pratico, che parmi abbia ad essere sempre il solo in cui la politica di uno Stato deve mantenersi, ripeto che mi associo pietnamente a quanti desiderano vede~~:e un giorno riunito all'Italia il Trentina ed anzi credo quell'annessione abbia ad essere uno degli obbiettivi che la nostra politica estem non dovrà mai perdere di mira. Nell'annunciare questo, per me, assioma, ·cademi in acconcio l'esaminare se, dacchè col possesso di Roma l'unità della Nazione fu compiuta, abbiamo fatto passi in .avanti per raggiungere il preaccennato obbiettivo, ovvero se invece ce ne siamo allontanati. Purtroppo devo dire non avere ombra di dubbio che il secondo caso, non il primo, si verificò.

    Fino al momento in cui la nostra ·capitale fu di fatto insediata a Roma, le aspirazioni nazionali unicamente dirette al conseguimento di quello scopo propriamente vitale per l'Italia, lasciavano da parte il Trentina, di cui solo la diplomazia si occupava colla riserva e segretezza che le è propria ogni qualvolta l'occasione accennava a presentarsi propizia a porre sul tappeto quella questione: e che durante tale lasso di tempo questa avesse fatto una certa stra

    da, meglio è per ora non ricordare, non mancando d'altronde personaggi ancor V'iventi e carte purre che po,ssono forn1Lr lumi .m proposilbo. Non esite~~:ò pea:-ò a di~~:e che vi fu tempo in cui se ne parlò con prudente tatto da parte nostra ed in cui ci si prestò ascolto con attenzione e senza diffidenza. Dalla suindicata epoca però la cosa cambiò aspetto, i tentativi diplomatici per l'acquisto del Tirolo dovettero forzatamente cessare a difetto di circostanze a ciò opportune, ma in loro vece subentrarono le dimostrazioni di piazza che al nome di Trento aggiunsero quello di Trieste, fino al giorno in cui innalzarono la bandiera dell'Italia irredenta! In corrispondenza a quel fatto la questione per l'Austria-Ungheria da esclusivamente politica che era andò mano mano trasformandosi in una altamente nazionale. Il Gabinetto di Vienna capì che più non si trattava soltanto del così detto Trentina, ma di ben altri territori anche indispensabili alla ricchezza e possanza della Monarchia e di cui gli Italiani stessi non erano in grado di prerci,saPe i Jiimiti, ~o:cchè quindi dav·a fondata certe·zza che mali si arriverebbe a conseguire da noi il saldo definitivo. Caso strano ma pur vero, i popoli dell'Austria-Ungheria divisi sempre fra di loro su ogni questione, anche su quelle che possono decidere dell'esistenza della Monarchia, si raggrupparono ferocemente, ben si può dire, intorno al loro Governo per rintuzzare le aspirazioni dell'Italia al possesso di terre austriache, dichiarando con tutti i mezzi, come in questi giorni doveva S. M. Francesco Giuseppe per la prima volta, forse fedele interprete del sentimento unanime dei suoi popoli, dichiararlo alla deputazione della dttà di Bressanone che • non un palmo di terreno del Tirolo si cederebbe mai! •. Alle dimostrazioni di ,piazza dell'Italia irredenta si è creduto qui necessario di rispondere per bocca dell'Imperatore.

    Stando cooì rle 'cose, e chi ha conoscenza dei popotlri dii que·sta Monatrchia, del loro Governo e della Casa Regnante, ben sa che la mutabilità di propositi non è neH'dndoù'e doro: parmi non v;i si'a qUJindli più da faii"b-li liJJ.[UISiionii che l'Austria-Ungheria in determinate circostanze rinunci a nostro favore al Trentina in seguito a negoziati diplomatici anche abilmente condotti ed a tempo opportuno. Come sol mezzo quindi per raggiungere lo scopo resta la guerra e chi dice guetrTa deve sperare rla vùrttoz,i:a petr aa pa!ril:e sua, senz'a pe!rò escludeTe la possibilità contraria. In verità checché ne dicano gli ol'gani ufficiosi del Bali Platz, l'andamento della campagna di Bosnia, salvo la mobilitazione che, a quanrto mi sembra, sii satr·ebbe compiuta abbarstJanza lodevoJ.m.ernrbe, ìasC!iò asrsa'i a desiderare e dalle informazioni che si possono avere, malgrado il silenzio imposto ai ,giornali, l'assenza di corrispondenti esteri e di addetti miitari d'altre potenze, nessuno eccettuato, parmi si possa desumerne che l'Esercito Imperiale in guerra non si sarebbe gran che migliorato da quello che era nel 1866; ·la sua superioa:"irtà sul nostro, a focze prerstso a poco ugua[ri, non sembtrami qUiindri cosa indiscutibile anche tenendo conto delle vecchie tradizioni di disdplina e di devozione alla bandiera che sono pur sempre un grande fattore della vittoria. Ammettendo quindi che da parte nostra non s'intraprenda una guerra contro l'Austria, senza essersi almeno assicurati ch'essa non potrà disporre della totalità delle sue forze contro di noi, l'animo mio rifugge dall'arrestarsi al pensiero che questa volta la vittoria non sorriderebbe alle nostre bandiere. Voglio quindi accettare nelle precitate condizioni l'ipotesi della vittoria per le armi Italiane.

    Prezzo di questa sarebbe la cessione del Trentina all'Italia: ma per le condi

    z,ioilli rin cui l',Austr:ia semptre narturarlmente •SÌ trova, arggTavarte da quel[e m CUri

    si è posta coll'occupazione della Bosnia, una campagna perduta contro l'Italia,

    potenza che ha scritto sulla sua bandiera il principio di nazionalità, potrebbe

    592

    esser·e ·lo sfacelo di quella vecchia Mo::tarchia che, credo non anda,re ecrrato, confortato d'altronde dall'opinione ripetutamente espressa da eminenti ingegni italiani, dicendo avere noi ogni interesse a conservarla in vita, onde mantenga lontano da noi il pangermanesimo ed il panslavismo, la cui contiguità ci sarebbe ben altrimenti pericolosa. Ciò stante ed ammesso il fatto indiscutibile per me, che l'Austria non ci aggredirà se non la provochiamo, vorrei si facesse quanto da noi dipende per far sparire dall'ordine del giorno la questione del Trentina, tanto più poi, perchè, non solo non è dignitoso per un gran Paese l'affermare di continuo un'aspirazione che non v'ha mezzo di realizzare, ed anche, convien pur dirlo, perchè non è tenendo sempre per tal maniera sull'avviso l'Austria che ci renda più facile si presenti propizia l'occasione di prendergli ciò che non vuol darci. Rassicurando l'Austria sulle nostre intenzioni a suo riguardo, tacendo d'ora in poi affatto delle necessità di migliorare le nostre frontiere, ordinandoci ·all'interno e rafforzando mano a mano il nostro Esercito, non dubito si verificherà una circostanza in cui il vicino Impero constaterà essere comune interesse dei due Paesi, lo stringere con noi solida e duratura alleanza, il cui prezzo potrà allora essere la cessione di quel territorio da noi sì giustamente desiderato. All'infuori di questa combinazione ripeto non saprei vedere se non la guerra a cui parmi siamo avviati; colle sue due soluzioni, la disfatta nostra l'una, pensiero da cui il mio pensiero rifugge per le disastrose conseguenze che avrebbe pel nostro Regno, la disfatta dell'Austria l'altra che pure parmi non vi sia chi dubiti sarebbe per noi a breve scadenza

    causa di grave pericolo come già dissi.

    L'argomento che ho creduto dover trattare nel presente rapporto, meriterebbe senza dubbio un ben maggiore svolgimento, ma mi parve inutile ciò fare già avendo tante volte avuto occasione di toccare questa questione nella mia corrispondenza. Avrei quindi poi anche potuto astenermi dal ritornarvi oggi sopra in modo speciale se il carattere acuto ch'essa ha assunto in questi ultimi tempi non m'avesse imposto il dovere di richiamare su di ciò la speciale attenzione dell'E. V., segnalandole i pericoli di una situazione ch'io vedo farsi ogni giorno più grave (1).

    548

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, pp. 367-368)

    R. 531. Alessandria, 3 ottobre 1878 (per. il 9).

    Fino jeri che Jasci'a'i Ca.iro p.er due gioTni da Nuba,r stesso mi è 13tato asSJicurato che tuttavia non era definita la questione della nomina di un Ministro francese nel nuovo Gabinetto.

    Oggi qui in Alessandria per telegramma giunto da Londra al corrispondente derl Times si assel"tsce che H Signor de B~ignlières, Commissar1o francese alla Cassa del debito pubblico, sia stato per reciproco accol'do tra la Francia e l'Egitto destinato a quelle funzioni. Non essendovi ancora nulla di officiale Io comunico come semplice informazione.

    Ieri discorrendo con Nubar, sempre in via amichevole ed officiosa, sulla nostra dimanda egli mi ·chiese se l'E. V. avesse incaricato il Generale Cialdini di stabilire su questo soggetto un accordo tra i due Gabinetti, perchè se la Francia venisse ad opporsi che anche un italiano fosse chiamato nel nuovo Gabinetto, Egli, Nuhar, si troverebbe tra l'incudine ed il rmartello, *e non potrebbe resistere alla pressione di quel Governo* (1). Quest'apertura, data anche sotto forma di consiglio, mi ha fatto credere che Nubar *già non si senta libero dalla parte dell'Inghilterra, ·che non deve veder d'i buon occhio che un alt•ro pretendente esige una parte •d!i quel tutto che ambi'V'a*, e vorrebbe trovare un punto d'appoggio nella Francia per non cadere nel pericolo di aver l'Italia contraria, e giustamente :iJrl'iltatra, pokhè compmnde be<nriJS;Iimo che tutti i suoi pa:-ogetti cadrebbero senza il concorso e l'accettazione dell'Italia.

    Questa mattina ho spedito all'E. V. un telegramma per informarla del consiglio di Nubar. Intanto io gli risposi •che *le nostre relazioni •con la Francia sono buonissime ma* i·gnoravo se l'E. V. trattasse •COn quel Governo un accordo suUe ·cose Eg1iz;iane; che del 'l'eSito però H R. Governo non poteva rivolgersi officialmente che al Governo Egiziano, al quale spettava di far conoscere a chi lo credesse necessario di quanto interesse fosse per l'Egitto di non alienarsi la benevolenza dell'Italia.

    Ma non sono queste le sole difficoltà che avrà a sormontare il nuovo sistema di amministrazione. Una grande reazione si è manifestata negli indigeni, e g.randi e piocoli, non perchè abbiano a rimpiangere la passata amministrazione, ma per spirito di religione, e Nubar ha avuto, ed ha torto di non tenerne conto, e corrispondervi apertamente con disprezzo. Non è popolazione che possa far temere il menomo movimento di rivolta, ma gli si farà una guerra sorda e nascosta, che ad ogni passo gli presenterà ostacoli non facili a vincersi.

    Inoltre Nubar ''ha un carattere assai tendente al dt.spotismo. Egli* viene di contr.arre un imprestito di 500 mila sterline con la Banca Ottomana, senza voler tener calcolo dei decreti del 2 maggio e 18 novembre 1876 che inibiscono ari Govel"no di poter •cOllltrarrre nuov1i •imprestiti senz;a iii consenso e l'a:pprovaz;i:one delJI,a Ca.ssa del debito pubblirco. l!l Signor Bal"avellri, so1o Commi1ssar~o presente, ne ha chiesto officialmente spiegazioni e l'esibizione del contratto, e se Nubar non si piega alla ragione, ne nascerà un conflitto che non sarebbe di certo a suo vantaggio.

    In rilscontlro al telegramma dell'E. V. del 28 scorso mese (2), ho l'onore in

    formal'lra di non aver lt"icevuto col postale gtunto da Brtndisi •H d1sp<:~'Coio annun

    ziatomi spedito per la posta.

  • I brani fra asterischi sono omessi in LV 26.
  • Non pubblicato.
  • (l) Annotazione marginale: • Una copia a Sua Maestà •.

    (l) (2)
    549

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Vienna, 3 ottobre 1878.

    Non ti posso dire con quanta impazienza io aspetti che il Ministero per bocca di Cairoli e tua poscia abbia fatto conoscere i suoi intendimenti sulla politica estera. La dimostrazione trentina .che S. M. Francesco Gius€3)pe ha creduto con poca oppol'tnnirtà a mio avv1so doveT fare a'll!che !l.UJi paTmi v'limponga un linguaggio riservato a riguardo dell'Austria, che escluda qualsiasi idea di pressione su di noi esercitata da quelle minacce. Ciò che sarebbe stato conveniente dire akuni ~i'Oflllli fa, sarebbe Ol'a meno dlignlito~o peli" noi. Cecr:tamente non intendo con ciò dire che si abbia a rispondere alle poco velate provocazioni diretteci, ma vorrei si serbasse un assoluto silenzio in quella questione !imitandoci a far intendere all'Europa ed al Paese che la piazza non trascinerà mai d1l Gove~rno là dove esso non medea s~i dnie~resse dewl'Itai!Jila d'andare. All'infuori di ciò parmi che la più bella e più prudente risposta a farsi ai discorsetti di S. M. Imperiale sarebbe di passar intieramente sotto silenzio le nostre reLaz&oni co,l!l.'AruJstcr:ia ed i nost11i illlltendimentli dm pcr:oposilto [d[ruitandocd a parlare della leale attitudine che intendiamo mantenere a fronte di tutte le Potenze. Che te ne pare? Unitamente a questa lettera ti spedisco una mia lunga doa!J.,ata sUilaa quesi1i:on1e 'Drentlina in cui non ho J:a pretesa dii dliii"e cose nuove, ma che pur non potevo tacere a scarico della mia responsabilità in avvenire. Non so 'se ha:i l'abi,tudin:e dii porre sotto ~l'occhi dii Sua Mae1stà i cr:'apipJOII"tli pdù essenzjcaJ!i dei V1arJ Agent:i a11rl'Elstle~ro, ma 'se non oi V1edi li!nconvenli,enti deSILdere~re!i che quel mio rapporto fosse letto dal Re affinchè Egli possa avere in qualsiasi evenienza ben presente Ja nostra sit;ual!)ione ·a fl'onrte deilll' AluiSJtrii,a. Qui abbli,amo una crisi lVIinisteriale ungherese con fondo politico e fodera finanziaria, credo però che Tisza non si ritirerà poichè la sua caduta renderebbe quasi impossibile la permanenza d'Andrassy, e gli Ungheresi non vorranno spingere a quel punto le cose, poichè per quanto siano malcontenti di lui pure non lo sacrificheranno fa:cHmenrte, temendo con rag1ione che dil futuro Miindsrtro de,gJ,i E.steri non abbia più ad essere un Honwed. Una crisi ministeriale austriaca finanche più acuta è anche in \'1i1sia, e iLa 11iun~one del!le Dellegaz.iond! si presenta sortto :flosco aspetto. Ciò :Ila sì che già oomin'CIÌ.Iano a col'rel'e nomi dii oo1ndddatd. affiLe sucoession:i Andrassy, si parla con una certa insistenza del Barone Hoffmann candidato a mio avviso poco serio. Con tutto ciò non ci credo per ora alla caduta del Conte Gtula, 'itl meeting di Pesth ha 'contvibU!irto a rtenerio m pliedli, l'Imperatme non €\S!Sendo uomo da sa,c.rificare :~l suo Ministro aihla piazza. C[ò non esclude che ,I,a siJtuaZJiJon,e del Conte 'si1i moJ.to comp!rO:meSISia, essendo gelllJ&la!l.e IÌil TOihle, che con~o dii [ui s'inalza tanto di qua che di 'là deWla Leytha. Per conto :millo francamente non ptang.ea-ei J,a sua caduta, al ~i01rno d'oggi nessnn a1Ltro peir'sonaggio in Austria ed in Ungheria ci potrebbe essere ostile più di Lui, poichè la sua ostilità contro l'Italia è attualmente il mezzo più efficace ch'egli impiega onde conservarsi la fiducia dell'Imperatore. Non dobbiamo dimenticarci che il

    suo successo alle ultime Delegazioni fu dovuto esclusivamente alla persuasione che egli seppe infondere nell'animo dei Delegati di aver tenuto in freno l'Italia. Quindi se cadrà ripeto non piangerò al punto in cui son giunte le cose, meglio per noi un Hoffman ed an·che TDautmansdorf. Non so più nul1La di Haymerle da alcuni giorni non l'ho più veduto, ma anche di ciò non mi lagno poichè le nost,re -conversaZJioni negLi soorl-'li g:Lorni non furono :sempre ame,ne e seco lui mi è necessario fare sforzi sovrumani di prudenza per non rompere i vetri. Ove non nascano circostanze straordinarie desidererei andare in Italia pei miei affari il mese venturo ed alla fine di novembre passerei da Roma, per prendere 1e dovute ilntonaZJLoni alla Capita1le, e ne t'en dépla1Lse spero dii trova!l"ti ancora alla Consulta.

    Cura 'l'a sa,lute, mant:ienti se possibiLe di buon umore...

    550

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO,

    T. 661. Roma, 4 ottobre 1878, ore 13,25.

    On me télégraphie de Londres que le Gouvernement français a accepté le choix proposé pa:r Nubar de M. BLignières pour ministve dies wavaux pubLics. Veuillez vérifier la chose, et insister de nouveau pour que dans ce cas un portefeume soLt ·confié à un ~taLien. Le portefeui!lile de ILa justtce nous conVIiendrait. La part très-active que l'Italie a prise à la réorganisation de ce département

    nous donne un titre de plus à ce département. Cette solution nous serait aussi très-ava:ntageuse pour Ja protection des lintéréts ~ta·Liens.

    551

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

    T. 666. Roma, 5 ottobre 1878, ore 12,01.

    Reçus les télégrammes de V. E. de hier soir (l) Général Cialdini me télégraphie qu'ayant expr<imé à M. Waddington espok que le Gouve:rnement :flrançai:s ne fef'a,it pas d'oppos1tion à ce que ['J.tal1re fut représentée datns [,e C.abilllet e•gyptien, Waddilllgton a Tépondu qu'.H ne ser.a:Lt pas dilsposé à ['app!l"ouv•er en vue de l'a.ccord pr1is avec l'Ang:Ieterre ba,sé su!l" l'exoliusion de tout autre élément étranger. Veuliill·ez ent['etenilr sarns déia:i iLord Sa11isbury de cette afiia,iJre. Je vous autorise à fa1ilre toute!s [•es décl•a•ra,tdons que vous jugerez convenable pour :Le ramener à des setntiments plus conformes aux bonnes rél.ations qu'e~ilstent entre Jes deux pays. Veuillez laisser entendre que ce refus de l'Angleterre et de la France

    tand:is que ILe Gouverrnement égypbien donnal1t sorn consentement pourradt avoir de grave'S ·COnséquences SUr ~'avenk de la polit1ique étrangère de a'Italie.

    (l) Non pubblicati.

    552

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, pp. 363-364)

    R. RR. 441. Parigi, 5 ottobre 1878 (per. l' 8).

    Informa,to che S. E. 1,1 S!Lgnor Waddington lo•tava ìl'er parr-tir·e hnprovv1i,samente nel pome["iggio di jer:i, mi [leoai sub~to a1l M:i1nis1Jero deg;hl Esteri desiderando p11ima delll1a sua pa•rtenza pa,r:LQ["e •secolui de'lil'a qui1srbione e,g1iz1a~rm e seiClondlo g,l[ ordini di V. E. ottenere da lui una dichiarazione chiara e precisa che permettesse a noi di sapere in modo sicuro se Egli era favorevole o contrario all'introduzione d'un elemento italiano nel Gabinetto di Nubar-Pascià qualora l'entrata del Signor d1i B1ig'll'ières fosse realmenlte co.;;a deo:1sa.

    *Mi fu detto e •ripetuto da tutti glli uscieri del Ministero degli Esteri che il Signor w,addling·ton era di già parl1Ito. Ma •le mte ,iniSii,stenze furono rtaJ.,i che a,l,la fine fui d<ntrodotto pcr:esso iill. Si,gnor w,a:ddmgrton.

    Fatte le debi,te scuse per la mia insistenza* (1), lo pregai di dirmi se fosse vera la nomina del Si•gnocr: di B1ignières a Min~stro dei Lavorii Pubb1id deJ. V1krecr:è d'Egitto, nomina chiesta da Nubacr:-Pas,oià ed accetrta,ta da1l Signor Waddtington.

    Mi rispose che codesta no.mina poteva con1s1ide:rarr:si s1irc•come probabilliÌJSISiima, rimanendo soltanto da definir bene le sue attribuzioni, quistione questa di dettaglio che non poteva sollevare gravi difficoltà.

    Lo fe1il0irbai aJ:lorra di tarle !l'lilso1uZJione e soggiuns1i che i1l Governo Fcrancerse non av·rebbe ade1s1so ragione perr opporsi ail.1la nomina d'un dtal'i'ano, che nél. seno de1l M,in>iLSte•ro ggiz:iano rappcr:e,s.enltasse g1i iniÌtecr:e,ssi de11Jla no1Sitcr:a coilonia, deli nosm-d crr'edirtoll'li e del !rLOrSitro paes,e. Dissi che Ira comunanza d:egM lin,tecr:e1ssi ital1tand. e fran,c,esi in E.g1itrto porgeva antia~pata guacrentii..gira che iii!. Minrnsrtcro italiano avrebbe 1semrprre proceduto d'ac,cordo ~col francese *e che per tal modo si avrebbero due voti facilmente e costantemente concordi da opporre alla prevalenza ingles·e*.

    Il Signor Waddington *mi ascoltò 1con oochi bassi e con ·sembiante imbarazzato. Poi* dopo un breve Istante di muta riflessione proruppe senza esitanza akuna *e come uomo ·che ha rpreso il suo 1parHto*: • Non sono punto disposto ad approvare quanto mi proponete. Ciò guasterebbe l'a,CJcordo .conchiuso coll'Inghilterra e darebbe diritto all'Austria alla Gel'mania ed a altri forse di pll'etendere altrettanto. L'accordo anglo-francese ha uno scopo puramente finanziario ed amministrativo. Intendiamo tutelare in modo sicuro gli ingenti interessi dei nostri nazionali e ciò facendo verremo a tutelare del pari gli interessi di tutti i creditori dell'E.gitto. In F~rancia, rper tacere d'i molti altri, *il ·solo Crédit foncier* (2) possiede duecento e più milioni di titoli egiziani. È necessario più che mai di dar sesto alla finanza egiziana ed un ìpl'es,tito vistoso sembra indkatissimo. Ora niuna Casa bancaria avventurerebbe i suoi capitali e lo stesso Barone di Rothschild mette per condizione la presenza d'un francese e d'un ,inglese nel Ministero presieduto da Nubar-P.asoià.

  • I brani fra asterischi sono omessi in LV 26.
  • In LV 26: « un solo stabilimento di credito •·
  • L'Austria accetta e par contenta di quest'accordo anglo-francese. Mi dorrebbe che a voi non piacesse quando poi in fin di conti gli interessi vostri saranno tutelati da noi al pari dei nostri:..

    Io l'invitai, lo pregai anzi, a riflettere meglio e a darmi una risposta più tardi dicendo ch'io non osava trasmettere all'E. V. la risposta datami in questo primo momento. E.g11Ji !I"Lprerse •subirto -Siate ben persuaso, mio caro Generarle, che non potrò mai darvi risposta diversa da quella che or vi diedi e che vi prego di far conoscere a'l vostro Gov;erno -.

    Dopo ciò presi cGngedo dari Sd,gnor Wadd!ington.

    E~lri parrtì a!lJle 6 p. m. jeni: rtiltornerà a Pa:rdgi martedì per a•ss~ste:re al ConsigLio dei Mirnstl1i e '1:'\iparrttr subLto per otto o dieci gdorni aillmeno.

    Mi limito in questo rapporto a ripetere più distesamente il mio telegramma di jerisera: *E mi rise11bo di espo11re all'E. V. in aLtro rprossimo foglio le considerazioni ed i commenti che questo spiacevole fatto m'inspira.

    P. S. -Da alcune parole sfuggite ad un g.iovane impiegato nel Gabinetto del Signor Waddington sembrerebbe 'che La F·ram.da con questo negozro sia per ottenere la concessione d'una linea ferrata, la quale passando per Tunisi e TilipoLi por!l'ebbe ['Ailger<La in comunicazione co1l'E,gttto. Sembrel'ebbe che l'Inghilterra desiderosa di calmare il malumore della Francia e di attirarla nella sua orbita abbia consentito a simile progetto*.

    (l) (2)
    553

    IL CONSOLE GENERALE A BUDAPEST, SALVINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 189. Budapest, 5 ottobre 1878 (per. il 9).

    Nel mentre stesso che io spediva il precedente mio rapporto, la crisi, che io faceva ·soltanto presentire, si dichiarava in seno del Gabinetto ungherese, co1la dimissrone che rill Signor Szrelrl, arppena ·gliunto a Virenna, ofliviva a S. M. I. e

    R. daillLa cani,ca di Mirn:istro deLle FJ!Il.W1ze.

    A questa ha tenuto dietro queLLa di tutto irl Mi~Lstero. lil Signor Trisza ner recava je!'i l'·i~Srtanz,a all'Imperatore, venuto per due g:i!orni qua onde solennizza,re in famiglia a GodoUo il suo onomastico.

    Tutti i giornali d'Europa si sono già occupati di queste dimissioni e ne hanno riferito le cause, le quali sono patenti, ed emergono unicamente dalle questioni finanziarie che sono per essere le conseguenze del fatto, ormai in massima parte compiuto, della occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina.

    Io mi limiterò quindi ad enunciare ·le impressioni che queste dimissioni hanno prodotto qui nella stampa e nella opinione pubbliche.

    In generale sono esse ~considerate come costituenti una situazione gravissima anrche per il'avvendrre deLl'Ungherdra, ·e daLla quaLe non si vede finO'I:a !in qual modo sarà possibile uscire.

    Le eilezicon:ri ultime avevano a,ssircurata a1l Srignoc T~sza una maggLoranza ragguardevole sopra gli altri partiti, nei quali non si scorgono davvero gli elementi per un nuovo Ministero vitale.

    598

    Varj uomini pol<i,tr~ci come Szlavy, Ghyczy, Ba,rone S.imonyi, May!Larth ercc. sono stati chiamati a conferire coll'Imperatore.

    I giornali ufficiosi spiegano, quelli d'opposizione criticano violentemente per le sue dimissioni il Ministero. A me pare non abbiano tutti i torti coloro che tacciano di fuga o di ritirata per paura queste dimissioni date alla vigilia dell'apertura della Dieta; non che quelli che dicono che le spese d'occupazione e quelle che restano a farsi per l'amministrazione delle provincie occupate, Slirano moilte o poche, abbiano a durar,e moilrto o poco, sono ormai ddvenute inevitabili, e l'Ungheria vi dovrà concorrere qualunque sia per essere il Ministero che sarà preposto al suo Governo. Bisognava opporsi alla occupazione,

    o dimettersi prima. L'Imperatore riparte questa serà per Vienna.

    554

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. RR. 532. Alessandria, 5 ottobre 1878 (per. il 13).

    La dich~a~aztone del Signor Waddmgrton a S. E. ~l Generrawe Otaildiim dd noo esser rassicurato sulle intenzioni di Nubar, avendo motivo di sospettare che quel primo Ministro, sostenuto dall'Inghilterra, e da un certo gruppo di finanzieri francesi ed inglesi, tramasse la rovina della dinastia attuale, che l'E. V. mi ha comunicata col suo dispaccio riservatissimo del 25 scorso mese n. 249 (1), r-ischiara complretamernt,e ila posiZiione del>lre ,cose.

    Fin dal primo momento che il Khedive si decise a richiamare Nubar, io non potetti concepire come S. A. potesse fidarsene. Nei tre anni che Nubar è stato in Europa ha ,gettata la maschera così apertamente, che accettando di ritornare al potere in Egitto, non poteva smentire i suoi atti, e le sue parole. E barstava di! prog~amma delrla Gomm~ssione d'dnchiesta ch'Egil!i dettava a Londra al Signor Wilson, per doversi almeno molto sospettare dei suoi intendimenti. Fin d'allora non mi trattenni d'accennare questo sospetto al Khedive.

    Io sono convinto che il Khedive non fu inspirato a richiamare Nubar per fiducia che avesse in lui; ma perchè credette di prevenire una esigenza della Francia e dell'Inghilterra. Il Khedive era convinto che un accordo, almeno sulle basi generali, esistesse tra quei due Governi, e che Nubar sarebbe stato l'istrumento del supposto accordo. E confesso all'E. V. che allora anch'io lo credetti.

    Dopo l'arrivo di Nubar incominciarono a sorgere dei dubbi nell'animo

    del Khedive, sull'esistenza di un accordo completo tra quelle due Potenze, e

    599

    particolarmente per le pretenzioni della Francia sulla nomina di un fr<J::cese nel nuovo Gabinetto.

    Gli atti di Nubar, appena assunto il potere, diedero subito chiaramente 3 vedere ch'Egli non riceve ispirazioni che da Londra, e che agisce come Agente della politica inglese, che tende a dominare l'Egitto.

    Ma siccome il Gabinetto di Parigi, come quello di St. James, dichiaravano entrambi all'E. V. di non volersi immischiare nella amministrazione interna dell'Egitto, e di voler lasciare al Khedive piena libertà d'azione, dichiarazione smen1Ji,ta g1o!"lna,lmente da :liatti, io supposi ·che J.'lnghi:J:t,el'ra vedendo dii non poter usurpare un esclusivo dominio sull'Egitto avrebbe ceduto a dividerlo con la Francia. E fu allora che non esitai a suggerire all'E. V. la necessità che l'Italia uscisse da quell'attitudine di riserva seguita pel passato.

    Ma nè il Khedive nè io arrivammo a sospettare che l'Inghilterra tramasse la rovina della dinastia attuale, e che Nubar fosse a capo di una cospirazione.

    La resistenza della Francia a non voler desistere dalle pretenzioni messe innanzi per la formazione di un Gabinetto nuovo, mi fece balenare l'idea che . quel Governo volesse prendere tale una posizione da resistere all'invasione inglese, che troppo apertamente da qualche tempo è incominciata. E rammentavo ·sempre le u~t1me •ins1nuaz1oni del Signor ViVIi!an, pi1i,ma che partisse ~n congedo, che il miglior partito pel Khedive sarebbe di abdicare. Ma non osai manifestare un sospetto di tanta importanza, non potendo basarlo che sopra supposizioni.

    La diLcbJi,arazione del Si:gnm w~addington non !asoLa O['mai più nes,sun dubbio, e si spiega e l'attitudine della Francia, ed il linguaggio tenuto dal suo Agente al Khedive, allorchè Nubar fu richiamato. Vollero metterlo in guardia senza dirne la causa, e senza dichiararsi apertamente contro l'Inghilterra.

    L'abi!tua'l'e I'Lserva delila F·ranci1a, rotta ormai da,lila d1chi,arazione del Signor Waàdington può spiegarsi o che ci avesse in sospetto per la nostra riserva sulle cose Egiziane, o per consiglio dell'Inghilterra, per aver un socio solo, e non altri a dividersi il potere. Ma e la Francia e l'Italia hanno un interesse comune, indivisibile, ed egualmente importante per entrambi, quello di non permettere che l'Egitto diventi una provincia inglese. Questo risultato si otterrà facilmente se la Francia e l'Italia agiranno di accordo, ed otterranno senza il menomo dubbio quanto esigeranno per salvare l'Egitto ed i loro interessi.

    La dkhial'aZJ1one del Signor Waddington ha una Jcmportanza grandissima, poichè svela il pericolo della situazione onde l'Italia possa prendere quei provvedimenti che i suoi propri interessi gli suggeriranno. Ed a me pare che sia un'apertura fatta perchè possa derivarne un accordo d'idee e di azione.

    Mi sono perciò permesso, forse con troppo ardimento, di telegrafare jeri all'E. V. se non sarebbe il momento opportuno di offrire alla Francia, per interesse comune, il nostro concorso, ed un'azione comune.

    Tra momenti, benchè molto sofferente, partirò per Cairo, ove con la massima energia eseguirò le istruzioni che l'E. V. mi ha date col suo dispaccio del 21 <Scor\So mese, N. 250 (l) ed a,ttentamente sorvegiierò gli avven,imenrbi.

    600

    (l) Non pubblicato.

    (l) Cfr. n. 520.

    555

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI TURCO, SAFVET PASCIA, ALLA MISSIONE OTTOMANA A ROMA (l)

    Costantinopoli, 5 ottobre 1878.

    Je vous communique ci-après le· télégramme que je viens d'adresser à Alexandre Pa,cha à V:iJenne. En l!e communliquan't à M. il.e Minst~e des Affak-es Etrangè["l88, vous pl'li1erez S. E. au nom de l'a Subll<ime Por<te de vouloi!r bien appuyer la demande y contenue, par une démarche amicale auprès du Cabinet de Vienne.

    V o ici le dit télégramme:

    «Le Général Hafiz Pacha qui vient de retourner .ici de Bosnie a présenté à la Sublime Porte un rapport sur les événements de cette province. Vous recevrez par le prochain courrier copie de ce document accompagné d'autres rapports de nos Autorités 1Civi1es et militai!res, de télégrammes des délégués de Bosnie sur le meme sujet. Il résulte de toutes ces pièces que l'armée autrichienne s'est livrée au pillage et à la destruction dans les villes de Serajevo et de Banyalouka, Qu'elle continue à commettre diverses atrocités tel que le massaCire de :liemmes •et d'enfa1nts, Jie piil1Lage de ma1~sons et de marga,sms et le meurtll'le de paysans et de bergel1S darns 1es .campagnes. En outDe nos so1dats qui n'ont pas ,combattu et qui n'ont opposé a:ucune -rési1sta1I1Jce, ont été conduLts en Autr<khe pour y etre internés comme pDLsonnie,rls de gueme. L·e oomma'l1dant Aut~r~id11Len a :liati<t éva,cuer ;par force notre hopitall mhld!tadre et j•eter dans !La rue nos b!Lessés en d1sant 1inju'!'Leusement que des bètes ne pouva1Lent pa1s résdder au mLL1eu des hommes. Les atrocLtés ts'exe!Dcent principalement sur il:e's rn'Uisuil:mans, de sorte que 1a popul1atLon musulmane des 1ocaldi1:és occupées paT ['armée aJUtr<ichi:enne s'y voi!t menacée d'une 'exterminatLon géné'l'ale e1t a perdu toute confiance

    dan1s tes a:utorLtés autr,LcbJi,ennes, en présence d'événements déplorab1es dont eHe a été temoiin.

    Nous sommes 'convaincus que le Cabinet de Vienne sera le premier à déplorer dans les sent.iments d'humanité qui l'animent un pareil état de choses. Il est regrettable que l'entrée des troupes autrichiennes en Bosnie et en Herzé

    govine avant meme l'établissement d'une entente à ce sujet entre les deux gouvernemen,ts aux termes de l'art1c1e XXV du trai1té de Ber<Hn, loin de contx:ibuer au rétablLssement de l'ol'dre et de la tra:nqui@lité dans ce1s deux pcrov,Lnces, n'a eu d'autre effet QUe d'attirer sur ces contrées des malheurs incalculables et de compromettre l'reuvre de pacification.

    Je n'ai pas besoin de Vous faire observer que l'.insurrection de Bosnie et

    d'Herzégovine... était prolongée parce que les populations slaves de ces pro

    vinoes se montl'aLent toujours rebeLles en\"e'l's le Gouv,e['nement Impérd•al.

    Aujourd'hUii il1es oruautés et ,l,es ma•ssacrel3 \Sont comm1i'S à J:a suirte de il'oecupa

    tion autrichienne sur les populations musulmanes.

    Veu:~Hez por.ter ce qui précède à la connatLssance du Comte Andrassy et fa,ire au nom de l'a Sublime Porte un appel pressam aux sentiments d'humanlirté de S. E. afin qu'elle veuille bien prendre les mesures nécessaires pour mettre un terme à un état de choses contraire au mandat que le Gouvernement AustroHong,rois a reçu de l'EUTope. La Sublime Por'te a oru devoi!r communiquer cette dépeche aux autres Grandes Puissances en ·les priant d'appuyer notre demande par une démarche amicale auprès du Cabinet de Vienne. Nous espérons que S. E. 'le Comte Andra1ssy voudra bien nous donner en certte oi~rconstance una nouvelle preuve de son amitié en faisant suspendre pour le moment l'a ma,rche dei.> troupes autrkhiennes qui pour~ait occa,sionne'r une plus grande effusion de sang >.

    (l) Annotazione marginale: • Mandare copia a Robilant senza commento •.

    556

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    T. 669. Roma, 6 ottobre 1878, ore 11,15.

    Génél.'a'l Menab~rea rtélég,rnphi'e que SaM,sbury a déolaré tout à failit ~nexad que l'Angleterre ait pris un accord pour exclure tout autre élément étranger du min1stère égyptien. Sa!l1i!sbury s'est pwu à reconnaitre que l'ItaJ.Le availt prli's la plus grande part à l'organisation judiciaire de l'Egypte et qu'il serait nature! d'appe.Ier un li'tal~1en au mimstère de justke ou à tout autre et que pa:r conséquent il n'y ferait aucune opposition. Il reconnaissait aussi que les jurisconsultes italiens par leurs connaissances étendues avaient une aptitude spéciale pour de telles fonctions. Ce ne sera.it donc que la France qui s'opposerait à l'entrée d'un italien dans le Cabinet égyptien comme ministre de la justice puisque les Gouvernements égyptien et anglais y ·consentent. Je vous prie de tacher de faLre appréci,er l'a grav:ité de ce fa1ilt par [le Gouv:ernement frança~s. N'llll dout.e qu'une persill>tance de sa pa,rt da,ns !le ~refus poul'rait exell'cer une s~ileuse liinfluence sur l'avenJilr de 11a pollitique étrang&e de il'Itai~i!e. H sere peut etre le cas de devoiT cons,tater d'une ma!lliière offici,eHe de quel còté est venue ~·opposit!Jion. Ne secr:-ait H pas à propos de fa<ke connaitre à M. Gambetta cet état de choses? J'attendlrali voo informations ultérieures avant de donner suite aux mesures que le conseil des ministres jugera à propos d'adopter afin de constater d'une manière offi

    cielle de quel còté nous est venu le refus et sauvegarder les intérets d'Italie. La presse commence à se préoccuper sér.ieusement de cette affaire.

    557

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO

    T. 670. Roma, 6 ottobre 1878, ore 13.

    Général Oialdin;i nous télégraphi,e que lLe Gouve!rnement franç,ais s'oppose

    rait à l'entrée d'un dtaHen da,!llis iLe min,tstère égyptien. Géné11a1l Menab<rea nous mande au contraire que <le Gouvernement angia,is y consenttrtalit. J,e n'ai pas perdu tout espoòr de ramene1r aussi iLe GouvernemelllJt :lìrança,1s. En attendant veUJillilez :lìake entendre au Gouv,ernement égyptien ·lies avantages qui il:ui VliendraJient par la présence d'un italien, surtout ·comme min1stre de la justice, dans le Gouvernement égyptien. Il serait très facile de s'entendre sur le choix du titulaire et l'administration de la justice y ,gagnerait beaucoup de 'crédìt. Il.serait fort utile si vous pouv;iez <trouver moyen, 1sous l'a fovme de iréponse à votil'e note verba1e par e~emp1e, d'obteni1r u,ne déctLwat~on éoo~te e:x,primant [e dém du Gouvernement égypt1ren d'avoilr UJn lirtJal,~en •comme mm~stre de ILa jusrtltoe, e serai<t un procédé que le Gouvernement italien apprécierait beaucoup, et dont il tiendrait le juste compte dans ses n~latLons 'avec l'Egypte.

    558

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Carte Robilant)

    L. P. Roma, 6 ottobre 1878.

    Aspettavo ·con molta trepidazione la risposta tua alla lettera abboracciata in fretta e furia, senz'aver tempo quasi a rileggerla, che ti spedii per mezzo del Comm. Elilena (l). Egli, {['leduce stamane, mi ll'imi•se dll. tuo foglio, diail. quaJ,e con somma soddisfazione rilevo che andiamo d'accordo sui punti princ.ipali del programma che ti ho sviluppato. A mia volta ti rispondo di nuovo oggi stesso, avendo una occasione particolare per inviarti la presente. Essa ti sarà recata dal Cav. Simondett.i, H quale va a Galatz a prendere il posto dell'incorreggibile Alberto Sommariva, che di nuovo contrasse, non solo, molti debiti, ma m conddmOllli taH da :liar 'arrossilre chilunque pensi che uno dei nostrti vecchl gentiluomini piemontesi, siasi reso colpevole di si grande indelicatezza. Ma parliamo d'altro.

    In questo istante, ore lO a.m., siede alla Consulta un importante consiglio dei M:in:istz,i. Il Presidente comunica ai ;suoi ·cooil.eghi dll. 11esto del discorso che pronuncerà il 15 a Belgirate. TJ. posso dire fin d'ora ·che la parte riguardante la politica estera, basata in ispecie sulla famosa cwcolare del 20 luglio (2), è concepita in modo assai felice, e ricevette la piena adesione di Corti. Io raccomandai al Presidente di non parlar affatto di armamenti, per non destar la più deplorevole impressione nella Europa tutta. Inoltre, e più specialmente per non cader nel ridicolo di sollevare sospetti, non poi giustificati dai fatti, avvegnachè io ancora molto dubiti che questo o un altro Ministero, si accinga a mettere sul serio l'esercito in buon assetto.

    Ciò J;Jremesso, sappi •che ho mandaJto a Oor<ti nelJLa sala ove è adunato il Consiglio il tuo rapporto confidenziale del 3 corrente (3), affinchè ne desse

  • Cfr. n. 514.
  • Cfr. n. 327.
  • Cfr. n. 547.
  • comunicazione ai membri del gabinetto, essendo la seduta di oggi di rilevanza

    massima.

    Il Ministro della Guerra, che da lungo travasi in disaccordo coi suoi col

    leghi, e che di certo finirà con ritirarsi, è deciso di mettere sul tappeto una

    questione che forse :farà scoppiare la crisi. Trattasi della fucilazione di un sol

    dato, il quale attentò alla vita di un caporale, senza ucciderlo, ma in circo

    stanze a.ggravan:tilssime. lJ. Generale Bruzzo, e a ra~ione, fa dtel!La esecuz:ione dii

    queSJt'uomo, una condiziione sine qua non, de:!Jla sua presenza nel MrilntstleTo. Com

    lui non concordano che Corti e Bracchetti. Laonde, se si ritira n Ministero

    della Guerra anche quello degli Esteri e della Marina gli terran dietro. La

    mia imp:ressione è che il Presidente del Consiglio supplicherà il Generale Bruzzo

    a non insistere oggi su quell'argomento. Imperoochè, egli non vorrebbe nè pre

    sentarsi a Pavia l'indomani di una esecuzione cotanto contraria ai suoi prin

    cipi, nè ritardar il suo discorso agli elettori, in seguito a una gravissima crisi

    ministeriale. Potrebbe darsi che, più tardi, ·cedesse al sentimento di mantener

    salda la disciplina dell'esercito, confermando la sentenza capitale in discorso,

    per la qual cosa si va da molti, anche di parte di sinistra, esercitando molta

    pressione sopra di lui. Ma in qualunque •caso, credilo pure, se non su questo

    fatto, scoppierà temo, e presto, la crisi.

    Uscendo Corti dal Gabinetto, non so chi potrà essere H suo successore. Forse Cairoli, poichè non vedo ove si pescherebbe un altro Ministro degli Esteri. Per me, sonvi altrettante probabil~ità che a:est:i, come che me ne vada.

    Il candidato sempre più probabile per surrogarmi sarebbe, io penso, Tor

    nielli. Però non si può dir nulla, perchè Cairoli ha piena fiducia in me e non è

    ignaro degli inconvenienti che accompagnerebbero il ritorno di Tornielli. Del

    resto a questo. !!1Ìiguard:o, a suo tempo, Corti ti scrr,ive·rà.

    Nel caso ch'io rimanessi, il mio programma ti è conosciuto. Nella tua lettera mi palesi la tua divergenza colle mie idee sopra un punto solo, cioè non trovi che la questione del Trentina possa imporsi a noi volere o non vole1·e, tuttochè tu riconosca essere la medesima all'ordine del giorno. Ebbene la nostra divergenza non è grande. Servendomi della espressione da te non sancita, più che altro ho voluto indicare che, sventu:ratamente, la malaugurata ve:rtenza Trentina è stata tratta in campo, e che a un momento dato dovremo occuparcene per forza, s.ia in seguito ailil'aoceoamenrto norn represso dei nostr1i paa:titri vrio[enti; eia, e ptiù IJ["obabUmente, in seguilto a una esp[osiJon·e dehl'da:a austria~a. Convinto di ciò, il mio piano, come ti ho detto, nella mia prima lettera, consisterebbe nella risoluzione di .impedire con mano ferrea qualunque atto che metta a repentaglio le nostre relazioni coll'Austria e, fatto sicuro di non correre akun rischio d'offrire appigli ai nostri. vicini d'oltre Irsonzo per piombarci addosso, mi preparerei allora, nella misura che ti ho detto. Cioè in guisa tale da non aumentar d'un solo uomo l'effettivo stabilito pel nostro eserc.ito, ma completando quell'armamento e quella organizzazione che purtroppo non esistono tranne sulla carta.

    Oltrechè, ciò facendo, noi compiremmo il più sacro di tutti i doveri, ho del pari J'int,ima per•suasione, che il paese, al cmspetto di una sì sag.g,ira attitudine del Governo, lo sosterrebbe con tutte le sue forze e desisterebbe da quella folle agitazione di piazza, che ci ha fatto tanto male. Tutto addita che tale risultato sarebbe agevolmente ottenuto.

    Ti giuro che in Italia le dimostrazioni per le provincie irredente non han svegliato eco di sorta al di là di una ristretta cerchia di facinorosi e di una parte della stampa, che non esercita alcuna seria influenza. Per cui l'onda popol,are .1tal1iana è ben iLungi da>lll'estSiersi appasslionata in questa sgra:zJÌiaJIJa questione come si è appassionata l'Austriaca. Nulla può scuotere il mio convincimento che il Governo ha in poter suo di frenar gli animi, e di tener la nazione preparata per il giorno in cui gli avvenimenti d'Europa permettano di sciogliere o pacificamente o colle armi il gran problema delle frontiere italiane.

    Questi sentimenti vengono da me svolti senza posa e in tutti i modi all'On. Ca,iroli e ai suoi più ardenti amici, mosso dal solo affetto di patria, e lasciando da banda le questioni di partito, alle quali un diplomatico, a mio avviso, deve essere superiore. Non .posso vantarmi d'aver a,cquistato sopra di loro molta influenza. Ma, siccome il mio linguaggio porta l'impronta della schiettezza e del convincimento, in questi mesi di non interrotta vita in comune, una certa dimestichezza cogli uomini di sinistra oggi al potere l'ho guadagnata, e se resterò con loro, ogni mio sforzo avrà per iscopo di prevenire una rottura coll'Austria, e, collocatici in una posizione internazionale corretta, preparare il paese alle eventualità dell'avvenire, con prudenza e ac

    corgimento. La lettera che mi hai diretto sarà da me fatta leggere e meditare dal Signor Oairowi e da>i suoi am,1oi. La neoessi,tà di ma~dar peìl' a>f'ia iLe fo:rtilfi.cazioni di Verona è riconosciutissima dal Presidente del Consiglio, ma non così dal

    Ministro della Guerra il quale vorrebbe invece procedere a tutto un nuovo ordinamento di fortificazioni che permettesse di trasformare lo scopo di quelle esistenti. Ma il tempo e il denaro ove sono? L'unica idea pratica è quella

    da te suggerita.

    II Consiglio di Gabinetto terminò dopo tre ore di tempestosa seduta, passata in discussioni sulla sentenza di quel tal soldato. I soli che sostengano la sua applicazione, sono i tre ministri ·che ti ho nominati. La decisione sarà rime>ssa a un nuovo co~si,gl>1o che si >te>ru:à domall1li, ma Cou:vi fa li più tri·st.i pìl'o

    nostici. Ciò che mi scrivi intorno alla posizione del Colonnello Haymerle presso di noi, formerà l'oggetto della mia più attenta considerazione. Alle ultime manovre, il Re non potè essere più gentile per lui. Scusa amico carissimo questo letterone. Ma tu occupi in questo istante il posto più importante della diplomazia italiana e, per siffatta ragione e per l'antica amicizia .che a te rmi unisce, è sempre un piacere sommo lo intratte

    nermi teco.

    P. S. -Sto fa,cendo copiare d.O. tuo rapporto p:re>ci·ta,to petr esse>re trasmesso

    al Re.

    (l) (2) (3)
    559

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, pp. 368-369)

    R. CONFIDENZIALE 861/136. Londra, 6 ottobre 1878 (per. il 10).

    Facendo seguito ai miei telegrammi *N. 148, 149, 150, :ed all'altro d'ieri

    N. 152 (1), in :risposta a quello di V. E. dello rstesso giorno (2)*, ho l'onore di riferirle succintamente la conve11sazione, relativa alle cose d'Egitto, oh'io ebbi ieri col Mal'chese di Salisbu:ry, :ch'era ·ritornato la mattina stessa .per intervenire al ConsiJglio dei MiniJstri ·convocato .per il mezzodì.

    Portai anzitutto l'attenzione del Nobile Lord sull'ordinamento del nuovo Mm~3itero EgiZJiano, del quaille fanno o11amai p~e drue rsoJ.i. e1emEmti EUrropei, nn Lnglese red nn F["ancese, rche l'appr:esentano pr.inciprulmEmte gilii rin<lle11essi dei detentori di obbligazioni nella City, e di qualche stabilimento di credito in Francia; mentre vi erano altri interessi di Europei che mel'itavano di essere tutelati ed in vista dei quali appunto si era creato il nuovo ordinamento giudiziario in Egitto, il quale ,finora rese 1ncontestabili rservizi, edl è una garanzia per tutti.

    Rammentai la gran parte che aveva avuto l'Italia in tale ordinamento, dapprima assai avversato da diverse Potenze, ed al quale però si accostò l'Inghilterra quand'essa fu convinta dei vantaggi che potevano derivarne.

    Ciò essendo, non mi fu difficile di dimostrave a Lord Salisbury che, vista la natura dei Tribunali misti in Egittec. ~he seguono una legislazione conforme a quella dei nostri paesi, specialmente di Francia e d'Italia, non si poteva, .senza gravi inconvenienti, affidare la direzione suprema della Giustizia ad una pel'sona che non avesse una posizione indipendente per origline e per o~attere, ed inoltre che non fosse profondamente versata nella giurisprudenza.

    A tutte queste considerazioni il nobile Lord aderiva senza obiezione.

    Gli esposi allora che poc'anzi si era trattato di chiamare un Italiano a far parte del Ministero egiziano, affidandogli di preferenza il Ministero della Giustizdla, Ina che a questo mte.ndimento si el'a tl'OV'ata opposta }ia Francria, la quarle dichiarava di non potere appoggiare un tale divisamento atteso l'accordo passato fra essa e l'Inghilterra, per cui si sarebbe respinto dal Ministero Egizio quaJlsilarsi erlemenrto stranirero oltre che i Mini1stvi lngilese e Francelse testè prescelti.

    A quest'ultima asserzione il Ma11chese di Sali:sbury vispose immediatamente che dessa era del tutto inesatta; che non v'era nessun accordo di tal genere fra i Goverrni Fmncer.se ed Inglese per escludere qualunque al1tro stmn:ierro dal Ministero Egizio; ch'egli si era semplicemente limitato a fare osservare che ove ·la totalità, od almeno la massima parte di quel Ministero fo.sse composto di elementi stranieri, sarebbe del tutto fallito lo scopo che si aveva d'introdurre in Eg~irtrto nn'amminriJstl'azione regolare oon ·eLementi a!UJtonomi.

  • Non pubblicati. l brani fra asterischi sono omessi in LV 26.
  • Cfr. n. 551.
  • 606

    In conseguenm egil,i non f'a>reva nessuna opposi.zrione a che un Ita!l.Jirano fosse presrelto, ma ch'egli non poteva agire presso il Governo Egiziano per provocare una tale scelta, imperocchè il Gabinetto Inglese essendosi dichiarato del tutto estraneo a1lila IS'Ceilrta :liartta dleil Signor Rivers Wd1lison per Mdllliirstro deille Fdnanze, non trovavasi in grado di propugnare la nomina di qualsiasi altro straniero.

    Egli però si mostrava favorevole a che Nubar Pascià portasse la sua scelta sopra nn Irtaihlano per ill Millliirsr!Jero di Girustliziia, !impell'orerchè dn Inghdil,terrm si riconosceva la 1preeminenza dei nostri Giureconsulti, *per cui, mi diss'egli, è prrobabile che per la composizione dei Tribunali nell'Asia Minore dovremo ricorrere ad essi, come lo abbiamo già :llatto per l'isola di C~pro*.

    Domandai quindi a Lord Salisbury se egU mi autorizzava a dichiarare a

    V. E. che:

    1°. Non v'era alcun accordo, quale venne riferito dal Generale Cialdini, fra i due Govell'nli Ingù~erse e Francese per l'escrlrusione dii qwa!lrsiasi a\ltro stll'allliiell'o dal Ministero Egizio.

    2°. EgLi non ~sri opponreva a che fosse prerscre[rto un Irt,aiiJiano perr cop~rlire un terzo posrto netl MilllJirsterro.

    Il nobile Lord non esitò a dichiararmi che autorizzava tali dichiarazioni.

    *Come lo ,scorgerà la E. V., si verifka il presentimento 'ch'io Le aClcennava nel mio telegramma N. 150 del 4 corrente, cioè che ~l'opposizione principale veniva non dall'Inghilterra ma bensì dalla F·rancia*.

    Non tralasciai intanto di far rilevare a Lord Salisbury l'opportunità d'introdltwre nel Mrin:irste.ro Egiz,io un a1ltro e1emelllto stran1iell'o, nron so[o peli' tuteilare numerosd. interessi che sfuggono a~i Millliste:rri deilile Finanze e de1i Lavoll'!Ì Pubblici, affidati ad un Inglese e ad un Francese, ma anche per servire di moderatore :lira questi; *ia'niperocchè conoscendo il carattere dei Francesi è da prevedere che non tarderanno a nascere delle rivalità fra quei due ultimi personag~gi e l'intervento di un terzo, specialmente se Itra[riano, gioverà più paa-ticolarmente all'Inghilterra, attesa la conformità dei principi che reggono i due paesi nell'ordine economirco come nell'ordine politico*.

    Il nobile Lord mi parve apprezzare assai queste considerazioni.

    Nello stato attuale delle cose, mi sembra adunque che la scelta di un Italiiano per Min:irstro, e rp1iù pa~rticolarrmente per iii. dioastell'o delll'a Griustiz:ira, dipenda g~randemente da Nubar Pascià che deve averne la iniziahlva. *In seguito alle dichiarazioni di Lord Salisbury, l'opposizione dell'Inghilterra non sarebbe da temere; non ci rimarrebbe che a vincere quella della Francia, che non sarà forse difficile da superare, e della quale si potrebbe anche, all'uopo, preseindere.

    Nubar Pascià non deve dimenticare l'efficace aiuto che gli prestò l'Italia nel 1868 e 1869 per creare il nuovo ordinamento giudiziario in Egitto*, erp(p€11'ciò è presso di lui che ravviso oramai opportuno di agire per raggiungere il legittimo scopo di V. E., quello cioè che l'Italia non sia esclusa dal far parte di quella nuova amministrazione.

    607

    (l) (2)
    560

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A UMBERTO I

    (Archivio Corti)

    L. P. 7 ottobre 1878.

    Cvedo mio doV'erre di sottomettere qui unita a V. M. La oop&a d'un d!~spaccio che liJl. Conte dii Rohl~ant mi ha dn:dirizz.ato iin ordi~ne ailile noske rélazioni ooll'Ausrb!1ia (1). In resso ISOillO esposti i peflicoli ~cui a.rndi~amo li.tncontro per iLa presente y,iJa, rnè ho bilsogno dii dLre a V. M. che do convengo apprileno n:ei concetti che dVIi ~ono svillupparti.

    lil Sigtt:JJor Mulssi accoLse oosari maJle H suo r'ichiamo, dJl che era natuvalie. Ma per poco che si andia,sse d:nnail1Zli ri!n quel modo non v'ha dubbÌio che compromettevamo ~Le n~tve ri'elra:zJioni cOil Bey, e fors'ranco colil!a F~ranai:a per affari partkoliari non mo1to mevi,tevoli di cons1deraztone.

    561

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 865/139. Londra, 7 ottobre 1878 (per. l' 11).

    Rifererndomi aJ. Dà:spaccd:o di cotesto Mirn1stero, in data derl 17 Agosto 1878,

    N. 463 di questa S.erie (2), ed in rconfenma del mio telegramma N. 152 (2), mi p,reg1o di rinforrméilrle V. E. ,che dceri l'altro, :neli1a convel'saz,ione che ~o ebbi col Ma~rchese di Salisbury, avendo portato la di lui attenzione sui rumori che circolavano circa i progetti di oc,cupazione di Tunisi, per parte della Francia, il Nobile Lord mi disse che l'Inghilterra era del tutto disinteressata in questa questione, a condizione però che qu~lunque cosa accadesse in Tunisi, non fosse vulnerato il principio del libero scambio nelle relazioni commerciali con quella Reggenza. Il Marchese di Salisbury soggiunse che l'occupazione di Tunisi sorrideva bensì una volta al Maresciallo Presidente, ma che egli non credeva che dessa entrasse nei progetti del lvHnÌistero attua1e. Avendo ~o inoLtre i~ncon1lDato un perl~onaggto moLto bene dnxormato delr1e intenztorn1i deil. Goverrno Francese, gli domandai cosa si facesse di Tunisi, ed egli mi rispose che il progetto di occupazione di Tunisi per parte della Franc,ia era senza fondamento, e che il Governo della Repubblica non si metterebbe certamente in cotale imbarazzo.

  • Cfr. n. 547. '
  • Non pubblicato.
  • (l) (2)
    562

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 947. Vienna, 7 ottobre 1878 (per. l' 11).

    Con telegramma del 4 corrente il F. Z. M. Philippovic annunciava all'Imperatore che «l'insurrezione è repressa in tutta la Bosnia, il paese si trova nelle mani delle truppe imperiali ».

    Sembra così finito l'atto primo dell'occupazione; in quanto ad intraprendere le operazioni nel Sandchak di Novi Bazar si ha ragione di ritenere che non sia più qu~stJ~one per que.st'rullno, ma preVIm ~i:soluztone in propos1to non è però ancora presa. Intanto le prime .conseguenze del compimento del mandato che l'Austria-Ungheria otteneva dal Congresso di Berlino si fanno sentire all'.interno in modo più acuto di quanto nol vorrebbero far credere gli organi ufficiosi. I Ministeri di Pest e di Vienna sono ambedue demissionari, e se la crisi ungherese fu provocata dalla questione finanziaria, questa è siffattamente legata a quella politica da non permettere di disgiungerla. Senza ulteI1ÌJOI1e II'~tardo conV!ien provvedeTte atl pagamento detlile spese fatte oltre ai 60 milioni ed inoltre allo stanziamento dei fondi occorrenti per le spese ulteriori lacchè assieme è calcolato ad 80 milioni di fior.ini: oltreciò è indispensabile stabilire la posizione .che s'intende fare nella Monarchia a quelle nuove Provincie; se dovranno cioè essere annesse ad una delle due parti della Monarchia ed in tal caso a quale, ovvero se indipendenti da ambedue dovranno restare almeno provvisoriamente un così detto Paese dell'Impero. Ognuna di queste soluzioni presenta difficoltà tali ed inconvenienti sì gravi, da renderne l'applicazione ben si può dire inaccettabile ad una delle due parti almeno.

    Parmi quindi difficile si trovi chi assuma la responsabilità di una simile situazione all'infuori dei Ministri ·che accettarono i fatti di cui essa è conseguenza.

    Ritengo conseguentemente probabile che i Ministri Tisza ed Auer.s1)erg si pl'esenteranno dimanzi ai rispettiVli P·arLa:m·enti per renderv;i ra,gione dei!. !Loro operato riservandosi a prender una decisione a seconda dell'andamento delle discussioni a cui daranno luogo le proposte ch'essi dovranno presentare. Il Conte Andrassy poi a meglio d1mostrare che a seconda dell'organismo costituzionale della Monarchia si mantiene affatto estraneo alla crisi dei due Ministeri si è .recato per un paLo di settimane nelLe sue tevre dii Te11eoos. Intan-to come di raglilone, •la posizione fatta a[ Mtnistm Impe•ru•a!.e de•gl:i Aff•a:r:i Elsterti da:11a opinton:e pubblica che tanto a•l dii là co:me al di qua deUa Ley.tha gllii si dilmostra assai ostile, è molto commentata; non credo però vi sia fino ad oggi ragione di ritenerla come pericolante, tutto facendo credere non gli sia ancora venuta meno :1a fiduom de[ Sovre!ll!o, ed li.1l Si:gnor T1sza avendo in più Tleoen·tii oooastoni

    dichiarato esplicitamente voler far seco lui causa comune.

    609

    563

    L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. 254. Pietroburgo, 7 ottobre 1878 (per. il 13).

    Il rifiuto dell'Emir di Caboul di ricevere la missione Inglese e la viva impressione prodotta da questo fatto .in Inghilterra fu cagione di uno scambio di comunicazioni fra i Gabinetti di Pietroburgo e di L,ondra.

    L'Incaricato d'Affari deHa Gran Bretagna diresse a S. E. il Signor de Giers una nota relativa all'invio di una missione Russa a Caboul della quale s'ignorava a Londra lo scopo ed il risultato. Il Governo Inglese rammentò a questa occasione lo scambio di idee avvenuto fra i due Governi nel 1874 in ordine all'Asia Centrale. Secondo ciò che si era allora stabilito l'Afghanistan doveva considerarsi come una zona neutra fra la sfera d'azione delle due potenze.

    Il Signor de Giers rispose a detta comunicazione che il Governo Imperiale non intendeva dipartirsi dai principi convenuti a quell'epoca e che la missione Russa a CabouJ era sta'ta inv1ata aililora quando la Russia temeva un confilitto colll'Irngh~Uer-t'a e ·Che e1ra ·stata rilichi,él!mata appena f,a pace fu fuma·ta e che l'Ambasciata Russa a Londra avrebbe fornito le maggiori delucidazioni in proposito.

    La stampa ufficiosa Russa rispose nello stesso senso ai giornali inglesi facendo valer·e la neces,S'ità in cui tsi trovò la Russia ,prima del trattato d'i Berlino di prepararsi all'eventualità di una guerra con l'Inghilterra.

    L'importanza che si annette a questo fatto che tocca sì da vicino la questione, finora latente, ma che tosto o tardi si farà viva delle relazioni fra la Russia e l'Inghilterra in Asia, è forse esagerata circa al profitto che potranno trarne i Russi, ma è tale tuttavia da richiamare l'attenzione sulla posizione reciproca dei due paesi in quelle contrade.

    Stimo quindi poter tornare gradito a V. E., che io, per quanto mi è possibile, Le riferisca quale sia in questo momento la situazione dei Russi nell'Asia Centrale e da quali concetti sia diretta la loro politica in quelle contrade.

    È noto all'E. V. il rapido svolgersi delle armi Russe nell'Asia Centrale in quest'ultimo decennio. Dopo le spedizioni di Khiva nel 1873 e del Khokand nel 1875 J.a :lìrontiera il'Ussa ha ~ra,g.glinnto ad occidente le foci deH'Atrek, l'Oxus (Amon Dar.ia) •a mezzogio11no ed •Ìil T,ian Shan settentr~ona'l'e ad 011ie,nte. I prunoipati di Khiva 'e dii Bokhara posti aiHa :lil'ontie'ra meridion,atle non hanno conservato che un'apparenza di indipendenza, le loro capitali sono presidiate dai Russi ed i loro sovrani possono considerarsi come vassalli della Russia.

    Non rimane ora fra i possessi della Russia e quelli dell'Inghilterra che una catena di Stati indipendenti composta del Kashgar, dell'Afghanistan e del Chosanan. Ques1to sta•to di cose ed dJ! succ,esso deH·e armi russe in quehle contil'ade risvegliò in Inghilterra un sentimento di apprensione che diede luogo ad uno

    610

    scambio di idee fra i due Governi nel 1874, che fu riassunto nella nota del Principe Gortchakow iJn data 21 NoV1embre stesso anno.

    Il Governo Imperiale ammise allora che l'Inghilterra avesse il diritto per 1a tutela dei suoi possessi Lndilarui dii a1sstm.1JI1arsi l'influenza nehl.' Afgharuilstan e nei territori dell'altipiano Lndico, ma si riservò anticipatamente la sua libertà d'azione per tutelare, dal canto suo, i suoi possessi; non potendosi, a suo avviso, fissare i limiti di espansione di uno Stato civile di fronte ai popoli barbari di quelle contrade.

    Dopo questo scambio di spiegazioni, che, quantunque accettato da ambe le parti, lasciava un largo campo alle diverse ed interessate .interpretazioni che gli avvenimenti avrebbero suggerito ai due Governi, la Russia distratta dalla guerr-va d'Oviente, non •accennò più ad QV1li~Ilmll'si d!n Asi,a. Essa cercò ISolo di mantenere le migliori relazioni coi Sovrani indigeni suoi confinanti.

    Quando però nell'estate dello scorso anno le relazioni fra la Russia e l'Inghilterra principiarono ad inasp.rirsi il Governo Imperiale volse i suoi sguardi verso l'Asia, che in caso di un ·conflitto con l'Inghilterra, poteva formar campo, se non 'ad una gueDl'a 'Offien,siV1a, aLmeno ad un'efficace diversione. Le forze Russe in Asia vennero poste 1in pileno assetto di gwevva e furono spilnte due I11cogillimoni sul col'so superdJore delil'Aman Da11ila, fovui di 6 mLia uomilni. iiol'niti dii artiglieria, le quali, sebbene non siano uscite dal territorio di Bokhara, si avvicinarono alla frontiera Afgana. Il Generale Abramov fu inviato all'Emir di Caboul e benissimo accolto. Nel dkembre scorso, poi il generale Stoletow era inviato dall'Imperatore a Caboul, con una missione della quale i particolari non sono conosciuti, ma che aveva evidentemente per scopo di assicurarsi il concorso dell'Emir, in caso di una guerra coll'Inghilterra, e ugualmente di ottenere l'occupazione di Balsh, posizione importante sul corso dell'Aman Daria, alla quale le truppe russe si erano avvicinate nel tempo stesso che si avvicinavano a Merv, altro punto strategico nel territorio Turcomano.

    Dopo la sottoscrizione della pace di Berlino, cessò ogni apparecchio di guerra in Asia, le truppe furono ·poste sul piede di pace e richiamate alle antiche loro stanze. Alla interpellanza fatta dal Governo Inglese venne risposto come sopra ho riferito.

    Esposte queste 'condiz1ioni di :liatto, verrò OI1a ·a :ri:tie111re a V. E., quallii pajono essere i concetti direttivi della politica russa in questa questione.

    La Russia, che prima del trattato di Berlino si vide minacciata di una guerra con l'Inghilterra, malgrado ·Che il pericolo sia pel momento evitato, ha contezza che allo scoppiare assai probabile di nuove difficoltà in Oriente, la minaccia di un conflitto con l'Inghilterra le si parerà dinanzi un'altra volta.

    In taLi '(Jondizioni, dil GoV1ecrmo ed ill pae1se rd.vol:gono il'animo ad escogitare tutti i mezZJi d:i offesa e di difesa dei qual!Ji possono ddspoore per que,sto conflitto.

    lil ·concetto 'che dil nodo delila questione d'Ol1ilente si possa soiogldere suLle rive dell'Indo è ora accolto dal partito nazionale (slavofilo) che ebbe tanta inftueru:a 1iln quesrtli uLtimi tempi nehl.a diilreZJiJone de111a pol1iltilca estooa. 1>1 Governo senza condividere le illusioni che quest'idea ha fatto nascere negli spiriti più ardenti, si dà però pensiero di trar profitto della sua posizione nell'Asia cen.

    trale, pel caso di una guerra con l'Inghilterra. Le autorità militari accolgono questo concetto. Per ora una campagna offensiva nelle Indie è considerata come impossibile, e Ja rtivis,ta mi,l11tatre russa pubMLcò nn pre·gevole s·c;r!ttto per confutare l'opinione del Generale Hannecken dello Stato Maggiore Tedesco che in un suo opuscolo sostenne potersi facilmente fare questa campagna.

    Il concetto prevalente ora è di preparare in Asia forze sufficienti per assicurarsi il soccorso degli Stati finitimi delle Indie, i quali sono naturalmente poco aff.eMi aU'IngMl'te;rra, ed in ca,so di ·conflii;tto oc•cupa;re' Merv e Ba[sh posiz•ioni che rendono possibile la difesa della valle dell'Amon Daria nella quale i Russi possono temere un assalto in caso che l'Afghansitan sia in potere degli Inglesi.

    Una ca•mpagna nel,la vaUe 'supe,I1iorre de11Jl'Indo è rkonosaiuta impossib:i[e in seguito alle ricognizioni fatte dallo Stato Maggiore russo. La Russia non ha che due vie per assalire i possessi inglesi nelle Indie, e sono quella che principia a Ba'l'sh, e quella •che parte dal Caucaso ed attrave,I1sa le regiond settentri<Jnaii deHa Perl~li1a. Ent,I1ambe sono a'EJsai diffioi<:Li e Junghe e pa•ss,ano pe1l Bélouchi,Sitan dove l'Inghilterra può facilmente precedere i Russi. Le difficoltà della via da percorrere e l'immensa distanza alla quale i Russi si troverebbero dalla loro base d'operazione, esclude ogni possibilità di guerra offensiva.

    Messa in disparte la possibilità di una guerra offensiva per parte della Russia, essa rimane però in Asia in una condizione politico-militare tale da poter far nascere difficoltà assai gravi per l'Inghilterra ed ottenere in caso di conflitto una efficace dive;r,sione di,sto.gl'i'e[)Jdo un buon ne,rbo di forze Ing1e,sd. da aillt;rti punti.

    Riassumendo il fin qui detto, credo che per ora la Russia eviterà di suscitare direttamente qualsiasi difficoltà all'Inghilterra in Asia, e valendosi delle relazioni annodate a Caboul forse consiglierà la prudenza all'Emiro per togliere il pretesto agli Inglesi di impadronirsi dell'Afghanistan e delle posizioni importanti di Balsh e di Herat. Essa però non tralascerà alcun mezzo per crearsi una solida base d'operazione e rafforzare la sua situazione colà. Per ciò essa, con molta abilità, cercò di stabilire relazioni con tutti gli Stati asiatici suoi finitimi. In Persia l'influenza russa pare ora prevalente e lo Scià in questi ultimi tempi ha dlimostr,ato di vol,e;re essere amk.o ed aillleato de1l Governo Impe1'i,ale, e Ia diplomazia russa seppe far valere a suo profitto a Teheran la decisione presa dal Congresso a favore della Persia.

    Quanrto aga:i altri Stat;i ~ndligeni d1 Khan dii Bokha;r'a è ten~to in freno daJ1le armi russe, l'Emir di Caboul temendo un'invasione inglese spera appoggio dalla RUisslia e si dimostra propeniSo ad a•CCOSitlair\SIÌ ad essa. IJ. K,a,shgar dopo la morte di Y<l'Coub Bek è dn preda a[fl'ana:rchia, e sa!I"à del pr1imo occuparne. Infine aUo estremo Oriente dei suoi confini in Asia la Russia, che per p1roteggere la sua frontiera all'epoca dell'ultima insurrezione in China aveva dovuto presidiare la provinda di Kuldja nel Tdan Sdan settentriona[e, è entrata ore !in negoZJi1a.ti con la Corte di Pekino per lo sgombero del territorio chinese onde ristabilire le amichevoli relazioni che questo fatto aveva turbato, ed assicurarsi la neutralità del Celeste Impero in previsione di una guerra in Asia. Si aspetta fra breve a Pietroburgo un'Ambasciata Chinese inviata per trattare queste questioni.

    612

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    L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 1449 (1). Costantinopoli, 8 ottobre 1878, ore 20,20 (per. ore 21,50).

    Oaratheodory a du informer le Cabinet de Vie:rune que !La Por•te refuse de signer convention proposée par ['Auti11che en ls'•appuya!Ilft sur iLes événements qui ont eu lieu à la suite de l'occupation, et qu'elle s'en tient purement et simplement à la déclaration signée à Berlin par les plénipotentiaires autrichiens. Caratheodory a été chargé de donner en mème temps les assurances. les plus formelles que la Porte n'épargnera aucun effort pour maintenir les bons rapports existants entre les deux Governements.

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    IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI, A UMBERTO I

    (Museo Civico Pavia, Carte Cairoli)

    T. Roma, 8 ottobre 1878.

    Le noti.zilie di giornali sulle dim1ssioni date dai Mi:ru1stri Corti, Bruzzo, Di Brocchetti, sono comp1letamente false. Per il deLicato argomento [par. ill.J e lessi queLla parte del min discorso che tocca polit~ca estera, e fui approvato aHta unanimità del Consig>Ho de1i Mrinistri.

    566

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

    (Ed. in LV 26, pp. 361-362)

    D. 480 Roma, 8 ottobre 1878.

    Col mio telegl'amma del 5 corrente (2) mi sono aff,rettato a comunicare a

    V. E. ila grave notiz,ia trasmessami dail generale Oi1a!Ld~ni, che cioè wl Signor Waddmgton g1l1i aveva espresso neJ.1 modo più l!'leciso di non potere, ti<n segui<to aglii accordi stab1l,itli coll'Inghi<l,terrn, appr'ovare •la presenza di un d,tald<ano nell Gabinetto egizio. Di fronte a questa attitudine del Ministro degli affari esteri di {rancia,

  • Per un evidente errore si passa nel registro di telegrammi in arrivo dal n. 446 al n. 1447.
  • Cfr. n. 551.
  • non frapposi indugio ad auto,rizzare l'E. V. ad eseguire, non sì tosto loTd Salisbury rientrasse a Londra tutti quei passi che, a tenore del telegramma mandatomi il 4 -corrente, ella proponevasi di muovere. Vale a dire trovar mezzo di comni1nce're S. S. che l'Ha:lJi,a non lSd art;,teggerà giammai a l'iV1a1le del Gove~rno brd_tannico in Egitto, e che la partecipazione di essa negli affari interni di quel Vicereame, mentre non ha altro scopo tranne la protezione degli interessi nazionali, non potrà che esercitare una favorevole influenza sulla azione delle due grandi potenze occidentali, colà maggiormente impegnate.

    Io dava inoltre facoltà all'E. V. di fare qualunque dichiarazione che ella fosse per credere atta a ricondurre lord Salisbury a sentimenti conformi alle buon'e rel,aZJi()'l11Ì esistenti :liro 'l'Itailla e l'lll1.ghdllterra, qualora da queSit'wlmma ci venissero sollevate le medesime difficoltà che a Parigi.

    La realizzazione di codesta ipotesi sarebbe stata, infatti, per noi una cosa gravissima, imperocchè, siccome risulta dai documenti che qui le unisco, il Governo egizio ha già espresso il suo assenso a destinare un portafoglio ad un italiano. Io non esitai, perciò ad invitare l'E. V. a voler fare, all'occorrenza, chiaramente intendere come un simile contegno avrebbe potuto esercitare non lieve peso sull'avvenire della politica estera dell'Italia.

    Assai gradito adunque rtornavami il.'annuncdo, tlrasmesso ;hl 5 cOfll'ente, per la via telegrafica da V. E., che lord Salisbury assicurava non essere il Governo della Regina entrato in alcun concerto tendente ad escludere l'elemento italiano dall'ammindsl!raZJi<me deil.il'Egitto. R~conoscere inoil.tre S. S. che iJ.,a pail'rte !'agguardevole pigil.data daH'Itarllia nel ri-ordinamento g.i,udiz,ialf:io del Vi>cereame, renderebbe perfettamente naturale che Nubar Pascià pensasse a chiamare un nostro nazionale al Ministero della Giustizia, e che, in ogni caso, l'Inghilterra non vi si mostrerebbe giammai ostile. Una tale dichiarazione ci è preziosa e l'E. V. scorgerà senza dubbio l'importanza massima che per noi havvi di mantenere vivi codesti sentimenti, affine di potere, se necessario, far constare in guisa ufficiale da qual lato ci venga la opposizione.

    È appunto il Dicastero della Giustizia che Nubar pascià si è col comm. De Martino palesato disposto ad affidare alla fama che si è acquistata la nostra magli·srtrartura in EgHrto. Daghl annessi documenti l'E. V. vedrà deil. resto come un simile progetto appagherebbe i voti nostri; e sono lieto che anche lord Salisbury divtda l'oplinrion'e che :ill pre-c1tato D1parrtwooto sarebbe queMo che pliù equamente potrebbe venirci accordato. Coll'espressione di questo parere S. S. viene essa stessa a distruggere l'osservazione fatta a V. E. in tesi generale, che l'elemento italiano, in aggiunta all'inglese ed al :lirancese, frustrerebbe lo scopo che si voleva ottenere col nuovo Ministero egizio.

    Laonde, io mi lusingo che l'E. V. non incontrerà ostacoli a dissipare qualunque esitazione che, nella presente vertenza, il Gabinetto di Londra potesse tuttavia nutrire a nostro riguardo, ed approvo pienamente quanto da lei venne sostenuto nella sua conversazione con Lord Salisbury circa la comunanza di principli economici e politici 'che abbiamo colla Gran Bretagna. L'atteggiamento favorevole di essa non potrà a meno di facilitare il successo delle pratiche attiV'islslime che abbiamo d1111iziato a11 Ca~~ro ed a Pa,vigi; e pe~r ra,ggiungere il.a nostra meta, dil R. Governo fa a·ssegnamento suHa va,Hdia cooperazd-one di V. E.

    (l) (2)
    567

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

    (Ed. in LV 26, p. 363)

    D. 481. Roma, 8 ottobre 1873.

    Col m1o precedente di,sp~:wo1o (l) 1o :le manddiestava tutta '1a soddilsfa:zJione provata da1l R. Governo per J,e a'ss1ol.lll"a(llioni date da Lord SaLi,sbury a1WE. V. che il Governo della Regina non era entrato in alcun concerto tendente a escludere l'elemento italiano dall'amministrazione dell'Egitto.

    Mi risulta però da recenti informazioni pervenutemi dal Cairo che il linguaggio dell'agente inglese colà non sarebbe conforme alle buone disposizioni manifestate da lord Salisbury. Sono d'altra parte accertato che le decisioni di Nubar pascià, per ciò che riguarda la composizione del Ministero egiziano, dipenderebbero principalmente dall'Inghilterra.

    Sarebbe adunque della massima importanza, per lo scopo che ci proponiamo, di ,potere indurre S. S. ad 1mparti:re Lstruzioni al Signor Lascelles che fa le veci del Signor Vivian, attualmente in congedo, di far 'conoscere a Nubar pascià che il Governo della Regina non ha nulla da obietta>re contro l'ingresso di un italiano nel Ministero egiziano.

    Io sono certo che non appena V. E. avrà ricevuto il telegramma da me 1nd1rizza,tol>e in proposi1to sta,mane e che ova ·Le confermo, si o;la,rà adopera,t1a colla maggiore premura affine di raggiungere l'intento suindicato.

    Non ho d'uopo fare rilevare a V. E. l'interesse grandissimo che noi annettiamo alla favorevole soluzione della vertenza in discorso. La questione egiz;tana assume ogni giorno più graVJi proporz;ioni, e il'opiilllione pubbli10a e ~a stampa in Italia cominciano a preoccuparsene seriamente.

    *In simile ,stato di ~co~.e io lascio all'alto 1senno dell'E. V. il decidere se non sia per avventura opportuno che ella differisca provvisoriamente la sua partenza. Un Incaricato di affari, per quanto abile ed intelligente, potrebbe difficilmente esercitare quella pressione sull'animo dei ministri della Regina che ci occorre nella presente circostanza. E se questa è massima generale, facendo astrazione dai meriti personali di un titolare, tanto maggior valore possiede oggi trattandosi di un personaggio come l'E. V. che, all'influenza di un'alti~sima posizione uni,;;o.ce le più eminenti qualità dell'uomo di 'stato* (2).

    568

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. CONFIDENZIALE 948. Vienna, 8 ottobre 1878 (per. l' 11).

    11 BaTone Ca'l,ice ~ch'io 1nterpeLl>aVJa ·ieri sult1a oessa:zJLone dei nego:zJiati coHa Porta per la conclusione dell'accordo prescritto dall'art. 25 del Trattato di BerLtno ll'Ì·spondeVJami avere Karatheodory Pachà dato le,tfJura •al Conte Andrassy ~l 6 corrrente d'un t,elegramma prel~'s'a poco del tenore seguente:

  • Cfr. n. 566.
  • Il brano fra asterischi è omesso in LV 26.
  • ,, A fronte dei mas.:;acri commessi da'l'le Truppe ImperiaM Austro-Unga~r1iche in Bosnia, il Sultano non crede più conciliabile colle sue qualità di Kaliffo dei credenti di sanzionare colla sua firma l'occupazione militare che occasionò quegl'eccessd, ancoi"chè si doves,s'e co~J:a ~convenZJione in propos<ito guarentke il mantenimento della sua Sovranità su quelle Provincie e limitare la durata dell'occupazione. Ciò non di meno la Porta s'impegna a non favorire in modo alcuno la continuazione dell'insurrezione ed esprime il desiderio di vedere mantenuto fra i due Imperi quelle relazioni di' amicizia e di alleanza che hanno sempre esistito fin qui».

    Avendo io chiesto al Barone Calice se in detto telegramma vi fosse precisamente 1l1a paroJa massacri di cui si era serv~to, egli esitò a il''ispondermi, finailmente dissemi non poterlo precisare, non avendo Ietto il telegramma, ma ad ogni modo essere certo che se non effettivamente quella, un sinonimo ne teneva luogo. Addentrandosi quindi nell'argomento, dicevami essere assolutamente incomprensibile come avesse potuto venire in mente alla Porta di prendere un così assurdo pa-etesto per rompere ti negoz~i,ati, mentre non havv1i chi non sappia che nessun altro Esea)c1to ha mad dato sempre magg1oi'ii prove d'uman:i1tà de!ll'Esercito Austrlta~co. Nel dò dirmi EgLi sembrava rkercare una mia r:i1sposta affermativa: ma non ritenendomi chiamato ad emettere in quel momento un giudizio in proposito, credetti conveniente l'astenermi sì in parole che colla espressione della fisionomia di fargli conoscere la mia impressione. Tosto dopo Egl,i agg<iungevami che, d'aiHronde l'accusa !andata da!Ha Poi"ta mentre s~cagionava <intieramente i'l Conte Alndrassy de1l ma1l es:ito dei negoz,i,artll e quindi rendevagli così un servizio, andava a ferire gravemente l'Esercito Imperiale che indubbiamente avrebbe preso assai male la cosa. Non credendomi neppure a questo proposito in obbligo di pronunciarmi, continuai a mantenere la più impassibile riserva, e la conversazione su questo argomento ebbe così termine. Probabilmente il Gabinetto di Vienna non ravviserà conciliabile colla sua dignità l'entra,re ~in d1scu~swone colla Porta e neppure eolie Potenze a rJguardo dell'accusa mossa alle truppe Imperiali di essere trascorse ad atti inumani, a massacri anche, se veramente quella parola trovasi nel telegramma di cui è caso: ma certo si è che i Governi esteri e l'opinione pubblica cercheranno, per loro particolare edificazione almeno, di appurare quanta parte di verità possa esservi in quell'affermazione.

    Per conto mio difficile sarebbemi pronunciarmi al riguardo con precisione, ben conoscendo per esperienza quanto facilmente nelle guerre si trascorra a simili accuse, ancorchè talvolta siano prette calunnie. Di certo in ogni combattimento accadono fatti altamente riprovevoli da chi li giudica a sangue freddo, ma che pur meritano scusa, tenendo conto dell'accanimento della lotta corpo a corpo e del quasi completo travolgimento del senso morale ch'essa produce sui ~combattenti. Ciò ev;identemente deve tanto più fa,ci,lmente ve:nifi,carsd allorchè il nemico che si ha a fronte è semibarbaro ed ha ripetutamente dimostrato di non avere menomamente il sentimento della pietà anzi rispetto dovuto aH'avverrsarwo che non è più in pos,iz~ione di nuncervi. Quindi se negli attacchi gli Austil:'i,ad aveSisero anche alquanto ecceduto ne~~le offeiSe ed ave,sserro coi V'inti agito talvolta mentre ancora trovavansi nel bollore dell'azione, con poca umanità sarei per conto mio inclinato a giudicare quei fatti con quell'indulgenza che meco divideranno tutti i vecchi soldati. Ma probabilmente non è in tali incidenti che la Porta intende poggiare la sua resistenza a procedere oltre nei negoziati, bensì forse sulle esecuzioni sommarie che, stando cogli stessi giornali Austni1ac1i sairebbero state compdute un po' ovunque, nonrchè su queiUe deor<e1Ja,te, a quanto sembrerebbe, su abbastanza larga scala e non su tutti i punti cogli stessi criteri giuridici dai Tribunali di guerra. Così, a: mo' d'esempio vi ha pemona altamente competente, che trovossi in posi'2lione dii vedere coi proprì occhi, che assicura che dal momento dell'occupazione di Serajevo fino a pochi giorni fa, i consigli di guerra che funzionano sotto l'immediata dipendenza del F.Z.M. Philippovitc fecero impiccare tre insorti e trecento ne fecero fucilare. Il F.Z.M. Szapary invece non avrebbe fatto eseguire nessuna sentenza di morte.

    Nel porgere all'E. V. queste indicazioni non intendo darvi maggior valore di quanto ne hanno le notizie raccolte da fonti indirette; non Le mancherà d'altronde, Signor Minli'~'tro, dii mezzo di 'appul'arne 'l'a,ttendlibilliità e completal'le anche a mezzo delle relazioni che senza dubbio Le rivolgeranno anche al riguardo i R. Agenti Consolari in quelle regioni, nonchè nelle finitime provincie.

    (l) (2)
    569

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Archivio Corti)

    L. P. Vienna, 8 ottobre 1878.

    Ll noto articolo dell'Opinione relativo al Mlin1stro dleg.l!i A:ffia111i E~ste,I"Ii del Gabinetto Cairol!i mi fece fin dail. prrimo momento il.'impresSJ~one dii una bomba d'-imminent'e >scoppio, in ta1l 1idea fui llliatural1moote cO!lliferma!io rioevendo il.'lindomani quell'articolo in una carta la di cui soprascritta era di tuo pugno. Da quel giorno silenzio completo che probabilmente si romperà soltanto il 15 corrente a Pavia. Dio ce la mandi buona che siamo assai male avviati. A proposito senti questa. Ieri Elliot mi prende in un cantuccio al Ministero e mi tiene il seguente linguaggio • Mais dites moi dane est-ce-que Menabrea devient tou ou bien radote-t-iL tout à tait? Lord SaLisbury m'écrit qu'iL Lui a dit savoir pertinemment, que l'Autriche et la Russie sont en négociations suivies pour advenir à un partage définitif entr'elles deux, de toute la péninsule des Balkans! •.

    Ca,ptrai ·che !!1imasi di stucco non potendrooni 'immag,~naa:"le dove .queLl'ii]Lustre collega peschi le sue notizie. Ma ciò che vi ha di grave si è che io non dubito che Elliot ripete qui le dicerie di Menabrea e che molto probabilmente Andra>ssy crederà ~che do ,sili 'l'a fonte a cui iii R. Governo ile attinge, e quin·dt il!e comunka a Londra. Già io mi tengo 1a mallrapena in equill1ilb11io qui, dove [,a cmrente ostile all'I.talia monta a vista d'occhio coll'accrescimento d'influenza che vanno sempre più acquistando i Generali Croati, facilmente capirai che se mi arrivano simili colpi di fianco, non c'è più equilibrio che tenga.

    Qui la s~tuazione va facendosi sempr'e più imbrog1liiarta, Vii ha chii c~ede che il tutto non sii che un gioco di A. per opporre una diga all'azione preva

    lente dei prelodati generali Croati, per conto mio non ci credo poichè la macchina sarebbe troppo pericolosa. Ad ogni modo per quanto si può essere persuéiiSi dii qua1Lche oosa 'a V1tenna, io ~o ·sono che A. IJJOIIl oadrà per orn. Egli si è rassegnato a fare la politica del suo Sovrano e questo non può gettarlo soprabordo ·senza impovl"e a se ste1s1so un gi"aVIilssLmo scacco mOI"aJ1e. D',ailJliDa pall."•te gH UngheTesi stvitHano, ma giunt1i atl momento di dover l'lilnunoiare ad ave•re persona della loro nazionalità al Ball-Platz le ire si assopiranno come pe::: incanto, d'altronde che fare, non può venire in mente a nessuno di ritirare le .tlfuppe e !l'ilntmcilare a1lll'a Bosnia om che 1Ja,nto :sangue e tanto denalt"o già fu speso.

    Si cercherà probabilmente di assegnare dei limiti a tutto ciò ma parmi difficille v'i si J:'liesca. Intanto non t'i nas,conderò •che qui tutti dilcono che alJl,a primavera prossima si avrà gue11ra coll'Italia, spero dò non si verifkhi ma intanto è assai brutto intorno lo si creda generalmente.

    Bavia.i molto di te ie11i il.'awtro ·indoViina con chi... CoJJLa ~atty Ignatiew che venne •COl! mar.tto e ,ciJnque I1agazz,i a passare il'mtielfa !5'iornata da noi aJlilia Briihl. Si fermarono due giorni a Vienna, questa sera saranno a Milano, e posdomani a Nizza dove passeranno l'inverno, la madre s'intende li accompagna. Trovai Ignabew alquanto degommé come di !'agione però iLo dil3s>imulia assad. bene e dimost!'a anzi moLta assilcu!'anZia per l'·avvenilre, oioè pe.J glto!'no tn oui lo TZlarewi,toh ,sarà 1ui Irmpe11atoDe. Tutti du:e mi inoa11ioarono di :fia["bi d. !loro più amichevoLi sal,uti, Le1i è sempre molto oartna e po!'ta sempre ·l'a testa aLta come ati più bei giorni del.l,a loro potenzta.

    Leggo nei gio!'nla•lii ~che lasci•ando Ì!l Mini,Sitero •anderes.ti a Ptietroburgo mentre Nigra 'ti II1impilazZJerebbe 'a CostantinopoLi come Ambasdatore. V.i ha un qua;lche fondamento di vevità dn qruel11a voce?

    A proposito perchè differite tanto la nomina del Ministro a Bucarest? per amicarci gli Ebrei, sciupiamo completamente le nostre future relazioni coi Rumeni .loochè non mi pall."e nè 'ingegnoso nè prudente. L'Austvia ha già pre•g.iudicata :l1a <J)UJestilone det1 II1i,oonosailmento nomilnan,do 1i1l suo M:ilndistro, i Rumeni quindi si trovano nella posizione di far senza del nos.tro. Capisco del resto benissimo ·che i ~cos.ì detti gm•ndi pvmo1pi ·l'•impOIIlga,no •a noi, ·che qui non possiamo sempre fare ciò che è conveniente ed anche giusto. Vedrai fra breve HatmerLe, l'uLtima voLta ·che fu da me g.Li feci mandar giù quaLche vedtà che. mi pesavano s.ullo s.tomaco e che era bene prendesse lui sul suo, naturalmente gl'ingrati bocconi glie li feci trangugiare avviluppati colle dovute ostie. Ma basta così per oggi altrimenti corro pericolo di non essere letto. Nell'infamata di Senatori che preparate avete pensato di far l'onore al nostro corpo diplomatico di comprendervi qualcheduno dei suoi membri? Ad un prossimo avvenire la risposta.

    P. S. RiapTo la mia Jette'm avendo t'rovato la tua del 5 (l) su!l tavolo a:l mio arrivo IÌn oi1ttà da,Ha Hriih!l. Da ess.a scorgo che se la bomba non è an,cora scoppiata, la cosa è però imminente. Quando riceverò l'annuncio ti manderò le

    mie congratulazioni sebbene ne sii addoloratissimo per il paese, tanto più viste le tue previsioni sul successore.

    Hai ragioni da vendere in ciò ,che mi dici in proposito, il sol partito possibile oo!l'ebbe di arp!'liii'e g[tl. occhii. ai!. Re, ma come sd. :lia? EgiLi non mi conosce affatto non può quindi aver fiducia in me ed occorrerebbe l'avesse piena ed intiera per poterg:lli d:ke come stanno !le c'Oi>l€ ed e'SS!e!l'e sic:rn:o che non ne nasceranno inconvenienti maggiori. Insomma ci penserò e vedrò il da farsi, ma tiemmi ti prego quanto più possibile al corrente della situazione.

    Affido questa !lette~a a Fava che p['lima di :full' morno a Bukarest vONebbe saper su quallle piede ha dia ba1lilBII' cooà, !il} suo destderr11o mi: palr ghliSIÌO. Intanto dacchè ai sono if!i raccomando ill. 'latore se 1e oir.cosltanze ti perme1Jt'Ono ancora di esserglii utiile.

    (l) Non pubblicata.

    570

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA

    T. 676. Roma, 9 ottobre 1878, ore 13,05.

    Généra:l Oi!aildini a :liait à M. Waddington une communication cooforme au contenu du télég.ramme de V. E. du 5 courant (1). Celui-'Cli ;Lui dli!t que S. E. lui annonçait un fait nouveau et tout à fait en opposition avec ce que l'Angleterre lui avatt dit jusqu'au dernier moment. Wadddn,glton a ajouté qu'dil femtt une réponse la dessus après s'etre expliqué et renseigné à Londres et au Caire, tout en II'és&vant son opÌ!IliÌ.on pel'sonnel1e. Géné!I'Iail Cda~ldini ajoute que M. Waddington évidemment va fa,iJre tout son possibl!e pour empecher notll'e entll'ée daoo le Mind.stère égyptien. AnJmés comme nous •sommes de procéder d'aaeord avec les Gouvern,ements d'An.g1leterre et de France nous nous na.ttons qu'un peu de réflexJon et l'eS offiaes de V. E. auprès du premde1r mindstre aménelt'ont UIIle oolutton confo~rme aux p!I'Ii!ncipes d'équilté et de justi!ce. Veuiil1ez donc :fuikre nn nouvel appel dan·s ce sen,s aupii'ès de 'lord SalliÌJsbury et de ilord Beaoonsfield afin de les engager à ag.i1r dans le sens de la dernlière communi,carbion.

    571

    IL SEGRETARIO GENERAL,E AGLI ESTERI, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Museo Civico Pavia, Carte Cairoli)

    T. 11. Roma, 9 ottobre 1878, ore 14,15.

    Iersera giunse il seguente telegramma del Generale Cialdini, che mi pare dover comunicare a V. E. per la gravità ch'esso possiede:

    • Ayant ex;posé a Waddin.gton ile •contenu de votll'e télég.ramme d'avant hieT il s'en est montré très-contrarié et m'a dit: "Vous m'annoncez là un fait nou

    veau pour moi, tout-à-:llari:t en oppostt1on avec ce que l'Angleterre m'a dit jusqu'au dlern~er moment. Irl me sevatt .impossi>bl>e de vous donner une réponse là-dessus, avant de m'ètre expliqué et renseigné à Londres et au Caire, tout en me réservant wa •liLberté de mon opLnlion pe11sonneil1e ... Je J.',ai eng•agé a bd.en réfléchir qu'après tous nos antécédents en Egypte, l'Italie ne pouvait pas ètre mi:s•e de •còté dans ce moment-ci, que 1e l'efus de JJa Frrance produi:sa!Lt un effet incalculable dans l'opinon publique en Italie à laquelle le Ministère pourrait bien •se V?OIÌ'r dans tl<a nécéssité de donner satri:s:liaction. Ai1o:r<s WadcN[l!gton trèsinquiet m'a demandé à plusieurs reprises: " Que ferez vous donc? Somme toute, vous n'avez aucun grief contre nous, tandis que nous avons à nous plaindre de votre refus d'accepteT un modus vivendi commevcia:l ,. J'ai :llaci!lement répondu à torut ,cela, et nous nous sommes separés un peu :llro1dement avec la promesse qu'i1l me :lieva1i1t nn réponse catégo['1ique à son retour, c'est à dire le 14 ou l!e 15. EV'1demment Wadrung•ton V'a :lia~ire tout son possLble pour empècher notre entrée dans ·le M1inistère egyprt1ien. H agtra à Londrels et au Oailre. H faudrait donc tàche!I' de iLe pTévenir, si ceria vous est possible. Giarldi•ni •.

    (l) Non pubblicato.

    572

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI

    (Ed. in LV 26, p. 365)

    D. 352. Roma, 9 ottobre 1878.

    Ho ricevuto il rapporto che V. E. si compiaceva rivolgermi il 5 corrente (l) per darrmi contezza di un coJrloquto aV'uto col Sirgnor Waddington cilrca le cose deirl'Egttto.

    Il R. Governo, •mosso dal desiderio di procedere in ogni cosa in pieno accordo con quello di Francia, fin dal momento in cui veniva a sua conoscenza trattarsi dell'entrata di un Ministro francese e di un Ministro inglese nel Gabinetto egizio, pregava ripetutamente V. E. di significare a questo le sue intenzioni in quell'eventualità. Analoghe istanze venivano rivolte in pari tempo a Londra ed al Cairo. La colonia italiana in Egitto è infatti la più numerosa dopo JJa g,reoa; considecr.,evolri Lnteressi àitaliiani V'i sono rimpegn•atri, ll:e reliaz,ioni commerciali fra i due Stati sono della più alta importanza. Era dovere del Governo del Re di provvedere alla protezione di questi interessi, epperò dal momento che ,irl Gabirnetto egiz1ia'no assumeV'a un caTatte•re dnternaz1ionale l'Italia aveva ad esservi rappresentata.

    Effettivamente il Governo vicereale riconosceva i titoli dell'Italia e dimostravasi disposto ad affidare ad un italiano il portafoglio della giustizia: ed il Governo britannico faceva conoscere al generale Menabrea non esistere da parte sua akuna obiezione a tale nomina. Il ~solo Governo francese muoveva le obiezioni di cui tratta il rapporto predetto dell'E. V.

    Comparve indi il telegramma che l'E. V. mi faceva l'onore di indirizzarre ier·i se:ra, pd quale mi rendeva conto dii nn'altrn conferenza avuta dm ~mnata ool Signor Waddim.gton, iJl quaile si ,J:IiJservava di fare una !rispoiSita in propos1to a•l suo r~torno neHa oarp1ta,1e.

    Io nutro speranza che il Governo di Francia venendo ad un più equo apprezzamento della nostra posizione, e tenendo conto del leale modo di procedere dal canto nostro, non vorrà insistere sopra obiezioni che non sarebbero basate sopra ragioni giuridiche, nè conformi a quelle amichevoli relazioni che esistono fra i due Stati. E ad ottenere questi risultati io conto precipuamente sui caldi offici che l'E. V. sarà per 1ilnterp011'11e, affine di condUJI'!re ad un'equa soliuzione di una questione che sta sommamente a cuore del R. Governo.

    (l) Cfr. n. 552.

    573

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO

    (Ed. in LV 26, pp. 366-3,67)

    D. 252 Roma, 9 ottobre 1878.

    Secondochè io Le ho annunz1a,to per te'l'egrafo, in nn colloquLo che <ill R. Ambasciatore a Parigi ebbe ultimamente col Ministro degli Affari Esteri, questi gli con:fermava •La <Scelta del Sig,nor de Btign1ières quaJLe MiniiStro dei Lavo11i Pubblici del Khédive, soggiungendo che rimanevano solo a stabilirsi le attribuzioni spettanti a quel Dicastero. Felicitandolo per tale ,soluzione, il Gene.rale Oialdini ,colse l'occasione pro:pizia per esprimere al Signor Waddington la speranza che la Francia non avrebbe trovato nulla ad obiettare a che la colonia e la nazione italiana fossero rappresentate nel Gabinetto egiziano. Rispondeva il Signor Waddington, senZia esitazione, non poter appro'Vare simile fatto a cagione dell'accordo preso ,coll'Inghilterra, e basato sull'esclusione di ogni altro elemento straniero, la combinazione anglo-francese aveva un carattere puramente finanziario e costituiva una garanzia per gli interessi di tutti i creditori. Malgrado questa esplicita dichiarazione noi non abbiamo perduta la speranza di piegare il Governo francese a più giusti consigli. Il Governo del Re essendosi in pari tempo rivolto al Governo Britannico per lo stesso oggetto, il Generale Menabrea ci faceva conoscere, Lord Salisbury avergli dichiarato che l'Inghilterra non aveva affatto l'intenzione di opporsi a che un italiano entrasse a far parte del Gabinetto del Vicerè, e riconosceva anzi essere cosa naturalissima in considerazione della parte presa dall'Italia nella riforma giudiziaria egiziana, che Nubar Pascià chiamasse un italiano a reggere il Ministero della Giustizia. SLocome però :iJl,lingua,gg,io tenuto coli1a S. V. dia codesto Reggente deH'AgenZJi'a bniltannilca, non era conforme aLle amicheVIotl.li iJilltenzioni manli1festate dia Lord Salisbury, così io ho telegrafato oggi stesso al R. Ambasciatore a Londra d'interporre i suoi buoni uffici presso quel Ministro degli Esteri per indur

    lo a far conoscere al suo Agente in Egitto che l'Inghilterra non fa alcuna obiezione all'ammissione di un italiano nel Gabinetto egiziano.

    621

    22 -· Dccumentt Din!omatici -Serie II -Vol. X

    In questo stato di cose noi crediamo che sia della massima importanza, per lo scopo che ci proponiamo, di ottenere dal Governo Vicereale una dichiarazione sor:~tta per il·a qua1e egl·i s1gnMìca5lse a queli1o di Sua Maestà iLa sua determi.JnaZirone di offDke N pmtafogUo delila gi:ustiz:ia •ad un wtaHano. DaLLe assicumzi:oo1i date rulla

    S. V. da S. A. il Khedive e da Nubar Pascià risulta infatti essere egli disposto a venire a questa determinazione nel caso che due Ministri esteri entrassero nel Gabinetto Egiziano. Imperocchè, tali essendo le disposizioni di codesto Governo, nè l'Italia nè l'Egitto ponno ammettere che altri Governi abbiano il diritto di opporvisi.

    Il Governo del Re ha scambiato delle comunicazioni in proposito coi Governi di Francia e d'Inghilterra perchè è sempre animato dal desiderio di procedere d'accordo con essi. Il Gabinetto britannico riconosceva, dal suo canto, i nostri titoli, ed il francese non faceva risposta soddisfacente. Ma in ogni caso il Governo del Re non può che strenuamente difendere i proprì diritti. Epperò m'incombe di nuovamente invitare la S. V. ad insistere presso codesto Governo nel senso anzidetto, e, di tutto quello sarà per occorrere, informare prontamente il R. Ministero.

    574

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, pp. 371-373)

    R. 533. Cairo, 9 ottobre 1878 (per. il 17) (1).

    Sulle mosse di venire al Cairo, il 6 corrente mi pervenne il telegramma dell'E. V. di quel giorno stesso (2), col quale mi comunicava le informazioni delle LL.EE. .i Genera:Li Ci·aJldinJi e Menabrea suLle dntenZJ1ol!lli. di que:i dspe1Jthni Governi riguardo tl'•ammis.sione d!i un ·:iJtatli•ano •nel nuovo GabLnetto EgiZJtano. Ne fui as,sa·i penosamente itmpressionato, *e dopo la comuni·cazione riservata del Signor Waddington al Generale Cialdini, che l'E. V. si è benignata parteciparmi ri3ervatiss·imamen·te co:l suo dispaccio de·l 25 settembre, n. 249 (3) non avrei po:tuto supporre che il Governo francese si opporrebbe alla nostra dimanda, mentre il Governo Britanni•co, che per le sue •mire cospLl"'ava con Nuba.r ad esser solo a dominare l'Egitto, non farebbe opposizione* ( 4).

    Lo stesso giorno che giunsi in Cairo vidi Nubar Pascià, al quale con lin

    guaggio amichevole ripetei ancora tutti i vantaggi per lui di avere un italiano

    nel Ministero, ma quindi con parole risolute quanto mai si possono usare io

    sostenni il nostro diritto, e gli dimostrai i pericoli per l'Egitto di perdere inte

    ramente tutta la passata benevolenza dell'Italia.

    Nubar mi rispose che la questione della pretesa della Francia non è ancora

    definita; che la composizione del Ministero Egiziano, strano a dirsi, si tratta

    a sua insaputa tra L.ondra e Parigi; e mi pregò ancora di attenderne la so

    luzione.

  • Annotazione marginale del documento: • A Parigi 21/10/78 •.
  • Cfr. n. 557.
  • Non pubblicato.
  • I brani fra asterischi sono omessi in LV 26.
  • 622

    *Temendo che Nubar non fosse sincero, e che* {l) potesse già conoscere l'o,ptposizione della F1rancia aLl'ammissione di un Italiano nel nuovo Gabinetto, credetti, tprima di muov·ere altro passo, di assicurarmi sul vero stato delle cose, '"ed ero ·convinto di sa-perlo dal Khediive*.

    Infatti questa mattina *l'ho veduto, ed Elgli, che ha ~compreso di quanto interesse sia per lui l'avere nel nuovo Ministero un elemento disinteressato, -confidenzialmente mi ha messo al corrente di tutto* (2). Il Signor de Blignières, .commissario francese della Cassa del debito pubblico, sarà il titolare del Ministero dei lavori pubblici.

    Per quanto si dica che non sia ancora certa la di lui nomina, il Khedive mi ha assicurato che lo sarà. Le difficoltà, come già ne ho informata l'E. V., si agitano non sulla scelta della persona, ma sulle attribuzioni di quel Ministero, e la Francia chiede ne sieno dipendenti le ferrovie, il porto d'Alessandria e le Dogane-Amministrazioni che Nubar ha riunite al Ministero delle Finanze. *Il Khedive mi ha dato lettura segretamente di un telegramma spedito questa matt~na da Paritgi da:! Si,gtnor W>Ì.iltson a Nubar, ·col quatle Io dnfurma che J.'Ambascmiore Inglese andava a proporre al Signor Waddington una transazione* (3), cioè, di dare le ferrovie al Ministero dei lavori pubblici, e ,ritenere il rporto d'Ales· sandria sotto la dipendenza di quello delle Finanze-e per le Dogane, qualora la Francia insistesse di averle, offrirgli in cambio l'amministrazione del demanio, che sarà composto delle proprietà dal Vicerè e Famiglia cedute al Governo "'-e ·che l'Aimbasciatore lo arveva inVIitato tp& il giomo susseguente onde informarlo dell'esito di queste pratiche*.

    Ho spedito in data d'oggi all'E. V. un telegramma comunicandogli queste informazioni.

    Non possitamo avere una pruoVTa più eVItdente che 1e negoll~a~ioni per J;a formazione del nuovo Ministero Egiziano si seguono ka Londra e Pari,gi, *senza neppur intel'lpellarne nè il K.hedive nè Nubar*.

    Il ·wnson ag.giunge nel suo telegramma che ritiene assai difficile di poter contrarre per il momento tutto l'imprestito di sette milioni di lire sterline per liquidare 1a posizione, ma che se si definisce la formazione del Ministero con la Francia, assicura di poterlo contrarre tra Londra e Parigi principalmente, per i due milioni di lire sterline !per il pagamento della cedlola dell'uni<ficato scadente il 1° novembre.

    *Avute queSJte informazioni dal Khedive sono entrato nell'argomento che

    c'in,teressa. Credo ti[}JUJtitle Tl~petere •alll'E. V. che tiil. KhediVIe è tutto per noti; ma

    egli con Nubar non osa, e con la Francia e l'Inghilterra, non può far sentire la

    sua voce. Egli mi soggiunse però che ne aveva discorso ieri con Nubar (mi

    confessò con molta astuzia) e che lo troverei molto convertito a nostro favore.

    Mi pregò soltanto di non vederlo nè oggi nè dimani, onde non avesse a sospet

    tare di accordo tra noi. E conchiuse col dirmi d'insistere con energia, di minac

    ciare anche, e di svelargli tutte le conseguenze che ne deriverebbero se avver

    sato dall'Italia.

    A me non cadie dubbLo ,che qui eiJamo sictmi di r.ie,scita-~~1 Kheddve lo vuole,

    e Nubar riconoscerà, se non ne è già convinto, quanto sia interesse suo a non

  • In LV 26: «Sospettando che Nubar pascià •·
  • In LV 26: «ho saputo che •·
  • In LV 26: c Una transazione era stata proposta •·
  • far opposizione. M.a confesso all'E. V. che il suo telegramma del 6 corrente mi ha penilbilmente impressionato*.

    Il nuovo Ministero Egiziano si sta formando a Parigi, e se. il Governo francese si ostina a non voler comprendere il reciproco vantaggio che un italiano vi sia ammesso, non sarà possibile che io possa vincere qui una tale resistenza. Nubar non può provocare un conflitto con la Francia, che ne sarebbe schiacciato. E l'esistenza del nuovo sistema d'amministrazione, e del nuovo Ministero, dipende assolutamente dalla riuscita di un imprestito di sette milioni di lire sterline, ed in primo luogo dal pagamento della cedola dell'unificato il lo novembre. Per Nubar il danaro è questione di vita o di morte, ed il telegDamma del Sign10r Wil1son da Par:igd, cthe ho accennato di sopr,a, è assali esp[liJcito, e ~confuii'ma un'opliUiionre gen.era!le già stabi:lilta, che senza dl conco['tSO dei!Ja Francia dalla sola Inghilterra non potranno avere il danaro indispensabile per assicura~e la loro esistenza. La Francia, ~senza valersli. di atti Idi pressione, *di prepotenza, e dissimulando, se vuole, il suo intervento, ed i sospetti o le ragioni che l'hanno indotta a prendere verso l'Egitto, l'attitudine che vediamo, farà passare Nubar sotto le forche Caudine, e gl'*impOI'ITà la sua volontà 1con la foil"Za del danaro. Se Nubar non paga il 1° novembre la cedola dell'unificato, Egli e tutto il suo sistema cadranno irrevocabilmente. In questa dura posizione il Governo Egiziano non ha volontà, non ha forza di resistere, e dovrà *umiliarsi* (l) a ciò che la Francia gl'impomà. E non solo Nubar, ma l'Inghilte11ra stessa, pe·r l'attitudine della Francia, ha dovuto modificare in una parte essenziale il piano preparato da lunga mano con questo Primo Ministro, per non vederlo tutto compromesso.

    Dai miei rapporti l'E. V. avrà rilevato quale linguaggio ho usato col Governo Egiziano, e con quale energia io seguiti le trattative; ma qui non potrò lottare contro l'opposizione del Gabinetto di Versailles, perchè non potrei offrire ed assicurare al Governo Egiziano, ciò che certamente la Francia gli rifiute~rebbe s'Egli non si sottopone alla sua volontà. *Questo pericolo io l'avea :preveduto, però più dalla parte dell'Inghilterra, e col mio telegramma del 15 settembre espressi l'opinione di sondare le intenzioni dei Governi di Francia e d'Inghi:lteTra.. La confidenza usa,1Ja da[ S1iJgnoii' Waddin,gton a S. E. H Geneii'a~e Oialdilnd mi aveva ;r·a,ssli,crura1to, perchè mi paTVe s~corgervJ che ~il Govelfno F!l"anoose sii. fosse convinto di quanto interes!Se re,oip:roco fnsse un ru:~cordo per sa[[vare l'Egiirt,tJo daJ. domiilllio esclusivo dng1el3e.

    lo nutro però sempre la più viva speranza che l'E. V. riescirà a far comprendere questi vantaggi al Governo Francese, e farlo rivenire da una opposizione che non ha ragione d'essere. A Parigi non potranno a meno di comprendere quanto l'opposizione di una sola Potenza potrà far fallire quei progetti, sulla realizzazione dei quali il nuovo sistema d'amministrazione potrà solo sussistere, ma che pure l'Egitto non potrà realizzarli che invocando la sola benevolenza di tutte le Potenze.

    Con questa speranza io non mi trattengo intanto di spiegare la massima energia peii' otteneTe perr-que~Ua parte che da qui può dipendere, una so[[~ione favorevole ai negoziati*.

    (l) (2) (3) (4) (l) (2) (3)

    (l) In LV 26: • acconciarsi •·

    575

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, pp. 374-375)

    R. 534. Cairo, 9 ottobre 1878 (per. il 17)

    *Sulla seconda parte del telegramma d~l Wilson a Nubar, d'i 'cui è pa~ola nel precedente rapporto di oggi n. 533 (1), mi giova intratteneme l'E. V. separatamente* (2).

    lil Signor WiJson mevt'e in drubbio di potere pell" dl momento negoZJilare nn imprestito di sette milioni di lire sterline per pagare tutto il debito fluttuante; ma assicura dii potel'lo conchiudwe rper due milioni onde pagare la cedola dell'unificato il 1° novembre.

    *Mi giova fare una stoTia retrOiSpettiva *.

    A1lor.ché si approssimò J,a ·scadenza della stessa •Cedola del l" maggio scorso, -non esegwi.te iLe sente!llZe de1i trrd1buna~i dethlJa riforma, non pagati ~'impiegati, i pensionati, i fornitori, i con~i correnti con Banche riconosduti dal Governo, ciò che costituisce il debito fluttuante, -l'E. V. mi ordinò di protestare contro qualsiasi privilegio che si p o tesse accordare ad una sola categoria di creditori a danno delle altre.

    In quest'ordine di idee si associa~ono a noi l'Austria e la Germania, e dal Gabinetto di Vienna venne al mio Collega ordine di unirsi al Collega di Germania ed a me, per dirigere una nota .collettiva al Vicerè onde opporci al pagamento integrale deNa ,cedula dell'unificato, quando in p.ropor21ione non fossero egualmente pagate le altre categorie di creditori.

    Alla vigilia del pa,gamento il CoLlega di Germania esitò, e prevalse la pressione della Francia, non disapprovata dall'Inghilterra, ed i soli portatori dei titoli dell'unificato furono pagati.

    *Non rammenterò i mezzi di 'cui si è ,servito il Governo Egiziano per subire tale rpTeSisione, che ridondarono a danno di tutti i ooed!itori*.

    Ottenuto questo successo fu la Francia che subito d~o :iniziò una rpTessione collettiva sul Governo Egiziano pel pagamento del debito fluttuante. Autorizzati dai ris!pettiVIi Governi si diresse ,perciò da tutti 'gU Agenti delJe Grandi Potenze un'energica nota collettiva al Khedive.

    Questa dimostrazdone officiale im,pegnò ed 1impegna tutti i Governi a mantenere intatti i diritti dei creditori del debito fluttuante.

    Il Governo opponendo impossibilità di pagare per mancanza di mezzi, nac· que e si e:ffuttuò l'idea di una Commissione d'inchiesta per ·constatare [e rendite reali dell'Egitto, fissare le spese budgetarie, e stabilire rm metodo di pagamento per tutti i creditori senza distinzione di categorie.

    Il primo atto della Commissione d'inchiesta fu di dichiarare privilegiati i crediti degilii impiegati.

    Procedendo 'lentamente i 'lavori della Commissione, e La non esecuzione delle sentenze pregiudi:cando immensamente gli interessi dei nostri amministrati, ebbe il.uogo, per miz.i,a:tiva deàll' Agente ing~1ese, rma Con.J:erenza tra iLa Commissione d'inchiesta, e gli Agenti delle grandi Potenze, ec.cetto quello di Fran

  • Cfr. n. 574.
  • I brani fra asterischi sono omessi in LV 26.
  • eia che rifiutò d'intervenirvi, onde vedere il mezzo di far cessare questo deplorevole stato di cose.

    *Di questa conferenza ne ho reso conto con rapporto di N. 518* (1).

    II S]gnor Willson, pres1dente, dichilarò espLid.tamel!lJte che se si v01reva forzare il Governo Egiziano a pag.are :hl debi:to fluttuante rpr:Lma che l·a Commilss1one termina;sse li suoi lavori, se ne doveva forzatamente dikhiaTare ici :liaUilmento, pregò perciò di sospendere quaLsiasi pr€133ÌIOil1!e ass~curando che la Commri:ssione no!l av;rebbe più ammesso che un privtilegio si accordasse ad una sola categotrda di creditori, e che avrebbe pl'ovveduto a .soddl1sfare :ptrtinci:patlmente i dirotti del debito fluttuante. Si accettò da tuttri <La proposta.

    Infatti una delle più importanti conclusioni del rapporto della Commissione d'inchiesta è la retrocessione di tutti i beni della famiglia Vicereale per esser venduti o ipotecati onde pagare il debito fluttuante.

    *Dopo questi precedenti, •Che nessuno potrà certamente negare, ~richiamo tutta l'attenzione dell'E. V. sul telegramma· del Signor Wilson a Nubar Pascià*.

    Egli a<ssicura di poter trovare i due miQ:ionti di lliill'e L<JterHne su i beil1!1i dellila fami,g1i,a, pe<r paga<re nien<t'ailrtro che la cedu1a dell'unificato del 1° novembre. *E dal Khedive mi è ,stato ·confidato ·che* Nubar abbia approvata la prOiposta, e che attende la soluziooe deM1a questione milni,ste!1iale con la Francia per conchiudere, e dare a quella somma la destinazione, imposta dic'Egli da forza maggiore, ·che mtende i'l Stgnor Wi1Json.

    *D'altrondte Nubar deve tentare di riescire in questo unico provvedim.ento che gli resta, altrimenti dovrà ifitilrarsi*.

    Ma a me pare impossibile che i Governi d'Austria e di Germania, ed anche quelli di F·ranoia ·ed Inghhlterra, possino tol!lerare un nuovo atto dii tanta ~ngiustizia dopo gli antecedenti che ho esposti. E la Corte d'appello ed i tribunali non si presterebbero ad amministrar giustizia quando i loro giudicati continueranno a non essere eseguiti.

    Probabilmente la Franc.ia e l'Inghilterra entrando nella nuova amministrazione lascerebbero passare inavveduto il fatto. Ma io ho fatto travede·re *alla lontana* a Nubar che l'Italia tien d'occhio attentamente a questa qu1stione, e .che *fo11se [potrebbe transigere quando si avessero per essa gli stessi riguardi, e si riconoscesse il suo diritto d'intervenire anche essa nella nuova amministrazione per garantire i suoi interessi, come l'Inghilterra e la Francia hanno pensato a garantire i loro* (2). *Questa è una delle armi potentissime che abbiamo nelle mani, della quale dobbiamo servircene, con prudenza è vero, attirando con noi l'Austria e la Germania, quando fosse il caso di usada. E non saprei se la questione messa sul tappeto, potrebbero l'Inghilterra e la Francia schierarsi in campo contrario.

    GLi avventmenti ed li!l tempo procedendo con una celedtà verttg,inolsa, [prego] l'E. V. prendere in consLderaZiione questa questione e giudtcarne l.'•importanza ed il modo di usarla a nostro vantaggio, dandomi istruzioni telegrafiche per valermene in tempo*.

  • Non pubblicato.
  • In LV 26: « le sarebbe impossibile di transigere quando non si avessero per essa gli stessi riguardi e non si riconoscesse il suo diritto d'intervenire nella nuova amministrazione per garantire i suoi interessi, come fanno l"Inghilterra e la Francia •.
  • (1) (2) (l) (2)
    576

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 1456/154. Londra, 10 ottobre 1878, ore 22 (per. ore 23,40).

    J'ai vu nouvellement aujourd'hui Salisbury à qui j'ai rappelé ma dernière conversation avec lui en indiquant les points principaux que j'ai télégraphié à

    V. E. et successivement référé dans mon rapport du 6 courant n. 136 (1). Il en a reconnu la par:fa1Lte ex:actiitudle, e't a renouvtelé sa déolara.tion qu'1ill n'y avadrt aucun accord avec la France pour l'exclusion d'un élément étranger du M.inistère égyptien, et que surtout il n'exerce aucune opposition à ce qu'un italien fiìt désigné pour en faire partie, mais que l'initiative devait venir du Gouvernement égyptien lui-meme, et que l'Angleterre s'étant abstenue dans le choix de

    M. w~nson eH'e n,e pouva1it pa1s :liaJirrle de proposirtii(JIIlJS pour un étrang'er. Lui ayant ensuite parlé du il:an.gage de 'l'agent 'aill~'ad1s en Egyprte peu confotrme au sien, ill m'a promis sur ma demande de prévenir le dit agent pour qu'il tienne une autre attitude. Salisbury est également convaincu qu'on ne pouvait pas blesser une nation comme l'Italie, en l'excluant de la nouvelle administration égyptienne, après qu'elle a tant fait pour l'organisation intérieure de l'Egypte, et qu'ellememe a tan·t d'intérehs. En oolllSéquence ,iJl m'·a ;pvom~s qu'ill s'emp[oyeraat de son mieux pour IlJOUJS SaiÌJÌISfaJÌIDe paflcequ'd[ ·teiJJaJÌit à etre agréabùe à l'ltailrie.

    D'autre part il a compr.is que la direction de la justice ne pouvait etre· abandonnée à un sujet du Vice Roi; qu'un européen était indispensable pour faire exécuter les sentences des tribunaux mixtes, et qu'enfin un italien semblait naturellement désigné pour exercer de telles fonctions. Il m'a dit ensuite qu'il croyait que Nubar lui-meme voulait se réserver la justice. Salisbury ne m'a pas néanmoins dissimulé qu'il y aurait des difficultés à surmonter, et le· peu de mots qu'il m'a dit à ce sujet, me démontrent qu'elles proviennent principalement de la France, et peut etre des deux personnages déjà nommés. Il reconnait qu'un troisième élément modérateur ne serait pas inutile. J'aurai voulu voir ~1ord Beaconsfi,e[d, mai,s i!l est à },a campagne et presque ilnvilsible.

    M·ahs j'a;i eu hier l'occasion de ,fien,contrer f\l[l pelr'sonna,ge qui exelfce une grande autorité auprès de lui, et qui lui-meme m'a parlé de l'Egypte, et m'a dit qu'il était surgi de sérieuses difficultés entre la France et l'Angleterre à. cause des attributions trop étendues qu'exigc le ministre français en Egypte, leque!l, à ce qu'~ill par.ait, voudra~t avo1r sous sa dépend81Thce l'admillllilstrntion de tout le domaine de 'l'E,tat. Oe meme pe!1sonna,ge m'a é~l·ement par[é de ii.'Ita[ie· et a compris qu'un troisième élément italien serait indispensable surtout parceque l'Italie a des principes économiques et politiques conformes à ceux de l'Angleterre, et que nous n'avons aucune prétention dominatrice en Egypte, mais seul·emen•t ile désir de sauvegarder tous nos dntérets. Le dilt per,sonn,a•ge qud est très-intéressé dans toutes ces affaires m'a dit qu'il était dans cet ordre d'idées, et qu'H tache[1ait d',amener Be,aconsfield. D'aplfès quelques mot;; de l'amba'SISiéldeur d'Aill1emagne, j'ai oompr1~s que li.'A11emagne n'est pas limdlifférente à la création de cette dualité franco-anglaise, et il semble prévoir que l'accord ne·

    durera pas longtemps. En quittant Salisbury je lui ai demandé si je pouvais m'ahsente:r pour un ·oongé; :iJl m'a répondu qu'11 !llerait son possiblie porur nous etre agréable et particulièrement à V. E. En conséquence je partirai demain pour l'exposition de Pa111ts que je ne connais pas enoore. En tout oas je seraa pret de revenir à Londres si c'était nécessaire, un coup de télégraphe suffirait pour m'y rappeler. En attendant il faut agir à Paris et en Egypte, car ici la cause me semble à peu près gagnée.

    (l) Cfr. n. 559.

    577

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 10 ottobre 1878.

    L'arrivo dell'Ambasciatore russo fu segno di nuova attività nella corrispondenza telegrafica con codesta Legazione. Le domande fattemi, trovandosi regolari e conformi alle stipulazioni di Berlino, io risposi affermativamente. Però ella conosce le mie disposizioni pacifiche, e sa che in tutto bisogna procedere colla massima riserva e prudenza, nè spendo maggiori parole, poiché io so per espemienza ch'eilila è mareiSitlfo in queste qualità. La prudernza diventa poi tarnrto più opportuna, che a me sembra ilo stato delilia Turehia essere tuttavia assad grave, tanto grave che ne potrebbero sorgere serie complicazioni da un momento all'altro. Il Trattato di Berlino, fatto in fretta e furia, lascia inoltre delle importanti questioni in tale stato d'incertezza, che se non vi mettono tutti una gran buona volontà, non so come se ne potrà uscire. Prenda questa della Rumelia Orientale. Lei m'ha telegrafato l'altro giorno per domandarmi se l'autorità del Sultano, se il Governatore per esempio, avevano ad esservi senz'altro installati. Io non ho risposto, perchè non avevo a rispondere. Secondo il Trattato di Berlimo a me sembra. che g:lri IngiLersri abbirarno torto, porirchè nel tro.ttarto è dertto che la Commissione Europea assumerebbe l'amministrazione delle Finanze, H che non m.i pa·re sri combin.i cohl'i:dea de~rl'iilmmedirarto rr~Sitiab1lrim·eil1'to deilrlra ammdrnistlfazione Turca. E poi il Trattato stesso stabilisce che la Commissione stessa avrà a definire le attribuzioni dei Governatori. Ma d'altra parte, noi abbiamo fortissime ragioni in questo momento per non disgustare l'Inghilterra. Ed ella capirà che a me l'Italia preme assai più della Romelia Orientale, e magari di tutte le altre Rome:L:i!e. Converrebbe dunque che Vernoni proctli!"larssre col suo tatto di tkare innélJilZii sailvrail1'do cap!I"ra e oaVJoil:i. Approvo assai l':i!drea di confidare aJ!lra barnca l'amministrazione finanziaria di quelle provincie. Il Capitano Tornaghi fu destinato per la delimitazione meridionale della Rome>lia OrirerntaJlie. Ma perr ca!I'Iirtà rnon 'Ci domand~no a:lt!I'Ii ruffiz:iJaJii, che son tutti a carico dei nost:m bi,liando deglri esteri, ed randando awll11ti così vi si !llarrà run grosso buco. Ho deciso di dare altra destinazione ai Signori Berio e Zerboni, i quali hanno fatto abbastanza lungo soggiorno nelle rispettive residenze, e per bene del pubb11co serviZI~o è tempo di mutall"[ri.

    Questi ul:timi giolfni furrono assai foschi pe!l M,in,i,stero. La tempersta è drifferiJta fimo al trUorno del Re dal l3uo viaggio nel mezzogiorno.

    578

    IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. s. N. Trieste, 10 ottobre 1878 (per. il 13).

    Ho l'onore di comuniearr-e all'E. V. copia di una nota (l) che ho oreduto conveniente di dirigere alla locale Luogotenenza allo scopo di impedire che fatti consimili a quelli che ho denunciati nella nota stessa abbiano a rinnovarsi.

    Spero che questo passo da me fatto sarà per avere il risultato desiderato. Non devo però n:ascondeDe aihl'E. V. •che •da due o tl"e ,gi,olfiil!i •si è qui spalt'sa la voce che nella sera di domenica prossima 13 corrente un buon numero di Slavi si radunerà per fare una grande dimostrazione in odio all'Italia e che si fermerà segnatamente sotto le finestre della mia abitazione dove sta affisso lo Stemma Reale.

    Nel tempo stesso credo mio dovere di accertare l'E. V. che è assolutamente falso quanto parecchi giornali italiani hanno riferito, cioè che nella scorsa domenica la turba che girovagava per la città siasi fermata davanti la Casa Consolare.

    579

    L'AMBASCIATORE A LONDRA, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, pp. 369-371).

    R. CONFIDENZIALE 883/140. Londra, 10 ottobre 1878 (per. il 14).

    Per conformarmi al desiderio espressomi dall'E. V. col suo telegramma delli 8 corrente (2), io ebbi quest'oggi col Marchese di Salisbury una nuova conversazione ·su]l>e cose d'Egiltto, de,JJLa quaJLe già Le re>SJi OO[}Jto ool mio t~legramrn:a

    n. 154 (3).

    Stccome diahla oonve,nsaZJ~one avuta daJl GenetraJ,e Ci•a!Ldil!li col S1gnor Wad-· dington, che V. E. mi accen>lliava nel suo •tel>egll1amma del 9 ommente, sembrerebbe rilsulrtare che quel MmiJ~o si mostmisse quasi dubbioso suLl'esattezza deihle dtchiarazioni ch'io diceva essermi state fatte, nel precedente convegno, dal Marchese di SalDslbury, e ch',to ebbi l'onore di (["l]f€1!1ill'e a V. E., ~o ooedlei opportuno, anzd.tutto, di ripetere al nobile Lord quant'io aveva scritto in proposito all'E. V., cioè:

    1°. Ch'egli m'aveva dichiarato di non aver preso alcun accordo col Governo Frnn1cese per lia esclusiione di qu:aJLsiJasi >Strunilero da[ Mmilsfe(["o Egd.zia1n0, eccettuati i due Mmilstr1i, il'cuno I[}jg1ese e >l'~a~l!tro Ftra.ncese, già nom,i[}Jruti.

    2°. Ch'egli non si sarebbe opposto alla scelta di un altro Ministro fra gli Itali.ani; che però egLi aV1eV1a dichiatrato >Che 1Ja1Le scelta doveva essere :liatta spon~

  • Non si pubblica. Si tratta di una protesta per alcune molestie subite da marinai italiani e per gli insulti lanciati da una turba di gente all'Italia e al suo Sovrano.
  • Non pubblicato.
  • Cfr. n. 576.
  • ta:neamente dal GoVJemo EgiZJiano stesso, e che m conseguenza non avrebbe potuto imterven~rvi per promuoVlere rma tale nomma, gi,acohè dll Governo Ingle.:.e essendosi astenuto nella scelta fatta del Signor Ricvers WiLLson, per MilnLstro del,le FLnanze, era m€1no m grado di propugnare ·1a nomilna dii un aLtro Europeo no:J suddtto deLLa Regina.

    ]l Marchese di Sa(!Jiosbury '!1iconosceva d'esattezza del mio Rapporto e rrnnovava queste medesime dichiarazioni. Avendolo poi informato delle notizie del Cairo partecipatemi da V. E. col suo telegramma dell'8 corrente, dietro le quali Nubar Pascià attribuiva alla resistenza dell'Inghilterra l'ostacolo che incontrava la nomina di un Ministro Italiano, *mentre l'Agente Inglese al Cairo, da iParte sua, combatteva vivamente un tal divisamento* (1), il Marchese di Salisbury mi assicurò che questa supposta opposizione dell'Inghilterra non aveva fondamento. Egli credeva soLtanto che !]l MtnLstero EgiZJLano non doveva avere un caa'atte•re intemaZJtonale, ed ·escLudeVla perciò quaJls~asi intervento o pressione per parte dei Governi esteri per determinare la scelta dei Ministri.

    Avendo poi chiesto al nobile Lord se fosse disposto a consigliare all'Agente Britannico in Egitto a tenere un linguaggio più conforme al suo, ed a persuadere Nubar Pascià che l'Inghilterra non faceva opposizione al giusto desiderio dell'Italia di non essere messa in fuori di queste nuove combinazioni, egli mi rispose che non aveva difficoltà alcuna a fare una tale raccomandazione.

    Non rtraolasciJai di !11cordall'e •al Ma11chese di Saihlsbury ·che l'ltalita avev<a fatto molto per miglitorare iLe .condiiZJioni del Gov·el1no Egimano; ·che ill successo deLl'ordinamento giudiziario era dovuto in gran parte alla sua influenza; l'organizzazazione finanziaria escogitata dallo Scialoja, quantunque prepotentemente rovesciata, non rimarrebbe forse senza aver lasciato qualche radice utile. Insomma l'Italia si era, in ogni occasione, affrettata a venire in aiuto all'Egitto, senza retropensiero *di dominazione* di sorta, e col solo desiderio di ristabilire l'ordine in quella desolata amministrazione, e tutelare in tal modo i molti e diversi interessi che l'Europa e specialmente gli Italiani hanno in quel paese.

    Ciò essendo, l'Italia, diss'io, aveva diritto a dei riguardi, ed essa si sarebbe certamente risentita ·dello ostradsmo ·che si volesse decretare 'contro di lei *e soggiunsi: « io non credo che sia buona politica quella di recare in tal modo offesa ad una nazione intelligente e sensibile e che conta tosto trenta milioni di abitanti •*.

    H Marchese di Sal.i,sbury si mostrò peDsuarso deUra rgi!ustezza di queste osservazioni, e mi dichiarò, nel modo il più sentito, che il suo maggior desiderio era di far cosa grata all'Italia.

    Nel ringraziarlo di quei sentimenti, io gli feci notare che il secondare le nostre brame sarebbe anche una cosa utile per il successo della nuova combinaZiione che si •stava oreando, imperocchè, rla pDesenza di un terzo eJ:em,enrto straniero nel Ministero, giovava pure ad attutire gli urti che potevano nascere L'a i due MtnistDi IngJ.ese e F.rancelsre, urt.i ·che sembraii'Lo già malllJifestall"si rpd'rima che siano entrati in funzione, *imperoochè, come lo dirò in appresso, io seppi che gmv<i ·difficoltà ·erano .sorte in Parigi, dn seguito arlrle estLgenz.e del Mini!stro Fran

    cese al quale sono destinati i lavori pubblici, e che pretende di avere, sotto la sua alta direzione, l'amministrazione di tutte le proprietà dello Stato *.

    Per altra pa['te, d'o riperteva al Marchese di SaJl1~sbury rehe ll.'mtrodu:IDone dei tribunali misti costituendo una delle garanzie le più efficaci per gli interessi impegnati in Egitto, era necessario che la direzione suprema della Giustizia fO'>::se data non ad un suddito del Khedive ma bensì ad un Europeo al quale ci si potesse fidare per la retta esecuzione delle sentenze.

    Anche in oiò ~conveniva nuovamente 1!1 Maa:chese di Sa1hlsbury e rtconosceva che la scelta d'un Halliano per un ~così ~alito ufficio sa,rebbe perfettamente indJ1c,a,ta, *ma dissemi egli, quasi in segreto: • io credo che Nuba:r Pascià voglia ri,serbare per sè quel posto».

    Questa circostanza spiega in parte le difficoltà che mette avanti quel Ministro per escludere l'Italia.

    Credei anche di accennare al nobile Lord una parte del telegramma di V. E., in data del 9 corrente, col quale Ella si compiace di comunicarmi la conversazione ult1imamente aVJuta dlll!l Genera,le CLa,ldmi ool Signor w~addington e già pa:ecedentemente citata. Il Marchese di Salisbury mi fece intendere che là sta una gran parte delle difficoltà. Ciò nonostante* egli finì per dirmi che desiderava recare soddisfazione al nostro paese; ~che non ,poteva diruni in qual modo avrebbe potuto ciò effettuare, ma si poteva fare assegnamento sulle sue buone intenzioni; ed egli si moSitrava intimamente rpel1Suaso della ~convenienza di non urtare il sentimento di dignità deB'Italia.

    Io non aveva tralasciato di por,gergli, per parte della E. V., come dal telegramma del 6 corrente, l'espressione della nostra r.iconoscenza per le buone dtsposizdomi da lud dillrnostmrte Tlispertto al~l'ingres/Sio d'un Ital,1ano neJ Gabinetto Elgi,ziano, ed egild mi, ir~1spondeva che sarebbe starto sempre ~~ieto d!i fa['e rosa grata all'E. V.

    *Avrei des,iderato di vedere anche il Conte di Beaconsfield, ma egli sta nel suo castello ed è invisibile se non a pochi amici. Però io ebbi l'occasione d'incontrare un personaggio importante che gode di molta autorità presso di lui, e che ha anche molti interessi in Egitto. Egli mi parlò degli affari di quel paese e m'informò delle difficoltà poc'anzi accennate, sorte per effetto delle pretese del membro Fran,cese de[ nuovo Gabinetto Egi2lilano.

    Ragionando accademicamente con quel personaggio, io lo condussi a confessare che, per le ragioni sopra espresse, l'ammissione in quel Gabinetto d'un membro ItaH,ano g'ioverebbe assa1i sotto tutti i l"li,g:ua~rdi; ed egJii mJÌ disse che· avrebbe colto la prima occasione per parlare in quel senso col Conte di Beaconsfield, il quale in una tale questione darà, senza dubbio, molto ascolto alle parole del mio interlocutore.

    Il Conte di Mti:nster ch'io vidi quest'oggi al Foreign Offìce mi parlò anche dell'Egitto; e dalle sue parole mi è parso potere indurre che la Germania non vede con molta compi'a'cenza la duaLità Anglo-F:rallll()ese che sci vuole limp~anta~re in Egitto, e ch'egli non crede ad una lunga armonia fra quei due elementi discordi*.

    Mi1sd termine a:Ha mia converisaz;~one col Marchese di Sailii1sbury chiedendogli se egM m'i autolflizz:ava a partecipaTe le sue dtch~araz;ioni a V. E., e se, facend0o assegnamento sulle sue buone intenzioni, *io poteva con tutta ttanquillità d'animo·

    . andare a Parigi vedere la Es!Posizione*. Il nobile Loil'ld mi ;r~spose col darmi la chiesta autorizzazione e col rinnovarmi, nel modo il più esplicito, l'espressione del suo vivo desiderio di secondare l'intento dell'Italia e di vincere le difficoltà che si affacciano da diverse parti; poi conchiuse col dirmi di fare assegnamento sopra la di lui buona volontà. Dopo tali esplicite pa;role *ho creduto di rpotermi valere del congedo che l'E. V. si compiacque di concedermi per recarmi a Parigi per l'Esposizione che non vidi ancora. Qualora la mia presenza fosse ancora necessaria in Londra, in poche ore vi potrei fare critomo. Ma intanto io* 'considero la ~causa nostra come guadagnata pre1s:so i!l Gabmertto Ingle,se. Resta attualmente ad agire presso Nubar Pascià e la Francia. Però non bisogna d:issimu1larrsii che la qu!i,sttone è ~assai più compJ.JiJcarta di quanto sembra; in essa sono frammischiati elementi finanziari diversi, intrecciati con una politica che si risente delle condizioni tuttora incerte dell'Europa; e quell'arrendevolezza Veil'ISO la Francia d!i cui l'Inghilterra fa ora prova *si rannoda* (l) alle viste [più remote di questa Potenza in Oriente, dove si dibattono attualmente i suoi più grandi interessi.

    (l) (2) (3)

    (l) I branj. fra asterischi sono omessi in LV 26.

    580

    IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI, AL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO

    T. 682. Roma, 11 ottobre 1878, ore 17,30.

    Tous les journaux abondent en détails sur les faits qui se seraient vérifìés à Trieste dans la soirée du 6 courant. On prétend qu'une cinquantaine de matelots de la marine lmpériale auraient provoqué une démonstration hostile à l'lta1i'e m à [a :liamhli!Je Royale méme sous iLes :Eenétl'els du ConsUJlat. Un'e parrtie de la population aurait du réagir et on aurait arl'eté deux Italiens. Les Journaux se plaignent que Vous n'aviez rien fait 'Pas meme informé le Gouvernement.

    Manquant en effet de toute information je Vous prie de me renseigner le plus tòt sur la vérité de ces assertions et sur l'attitude que Vous avez gardée.

    581

    L'AGENTE E CONSOLE GENERALE !IN EGITTO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 1457. Cairo, 11 ottobre 1878, ore 11,40.

    J'ai reçu votre télégramme du 9 (2). J'ai eu conversation très animée avec Nubar pacha. Je suitS ar11ivé aux menaces ser1teuses. Nubar très découragé: ;i,l m'a dit '1gnorer complètemen~t 'ce qu'on trarilte à Par'i's et à Londves, qu'li!l n'a

  • In LV 26: • potrebbe forse rannodarsi •.
  • Non pubblicato, ma cfr. n. 573.
  • aucune ,)J~be[",té d'act101!l, et qu'ill devra subir ce qu'on lui ~mpooe, d'autant plrus que par soumission à Paris il pourra seulement contracter emprunt de 2 millions de J;iwes steQ'liÌin~s payemeillt 1er !nOV'embre 'Satns quoi hl dewa tomber. !Il m'a dLt savoir indirectement que la France et l'Angleterre soutiennent que le contròle sur Jes finances étab11es pm e1liles en 1876 1eur donne droit exclusif à l'erullrée dans la nouvelle administration.

    (l) (2)
    582

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AGENTE DI ROMANIA A ROMA, OBEDENARE

    (Ed. in LV 27, p. 919).

    D. s. N. Roma, 11 ottobre 1878.

    J'ai l'honneur d'accuser réception de la Note du 8 courant, par laquelle Vous me notifiez officiellement que le Gouvernement princier a adopté pour le Souverain de Roumanie le titre d'Altesse Royale.

    Dès le moment où j'ai eu la participation verbale de cette détermination du Cabinet de Bucarest, je me suis empressé de donner instruction a M. Pirrone · de ,p["ésenter à S.A.R. il:e ~~ince Chaoc!Les ,1es féliicitati!ons sincères que !Le Gouvernement du Roi était désireux de lui faire parvenir en cette occasion solennelle.

    En réponse à votre note précitée j'ai maintenant l'honneur de Vous informer,

    M. l'Agent, que le Gouvernement du Roi reconnait formellement la qualification d'.A!litesse Roya1e, que va porter, dorénevant Votre Auguste Souverain.

    583

    IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    R. S. N. Trieste, 12 ottobre 1878 (per. il 16).

    Ho risposto stanotte a~l T~roe~ramma che V. E. mi ha d!iretto jeri (1), ma La concisione che mi era imposta non mi ha permesso di darLe i più dettagliati ragguagli circa la dimostrazione che qui ebbe luogo la sera di domenica 6 corrente e meno ancora di e\S'prtilmerLe i[ mio pensiero ClÌ!l"<Cla ill tenore dii detto Telegramma. Ciò è quanto intendo di :tiare col mio presente rapporto.

    La ma,ggtor pa["lte dei GiornaLi dtaJliilani che parr11arono dellilia dltmostrazllione che qui ebbe luogo hanno esagerato nel racconto dei fatti avvenuti in quella sera, ma pare che codesto R. Ministero abbia attinte le sue informazioni da quelli che si sono permessi di alterare i fatti medesimi. Chi si è limitato ad esporre la pura

    verità si è i!l gd.omale di Trieste Il Cittadino illl quale nella sua qualità di giornale di opposizione aveva interesse di esagerare le cose in peggio anzi che in meglio. Prego pertanto l'E. V. di prestare piena fede a quanto detto giornale ha riferito nel numero che unisco.

    Il fatto è che la dimostrazione, per cui si fece in alcuni giornali del Regno tanto chiasso, ebbe effettivamente luogo e la cosa più grave è che vi presero parte varj marinaj della I.R. Marina Militare e che le Guardie di Polizia non sono riuscite, (ovvero non hanno cercato) a sciogliere l'attruppamento se non dopo che questo aveva girovagato per la città parecchie ore. I marinai della Marina mil>it·are che presero pa•rte, anzi che oarpirtana:rono [,a di!mostraz,ione, non erano 50 come venne supposto a V. E. ma una dozzina circa e tutti più o meno ub!1i<achi. Elglii è poù assoiLutJamente faJ1so che l<a rlrurtba radunata si<asi ferma.ta a gridare sotto le finestre del Consolato. Essa si fermò segnatamente sotto il Pal,azzo Municipale, grllidando viva Francesco Giuseppe. Viva l'Aust1:1ia, M ... da all'Italia, abbasso il Municipio. Proseguì poscia il suo cammino percorrendo le strade più frequentate della città e quella soprattutto denominata « Il Corso » dove ho la mia abitazione, ma non si fermò punto nemmeno un istante nè sotto le mie finestre nè sulla piazzetta dove travasi la porta d'entrata della mia casa e dove sta affisso lo stemma ReaJl'e. An2li non debbo naG<condere a1<l'E. V. che que<sto· fatto mi ha sorpreso e mi fece nascere il sospetto che quella dimostrazione sia stata preparata da una mente direttrice, imperocchè mi sembrava naturale che nella mente di quell'accozzaglia avvinazzata il pensiero di fare una dimostra2lÌ0111Je an<ti-Ha.J.tiana non potesse soompagnarsi da queJI[o che questa dovesse iltlJcominciare o finire sotto l'abitazione del Console italiano.

    La turba continuò a girovagare per le principali vie sempre rinnovando le stesse gll1ida e tailora aggiungendone a<1tre <Cioè m ... da a1l Re d'Ita<Lia morte a Garibaldi.

    Mentre essa transitava per la via di Ribor.go (una delle più frequentate dal popolino) si incontrò in due facchini friulani, certi fratelli Moro di Travesio, che hanno reagito e che furono arrestati.

    Non ho potuto bene appurare le circostanze di fatto in cui ebbe luogo tale arresto. Chi ne dice una chi ne dice un'altra. Pare però potersi fondatamente ritenere che i fratelli Moro italiani, incontrando l'attruppamento che gridava M..da all'Italia, abbiano risposto «Viva l'Italia m ... a all'Austria», e che essendone seguito un parapiglia, le guardie abbiano proceduto al loro arresto. Io non ho mancato di interpellare verbalmente il Direttore di Polizia sui motivi di tale arresto e la sua risposta fu che avevano insultato l'Austria e che erano stati immediatamente posti a disposizione del Tribunale. Mi soggiunse però nel tempo stesso essere sua opinione che il Tribunale terrà conto a detti giovani della provocazione che hanno subito (sentendo insultare la loro nazione ed il loro Re).

    La dimostrazione di cui è discorso, ebbe luogo la sera di domenica 6 corrente, incominciò verso le otto e finì circa la mezzanotte, quando cioè venne sciolta co1la forza dalhle GuardJe dii POilizi,a, J.e quali procedet.tero atltl'a!Nesto di varj m.arinaj e 'li cornsegna1rono a1'1a vlio1na Oaserma 1\II:iiliitare.

    L'indomani 7 ho dovuto in mezzo alle contraddittorie voci che correvano

    in città appurare la verità dei fatti ed il giorno 8 ho compiuto il mio dovere, il

    più urgente, quello cioè di portar lamento alla competente Autorità locale contro·

    fatti avvenuti e di invocare dei provvedimenti atti ad impedire che potessero rinnovarsi, come si avevano forti mqtivi di temere.

    Il 9 avrei dovuto informare l'E. V. di quanto era successo ma quel giorno tanto da me quanto da una parte del personale da me dipendente dovette essere esclusivamente impiegato per procurare al R. Ministero delle Finanze informaz,ioni urgentissime •che esso mi aveva 11LchLeste e che mtere.ssano te future negoziazioni del Trattato di commercio coll'Austria; quindi non mi fu possibile di far preparare le copie che dovevano essere spedite e che ho infatti trasmesso all'E. V. col mlio >r~ive•renrtJe !l"lappol"'to del 10 corl"'ente • Serie Booi•tica • S. N. (1).

    Io sono pertanto convinto di aver fatto in questa circostanza largamente il mio dovere. Quindi l'E. V. non si sorprenderà se Le dico ·Che il tenore del di L·ei telegl'amma di j'wi mi ha ·sei1i,amente ramma1TÌ1carto. Io avrei •Creduto che d miei precedenti ed il fatto solo che, in mezzo a difficoltà gravissime inesplicabili e da tutti i partiti indistintamente riconosciute, ho saputo mantenere pel corso di cir'ca dodici an[}Ji costarut.emente a1Lta 1a Bandiera NazionaLe e conservare nel tempo stesso in•aiLte/TiaJte le buone relaZJioni uffidallii ·cohle autorità, avrebbero dovuto, se non altro far nascere nell'animo dell'E. V. il dubbio che le asserzioni dii gi:omal1i appassionati e le a•ccuse da •essi lanciate contro di me non fossero fondate.

    P. S. -Era già scritto il presente mio dispaccio quando mi giunse dalla locale R. Luogotenenza una nota in data 12 corrente la quale risponde a quella che .Lo ~e diressi 1Ln data de~l'8. Io mi affretto .pe!'lta[}Jto a comnnLcare aLl'E. V. copia di detta nota (2) e Le sarò grato delle istruzioni che vorrà favorirmi.

    (l) Cfr. n. 580.

    584

    L'INCARICATO D'AFFARI DI GRAN BRETAGNA A ROMA, MAC DONNELL, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MAFFEI

    L. CONFIDENZIALE. Roma, 13 ottobre 1878.

    Count Corti said, when I last saw him, that being desirous to act with

    H.M.G. he wished to know on what grounds Lord Salisbury formed the opinion that the Administration of Eastern Roumelia (pending the intermediated perLod) shou1d •vest WILth the Borte m Wltth the CommiJssLon. In reply H. L. te1egraphs that he considers that the treaty only gives the Russians the right to « occupy » and that in the case of Bosnia (see art. XXV) the distinction is drawn betwoon occupation •and administration. H. L. mol"'eover •Calils •attenJtLon to the fad that occupati·on has neV'er hitherto caDried WIÌ!th ,Lt ,admill1Lst!1a1Ji,on and in the support of this he quotes the Allied occupation of Fmnce in 1815 and by Germany in 1871 -then the Austrian occupation of Italy, that of Rome by the French etc. etc.

  • Cfr. n. 578.
  • Non pubblicato, ma cfr. n. 585.
  • I harsten rto .grive you this .infm-mation rars I helieve Count Corti has not yet expreSisred an opindon on thirs point ·to the enqui11ies of Your •Commis·sioner: and I address this to you in the event of the Minilster lbeing stili absent.

    P. S. -Can you tell me if it be the case that you have appointed 2 Commissioners for the delimitation of the frontiers?

    (l) (2)
    585

    L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 1471. Vienna, 14 ottobre 1878, ore 15,36 (per. ore 17,50).

    J·e reçoils à rl'•ilnst,ant de Bruno un !1!llpport qui me tr,ansmet une norte qu'dJ a aooessé 'l'e 8 à Ira Lireutenance de T~ireste ·sur il.rers fa>it.s que l•es jour·naux ont vapportés. l[ me •communique égal,ement r1a réponse de la Lieutenance qui met en verliiief que [ra rpremière •cause rdes démons1Jl"at1onrs doit ètl'e cherchée par derlà de la tfrontière, dans le Royaume d'Italie où à son dire • on proclame à haute V'oix et on rimp~rrime journelrl:ement 1es rlibellrs les .p:l:us dJnjul'ieux à l'·adresse du Gouvernement Impériral ·sans que de 'La part ders autorrités arilt été jusqu'à p1résent trouvé ·manrièrre d'y pO!'ter !relffiède efficace • .

    La note fiillit d'urne maiiiJière 'assez aig;re. B11uno me demande des instructions. Je p11ile V. E. m''ilnfOl'm& lsii eUe ra éga1ement ll'eçu un r•appnrt à ce sujet (1), et si elle donne instructions. En cas contraire je prie à mon tour de me donner ses òrdres. J'insiste puis sur la demande déjà faite afin d'avoir un chiffraire pour correspondre avec consul de Trieste. Je prie de me l'envoyer immédiatement indispensable, urgent. Je ne me permets pas de suggérer attitude que le Gouvernement du Roi devrait observer en cette circonstance car à mon avis eUe dépend enrtlirerement du iLangage que til~a demain ~e p~résident du conseirl à Pavie sur la politique étrangère et sur nos relations avec l'Autriche.

    586

    L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    (Ed. in LV 26, pp. 373-374)

    R. 896/143. Londra, 14 ottobre 1878 (per. il 18).

    *Ho l'onore di .confermare all'E. V. il telegramma n. 157 (2)*. Poilchè !fessi nel Times ~a notiz1a che rle tma.ttatuve into["!IlO all!lre cose d'E,girtto sarebbero state rconchiuse quest'oggi a Parigi e che il Signor Blignièn-es, Ministro

  • Cfr. n. 578.
  • Non pubblicato. I brani fra asterischi sono omessi in LV 26.
  • dei Lavori pubblici in Egitto, aggiungerebbe al suo Dipartimento la direzione gen<e·r'aWe detltl'e furT•ovre e deli pocrbi E,glizi,aiJJi, (ooilil'eccez:tooe deil porto dd ALess,andrdla), cl"edeli opportuno di reoélll'mli. ~al Foreign Office e di chiedere ali Marchese di Salisbury se quelle notizie fossero vere.

    Sua Signoria mi ;partec~pò •com'Ella non avesse di ciò avuto contezza *e parve non IP'restasse fede a quella notizia*.

    Tolsi da ciò occasiolll!e d'e([}JtDar ne1l'atr<gomeni!Jo d:ell:le :fla,coend:e eg1iZ1~an'e e chiesi a Sua Signoria se si fosse già, in qualche guisa, adoperata a favorire quei desideri del Governo Italiano che gli erano stati francamente manifestati da

    S. E. il Generale Menabrea.

    Rtspose av<ea:" comnntoato a1l Signor Lasoe<li!Jes iJ.a conversazlio([}Je che, d1l 10 dii questo m.ese, aveva aV<Uta 'oohl'Ambaso~ator•e d'J,ta'l'i'a a Londra, ed avea:" SlignMk<ato all'Agente Inglese al Cairo che gli sarebbe tornato oltremodo gradito se un ItaLi1aiD!o fosse cbltamarto d:a Nuba,r Pa,soià a far pal'te deil. nuovo Gabinertto E·gi·zd<ano.

    Chiesi allora a Lord Salisbury se non fosse più all'uopo ch'egli desse contezza a Nuba.r di quei 1suoi senUmenti; *ed avendo, poche ore avanti, irÌJC,evuto i Dispacd dell'E. V. degli 8 di questo mese nn. 480 e 481 Sevie Politica, gli* sogg~unsi come non fosse tempo da dn,dugi; 'Come l'E. V. !lìaoesse assegnamento sull'InghilteltTa; come !l'opinione pubbliiJoa i[}Jetllia nosta:"a pentsol1a Sii ;r.iJsenftLrebbe se l'I:talia fosse messa in non cale ed esclusa dal nuovo Gov.erno del['Egitto, dopo che, ;poc tanti anni, arveva preso sì gvan pal'te neilllie faccende E·g1izi,ane e prlincipa'lmeme lll!eilll'ordilin,amenlto dei trdbunalJi.

    E comecchè altri, senza misura di me più autorevole, fosse, pochi giorni avanti, entrato in quel campo, incoraggiato dalla benevolente cortesia di Lord Sali!sbUa:"y, Ìincailza.i l'argomellllto e sogg~unsi ·che l'Itaili~a, (ooa ben noto), non. si

    1

    atteggerebbe mali in Egiltto rivail.e del Gov&no B!I"Iitan!D!ilco ed esetr·etiJterrebbe, all'uopo, la sua preponderanza a mantenere l'armonia dei pareri delle altre due grandi potenze occidentali.

    Lord Salisbury stette lunga pezza soprapensiero, non per le mie parole, ma come se rivolgesse in mente alcun nuovo consiglio. Ma poi, come uomo che parla a malincuore, mi disse:

    Sarei ben lieto se potessi direttamente patrocinare in Egitto i desideri Italiani, ma non sono in grado di farlo. Mi ,sono astenuto di propoa:"r'e ,che un lng1lese o ·Wl F•11anoese :lìace,ssero par.te del nuovo Gabinetto Egiziano; non debbo ora proporre un Italiano.

    Nubar Pasoià dovrà poiSised!ei'e nelLa formaZJione del M:i~ntstwo iliibea:"tà di scelta e di •cons<iglio. Il Govea:"llo Inglese non rvuole esercital'e akuna pr€11Jonderanza sopra di lui.

    Lord Lyons, conchiuse Sua Signoria, si tiene in disparte nelle negoziazioni che hanno luogo a Parigi.

    63T

    (l) (2)
    587

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 15 ottobre 1878.

    Ti mando copia deil telegramma del Generaile O~a1dmi nel qua,le è detto che d,l GOV€<1"1110 di F!rancta non fa più opposi:oione a<lil'entra,ta di nn Italdano nel Gabinetto Egizio. Ed aggiungo ~copia del telegramma da indirizzare immediatamente 'élll nostro agente al Oa,i<ro. Di tutto queLlo sarà per venilre ti manderò pariment,i copia a Belgilra:te. È veramente deplorevole che d:l Gener,ale Menabrea sia ito in congedo nelle presenti ~congiunture malgrado le istanze assai che gli avevo fatte di tri<mane,ve a'l suo posto.

    588

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Carte Robilant)

    L. P. Roma, 15 ottobre 1878.

    Mt11e gra:tJie per il!a tua de1l'8 del presente (l). Era un pezzo che mi ero accorto che il Menabrea era ,jn <Codesto stato, e me ne ha dato una nuova prova in questi giorni. Aveva da qualche tempo ricevuto un congedo, ma l'affare dell'Egitto facendosi ogni ora più grave gli telegrafai che lasciavo al suo giudizio di vedere se non era opportuno di soprassedere alla partenza, forma di un orrddne quale si può dare ad nn COI11ar<e. Ebbene, se ne è ito :Lasciando nn secondo segreta!Wo inlca:l"iiJcato dclla LegaZJiJone. E s'ha da fare ILI MiJntstro con siffatta ddptlonJJazia. F1i.gul"ati che rper tutta 'spLegazi!one mi scl"i'sse che era pa'I'tilto per Pa:rdgi « parce-que je n'ai pas encore vu l'exposition ». Ti ringrazio di avermi dato le notizie degli Ignattew. Spero poter :liar loro nna v~isita a Nizza nelil'linverno. Sono perfettamente del tuo avVJiso per quanto r1iguarda la Romania. Ma che vuoi? II Presidente ha una grandissima deferenza per gli israeliti ed il Capo del Gabtnetto ancora di pdù. Indie tl,e mél!Laugurate esitazi<orni. Io non do gr,ande iunpoDtanza alil'<aff1are dti. Trieste. M'a pure pour les temps qui courent non vogLio prendeve sopra di me dii darti wstru:tJ1oni. Ved['emo che ne diranno colleghi. Non è che stamani che ebbi i rapporti di Bruno colla nota del Governatore. Per me credo che il Console ha avuto torto a indirizzare una nota al GoV'ernato~e per coSI€ che ~avrebbe fìatto meglio di ~tratta:re verbatlmente. Ma

    tutto 'si a.gg1usterà. Oggi dunque d.J. gmn discorso. Ved!I'ai che non è né carne né pesce, e non di'ce nUJliJ.,a, per CUli l1asoorà dJl tempo che trova. Credo che di me intende~aJ. parJ,al'e trra poco e ne conoscevai l'iJgtonia per fHo e per segno. Tutte le cose hanno un ildmilte, ma giunti fino ai tiri nazionali repubblicani mi par non vi si-a tempo di a:spetta,re.

    (l) Cfr .n. 569.

    589

    L'AMBASCIATORE A PARIGI, CIALDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 1488. Parigi, 16 ottobre 1878, ore 18,26 (per. ore 19,15).

    Je V1i:e1ns de présmter ile GénéiraJ Menabrea à Waddmgrton. La conveu.-·srution a necessairement roulé sur la question égyptienne. Menabrea a répété les décla.mttons que lord Sail1ilsibrury lui a :llait a deux 'l"leprilses. Waddllington a :répoodu qu'il y avait bien une di:fférence sensible avec 1ce que lord Sali:sbury lui avait écrit à lui directement et avec ·ce qu'il a dit à Menabrea. Waddington nous a répété que ll•e mmistère de jUJS1JÌ<Ce m-éeva1t à il'Ir!Jail,ie de grrandes dliffioul•tes en Egypte et vis à vis de certaines puissances qu'il n'a pas nommé; que, p&r conséquent il vaudrait mieux pour nous d'accepter autre chose si Nubar nous l'offratt. En attendant :iJl a promils de donner des ordres à il'•agent :llfi!JJnça1is au Caire de ne piLus contrari& nos demandes dan.s iLe sens lindiqué. Menabrea et mo:i croyons que si il'on obtena1it Je ministère du comme11ce av·ec iLes postes les

    télégraphes et 1la mardne march<mde on pourr.aLt s'en cootenter, et on arviverait peut étre, de cette façon, à s'entendre avec la France.

    590

    IL CONSOLE AD ADEN, BIENENFELD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI

    T. 1486. Aden, 16 ottobre 1878, ore 16,45.

    Residente assicuremli Zedil·a Massaua ignorrano inV1aSI~one Scioa. Fregata ritor

    nata da Massaua recando notiz!1e 3.000 rtbe,Ui progettarono oooupare Massaua poscia pentironsi tutto tranquillo.

    591

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, A UMBERTO I

    (Archivio Corti)

    T. S.N. Roma, 16 ottobre 1878.

    V.M. salit qu'à ·mon avd1s une iLiberté illilli•mi1ée de l'exercke du droit d'association et de réunion peut devenir un dlanger pour l'état et a déjà compromis en grande pariÌie l'oeuvre de padx fa,~te pa1r l'Irbai!Jie à Bedin. Le programme mi:nisté11iel exposé hier par le président du •conse1ill cont:ena•nt une sancrbion formelle de ce principe ainsi que la déclaration de persévérer dans son application, j'1a1i prus 3Ja détermilll!ation de me I'e<tke'r du miill!Lstère. J'ai par conséquent écT>it aujourd'hui •au président du •Conseòl rpo•ur 1l'.iJnV1~ter à prier V.M. de· vouloir bien agréer mes demissions. Je prie V. M. d'agréer l'expression de ma profonde reconnaissance... (l) dont elle a bien voulu m'honorer pendant ce temps-ci et mes hommages les plus respectuex.

    639'•

    (l) La lacuna è nel testo.

    592

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 16 ottobre 1878.

    Già ebbi l'onore di significare all'E.V. come io fossi d'avviso la illimitata 11bertà dii assoa1a~ton:e :e dii rinntone_pra<ttaata dal Governo dreil Re potesse m certi casi mettere a serio repentaglio le amichevoli relazioni dello Stato colle Potenze estere, relazioni che io reputo della più alta importanza per la conso11da2Ji!one :dle1la nni.rtà ed dindlipenJdenz.a nazionale.

    H pl'ogocamma governaltd.vo daJila E.V. esposto a Pavia nelllia ghwna•ta di :Le'fd contenendo una formaLe sa!IlZ!ione di quel pl'IÌID.cipio, non che :le diichiaJI'Iamond de[ :llermo irn:tendimento da parte del Reale Governo di pertSeve'fa;re nel[:a pr:artka di esso, la mia ·Coscienza m'impone l'imperioso dovere di rasseg.nal'e nelle mani di

    V.E. iLe mie d:imissdo.nd da:l:la oar:i:ca di Ministro dleg.!Ji .Aflla:l'i Esteri, epperò la prego di fal'll:a aggradi!re a S.M. d!l Re.

    593

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CAIROLI

    (Archivio Corti)

    L. P. Roma, 16 ottobre 1878.

    Tu dev:i. aver compreso iLa dura Lotta ·cui fui m preda dopo ìiJl mio l'Ltorno da Berlino. Mentre io avevo fatto il mio dovere al Congresso mantenendo l'Italia in buone relazioni con tutte le Potenze ed all'infuori di ogni pericolo di future compUcazioni, vidi il frutto della mia opera intieramente sciupato da quet!J1e ma:Lau.gul'a1e agilta2lioni che si ilasaiò svd1luppare per tutta iJ.'Itail!iìa. Ne soffri!i assai più pel bene che voglio al mio paese che per la mia persona. Tu conosci le re:gciJOni per ile quaLi r!Jkad. dirma:nzi a1ncora .pe-qU:all:che settimana, fro iLe qual:i la minore non fu quella di volerti lasciar prendere il riposo che la tua salute imperiosamente domandava. Ma ora è intervenuto un fatto innanzi al quale ogni esitazione riesce incompatibile coi debiti dell<: mia coscienza. Il nuovo programma Ministeriale che ieri svolgesti a Pavia contiene la solenne conferma dei principi che io non credo conformi agli intere~:si d'Italia né per l'estero né per ~':interno. Io 111i:spetto il!e conV1illl2lioni atltru1i, ma tu 1stesso non mi st:i!meresti se per il soddisfacimento di vanità personali, ic continuassi a partecipare atlle l'esponsabili.rtà di atti che sono iÌill aJpeQlta oontra:cLd:i:2li:one co:i sentimenti del mLo arumo.

    Ne V·eillllli dunque neLl':]r,revooabhle proposito dii mt.i!raxmi da1l Mini!ste['O. T'as

    si!curo che non è senza •UO sentimento dii profonda whsteZ2la che dJo ti iLrusoio. La

    simpatia ·che :io sento pel tuo .nobtl:e carattere, La grande prova di confidernza che

    <640

    mi desti llllel ·chiamarmi ailil'a~Lta oamioa, •1e ·cortels~e di ·CUi sempre mi corLmarsti, le d1chilama2JiiOIIlli rsì :fìr·anche, sì OillesUe, ISÌ. rliusiillghiere rche :llacersltri ad mto !l'liguarrdo nel tuo rdilso0111so di 1ile11i mi vilempiJOilJo ·l'allllilmo di una rkonoscenza che Testerà semprre Vliva ,iJll me. Ma [}JOn si può rbl.'lansìgere oo1La pl'oprdla coscilenZJa in matel'lile dii lban:ta ilmpol'tanza. Conservami qual1che ramtoi:z.ira, •COme non •Cesserò di profelssarter1a in ogni tempo.

    594

    IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CORTI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

    (Carte Robilant)

    L. P. Roma, 16 ottobre 1878.

    Dunque l'ho data oggi la dimissione, motivandola sul programma contenuto nel discorso del Presidente di ieri pel quale era proclamato solennemente il principio di libertà illimitata di riunione. Debbo dirti che in questi giorni i comitati repubblicani, i comitati Barsanti, e tutte queste infamie avevano preso uno sviluppo spaventevole, ed io mi sentivo veramente sulle spine di troV'élJI'Imi qui ra paTtedpa!l'le a/hle responsabil1iltà dii ·tanta LioeilZia. A!l'l!'oge che più s'raVVJidnava la IIÌiunilone deLLe Oamel'le, più sentivo !l.'>impo>ssdbHiltà peli." me di sedere su quel banco dal quale, fin dai primi giorni s'avrebbero a difendeme tutte queste ·enormiltà. I·l GeneraLe Bruz:z.o ha ffia[}Jda.to rlia rSUa dimÌJSS/ÌiQ[}Je COI!ltemp0111aneamente .a]La mila ed rill Bl'occhetti ~la ·spedrurà rstaseTa. Cosa avvell."fà ora? Quel che mi pare più probabile è un riavvicinamento dei diversi gruppi di sinistra, come appare anche da una frase del discorso di Pavia. Ma potrà il Ministero tirare innanzi così? Il paese è oltremodo allarmato, non credo che i centri seguiranno il Cairoli per questa via. Ed anche nei ranghi di sinistra vi sono dei convertiti. E' chiaro che tutti gli elementi d'opposizione si raccoglieranno attorno al Sella, la cui venuta al potere non è che una questione di tempo. E frattanto non temo nulla per le nostre relazioni coll'Austria. Tutto il paese vuole l'amicizia col vicino Impero, ed al primo segno di allarme tutto il paese sorgerebbe ad una voce per proclamare la sua ferma volontà di conservare le buone relazioni. E per quel poco che posso, anche fuori del Ministero, lavorerò indefessamente per questo scopo.

    <
    APPENDICI

    APPENDICE I

    .AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

    (Situazione aL 15 maggio 1878)

    ARGENTINA

    Buenos Ayres -SPINOLA marchese Federico Costanzo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BoBBIO Ettore, segretario.

    AUSTRIA-UNGHERIA

    Vienna -NICOLIS DI RoBILANT conte Carlo Felice, ambasciatore; CURTOPASSI conte Francesco, consigliere; TERZAGHI Carlo, segretario; GuAsco DI BisiO Alessandro, segretario; BAGLIO Beniamino Arcangelo, addetto; RISTORI Giovanni Battista, addetto onorario; MAJNONI D'INTIGNANO L., maggiore, addetto militare.

    BADEN

    DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

    BAVIERA

    Monaco -RATI OPIZZONI conte Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ALBERTINI Pietro, addetto onorario.

    BELGIO

    BruxeHes -DE BARRAL conte Camillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GERBAIX DE SoNNAZ Carlo Alberto, segretario; HIERSCHEL DE MINERBI conte Oscarre, segretario.

    BOLIVIA ·GARROU Ippolito, incaricato d'affari (residente a Lima).

    BRASILE

    .Rio de Janeiro -FÈ D'OsTIANI conte Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CANTAGALLI Romeo, segretario.

    BRUNSWICK

    DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

    CILE

    Santiago -SANMINIATELLI Fabio, incaricato d'affari.

    CINA

    ULISSE BARBOLANI conte Raffaele, inviato straordinc.rio e ministro plenipotenziario (residente a Tokio).

    COSTARICA

    ANFORA Dr LICIGNANO Giuseppe, incaricato d'affari (:~esidente a Guatemala).

    DANIMARCA

    Copenaghen -DELLA CROCE Dr DoJOLA conte Enrico, inviato straordinario ~ ministro plenipotenziario; MrNGHETTI Achille, addetto onorario.

    FRANCIA

    Parigi -CIALDINI Enrico, ambasciatore; RESSMAN Costantino, segretario; AvARNA Dr GuALTIERI Giuseppe, segretario; DELLA VALLE Dr MIRABELLO Alessandro, segretario; CALVI Dr BERGOLO conte Giorgio Carlo, addetto; LunoLF Uberto, addetto onorario; RACAGNI, colonnello, addetto militare.

    GERMANIA

    Berlino -DE LAUNAY conte Edoardo, ambasciatore; Tosr Antonio, consigliere; CAPPELLI Raffaele, segretario; ARBORIO DI GATTINARA Mercurino, addetto onorario; DEL MAYNO Luchino, maggiore, addetto militare.

    GIAPPONE

    Tokio -ULISSE BARBOLANI conte Raffaele, inviato st:aordinario e ministro plenipotenziario; MARTIN LANCIAREZ Eugenio, segretario.

    GRAN BRETAGNA

    Londra -MENABREA conte Luigi Federico, ambasciatore; DE MARTINO Renato, consigliere; CATALANI Tommaso, segretario; SrLVESTRELLI Giulio, addetto; MENABREA conte Carlo, addetto onorario; LAHRANO Federico, capitano di vascello, addetto navale; LEITENITZ, maggiore, addetto militare.

    GRECIA

    Atene -MAFFEr Dr BOGLIO conte Carlo Alberto, inviato straordir.?.rio e ministro plenipotenziario.

    GUATEMALA Guatemala -ANFORA Dr LrcrGNANO Giuseppe, incaricato d'affari.

    HONDURAS ANFORA Dr LrcrGNANO Giuseppe, incaricato d'affari (residente a Guatemala).

    MAROCCO Tangeri -ScovAsso Stefano, ministro residente.

    MECKLEMBURGO DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

    MESSICO Messico -BrAGr Giuseppe, incaricato d'affari.

    OLDENBURGO DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

    PAESI BASSI L'Aja -BERTrNATTI Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MAROCHETTI barone Maurizio, segretario; CoTTA Francesco, segretario.

    PARAGUAY Assunzione -STELLA Enrico, incaricato d'affari.

    PERU' Lima -VrviANr Giovanni Battista, incaricato d'affari.

    PORTOGALLO Lisbona -OLDOrNI marchese Filippo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BALBI SENAREGA marchese Giacomo, segretario; VERAsrs AsrNARI Dr CosTIGLIOLE e CASTIGLIONE Giorgio, addetto onorario.

    RUSSIA

    Pietroburgo -NIGRA Costantino, ambasciatore; CoLLOBIANO ARBORIO Luigi, segretario; BECCADELLI BOLOGNA DI CAMPOREALE principe Paolo, segretario.

    SASSONIA (Regno di)

    DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

    SASSONIA (Gran ducato e dueati di)

    DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

    SPAGNA

    Madrid -GREPPI conte Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CovA Enrico, consigliere; DE FoRESTA con·;e Ernesto, segretario.

    STATI UNITI D'AMERICA DEL NORD

    Washington -BLANC barone Alberto, inviato straordinario e ministro plenipo-· tenziario; LITTA BIUMI RESTA conte Balzarino, segretario.

    SVEZIA E NORVEGIA

    Stoccolma -SALLIER DE LA TouR conte Vittorio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

    SVIZZERA

    Berna -MELEGARI Luigi Amedeo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ZANNINI conte Alessandro, segretario; VIGONI Giorgio, segretario;. TREVES DEI BoNFILI Alberto, addetto; CARDON Raffaele, addetto.

    TURCHIA

    Costantinopoli -N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GALVAGNA barone Francesco, segretario, incaricato d'affari; DE FoRESTA Alberto, addetto; CURIEL Ermanno, addetto onorario; AVOGADRO DI CASANOVA Eugenio, addetto onorario.

    VICEREAME D'EGITTO

    Cairo -DE MARTINO Giuseppe, agente e console generale.

    PRINCIPATI UNITI DI MOLDAVIA E VALACCHIA

    Bucarest -FAVA Saverio, agente e console generale.

    PRINCIPATO DI SERBIA Belgrado -JoANNINI CEVA DI S. MICHELE conte Luigi, agente e console generale..

    REGGENZA DI TUNISI Tunisi -PINNA Luigi, agente e console generale.

    URUGUAY Montevideo -GARROU Ippolito, incaricato d'affari.

    VENEZUELA Caracas -MAssoNE Pasquale, incaricato d'affari.

    WURTEMBERG DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (re~ sidente a Berlino).

    649'

    APPENDICE II

    UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI CONSIGLIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

    (Situazione al l" settemb1·e ;' 878)

    MINISTRO

    'CoRTI conte Luigi, senatore, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di l • classe.

    SEGRETARIO GENERALE

    lVIAFFEI Dr BoGLIO marchese Carlo Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2• classe.

    DIVISIONE POLITICA

    lVIALVANO Giacomo, direttore capo di divisione.

    UFFICIO I

    Corrispondenza politica -Corrispondenza particolare del ministro Trattati politici -Pubblicazioni diplomatiche -Cifre e telegrammi.

    BIANCHI Dr LAVAGNA, dei conti, Francesco, capo sezione di 2" classe; DEL CASTILLO Dr SANT'ONOFRIO marchese Ugo, segretario di l" classe; BARDI Alessandro, segretario di 2' classe; Buzzo Giuseppe, ufficiale d'ordine di 2• classe; DE NrTTo Enrico, segretario di legazione di 2" classe, addetto all'ufficio; TuGINI Salvatore, segretario di legazione di 2' classe, addetto all'ufficio.

    UFFICIO II

    Personale del Ministero, delle legazioni e dei corrieri di gabinetto Ordini cavallereschi nazionali ed esteri -Atti pubblici -Notariato della corona -Cerimoniale di corte -Cancelle·ria dell'ordine della SS. Annunziata -Biblioteca -A1·chivi.

    BERTOLLA Giuseppe, archivista capo; ALINARI Enrico, archivista di 3" classe; GABUTTI PasQuale Pietro, archivista di 3" clasoe.

    RAGIONERIA

    Bilancio -Contabilità generale dei 1-r. agenti diplomatici e consolari Mandati -Rendiconti -Corrispondenza relativa.

    CATTANEO Angelo, direttore capo di ragioneria; BERNONI Luigi, capo sezione di ragioneria; LoNGO VASCHETTI Giovanni Battista, segretario di ragioneria di l" classe; GuGLIELMINETTI Giuseppe, segretario di ragioneria di 2a classe; BELLISOMI Lodovico, vice segretario di ragioneria di l a classe; CENTARO Giuseppe, vice segretario di ragioneria di 2" classe; CALVARI Ludovico, vice· segretario di ragioneria di 2• classe.

    DIREZIONE GENERALE DEI CONSOLATI E DEL COMMERCIO PEIROLERI, dei baroni, Augusto, direttore generale.

    UFFICIO DEL PERSONALE

    Corrispondenza rise1·vata e confidenziale dell.a direzione generale -Per

    sonale consolare e d1·agomannale -Esami -Exequatur agli agenti esteri.

    ORFINI conte Ercole, segretario di l a clas~e; BARILARI Federico, segretario di 2" classe; ZAVEL DE LouvrGNY Filippo Antonio, ufficiale d'ordine di 2• classe.

    DIVISIONE I BIANCHINI Domenico, direttore capo di divisione.

    UFFICIO I Corrispondenza coi rr. agenti diplomatici e consolari residenti presso i dive1·si stati d'Europa e lom colonie, eccettuate la Turchia e la Grecia, e cogli agenti diplomatici e consolari di detti stati in Italia; coi mini steri, coUe autorità e coi privati, in tutte le materie non politiche nè commerciali.

    CAVACECE Emilio, capo sezione di l" classe; MIRTI DELLA VALLE Achille, segre-· tario di l a classe; MONTERSINO Francesco, segretario di l • classe; CAPELLO Carlo Felice, segretario di l" classe; VACCAJ Giulio, segretario di 2" classe; FASSATI DI BALZOLA Ferdinando, vice segretario di l' classe; MANASSERO Dr CosTIGLIOLE Vincenzo, vice segretario di l a classe; DE GAETANI Davide, vice segretario di 2" classe; DuRANDO Vittorio, vice segretario di 3" classe; SrMONDETTI Melchiorre, vice console di l" classe, addetto all'ufficio; BECCARIA INCISA, dei marchesi, Carlo Emanuele, segretario di legazione di 2" classe, addetto all'ufficio.

    UFFICIO II Corrispondenza coi rr. agenti diplomatici e consolari residenti in Gre cia, neU'impero ottomano, in Asia, Africa ed America, e cogli agenti diplomatici e consolari di detti paesi in Italia; coi ministeri, colle auto rità e coi privati, in tutte le materie non politiche nè commerciali.

    651'

    .BAZZANI Augusto, segretario di l a classe, incaricato delle funzioni di capo sezione; MAssA Nicolò, segretario di 2" classe; PAGANUZZI Daniele, vice segretario di l" classe; MAYOR Edmondo, vice segre·tario di 2" classe; CoMPANS DE BRICHANTEAU conte Edoardo, vice segretario di a• classe; DE ANGIOLI Eugenio, archivista di a· classe; PREYER Giovanni, ufficiale d'ordine di 2" classe; MAZZA Pilade, ufficiale d'ordine di 2• classe.

    DIVISIONE II ScHMUCKER barone Pompeo, direttore capo di divi;;ione.

    UFFICIO I

    Corrispondenza relativa alla stipulazione dei trattati e delle convenzioni commerciali, di navigazione, consolari, monetarie, doganali, postali e telegrafiche, ecc. -Pubblicazioni commerciali -Bollettino consolare .

    .BOREA D'OLMO marchese Giovanni Battista, capo sezione di 2" classe; PucciONI Emilio, segretario di l" classe; RoGERI DI VILLANOVA Filippo, vice segretario di a· classe; D'AVANZO Carlo, ufficiale d'ordine di a· classe; HIERSCHEL DE MINERBI conte Oscarre, segretario di legazione di 2" classe, addetto all'ufficio; PETICH Luigi, vice console di 2" clas~:e, addetto all'ufficio.

    UFFICIO II

    Corrispondenza relativa alle successioni di nazionali all'estero ed agli atti di stato civile rogati all'estero.

    :SANTASILIA, dei marchesi, Nicola, capo sezione di 1• classe; CASELLI Carlo, segretario di l" classe; BERTOLLA Cesare, vice seg1·etario di l a classe; CUGNONI Guglielmo, vice segretario di 3" classe; LANDI VITTORJ Vittorio, volontario; BoNGIOVANNI Marco Federico, ufficiale d'o:~dine di l" classe.

    ECONOMATO E SPEDIZIONE

    Spese d'ufficio -Contratti -Spedizioni -Economato -Servjzio interno.

    BROFFERIO Tullio, archivista di l" classe; BENETTI Carlo, ufficiale d'ordine di 2" classe.

    PASSAPORTI E LEGALIZZAZIONI

    DE NoBILI Achille, archivista di 2" classe.

    ISPETTORE GENERALE (ONORARIO) DEI CONSOLATI

    NEGRI Cristoforo, console generale di l • classe in riposo, col titolo di inviato st:r:aordinario e ministro plenipotenziario.

    INTERPRETI

    TKALAC Emerico, interprete di l" classe; VALERGA Pietro. interprete onorario per la lingua araba.

    CORRIERI DI GABINETTO ANIELLI Eugenio; SIGNORONI Elia Camillo.

    USCIERI Capo usciere -FERRERO Antonio. Uscieri (colla qualità di capi uscieri) -CAVAGNINO Pietro; CARELLO Giuseppe. Uscieri -Rossi Antonio; SAROGLIA Giuseppe; Bo Ignazio; BRUNERI Michele; Mo-

    RONE Giovanni Battista; DE MATTEIS Giacomo; BALDINI Ferdinando; BRUSA Luigi; VILLANI Antonio; CAMPAGNO Lorenzo; DE GIORGI Luigi; AQUILA Francesco; CoNTI Eugenio.

    U1~cieri inservienti -CRAVANZUOLA Luigi; SALVADORI Eugenio; RENUCCI Pietro; UGLIETTI Angelo.

    CONSIGLIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

    Questioni di diritto internazionale, interpretazione dei trattati, ecc

    PRESIDENTE CADORNA Carlo, senatore del Regno, ministro di Stato, presidente del Consiglio di Stato.

    VICE PRESIDENTE MIRAGLIA Giuseppe, senatore del regno, primo presidente della Corte di Cassazione di Roma.

    CONSIGLIERI ALFIERI Dr SosTEGNO marchese Carlo, senatore del Regno; GuERRIERI-GONZAGA marchese Anselmo; TABARRINI Marco, senatore del Regno, consigliere di Stato; MAURI Achille, senatore del Regno, consigliere di Stato; CANONICO Tancredi, consigliere della Corte di Cassazione di Roma; MANCINI Pasquale Stanislao, deputato al Parlamento; PrERANTONI Augusto, deputato al Parlamento; MAURIGI DI CASTEL MAURIGI Ruggero, deputato al Parlamento; il segretario generale del ministero degli Affari Esteri.

    SEGRETARIO Il segretario generale del ministero degli Affari Esteri.

    SEGRETARIO AGGIUNTO BIANCHINI Domenico, direttore capo di divisione presso il ministero degli Affari Esteri.

    653

    23 --Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. X

    APPENDICE III

    AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE PRESSO IL RE D'ITALIA

    (Situazione all'ottobTe 187 8)

    Austria-Ungheria -VoN HAYMERLE barone Heinrich, ambasciatore; VoN MAYER GRAVENEGG barone Otto, consigliere; PASETTI-FRIEDENBURG barone Marius, consigliere; WELSERSHEIMB, conte, segretario; LoscHNIGG Edmund, segretario; VON HOHENLOHE-WALDENBURG, principe, addetto; AMBRÒ VON ADAMÒCZ Bela, addetto; MEZEY VON SZATHMAR A., addetto; VoN HAYMERLE, colonnello, addetto militare.

    Baviera -VoN BIBRA barone Alfred, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VoN TAUTPHOEus barone Rudolf, consigliere.

    Belgio -VAN Loo Auguste, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DEVAUX G., consigliere; LE GHAIT Alfred, segretario.

    Brasile -DE JAVARY Joao, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VrEIRA DE CARVALHO Joao, segretario; lTIBERÈ DA CuNHA Brasilio, addetto.

    Costarica -DE LINDEMANN conte Alfonso Cristiano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

    Danimarca -DE K.JoER Fritz Friederichsen, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

    Francia -DE NoAILLES marchese Emmanuel, ambasciatore; BRIN barone Léon, secondo segretario; DE SouFFLOT DE MAGNY, terzo segretario; DuPUY DE LòME, addetto; BERTHÉ, addetto; ST. RENÉ TAILLANDIER, addetto; HEPP Edouard, colonnello, addetto militare.

    Germania -VoN KEUDELL Robert, ambasciatore; VoN DERENTHALL Eduard, consigliere; VoN SCHWEITZER barone Ferdinand, consigliere; VoN KLEIST, addetto; EULENBURG, conte, addetto; VoN WOLFF, barone, addetto; PHILIPSBORN Wilhelm, capitano, addetto militare.

    Giappone -N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; NAKAMURA Hiroyasu, primo segretario, incaricato d'affari; AssAI, addetto e interprete; TANAKA Kenzabouro, addetto; SAYTOW TOUTA Row, addetto.

    Gran Bretagna-BERKELEY PAGET sir Augustus, ambasciatore; MAc Do::-.rELL Hugh Guion, primo segretario; CoMPTON William George, segretario; GREVILLE Louis George, addetto; NICHOLSON HENRY FREDERICK, capitano, addetto navale.

    Grecia -PAPPARIGOPOULO Michael, incaricato d'affari.

    Messico -VELAsco Emilio, incaricato d'affari; GoMEZ VERGARA J., segretario; JuAREZ B., addetto.

    Monaco -BENTIVOGLIO-MIDDLETON conte Henri, incaricato d'affari.

    Nicaragua -DE FRANCO José, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Parigi).

    Paesi Bassi -DE WESTENBERG Bernhard, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

    Portogallo -DE CARVALHO Y VASCONCELLOS Mathias, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE FARlA GENTIL Bernardino Antonio, primo segretario; DE SÀ NocuEIRA Miguel, tenente, addetto militare.

    Russia -D'UxKULL GYLLENBANDT barone Karl, ambasciatore; SEvic Dmitri, primo segretario; DE BENKENDORF conte A., secondo segretario; RosEN barone Grigorji, addetto; KOMAROVSKY conte Edgard, addetto; DOLGORUKY, principe, addetto; NowiTZY generale Nikolaj, addetto militare; ScHESTAKOW Ivan, contrammiraglio, agente del ministero della Marina.

    S. Salvador -ToRRES-CArcEno José Maria, ministro plenipotenziario.

    Spagna -DE CoELLO DE PoRTUGAL conte Diego, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DEL MoRAL, marchese, primo segretario; DE OJEDA M., segretario; DE RoJAS Federigo, segretario; OuTIVEROZ Garcia, segretario; BALLESTEROS Arturo, addetto; SAMANIEGO Vicente, addetto; DE DOMINÉ Y DESMAISIÈRES Juan, capitano, addetto militare; GARCIA Y ANGELO Enrico, addetto navale.

    Stati Uniti -PERKINS MARSH George, inviato straordinario e ministro plenipo-· tenziario; WURTS George, segretario.

    Svezia e Norvegia -LINDSTRAND François Théodore, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VoxEN M., addetto.

    Svizzera -PIODA Giovanni Battista, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PIODA Luigi, segretario; ProDA Giovanni Battista, junior, segretario.

    Turchia -TuRKHAN bey, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MrssAK effendi, primo segretario; DJEMAL bey, secondo segretario; EssAn bey, segretario.

    Uruguay -ANTONINI Y DIEz Paulo, ministro residente.